Disponibile dal 17 febbraio nelle piattaforme digitali e in radio Nina Says, singolo di esordio di Lady Vie prodotto da Giorgio Canali. Una ballata che scorre tra rock, blues, la voce di Lady Vie e l’inconfondibile chitarra di Giorgio Canali, vera leggenda della musica indipendente italiana (CSI, Rossofuoco, Le Luci della Centrale Elettrica).
Nina Says prende ispirazione da un’intervista a Nina Simone in cui le domandano “Che cos’è per te la libertà, Nina?” e lei risponde “Freedom is no fear”. A partire da queste semplici e al contempo potenti parole, Valeria (Lady Vie) ha scritto il testo del brano pensando all’amore, alla libertà, alla partecipazione, valori da preservare in tempi di pandemie, guerre e crisi climatiche.
Un venerdì 17 febbraio di 11 anni fa uscii miracolosamente illesa da un brutto incidente.
Oggi, stesso giorno e stesso orario, esce il mio singolo Nina Says che parla di amore, di libertà e dello stare dalla parte giusta. Sono concetti grandi che ho voluto esprimere in maniera semplice, diretta. L’inglese era la lingua perfetta per dirlo. E allora al diavolo la superstizione e viviamo liberi dalle paure, le più piccole come le più grandi. Perché ‘Freedom is winning fears.
Lady Vie è una compositrice nata e cresciuta a Milano, anche se ha sangue napoletano. Canta in italiano e in inglese perché il suo mondo di ascolti è anglofono oltre che italiano. Ha sempre fatto fatica a scegliere un solo nome tra le numerosissime musiciste e voci che ha ascoltato, ma di certo Nina Simone si staglia sulle altre, per questo le dedica il suo primo brano in uscita: Nina Says.
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Trianon Viviani, torna la sceneggiata a Natale con Francesco Merola
Torna la sceneggiata a Natale con Francesco Merola, il Natale del Trianon Viviani sotto il segno della sceneggiata.
Giovedì 22 dicembre, alle 21, in prima assoluta, il teatro della Canzone napoletana porta in scena “Canzona ‘e… Guapparia”, una sceneggiata di stampo tradizionale con le scene e la regia di Bruno Garofalo, dopo Spacciatore, diretta da Pierpaolo Sepe, che ha rivisitato questo genere con i linguaggi
della contemporaneità.Prodotta dallo stesso Trianon Viviani, questa commedia con musiche di Raffaele Esposito e Bruno Garofalo, che firma anche la regia e le scene, vede come protagonista Francesco Merola, l’interprete figlio ed erede spirituale di Mario, “Re della sceneggiata”.
La sceneggiata ruota attorno alla canzone “Guapparia”, scritta da Libero Bovio e Rodolfo Falvo nel 1914, il brano che successivamente ha ispirato tanti altri autori sulla figura del “guappo”. Ambientato nei primi del ‘900, con l’orchestrina che tipicamente eseguiva all’epoca le musiche e i brani scelti, il triangolo dei protagonisti si compone del guappo don Michele (Isso), della fioraia Margherita (Essa) e dell’usuraia Regina, innamorata del primo, nel ruolo della Malamente.
In scena, con Francesco Merola, Antoine, Mattia Cioffi, Michele Costantino, Marcello Cozzolino, Tiziana De Giacomo, Francesco Del Gaudio, Oscarino Di Maio, Raffaele Esposito, Laura Lazzari, Marianna Mercurio, Maurizio Murano, Alessio Sica e Sara Testa.
Con gli arrangiamenti e le musiche originali di Pino Perris, partecipano i musicisti Ciro Cascino (direzione musicale e pianoforte), Gaetano Campagnoli (clarinetto e sax), Gennaro Desiderio (violino), Luigi Fiscale (batteria), Diego Perris (tastiera), Claudio Romano (mandolino) e Luigi Sigillo (basso).
I costumi sono di Anna Giordano, i movimenti coreografici di Carolina Aterrano, le luci di Gianluca Sacco e il suono di Daniele Chessa, con le foto di scena di Pino Miraglia.
“Canzona ‘e… Guapparia” sarà in scena tutte le sere, da giovedì 22 a venerdì 30 dicembre, tranne il giorno 24, sempre alle 21.
Precederà lo spettacolo, mercoledì 21 dicembre, alle 16:30, nella particolare cornice dell’auditorium della Porta del Parco di Bagnoli (via Diocleziano, 341), la conferenza cantata di Pasquale Scialò, intitolata
“Canzone lacrimogena e sceneggiata”: il musicologo approfondirà questa popolare forma di teatro, con la partecipazione del cantante-attore Lello Giulivo per l’interpretazione dei più significativi esempi musicali.Ingresso libero fino a esaurimento dei posti.
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Incastri imperfetti: il coraggio di essere donna e spezzare le sbarre
Incastri imperfetti è il primo libro di Ludovica Russo, presentato a Caserta, a Palazzo Paternò, con Luigi Ferraiuolo, Marilena Lucente, Piero Grant. Interventi a sorpresa del prefetto di Caserta Raffaele Ruperto e della saggista internazionale Loretta Napoleoni
Giunta all’altare spezza le sbarre della gabbia dei formalismi e delle costrizioni borghesi e ha il coraggio di cambiare tutto, perché sa scegliere. Ha imparato a scegliere. È una delle chiavi di lettura dei cento frammenti di «Incastri imperfetti», il primo libro di Ludovica Russo, venticinquenne dottore in giurisprudenza, che mentre si avvia sulle orme dell’avvocatura trova il tempo di dedicarsi alla letteratura, la sua passione fin da piccola, per scoprire «Le impronte che i sentimenti lasciano nell’animo umano».
Tenutasi nella magnifica cornice di palazzo Paternò, nel cortile giardino dell’antica dimora nobiliare nel centro di Caserta, la presentazione del volume, una delle prime post pandemia, è stata presa d’assalto dalle amiche di Ludovica Russo e dai curiosi.
Spiega Ludovica Russo:
Sono sempre alla ricerca della verità, assolutamente della verità: è il mio imperativo.
Non a caso nel libro, edito da Graus, racconta che, senza volerlo, ogni giorno raccontiamo piccole bugie, anche innocenti, anche per essere cortesi. Invece deve vincere la verità se si vuole essere in pace con se stessi.
I frammenti – più o meno lunghi – sono un caleidoscopio di emozioni, frutto del diario personale della giovane autrice ma anche delle riflessioni e delle emozioni che ha messo in fila durante il Covid. Proprio durante la malattia che l’ha colpita ed è divenuta fattore scatenante della sua scrittura, anche pubblica.
L’incontro si è sviluppato come un dialogo tra la giovane scrittrice, Luigi Ferraiuolo, giornalista e saggista; e Marilena Lucente, scrittrice e docente di lettere.
Ma ci sono state anche le letture del giovane ma già affermato attore Piero Grant e le incursioni tra il pubblico, folto e ricco di personalità. Infatti, pungolati dal moderatore, sono intervenuti il prefetto di Caserta Raffaele Ruperto; l’analista internazionale Loretta Napoleoni, ospite di Caserta in questi giorni; ma anche una amica di Ludovica, Simona, che ha confermato di essersi rivista – come i giovani della generazione 2020 – nel libro e nelle emozioni suscitate da Ludovica. Presente, tra il pubblico, anche il Sindaco di Caserta, Carlo Marino.
Incastri Imperfetti è anche una storia d’amore, verso sé stessi: un romanzo di formazione; ma anche verso gli altri. Non a caso è dedicato ai lettori. Al viaggio che faranno, confrontandosi con una ragazza perfetta del mondo 2020: quelle che si sono scoperte nella pandemia. Un caso più unico che raro.
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Pecci torna a mostrare il suo eclettismo in Incubo
Pecci dopo aver magnetizzato il pubblico con le sonorità ipnotiche di “Armageddon” ed averlo cullato con la malinconica dolcezza di “Latte e Biscotti”, il poliedrico cantautore e producer milanese Pecci, nuovo volto della fusione musicale made in Italy, torna a mostrarci il suo eclettismo in “Incubo” (distr. ADA Music Italy), perfetta destinazione del suo Ciclo dei Sogni che, iniziato nel 2021 con la pubblicazione di “Narcolettico”, in questa tappa conclusiva trova senso e valore mediante la sua antitesi.
Su ricercate ed attualissime sonorità indie-lunge, minuziosamente curate dall’abilità figurativa di Delicottero, si posa infatti un testo d’autore in cui l’incubo simboleggia il viaggio verso la scoperta di se stessi nella propria totalità, perché è solo entrando in contatto con timori e conflitti interiori, temprati dall’indomita volontà di guardarli dritti negli occhi, che è possibile comprenderli a fondo prima, per esorcizzarli e superarli poi.
Una vera e propria accettazione della ciclicità dell’esistenza, in cui bene e male non si identificano in concetti necessariamente contrapposti, bensì in un incessante fluire nel quale, senza la presenza di uno, non potrebbe esistere l’altro e, di conseguenza, ove ciascun essere umano è conscio di dover accogliere entrambi all’interno della propria quotidianità. Questo è “Incubo”, una carezza delicata sulla ruvidità di paure complesse da scardinare, una brezza fine e leggera sulle zavorre che gravano e gravitano nel nostro universo animico, una vivida istantanea su ciò che è la nostra vita al momento presente e su ciò che, invece, sarebbe stata se avessimo pensato e agito in maniera differente.
Dichiara Pecci:
In questo pezzo cerco di entrare in un incubo per rassicurarmi in un momento di stress e tensione, rendendo il più lucido e nitido possibile un sogno che poteva finire male.
In quel «fragile gioco d’istinto», rappresentato da un’impeccabile sequela di liriche e traslati, l’artista narra inizialmente le complessità che si celano dietro alle maschere che abitualmente indossiamo per l’apprensione di mostrare la nostra vera natura, come «palazzi argento e neon che nascondon la provincia»; maschere che, come pozzanghere sul cemento del cuore, riflettono un volto alterato e distorto, portandoci a confonderci e confondere – «nelle pozzanghere non ti tuffare che ti fai male, che ti fai male e poi piangi e fai danni anche agli altri» -, per poi affrontare, nella seconda strofa, l’importanza di vivere appieno gettando a terra ogni filtro – «per un secondo fatti sto viaggio» – ed inutile dissimulazione, perché infondo «è così bello avere coraggio», il coraggio di scorgere oltre «un futuro già visto», al di là un’immagine distopica e ingannevole proiettata da «specchi infranti» che solo l’audacia di guardarsi dentro sa ricostruire, ricomponendone ogni frammento, senza sostituirlo, ma rendendolo parte di un nuovo processo creativo, più autentico e realistico che mai.
La release è accompagnata dal videoclip ufficiale, diretto da Andrea Pomarico, in cui Pecci ripercorre flashback e ricordi per poi liberarsi dei fardelli del suo passato, raffigurati nella clip attraverso la suggestiva metafora di un bagaglio, gettato, alla fine del viaggio, tra le fiamme di un falò, simbolo di trasmutazione e rinascita.
“Incubo” chiude ufficialmente il Ciclo dei Sogni, inaugurando al contempo il nuovo percorso artistico di Pecci, un cantautore originale e versatile che ha fatto della fusione di generi e stili la sua cifra stilistica e, dell’emozionalità e dell’eleganza, i punti cardine di un successo in continua ascesa.
Pecci: biografia
Pecci, al secolo Pietro Ceppi, è un produttore, musicista e cantautore italiano classe 1995. Con un trascorso da cameraman ed un passo da ballerino che lui nega di avere, a soli 14 anni entra a far parte della sua prima band in qualità di frontman, pubblicando, 4 anni dopo, il singolo “Il Sole nel Taschino”, con cui giunge in semifinale al Festival di Castrocaro l’anno successivo. In quell’occasione, conosce Matteo Lambertucci dei Sanlevigo, con cui produrrà il suo primo EP, “Educazione Coatta”, sotto lo pseudonimo di Al Peccino, con mix e master a cura di Kermit e Timongothekeys. In veste di cameraman, nel 2019 lavora al Milano Latin Festival, kermesse annuale mediante la quale ha modo di entrare in contatto con generi musicali apparentemente distanti dai suoi riferimenti e di conoscere alcuni dei maggiori esponenti del latin-pop internazionali, come Ozuna, Bad Bunny, Karol G, Sebastian Yatra e molti altri.
Nello stesso anno, cambia il suo nome d’arte in quello attuale e, sempre affiancato da Matteo Lambertucci alla produzione e da Timongothekeys nel mixaggio, pubblica l’EP “Ombelico di Venere”. Nel 2021, produce con Pietro Fichtner degli Inquietude il singolo “Narcolettico”, prima tappa del suo suggestivo Ciclo Dei Sogni, a cui seguono “Chaos” (il cui videoclip ufficiale, girato da Ortica Studio, mostra il lato estetico dell’artista volutamente eccessivo, opulento, attraverso il quale cerca di controllare questo suo “Chaos” interiore una dimensione onirica) e, nel 2022, “Armageddon” (ove Pecci è “una meteora nel campo gravitazionale” dello sguardo di Anastasia, che si sposta fuori dalla terra diventando “solo un satellite senz’orbita”) e “Latte e Biscotti” (scritto e prodotto con Valentina Tioli e Ciccio Terrana di Prisma Studio: qui ritroviamo un Pecci che si sveglia “alle sei di mattina” con “nel cuore i cerotti”, mentre ricorda gli errori commessi, cercando di esorcizzarli e superarli).
Nel Gennaio del 2023 è la volta di “Incubo”, meta del Ciclo dei Sogni, in cui l’artista cerca di entrare in un incubo per rassicurarsi, rendendo il più lucido e nitido possibile un sogno che poteva finire male. Trasversale, diretto e camaleontico, Pecci rappresenta il nuovo volto della fusione musicale made in Italy.
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