L’antropologo Spina bussa alla loro porta per un’intervista: così Caterina scopre che sua madre ha un passato rimosso e subito sente che vuole conoscere tutta la verità. Ripercorre dunque le ricerche di Spina su Coragrotta, borgo inquietante e isolato, e in un crescendo di sogni e visioni il rapporto tra una madre malata e una figlia costretta a prendersene cura trova nuovi significati e nuovi misteri.
Cos’hai nel sangue è un romanzo che insegue il dramma dei rapporti umani e lo unisce al richiamo oscuro verso un’origine, in un filo teso che porterà la figlia a incrociare la sua storia con quella di un intero paese, fra tradizioni nascoste, montagne infestate da spiriti bianchi, magia popolare e terribili maledizioni.
E alla fine Caterina scoprirà le ragioni del dolore.
Gaia Giovagnoli (Rimini, 1992) è laureata in Lettere moderne e in Antropologia culturale all’Università di Bologna. Ha pubblicato alcuni libri di poesia, tra cui Teratophobia (’Round Midnight, 2018). Cos’hai nel sangue è il suo primo romanzo.
Gaia Giovagnoli presenta Cos’hai nel sangue venerdì martedì 8 febbraio | ore 21 – in diretta con Omar Di Monopoli sul profilo Instagram di nottetempo.
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Nei nostri sogni: il libro d’esordio di Antonella Capobianco
Nei nostri sogni è il libro d’esordio di Antonella Capobianco, edito da PAV edizioni, in cui la scrittrice affronta tematiche attuali e delicate: omofobia e coming out familiari. La scrittrice si serve dell’espediente del sogno per raccontarci la storia di Emma, la protagonista del libro, una donna che ha costruito una bella famiglia insieme al marito Manuel.
Andrea e Claudio sono i due figli della coppia, a cui la donna ha dedicato tutta se stessa. La loro vita scorre normale fino a quando non arriva una notizia inaspettata che stravolge l’equilibrio familiare: il coming out di suo figlio e poi una storia d’amore travagliata del suo secondogenito.
Nei nostri sogni è un viaggio nell’elaborazione di un lutto, la rappresentazione dell’amore materno al suo apice, quell’affetto inscindibile che lega ogni madre ai suoi figli, anche dopo la morte.
Il romanzo è un viaggio letterario sull’amore materno, un affetto inscindibile che lega ogni madre ai suoi figli e che è in grado di far superare qualsiasi problema, anche quello che sembra insormontabile.
L’omofobia sta diventando una piaga che affligge i nostri giorni, assistiamo sempre più spesso ad atti di bullismo nei confronti di chi vive con serenità la propria differenza di genere, il proprio orientamento sessuale e la differenza culturale che distingue la categoria di italiani in due: quella degli italiani “puro sangue” e quella degli italiani nuovi.
Antonella Capobianco presenterà il suo libro mercoledì 7 luglio alle ore 18:30 a Piazza Dante, presso il caffè bistrot letterario il Tempio del Vino e delle Rose.
Nel corso di un incontro dibattito, moderato dal giornalista Renato Aiello, cui prenderà parte l’autrice insieme ai seguenti relatori: Antonello Sannino, Segretario Antinoo Arcigay Napoli; l’avvocato Alessia Schisano; la psicologa Daniela Barberio; l’attrice Liliana Palermo, cui saranno affidate le letture di alcuni passaggi del testo. Nella prima fatica letteraria della napoletana Capobianco, esordiente assoluta con una grande passione per l’arte e per la scrittura, le tematiche come la morte, le attese e le occasioni mancate della vita passano sotto la lente dell’elemento soprannaturale, e a tratti anche del paranormale, per approdare nell’attualità con cui ci confrontiamo sempre più spesso: quella dell’incomunicabilità tra genitori e figli, del coming out in famiglia e della triste piaga dell’omofobia.
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Esotici, erotici, psicotici di Renato Palazzi
Inviato dal «Corriere della Sera» tra il 1974 e il 1978 per recensire il peggio delle uscite cinematografiche del momento, Renato Palazzi, coglie l’occasione non solo per demolire il filone del cinema trash, reo di riprodurre una «mezza misura ammiccante e sudaticcia, da buco della serratura, un po’ peccaminosa e un po’ parrocchiale, che non aveva nulla a che fare con l’autentica pornografia, per la quale è comunque necessario un certo ingegno», ma anche di riflettere intorno al rapporto tra mero intrattenimento e cultura di massa.
Dalle tiepide sconcezze di Emanuelle, passando per melense pellicole come Il venditore di palloncini, fino ai finti pugni da spaghetti-western di Cipolla Colt, il volume riunisce una serie di brillanti e ironiche recensioni dei «filmacci» italiani e stranieri più iconici degli anni Settanta.
Renato Palazzi: biografia
Critico teatrale e giornalista per il «Corriere della Sera» e «Il Sole 24 Ore», tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta collabora con Paolo Grassi e il Piccolo Teatro in numerose iniziative legate al mondo teatrale.
Nel 1973 è tra i soci fondatori del Salone Pier Lombardo, oggi Teatro Franco Parenti.
Dal 1986 al 1995 è direttore della Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi dove, tra l’altro, organizza un seminario tenuto da Tadeusz Kantor.
Nel 2001 diviene docente presso l’Università Bocconi di Milano nel corso di laurea in Economia dell’arte, della cultura e della comunicazione.
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Van Gogh Multimedia a Napoli
La notte stellata, I girasoli, La Stanza di Vincent ad Arles, Il ritratto del dottor Gachet, l’Autoritratto con orecchio bendato, il Campo di grano con corvi sono solo una minima parte dei numerosi capolavori di Vincent van Gogh raccolti e riprodotti in formato digitale, e alcuni in versione animata, nella mostra ideata e organizzata a Napoli dalla società Navigare Srl.
Fruibile a tutte le età, la mostra propone un modo immediato e diretto per avvicinarsi all’arte del Maestro olandese e comprenderla, a prescindere dal personale livello di conoscenza della storia dell’arte.
L’originale format ideato e prodotto dagli organizzatori, che unisce e intreccia percorso personale e percorso artistico di van Gogh con l’ausilio della multimedialità e della realtà virtuale, mira a coinvolgere emotivamente il visitatore e a mettere in contatto la sua sensibilità con la sensibilità spiccata e accompagnata da problemi psichici del genio olandese.
La realtà virtuale, in questo senso, diventa strumento per compiere un viaggio sensoriale e totale all’interno di alcuni tra i più celebri dipinti dell’artista grazie anche all’ Oculus VR360 QHD 3D, con una tecnologia mai usata prima per nessuna mostra dedicata a Van Gogh. Completamente immerso nella vivacità e densità cromatica e nelle pennellate veloci che contraddistinguono lo stile personale del pittore anticipatore dell’Espressionismo, il visitatore ha l’occasione di vivere in prima persona ciò che attraversava lo sguardo e le emozioni dell’artista.
La sezione intitolata “Vincent: il lavoro dell’anima” con le grandi proiezioni di opere selezionate, associate ad una voce narrante che scandisce parte delle lettere di Vincent al fratello Theo, accompagna il visitatore attraverso percorsi di approfondimento delle grandi opere, ma soprattutto della sua personalità amante della coerenza, risoluta e determinata nel seguire solamente la propria legge interiore che scaturisce dall’umanità insita in ogni individuo.
Vincent Van Gogh, pittore amatissimo dal grande pubblico, ha segnato nel cammino artistico dell’umanità una svolta decisiva verso la rilevanza del colore, l’estrapolazione della natura insita nella realtà, l’importanza della materialità della pennellata nell’insieme dell’opera d’arte.
In questo spazio espositivo le immagini vengono proiettate ad alta risoluzione con l’impiego di 23 videoproiettori Sony VPL- PWZ10 / 5.000 lumens WXGA laser light source projector con una luminosità tale da far perdere la percezione del reale allo spettatore e facendolo immergere all’interno dell’opera con immagini, suoni e parole.
La stupefacente esperienza virtuale non è l’unica originalità di questa mostra. La ricostruzione reale della stanza da letto di Arles, con i suoi pochi oggetti e dallo stile estremamente sobrio, conduce nel mondo quotidiano di Van Gogh e in un periodo cruciale per la sua vita e la sua arte. Trasferitosi nel 1888 in Provenza, nel luminoso Sud della Francia, su suggerimento di Camille Pissarro ed Henri de Toulouse-Lautrec, Vincent visse nella “casa gialla” di Place Lamartine e abitò i dintorni che lo ispirarono nella sua incessante ricerca del colore. Breve ma intenso, quel soggiorno segnato da un violento litigio con Paul Gauguin suo coinquilino fruttò anche la conoscenza e l’amicizia con lo psichiatra Gachet e, in seguito, il ricovero nella clinica di St. Remy. In quegli ultimi due anni, prima di togliersi la vita, Vincent dipinse molti dei suoi vibranti capolavori, oggi tra le opere più apprezzate e quotate al mondo.
Gli abiti riprodotti da Art Couture Sicily di Gisella Scibona sono, infine, una ulteriore particolarità dell’esposizione. L’artista siciliana, specializzata in progettazione e realizzazione di abiti d’epoca, espone la sua collezione di abiti impreziositi da tessuti stampati ispirati ai più famosi dipinti di Van Gogh e alla biografia Vincent in love che Giovanna Strano, co-curatrice della mostra, gli ha dedicato.
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