In collaborazione con il Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda abbiamo dato vita a cocktail e cultura al Castello, una nuova rubrica che parlerà del mondo della mixology.
Castello D’Aquino caffè letterario: breve introduzione
Ad accompagnarci nei vari appuntamenti, per comprendere più da vicino questo mondo, ci sarà Michelangelo Bruno bartender del Castello D’Aquino caffè letterario. La rubrica cocktail e cultura al Castello parlerà non solo di mixology ma anche di cultura vista e trattata da diverse prospettive.
Il Castello D’Aquino caffè letterario non è solo un luogo di bevute ma soprattutto di incontri letterari, culturali che abbracciano diversi settori e canali di intrattenimento. Questo luogo, infatti, per chi ancora non lo conosce è un luogo di ritrovo e di condivisione, in cui c’è spazio per diverse attività e momenti di scambio.
Uno dei punti di forza che rendono il Castello D’Aquino caffè letterario un luogo speciale, oltre alla location suggestiva, è l’attenzione ai cocktail: non troverete mai solo i classici drink ma sempre novità che si basano su uno studio e una ricerca del giusto bilanciamento tra i sapori, accompagnato da una scelta delle materie prime di qualità da utilizzare.
In questo luogo si fonde l’armonia della tradizione insieme alla bellezza della cultura che accoglie eventi letterari, artistici e musicali accompagnati dalla cura verso il cliente.
Il caffè letterario è incastonato nel Castello D’Aquino, situato all’interno del borgo antico La Fratta di Grottaminarda. Dopo oltre trent’anni di esperienza con lo Chalet Lounge Bar, la famiglia Minichiello ha voluto portare la propria esperienza e professionalità in un luogo pieno di storia!
È così che nasce il caffè letterario Castello D’Aquino!
Per scoprire la prima puntata non vi resta che tenervi aggiornati, seguendo la nostra pagina e quella del caffè letterario.
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Abitare i colori di Silvia Botti e Massimo Caiazzo
Abitare i colori (2021) è un libro scritto quattro mani da Silvia Botti e Massimo Caiazzo che cerca di spiegare l’immenso e affascinante mondo dei colori.
I colori ci affascinano tutti indistintamente perché sono misteriosi, l’etimologia si ricollega alla radice sanscrita kal da cui il sanscrito kalanka che significa macchia e kala che significa nero.
Il colore è meraviglia e trasformazione ma anche illusione perché dimostrarne l’esistenza scientificamente è impossibile.
Come ha affermato Silvia Botti, durante la presentazione del libro che si è tenuta nella suggestiva Cantina Ciani a Mirabella Eclano:
Entrare nel mondo dei colori è un mondo meraviglioso e che, in qualche modo, apre i propri orizzonti perché si entra in un magico, gigantesco e meraviglioso labirinto, che consente di percorrere strade infinite.
Il mondo del colore infatti è un tema affascinante, che coinvolge diversi settori del sapere. Per alcuni sembra poesia ed emozione e per altri è una straordinaria strategia della natura, legata anche alla sopravvivenza degli esseri umani.
Attraverso il colore, ad esempio, la natura trasmette o nasconde informazioni importanti: può esaltare e mettere in evidenza la bellezza e la potenza di un fiore nella stagione dell’impollinazione o nascondere una preda da un cacciatore, offrendo la possibilità di mimetizzarsi.
Per gli esseri umani non è diverso perché attraverso i colori veicoliamo molte informazioni che riceviamo dall’ambiente che ci circonda.
Dal colore di un alimento riusciamo a distinguerne il grado di maturazione attraverso la vista.
I colori sono un elemento imprescindibile anche per le nostre abitazioni e per ciascuna stanza in cui decidiamo di dedicare un preciso momento.
Durante il lockdown abbiamo compreso l’importanza degli spazi e di alcune stanze come quella da letto che, a volte, è stata utilizzata anche per lavorare e quindi le tinte neutre precedentemente scelte non andavano più bene.
Da questo periodo di chiusura si sono apprezzati maggiormente i colori e la loro fusione a discapito del monocromatico.
Per Massimo Caiazzo il colore è:
Un elemento fondamentale che può migliorare nettamente la qualità della vita, sapendo utilizzare nel modo adeguato la vasta gamma di colori che abbiamo a disposizione.
Per dare importanza ad un ambiente basta saper armonizzare i colori e curare i dettagli.
Abitare i colori è un libro che cerca di approfondire questo argomento da diversi punti di vista e sfaccettature, senza mai perdere di vista la caratteristica principale: i colori per l’essere umano e pochi altri esseri viventi non sono altro che un’illusione ottica.
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XXI Edizione del Premio Lettera d’Amore
Cinquecento testi provenienti da Argentina, Stati Uniti d’America, Francia, Spagna e da tutte le regioni d’Italia hanno partecipato quest’anno alla XXI Edizione del Premio Lettera d’Amore che si tiene in Abruzzo a Torrevecchia Teatina, paese della lettera d’amore, di cui si è interessato di recente il TG 2 nella rubrica “Sì viaggiare” con un servizio denso di suggestioni.
Il concorso sfida gli italiani al cimento letterario, esortandoli a trasporre sul piano epistolare le loro propensioni amorose, mediante aperte dichiarazioni dalle quali si evincono le passioni più frequentate e accese – per persone, oggetti, paesi, animali, idee, manie, ecc.-, che delineano uno spaccato sociologico intorno al sentimento più apprezzato dal nostro popolo, indicando la direzione verso cui procede.
Nei testi in concorso quest’anno si riscontra un particolare tormento d’amore, si avverte un trasporto sentimentale irrefrenabile per… l’Italia! Innanzitutto, pochissimi si sono soffermati sul periodo difficile che l’umanità intera sta attraversando, mentre molti pare siano stati illuminati dal periodo di obbligata clausura: numerosissime le lettere riservate alla terra, al kosmos, all’Universo, alla natura, all’ambiente e naturalmente alla vita, tutte preziosità che l’uomo sta pericolosamente trascurando, spogliandone e disanimandone la potenza, impedendo lo svolgersi armonico delle sue regole, messe in crisi dallo sviluppo avido e grossolano del mercato – luogo del vituperio – tanto da pagarne, come ben sappiamo, le conseguenze; ma quel che più sorprende è l’enorme quantità di opere dedicate all’amore per la bellezza dell’Italia.
Ebbene, pare inverosimile, in questi ultimi tempi di riserbo casalingo la bellezza del Paese e la ricchezza della propria tradizione culturale sono diventate l’oggetto dell’affetto più profondo degli Italiani (stavolta meritano la maiuscola), e se ne fanno carico, offrendo i loro servigi al Belpaese in qualità di improvvisate guide turistiche e culturali, anche se solo per lettera… d’amore!
A partire da una lettera immaginaria, scritta da Paolo a Francesca, gli sfortunati amanti immortalati nel V canto dell’Inferno, Paolo rivela come il libro fu galeotto “quando all’intendere le gesta di quello amore infelice (di Lancillotto per Ginevra) come uno solo, travolti fummo dalla passione sua, dallo suo ardore. E ci stringemmo le mani di timore al giudizio implacabile d’Artù piangendo l’innocenza dello ingiusto amore. Sì, perché Amore è cieco, non guarda lo nobile o la plebe, lo ricco ovvero lo povero, lo sposo o la nubile…”
Un testo in cui ci viene offerta una splendida dimostrazione di come l’autore, Vincenzo Rocco, abbia fatto propri i versi danteschi. Appresso a lui, Marco Pitteri inventa una lettera in cui si mette impavidamente nei panni del massimo genio del Rinascimento. L’autore, indossando le vesti di Leonardo, fa confessare al genio vinciano il suo amore per la bellissima Monna Lisa, che egli dipinse in un quadro immortale, attribuendogli audacemente (o sconsideratamente?) frasi di Cyrano. Il tema di fondo è sempre la lettura: “Oggi, mentre cercavo di leggere un trattato di ingegneria che mi ha donato il signor Duca, di colpo, senza alcun motivo apparente, mi è sembrato di ritrovarvi nello spazio muto di un capoverso. Ecco cosa siete diventata, una presenza rosa tra tutte le interruzioni della mia vita…” Leonardo amava Monna Lisa! Uno scoop mondano a seicento anni di distanza che meriterebbe di fare il giro del mondo.
Un altro dipinto è oggetto dell’analisi di una lettera di Silvia Roncucci; nella Libreria Piccolomini del duomo di Siena sono conservati gli affreschi di Pinturicchio e bottega (incluso il giovane Raffaello) raffiguranti le Storie della vita di Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini. Uno di essi mostra l’incontro tra Leonor del Portogallo e lo sposo Federico III d’Asburgo, da cui prende spunto l’autrice per immaginare una missiva in cui Enea Silvio (poi Papa Pio II) rivela il suo innamoramento per la regina del Portogallo, innamoramento provato ancor prima di incontrarla, tramite un’opera pittorica che la ritrarrebbe, espediente scelto dalla Roncucci sia per il richiamo all’Amor de lonh dei poeti trobadorici, sia per la sua validità nel contemporaneo: all’epoca di Internet molti amori nascono, si alimentano (e a volte finiscono) con la sola visione delle immagini postate dagli utenti sui social network.
Non trascurabile il numero delle lettere dedicate ai luoghi e agli incanti paesaggistici del nostro Belpaese: Torino, Venezia, Trani, Verona, Civita di Bagnoregio, Pettorano sul Gizio, le montagne della Majella, e chi più ne ha, più ne metta! Una lettera molto colta è quella (immaginata da Federico Battistutta) che Ada Augusta Byron, figlia del poeta George Byron e di Anne Isabella Milbanke, dedica al precettore. Ada non conobbe il padre, che lasciò per sempre la famiglia e poi l’Inghilterra quando la bambina aveva pochi mesi. La madre, donna severa, ossessionata dall’ordine e dalla disciplina, spinse Ada a studiare la matematica, anche per allontanarla dal retaggio poetico del padre. La giovane mostrò una sorprendente attitudine per la matematica e lo studio di tutto ciò che è meccanico. Un talento che la portò a fare la conoscenza di Charles Babbage, eccentrico e geniale inventore di un’ambiziosa macchina calcolatrice, la Macchina Analitica. Ella intuì che non si trattava solo di una macchina per far di conto, bensì di un dispositivo capace di elaborare simboli. Alla luce di quanto è accaduto in seguito, si può dire che questa intuizione rappresenti il primo nucleo dell’informatica moderna e, secondo alcuni, addirittura dell’intelligenza artificiale. Fu una donna piena di inquietudini e visioni, in grande anticipo sui tempi, che lottò per la propria indipendenza e il riconoscimento delle proprie idee. Dunque, una lettera che illumina la grandezza della donna scienziato, una figura spesso soffocata dal prepotere maschile.
Alcune lettere d’amore sono dettate dal gusto, come quelle indirizzate al fico d’india o all’avocado, altre sono dedicate alla chitarra, alla falena, a Melpomene, alla bicicletta, al teatro; molte le missive improntate dagli affetti per fidanzati, amanti, congiunti e per gli inseparabili animali domestici. Impera lo sdoppiamento: lettere dedicate al se stesso del passato o del futuro, dolgono quelle riservate alle malattie, a stati di disagio psicologico come la bulimia, tanto amata!, alla finestrella dell’ospedale che i malati di Covid fissano e da cui penetra una luce di speranza.
XXI Edizione del Premio Lettera d’Amore: la giuria
Sottoposti al vaglio della giuria, composta da Tonita Di Nisio, Massimo Pamio, Massimo Pasqualone, Lucilla Sergiacomo, Giuseppina Verdoliva, testi dedicati alla coscienza bipolare, a Maurice Ravel, al campione dell’automobilismo Ayrton Senna, alla professione dell’avvocato, al popolo italiano da parte di Anita Garibaldi, alla libertà, da Rodolfo alla sua Mimì dell’opera pucciniana, da Thanatos a Eros.
Hanno partecipato molti studenti, in particolare alcune scuole, l’I.I.S.S. “B. Radice” di Bronte, il Liceo Classico Poliziano di Montepulciano, il Liceo Scientifico “A. Righi” di Cerignola, l’Istituto Acciaiuoli Einaudi di Ortona, e i ragazzi della Biblioteca “Marilia Bonincontro” di Chieti: Noemi Pavone, Marta Rondinini, Gianmarco D’Agostino.
Non mancano testi divertenti, salaci, nei quali si rivela l’incredibile qualità fantastica degli italiani, la capacità di cogliere aspetti e circostanze da un punto di vista umoristico e scanzonato. Pagine intense, forti, tenere, delicate, struggenti, appassionate che, conservate nel Museo della Lettera d’Amore, museo unico al mondo, saranno lette dagli attori Antonella De Collibus e Alessio Tessitore, contribuiranno a creare suggestioni indimenticabili nel corso della serata della cerimonia di premiazione in programma per domenica 8 agosto, che sarà condotta dal giornalista RAI Nino Germano a partire dalle ore 20 e 30, nel Parco dei giovani San Karol (il più grande d’Europa) annesso al Palazzo del Marchese Valignani di Torrevecchia Teatina alla presenza del Sindaco Dottor Francesco Seccia e dell’amministrazione comunale.
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Un caffè al teatro con Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli
Un caffè al teatro è il nuovo format che abbiamo pensato insieme a Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli, attori della compagnia teatrale la Fermata. Questo progetto parte dall’idea principale che è quella di parlare del mondo del teatro da un punto di vista più tecnico ovvero scoprire come viene vissuto da chi sale sul palco ma senza dimenticare chi è seduto dall’altra parte.
Un caffè al teatro vuole essere un modo leggero di sbirciare dietro le quinte, per scoprire ciò che non sappiamo su questo mondo.
Perché un caffè al teatro?
Riteniamo che il teatro sia una forma d’intrattenimento a 360 gradi perché parla di vita, di esseri umani e di emozioni ma anche di libri, film, tecnica e storia. Il teatro, negli ultimi tempi, è in crisi perché sempre più persone preferiscono altre forme di svago o perché ritengono che il teatro sia noioso e di nicchia. Il nostro obiettivo è quello di farvi cambiare idea!
Un caffè al teatro è un modo per avvicinarsi a questa forma d’arte e conoscere le mille sfumature che gravitano intorno a questo mondo.
Francesco e Gilda vi accompagneranno in questo viaggio intrattenendovi, divertendovi e consigliandovi tecnicamente sulla recitazione e su altri argomenti.
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