Un libro a più voci che intende avviare una riflessione anche in Italia per investigare le nuove espressioni della danza contemporanea: corpi diversi, fisicità extra-ordinarie, la disabilità e le nuove possibilità che può dare alla creazione artistica.
Curato dal critico Andrea Porcheddu, il volume si avvale delle riflessioni di studiosi, critici, operatori, aprendosi anche alle considerazioni di antropologi, filosofi, pedagoghi.
Si affiancano testimonianze dirette e interviste con danzatori e coreografi italiani e internazionali.
Arricchito da un impianto iconografico e da una teatrografia ragionata, il libro è uno sguardo sulle frontiere possibili della danza contemporanea.
A cura di Andrea Porcheddu.
Andrea Porcheddu: biografia
Critico teatrale e studioso.
Va a teatro dal 1988, più o meno ogni sera.
Collabora con «glistatigenerali.com», con «L’Espresso», «Che-fare.com» e con altre testate nazionali e internazionali.
Lavora come autore e conduttore per Radio3 Rai.
Nel suo percorso ha incontrato Emma Dante, Ascanio Celestini, Virgilio Sieni, Ricci-Forte e molti altri artisti cui ha dedicato libri e saggi.
Tiene corsi all’Università (all’Università di Roma La Sapienza) e laboratori di critica.
Si è dedicato alle teorie critiche applicate alla scena italiana con Questo fantasma, il critico a teatro (Titivillus) e cura la collana Le Città del Teatro di Cue Press, con cui ha pubblicato il libro Che c’è da guardare? La critica di fronte al teatro sociale d’arte (2017).
Oriente Occidente
Oriente Occidente è nato nel 1981 in Trentino a Rovereto, dove si svolge ogni anno nella prima metà di settembre.
Rappresenta uno dei più importanti Festival europei di danza contemporanea e di teatrodanza e negli anni ha ospitato – quasi sempre con produzioni inedite o prime europee o nazionali – compagnie e artisti tra i più influenti e significativi del panorama della danza internazionale.
Oriente e Occidente sono intesi come poli di un percorso ideale di scambi e incroci non solo tra culture che si influenzano a vicenda, ma anche tra generi e linguaggi della scena contemporanea.
Il Festival diventa così un viaggio circolare tra teatro e danza, ricerca e tradizione, identità e innovazione
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