Lullaby è un brano che nasce spontaneamente durante la session di registrazioni del nuovo disco di Clementino (in uscita per Sony il prossimo aprile) di cui endly e Paolo dei TheRivati hanno lavorato alla direzione artistica.
La canzone è una fusione di napoletano e inglese dal sound hip hop con sfumature e colori vintage. “Lullaby” si presenta come una novità nel panorama lo-fi mondiale intrecciando queste varie atmosfere e identità.
La canzone parte da un sample estratto da una delle ultime canzoni dei TheRivati, dal titolo appunto “Ninna nanna”, per trovare un beat lo-fi hip hop e arrivare alla inconfondibile voce di Achex che con una strofa in inglese rende la canzone universale.
Il videoclip è realizzato da Anartica Film con la regia di Michel Liguori e traduce in immagini l’armonia e la dolcezza del suono prodotto da endly.
Racconta endly:
Lullaby nasce dall’idea di creare un brano lo-fi in lingua napoletana e visto che con i TheRivati c’è un’amicizia ventennale e più volte ci eravamo promessi di collaborare, quale occasione migliore? L’aggiunta di Achex (artista con cui collaboro moltissimo) è per dare un respiro internazionale e per creare una fusione originale di lingua napoletana e inglese.
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Il pane perduto di Edith Bruck vince il Premio Strega Giovani 2021
Il pane perduto di Edith Bruck si aggiudica il Premio Strega 2021, per non dimenticare e per non far dimenticare, la scrittrice, a sessant’anni dal suo primo libro e ci conduce in Polonia e nella Germania seminata dai campi di concentramento.
Il primo vero grande spavento lo avevano avvertito tutti quando Judit era tornata a casa dopo essere stata dallo zio Berti, sempre soccorrevole, che abitava vicino alla sua ex scuola, e il maestro Rinkò, che aveva incrociato, con un sorriso beffardo, l’aveva salutata con “Heil Hitler!”.
Con sguardo sconvolto la ascoltavano cone se quello fosse il nome del demonio; la cucina, i muri bianchi si adombrarono, nell’aria aleggiava quel nome come una macchia scura. Né Ditke, né Jonas, né Judit sapevano bene di chi fosse quel nome.
Solo i genitori lo sapevano, ma come dirlo ai figli e cosa dire? Con quel saluto era entrata un’ombra permanente, una nebbia nelle anime che non produceva Nè parole, né illuminazione.
La scrittrice è miracolosamente sopravvissuta con la sorella maggiore, Judit, racconta l’odissea seconda: quella di ricominciare una nuova vita, senza i genitori, verso un futuro che appare estraneo e composto di brandelli sia fisici che emotivi.
Edith Bruck, nelle pagine del suo romanzo, si sofferma sul senso di estraneità del mondo, della poca accoglienza e della mancanza di ascolto e di empatia anche dei suoi stessi familiari che non hanno vissuto il lager e non si rendono conto della situazione vissuta e dello stato di smarrimento in cui si trova la scrittrice nell’affrontare un nuovo inizio.
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Il romanzo ci conduce sino ai giorni nostri in cui Edith Bruck si sofferma sulla xenofobia attuale che la spinge a scrivere una lettera a Dio, in cui la scrittrice palesa i suoi dubbi, le sue speranze e il desiderio di tramandare alle generazioni futuri un capitolo di storia del ‘900 che bisognerà sempre raccontare e mai dimenticare.
Il pane perduto descrive in modo così dettagliato le situazioni e le atmosfere e allo stesso tempo è accompagnato da una scrittura fluida che scorre leggera. Quello di Edith Bruck è un lavoro di ricostruzione storica, vista e vissuta da una prospettiva che ci conduce oltre la tragedia dei lager perché anche essere sopravvissuti ad un massacro simile è una tragedia a sua volta.
Se l’essere ancora vivi è una grande vittoria lo è ancor di più trovare la forza e il coraggio per vivere nuovamente, partendo da zero. Edith Bruck ci conduce nei tasselli della propria vita, mostrandoci come è possibile rialzarsi e vivere il mondo con curiosità, anche se quest’ultimo ha mostrato la parte più brutale di cui l’umanità può essere capace.
Il Premio Strega 2021 ha dato un riconoscimento non solo alla storia ma all’umanità, alla conoscenza del dolore e alla forza di vivere e sopravvivere nonostante tutto.
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Jorit: il bimbo africano diventa un messaggio di speranza per le generazioni future
È il messaggio contro la povertà e la discriminazione verso il Sud del mondo, contro l’ingiustizia e contro ogni forma di oppressione, quello di Jorit, lo street artist di fama internazionale, protagonista di una performance di pittura live dal vivo, tra la gente, realizzata al Dum Dum Republic in occasione dell’inaugurazione del cartellone 2021.
Pennelli e bombolette spray, per il dipinto realizzato in un intero pomeriggio, a ritmo della world music e tra la curiosità dei Dum Dum Lovers. Sotto il dipinto del volto, una frase emblematica, una scritta a cui Jorit affida il suo pensiero:
Ogni vita salvata dalle vaccinazioni o dagli aiuti umanitari compensata dalla perdita di un’altra per fame o per guerra. Povera Africa, nessun altro continente ha sopportato una combinazione così assurda di ruberie e benevolenza straniera.
Una pittura che travolge e induce alla riflessione, in cui si avverte il cuore pulsante dell’Africa, la sua anima, la cultura, da sempre stretta in una tensione fortissima con il Dum Dum Republic, nel suo dialogo con il mondo, l’apertura verso l’altro, scandito dai suoni primordiali del battere dei tamburi della world music, in un messaggio di inclusione, di pace e di speranza.
Un’opera che segna l’inizio della collezione della “factory” a cielo aperto sul mare del Dum Dum Republic, che si proietta alla stagione estiva, tra exhibition art, design, performing act, cinema ed happening di poesia, mentre, a fare da fil rouge, come sempre, la musica con i suoni del mondo.
Lo sguardo profondo, tagliente, del bimbo africano, realizzato sulla grande tela posizionata al centro dell’arena che sorge sul mare, scuote le coscienze. Un piccolo guerriero della “Human Tribe” di Jorit, con il volto solcato dalle sue iconiche cicatrici rosse: cicatrici che sono: “aperture attraverso le quali un essere entra nella solitudine dell’altro”, come sosteneva Frida Kahlo. Una luce nello sguardo che diventa ancora più emblematica, mentre viene colpita dai raggi del sole che tramonta a mare.
Jorit dichiara:
A Paestum abbiamo realizzato un dipinto un po’ insolito. Su un pannello, qui vicino al mare, in condizioni bellissime, insieme a tantissima gente dopo un periodo di lontananza. È difficile spiegare un’opera, è difficile dire quello che voglio esprimere perché lo faccio appunto attraverso i colori e non con le parole. È un bambino nero, evidentemente nero, e sotto c’è una frase molto emblematica. Noi ci lamentiamo, ci preoccupiamo tanto, dei problemi che abbiamo qui, anche con persone che provengono dall’Africa, magari in condizioni di povertà assoluta. Però dobbiamo renderci conto che da secoli noi andiamo là, sfruttiamo il continente, rubiamo le risorse e lo rendiamo povero. Per cui molte di queste persone sono costrette ad emigrare. Vorrei che tutti potessero rimanere nel loro Paese, sarebbe la cosa più bella, così come molti miei amici, costretti ad emigrare all’estero o ad andare al nord dell’Italia come se fosse l’estero. Vorrei che tutti potessero rimanere nella propria terra e non fossero costretti ad emigrare.
Sottolinea Biancaluna Bifulco, founder del beach club della costiera cilentana:
Un’opera straordinaria che sposa a pieno la filosofia che è da sempre quella che anima tutti noi. Un capolavoro assoluto quello che Jorit ha regalato stasera a noi del Dum Dum Republic.
Grazie infinite Jorit. È stato emozionante, perché osservarlo live è un’emozione grande. Capire come si realizza un’opera d’arte, tratto per tratto, passaggio dopo passaggio, è davvero una meravigliosa esperienza da vivere insieme. Evviva l’arte, evviva Jorit, perché è un giovane ed è un combattente. Ed oggi, “combattente” è una bellissima parola, dal valore straordinario”.
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Cialda compostabile Caffè Borbone per un’idea green e di design
Scrub viso e corpo, fertilizzante per le piante, deodorante per il frigo, tinta per tessuti, scaccia formiche e lumache… Esistono mille modi, utili e naturali, per ridare vita al caffè esausto. In ambito green, poi la cialda non ha rivali, grazie al filtro carta e alle buone proprietà del caffè, anche già usato, che le rende smaltibili nell’umido e ideali per la trasformazione in compost.
Le cialde esauste, non solo possono servire a dare nuova linfa al terreno, ma addirittura essere trasformate in oggetti d’arredo.
Questa è l’idea di Krill Design, azienda che da scarti di caffè, o meglio, da cialde esauste riesce a ricavare un biopolimero, pronto a trasformarsi in filamento utilizzato, tramite stampante 3D, per dar forma ad autentici oggetti di design, come vasi, orologi, zuccheriere e set per lo smart working. Una bella storia, che vede coinvolto Caffè Borbone, in veste di fornitore delle cialde utili all’operazione, raccontata nei dettagli da una responsabile di Krill
Design.Un tema, quello legato al recupero e all’ecosostenibilità, tanto caro a Caffè Borbone, pioniere della cialda compostabile: prima azienda ad immetterla sul mercato.
Continua, dunque, l’impegno di Caffè Borbone in ambito ecologico. A breve, infatti, stupirà nuovamente i green lover con un upgrade della cialda compostabile davvero 100% amica della Natura con l’involucro completamente riciclabile, perché realizzato prevalentemente in carta, il più nobile dei materiali dal punto di vista ambientale.
Intanto, sono sempre più le persone che, conoscendo i tanti effetti benefici del caffè, scelgono di produrre, autonomamente e a costo zero, compost per rinvigorire giardini o orti casalinghi, utilizzando quel che resta delle cialde, dopo aver gustato un ottimo espresso, buono come al bar.E, le intuizioni collegate al riciclo di cialde usate, non finiscono qui. Di recente, la ricercatrice ed ingegnere alimentare, Giovanna Ferrentino, ad esempio, ha scoperto un “rivoluzionario” olio di caffè, riuscendo ad ottenere antiossidanti e lipidi da cialde usate della sua bevanda preferita.
5 comments on Lullaby è il primo singolo del producer lo-fi endly
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