L’ultima carta: la trama
Scopre anche un inedito di Shakespeare, ma le cose vanno come vanno e allora ecco che ritornano gli amici del passato a provare a dare una mano a un tavolo e in una partita decisiva.
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Zatarra torna con (If It Moves) Kiss It
Graffiante, anticonvenzionale e dotato di un eclettismo che fa della trasversalità artistica il punto centrale della sua cifra stilistica, il cantautore e musicista ciociaro Zatarra, al secolo Marco Florio, dopo la pubblicazione del debut album “Burning Butterfly Arabesque”, che l’ha consacrato ufficialmente alla scena indie-rock italiana, torna nei digital store con “(If It Moves) Kiss It” (PaKo Music Records/Believe Digital), il suo nuovo singolo ispirato ad una delle pellicole più iconiche e controverse del nostro tempo, a sua volta tratta dal distopico e celeberrimo omonimo romanzo di Anthony Burgess, “Arancia Meccanica”.
Su un tappeto sonoro dal forte richiamo britpop, capace di rimandare istantaneamente ad una dimensione sospesa tra passato e presente, l’artista prende per mano l’ascoltatore guidandolo tra le pagine della storia di un Drugo che, ormai adulto, dopo aver superato la fase di una giovinezza trascorsa a delinquere, tra quelle “avventure di un giovane i cui principali interessi sono lo stupro, l’ultra-violenza e Beethoven”, citando la locandina, ripensa con un velo di nostalgia a tutta la sua vita, riflettendo su un oggi in cui, nonostante l’età che dovrebbe condurlo ad una nuova consapevolezza ed una conseguente maturità acquisita, continua a farlo spadroneggiare per dettar legge tra le strade insieme ai suoi compagni, uniti da quella fede indomita che, nonostante l’inconfutabile anticonformismo, li rende indissolubilmente legati li uni agli altri.
Un brano volutamente provocatorio, quasi irriverente, che ad una più attenta analisi risulta essere nient’altro che una denuncia mordace e penetrante ad una società sempre più incline all’effimero, che in quei «I’m so afraid of this ultra loving sex» («ho tanta paura di questo sesso ultra amorevole») e «my fear is your victory» («la mia paura è la tua vittoria»), rivela egregiamente la visione dualistica e dicotomica di Zatarra, il cui non-personaggio può essere identificato come uno strumento concettuale, utilizzato per esprimere la bidimensionalità esistenziale dell’essere umano, costantemente in conflitto tra la sua dimensione corporea ed incorporea.
Una bipartizione che l’artista fa fluire come concept nel suo disco d’esordio, metaforizzando principi contrapposti, quali tenebre e luce, in perenne contrasto tra loro, rappresentando con le prime la memoria e, con la seconda, l’immaginazione, a cui spetta l’oneroso compito di sopperire con l’arte l’oblio frutto dei ricordi, e che qui ritroviamo sotto nuova forma, quella della quotidiana battaglia interiore tra desideri e timori, ma soprattutto, tra prerogative individuali e sociali.
Scritto e composto dallo stesso Zatarra, che ne ha curato anche l’arrangiamento e la parte chitarristica, con i bassi di Lorenzo Iorio, le tastiere di Pierfrancesco Di Pofi e i rullanti di Fabio Colicci, “(If It Moves) Kiss It”, registrato e Mixato da Vincenzo Folcarelli con master di Fabrizio Migliorelli del MStudio Center, attinge ad uno dei ritratti più folli e al contempo visionari del XX secolo, per far riflettere su una serie di considerazioni personali specchio del contesto sociale in cui si inseriscono; spaccati introspettivi frammentati e a tratti irregolari, figli di una visione distorta, ma autentica e sincera, di una quotidianità sempre più falsata ed artefatta.
Zatarra: chi é?
Zatarra, al secolo Marco Florio, è un cantautore e chitarrista indie-rock ciociaro, con alle spalle una lunga gavetta di concerti live nei locali underground di tutto il centro Italia. Ad Aprile 2022, esordisce nei digital store con “Despite Everithing”, seguito, il mese successivo, dal debut album “Burning Butterfly Arabesque”, che rappresenta la trasposizione musicale del volo leggero e fluido della farfalla, la quale, una volta uscita dal suo stato di larva, brucia a contatto con la luce in una danza verso la libertà artistica. Le canzoni di Zatarra sono intrise di tutte le esperienze e contaminazioni musicali acquisite negli anni e l’album d’esordio, fortemente influenzato dal rock anni ’60 e ’70, risulta essere costantemente in bilico tra sonorità vintage e innovazione, in una dimensione sospesa sogno e realtà, tra luce ed ombra.
Più che un personaggio, Zatarra può essere identificato come uno strumento concettuale, utilizzato per esprimere la bidimensionalità esistenziale dell’essere corporeo e dell’essere incorporeo, ove il corporeo è la memoria e l’incorporeo l’immaginazione. In “Burning Butterfly Arabesque” questi due mondi metaforizzano principi contrapposti quali luce e tenebre, in costante conflitto tra loro.
Le tenebre sono l’emblema della memoria, mentre la luce dell’immaginazione, che sopperisce con l’arte l’oblio della prima. Nel 2023, l’artista firma un contratto discografico con l’etichetta milanese PaKo Music Records, con la quale pubblica, nel mese di Marzo, ““(If It Moves) Kiss It”, un trasversale manifesto dai tratti tipicamente britpop, che traendo dalla celebre e controversa pellicola cinematografica “Arancia Meccanica”, racconta la storia di un Drugo che, ormai adulto, ripensa con un velo di nostalgia a tutta la sua vita, mentre continua a dettar legge per le strade insieme ai suoi compagni, conducendo l’ascoltatore a riflettere sui timori e sulle maschere individuali, figli di una società sempre più incline all’effimero.
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Per le vie del Vino tra Montefusco e Taurasi vi aspetta il 17 e 18 Giugno 2023
Rinviato al 17 e 18 giugno 2023 l’appuntamento con “Per le vie del Vino”. L’evento, inizialmente previsto il 27 e 28 maggio 2023, è stato posticipato per avverse condizioni metereologiche. Restano invariati i borghi che ospiteranno enomaratone, family run e masterclass: Montefusco il 17 Giugno e Taurasi il 18 Giugno sono pronti ad ospitare runner, appassionati di vino e amanti del turismo naturalistico.
Musica, spettacoli e stand enogastronomici faranno da corollario all’evento organizzato da Rotary Club Avellino, Consorzio Tutela Vini d’Irpinia, Uisp, Coldiretti Avellino, Campagna Amica, Associazione Irpinia Italia con il patrocinio dei Comuni di Montefusco e Taurasi, delle rispettive Pro Loco, e sostenuto da Fondazione Sistema Irpinia.
Per info ed iscrizioni alle enomaratone: Camelot Sport.
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Fernando Mangone: la sua opera Masque sarà esposta in Biennale
Straordinario artista, Fernando Mangone. Artista a trecentosessanta gradi e non solo per i grandi risultati raggiunti, ma anche per il suo modo di intendere e concepire la vita, l’esistenza, i rapporti interpersonali. Un artista visionario, le cui opere sono un’emozione continua di vibrazioni di luci e di colori. Fernando Mangone nasce ad Altavilla Silentina (Campania), un paese da lui definito “dionisiaco”, tra forti odori, grida gioiose di bambini e animali che convivevano con gli uomini. Stregato dalla musica Rock e dai caldi colori dei pittori fiamminghi che ama studiare, intraprende da bambino, cinquant’anni or sono, il suo percorso di artista e da Napoli a Firenze, fino all’Olanda, acquista fama anche lavorando con grandi marchi. Si autoproclama “un randagio”, ribelle a qualsiasi tentativo di imbrigliarne la creatività, seppur animato da una delicatezza nell’approccio col prossimo che lo ha reso amico sincero con mezzo mondo.
Afferma Fernando Alfonso Mangone:
Sono un disubbidiente, uno che stravolge le regole. Come si può insegnare l’arte, la follia?
Perché non servono le parole, perché la pittura stessa parla. È testimonianza. Il visionario Mangone prima si è iscritto all’Accademia di Belle Arti di Napoli, poi a quella di Catanzaro e successivamente a quella di Firenze, dove ha terminato gli studi con il massimo dei voti. Già da questo suo oscillare continuo, da questi improvvisi e imprevedibili cambiamenti di rotta inizia ad emergere il carattere di Mangone, sempre più insoddisfatto del presente, tutto teso verso altri mondi e altri traguardi. Già da queste premesse inizia a rivelarsi il suo spirito nomade e ribelle, viaggiatore e “attraversatore” di paesi e città, per respirare aria nuova e pulita, diversa, fatta soprattutto di emozione e libertà. Così, già da studente, inizia un’intensa attività espositiva che si sviluppa prevalentemente tra Firenze e Roma. Prendono vita, in questa fase, i rapporti di collaborazione con importanti personaggi della cultura internazionale e tra questi quello con il poeta e scrittore piacentino Aldo Braibanti che in seguito, insieme a Barbara Tosi, diventerà curatore di sue svariate mostre presso l’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam.
L’Italia però gli va stretta e così Fernando Mangone decide di partire per cercare altri luoghi, altre mete, altri approdi.
Nel corso di questo suo lungo peregrinare in giro per l’Europa lo troviamo a Parigi, Londra, Berlino e poi in altre città europee: appassionato di musica, segue con sommo interesse i grandi maestri del Rock e del Punk: i Rolling Stones, Genesis, Qeen, Pink Floyd ecc. immortalandoli in giganteschi cartelloni che, per lungo tempo, fanno da sfondo a paesaggi e scorci di famose metropoli.
Poi arriva il periodo olandese, pieno di lavoro e ricco di soddisfazioni.
Dipinge ad Amsterdam, L’Aia e Groningen dove tiene ampi e comodi ateliers. A L’Aia il suo studio si trova all’interno di un vecchio Ministero della Difesa, di fronte all’Ambasciata Italiana e da qui parte e si sviluppa tutta la sua attività artistica: qui esegue la sue straordinarie vedute urbane e poi via, per le strade della città ad eseguire grandi e immensi murales che, ancora oggi, documentano la sua permanenza in terra d’Olanda e il suo interessante percorso.
Fernando Mangone, dunque, come Basquiat, Haring, Hirst e Bansksy, ribelle e rivoluzionario che, rifuggendo musei, gallerie ed eventi commerciali, inizia a dipingere sui muri delle stazioni metropolitane, nei parchi e sui palazzi degradati portando l’arte nelle strade e in mezzo alla gente per raccontare la vita ed essere, fino in fondo, fedele testimone del suo tempo e dei suoi giorni.
“Tra cielo e terra, viaggio nella storia e nella bellezza” è il titolo della prossima mostra personale di Fernando Mangone alla Galleria d’Arte di Armando Lanza a Pietrasanta. Sabato, 30 aprile, alle ore 16,30, l’inaugurazione della rassegna che viene proprio a cadere in concomitanza con un’altra grande manifestazione di rilievo mondiale, la 59a edizione della “Biennale Internazionale d’Arte di Venezia” dove, anche qui, Fernando Mangone è tra i protagonisti.
Una sua importante opera, “Masque”, infatti, a partire dal 23 aprile sarà esposta nel Padiglione “Grenada” all’interno del Collettivo “Identity Collective”, un gruppo di artisti costituitosi per l’occasione. Come poteva allora Fernando Mangone, grande “attraversatore” di città e Paesi e “street-artist” di fama internazionale a non sentire il richiamo della terra toscana?
Fondamentale l’incontro con Armando Lanza, colto e illuminato gallerista di questa città che, affascinato dalla forte espressione dell’artista campano, ha deciso di chiamarlo a far parte dei suoi ambiziosi e importanti progetti.
E così, dopo questa importante mostra personale, dove Mangone presenterà un’esauriente panoramica della sua produzione e delle sue tematiche (mitologia, storia, ritrattistica e visioni contemporanee con una particolare attenzione per Pietrasanta, Firenze, Pisa, Siena, Arezzo, Livorno ecc.) eccolo pronto ad inaugurare anche il nuovo spazio a lui riservato.
Su una superficie di oltre trentamila metri quadrati, polo fieristico dedicato all’arte contemporanea, ideato e voluto da Armando Lanza, l’artista di Altavilla allestirà ben cinque Padiglioni, suddivisi per tematiche, della sua vasta e complessa produzione: straordinaria occasione per entrare nel magico mondo di questo vulcanico artista, nelle sue forme e nei suoi colori, per farci avvolgere dalle sue luci, dalle sue trame e dai suoi percorsi.
Con la presenza di Fernando Mangone, Pietrasanta si arricchisce così di un nuovo, grande personaggio, di un nuovo, grande artista: in attesa e in preparazione dei prossimi importanti eventi.
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