International Pop Culture Festival, che si terrà a Napoli dal 22 al 25 aprile 2022, lo storico concorso di Fumetto e Grafica IMAGO, nato da un’idea dello scrittore Maurizio Ponticello, che quest’anno ha uno sponsor d’eccezione: Caffè Borbone. Ed è proprio “‘na tazzulella ‘e cafè” il tema dell’edizione 2022 del contest: ai partecipanti verrà chiesto di realizzare un elaborato sul caffè inteso come rito sociale e simbolo culturale. Per l’occasione Comicon e Caffè Borbone hanno istituito il Premio Speciale “Caffè Borbone” che offrirà al vincitore uno stage presso l’ufficio grafico dell’azienda napoletana di caffè.
Regolamento
Termine di consegna: 9 Aprile 2022 presso la Taverna del Gargoyle.
Sono esclusi i professionisti
Il disegno deve essere originale
Premio speciale “Caffè Borbone”: lo sponsor ufficiale di IMAGO 2022, Caffè Borbone, decreterà, tramite una giuria dedicata, il vincitore di un premio speciale da loro assegnato che consisterà in uno stage presso il proprio ufficio grafico!
Tema: ’Na tazzulella ’e cafè?
Nero, macchiato, schiumato, shakerato, freddo o, ancor meglio, corto e bollente. Ognuno la beve come crede ma la tazzina di caffè non è solamente la bevanda più amata dagli italiani perché è un vero e proprio culto che unisce il Bel Paese da Nord a Sud. Non solo, bere un espresso è tradizione, cultura e socialità aggregante. E presto se ne accorgerà pure il mondo intero poiché proprio il caffè espresso è stato candidato, all’unanimità, a “patrimonio culturale immateriale dell’umanità” dell’UNESCO. Che significa? Semplice: mantenere intatta una diversità culturale di fronte a una globalizzazione che divora e appiattisce ogni cosa.
Del caffè se ne sono già occupati letterati, poeti e musicisti, e ora tocca a voi.
Imago, quindi, chiede di realizzare un elaborato che rispecchi questo aspetto del caffè quale simbolo culturale e rito sociale. Il caffè, allora, come pretesto per stare insieme alle persone care, o per semplice piacere a fine pasto o di prima mattina: una eccellenza che aiuta tutti ad affrontare la giornata con nuove energie.
È un piacere che non si nega a nessuno, e che Napoli, dove il caffè è più rito che altrove, rimarca con l’invenzione del “caffè sospeso”. Ne sapete qualcosa?
E per voi, che cosa rappresenta il caffè? Quali ricordi, persone, situazioni o immagini rievoca anche solo il suo inconfondibile aroma? Quali ricordi, persone, situazioni o immagini rievoca anche solo il suo inconfondibile aroma?
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I cinquant’anni del bar Settebello di Napoli con la mostra della pittrice Nadia Basso
E’ sempre lo stesso rito che si ripete. Ogni volta che torno a Napoli, da turista, è come se all’inizio vivessi in una bolla di sapone, e mi anniento nel caos cittadino a cui non sono per niente abituato. Tuttavia, tale barriera viene via appena il traffico si fa meno intenso e salgo per Calata Trinità Maggiore giungendo nella stupenda Piazza del Gesù Nuovo; mi assicuro che la libreria Dante e Descartes sia ancora lì, poi mi reco nell’illustre chiesa di fronte e mi siedo, in preghiera.
Di solito la mia tappa successiva è via San Sebastiano, la strada degli strumenti musicali e dei liutai, quelli che restano e resistono, ma questa volta mi sono fermato proprio all’angolo, tra questa stradina e via Benedetto Croce, per una cedrata ghiacciata al Bar Settebello.
Il Bar Settebello
Ho letto tanto, nell’ultimo anno, di questo luogo piacevole ed originale, ed ho colto l’occasione per entrarvi e respirare quella particolare atmosfera da circolo bohémien, con i tavolini da tipica terrasse francese, piccoli e tondi. Seduti ad essi un’atipica concezione di genere umano, persone tranquille, di qualsiasi età, che parlano di arte, discutono di politica in maniera neanche tanto accesa; c’è chi si tiene per mano e si guarda vicendevolmente in silenzio, chi resta da solo ed osserva la strada piena di turisti, testimoni di un tempo che lì resta sempre all’apparenza immutato ma porta tuttavia piccoli ma catastrofici cambi di stile; c’è chi si siede al pianoforte addossato alla parete e suona una composizione classica; chi addirittura organizza veri e propri concerti, numerosi musicisti che si susseguono e alimentano d’intensità armoniosa un sito accogliente, un buen retiro a pochi centimetri dalla bolgia di corpi che quasi si sfiorano, indifferenti l’uno all’altro.
Di qua una sensazione di essere a casa, di là il ritorno alle faccende, agli stralci di vita.
Pino De Stasio è alla cassa: non mi sorprendo di trovarlo lì, perché sapevo, sentivo che sarebbe successo presto, quindi sorseggio la bevanda fredda servita dal gentilissimo Ciro e con una scaltrezza che non mi appartiene corro a stringergli la mano. Lui si mostra felice del gesto, ci presentiamo, intanto qualcuno corre a fargli gli auguri, e al mio sguardo interrogativo mi spiega che proprio quel giorno il Bar Settebello compie cinquant’anni.
Probabilmente, se non certamente, l’unica realtà commerciale esistente da mezzo secolo lì nei dintorni, a pochi passi dal campanile di Santa Chiara, e mi accorgo che senza volerlo mi sono calato in un’invidiabile storia fatta di un susseguirsi di passioni, di un compendio di stimoli esposti, di un’esposizione di un pensiero di sinistra non sempre maggiormente combattivo e basta, ma ragionato, teorizzato, francamente esposto non solo nei gesti, nelle dottrine, nel rispetto delle scelte sessuali altrui, nella conservazione dei beni culturali, il tutto come in un’ambientazione da film di Ettore Scola.
Qui vi passò Pasolini, con un seguito di attori, mentre girava la novella Elisabetta da Messina, compresa nel suo Decameron; Pino era un bambino, e all’epoca c’era suo padre ad occuparsi del bar. E così, mentre finivo di bere quel toccasana che mi fa dimenticare la calura esterna, mi è saltata in mente una curiosa casualità. Mentre il 5 luglio del 1969 a Londra, in Hyde Park, i Rolling Stones tenevano il primo concerto senza Brian Jones, il loro fondatore, morto in circostanze misteriose appena due giorni prima e sostituito già da un pezzo da Mick Taylor, a Napoli, nel cuore del centro storico, in via Benedetto Croce, il signor Antonio De Stasio inaugurava il suo Bar Settebello, un luogo che probabilmente neanche lui sapeva sarebbe diventato di culto, proprio come gli Stones.
A Pino spiego la mia idea di scrivere un articolo in occasione del mezzo secolo di vita, e gli chiedo notizie dettagliate, ma lui con un sorriso taglia corto:
scrivi ciò che ti racconta il tuo cuore.
A pochi passi da noi due c’è una mostra temporanea di quadri, di ritratti per l’esattezza.
Sono di un’ammirevole bellezza, di un’esplosione di chiaroscuri colorati, e lì dove c’è luce o ombra c’è l’intensità di uno sguardo, di una vita che vi corre attraverso, del carattere che vi è esposto nel suo mutismo, nella fissità dell’immagine che sembra tuttavia parlarci, interrogarci.
Le Icone di Napoli, la mostra dei ritratti di Nadia Basso
“La pittrice è Nadia Basso” chiarisce Pino, poi mi passa degli inviti, mi suggerisce di scriverle.
Ammiro le opere che sono esposte, che abbracciano il pianoforte al di sotto, al centro; in tutto sette, in acrilico su tela 50 x 70 e vi sono ritrattii l’attrice Puella Maggio, il musicista James Senese, l’attrice Sofia Loren, il maestro Roberto De Simone, autore dell’opera lirica La Gatta Cenerentola, Titina De Filippo, Peppino De Filippo, e Totò.
La mostra s’intitola Le Icone di Napoli; a telefono la pittrice è molto contenta del mio interessamento, pur non conoscendomi, mi parla di sé, della sua avventura nel mondo dell’arte, dell’idea della mostra al Bar Settebello. E’stata fortemente voluta anche da Pino De Stasio, oltre che dai coniugi Pasquale Ferrara e Maria Giovanna Visconti, i quali, avendone apprezzato il talento nella precedente mostra interamente dedicata a Totò, in occasione del Maggio dei Monumenti del 2017, a cinquant’anni dalla sua scomparsa, hanno iniziato a seguirla nelle tappe successive, come la mostra a Palazzo Venezia, sempre dedicata al Principe del Sorriso, accolta con successo dai media e dalle recensioni; una sua opera da street art la si può ammirare al Vico Buongiorno, sempre a Napoli; ha lavorato a ritratti storici e di particolare importanza come, ad esempio, quando ha trattato in una sua esposizione il tema della legalità con i ritratti di Salvo D’Acquisto e Giancarlo Siani; oltretutto lavora in veste di scenografa nel campo del teatro e del cinema; ha insegnato Arte e Immagine in varie scuole del capoluogo.
L’idea dei volti noti della Napoli degli artisti, Le icone di Napoli, sarà in continua evoluzione, mi spiega, e comprenderà, nel giro di sei mesi per volta, un cambio dei sette ritratti esposti precedentemente, per dare valore a chi si merita un posto di riguardo nella mostra, quindi chi giungerà al Settebello, fino al prossimo anno, potrà ammirare ancora questa sorta di esposizione a lungo termine, in tutto il suo splendore, e in un’atmosfera senza pari.
Nadia Basso mi dice con una certa emozione e con un trasporto davvero notevoli:
La mia passione per il ritratto nasce da sempre. Ho sempre amato i volti, immortalandoli nei ritratti, soprattutto quando hanno qualche particolare caratteristica, come nel caso degli attori, che hanno questa espressione sulla quale c’è sempre da indagare, la maschera e il volto umano, tutto insieme.
Vedi Napoli e poi…
Prima di lasciare la Città del Sole passo sempre a Portalba, tra i libri nuovi e vecchi, poi faccio una lunga passeggiata fino a Piazza dei Martiri, per una bevanda al Gran Caffè La Caffettiera e una sosta alla Feltrinelli, per rifiondarmi tra i libri, quelli però delle ultime uscite, e da lì porto a casa qualche disco, che ascolterò in auto mentre correrò a lavoro nella settimana successiva.
Questa volta però, come per evocare un ricordo, sono ritornato in Piazza del Gesù Nuovo, e tra la folla ho riconosciuto Pino De Stasio, indossava occhiali da sole ed era uscito per una breve commissione.
E’sembrato felice di rivedermi. Non ho esitato a dirgli un sincerissimo “grazie”.
E grazie a te, Napoli.
Carmine Maffei
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Ariano Irpino: Enrico Franza e le considerazioni sulla proroga della zona rossa
Dopo aver atteso la decisione da parte dell’ASL di Avellino e della Regione Campania in cui si doveva stabilire se far terminare lo stato di zona rossa nel Comune di Ariano Irpino, con grande sorpresa di molti, l’esito è stato diverso da ciò che la maggior parte si aspettava.
Il termine della proclamazione di Ariano Irpino come zona rossa era stato stabilito per il 20 aprile 2020 invece è stato prorogato per ulteriori 48 ore. Nessuno ne capisce il senso reale, visto che i provvedimenti e gli screening correlati possono essere effettuati anche senza la necessità di zona rossa.
Le domande che in molti ci poniamo sono le seguenti:
Che senso ha prorogare di ulteriori due giorni lo stato di zona rossa?
Tutto ciò che si può fare nelle prossime 48 ore non poteva essere preventivato e attuato prima del 20 aprile?
Cosa si può fare in 48 ore (tempo limitato) che sembra ed è esiguo rispetto a quello già trascorso?
Perché la Regione Campania ha deciso questo nonostante la decrescita notevole e quasi inesistente di nuovi positivi?
Le domande sorgono spontanee soprattutto in base al video di Maria Morgante che spiega le ragioni per cui la Regione Campania ha stabilito questa ulteriore proroga.
Enrico Franza, ex sindaco di Ariano Irpino, non ha tardato nell’esporre le sue perplessità su questa decisione e scrive:
Dopo aver letto l’ultima ordinanza del Presidente della Regione Campania, vi confesso che sono davvero rammaricato.
Come ben sapete, avevo accolto con equilibrio e comprensione, la scelta del presidente Vincenzo De Luca di prorogare la zona rossa sino al 20 aprile.
Tuttavia, quest’ultima ordinanza proroga ulteriori 48 ore la zona rossa, 48 ore che, cito testualmente il tempo necessario per consentire la dotazione di dispositivi di protezione individuale da destinare alla popolazione.
Ragioni, queste, a dir poco imbarazzanti.
Perché? Perché forse il nostro Presidente della Regione ha dimenticato che la città di Ariano Irpino è il primo comune per estensione territoriale della Regione Campania, che la città di Ariano Irpino è sottoposta al regime di zona rossa dal lontano 15 marzo e che, forse, a questo punto sarebbe stato provvidenziale agire nell’arco di questi lunghi 36 giorni, costringendo ancora una volta il popolo arianese a dimostrare responsabilità e, nel caso specifico, ad automunirsi dei dispositivi di protezione, anziché ridursi ad ulteriori 48 ore per rimediare a ben 36 giorni di ritardi.
In questi 36 giorni, eccezion fatta per il tanto auspicato calo dei contagi, abbiamo assistito ad una gestione quantomai discutibile da parte dell’ASL della emergenza sanitaria, con notevoli ritardi e reticenze rispetto alle legittime preoccupazioni dei cittadini.
E nel frattempo? Nell’attesa che qualcosa si muovesse, la città di Ariano Irpino, come accaduto già in passato, si è stretta in un moto di solidarietà tra associazioni, privati cittadini, medici e volontari; una rete di solidarietà che ad oggi ha rappresentato l’unica, vera prova di coesione e di unità della nostra comunità.
Per parte mia, dopo aver richiesto formalmente al commissario prefettizio la sospensione dei tributi locali, che, sebbene attuata, necessiterà di un’ulteriore proroga, e dopo aver sollecitato il rafforzamento e l’ampliamento degli screening sanitari, così come previsto dall’ordinanza n.26, al punto 4, priorità al momento parzialmente disattesa, come già vi avevo anticipato, mi sono adoperato da tempo insieme ai sindaci degli altri comuni dichiarati zona rossa e in particolar modo alla città di Ariano Irpino.
Abbiamo agito su due fronti, Regione e Governo, proprio per ottenere risposte concrete dall’una e dall’altra istituzione nell’ambito delle rispettive competenze, su quelle che noi riteniamo siano priorità ed esigenze assolute del nostro territorio.
E così, se da un lato, grazie a un rapporto di collaborazione proficua con il consigliere regionale Enzo Maraio, sono state recepite in una proposta più ampia e articolata anche le nostre istanze relative a un piano di rilancio della nostra economia, e dunque: maggiore sostegno alle famiglie con un contributo pari al 70% del canone di locazione sino a 4 mensilità; sospensione del pagamento del bollo auto fino a sei mesi; esenzione totale del pagamento dell’Irpef regionale per l’anno 2019; abolizione delle tasse regionali sui consumi energetici; misure economiche a sostegno dell’edilizia e delle attività economiche e produttive fino al potenziamento dell’ospedale con la riapertura dei reparti chiusi a causa della pandemia, e dunque con il ripristino di tutte le funzionalità che spettano legittimamente a un ospedale Dea I livello.
Dunque, se da un lato ci siamo mossi a livello regionale, dall’altro, abbiamo agito a livello nazionale. Difatti, abbiamo chiesto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero dell’economia e al Ministero dello Sviluppo Economico misure economiche specifiche che vanno a rafforzare la legittima richiesta del commissario di istituire per il comune di Ariano Irpino la Zona Franca Urbana.
Misure tese a:
- Sospensione degli adempimenti contributivi e tributari sino al 31 luglio 2020.
- Sospensione del pagamento delle rate fino a 24 mesi per i titolari dei mutui contratti per l’acquisto della prima casa.
- Semplificazione delle procedure burocratiche per l’accesso alle misure temporanee di sostegno alla liquidità delle imprese.
- Credito di imposta di almeno 70% per la sanificazione di tutti gli ambienti di lavoro a favore degli esercenti di attività di impresa, arti o professioni.
Un lavoro intenso, ma prezioso, e che è stato reso possibile anche e soprattutto all’apporto fondamentale dei sindaci dei comuni del Vallo di Diano, ai quali va tutto il mio più sentito ringraziamento.
Una collaborazione che è stata posta in essere soltanto ed esclusivamente a tutela dell’interesse di una comunità, di comunità che rivendicano a gran voce dignità e rispetto perché è tempo di diritti e non soltanto di doveri.
Crediamo che sia giusto avere delle risposte esaustive e non palliativi che dimostrino la reale esigenza nel prorogare per altri due giorni lo stato di zona rossa ad Ariano Irpino perché gli screening eventuali e il rifornimento di DPI possono essere eseguiti a prescindere se la zona sia o meno rossa.
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Grottaminarda,
nuove misure di contrasto al randagismoIl Comune di Grottaminarda, attraverso vari step e delibere di Giunta, ha istituito il servizio di assistenza sanitaria degli animali randagi nonché quelli presenti in nuclei familiari in condizioni di indigenza, per almeno venti esemplari, attraverso visite medico veterinarie e diversi trattamenti.
Un aiuto alle persone indigenti che possiedono un cane o un gatto, ma soprattutto un’attività per assistere i randagi e cercare di ridurre il fenomeno.
Possono beneficiare del servizio tutti i proprietari facenti parte di famiglie indigenti il cui reddito familiare complessivo annuo non sia superiore agli ottomila euro e che siano in possesso di un animale munito di microchip. In caso di animale appena adottato, o appena rinvenuto in strada, la famiglia di adozione dovrà provvedere, nel termine di 15 giorni, alla relativa microchippatura.
I trattamenti previsti sono: visita di ingresso e visita di controllo, sverminazione, vaccinazioni preventive, richiami, prelievi ed esami ematici (emocromo e ricerca del parassita Leishmania), trattamenti antiparassitari di origine endogena ed esogena.
Per richiedere i trattamenti previsti è necessario produrre apposita istanza, munita della prescritta documentazione, indirizzata al Comando dei Vigili Urbani che provvederà ad esaminare i requisiti per l’accesso al servizio.
L’istanza va redatta sull’apposito modello da ritirare presso il Comando di Polizia Municipale o scaricabile dal sito www.comune.grottaminarda.av.it dove è possibile consultare l’avviso e quindi ogni altro dettaglio per la presentazione della domanda.
“Innanzitutto – spiega il vicesindaco Marcantonio Spera – ci siamo dotati di un Disciplinare, poi di un Piano operativo di intervento per l’affidamento delle attività di prevenzione del randagismo, cura e benessere degli animali d’affezione a due veterinari, abbiamo stabilito i Criteri attuativi ed infine abbiamo lanciato l’Avviso pubblico. L’auspicio è innanzitutto di poter assicurare le migliori condizioni di salute di cani e gatti di proprietà di persone che non hanno molte possibiltà economiche e pur essendo affezionatissime ai propri animali non riescono ad assicurare loro ogni cura; l’altro obiettivo è di spronare la regolarizzazione delle adozioni e naturalmente contrastare il fenomeno del randagismo”.
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