La Biblioteca di mezzanotte è l’ultimo romanzo di Matt Haig edito da e/o edizioni. Il libro affronta il tema della depressione, le occasioni per rimediare agli errori che hanno impedito di condurre la vita per come ci si aspettava o per come se l’aspettavano gli altri per noi.
Nora Seed è la protagonista delle pagine de La Biblioteca di mezzanotte, una donna di 34 anni che tenta il suicidio ma, al risveglio dal fallito gesto, si risveglia in una biblioteca che le offrirà la possibilità di stravolgere la sua vita. È a lei che viene offerta la possibilità di scoprire cosa sarebbe accaduto nella sua vita se avesse fatto scelte diverse, scegliendo tra i diversi volumi all’interno della biblioteca. Ciascun volume, infatti, corrisponde ad una scelta mancata, diversa da quella compiuta in passato.
La Biblioteca di mezzanotte offre a Nora la possibilità di rimediare a tutti gli errori che lei pensa di aver fatto nella sua vita.
Ogni singolo rimpianto che tu abbia mai provato, dal giorno in cui sei nata, è registrato qui.
…
I rimpianti ignorano la cronologia. Vagano qua e là. La sequenza di queste liste varia in continuazione.
Ben presto Nora si rese conto che i rimpianti andavano da quelli quotidiani e di poco conto (“Rimpiango di non aver fatto ginnastica oggi) a quelli più importanti (“Rimpiango di non aver detto a mio padre che gli volevo bene prima che morisse”).
C’erano rimpianto ostinati, la tenti, che si ripetevano su svariate pagine.
…
Alcuni rimpianti erano un pò più sbiaditi di altri. Ce n’era uno che passava dall’essere praticamente invisibile al grassetto per poi sparire di nuovo, come se andasse e venisse, proprio mentre lo guardava.
Prima di poter cambiare i suoi rimpianti, Nora, deve fare i conti con ciascun elemento importante e fondamentale della sua vita di cui si pente. La donna si trova ad essere travolta da un vortice che ha le sembianze di un caos interiore.
Ciascuna cosa che rimpiange la protagonista è realmente qualcosa che avrebbe voluto fare in modo diverso?
E se le nuove scelte che Nora ha a disposizione fossero più sbagliate di quelle intraprese? C’è qualcosa che riesce a spiegare come si può vivere al meglio la propria vita? Esiste davvero una scelta giusta?
Lo potrete scoprire solo leggendo La Biblioteca di Mezzanotte.
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Natura morta con attori di Fabrizio Sinisi
Lo spazio del Ridotto del Mercadante si trasforma in una novella caverna di Platone. Un dispositivo dove vengono proiettate le ombre della memoria di due personaggi alla ricerca della verità. L’incontro tra i due – Uomo e Donna – dà luogo ad un’esplorazione in cui il loro mondo interiore viene scandagliato con un linguaggio poetico, politico e simbolico, alla luce della potente eredità lasciataci da Pier Paolo Pasolini, di cui – quest’anno – ricorre il centenario dalla nascita.
Un “povero Cristo” ed una “novella Maddalena” – due solitudini che si saldano in una notte di confessioni – si fronteggiano sulle proprie fragilità, sul senso di disappartenenza allo spazio ed al tempo di cui pur fanno parte e, attraverso la parole, fanno e disfano le “maschere” necessarie, ma insufficienti allo stare al mondo.
Spiega Fabrizio Sinisi:
Ho scritto Natura morta con attori pensando a una specie di ordalia: quel procedimento giuridico medievale in cui l’imputato veniva sottoposto a una prova – del fuoco, dell’acqua o della croce – il cui superamento garantiva la verità della sua parola. Si rendeva una testimonianza, e poi si camminava per cento metri sui carboni ardenti: se si riusciva, voleva dire che era stata detta la verità. In Natura morta con attori, questa “messa alla prova” avviene però tramite il teatro. Il teatro, la parola poetica teatrale diventa il mezzo di una resa dei conti spericolata, un redde rationem veritativo tra un uomo e una donna che, in una sera della vita, scelgono di chiedere tutto e dirsi tutto. Giacché credo che il teatro abbia questo di assolutamente specifico: estremizza le questioni, costringe alla verità, non tollera menzogne o vie intermedie, pone di per sé un’urgenza di radicalità. L’ordalia di Natura morta con attori avviene nel teatro e quindi nella parola: ho tentato la scommessa di una lingua di poesia per il teatro – un linguaggio in versi inusuale e difficile, antipsicologico, letteralmente “incredibile”.
In questo dialogo tra un Uomo e una Donna non c’è niente di naturale, niente di plausibile: tutto ciò che accade tra loro si svolge come un “rito”. Giacché l’altra cosa che volevo scrivendo questo testo ormai diversi anni fa è fare i conti con Pasolini: un autore che ho amato profondamente, che con la sua opera ma anche con la sua testimonianza umana mi ha cambiato la vita: Natura morta con attori è un piccolo omaggio al suo modo di intendere la scrittura e anche il teatro, cioè come un atto estremo, un esperimento per capire se si può vivere (o perlomeno scrivere) “in questo modo assurdo.
Natura morta con attori di Fabrizio Sinisi è in programmazione dal 17 febbraio al Ridotto del Mercadante.
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La notte degli Oscar per bambini illumina i Templi di Paestum
L’energia esplode. I piccoli creativi sono con il fiato sospeso, sperando che ci sia anche il proprio corto tra le nomination candidate alla vittoria dell’ambito School Movie Cinedù Award, la più famosa notte degli Oscar per i bambini.
Due serate straordinarie, all’ombra del Tempio di Nettuno che fa da scenografia alla finalissima della rassegna cinematografica per ragazzi. Un tripudio di colori e di emozioni al Parco Archeologico di Paestum. Un mondo incantato ha accolto i 3mila baby registi e attori, tra fiabe, fate, cappellaio magico, Biancaneve, alberi di mele stregate, bolle di sapone, trampolieri, saltimbanchi e baby dance. Un momento di allegria e spensieratezza, dopo la proiezione pomeridiana dei 150 corti prodotti all’ex Tabacchificio di Capaccio Paestum.
E, finalmente, il momento più atteso, la premiazione finale, condotta da Enza Ruggiero, ideatrice di School Movie Cinedù e da Rosaria Sica, giornalista e conduttrice.
In platea istituzioni, sindaci, esponenti della Provincia di Salerno e della Regione Campania, docenti e dirigenti dei 300 istituti coinvolti di 60 Comuni, provenienti da tutte le province campane e dalle new entry Basilicata e Calabria.
Sottolinea Enza Ruggiero:
Sono stati due giorni fantastici, intensi, pieni di energia, sono contenta di condividere queste dieci anni di emozioni con tutti i bambini e studenti della Campania, Calabria e Basilicata. Sono soddisfatta! Tanti amici hanno calcato il palcoscenico, che ringrazio ad uno ad uno per quello che hanno portato a School Movie. Sana energia e brio, allegria, gioia, spensieratezza: ne abbiamo bisogno. Tanta formazione quindi, ma anche tanto divertimento. Sarebbe impossibile, tutto questo, senza la professionalità di Nicola Surace, al mio fianco in questi ultimi 8 anni. Ringrazio tutto il team che mi ha sostenuto nell’organizzazione con passione, entusiasmo e tanto impegno. Un grazie speciale a Tiziana D’Angelo, Direttore del Parco, per l’ospitalità e per il supporto alla nostra manifestazione e ovviamente l’amministrazione comunale di Capaccio Paestum guidata dal sindaco Franco Alfieri, che ci crede da ormai 10 anni.
“Emozioni” è il tema selezionato per la decima edizione, per raccontare temi complessi, dalla guerra alla violenza, all’inclusione, al recupero delle antiche tradizioni, alla riscoperta dei luoghi più nascosti e dei borghi storici.
Intanto il Tempio di Nettuno si illumina con le luci dei cellulari durante le esibizioni dei rapper ospiti, da Geolier, a Tzunami, a Lele Blade, mentre dal pubblico partono i cori a cappella.
Tantissimi gli artisti intervenuti per premiare i piccoli creativi: Alex Belli, Nancy Brilli, Pippo Pelo, Luca Abete, Alessandro Bolide, Gianni Parisi, Eduardo Tartaglia, Angelo Loia, Don Patrizio Coppola alias Padre Joystik, Pierluigi Iorio, Anna Nisivoccia. Premio speciale dedicato da McDonald’s alla creatività dei bimbi e premio Cinedù anche a Luigi Snichelotto, partner McDonald’s Salerno e Potenza, per l’impegno a sostegno della cultura e delle iniziative a favore dei giovani.
E ancora i selfie, le risate, la corsa dei bimbi sul palco per ritirare il premio, le mani al cielo saltando per la gioia e le fontane pirotecniche per la grande festa finale.
A consegnare il premio speciale per lo spot contro lo spreco, grande novità dell’edizione 2022, è intervenuto anche il direttore del Banco Alimentare Campania, Roberto Tuorto. Lo spot selezionato accompagnerà la campagna per la Colletta Alimentare, in onda sulle emittenti campane da ottobre a dicembre.
Ad animare i pomeriggi anche il Dolcevita Contact Tour, a cura di Armando Mirra e Pupi e Pupe Management.
I CORTI VINCITORI_ SCUOLA PRIMARIA
Migliore Attrice: Corto “Naturale” – Albanella
Miglior Attore: “Un Viaggio fantastico” – Sant’Angelo Le Fratte
Migliori Costumi: “Un ragù nel cuore” – Montoro
Migliore Interpretazione: “Il Cappello Giallo” – Bellosguardo
Critica: “Oltre la paura” – Capaccio Paestum
Premio Attualità: “Vivere insieme d’istanti” – Mercato San Severino
Miglior Soggetto Originale: “Emozioniamoci” – Castellabate
Sceneggiatura: “L’ultima coccinella” – Roccapiemonte
Centralità del tema: “Il futuro delle emozioni” – Giungano
Commedia: “Terra mia” – Roccarainola
Premio Parco Nazionale Cilento: “Il pescatore” – Centola
Messaggio Originale: “Oculus” – Pertosa
Premio McDonald’s: “Amo il mio pianeta” – Solofra
Premio Resilienza: “Il gioco della pace” – Omignano Salento
Premio Territorio: “Ieri è già domani” – Torre Orsaia
Premio Sociale: “Il mio amico riciclò” – Palma Campania
Vincitore Assoluto School Movie Cinedù Primaria: “Viaggio nel tempo” – Portici
I CORTI VINCITORI_ SCUOLA SECONDARIA I GRADO
Migliore Attrice: “Colori che parlano” – Piaggine
Migliore Attore: “Luce” – San Marzano Sul Sarno
Migliori Costumi: “L’amico Immaginario” – Nola
Migliore Interpretazione: “Sorelle Diverse” – Nocera Inferiore
Critica: “Il Biglietto Vincente” – San Giovanni In Fiore (Cosenza)
Premio Attualità: “Sulla Nostra Pelle” – Roccadaspide
Miglior Soggetto Originale: “Con Nonno è tutta un’altra storia” – Sparanise
Sceneggiatura: “Il Paese più bello che c’è” – Baiano
Centralità del Tema: “Tutto per un pallone” – Frasso Telesino
Commedia: “Noi e i meme” – Mercato San Severino
Premio Parco Nazionale Cilento: “Il sassolino dei desideri” – San Giovanni A Piro
Messaggio Originale: “Si può dire” – Sarno
Premio Territorio: “Frammento di vita” – Sapri
Premio Sociale: “Uguali ma diversi e viceversa” – Limatola
Vincitore Assoluto: “Un giorno per caso” – Trentinara
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Il viaggio di Capitan Fracassa: Ettore Scola narra la realtà velata dal fascino del teatro
Siamo a Trevico, in provincia di Avellino ed è il 1940.
È sera e fa molto freddo in paese, e la famiglia Scola è radunata nel suo palazzo. La guerra è già iniziata da un pezzo, ma sembra così lontana e lì, in Baronia, pare che l’eco di essa non riesca a rientrare tra le preoccupazioni.
Il piccolo Ettore Scola, di nove anni, siede davanti al fuoco col nonno, non vedente che, quella sera così come le altre ancora a venire, gli chiede di prendere un libro dallo scaffale, e di leggere ad alta voce.
Ettore Scola non è tanto entusiasta dell’idea: quelle sono storie difficili per lui, spesso noiosissime, e non riesce quasi sempre a comprenderne il significato.
Quella sera però, qualcosa succede. Il volume che ha tra le mani, mentre con enfasi ne legge il contenuto, inizia a trasmettergli qualcosa di nuovo: nella sua mente le immagini si fanno sempre più vive, la storia lo trascina in un vortice di fatti e accadimenti da cui proprio non riesce a staccarsi.
Molti anni dopo, trasferitosi a Roma, e diventato un regista di successo: come dimenticare C’eravamo tanto amati (1974) o Una giornata particolare (1977)?, nonostante le acclamazioni e gli impegni che lo rendono occupatissimo a sviluppare nuove idee (inizia in realtà la carriera come sceneggiatore del film Un americano a Roma di Steno), non è mai riuscito a staccarsi dalla convinzione che quel libro che aveva letto al nonno più di quarant’anni prima avrebbe dovuto prendere vita con la realizzazione di un film.
Il libro in questione era Capitan Fracassa di Théophile Gautier. Si narra che, inizialmente, pensando alla trasportazione sul grande schermo, avesse contattato un giovanissimo Gérard Depardieu, che all’inizio degli anni ’80 era un ragazzo smilzo, e gli avesse riferito del progetto, riservandogli la parte del protagonista, un nobile dimenticato ed affamato, esiliato nella sua proprietà anch’essa in via di abbandono insieme all’umile servo, mentre le famiglia aveva perduto tutte le ricchezze.
Il film però non fu realizzato che una decina d’anni più tardi, e nel frattempo Gérard Depardieu aveva acquistato molto peso, così l’attore stesso decise di rinunciarvi.
Iniziano così finalmente le riprese di Il viaggio di Capitan Fracassa, con la produzione di Mario e Vittorio Cecchi Gori, di cui Ettore Scola, oltre ad esserne il regista, cura la sceneggiatura con molta naturalezza, coi ricordi della sua infanzia davanti alla libreria della sua casa di Trevico. Il film esce al cinema il 31 ottobre 1990, cinquant’anni dopo quelle letture che dedicò con trasporto al nonno non vedente.
Il viaggio di Capitan Fracassa: trama
Nel ‘600, una combriccola un pò sgangherata di attori, gira col suo carretto trainato da buoi, un mezzo che funge sia da casa che da palco per mettere in scena i loro spettacoli itineranti, mentre partono dalla Spagna e sono diretti in Francia, e precisamente a Parigi, dove sperano di ricevere il meritato successo. È durante questo viaggio che s’imbattono nella vecchia e abbandonata tenuta del barone Sigognac (interpretato da Vincent Perez), che infine prendono con loro, perché il vecchio servo narra la leggenda che il re avrebbe tenuto a cuore un gesto benefico della sua nobile famiglia, ridotta però al lastrico per ignoti motivi. Accompagnare il barone fino al cospetto di Luigi XIII, avrebbe significato per loro ricevere il doveroso rispetto dalla corte, quindi da tutta Parigi, che avrebbe per sempre lodato la bravura della compagnia, a cui sarebbe aspettato un periodo d’oro.
Il servo (Ciccio Ingrassia) raccomanda il suo sfortunato padrone a Pulcinella (Massimo Troisi), donandogli cento scudi d’oro, e chiedendogli di guidarlo sempre nella giusta direzione, essendo il barone privo di qualsiasi esperienza, perché vissuto soltanto tra le quattro mura di casa sua. Durante una nevicata. succede che uno degli attori, Matamoro (Jean-François Perrier), trovi la morte, e il barone Sigognac, che nel frattempo, con la guida di Pulcinella ha guadagnato un certo coraggio, fidanzandosi dapprima con la bella Serafina (Ornella Muti) e poi con Isabella (Emmanuelle Béart), si fa avanti per sostituirlo, tra gli sguardi increduli degli altri.
Dimenticandosi il nome del suo protagonista, dà vita così al personaggio di Capitan Fracassa. La commedia si tiene al castello del marchese di Bruyères (Marco Messeri), che invita il duca di Villambrosa (Remo Girone). Quest’ultimo s’innamora di Isabella, e tale gesto incita l’ira del barone Sigognac, che lo invita al duello. Isabella, per salvare il barone da una morte certa, fugge via col duca e abbandona la compagnia. Nel frattempo però il barone ha una brutta ferita, che avrà bisogno di cure. Fortuna che il brigante Agostino (Claudio Amendola), trovandosi lì per caso, conosca un dottore bravissimo…
Il viaggio di Capitan Fracassa: storia, curiosità e tematiche.
Il film fu, per tutta la sua durata, girato al Teatro 5 di Cinecittà, il più grande, almeno all’epoca, d’Europa, e le scene furono volutamente curate con scenografie dipinte.
Nella pellicola, infatti, si denotano fortemente questi paesaggi finti, che si addirittura mal si prestano all’ambientazione selvaggia (la compagnia sgangherata ma bravissima viaggia sempre tra i boschi), e agli interni, anch’essi piuttosto “disegnati” dei castelli di Sigognac e di Bruyères.
Il film si apre con un siparietto, mentre l’inquadratura s’intromette pian piano in esso, e penetra tra le scene e le prime battute degli attori. Lo spettatore quindi è catapultato, fin da subito, in una pièce teatrale, con attori che interpretano a loro volta attori itineranti (scavalcamontagne come li definì Ettore Scola), e la voluta scenografia di cartone, ha il valore simbolico del lavoro che c’è dietro una rappresentazione; il film, in quanto esso tale resta, ha il compito, o meglio, gioca col suo pubblico la scommessa di fondere la realtà col teatro e viceversa.
Se all’inizio tale congettura disorienta, facendo immaginare un lavoro mediocre ed economicamente scarso, alla fine abitua l’occhio alla storia, che a sua volta racconta una storia di un teatro. Un teatro che narra, a sua volta ancora, la nascita di un personaggio inventato durante il lungo viaggio fino a Parigi, Capitan Fracassa, frutto della fantasia del barone Sigognac, che nel frattempo ha sbaragliato la sua primordiale timidezza ed ha scoperto una vocazione che lo porterà ancora più lontano degli agognati splendori che gli avrebbe promesso il sovrano di Francia. Sarà lui a guidare da regista, infine, la compagnia fino alla Ville Lumière, e presentare ad un pubblico, povero ma entusiasta, una storia che sa di mistero, finzione e realtà: la sua stessa storia, in poche parole, arricchito con la fantasia.
È proprio il pubblico, questa massa di contadini, gente che vive di quasi nulla se non con le proprie risorse, la forza che ha voluto far intendere Ettore Scola. Il regista, infatti, punta molto le inquadrature sui volti esterrefatti della gente che assiste al teatrino e che paga con ciò che può, anche con beni in natura, e che attraverso le storie che vengono presentate, s’immedesima in esse, sogna, mette in moto la sua stessa fantasia e si finge ora un conte, ora un barone, ora un condottiero valoroso, e con tali scene ottiene il suo riscatto nei confronti dei più potenti, di chi li schiaccia.
Un’ambientazione à la Hugo, con tutta la sua povertà e il suo millesimale valore sociale, che dona ad un pubblico analfabeta, che vive di ciò che si può, una scuola di vita e che gli fa conoscere le ambientazioni che ritraggono un mondo che neanche conoscono, e che forse hanno soltanto sentito tramandato nelle storie accanto al focolare di famiglia, lo stesso in cui si trovò, seppur in una misura più fortunata, il piccolo Ettore Scola, nel salone della sua casa natìa di Trevico, mentre leggeva al suo nonno quei romanzi, quelle storie che forse poco comprendeva, ma che avrebbe incamerato per dar inizio ad una carriera senza precedenti, che ha arricchito la storia del cinema italiano con capolavori indimenticabili.
Questa storia, signori, nasce dall’amore per la lettura.
Carmine Maffei
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