Sabato 22 gennaio, alle ore 10.30, si terrà la presentazione del libro “Il ruolo dell’università per le aree interne. La gestione associata dei servizi e delle funzioni comunali nella Val di Comino” a cura di Margherita Interlandi e Luigi Famiglietti.
L’evento è organizzato dall’Associazione culturale “La Ripa” di Castelvetere sul Calore (AV) e dalla sua sottosezione Centro Studi “Fiorentino Sullo”.
Il libro, curato da Luigi Famiglietti, professore a contratto di diritto degli enti locali presso l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, insieme alla professoressa Margherita Interlandi, ordinario di diritto amministrativo presso lo stesso ateneo, analizza l’attuazione della gestione associata di servizi e funzioni in “Val di Comino”, territorio della provincia di Frosinone inserito nella Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI).
Il tema delle Aree Interne viene affrontato nell’ambito di un rinnovato rapporto tra Università, comunità locale e capitale umano, in grado di sperimentare nuovi modelli di partenariato istituzionale, necessari per orientare la formazione, la ricerca, lo sviluppo economico e sociale a vantaggio della realtà in cui opera.
L’indagine, che ha preso forma attraverso il lavoro di ricerca effettuato dagli studenti del corso di Diritto degli Enti Locali dell’Università di Cassino tenuto da Luigi Famiglietti, consente di riflettere sui rapporti di forza e sulle criticità della Strategia, nonché sulla sua applicazione in altri contesti, come la stessa Irpinia, dove i fondi del PNRR e della Programmazione europea 2021-2027 costituiscono uno strumento irripetibile per l’elaborazione di politiche di sviluppo locale.
Dopo i saluti di Generoso Moccia, sindaco di Castelvetere sul Calore, interverranno Filippo Barbera, professore ordinario di sociologia economica presso il Dipartimento CPS dell’Università di Torino, Vincenzo Durante, Responsabile Area Occupazione di INVITALIA, Luigi Famiglietti, curatore del libro, Clelia Fusco di Formez PA, Francesco Monaco, Capo Dipartimento “Supporto ai Comuni e Studi politiche europee”, Fondazione per la Finanza e l’Economia locale IFEL-ANCI, Luigi Vacana, vicepresidente della Provincia di Frosinone e vicesindaco di Gallinaro.
Il dibattito, moderato da Roberto Sullo, coordinatore del Centro Studi “Fiorentino Sullo”, sarà trasmesso in diretta streaming sulla pagina Facebook del Centro Studi “Fiorentino Sullo”.
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“Pianta un albero”,
l’iniziativa green della Fondazione Rachelina Ambrosini di VenticanoVenerdì 4 ottobre, alle ore 10.00, presso i giardini della Fondazione Rachelina Ambrosini di Venticano, si terrà una importante iniziativa all’insegna del rispetto dell’ambiente.
L’Amministrazione Comunale, le Scuole, la Parrocchia e le Associazioni sono invitate a piantare un albero nel giardino della Fondazione come gesto simbolico ma carico di valore che ha lo scopo di sensibilizzare tutti i cittadini alla cura del verde.
La storia di Rachelina Ambrosini
La vita di una ragazza meravigliosa, la studentessa santa, dono del Signore, in un piccolo paesino d’Irpinia oggi conosciuto in tutto il mondo. Rachelina, unica figlia del dottore Alberto Ambrosini e di Filomena Sordillo, nacque il 2 luglio 1925, nella minuscola frazione Passo di Dentecane, presso Pietradefusi, in provincia di Avellino. Era una bambina vivace ed estremamente buona, simile a un piccolo giglio a cui è concesso per breve tempo di donare alla terra l’incanto del suo profumo; la sua vita si spezzò a sedici anni per una grave malattia, eppure fu così intensa da lasciare nel ricordo di chi l’ha conosciuta l’immagine di “una giovane generosa, aperta al prossimo, umile, silenziosa, obbediente”.
Allo speciale carattere di Rachelina si legava una religiosità devota e profonda, ben racchiusa in questo suo pensiero: “Cerca la pace, il grande dono di Dio, l’unica gioia che non si può godere nel male, l’unica gioia perfetta che è frutto del bene”.
L’intimo legame con la Fede e la preghiera si decise già nei primi mesi di vita se non dallo stesso giorno della nascita di Rachelina, dedicato alla Madonna delle Grazie.
Alcuni testimoni raccontano che le sue prime parole furono “Ave Maria”, quelle che ogni giorno sentiva recitare dalla madre durante la preghiera del Rosario; e, proprio donna Filomena, meritevole di aver trasmesso precocemente alla figlioletta una intensa pietas mariana, fu la prima depositaria di una meravigliosa quanto inaspettata confidenza: “Sai mamma, ho visto la Madonna!”.L’apparizione della Vergine Maria avvenne mentre Rachelina giocava nel giardino di casa; lo raccontò alla mamma candidamente, come voleva la spontaneità dei suoi quattro anni e la naturalezza che avrebbe sempre contraddistinto il saper accogliere con umiltà e obbedienza gli eventi straordinari con cui Dio rivelava il suo disegno per lei. Più volte, infatti, la piccola Rachelina disse di aver visto la Madonna e a cinque anni, gravemente ammalata di morbillo, rivelò di aver visto anche Sant’Antonio, che le aveva preannunziato: “Guarirai presto e bene ma prima dei 16 anni mi raggiungerai in Paradiso”.
In seguito a questa profezia, non furono l’angoscia e il turbamento a prendere il sopravvento ma, al contrario, l’amore per la vita, la ricerca della pace trovata nella “sottomissione alla volontà di Dio, nella coscienza tranquilla, nell’adempimento scrupoloso dei doveri di cristiano e di cittadino”. Rachelina ricordava il giorno della sua Prima Comunione, 12 giugno 1932, come il più bello. Quel suo primo incontro con il Signore l’aveva incamminata in un percorso di scelte virtuose, fatto innanzitutto di purezza, di appartenenza all’Azione Cattolica, del desiderio di essere vicina alle persone umili, di ubbidienza ai genitori e ai suoi insegnanti e soprattutto dell’abbandono alla Volontà di Dio di una forza e una dedizione eccezionali, inimmaginabili per la sua età, anche nei momenti più duri della sofferenza e per questo tanto più ammirabili e di insegnamento. Difficile prova per Rachelina fu la lontananza dal paese e dai suoi adorati genitori negli anni di studio trascorsi prima al Liceo “Orazio Flacco” di Bari, dove dimorava presso l’Istituto Santa Rosa e poi a Roma, al Liceo del Collegio “Cabrini”, retto dalle Suore del Sacro Cuore.
L’amore per il padre e la madre e tutti i suoi cari, testimoniato dall’affetto e dal trasporto manifestato in tante lettere, si fondeva al desiderio di assecondare i loro desideri, di sottomettersi alla loro volontà e di compiacere dando il meglio di sé.
Anche grazie a queste lettere e altri scritti che Rachelina ci ha lasciato riusciamo a scorgere il profilo di una ragazza semplice, legatissima ai suoi, che soffre per la loro lontananza, che è vicina ai suoi amici, specialmente dei più deboli, che affronta con ansia le prove d’esame e la grande mole di studio, che vive con apprensione la chiamata alle armi del padre al momento dello scoppio della seconda guerra mondiale e che progetta il suo futuro decidendo di diventare insegnante, apprezzando la musica e le arti in genere per i benefici che recano all’animo umano, rasserenandolo dai dispiaceri e permettendogli di cogliere e rappresentare la bellezza del Creato. Quella di Rachelina è stata un’esistenza speciale, per la sua umanità, per gli eventi prodigiosi che l’hanno caratterizzata e infine perché nei momenti più difficili, anche quelli più penosi della malattia che la ridusse in fin di vita il 10 marzo 1941, tali furono la sua forza d’animo e la sua fede, che non si perse mai nello smarrimento generato dalla sofferenza, poiché nella pace del cuore, che si realizza con il completo affidamento della propria vita al Signore, individuò la vera strada per il raggiungimento della felicità. Molte sono le testimonianze di persone che hanno beneficiato della sua intercessione verso l’Altissimo.
Soldati, malati, persone umili e professionisti, sono state aiutate con la preghiera nel momento del bisogno dalla visione della “Studentessa Santa“, che con la sua purezza ha lasciato un tangibile segno nelle genti d’Irpinia e non solo. Rachelina dal settembre del 1958 riposa nella Chiesa Badiale di Santa Maria e Sant’Alessio in Venticano, alla destra dell’altare.
Attualmente in Vaticano è aperta la causa della sua beatificazione.La Fondazione
É il 14 maggio 1973 quando per volontà della famiglia Ambrosini e Sordillo nasce la Fondazione intitolata alla Serva di Dio, Rachelina Ambrosini.
La giovane, scomparsa prematuramente a 16 anni nel 1941, lascia un segno profondo non soltanto nella comunità di Venticano e nelle città in cui ha vissuto durante gli anni di studio, ma sin dove giunge la sua fama di “studentessa santa”.
Rachelina è umile, attenta ai bisogni degli altri, rispettosa della sua famiglia, degli insegnanti, degli amici, profondamente devota e protagonista di eventi mistici e miracolosi.
Rappresenta un modello di cristianità da emulare, un punto di riferimento soprattutto per i giovani, poiché poco più che bambina mostra di saper affrontare la vita con grande forza e saggezza, indicando la strada per raggiungere la pace con sé stessi e sperimentare pienamente la “gioia del cuore”.
Sulla base dei principi di Rachelina, la Fondazione Ambrosini viene fondata proprio per essere vicina ai ragazzi, per assisterli in tutte le fasi della loro crescita e aiutarli in situazioni di disagio familiare, di handicap, sostenendo progetti ed iniziative tesi ad avvicinarli al volontariato, al rispetto per il prossimo e per l’ambiente.
Dal 27 maggio del 1992 la Fondazione è regolarmente riconosciuta da Decreto Ministeriale come Ente Morale è iscritta al n.329 del Registro delle Persone Giuridiche della Prefettura di Avellino ed è inserita nel Centro Documentazione Fondazioni.Le attività
La Fondazione Rachelina Ambrosini si occupa da anni di progetti umanitari di carità e conversione in Italia e all’estero, lavorando in rete con associazioni concretamente impegnate sui territori di riferimento.
In primo luogo si interessa dei giovani, dei più deboli, nei confronti dei quali mobilità la macchina della solidarietà, ma anche di quelli più fortunati, potenzialmente in possesso degli strumenti per operare a loro volta; per questo coinvolge gli studenti in iniziative di sensibilizzazione alla comprensione degli scenari sociali, avvicinandoli al mondo del volontariato.
Gli impegni nel mondo: Africa, Filippine, Honduras
A voler contrassegnare la presenza della Fondazione Ambrosini nel Mondo si potrebbe immaginare una sorta di abbraccio solidale intorno alla sua parte più fragile.
Attualmente è operativa in Etiopia, Filippine ed Honduras, fra i paesi più poveri e meno industrializzati, penalizzati in alcuni casi da situazioni politiche di regime e credenze culturali restrittive in situazioni di già estremo disagio: indigenza, sistemi viari complicati e inefficienti, scarsità dei principali servizi, in primo luogo ospedali e scuole.
In questi luoghi la Fondazione risponde in modo semplice e concreto a bisogni urgenti: la garanzia di assicurare almeno un pasto al giorno per due anni a 500 bambini di Santa Cruz, sull’isola di Marinduque nelle Filippine; il sostegno al processo di scolarizzazione e all’autosufficienza alimentare con l’attivazione di orti scolastici nelle comunità di Las Flores e di El Paraiso in Honduras; la collaborazione con l’Associazione italiana Medici con L’Africa Cuamm per garantire l’accesso gratuito al parto e salvare la vita delle mamme e dei loro bambini nell’ospedale di Wolisso in Etiopia e in altri 15 ospedali africani. Dal giugno del 2011 è partner della Fao.La Fondazione è diramata sul territorio nazionale; oltre alla principale sede di Venticano, opera a Bari, Benevento, Padova, Roma, Salerno.
In Italia la “Solidarietà è energia alternativa”.
Corsi ed incontri tesi ad incentivare la formazione al volontariato internazionale degli studenti delle scuole superiori e universitari; ed è ancora dialogo con associazioni, enti e istituti pubblici e privati chiamati a sostenere i valori e i progetti della Fondazione. -
Napoli: nasce WellBar dal gusto di essere una comunità
A Napoli nasce un nuovo spazio dedicato alla socialità e alla riqualificazione del territorio. WellBar alzerà le serrande il 7 giugno, all’interno della stazione metropolitana di Napoli Gianturco, in via Benedetto Brin. Questo spazio nasce grazie all’impegno sul territorio della cooperativa sociale Chiari di Bosco, Consorzio Proodos, nella rete di Confcooperative Federsolidarietà Campania.
WellBar è una nuova idea di bar in cui oltre a gustare un buon caffè o acquistare uno snack, sarà possibile ritagliarsi uno spazio per lavorare, realizzare eventi sociali o aziendali. L’idea è quella di creare un incontro tra le diverse realtà del terzo settore, creando un luogo aperto e comunitario.
Uno spazio dedicato all’inclusione
Questo progetto imprenditoriale punta sull’inclusione, soprattutto, nei confronti di colori che hanno maggiore difficoltà nel trovare un’occupazione lavorativa perché sappiamo bene che per poter dare dignità sociale e civile a tutti indistintamente c’è ancora tanta da strada da fare sia a livello culturale che politico.
Mario Sicignano, presidente del Consorzio Proodos, spiega con queste parole la filosofia di questa nuova realtà:
Questo progetto di imprenditoria sociale nasce dal desiderio di riqualificare e di valorizzare spazi comuni e dalla volontà di offrire nuovi servizi alla comunità, creando allo stesso tempo nuova occupazione.
La cooperazione sociale risponde quindi ancora una volta a bisogni territoriali innescando processi di socializzazione, capaci di generare nuova ricchezza, impiegando disabili, donne vittime di violenza, giovani in situazioni di difficoltà, che in questo modo sperimentano percorsi di autonomia e di emancipazione.
Leitmotiv di WellBar è: il gusto di essere comunità e ciò nasce proprio dal desiderio di diversificarsi dal classico bar.
All’interno di questo spazio commerciale verranno venduti e promossi prodotti tradizionali insieme a quelli delle aziende e delle cooperative del territorio, nel rispetto dell’ambiente e dell’eticità per poter garantire il piacere di una sosta all’interno di questa nuova realtà.
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Lo Cunto de li Cunti è risultato il migliore progetto del POC
La Regione Campania ha approvata la graduatoria di merito delle proposte progettuali ammissibili del POC 2021-2022: Programma Unitario di Percorsi Turistici di tipo culturale, naturalistico ed enogastronomico di portata nazionale ed internazionale.
Quello proposto da Montoro, Comune capofila, e dalle amministrazioni di Solofra, Contrada, Bracigliano e Calvanico è risultato il n.1 tra gli 88 progetti ammessi a finanziamento.
Il progetto “Lo Cunto de li Cunti, viaggio nel mondo fiabesco di Giambattista Basile-Itinerari da fiaba” ha ottenuto il punteggio più alto ( 84,00) dalla Commissione di valutazione.
Il progetto può definirsi un viaggio che investe il gusto, i sapori ed i saperi, il genius loci, la musica ed il patrimonio naturale ed agricolo locale che, ruotando intorno alle fiabe narrate da Giambattista Basile, vuole valorizzare e promuovere i nostri territori. Saranno previsti diversi eventi che avranno luogo in location strategiche, suggestive, ma soprattutto sicure, nel pieno rispetto delle normative anticovid. Spettacoli rievocativi, degustazioni, percorsi artistico – culturali promuoveranno l’immagine della nostra regione a livello nazionale ed internazionale.
Verranno strutturati itinerari turistici e visite guidate per le scuole, per cittadini e turisti interessati, oltre che workshop e convegni per sensibilizzare anche la comunità locale sull’importanza di custodire la nostra storia ed identità così ben descritta nelle pagine di Basile, che prenderanno vita nel racconto orale durante le letture animate e saranno rappresentate in fumetti e web series grazie alla partecipazione di associazioni ed istituti scolastici specializzate in movie education per i più giovani.
Gli eventi avranno l’obiettivo di valorizzare il rapporto tra la storia de “Il Cunto de li Cunti”, i prodotti enogastronomici locali ed il turismo in una chiave che veda l’attrattività turistica focalizzarsi sull’esperienza dei luoghi, dei valori e del patrimonio culturale.
L’idea progettuale mira a rafforzare la conoscenza della Campania nel suo complesso sul mercato turistico italiano ed estero, attraverso la valorizzazione degli elementi attrattivi e peculiari presenti nei comuni partner del progetto, anche nell’ottica del programma “Procida Capitale della Cultura 2022”. A questo proposito si intende realizzare una piattaforma web, collegata al progetto, in modalità open data in grado di dialogare con il portale della Regione Campania dedicato alla cultura ed al turismo.
La valorizzazione delle tradizioni e dei luoghi evocati ne “Il Cunto de li Cunti” mira a permettere di superare la dimensione meramente locale nell’attrazione dei flussi turistici, puntando a modernizzare l’offerta del territorio, migliorandone al tempo stesso la qualità e di conseguenza l’appetibilità anche per i turisti esteri attratti dal potere narrativo delle fiabe di Basile.
Ed è così che le favole raccontate da Walt Disney potranno recuperare le loro radici grazie agli eventi previsti dal progetto: saranno messe in scena “Cenerentola” tratta da “La gatta Cenerentola” di Basile; ”Rapunzel” da “Petrosinella” di Basile; ”Il Gatto con gli stivali” da “Gagliuso” di Basile; “La bella addormentata nel bosco” originariamente “Sole,luna e talia” di Basile.
Drammaturgia, musiche, costumi e messa in scena, tutti originali, caratterizzeranno ognuno dei paesi in cui saranno ospitati gli eventi. I personaggi protagonisti delle favole, in sagome a colori “parlanti” (con tecnologia qr code), resteranno simbolicamente nei luoghi della rappresentazione per costituire pezzi degli “itinerari da fiaba” alla cui partecipazione e realizzazione contribuiranno le associazioni del territorio e le comunità locali.
Saranno inoltre coinvolte le strutture ricettive e ristorative che in occasione degli eventi proporranno menù a base di prodotti tipici del territorio. I “menù da fiaba” proposti saranno promossi sulle principali pagine enogastronomiche di quotidiani nazionali. Un viaggio da non perdere.
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