Per la settimana di avvio del 2022, il Trianon Viviani inaugura “Conferenze cantate”, un ciclo articolato di tre serie di incontri di approfondimento sulla Canzone napoletana (giovedì 6 gennaio).
Mauro Gioia apre “Conferenze cantate”, il ciclo di incontri di approfondimento sulla Canzone napoletana che si terranno, fino a maggio, tutti i giovedì alle 20.
Nei suoi appuntamenti, raccolti sotto il titolo “Parla Napoli, la canzone in cattedra” e curati con Giuditta Borelli, Antonio Pascale e Anita Pesce, Gioia racconta le innovazioni discografiche, il talento di alcuni cantanti, il clima dell’epoca, a volte violento, a volte velato dalla nostalgia. Saranno così analizzate e cantate le storie di canzoni e cantanti (geniali, sporchi, maschilisti, poetici) e si ascolteranno rarissimi dischi, che raccolgono stili di canto dimenticati e modi di cantare che sentiremo nel futuro.
Spiega Mauro Gioia:
Questo primo dei miei cinque appuntamenti, che si terranno fino al 23 aprile è una “conferenza cantata” (sì cantata) in tre movimenti, dedicata a tre dei massimi esponenti della cosiddetta “Canzone d’arte napoletana” e ai loro rapporti con le avanguardie napoletane: Raffaele Viviani, al quale è intitolato il teatro Trianon, Roberto Bracco, il grande drammaturgo emarginato per il suo antifascismo, e Salvatore Di Giacomo, il maggiore poeta napoletano a cavallo tra ‘800 e ‘900.
Parla Napoli, la canzone in cattedra è prodotto da Musica per Roma. Gli arrangiamenti sono di Gigi De Rienzo. Al pianoforte Giuseppe Burgarella. Il visual è di Giovanni Ambrosio.
Le altre serie di incontri programmati delle Conferenze cantate sono “Le mille e una Napoli”, con Francesca Colapietro e Mariano Bellopede, dal 13 gennaio al 26 maggio, e “Città cantante”, con Pasquale Scialò, dal 3 al 31 marzo.
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Tutto tranne l’essenziale Di Viola Minimale
Fuori il 18 marzo 2022 Tutto tranne l’essenziale, il sesto lavoro in studio dei Di Viola Minimale.
Una raccolta di sei brani che ha come leitmotiv la tematica del cambiamento. I testi di Davide Cusumano (chitarra e voce
della band) sono il riassunto di fatti, umori, riflessioni che hanno caratterizzato il periodo intercorso tra la pubblicazione
degli ultimi due progetti discografici e il presente del quartetto siciliano.
Il viaggio inizia nell’estate del 2019 sulla scia della radio fantasma russa UVB‐76 che dal 1973 continua a trasmettere un
segnale simile ad un ronzio sempre uguale a sé stesso.I pensieri si diramano stimolando la composizione dei primi testi.
I brani si impregnano di paesaggi densi di ricordi sovietici, quelli a nord dell’Ucraina, dove la natura si è
riappropriata del suo spazio trovando il modo di reagire alla distruzione. In quel caso, il cambiamento è stato repentino,
necessario, dettato da un evento scatenante. Proprio mentre i Di Viola Minimale producono i brani che faranno parte di
Tutto tranne l’essenziale, il mondo è costretto a piegarsi a un nuovo cambiamento. Radicale, spaventoso, su scala
globale. Ora le canzoni si muovono all’interno di ambientazioni parallele ma accomunate da notevoli analogie, come
attraversando un ponte spazio‐temporale che collega idealmente aprile 1986 e marzo 2020.Non è un caso se Radionuclidi sentimentali inizia con due voci che si sovrappongono, quella del messaggio di evacuazione della città di Pripyat nel 1986 e l’altra dell’allora premier Giuseppe Conte nel 2020, né se Tutto il frastuono della sospensione propone dei campioni di UVB‐76, contestualmente al concetto di indebolimento del pensiero umano, e
Giocattoli (stanchi) russi è il brano d’apertura del disco, o ancora se Ganzfeld e Scoby hotel fotografano degli scenari di
vita circoscritta dentro le mura domestiche.Non è un caso se, parafrasando l’aforisma di Oscar Wilde “niente è più necessario del superfluo”, questo nuovo lavoro in studio prende il nome di Tutto tranne l’essenziale.
Sei brani che i Di Viola Minimale hanno composto e registrato tra l’estate del 2019 e l’autunno del 2021. Ciascuna traccia
con una propria identità forte, rappresentata mediante una diversa illustrazione realizzata ad hoc da Alessandro La
Cognata. Il suono è curato da Carlo H. Natoli con missaggio e mastering effettuati presso il Rooftop Studio di Londra.
Un progetto discografico ricco e dalla personalità spiccata e chiara, ricercato. Così come i due lavori precedenti, che
affrontano anch’essi il tema del cambiamento ma con approcci differenti. Testi affilati, musiche funzionali al messaggio
da trasmettere, espliciti i riferimenti alle lean production.Il 17 aprile 2015 esce Niente fascino, il cui risultato finale è quasi riconducibile a un manuale che promuove il cambiamento come unica soluzione possibile ad una crisi sistemica.
Un percorso interiore e profondo, intimo e tendente all’ottimismo caratterizza invece La dinamica degli addii, pubblicato
l’8 dicembre 2018.Le ambientazioni verdeggianti dei paesaggi della copertina rispecchiano l’umore proattivo dell’album che tuttavia si conclude l’attimo prima del cambiamento.
Con la volontà di indagare tematiche fortemente legate al “sé” e l’impatto emotivo lasciato a composizione e
arrangiamenti che funzionano efficacemente, i Di Viola Minimale rappresentano una delle scintille più brillanti dell’attuale panorama underground italiano con dinamiche e situazioni musicali in cui perdersi e ritrovarsi a seconda della necessità e che lasciano ottimi spunti per live di livello, durante i quali concedersi ulteriori sperimentazioni.Ancora un punto messo a segno in una carriera on stage da vent’anni.
Di Viola Minimale: biografia
Di Viola Minimale nasce a Ragusa nel marzo 2004 da un’idea di Davide Cusumano (autore e compositore dei brani) che avvia il progetto artistico con l’obiettivo di fotografare emozioni, percezioni e fatti vissuti nel quotidiano. Col tempo la band ha goduto dell’alternarsi di diversi musicisti, sino a giungere all’attuale formazione con Andrea Sciacca (batteria e percussioni), Davide Cusumano (chitarra e voce), Giulio Di Salvo (chitarra) e Salvo Pepi (basso).
Insieme danno vita a performance cariche di energia anche quando il progetto si esprime attraverso ballate destrutturate, a tratti psichedeliche.
Stilisticamente riconducibili ad una fusione tra noise rock, psichedelia e forma canzone, i Di Viola Minimale hanno sempre proposto pezzi propri, alternando spettacoli live a produzioni in studio, sperimentando ininterrottamente nuove soluzioni stilistiche che li hanno portati a musicare anche uno spettacolo teatrale. Dopo cinque lavori in studio ed altrettanti videoclip, il 18 marzo 2022 vede la luce Tutto tranne l’essenziale. -
Il vero amore è una quiete accesa di Francesco Randazzo
Il vero amore è una quiete accesa è l’ultimo romanzo di Francesco Randazzo, edito da Graphofeel Editore.
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All’improvviso in questa fuga fisica e interiore la bambina incontra Tommaso, un medico e bioingegnere di successo, che le darà una nuova identità non sapendo la sua storia. Da questo incontro nascerà un rapporto potente che segnerà entrambi.
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Dove finisce tutto l’amore sprecato, tradito maltrattato o semplicemente lasciato indietro come un bagaglio dimenticato sul binario?
Probabilmente ce lo portiamo dentro, sperando di poter avere nuove occasioni per poterci riscattare e dimostrare che, in fondo, siamo migliori a tal punto da doverci meritare di meglio.
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Il vero amore è una quiete accesa: il senso dell’amore per Francesco Randazzo
Il vero amore è una quiete accesa è un romanzo che porta ad interrogarci sulla complessità di questo sentimento da cui, inevitabilmente, si alternano aspettative, positività e rammarico. Probabilmente alla domanda posta nel libro non riusciremo mai a dare una risposta ma potremmo, forse, riuscire a comprendere il senso di questo eterno ritorno universalmente valido per tutti che accomuna l’umanità da secoli.
Spesso questa sensazione irrisolta che scaturisce dalla sublimità di un sentimento non decifrabile in modo esatto, ci conduce verso il mondo metafisico e religioso che, se ci pensiamo, si basa sulla stessa infondatezza e non concretezza: ciò in cui crediamo non lo possiamo toccare al pari di coloro che ci hanno preceduto e che ci sopravviveranno.
È singolare questa continua richiesta di dialogo che gli uomini esigono dalle divinità. Come se tutto ciò che li sovrasta e travolge avesse un perché o come se per ogni problema ci fosse una soluzione che possa arrivare dall’alto.
Francesco Randazzo attraverso Tommaso e Leyla ci offre una lettura sul mondo amoroso.
Il romanzo uscirà nelle librerie il prossimo 28 gennaio.
Se l’amore è il tema che spesso ricercate tra le pagine di un libro, vi consigliamo la lettura del libro di poesie di Juan Vicente.
Buona lettura!
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Carnevale: come nasce e perché si festeggia così
Il grigiore dell’inverno che sembra, per molti, non giungere mai al termine viene squarciato dal Carnevale, una festa lunga una settimana, rivolta al divertimento e ai colori straripanti, da ogni dove.
Tra le diverse etimologie attribuite alla parola Carnevale, in molti ritengono che derivi da carnem levare (levare la carne).
Goethe sul Carnevale dice:
Il Carnevale non è una festa che si offre al popolo, ma una festa che il popolo offre a se stesso.
Durante il Carnevale il mondo si capovolge, si sbeffeggiano le autorità, il servo diventa padrone e il padrone servo, la tristezza cede il posto all’allegria e si liberano tutti gli istinti repressi. Il grottesco, il fantasioso e gli animaleschi personaggi del Carnevale simboleggiano, per alcuni, le angustie dell’inverno, rappresentate anche dai camuffamenti.
Carnevale: le maschere e i coriandoli
Le sfide carnevalesche sono delle battaglie simulate e i proiettili sono coriandoli, che si lanciano scambievolmente.
Come nascono i coriandoli?
Un tempo, prima che nascessero i coriandoli, le munizioni di Carnevale erano le uova (solo i gusci), successivamente si passò ai confetti di zucchero, che al loro interno contenevano semi di coriandolo. Da qui deriva l’origine del nome. Dai confetti di zucchero si passò ai confetti di gesso e poi si arrivò ai coriandoli di carta che erano più leggeri, pratici ed economici dei confetti di gesso.
Le maschere, oltre a dissimulare la propria identità, hanno significati magici, irreali e misteriosi.
La maschera di Arlecchino, ad esempio, proviene dal nome hellequin, radice tedesca holle, che significa inferno. Inizialmente la maschera di Arlecchino non era colorata ma era formata da foglie che avevano i diversi colori delle stagioni climatiche.
Nell’antichità classica, quando il nuovo anno iniziava il primo marzo, il tempo della rinascita cosmica precedeva di poco la primavera e, dunque, c’era maggior motivo di inneggiare per l’arrivo dell’anno nuovo e per l’addio al vecchio e per dare il benvenuto alla ripresa stagionale.
Ecco alcune delle motivazioni per cui si festeggia il Carnevale.
Tutto ci riconduce agli scampoli dei saturnali romani, durante i quali, si nominava un re e lo si immolava, nello stesso modo in cui si celebra la morte del Carnevale.
In Grecia, invece, vi erano celebrazioni in onore di Dioniso, il dio della vite, che però aveva anche giurisdizione sui defunti e aveva il potere di farli vivere e rinascere. Dioniso veniva presentato seduto su un carro, altro elemento che caratterizza il nostro Carnevale.
Il Carnevale viene anche definito la festa del ventre perché rappresenta l’eccesso e le scorpacciate. Infatti la gastronomia tradizionale di Carnevale è composta da cibi consistenti, come gli gnocchi o la braciola di maiale ripiena.
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