Serata finale, mercoledì 27 aprile, alle 21, per Terræmotus Neapolitan Talent (Tnt), il contest del Trianon Viviani alla ricerca delle nuove voci “esplosive”.
Dei sessanta concorrenti iniziali, due gli sfidanti per la vittoria, che varrà l’inserimento nella compagnia Stabile della Canzone napoletana: Anna Rita Di Pace ed Enzo Esposito.
I due cantanti finalisti si esibiranno sul palco del teatro, per gli spettatori presenti e per i navigatori collegati in diretta streaming sulla pagina Facebook del Trianon Viviani. A giudicarli la giuria tecnica, presieduta dal regista Bruno Garofalo, che terrà anche conto del consenso espresso dal pubblico in sala e dai likes registrati sui social.
Ospite e madrina della serata, il direttore artistico del Trianon Viviani, Marisa Laurito, che ha ideato questo talent presentato da Gennaro Monti con Tiziana De Giacomo.
La serata finale di Tnt è a ingresso gratuito, fino a esaurimento dei posti disponibili.
È possibile rivedere le serate precedenti sulla webtv del sito istituzionale e sul canale YouTube del teatro.
You Might also like
-
Simone Vignola ci parla di Naufrago, il suo ultimo album: l’intervista
Naufrago (7 dicembre 2018) è l’ultimo album di Simone Vignola, cantautore e polistrumentista campano. Già all’età di sei anni inizia a suonare la chitarra e la musica diventa il suo centro e la sua forma d’espressione.
Nel 2008 all’EuroBassDay è premiato come Miglior Bassista Europeo Under 35, nel 2010 al BOSSLoop vince il premio di Miglior Looper Italiano che lo porta ad esibirsi nel 2011 al NAMM a Los Angeles.
Naufrago è un progetto che si discosta artisticamente da quelli precedenti: c’è maggiore attenzione ai testi, che trovano il giusto equilibrio con il sound. Il disco è ideato e prodotto interamente da Simone Vignola non solo come performer e compositore ma anche come producer. La melodia è sempre caratterizzata dalla contaminazione di groove, funk e pop ma c’è una cura maggiore nei testi che rappresentano una sorta di viaggio introspettivo del cantante.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui per comprendere meglio come sia nata l’esigenza ed il mood di Naufrago.
1. Come nasce Naufrago?
Naufrago nasce come un album self made, è un lavoro autobiografico. Dal punto di vista artistico questo lavoro è come una presa di coscienza, in cui il naufragio rappresenta una sorta di metafora che vorrebbe porre l’importanza non sul luogo dove ci si trova in un determinato momento ma sulla destinazione.
Naufrago è un album che si differenzia dai lavori precedenti da un punto di vista di focus: c’è un arraggiamento dei testi differente che non è incentrato sul basso.
2. Il tuo pubblico è stato una parte fondamentale per la realizzazione di Naufrago. Hai avuto paura di deluderli, presentando un album più introspettivo e più cantautorale?
C’è stata una grande partecipazione su Musicraiser, piattaforma di crowdfunding musicale, per cui il mio pubblico ha acquistato il mio album in anteprima. Inizialmente ho avuto il timore di poterli deludere, poi ho pensato che questo sentimento che ha spinto i miei amici a partecipare a questo progetto sia stato mosso nei confronti dell’artista e non finalizzato alla mera realizzazione dell’album. Da questo punto di vista non potevo deluderli perché non mi hanno chiesto niente e questa è una cosa che reputo bellissima.
3. Qual è l’urgenza espressiva che ti ha portato alla realizzazione di quest’album?
Naufrago nasce con il desiderio di arrivare ad un pubblico più ampio, parlando di emozioni perché credo che chiunque possa immedesimarsi nel mood delle mie canzoni.
4. Chi è il naufrago a cui hai dedicato il nome del tuo album e un brano all’interno del disco?
Il naufrago in questo contesto è colui che prende coscienza di essersi perso e riesce a sfruttare tutto ciò che ha imparato nel suo passato e che non è riuscito a mettere in pratica. Attraverso questo processo riscopre emozioni e ricordi sopiti che riescono a fargli superare la condizione di naufrago.
5. In alcuni testi di Naufrago affronti il tema del viaggio inteso come percorso interiore.
Il viaggio di cui parlo nei miei testi ha un significato metaforico perché è un percorso che non ci porta ad una meta fisica ma rappresenta un punto d’arrivo individuale e introspettivo a cui, prima o poi, ciascuno di noi giunge. Il focus non è il punto d’arrivo ma tutte quelle serie di circostanze che ci hanno spinti in quella direzione.
6. In naufrago si percepisce un mood malinconico. Concordi con questa impressione?
Sì, è vero. Nell’album c’è una vena malinconica che mi appartiene più come persona che come artista. Attraverso l’artista esprimi, inevitabilmente, ciò che sei a livello umano. La malinconia che si percepisce non la so spiegare perché fa parte di me e non riesco ad analizzarla.
7. L’amore è un altro tema ricorrente all’interno dei testi di Naufrago.
L’amore per me rappresenta la vitalità dell’essere umano, ritornando al discorso della meta per me il punto d’arrivo è sempre qualcosa di interconnesso con l’amore. Questo sentimento ha una potenza tale che riesce a spingerci oltre i nostri limiti, evitandoci la monotonia di una vita piatta e schematica.
L’oggetto o il soggetto amoroso lo intendo in senso ampio: può essere per una donna, una figlia o una cosa come la musica. Io identifico l’amore come una fiamma che ci spinge a muoverci in modo non scontanto, che ci sorprende ed è in grado di farci scoprire lati di noi stessi che a volte ignoriamo.
Chi ama ha coraggio perché decide di lasciarsi andare, esprimendo i propri sentimenti nel mondo reale perché oggi è più semplice farlo nel mondo virtuale e social. Ho come la sensazione che oggi nel mondo reale non ci sia quasi più bisogno di esprimere l’amore e credo che da questo punto di vista dovremmo fare un passo indietro.
8. Un mondo per me è un brano che parla di speranza, di futuro e di diversità. Siamo diversi da chi? Siamo diversi da cosa?
Credo che ciascuno di noi si senta unico e diverso, oggi bisognerebbe capire dove si trova e com’è collocata la normalità. Un mondo per me è un testo in cui parlo di accettazione della diversità come un modo per poter vivere meglio. Siamo tutti diversi e ciò non deve avere un’accezione negativa, non è qualcosa che ci limita ma che ci caratterizza.
9. Qual è il leitmotiv di Naufrago?
Musicalmente è il funk invece dal punto di vista testuale è la voglia di sfuggire da determinati paletti che ci sono nella nostra società. Il naufragio rappresenta proprio questo processo: quello di uscire dagli schemi, avendo il coraggio di andare controcorrente.
-
Figli di Giuseppe Bonito: uno spaccato ironico sulla genitorialità di oggi
Giuseppe Bonito, dopo L’Arminuta (2017) tratto dall’omonimo romanzo, torna sul grande schermo con Figli, uscito nelle sale il 23 gennaio.
Il lungometraggio affronta in modo leggero ed ironico l’essere genitori al giorno d’oggi, offrendo anche uno spaccato sociale e politico, che sottolinea la problematica de calo delle nascite, dovute alla precarietà lavorativa e alla mancanza di prospettive reali per il futuro di una coppia che decide di mettere al mondo una vita.
Figli: la trama
Nicola (Valerio Mastandrea) e Sara (Paola Cortellesi) hanno già una bambina, la loro vita procede tranquillamente tra i vari impegni lavorativi di entrambi finché non arriva la notizia di una seconda e inaspettata gravidanza.
La gestione familiare in teoria è divisa al 50 e 50 tra i due coniugi ma, come sempre, il carico mentale dell’organizzazione grava interamente sulle spalle di Sara. Con la nascita di Pietro le problematiche si acuiscono perché i genitori bis non riescono a farcela da soli, per la gestione del tempo e dei compiti da svolgere nella quotidianità lavorativa e familiare.
Cercando di trovare una soluzione, tra cartelle esattoriali e affitti da pagare, chiedono aiuto alle rispettive famiglie che appartengono a quell’epoca sessantottina che si è mangiata tutto quello che poteva, che godono di una pensione e che rappresentano la categoria degli ultimi privilegiati di quel sistema politico ed economico che, oggi, non garantisce neanche la metà di ciò che, in passato, è stato dato a loro.
L’unica soluzione che trovano idealmente Nicola e Sara, nei momenti più critici, è quella di scaraventarsi fuori dalla finestra della loro abitazione e di fuggire, cercando una quiete apparente.
Figli: lo spaccato sociale di oggi
Giuseppe Bonito, oltre a mettere in evidenza la criticità economica, politica e sociale del nostro tempo, si sofferma sull’individualismo e sul forte egoismo, che anima la maggior parte delle nostre scelte. Un esempio lampante è dato dalla scena in cui Nicola chiede aiuto a Cabo (Giorgio Barchiesi), suo padre, per aiutarlo a tenere il piccolo Pietro quando lui e Sara sono a lavoro.
Cabo, alla richiesta di aiuto familiare, risponde al figlio di non essere in grado di poterlo fare per mancanza di energie ma, subito dopo questa risposta, Nicola viene a sapere che Cabo sta cercando di diventare padre con la sua nuova compagna, molto più giovane di lui.
Figli è un film che lascia un sorriso amaro perché esasperando alcune situazioni, ci porta a riflettere sulla criticità sociale di oggi perché ciascun aspetto della nostra vita, anche quello più privato, è strettamente connesso a tutto ciò che ci gravita intorno anche se, apparentemente,la società ci sembra lontana dalla nostra quotidianità.
Paola Cortellesi, dopo Ma cosa ci dice il cervello, torna a farci sorridere con l’ironia che la contraddistingue infatti ne consigliamo vivamente la visione.
-
La mia versione dei Grevisi: racconta una storia vera di molestie
Il brano dei Grevisi, “La mia versione”, racconta una storia vera di molestie, una di quelle storie giovani, di sottilissima e crudele violenza, che, a volte, riempiono le pagine dei giornali e possono sfociare in tragedia.
Vittima è Daniele, non ancora diciottenne giovane e talentuoso studente napoletano, che racconta così la sua drammatica esperienza:
Una ragazza, fece delle avances che non furono da me corrisposte ma, dopo il rifiuto, una volta tornata dai suoi amici, mette in atto il suo piano diffamatorio capovolgendo i fatti.
Al giovane ragazzo, accusato ingiustamente, viene fatta “terra bruciata” intorno e si ritrova solo, isolato da tutti, in pratica senza il fulcro sociale fondamentale per un ragazzo della sua età:
Oggi che ho superato questa vicenda- conclude così- sorrido ma, all’epoca fu uno shock emotivo fortissimo. Mi ha dato la colpa delle sue colpe ed una dinamica pericolosa che accade spesso, da ambo i sessi, tra noi giovani. Una vera e propria violenza psicologica, argomento su cui noi vorremmo porre l’attenzione.
Da questa esperienza negativa, dopo un periodo buio Daniele, che ama la musica e studia pianoforte, conosce Matteo, all’epoca chitarrista-cantante in un’altra band e, grazie a questo nuovo rapporto, nascono i Grevisi.
Il progetto Grevisi
Il nome del gruppo è ispirato al termine “greve”, usato nello slang giovanile romano, una parola che esprime stupore e sorpresa per qualcosa, e nasce nel 2021 dall’unione, come già detto di Daniele Sansosti (tastiere), Matteo Tafuri (chitarra e voce) e Francesco Cianci (batteria). Ai ragazzi si aggiungerà, dopo qualche mese, Giuseppe Di Fiore (basso), che condividendo gusti musicali simili decidono di iniziare a suonare insieme e scrivere inediti.
Musicalmente il brano è un rock alternativo che strizza l’occhio al prog, genere musicale caro ai giovani artisti. Le loro band di riferimento sono i Pink Floyd, Porcupine Tree, Muse e gli italianissimi Osanna e PFM.
Attenzione maniacale per il suonato, groove e ritmiche ossessive sono i loro marchi di fabbrica. In questo momento sono al lavoro sul primo Ep prodotto da Suono Libero Music.
Curiosità. Il videoclip è curato proprio da Francesco Cianci, batterista della band (che di professione è, per l’appunto, apprezzato videomaker) e l’uscita del giorno 23 richiama, a voler dissacrare, il 23 maggio 2020, data degli accadimenti che racconta la canzone.
5 comments on Terræmotus Neapolitan Talent (Tnt): la serata finale
Comments are closed.