Fashion Film Festival Milano apre le iscrizioni al concorso della nona edizione e invita tutti i
creativi a sottoporre i propri film alla più importante rassegna cinematografica del mondo fashion.
Il festival, diretto da Constanza Cavalli Etro, avrà luogo a giugno 2023 durante la Fashion Week Uomo in collaborazione con la Camera Nazionale della Moda Italiana. Come in ogni edizione, la kermesse vedrà la partecipazione di prestigiosi brand di moda, registi premiati agli Oscar insieme ai migliori talenti emergenti.
I film possono essere proposti gratuitamente sul sito ufficiale entro e non oltre il 15 dicembre 2022. Ogni anno Fashion Film Festival Milano riceve circa 1000 fashion film da 58 paesi sia da talenti emergenti che affermati. Secondo lo spirito inclusivo del festival, tutti i creativi, i designer, i brand, le case di produzione, le riviste e gli artisti, avranno la opportunità di presentare il proprio film accanto ai lavori creati dai più influenti registi internazionali che ha visto il festival, come Ana Lily Amirpour, Wes Anderson, Bruno Aveillan, Sean Baker, Matteo Garrone, Spike Jonze, Miranda July, Spike Lee, Roman Polanski, Rankin, Paolo Sorrentino o Wim Wenders, e sempre gratuito.
I film saranno valutati dalla Giuria Internazionale del FFFMilano che verrà annunciata successivamente e che andrà ad aggiungersi agli importanti nomi che hanno partecipato in giuria nel passato come Giorgio Armani, Pierpaolo Piccioli, Laura Brown, Luca Guadagnino, Bruno Aveillan, Ana Lily Amirpour, Rankin, Bianca Balti, Cass Bird, Tim Blanks, Ilaria Bonacossa, Marcelo Burlon, Carlo Capasa, Cristiana Capotondi, Orsola De Castro, Piera Detassis, Michelangelo Di Battista, Miroslava Duma, Luca Guadagnino, Nadia Lee Cohen, Andrea Lissoni, Claudia Llosa, Margherita Missoni, Jim Nelson, Eva Riccobono, Paolo Roversi, Anna Dello Russo, Franca Sozzani, Sølve Sundsbø, Lea T, Max Vadukul, Paz Vega, Elizabeth Von Guttman, Lachlan Watson, Olivier Zham, Tim Yip e molti altri.
Il Festival si svolgerà in formula ibrida con eventi in presenza – la celebre serata dell’Award
Ceremony, l’anteprima di lungometraggi, conversation, parties – e online in streaming con una
ricca selezione di fashion film in concorso provenienti da tutto il mondo. Inoltre ci saranno le
conversation e le iniziative organizzate nell’ambito del “FFFMilanoForGreen” e “FFFMilanoForWomen”.
La giuria valuterà le seguenti 15 categorie di premiazione: Best Fashion Film, Best Director, Best
Music, Best Editing, Best Styling, Best Photography, Best Documentary, Best Experimental
Fashion Film, Best Italian Fashion Film, Best Green Fashion Film, Best New Director, Best New
Designer/Brand, Best New Italian Designer/Brand, Best New Italian Fashion Film, Best New
Fashion Film.
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America Latina è il nuovo film dei fratelli D’Innocenzo: il trailer
Damiano e Fabio D’Innocenzo tornano, dopo Favolacce, sul grande schermo con America Latina e, in un certo qual modo, proseguono con il loro sguardo sulla società in modo caravaggesco.
Ritroviamo anche in questo film come protagonista Elio Germano, che interpreta Massimo Sisti, un dentista affermato, tranquillo, rispettoso della propria famiglia e dei propri pazienti, che non ha più nulla da chiedere o da pretendere dalla vita.
Lui ha tutto ciò che un uomo potrebbe desiderare, grazie al proprio senso di rispetto e serietà della vita e di tutto ciò che lo circonda.
Un giorno però, all’improvviso, Massimo decide di scendere nella sua cantina dove scopre o riscopre l’assurdo e c’è qualcosa che sconvolgerà la sua tranquillità.
La cantina, generalmente nel mondo cinematografico, rappresenta i film horror per antonomasia ma i fratelli D’Innocenzo in America Latina danno, a questo perimetro abitativo, la dimensione umana e reale che nella vita non è amplificata del grande schermo.
Questo luogo infatti rappresenta per tutti: un ampio cassetto dei ricordi, del passato e dell’interiorità. Un posto dove vengono confinati oggetti che non ci appartengono più, cose che ci ricordano qualcosa che non vorremo più ricordare. Sono oggetti che hanno segnato una fase di vita e di percorso, in cui si fatica a riconoscere perché si è andati avanti, segnando una tappa biologica e di esperienze diversa da ciò che è stato un tempo.
America Latina, come si evince anche dal trailer, segue quello stesso ritmo lento e reale della vita di tutti i giorni. Un tempo scandito da piccoli gesti che rappresentano la vita di ognuno: sono i ritmi del nostro quotidiano e della nostra esistenza. Quel susseguirsi monotono delle azioni che turbano lo spettatore perché portano il carico della pesantezza della quotidianità, della noia e dei problemi con cui ogni giorno bisogna fare i conti.
La fotografia è intimista e senza eccessi di luce perché non c’è niente da sublimare ma da osservare nella sua semplicità senza fronzoli, quasi a voler lasciare indifferenti.
America Latina non vuole fare domande e non ha la pretesa di dare risposte, vuole lasciarsi osservare e innescare una decodificazione soggettiva in ciascuno.
Il lungometraggio uscirà nelle sale cinematografiche italiane il prossimo 13 gennaio.
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Oscar 2020: tutti i vincitori per ciascuna categoria
Si sono conclusi gli Oscar 2020 che hanno visto come protagonista indiscusso Parasite, il primo film in lingua non inglese che si è aggiudicato l’Oscar come Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Film Internazionale e Migliore Sceneggiatura.
A dispetto delle candidature e dei pronostici che riguardavano The Irishman (10 nomination) di Martin Scorsese purtroppo non vince in nessuna delle categorie per cui era in gara.
Per quanto riguarda Joker, altro film su cui si nutrivano grandi aspettative, di Todd Philips vince solo un Oscar che si aggiudica Joaquin Phoenix come migliore attore protagonista.
Procediamo con ordine e scopriamo tutti i vincitori degli Oscar 2020!
Oscar 2020: Miglior Film
Parasite è un film di Bong Joon-ho, che mostra un’istantanea del nostro tempo, mostrando due famiglie, appartenenti a ceti sociali diversi, che mostrano il grande divario economico e sociale del nostro tempo e non solo di quello coreano.
Ki-woo (Choi Woo-Sik) è un ragazzo che vive in un appartamento molto piccolo, sotto il livello della strada. Lui, insieme al resto della famiglia, vive di piccoli lavoretti che gli permettono a stento di mangiare e sbarcare il lunario.
Arriva ad un certo punto la svolta: un amico di Ki-woo che offre al ragazzo la possibilità di sostituirlo come insegnante d’inglese in una ricca famiglia. Da qui inizia il piano del nuovo insegnante d’inglese che cerca di collocare all’interno della ricca famiglia il resto della sua disagiata famiglia.
Ki-woo farà in modo che Ki-jung (Park So-dam), la sorella, diventi la nuova insegnante d’arte, Song Kang-ho (Ki-Taek), il padre, diventa il nuovo autista di Mr.Parl (Lee Sun-kyun) e la madre viene introdotta all’interno della casa come nuova governante.
Ma nonostante i piani qualcosa andrà storto.
Bong Joon-ho sottolinea attraverso Parasite il perché migliorare economicamente la propria condizione sociale concede una qualità della vita migliore ma non eleva lo spirito e il benessere mentale. Questi aspetti devono essere bilanciati, per poter raggiungere quella tranquillità tanto agognata da tutti.
Parasite ha vinto anche i BAFTA 2020 come Migliore Sceneggiatura.
Oscar 2020: Miglior Attore Protagonista
Ad aggiudicarsi l’Oscar 2020 come Miglior Attore Protagonista è Joaquin Phoenix, che interpreta Arthur Fleck in Joker di Todd Phillips.
La pellicola mostra in che modo la società attraverso le illusioni, le delusioni e l’emarginazione sia in grado di generare esseri umani capaci di un degrado morale e una spietatezza fuori dal comune.
Joaquin Phoenix ci mostra come Arthur Fleck suo malgrado si trasformi in Joker, diventando fisicamente e moralmente altro da ciò che è.
È così difficile essere sempre felici (It’s so hard to be Happy all the time), una frase che ricorre spesso nel film e che in qualche modo lega e interconnette Arthur FlecK a Joker.
Oscar 2020: Migliore Attrice Protagonista
L’Oscar 2020 di Miglior Attrice Protagonista è stato consegnato a Renéè Zellweger, che ha interpretato Judy Garland, nel biopic di Rupert Goold.
Judy Garlan (1922-1969) è stata una cantante, ballerina e attrice nonché madre di Liza Minnelli. La donna, nonostante il talento artistico, non è riuscita a conquistarsi la sua fetta di felicità. Non sono stati sufficienti i cinque matrimoni che sono giunti tutti al capolinea, non è servito appoggiarsi ai farmaci che le hanno solo procurato dipendenza, non è servito confortarsi con l’alcol che le ha creato un’altra dipendenza culminata con una forte depressione.
L’attrice infatti è morta a quarantasette anni per abuso di barbiturici ma non le sarebbe rimasto molto tempo da vivere a causa della grave forma di cirrosi epatica da cui era affetta.
Oscar 2020: Miglior Attore Non Protagonista
l’Oscar 2020 come Miglior Attore Non Protagonista è stato vinto da Brad Pitt, che ha interpretato Cliff Booth in C’era una volta… a Hollywood di Quentin Tarantino. Il personaggio interpretato dall’attore è uno stuntman che vive insieme al suo fedele cane in una roulotte.
Quentin Tarantino ha definito così il suo film:
Io sono di Los Angeles, sono cresciuto qui, avevo 7 anni nel 1969 e questo è davvero un film di Los Angeles, dove ho già ambientato Jackie Brown e Pulp Fiction. È il film più vicino a Pulp Fiction che ho fatto, perché racconta di una coppia di protagonisti e dei moltissimi altri personaggi che incontrano, disegnando un grande arazzo di tutta la città.
Oscar 2020: Miglior Attrice Non Protagonista
L’Oscar 2020 come Miglior Attrice Non Protagonista è stato vinto da Laura Dern, che ha interpretato Nora Fanshaw in Storia di un matrimonio di Noah Baumbach.
Il lungometraggio mostra il deteriorarsi di una storia d’amore che, insieme a ciò che è stato, ridipinge i personaggi con quelle sfumature falsate e malinconiche, che può dare solo da disilluzione umana a fronte di sentimenti che mutano e si abbrutiscono.
Oscar 2020: il Miglior Film di Animazione
Ad Aggiudicarsi l’Oscar 2020 come Miglior Film di Animazione è stato Toy Story 4 di John Lasseter e Josh Cooley.
Quest’ultimo descrive così i film Toy Story:
Credo che il motivo per cui i film Toy Story siano così divertenti sono i personaggi. Parte dell’emozione di un episodio sta nello scoprire personaggi nuovi e vedere come interagiscono con i vecchi. È divertente ritrovare quelli che già conosciamo, ma sarà assolutamente eccitante per il pubblico incontrare quelli che abbiamo appositamente creato per questa storia.
Oscar 2020: Miglior Documentario
L’Oscar 2020 come Migliore Documentario è stato vinto da Made in USA – Una fabbrica in Ohio (American Factory) diretto da Steven Bognar e Julia Reichert.
Il docufilm ci trasporta nella città di Dayton (Ohio) che è stato il polo industriale automobilistico più importante degli anni ’90.
La crisi finanziaria del 2007/2008 porta molte fabbriche al tracollo finanziario e alla conseguente chiusura. I registi fanno un ritratto di una classe media di tute blu che, fino alla crisi economica, poteva vantare un’esistenza agiata, data per scontata, nonostante la mancanza d’istruzione.
Mister Cao, presidente cinese della Fuyao, rivela lo stabilimento della General Motors, assumendo operai del luogo che erano rimasti senza lavoro e includendo operai cinesi in modo da fondere entrambe le esperienze professionali e culturali.
Oscar 2020: Miglior Cortometraggio nella categoria dei Documentari
Oscar 2020 come Miglior Cortometraggio è stato vinto da Learning to Skateboard in a Warzone (If You’re a Girl) diretto da Carol Dysinger.
Lo Skateistan è un’organizzazione no profit in Afghanistan che insegna alle ragazze a leggere, scrivere e a diventare anche delle skateboarder a Kabul.
Le ragazzine imparano ad avere coraggio e fiducia nelle proprie capacità.
Oscar 2020: Miglior Cortometraggio
L’Oscar 2020 come Miglior Cortometraggio è stato consegnato a Marshall Curry che ha diretto The Neighbors’ Window.
Il cortometraggio mostra come la vita di due ventenni dallo spirito liberoe disinibito sconvolgano la vita della vicina di casa, una donna di mezza età con dei bambini piccoli e dai comportamenti di vita rigidi.
Oscar 2020: Miglior Corto Animato
L’Oscar 2020 per il Miglior Film di Animazione è stato consegnato a Matthew A. Cherry che ha diretto Hair Love.
Il tema del documentario è il rapporto tra padre e figlia in situazioni quotidiane. Il corto mostra un papà alle prese con i capelli della figlia.
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Braille è il nuovo singolo di Trunchell, Etc.
Raccontare il mondo al prossimo, mediante le proprie opere, attraverso ciò che non è percepibile a prima vista è, da sempre, una delle principali missioni di un artista, una vocazione a cui l’intenso e stimato cantautore materano Trunchell, Etc., ha sempre risposto, immortalando con l’obiettivo della coscienza e dell’esperienza personale gli scenari meno tangibili e perspicui dell’universo interiore dell’essere umano.
Ed è da questa inclinazione, da questo desiderio di puntare i riflettori sulle zone d’ombra che avvolgono la natura spirituale di ogni individuo terreno, che dopo aver affascinato e stupito pubblico e critica con l’abilità della sua penna in “Emily Norton” e “Truman Show”, il rapper lucano torna con “Braille” (Red Owl Records/Visory Records/Believe Digital), il suo nuovo singolo.
Nella società dell’apparire, sempre più concentrata su ciò che un occhio viziato rileva ma non si occupa di indagare ed osservare, “Braille” è una condanna, una deplorazione in musica ai pregiudizi e all’incapacità, acquisita nel corso dell’evoluzione civile e sociale, di prestare attenzione e cura ai margini della messa a fuoco, rimanendo costantemente in superficie, vagliando e sentenziando la sola facciata, senza la volontà di oltrepassarla per conoscerne la struttura su cui si articola, lo stesso scheletro che veste e, spesso, incatena.
Grazie alla cruda e franca finezza della sua scrittura, Trunchell, Etc. porta l’ascoltatore a scavare dentro di sé, dirigendo il focus sulle sofferenze impercettibili allo sguardo, quelle ferite scrutabili solo con il tocco della connessione e dell’empatia – «leggimi i tagli come col braille» -, in una meravigliosa analogia con il sistema comunicativo, di lettura e scrittura tattile, utilizzato dai non vedenti.
Annebbiati dalla frenesia di un’epoca in cui fermarsi a riflettere, conoscere ed analizzare, equivale sempre più a frenare la propria scalata verso un successo che spesso rappresenta soltanto una mera gratificazione estemporanea – «gli occhi che alla luce mi si abbinano col quarzo» -, “Braille” evidenzia il disagio del malessere interiore, di tutti coloro che convivono con cicatrici non avvertibili alla vista e tentano di adeguarsi, adattandosi a contesti e situazioni spiacevoli – «colmavo la mia ansia con frasi di circostanza» -, tacendo le loro fragilità per compiacere chi non sa, o per meglio dire non vuole, andare oltre la parvenza, oltre ciò che è istantaneamente visibile, o come tale, per evitare il giudizio, si vuol presentare – «sparavo al plenilunio per illudere e deludere» -.
Dichiara l’artista:
Braille racconta del dolore non percepibile a prima vista, quello che necessita di un altro dei cinque sensi, il tatto, per essere riconosciuto. Non a caso, la metafora che ho utilizzato nel titolo, si riferisce al mezzo di espressione utilizzato dalle persone non vedenti, che riescono a leggere, toccando. Con questo pezzo, invito coloro che ritengono di saper cogliere lo stato d’animo di qualcun altro esclusivamente dall’esterno, ad approfondire, a non limitarsi alla superficie. A volte per mancanza di tempo, altre per paura di trovare dei punti in comune con le nostre di sofferenze, evitiamo di conoscere più a fondo gli altri.
Questo brano è una condanna ai pregiudizi, alle etichette che spesso attribuiamo a chi ci circonda ma anche a noi stessi, presumendo di conoscere e conoscerci fino in fondo. Inoltre, alludo anche alla tendenza a sminuire e minimizzare un dolore che non è immediatamente riscontrabile, come quello psichico.
Mi batterò sempre, nel mio piccolo, per sensibilizzare più persone possibili nei confronti di questa tematica che sento molto vicina, avendo io stesso passato periodi bui a causa di ansie e paranoie ed essendo stato capito poco per quel mio stato d’animo. La presenza di questa momentanea cecità a favore del tatto, del tocco dell’anima e del cuore, potrebbe aiutarci nel sentire davvero gli altri e il mondo. L’utilizzo della vista ci facilita molto, ma è anche una scusa per non andare oltre, per non considerare altre strade. A volte, il buio può aiutare a vedere meglio la luce.
Prodotto dall’universo creativo e dall’abilità nel convertire emozioni in suoni di Gaedi e curato dalla direzione artistica di Bruno “Willy Rock” Bogliolo, “Braille” è accompagnato dall’emblematico videoclip ufficiale, diretto da Alessandro Turi.
Istantanee cupe, scatti sfocati e polaroid in cui il soggetto si identifica con lo stesso spettatore sono i tratti distintivi di Trunchell, Etc. e di un cantautorato capace di fondersi al conscious rap per dar vita a brani privi di classificazioni di genere e categorizzazioni; release intrise di poesia, riferimenti e traslati in grado di giungere all’ascoltatore con l’ardore e la veemenza della musica nata per risvegliare l’essenzialità, la potenza di quella condivisione assopita dall’esclusivismo.
Trunchell, Etc.: biografia
Trunchell, Etc., pseudonimo di Francesco Truncellito, è un cantautore italiano nato a Matera il 06 Gennaio 2000. Dopo una gavetta da musicista in diverse formazioni punk e alternative rock, nel 2017 inizia a dedicarsi alla scrittura, realizzando i primi testi e dando vita ad un particolare sottogenere del rap, l’“horrorcore”.
La sua evoluzione musicale lo porta a sperimentare più dimensioni sonore ed autorali, sempre connesse all’introspezione ed al linguaggio schietto e diretto tipici del rap. Le sue release, avvolte da sonorità creepy e malinconiche, sono un tuffo in un universo complesso, a volte quasi distorto, raccontato tramite testi saturi di citazioni storiche, bibliche ed esoteriche.
Trunchell, Etc. è un artista fuori dagli schemi, che disegna scenari intensi e convulsi attraverso il tratto di una penna sagace e pungente che affonda cliché e moralismi per portare a galla disagi, debolezze e tematiche scomode, con la consapevolezza che ciò che disturba smuove e la speranza di una presa di coscienza collettiva che possa trasformarsi in un futuro più attento e costruttivo.
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