Il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli è testimone di una straordinaria vicenda musicale che ha rappresentato, nel corso dei secoli, un modello unico e fondamentale nel campo della formazione artistico- musicale. Oggi continua la sua missione di formare le generazioni future in uno straordinario luogo del
passato.
Sede non solo di una prestigiosa scuola, ma anche di un museo, una biblioteca ed un archivio storico (un patrimonio inestimabile di manoscritti musicali, stampe rare, libretti d’opera, lettere e documenti sono lì custoditi).
La mostra racconta la sua storia, passata e presente, e l’idea di progetto di restauro, messa in sicurezza e valorizzazione del Conservatorio di Musica San Pietro a Majella che porrà particolare attenzione al trattamento dei prospetti interni ed esterni del complesso monumentale, nel pieno rispetto delle
caratteristiche architettoniche, storico-artistiche e materiche dell’antica fabbrica.
Mostra programmata e finanziata dalla Regione Campania – assessorato e direzione generale governo del territorio / L.R. 19/19 sulla promozione della qualità in architettura, realizzata e promossa da Scabec con Conservatorio di musica San Pietro a Majella e Ministero della Cultura / Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il comune di Napoli.
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Dum Dum Republic: inaugurazione della stagione estiva
L’energia del Dum Dum Republic sta per sprigionarsi.
L’arena sul mare si prepara all’inaugurazione della stagione estiva con un cartellone spinto verso la contaminazione, in un incrocio di arti e world music.
La repubblica indipendente del Dum Dum si rivoluziona, si trasforma, evolvendosi in una factory a cielo aperto sul mare, tra exhibition art, design, performing act, cinema ed happening di poesia. A fare da fil rouge, come sempre, immancabile, la musica con i suoni del mondo pronti a sbarcare sulla spiaggia del Cilento. Un luogo magico, all’ombra dell’area archeologica di Paestum, per sognatori, viaggiatori, poeti o popoli erranti. Uno spazio in cui ognuno si senta accolto e il cuore possa sentire forte le pulsioni della vita.
Per lo start, in programma il 13 giugno alle ore 17, protagonista sarà Jorit, artista di fama internazionale, uno dei massimi esponenti della contemporaneità, che ha trasformato la sua street art in testimonianza e denuncia sociale. I suoi sono eroi rivoluzionari, sono gli “ultimi”, tutti guerrieri della sua “Human Tribe”, dipinti sui muri dei quartieri più combattivi e ostili, nelle periferie degradate delle metropoli del mondo.
Un messaggio universale contro l’austerity del mondo, contro l’ingiustizia e contro ogni forma di oppressione, con i volti marchiati dalle cicatrici rosse, in quelle che sono aperture attraverso le quali un essere entra nella solitudine dell’altro.
Una performance di pittura live, dal vivo, direttamente in spiaggia. A scandire il ritmo, in consolle, Dj Tonico Settanta, con una selezione esclusiva ed estemporanea, ispirata alla world music con vibrazioni funk, disco ed incursioni electro, sempre proiettato alla sperimentazione.
Un opening straordinario, che rompe gli schermi, in un anno iconico, il 25esimo dalla fondazione del Dum Dum Republic.
Racconta Biancaluna Bifulco, fondatrice ed ispiratrice della filosofia che anima il beach club:
Con la stessa emozione e lo stesso entusiasmo del primo giorno, venticinque anni fa, quando con uno stereo di seconda mano e due casse gracchianti, misi su il primo brano Garden of love degli Skatalites e fu subito Dum Dum!
Libertà di essere se stessi, ricerca della felicità nella semplicità dell’incontro con l’altro, giustizia sociale, inclusione, ecosostenibilità, rispetto della natura e tutela degli oceani.
No borders: nessuna barriera, nessuna sovrastruttura. Il mare unisce, contamina, accoglie. È un linguaggio universale da cui lasciarsi ispirare, quello del Dum Dum Republic, per imparare a riconoscere la bellezza e a riscoprire il valore, l’unicità e la dignità di ogni singola vita.
Sottolinea Biancaluna Bifulco:
Spero che questo periodo così brutto che il mondo ha attraversato, possa portare nei sogni dei ragazzi di 20 anni una nuova considerazione delle problematiche mondiali e la consapevolezza che siamo un’unica umanità con un unico destino Da sempre attraverso la musica cerchiamo di veicolare un messaggio di unità e di amore: lo facciamo con la world music. In questa stagione apriamo un percorso nuovo, con esperienze e format innovativi, partendo dall’arte attraverso la potenza dell’espressione artistica visiva.
Credo nella difesa dell’allegria, della spensieratezza, con lo sguardo su un mondo alla ricerca della semplicità. Una gioventù semplice, meno condizionata dai modelli, con la vocazione ad essere universale. È un abbraccio sul mondo che parte da Paestum, aperto ad altri popoli e culture perché ho voluto fortemente Jorit? Perché lo ammiro, come artista e come arte militante, a servizio degli ultimi del mondo. Per la sua capacità di prendere posizione come artista nel dibattito mondiale. Perché è un giovane, ma ha già una visione chiara che esprime attraverso la ritrattistica. La sua abilità pittorica è degna di Caravaggio e dei caravaggeschi: un realismo profondo e rivoluzionario, i contrasti di luci ed ombre, veritiero e vitale. Dipinge e con la sua pittura magistrale conduce la sua battaglia.
Dopo una fase oscura provocata dall’emergenza pandemica, il Dum Dum Republic fa brillare i propri colori, per spalancare i cuori alla gioia e alla speranza, sempre coerente ai suoi principi cardine in 25 anni di attività.
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I cinquant’anni del bar Settebello di Napoli con la mostra della pittrice Nadia Basso
E’ sempre lo stesso rito che si ripete. Ogni volta che torno a Napoli, da turista, è come se all’inizio vivessi in una bolla di sapone, e mi anniento nel caos cittadino a cui non sono per niente abituato. Tuttavia, tale barriera viene via appena il traffico si fa meno intenso e salgo per Calata Trinità Maggiore giungendo nella stupenda Piazza del Gesù Nuovo; mi assicuro che la libreria Dante e Descartes sia ancora lì, poi mi reco nell’illustre chiesa di fronte e mi siedo, in preghiera.
Di solito la mia tappa successiva è via San Sebastiano, la strada degli strumenti musicali e dei liutai, quelli che restano e resistono, ma questa volta mi sono fermato proprio all’angolo, tra questa stradina e via Benedetto Croce, per una cedrata ghiacciata al Bar Settebello.
Il Bar Settebello
Ho letto tanto, nell’ultimo anno, di questo luogo piacevole ed originale, ed ho colto l’occasione per entrarvi e respirare quella particolare atmosfera da circolo bohémien, con i tavolini da tipica terrasse francese, piccoli e tondi. Seduti ad essi un’atipica concezione di genere umano, persone tranquille, di qualsiasi età, che parlano di arte, discutono di politica in maniera neanche tanto accesa; c’è chi si tiene per mano e si guarda vicendevolmente in silenzio, chi resta da solo ed osserva la strada piena di turisti, testimoni di un tempo che lì resta sempre all’apparenza immutato ma porta tuttavia piccoli ma catastrofici cambi di stile; c’è chi si siede al pianoforte addossato alla parete e suona una composizione classica; chi addirittura organizza veri e propri concerti, numerosi musicisti che si susseguono e alimentano d’intensità armoniosa un sito accogliente, un buen retiro a pochi centimetri dalla bolgia di corpi che quasi si sfiorano, indifferenti l’uno all’altro.
Di qua una sensazione di essere a casa, di là il ritorno alle faccende, agli stralci di vita.
Pino De Stasio è alla cassa: non mi sorprendo di trovarlo lì, perché sapevo, sentivo che sarebbe successo presto, quindi sorseggio la bevanda fredda servita dal gentilissimo Ciro e con una scaltrezza che non mi appartiene corro a stringergli la mano. Lui si mostra felice del gesto, ci presentiamo, intanto qualcuno corre a fargli gli auguri, e al mio sguardo interrogativo mi spiega che proprio quel giorno il Bar Settebello compie cinquant’anni.
Probabilmente, se non certamente, l’unica realtà commerciale esistente da mezzo secolo lì nei dintorni, a pochi passi dal campanile di Santa Chiara, e mi accorgo che senza volerlo mi sono calato in un’invidiabile storia fatta di un susseguirsi di passioni, di un compendio di stimoli esposti, di un’esposizione di un pensiero di sinistra non sempre maggiormente combattivo e basta, ma ragionato, teorizzato, francamente esposto non solo nei gesti, nelle dottrine, nel rispetto delle scelte sessuali altrui, nella conservazione dei beni culturali, il tutto come in un’ambientazione da film di Ettore Scola.
Qui vi passò Pasolini, con un seguito di attori, mentre girava la novella Elisabetta da Messina, compresa nel suo Decameron; Pino era un bambino, e all’epoca c’era suo padre ad occuparsi del bar. E così, mentre finivo di bere quel toccasana che mi fa dimenticare la calura esterna, mi è saltata in mente una curiosa casualità. Mentre il 5 luglio del 1969 a Londra, in Hyde Park, i Rolling Stones tenevano il primo concerto senza Brian Jones, il loro fondatore, morto in circostanze misteriose appena due giorni prima e sostituito già da un pezzo da Mick Taylor, a Napoli, nel cuore del centro storico, in via Benedetto Croce, il signor Antonio De Stasio inaugurava il suo Bar Settebello, un luogo che probabilmente neanche lui sapeva sarebbe diventato di culto, proprio come gli Stones.
A Pino spiego la mia idea di scrivere un articolo in occasione del mezzo secolo di vita, e gli chiedo notizie dettagliate, ma lui con un sorriso taglia corto:
scrivi ciò che ti racconta il tuo cuore.
A pochi passi da noi due c’è una mostra temporanea di quadri, di ritratti per l’esattezza.
Sono di un’ammirevole bellezza, di un’esplosione di chiaroscuri colorati, e lì dove c’è luce o ombra c’è l’intensità di uno sguardo, di una vita che vi corre attraverso, del carattere che vi è esposto nel suo mutismo, nella fissità dell’immagine che sembra tuttavia parlarci, interrogarci.
Le Icone di Napoli, la mostra dei ritratti di Nadia Basso
“La pittrice è Nadia Basso” chiarisce Pino, poi mi passa degli inviti, mi suggerisce di scriverle.
Ammiro le opere che sono esposte, che abbracciano il pianoforte al di sotto, al centro; in tutto sette, in acrilico su tela 50 x 70 e vi sono ritrattii l’attrice Puella Maggio, il musicista James Senese, l’attrice Sofia Loren, il maestro Roberto De Simone, autore dell’opera lirica La Gatta Cenerentola, Titina De Filippo, Peppino De Filippo, e Totò.
La mostra s’intitola Le Icone di Napoli; a telefono la pittrice è molto contenta del mio interessamento, pur non conoscendomi, mi parla di sé, della sua avventura nel mondo dell’arte, dell’idea della mostra al Bar Settebello. E’stata fortemente voluta anche da Pino De Stasio, oltre che dai coniugi Pasquale Ferrara e Maria Giovanna Visconti, i quali, avendone apprezzato il talento nella precedente mostra interamente dedicata a Totò, in occasione del Maggio dei Monumenti del 2017, a cinquant’anni dalla sua scomparsa, hanno iniziato a seguirla nelle tappe successive, come la mostra a Palazzo Venezia, sempre dedicata al Principe del Sorriso, accolta con successo dai media e dalle recensioni; una sua opera da street art la si può ammirare al Vico Buongiorno, sempre a Napoli; ha lavorato a ritratti storici e di particolare importanza come, ad esempio, quando ha trattato in una sua esposizione il tema della legalità con i ritratti di Salvo D’Acquisto e Giancarlo Siani; oltretutto lavora in veste di scenografa nel campo del teatro e del cinema; ha insegnato Arte e Immagine in varie scuole del capoluogo.
L’idea dei volti noti della Napoli degli artisti, Le icone di Napoli, sarà in continua evoluzione, mi spiega, e comprenderà, nel giro di sei mesi per volta, un cambio dei sette ritratti esposti precedentemente, per dare valore a chi si merita un posto di riguardo nella mostra, quindi chi giungerà al Settebello, fino al prossimo anno, potrà ammirare ancora questa sorta di esposizione a lungo termine, in tutto il suo splendore, e in un’atmosfera senza pari.
Nadia Basso mi dice con una certa emozione e con un trasporto davvero notevoli:
La mia passione per il ritratto nasce da sempre. Ho sempre amato i volti, immortalandoli nei ritratti, soprattutto quando hanno qualche particolare caratteristica, come nel caso degli attori, che hanno questa espressione sulla quale c’è sempre da indagare, la maschera e il volto umano, tutto insieme.
Vedi Napoli e poi…
Prima di lasciare la Città del Sole passo sempre a Portalba, tra i libri nuovi e vecchi, poi faccio una lunga passeggiata fino a Piazza dei Martiri, per una bevanda al Gran Caffè La Caffettiera e una sosta alla Feltrinelli, per rifiondarmi tra i libri, quelli però delle ultime uscite, e da lì porto a casa qualche disco, che ascolterò in auto mentre correrò a lavoro nella settimana successiva.
Questa volta però, come per evocare un ricordo, sono ritornato in Piazza del Gesù Nuovo, e tra la folla ho riconosciuto Pino De Stasio, indossava occhiali da sole ed era uscito per una breve commissione.
E’sembrato felice di rivedermi. Non ho esitato a dirgli un sincerissimo “grazie”.
E grazie a te, Napoli.
Carmine Maffei
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LefrasiincompiutediElena: “Lucida” è il nuovo singolo
Dal 18 novembre disponibile su tutte le piattaforme digitali e in radio Lucida, secondo singolo de LefrasiincompiutediElena ad anticipare il nuovo album di prossima uscita, di cui il brano riflette l’esigenza di prendere spunto dalle nostalgie interiori, dell’affrontare una nuova fase della vita svuotandosi di quanto accumulato.
Dichiara LefrasiincompiutediElena su Lucida:
È stata una sensazione più che una storia a tirarmi fuori le parole ed il testo. Lucida è un brano che porta con sé tutte le confessioni che un po’ per orgoglio, carattere, modi di vedere fanno fatica a prendere nuove forme. Anche perché serve tempo per elaborare ciò che accade nel presente, e questo tempo può essere per ognuno di noi indefinito. L’ho sempre avvertito come un brano catartico, trascendentale. Il sound ha con sé tutti gli elementi con cui ho lavorato al disco e che ho in studio, dal mio pianoforte alla mia batteria, come i Synth e gli ampli accumulati negli anni.
L’artista chiude con una curiosità:
Tra le varie tracce di chitarra c’è una vecchia registrazione di mio padre sul primo provino. Volevo fortemente riutilizzarla seppur fosse leggermente scordata, ne vado fiero.
LefrasiincompiutediElena: chi sono?
LefrasiincompiutediElena nascono fra il Salento e Roma, tra piazza Bologna e la Nomentana, fra il quartiere Trieste e il Policlinico, da un’idea del musicista e compositore RafQu.
Il tutto nasce da una semplice esigenza, tornare all’essenza delle canzoni secondo la propria attitudine indie-rock, quasi come un gioco o una sfida che prende forma a Settembre del 2017.
A dicembre dello stesso anno pubblicano in maniera totalmente indipendente e in anonimato il loro primo singolo Fiori e Camomilla, raccontando “una carezza per i tempi bui”. Ad essa si aggiungono Libia ed Incenso nel 2018 che contribuiscono ad attirare l’attenzione di tutto il circuito indipendente.Nel 2019 pubblicano Ciglia il primo singolo per Romolo Dischi, seguito da Lenzuola che raggiunge Indie Italia, Scuola Indie e Indie Triste e la classifica Viral 50 di Spotify. Il 13 marzo 2020 pubblicano Interno 29, l’album di esordio citato tra gli esordi più interessanti dell’anno.
Nel dicembre dello stesso anno sempre pubblicano il singolo Miró, molto apprezzato da pubblico e critica.
A settembre 2022 tornano con Moleskine, singolo che anticipa il nuovo album.
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