La zattera di Géricault con la regia di Piero Maccarinelli inaugura il 27 ottobre la nuova stagione del Teatro San Ferdinando.
In scena (in ordine di apparizione) Lorenzo Gleijeses, Francesco Roccasecca, Claudio Di Palma, Nello Mascia, Anna Ammirati.
Al Louvre, di fronte alla “Zattera della Medusa” di Géricault, c’è sempre una gran fila. Il naufragio della nave Meduse si deve all’imperizia del suo capitano. A bordo della zattera c’erano all’inizio 147 persone. Il giorno del salvataggio erano rimasti vivi in 15.
Uno di loro pubblicò un resoconto della loro odissea denunciando inefficienze e incompetenze. Ne nacque un affaire politico tale da mettere in imbarazzo la monarchia francese appena risalita al trono dopo la disfatta napoleonica nel 1815.
L’originale testo di Carlo Longo segue il percorso dell’artista ma al contrario. Dall’esposizione dell’opera terminata si risale alla sua giovinezza ai complicati rapporti con gli zii in un percorso esistenziale e artistico di grande fascino.
La zattera di Géricault: trama
Nel 1819, il ventottenne Théodore Géricault espone al Salon di Parigi un gigantesco dipinto dal titolo La zattera della Medusa.
L’opera diventa subito uno scandalo politico per l’aperta accusa di inefficienza verso la monarchia appena restaurata. Il dipinto raffigura i naufraghi abbandonati su di una zattera, al largo delle coste del Senegal, dal vigliacco e incompetente comandante della nave, messo a capo della “Meduse” unicamente per la sua passata fedeltà alla monarchia.
Ma quella Zattera non rappresenta solo la Francia alla deriva dopo la caduta di Bonaparte o la terribile agonia dei superstiti al naufragio della fregata Meduse, ma il naufragio della vita stessa dell’artista, in una storia d’amore proibita e disperata. Al Louvre di fronte alla Zattera della Medusa di Géricault c’è sempre una gran fila.
Il naufragio della nave Meduse si deve all’imperizia del suo capitano. A bordo della zattera c’erano all’inizio 147 persone. Il giorno del salvataggio erano rimasti vivi in 15. Uno di loro pubblicò un resoconto della loro odissea denunciando inefficienze e incompetenze.
You Might also like
-
Hi My Name Is Planet Earth And I Will Kill You All di White Ear ispirato alle vicende delle conferenze mondiali sul clima
Disponibile su YouTube il videoclip ufficiale di Hi My Name Is Planet Earth And I Will Kill You All, ultimo singolo del producer pugliese di stanza a Bologna White Ear insieme a Lapè e Fausto Dee estratto dall’album d’esordio “Right Here” uscito il 24 febbraio per Last Floor Studio. Il brano rappresenta un grido di allarme in prima persona del Pianeta Terra contro la superficialità dell’Umanità.
Questo video è chiaramente ispirato alle vicende legate alle conferenze mondiali sul clima. White Ear, dietro un tavolo con sintetizzatori e drum machine, inizia a cantare, ma dalla proiezione dietro di sé capiamo che non si tratta di un concerto quando compare la scritta “Green Wash Convention 2023”, una conferenza per ripulire la reputazione di governi e multinazionali sul tema dell’ambiente, in due parole il noto ‘green washing’, ma su larga scala. L’accostamento appare già ambiguo ascoltando il testo cantato al microfono, in cui a parlare è la Terra in prima persona che minaccia un genocidio della razza umana se questa non cambia il suo stile di vita distruttivo nei suoi confronti. Il protagonista dovrebbe rappresentare un potente senza scrupoli mentre invece il suo discorso sembra essere dalla parte dell’ambiente. Ma allora è un personaggio positivo o negativo? L’intento è proprio quello di confondere i “buoni” coi “cattivi” perché i primi dovrebbero essere coloro che pongono dei limiti ai secondi, ovvero ai giganti del petrolio, ma nella realtà sono le stesse persone. Nell’ultima COP27 la maggioranza dei delegati erano lobbisti del petrolio, e la conferenza in programma per quest’anno sarà presieduta proprio dall’AD di una grossa compagnia petrolifera. Non stupisce quindi che gli obiettivi di riduzione delle emissioni siano sempre più deludenti.
Ad un certo punto nella proiezione compare in collegamento il primo featuring del brano, Lapè, che ci dice che è troppo tardi per piangere e che conoscevamo le conseguenze, ma lo fa in modo spensierato e disinteressato. Ci si rende conto così che la scritta in sovrimpressione “Who cares for the planet” non sta per “Chi si prende cura dell’ambiente” ma piuttosto per “Chi se ne frega dell’ambiente”. Who cares?
Ogni tanto compare un ragazzo incappucciato che sembra voler “hackerare” i sistemi video della conferenza, e infatti lo vediamo ad un certo punto sostituirsi al collegamento video cantando parole molto dirette sul tema. È il secondo featuring (in senso cronologico) del brano, il rapper Fausto Dee, unico personaggio del video ad essere realmente contro il sistema, e lo capiamo quando White Ear prova con le sue macchine ad interrompere il collegamento dell’hacker.Verso la fine la Terra inizia davvero a “parlare” con il suo linguaggio, scatenando delle scosse di avvertimento, ma ancora una volta il fenomeno è ambiguo, perché sembra che proprio White Ear con le sue macchine stia scatenando lo stesso terremoto che lo sbatterà a terra. Come a precisare che sono proprio le persone a capo delle conferenze sul clima a distruggere il pianeta, ma che anche loro ne subiranno le conseguenze.
Una volta uscito il nostro conferenziere, sentiamo un jet che spicca il volo, altra citazione della realtà che sottolinea la beffa oltre il danno: è vero infatti che molti dei partecipanti alla convention usano come mezzo di trasporto dei jet privati, il modo meno ecologico per potersi spostare.
Il video realizzato da Sophie Bémol, regista di tutti i video del progetto White Ear, può fare inizialmente sorridere per l’ironia che ne scaturisce, ma alla fine lascia un profondo senso di rabbia e inquietudine per chi ha a cuore il tema.White Ear: biografia
White Ear è un live-set di strumenti elettronici ed acustici. Suoni e beat sono generati e manipolati in tempo reale in un flusso di brani che si susseguono come in un dj-set, con lente sovrapposizioni e variazioni di velocità.
Le griglie ritmiche e i paesaggi sonori sono spesso suggeriti da campioni tagliati sul momento o frammenti di registrazioni ambientali. Il filo che unisce i diversi momenti della performance è il dialogo tra beat graffianti e giochi di consonanze e dissonanze nati dall’imprevedibilità dei campionamenti. Diversi collaboratori hanno partecipato al disco in uscita “Right here” (Last Floor Studio, CNI Compagnia Nuove Indye) e prendono parte alle esibizioni live. Tra gli ospiti troviamo Vinx Scorza, Giorgia Faraone (alias Femmina), Meike Clarelli e Vincenzo Destradis.
Davide Fasulo, nome all’anagrafe di White Ear, è un polistrumentista e producer brindisino, trasferito a Bologna nel 2001, attualmente impegnato con il quartetto elettro-acustico Dueventi e varie produzioni in contesti diversi come installazioni, performance, sonorizzazione video e incisioni in studio.Dopo gli studi classici, studia jazz con i maestri Nico Menci, Teo Ciavarella e Fabrizio Puglisi. Come compositore di colonne sonore e musicista di scena ha collaborato con diverse realtà teatrali tra cui Oscar De Summa, Teatro dei Gatti, Opificio d’Arte Scenica, Ivano Marescotti, Teatrino Giullare, Teatro Sotterraneo. Tra le attività teatrali più recenti “il Barone Rampante” (2023, regia Riccardo Frati, Piccolo Teatro Milano) e “Lingua Madre” (2021/22, regia Lola Arias, produzione ERT), in questo momento in tour europeo. Durante la sua carriera ha condiviso il palco con artisti di varia estrazione stilistica, tra cui Vinicio Capossela, Mika, Giorgia, Malika Ayane, Fiorella Mannoia, Pasquale Mirra, Ares Tavolazzi, Massimo Manzi, Piero Odorici, Linley Hamilton, David Lyttle, Daniele Di Gregorio, Mirko Guerrini, Marco Tamburini, Christophe Rocher e tanti altri.
Tra il 2004 e il 2009 conduce un ensemble di 10 elementi, la Pan Gea Orchestra, suonando dal vivo per spettacoli teatrali e proiezioni cinematografiche con brani di propria composizione. Tra gli eventi più rilevanti, “Omaggio a Ravel”, una rivisitazione del celebre Bolero che debutta al teatro Astra di Vicenza nel 2007, e la sonorizzazione dal vivo di un medio-metraggio di Charlie Chaplin al festival Strade del Cinema (Torino, 2009).
Nel 2017 ha composto la sigla e alcuni jingle per la trasmissione “Facciamo che io ero” (Raidue, con Virginia Raffaele) al fianco del maestro Teo Ciavarella.
Da sempre coltiva la passione per la musica elettronica, con un’attenzione particolare verso la manipolazione istantanea dei suoni, l’imprevedibilità di fattori random, la ricerca di quegli errori che giocano in contrasto con la severa regolarità delle macchine.
Il 24 febbraio 2023 è uscito l’album d’esordio “Right Here” per Last Floor Studio / CNI Compagnia Nuove Indye. -
Comicon 2022: il programma live music
Seguendo l’ispirazione del Magister Toffolo, fumettista e frontman della band Tre Allegri Ragazzi Morti, Comicon 2022 dedica spazio alla musica live come mai era accaduto. La sezione “Live Music” diventa quasi un festival nel festival, con quattro giorni di musica dal vivo non-stop e artisti quali Tre Allegri Ragazzi Morti e Cor Veleno insieme, Giancane, Gli Ultimi, molti altri e la novità dei “Music Talk”. Una ricca programmazione che si svolgerà tra Main Stage e Asian Village e che mescola rock, rap, blues, elettronica, kpop oltre alle consolidate cover band di sigle televisive.
Sul Main Stage della Mostra d’Oltremare si esibiranno band e artisti come Tre Allegri Ragazzi Morti e Cor Veleno (25 aprile) insieme per presentare il loro album “Meme K Ultra” uscito il 25 marzo per La Tempesta Dischi ed Arts First; Giancane, Gli Ultimi e Zerocalcare (24 aprile) che saranno protagonisti di “Strappati lungo i bordi”, live music show and talk, che li porterà per la prima volta insieme sul palco dopo l’uscita su Netflix di Strappare lungo i bordi – la serie animata di Zerocalcare, prodotta da Movimenti in collaborazione con Bao publishing. Ma non è tutto.
Nel ricco programma dell’area “Live Music” si esibiranno anche Nello Taver (22 aprile), giovane fenomeno social ironicamente scorretto e rapper dai testi irriverenti da milioni di views e followers; i Thru Collected (23 aprile), giovanissima promessa della musica lo-fi italiana, celebrata come la next big thing dell’anti-pop nazionale; la band TheRivati (23 aprile) con il loro bagaglio di blues metropolitano; Bove (22 aprile), promessa trap metal. Spazio poi per l’originale game-boy music di Kenobit, lo youtuber Fabio Bortolotti che usa la console portatile per videogiochi come uno strumento elettronico. E non può mancare la consueta carrellata di musica ispirata alle sigle dei cartoni animati e serie tv, affidata ai gruppi Cristiani d’Avena (22 aprile), Bim Bum Bam (23 aprile) e Le Stelle di Hokuto (25 aprile), che suoneranno dal vivo gli evergreen degli anni ‘80, ’90 e 2000. Inoltre, i cantanti francesi Kai Iden e Inaki, in collaborazione con le ballerine Forward Crew, specializzate in coreografie di musica coreana, proporranno canzoni da videogames, anime, manga e Kpop. Proprio il Kpop sarà uno dei protagonisti, con la crew di origine asiatica Starry Sky KJ e la TikToker da un milione di follower Chiara Franchina.
Comicon 2022
In occasione dell’uscita sulle piattaforme in streaming di “Yaya e Lennie – The Walking Liberty”, il lungometraggio animato diretto da Alessandro Rak, prodotto da Mad Entertainment / Rai Cinema e a cui Dario Sansone ha partecipato nelle vesti di aiuto regia, direttore artistico e compositore della colonna sonora; il frontman dei FOJA presenta in esclusiva uno spettacolo di Musica e Animazione che si fondono e si intrecciano in una sinestesia che amplifica la potenza emotiva e narrativa di due forme d’arte. Un concept-show che in acustico ripercorre i brani del repertorio della folk rock band di Dario che è affiancato dalle immagini disegnate, e animate al momento, di Francesco Filippini; tra i più brillanti artisti della scena dell’animazione italiana.Nascono quest’anno i “Music Talk” di Comicon, incontri che si svolgeranno nella Sala Italia del Teatro Mediterraneo, nati per valorizzare il lavoro dei musicisti più ispirati dai mondi di fumetto, manga e animazione. Per questa prima tappa del percorso Music Talk, COMICON collabora con Carosello Records, pilastro della discografia italiana (gruppo editoriale Curci). Si parte venerdì 25 aprile, alle 11:30, presso l’Asian Village con un talk a tre: Sick Luke (conosciuto come producer ufficiale della Dark Polo Gang, lavora alle produzioni di Sfera Ebbasta, Ghali, Guè Pequeno, Mecna, Emis Killa, Marracash, Fabri Fibra, Ariete, Paky che lo rendono uno dei producer più di successo e certificati d’Italia; ha recentemente pubblicato il suo primo album “X2” che in formato fisico è uscito anche in versione bundle con il manga in edizione limitata Sick Luke e il potere del farfastrello firmato da Andrea Aj Scanarini), Mandark (all’anagrafe Mattia Cesarini, voce libera e senza filtri della generazione Z, nella sua musica e nei suoi testi incanala pensieri, preoccupazioni e sentimenti dei giovanissimi; ha recentemente pubblicato l’EP Brividi nel quale emergono rock, emo e pop punk, come conferma il suo ultimo singolo Umano prodotto da Wepro) e Voodoo Kid (il suo sound si colloca tra R&B, urban e pop e gode delle produzioni di Renzo Stone, 2nd Roof, Mamakass, Dario Bass. A ottobre è uscito il suo primo album amor, requiem). A fare da cornice al music talk ci sarà Caterina Rocchi, manga artist italiana e fondatrice della Lucca Manga School, che con un live drawing dei tre artisti li trasformerà in manga.Caterina Rocchi sarà protagonista di un ulteriore “Music Talk” in compagnia dei Melancholia, band che ha conquistato il pubblico X-Factor. Insieme presenteranno un progetto editoriale in collaborazione con BeccoGiallo. -
Claudia Gerini e Mauro Gioia rendono omaggio a Pasolini
Per rendere omaggio a Pier Paolo Pasolini, a cento anni dalla nascita, Mauro Gioia e Francesco Saponaro puntano i riflettori su uno degli aspetti della sua produzione un pò meno indagato ma decisamente interessante, quello legato al profondo rapporto che ebbe con la musica. Intorno agli anni Sessanta Pier Paolo Pasolini si dedicò alla scrittura di testi per canzoni che lo portarono a intrecciare relazioni con artisti quali Piero Umiliani, Ennio Morricone, Domenico Modugno, Sergio Endrigo, Laura Betti, Grazia De Marchi, Gabriella Ferri.
Canzoni che sono storie a tutti gli effetti, con personaggi veri, ironici, coraggiosi, ribelli, forti ma soprattutto pieni di vita come quelli dei suoi romanzi.
Le canzoni del poeta di Casarsa sono stelle di una galassia che sta al corpus dell’intera opera pasoliniana come una predella alla sua pala d’altare. Più che canzoni d’autore, sono Lieder sbocciati dall’inguaribile spleen di un Tiresia nostro contemporaneo. Piccole storie in cui riverberano i temi più cari allo scrittore corsaro, al cineasta assetato di realtà, di mito e poiesis, in cui si innesta la disperata vitalità dei suoi versi al piglio giocoso del fanciullo friulano dallo sguardo malinconico.
Per cantare Pasolini bisogna attraversarne il corpo narrativo e poetico, crearsi uno spazio tra gli anfratti e far scorrere musica e parole, come nell’alveo di un fiume.
Nelle sue canzoni soffia il vento della protesta, perché il mondo è ancora preda braccata dalla furia consumistica e la fatica di vivere resta la stessa. Non suonano datate le musiche perché nei versi che le accompagnano Pasolini seppe immaginare i mali che affliggono la nostra società; e perché i compositori che si prestarono a metterle in musica erano parte di una comunità di artisti e intellettuali molto attenta ai contenuti e che mai avrebbe preferito la forma del semplice consumo ‘melodico’. Si chiamavano Giovanni Fusco, Sergio Endrigo, Domenico Modugno che in quel capolavoro per immagini che è Che cosa sono le nuvole? canta di due patetiche marionette agonizzanti, finite in una discarica a guardare il cielo, “straziante, meravigliosa bellezza del creato”.
18 comments on La zattera di Géricault inaugura la nuova stagione del Teatro San Ferdinando
Comments are closed.