Neo Kosmo è un cortometraggio di Adelmo Togliani che mostra il rapporto tra uomo e tecnologia.
La realtà virtuale rischia di minare la reale comunicazione tra le persone? Si parla sempre più spesso del rapporto che la tecnologia ha sulle nuove generazioni ma allo stesso tempo non si sta facendo molto per limitare i danni di un abuso della tecnologia e della realtà virtuale.
Mentre si parla di realtà immersiva, noi dove ci stiamo dirigendo?

Neo Kosmo di Adelmo Togliani
Neo Kosmo vuole rappresentare un grido d’allarme qualora la tecnologia e l’utilizzo dei social dovesse travolgerci completamente. Come sarebbe una società in cui gli androidi sostituiscono azioni che oggi sono prettamente dell’essere umano? Il cortometraggio cerca di farci riflettere proprio su questo aspetto.
Se tutto ciò che è un nostro prodotto sta andando avanti, l’uomo, inteso come essere umano, dove sta andando? Mentre la tecnologia avanza l’uomo regredisce. Ci stiamo richiudendo in noi stessi e ciò non è altro che un circolo vizioso da cui sarà difficile uscire.

Il cortometraggio di Adelmo Togliani
Neo Kosmo: la trama
Lo spettatore viene catapultato direttamente in un futuro prossimo in cui le persone non comunicano più come siamo abituati a pensare oggi. Tutte le persone d Neo Kosmo comunicano all’interno di una realtà virtuale.
Protagonista del cortometraggio è una famiglia borghese completamente dissociata dalla realtà. Alesia (colei che aiuta) è l’androide che si prende cura della famiglia e cerca di proteggere il neonato della famiglia perché non è ancora pronto per affrontare la nuova dimensione in cui vivono gli altri componenti della famiglia.
Alesia ha la stessa consapevolezza e responsabilità degli esseri umani ma nata per aiutare l’uomo, nel tempo lo prevalica, sostituendolo completamente nelle sue funzioni e prendendo il sopravvento sia a livello emotivo che pratico.
L’androide, all’interno di Neo Kosmo, si rende conto che è il momento di intervenire e proteggere la nuova generazione.
Per scoprire altri dettagli non vi resta che guardare il cortometraggio di Adelmo Togliani.
You Might also like
-
5 drink per 5 classici della letteratura internazionale
Eccoci con un nuovo appuntamento di Cocktail e Cultura al Castello, l’argomento di oggi fonde la cultura della miscelazione con la letteratura internazionale: abbiamo attribuito 5 drink a 5 classici della letteratura internazionale.
5 drink per 5 classici della letteratura internazionale
Quando ordiniamo un drink, a volte, non pensiamo che dentro il bicchiere c’è un contenuto liquido che ha una storia e un suo perché. Da questo spunto nasce l’esigenza di questo progetto. Questi appuntamenti, infatti, vorrebbero sdoganare il mondo della miscelazione, offrendo la possibilità ai più curiosi di poter intraprendere un viaggio diverso, per scoprire attraverso la conoscenza di Michelangelo Bruno, bartender del Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda, caratteristiche e particolarità di alcuni drink e della loro storia.
Questa idea è anche un modo per presentare alcuni classici della letteratura internazionale che andrebbero letti, non solo perché hanno fatto la storia ma, soprattutto, perché nonostante gli anni trascorsi dalla loro prima pubblicazione sono ancora attuali e ci rappresentano e descrivono, mostrando le debolezze dell’essere umano che restano invariate.
5 drink per 5 classici della letteratura internazionale: gli abbinamenti
1. Per I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij un Old Fashioned
Cinque drink per cinque classici della letteratura internazionale
I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij (1879) è un giallo “filosofico” che descrive in modo dettagliato il tempo in cui ha vissuto lo scrittore russo, delineando i personaggi in modo approfondito e scandagliando la loro psicologia.
Questo romanzo si caratterizza per i forti toni umanistici e psicologici perché protagoniste sono le fragilità umane.
Fintanto che ciascun uomo non sarà diventato veramente fratello del suo prossimo, la fratellanza non avrà inizio. Nessuna scienza e nessun interesse comune potrà indurre gli uomini a dividere equamente proprietà e diritti. Qualunque cosa sarà sempre troppo poco per ognuno e tutti si lamenteranno, si invidieranno e si ammazzeranno l’un l’altro.
Abbiamo pensato ad un Old Fashioned per I fratelli Karamazov perché questo drink rappresenta uno dei capolavori dell’arte della miscelazione così come l’opera dello scrittore russo è un intramontabile classico della letteratura internazionale.
L‘Old Fashioned è un cocktail da meditazione, impegnativo da bere e dal sapore inconfondibile perché composto da Bourbon ed è una bevuta senza fronzoli e di sostanza. Il nome proviene dalla richiesta che i puristi della miscelazione facevano alla fine dell’800. Il desiderio di bere un Whiskey Cocktail “alla vecchia maniera fascinosa” si riferiva alla preparazione del drink con zolletta di zucchero e in tumbler basso con ghiaccio.
Allo stesso modo leggere I fratelli Karamazov, come d’altronde anche il resto delle opere di Fëdor Dostoevskij, richiede predisposizione alla lettura, attenzione alla scrittura e riflessione sui contenuti.
2. Per La campana di vetro di Sylvia Plath un Negroni
La campana di vetro che gusto avrebbe se dovesse trasformarsi in un cocktail?
La campana di vetro (1963) è l’unico romanzo di Sylvia Plath in cui, la poetessa, descrive la New York degli anni ’50 e della sua difficoltà ad ambientarsi in una società eccessivamente borghese. Le pagine del romanzo mostrano un periodo particolare della sua vita, in cui è stata sottoposta all’elettroshock. La campana di vetro è stato scritto qualche mese prima che Sylvia Plath decidesse di suicidarsi.
Per chi non conoscesse lo stile della poetessa, la sua è una penna semplice, netta, carica di descrizioni ma mai ridondante o noiosa. Dalla scelta dei termini, infatti, si comprende l’animo fragile ma allo stesso tempo si evince un temperamento forte, lo stesso che l’ha condotta al suicidio.
Lo vedi che cosa può succedere in America, avrebbero detto. Una ragazza vive per diciannove anni in un paesello sperduto, senza nemmeno i soldi per comprarsi una rivista, poi ottiene una borsa di studio per il college, vince un premio, poi un altro e finisce che ha New York ai suoi piedi, come se fosse la padrona della città.
Peccato che io non ero padrona di niente, nemmeno di me stessa.
Per La campana di vetro abbiamo pensato al Negroni perché è un drink che resiste negli anni ma, nonostante la semplicità, è in grado di suscitare sensazioni sempre nuove ad ogni sorso.
Questo romanzo è un’opera forte che si distacca dalle convenzioni borghesi del tempo così allo stesso modo il Negroni si discosta dal classico modo di bere degli anni ’20, andando ad aggiungere la parte distillata, il Gin, donando così alla storia della miscelazione un drink destinato a diventare un’icona della mixology.
3. Per I miserabili di Victor Hugo un Cocktail a la Louisiane
cinque cocktail per cinque classici della letteratura internazionale
I miserabili di Victor Hugo (1862) è un romanzo storico annoverato tra le opere letterarie più celebri del XIX secolo. La trama del libro segue le vicissitudini di personaggi che, per nascita o per sventura, fanno parte di quella classe sociale disgraziata e oppressa della Francia dell’epoca.
I miserabili offre una riflessione profonda sull’esistenza umana con considerazioni etiche e morali. Il quadro storico, infatti, è ambientato durante la sconfitta di Napoleone a Waterloo. Victor Hugo ci mostra la diversità umana composta da animi cupi e buoni che sono indistintamente intrisi di sofferenza e che faticano a riscattarsi, durante il loro percorso a causa di vicissitudini improvvise. Il romanzo traccia una linea di confine labile tra le sfumature che oscillano tra legalità e illegalità.
Umanità significa identità: tutti gli uomini sono fatti della stessa argilla ; nessuna differenza, almeno quaggiù, nella predestinazione; la medesima ombra prima, la medesima carne durante, la medesima cenere dopo. Ma l’ignoranza mescolata all’impasto umano lo rende nero incurabile penetrando nell’interno dell’uomo vi diventa il male.
Ai miserabili abbiamo attribuito il Cocktail a la Louisiane, un grande classico di difficile approccio perché è un drink poco conosciuto con una discreta varietà di ingredienti così come il romanzo ha un gran numero di personaggi. Ad un primo sorso il drink risulta amaro, per il sapore netto dei bitters e dell’Assenzio ma, alla fine del cocktail, quella che predomina è la nota dolce. Allo stesso modo le tribolazioni dei personaggi de I miserabili alla fine del loro calvario trovano una collazione nel mondo e un’esistenza serena.
4. Per Silenzi di Emily Dickinson un Daiquiri
Per Silenzi di Emily Dickinson un Daiquiri
Silenzi di Emily Dickinson (1890) è un’opera che dai suoi contemporanei è stata travisata e non compresa, interpretandola come un prodotto di un’immaginazione confusa protesa verso la poesia e la ricerca dell’amore. In realtà questa è una raccolta di poesie da cui si evince una scrittura inquieta e inquietante, che smentisce l’immagine di ragazza perbene e vittima del potere del padre e del vittorianesimo imperante, attribuita da sempre a Emily Dickinson. Con quest’opera invece le possiamo conferire un temperamento ironico e scabroso per certi versi ma silenzioso.
Il mio valore è ciò di cui più dubito,
il suo merito – ciò che più temo,
in tal confronto, il meglio di me
più umile appare.
Che io non risulti adeguata
alle sue amate richieste,
la preoccupazione prima
della mia mente assillata.
Eppure è vero: la divinità,
per naturale tendenza s’inclina
poiché a nulla s’appoggia
più in alto di sé.
Così io – dimora imperfetta
della sua eletta letizia
-come fossi una chiesa – conformo
la mia anima al suo sacramento.
Abbiamo associato a Silenzi il Daiquiri, un cocktail della scuola cubana che come la Dickinson non stanca mai perché è un drink fresco, poco impegnativo e ottimo da bere dodici mesi all’anno. La composizione del Daiquiri richiama la categoria Sweet and Sour che si associa ad una grande bevibilità. Allo stesso modo Emily Dickinson resta un must intramontabile della letteratura internazionale.
5. Per Il secondo sesso di Simone de Beauvoir un Hanky Panky
Cinque drink per cinque libri della letteratura internazionale
Il secondo sesso (1949) è un saggio di Simone de Beauvoir dove si fondono nozioni di biologia, psicanalisi e materialismo storico in cui la protagonista è la donna. La filosofa all’interno della sua opera descrive i comportamenti e le varie situazioni in cui ci si è convinti, nel tempo, dell’inferiorità della donna. Da ciò, secondo Simone de Beauvoir, si scatenano paure e insicurezze che conducono il gentil sesso ad avere come obiettivo principale quello di sposarsi, sacrificando così la propria carriera.
In un mondo in cui i due sessi fossero uguali, sia l’uomo che la donna, vivrebbero in modo più libero perché la donna integrata in modo indipendente all’interno della società godrebbe degli stessi diritti di cui gode l’uomo: uguaglianza di salario, possibilità di controllare le nascita e libertà di abortire.
A un uomo non verrebbe mai in mente di scrivere un libro sulla singolare posizione che i maschi hanno nell’umanità. Se io voglio definirmi, sono obbligata anzitutto a dichiarare:” Sono una donna”; questa verità costituisce il fondo sul quale si ancorerà ogni altra affermazione. Un uomo non comincia mai col classificarsi come un individuo di un certo sesso: che sia uomo, è sottointeso. È pura formalità che le rubriche: maschile, femminile appaiano simmetriche nei registri dei municipi e negli attestati d’identità. Il rapporto dei due sessi non è quello di due elettricità, di due poli: l’uomo rappresenta insieme il positivo e il negativo al punto che diciamo “gli uomini” per indicare gli esseri umani, il senso singolare della parola vir essendosi assimilato al senso generale della parola homo.
Il secondo sesso è un saggio forte che porta a riflettere su tutta la cultura maschilista che si è formata nei secoli. A questo libro abbiamo associato un Hanky Panky, un drink dal carattere forte perché nonostante sia un Twist sul Negroni ha avuto grande successo nel mondo della miscelazione. Altro fattore che ci ha spinto ad accostare un Hanky Panky a Simone de Beauvoir è l’inventrice di questo cocktail: Ada Coleman, una delle prime barlady della storia nonché capo barman al Savoy Hotel di Londra per ben 23 anni.
Se siete interessati alla conoscenza del mondo della miscelazione e alla cultura non potete perdere la puntata precedente dedicata alla Divina Commedia in cui abbiamo attribuito 5 drink a 5 personaggi presenti nell’Inferno di Dante Alighieri.
-
“Quartieri spagnoli” lo sciopero delle donne contro la violenza
Trianon Viviani, ai “Quartieri spagnoli” lo sciopero delle donne contro la violenza. Da giovedì 1° dicembre, alle 21, la commedia musicale scritta, diretta e interpretata da Gianfranco Gallo.
Uno sciopero delle donne di camorra contro la violenza è al centro di Quartieri spagnoli, la commedia musicale scritta, diretta e interpretata da Gianfranco Gallo, in scena al Trianon Viviani da giovedì 1° a domenica 4 dicembre. La “prima” alle 21.
Ispirato alla Lysistrata di Aristofane, questo spettacolo ha totalizzato, dal 1999, oltre 500 repliche e migliaia di spettatori. L’Autore vi mette in scena una ribellione delle donne contro le violenze nelle loro famiglie camorristiche. «Al posto degli ateniesi e degli spartani della commedia greca, ci sono due famiglie dei Quartieri spagnoli, un piccolo spazio che contiene la città intera, sullo sfondo del mondo dei neomelodici» spiega Gallo.
Prosegue l’Autore:
In questa Napoli, che è un amalgama di Bene e Male, di commedia e di tragedia, di sceneggiata e del più raffinato Kabarett, drammaturgicamente ho mischiato le carte: echi di spettacolo leggero sullo sfondo di un destino da tragedia e momenti di commedia musicale pop, inseriti in una struttura che sfugge alle definizioni, danno vita a una favola dark, crudele e ironica, contraddittoria e appassionata.
Conclude Gallo:
I personaggi, dal protagonista Tonino ‘o Tedesco al neomelodico Ciro California e il ridicolo impresario Franchetiello Palermo si esprimono in modo sincero, con battute senza fronzoli, pensate e dette
come le parole di un popolo basso che ho voluto rappresentare, e rimandano nel loro piccolo, alle figure dell’Opera dei Mendicanti di John Gay o ai “tipi” del Teatro di Viviani per la loro libertà.Nel cast, oltre allo stesso Gallo nel ruolo del protagonista Tonino ‘o Tedesco, in scena Gianni Parisi, nelle vesti del manager Franchetiello Palermo, Salvatore Esposito (Ciceniello), Lisa Imperatore (Lisetta), Matteo Mauriello (il Coro), Alessia Cacace (Maruzzella), Giusy Freccia (donn’Assunta), Michele Selillo (Ciro California), Giovanna Di Vincenzo (Susy, detta “Shaqquira”), Nello Nappi (don Armando) e Antonio Dell’Isola (Giovanni Capone, detto “Serpico”).
Gianfranco Gallo
Quartieri spagnoli: trama
1999, nei Quartieri spagnoli vige la legge di Tonino ‘o Tedesco, tipo di boss in ascesa dalla violenza paradossale, che sfocia nel grottesco.
Il suo “basso” è di fronte a quello di Ciceniello, figlio dell’ex-boss che sta per sposare Maruzzella. Per un dispetto a Tonino, il futuro sposo organizza una festa per il matrimonio durante la quale si esibiranno più di cinquanta cantanti, mezza Napoli canora, tranne Ciro California, l’eccentrico e stonato neomelodico, fratello di Tonino.
Lo scontro è inevitabile e l’affronto merita una reazione adeguata. A farne le spese l’incolpevole manager Franchetiello Palermo.
Lisetta, dopo l’ennesimo atto di violenza del suo uomo, Tonino, convince le altre donne a ribellarsi e, con Maruzzella, donn’Assunta e Susy, detta “Shaqquira”, decidono di non concedersi più ai loro uomini per evitare di dare vita a una nuova generazione di camorristi. Ma…
-
Alida Valli: oggi ricorrono i 100 anni dalla nascita
Alida Valli è stata un’attrice e modella italiana, oggi ricorrono i 100 anni dalla sua nascita. È stata una delle più grandi interpreti del cinema italiano e internazionale. Una donna dallo sguardo magnetico e profondo, divenne attrice simbolo del cinema italiano durante il periodo fascista nelle pellicole Ore 9 e Mille lire al mese.
Frequenta i corsi Centro sperimentale di cinematografia, esordendo sul grande schermo da giovanissima, interpretando ruoli da protagonista in film leggeri e spensierati che, all’epoca, ebbero molto successo tra il pubblico.
Tra le prime interpretazioni in personaggi drammatici ricordiamo il ruolo di Luisa ne Il piccolo mondo antico di Mario Soldati, che le valse il premio come miglior attrice italiana dell’anno. Nello stesso anno perse il fidanzato: Carlo Cugnasca.
Da questo periodo in poi Alida Valli dichiara l’intenzione di interpretare e cambiare prospettiva all’interno della sua carriera cinematografica.
Alida Valli
Nel 1942 alcuni suoi film subirono la pressione della censura fascista. A differenza di molti suoi colleghi del tempo, Alida, rifiutò di trasferirsi negli studi cinematografici del fascismo salodiano, decidendo di restare a Roma.
In alcune occasioni lavorative non accettava le regole imposte dai produttori che volevano avere il completo controllo sugli attori. Questo implicò la rescissione del contratto e un’ingente penale da pagare.
La sua fama si consolida sotto la direzione di: Franco Brusati, Pier Paolo Pasolini e Gillo Pontecorvo.
Negli anni ’70 si distingue per la sua bravura e versatilità.
La ricordiamo, oltre che per la sua professionalità, per il suo essere una bellezza moderna, lontana dal divismo ha fatto ciò che era in suo potere per smitizzare l’immagine che si aveva di lei e la devozione del suo pubblico. Il suo intento era quello di trasmettere l’autenticità del suo lavoro e l’amore per il cinema attraverso i personaggi che interpretava. Non voleva essere mitizzata come donna e come attrice ma semplicemente apprezzata.
Ricordiamo Alida Valli come una donna ribelle, anticonformista, intelligente, schiva e indipendente.
15 comments on Neo Kosmo: un corto sul rapporto uomo e tecnologia
Comments are closed.