A distanza di alcuni mesi dall’ottimo riscontro ottenuto con la canzone “Celeste”, la cantante sarda Serena Schintu ritorna con un nuovo singolo dal titolo “Caraibi”, canzone scritta da Vincenza Casati e Karin Amadori, in collaborazione con Gabriele Oggiano (produzione D.G.M.), autori già noti nel settore musicale nazionale.
Un sound dal “sapore estivo” che ci accompagnerà per tutta la bella stagione, un viaggio della mente che sembra racchiudere in modo implicito una voglia vera di staccare da tutto e da tutti. Una località estiva nella quale “perdersi”, quasi con la voglia di non tornare più.
Una canzone dal ritmo fresco ed incalzante, perché porta a cambiare stile di vita e fa venire voglia di ballare. Insieme al singolo sarà edito anche il videoclip, disponibile su tutte le piattaforme multimediali.
Serena:
La voglia di cambiare può essere data anche dalla gioia nel rispolverare un vecchio look degli anni passati, staccare dai pensieri di tutti i giorni; l’attesa per quell’estate che arriva e che già farà dimenticare tutto il resto.
I piaceri che si possono trovare in una destinazione esotica da vivere attimo per attimo, forse è questo il vero momento in cui ci si accorge di avere tutto, tanto da non avvertire la mancanza di niente e nessuno. Una canzone semplice ed orecchiabile che inonda di vitalità nel momento in cui la si ascolta ma che di fatto resta lì nel proprio dispositivo. Invece sarebbe molto più bello ascoltarla dal vivo, viverla in quel momento perché il giorno dopo la sua magia potrebbe essere già svanita ma, considerato il fatto che si tratta di un tormentone estivo e che le sue note risuoneranno nella testa per mesi e mesi.”
Serena grazie alla propria vocalità riesce ad esprimersi nei diversi stili musicali. Per merito della sua intraprendenza e lungimiranza è riuscita ad uscire grazie esclusivamente al proprio lavoro ed all’impegno costante, costruendo la propria immagine step by step.
Serena Schintu: biografia
Serena Schintu, classe 87, nasce ad Alghero ed inizia a muovere i suoi primi passi nel mondo della musica fin da piccola, esibendosi live nei locali e nei teatri. Perfeziona la sua arte studiando canto e la sua produzione musicale inizia nel 2017 con il primo album “Ghiaccio”. Prosegue nel 2021 con il suo secondo album intitolato “Miliardi di stelle”.
I suoi videoclip su youtube ricevono migliaia di visualizzazioni che si mantengono in constante crescita. Serena però non si limita soltanto a farsi ascoltare all’interno dei propri confini nazionali, la sua voce infatti attualmente è conosciuta anche in diversi Paesi dell’Unione Europea.
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Il teatro di burattini di Adriano Ferraiolo e figli torna ad Avellino
Si accendono di nuovo i motori della compagnia Adriano Ferraiolo e Figli, dopo tanti mesi di stop forzato dovuti al Covid. S ritorna finalmente ad assaporare la gioia di tornare tra la gente, rispettando le normative vigenti e i distanziamenti.
Adriano Ferraiolo con il suo teatro di burattini, dopo un anno, ritorna ad Avellino dove dal 6 al 15 settembre tutti i giorni dalle ore 17:30 si esibirà con i suoi spettacoli a Piazza Agnes. Per completare la magia dell’arte e della cultura di Adriano Ferraiolo e Figli ci saranno i colori delle antiche caramelle veneziane insieme al profumo vanigliato dei favolosi croccanti, arachidi, mandorle e nocciole giffonesi.
La compagnia vi aspetta per sorridere con la commedia dell’arte e una giusta dose di vaccino culturale che immunizza dalla tristezza e dalla solitudine per concludere una splendida estate 2021.
I burattini di Adriano Ferraiolo e figli
Pulcinella
Maschera del teatro popolare napoletano, una delle principali maschere regionali italiane. È gobbo e ha naso adunco. Possiede in larga misura difetti e vizi che la tradizione attribuisce ai contadini; ma ha una sua filosofia e, come tutti i napoletani, canta. Prima di assumere le caratteristiche con cui è giunto a noi, il costume ha subito molte trasformazioni nel tempo: oggi è tutto bianco (camiciotto con collaretto stretto in vita, larghi calzoni, cappello a pan di zucchero), con l’eccezione della mascherina nera. I suoi secoli d’oro sono stati il XVII e il XVIII; suo principale palcoscenico, dalla seconda metà del Settecento, il S. Carlino di Napoli. Pulcinella famosi, tra i molti: S. Fiorillo – forse il creatore del tipo – nel Cinquecento, A. Calcese e M. Fracanzano nel Seicento e A. Petito nell’Ottocento; ai tempi nostri gli ha dato vita anche Eduardo De Filippo. È stato ‘esportato’ con successo in Francia (Polichinelle), Germania (Polizenelle), Inghilterra (Punch), Spagna (Pulchinelo) ed è divenuto personaggio prediletto dei piccoli appassionati del teatro dei burattini.
Felice Sciosciammocca
Personaggio creato da Antonio Petito, Sciosciammocca che in napoletano significa l’allocco, è un personaggio nato ingenuo. Con Eduardo Scarpetta questo personaggio di allocco, di ingenuo si evolve e diventa invece un personaggio che fa parte della borghesia napoletana: Borghesia napoletana che nel 1850-60 cominciava a prendere piede dopo che Napoli non era più capitale di un regno. Eduardo Scarpetta ha avuto il merito di elaborare, di ingrandire, di ingigantire questi aspetti del personaggio, Felice Sciosciammocca, riuscendo ad introdurlo in un certo tipo di società e facendolo diventare un personaggio a se stante. Questo personaggio ha influenzato moltissimo la fine dell’ottocento teatrale napoletano tanto da interessare Eduardo De Filippo, Peppino De Filippo, Raffaele Viviani: è diventato un personaggio a tutto tondo e sono tantissime le commedie attraverso le quali è possibile seguire l’evoluzione del personaggio di Felice Sciosciammocca. Nelle nostre rappresentazioni il Felice è spalla e compagno d’avventure di Pulcinella e impersona il carattere del Napoletano ben istruito e con una cadenza dialettale tipica e caratteristica delle persone appartenenti ad una classe borghese o nobile.
Le Donne
Solitamente le commedie da noi presentate , come quelle teatrali Napoletane alle quali spesso facciamo riferimento, terminano con Matrimoni e il più delle volte è lo stesso Pulcinella a prendere moglie. Sebbene non vi sia un personaggio femminile ben delineato e con un nome molto ricorrente , nelle nostre commedie le donne che al termine della rappresentazione si sposano con Pulcinella appartengono quasi sempre ai ceti più bassi dello scenario Napoletano di fine ottocento e possono variare dalla cameriera di casa fino ad un’emblematica e significativa proprietaria di un piccolo bar o trattoria. Ben diversa è la condizione delle altre donne presenti nelle commedie che molto spesso appartengono a classi più agiate, alla borghesia o nobiltà, ricoprendo quel ruolo, attorno al quale si genera la commedia, di donna promessa in sposa a qualche nobile per necessità o per sete di ricchezze. Nel finale le commedie vedono il prevalere dell’amore sui soldi o i titoli nobiliari e in gran parte grazie all’aiuto di Pulcinella queste donne finiscono per sposare il giovane amato e non il nobile vecchio e antipatico voluto dai genitori.
I personaggi fantastici
Sebbene quasi tutte le commedie da noi presentate sono vere e proprie commedie Teatrali riprese da grandi autori del teatro classico Napoletano e opportunamente modificate e snellite per permettere una rappresentazione più semplice e accessibile, la nostra arte di burattinai deriva da un genere ben diverso da quello da noi rappresentato. Difatti la tradizione più classica dell’arte dei burattinai vede rappresentazioni romanzesche o fiabesche con personaggi affascinanti e spesso magici che catturano l’attenzione dei più piccoli o di coloro che nell’osservare tale arte covano il profondo desiderio di sentirsi ancora tali. Non possono dunque mancare nei nostri scenari i personaggi “Magici”, “Fiabeschi” o più semplicemente “Fantastici” come “il mago Solombrone”, “la strega”, “l’orco”, “i folletti” fino poi a giungere a diavoli e teschi che quasi sempre hanno la peggio rappresentando questi il “male” e Pulcinella il “bene”.
I Carabinieri o Gendarmi
Presenti in molte delle nostre rappresentazioni i Carabinieri, Militari o altri personaggi tutori della legge, si inseriscono come personaggi secondari che vanno spesso a rafforzare la morale della commedia che nella maggior parte dei casi nasce dai binomi “bene e male” e “amore e odio”.
Le attrezzature
Le attrezzature utilizzate nelle nostre rappresentazioni sono il più verosimili possibile, nella loro realizzazione abbiamo cercato di portarli in scala considerando le dimensioni dei burattini e la messa in scena. Naturalmente la scala non è precisissima in quanto bisognava tener presente della grandezza del boccascena e la distanza della platea. Le attrezzature inoltre che prima curavamo e realizzavamo noi da una decina d’anni le cura uno scultore e amico di Campobasso Gianni Quarto che da appassionato dei burattini realizza nuove e sempre più perfette e lavorate attrezzature sollevandoci da un compito che ci occupava molto tempo.
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In fondo alla caverna di Alessandro Perna: un viaggio di sola andata nel mondo penale minorile
In fondo alla caverna (2018), pubblicato da Graus Editore, è il primo romanzo di Alessandro Perna, avvocato penalista specializzato in legislazione penale minorile. Il libro è composto da diciassette storie, che mostrano il mondo penale minorile, fatto di esistenze in bilico tra legale ed illegale, abusi, violenze, vissuti tragici e diversità di ogni sorta.
Le vite dei protagonisti delle storie di Alessandro Perna sono legate da un filo indissolubile con il luogo sociale in cui sono cresciuti, dal contesto familiare che li ha segnati, a prescindere dall’estrazione sociale di appartenenza, ma anche dalla difficoltà di non poter vivere liberamente in contesti retrogradi e da cui si sente forte la discriminazione nei confronti della diversità, intesa in senso lato.
In fondo alla caverna non è scritto in forma narrativa: le frasi sono brevi, non c’è spazio per le figure retoriche, ogni storia viene rappresentata attraverso una scelta ponderata delle parole che sono taglienti, crude e non lasciano spazio all’immaginazione.
Per farvi entrare nel mood del romanzo, riportiamo l‘introduzione alle storie di In fondo alla caverna scritta dallo stesso autore:
Sorie.
Istantanee quotidiane.
Racconti di abbandono, ricerca; eccessi di rabbia.
Realtà ingurgitate, riflesse, sul fondo della caverna.
Sguardi disciplinati, allenati, orientati al basso.
Ombre che si riflettono sulle pareti.
Realtà incerte; crepe.
Percorsi tracciati.
Uno devia, si ritrova solo.
Percentuali basse.
Un altro si adagia, rinuncia, si arena.
Mare in perenne tempesta.
Minori; sonnambuli.
Acrobati.
Vertigini.
Fondo.
Vissuti scomodi.
Adepti, manovalanza.
Aspri costrutti d’illegalità, di inerzia; pigrizia.
Ordini chiari, incisi; incisivi.
Morsi sulla pelle.
Fame.
Sete.
Storie di ragazzi dimenticati.
Cortometraggi: immagini di case, finestre aperte, file di bucato,
strade in salita.
Aroma di caffè.
Storie di quartieri densi e affollati.
Luoghi elettrici.
Mille passi, mille volti; sanpietrini.
Disagio.
…
Storie di opportunità.
Storie di necessità.
Terreno dismesso.
Scelte facili.
Conseguenze amare, pesanti.
Contrappeso sul “bilancino” del fato.
Lo Stato resta estraneo.
…
Li incontri per strada, li ascolti, li osservi.
Sguardi duri, muscoli tesi, toni alti, scarpe slacciate.
Presenze scomode.
Vuoti banchi.
Cancelli chiusi.
Li trovi lì, in fondo alla caverna, al buio, privati del sonno.
Spettatori di realtà riflesse.
Incatenati a rocce di necessità.
…
Qualcuno si alza, arranca, chiede aiuto emerge.
Ci sono ragazzi che di notte non sognano
Ci sono ragazzi che vivono nel fondo della caverna.
In fondo alla caverna: trama
I personaggi principali del libro In fondo alla caverna provengono da Napoli: alcuni ci sono nati, altri ci sono arrivati e altri ancora ci sono morti, senza aver avuto la possibilità di vivere pienamente la città.
I minori di cui scrive Alessandro Perna non sono stati tutti arrestati ma sono tutti collocati in quel baratro infernale dove non c’è spazio per l’amore e, soprattutto, per quella spensieratezza che si dovrebbe vivere in determinate età della vita.
La storia numero cinque racconta di bullismo e di omossesualità. Siamo in una scuola di Napoli e Mattia, il protagonista, è un ragazzo introverso. Un giorno viene pestato a sangue nel bagno della sua scuola perché durante una gita scolastica fatta in Sicilia, giocando al gioco della bottiglia con i suoi compagni, Mattia aveva mostrato interesse nei confronti di Ciro, dandogli, probabilmente, un bacio.
La disapprovazione dei suoi compagni di classe e di Ciro stesso, per l’accaduto, si palesa attraverso un agguato e relativa aggressione a scuola.
I colpi non accennavano ad arrestarsi, né a diminuire di intensità.
Il suo corpo era ormai una massa innocua, immobile, lasciata all’ira dei suoi aggressori.
Un senso di nausea lo invase quando avvertì la bocca riempirsi di sangue.
Rannicchiato, provava a proteggersi il volto, non avrebbe sopportato di dover dare spiegazioni ai genitori circa gli eventuali segni.
Era abituato al dolore, quello non visibile, quello occultabile.
Ciro si abbassò la lampo dei jeans e, mentre gli altri tre continuavano a colpirlo
…
Non era per il dolore fisico, a quello ormai ci era abituato.
Era la quarta aggressione negli ultimi due mesi. La più violenta.
Se l’era meritato, a volte se lo diceva, quando restava da solo chiuso nella sua stanza.
Ciò che emerge dalla storia di Mattia è il bullismo e la non accettazione dell’omosessualità, entrambe viste dalla parte della vittima e da quella del carnefice. Ciò che emerge è un quadro dai tratti cupi, fatto di spietata violenza e solitudine. Lo scrittore pone l’attenzione sulle conseguenze interiori che provoca il non sentirsi accettato nel luogo in cui si vive e da quelli che dovrebbero essere i coetanei a cui legarsi, durante il percorso scolastico e poi, si spera, anche nella vita.
Il racconto di Alessandro Perna evidenzia cosa si prova interiormente nel sentirsi diverso nel preferire un sesso a differenza di un altro, e ancora viene messo in risalto il senso di colpa che cerca di dare una giustificazione ad atti di violenza che non contemplati in un mondo umano fatto di libertà di espressione e di uguaglianza come dovrebbe essere quello in cui viviamo ma che, nonostante la modernità, resta ancorato a modi di pensare atavici e retrogradi.
Altre storie, come quella numero quindici, ci raccontano di tossicodipenze e di disagi a cui si cerca di non pensare perché provengono da quel luogo da cui non possiamo sottrarci: quello delle mura domestiche e della famiglia.
Il protagonista della prossima storia è figlio di un cardiochirurgo di Napoli, che vive in una famiglia che gli permette un tenore di vita agiato e che lo porta ad eccedere nell’uso di droghe e di alcol.
Il vortice affascina, il vortice cattura.
La tranquillità del suo andare, le onde, cerchi concentrici, spirali sinuose e in fondo il buio, solo il buio.
Nessuna luce con cui confrontarsi, nessuna immagine riflessa.
C’ero così vicino, potevo quasi toccarlo, l’alcool, i debiti, le donne, l’eroina, e ora…
Mi inietto la sostanza nell’interno coscia.
Che vadano a farsi fottere tutti.
La storia di questo ragazzo, potrebbe ricalcare quella dell’immaginario classico del giovane benestante, che sperpera per vizio e perché ha tutto senza sforzo ma, leggendo la sua storia, il lettore scopre i numerosi tradimenti di una madre assente, un padre che si ritrova costretto in un letto e che aspetta solo la morte come liberazione dalla SLA, male sopraggiunto all’improvviso che lo ha relegato nell’immobilità completa.
Le diciassette storie scritte da Alessandro Perna non pretendono di dare una morale, descrivono nelle viscere quel mondo che, molti di noi apprendono dalle news dei telegiornali e che lasciano il tempo che trovano nella consapevolezza a breve termine che scandisce i problemi altrui rispetto ai nostri, spesso, considerati sempre più tragici rispetto a ciò che accade fuori dal nostro microcosmo.
In fondo alla caverna è come un pugno nello stomaco che ci sveglia per un attimo dal mondo patinato in cui ci trastulliamo e riporta vicende delicate che potrebbero accadere nel vissuto di chiunque.
Se siete incuriositi da quella Napoli che esula dall’immaginario della sfogliatella, della pizza e del mandolino, mostrando un mondo più realistico della città, vi consigliamo la lettura de La città insensibile di Carmine Zamprotta: un’istantanea senza filtri su Napoli.
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Un Botticelli molto raro all’asta stimato 80 milioni di dollari
Un Botticelli molto raro sarà offerto all’asta il prossimo 21 gennaio. Il dipinto ritrae un giovane uomo con in mano il tondo di un santino. Il quadro è in ottimo stato di conservazione ed è un originale di Sandro Botticelli del XIV secolo.
Il prezzo di partenza si aggira intorno agli 80 milioni di dollari. L’identità del soggetto è sconosciuta ma secondo alcuni potrebbe essere Giovanni di Pierfrancesco de’ Medici.
Di Sandro Botticelli sono sopravvissuti al passare del tempo solo una decina di ritratti che sono quasi tutti custoditi nei musei.Undici dipinti dell’artista hanno superato il milione di dollari a un’asta e tre di questi sono stati attribuiti alla sua scuola o a suoi seguaci.
Il ritratto del giovane negli anni ’30 apparteneva alla collezione di Lord Newborough. Un suo antenato, Sir Thomas Wynn lo aveva acquistato tre secoli prima durante un soggiorno in Toscana. Successivamente il dipinto a metà degli anni ’30 è stato venduto dal Lord ad un collezionista privato e i suoi eredi lo hanno messo successivamente all’asta nel 1982.
Diversi pareri degli studiosi sul dipinto di Botticelli
Nel 1987 quando il quadro messo all’asta è stato oggetto di studio da parte di Richard Stapleford che dopo un restauro lo attribuì a Botticelli. Per Roberto Longhi e Federico Zeri sono più favorevoli ad attribuire l’opera a Francesco Botticini perché il dipinto è molto simile ad un’altra opera del pittore, custodita nel Palazzo Reale di Stoccolma.
Per Ronald Lightbown lo attribuisce alla scuola di Botticelli.
Il ritratto del giovane uomo sarà messo all’asta come opera di Sandro Botticelli. Il dipinto è raro e particolare soprattutto per il medaglione che ha tra le mani, il cui significato è ancora sconosciuto.
Prima di questo quadro di Botticelli il record per la sua opera è stata quella della Madonna col Bambino e San Giovanni da Christie’s che è stata battuta all’asta per 10, 4 milioni di dollari.
10 comments on Caraibi il nuovo singolo estivo di Serena Schintu
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