Stefano Bollani in concerto con Piano solo sabato 6 maggio, ore 21, al Trianon Viviani data unica a Napoli.
In “Piano solo” Stefano Bollani omaggia l’arte dell’improvvisazione.
Più che un tradizionale concerto al pianoforte, la serata si presenta come un “one man show” irripetibile, in cui tutto può accadere: un viaggio a perdifiato, attraverso orizzonti musicali solo apparentemente lontani, in cui non esiste alcuna scaletta né programma di sala a cui aggrapparsi per seguire il succedersi dei brani.
Dall’omaggio alla tradizione musicale partenopea, si può passare così dalle composizioni dello stesso Bollani a Carosone, dal jazz ai ritmi brasiliani, con improvvise incursioni nel pop o nel repertorio italiano degli anni Quaranta, un flusso musicale, in cui si mescolano il riso e l’emozione.
Alla fine del concerto sarà il pubblico a decidere il bis: Stefano Bollani annoterà diligentemente le richieste per poi eseguire un medley imprevedibile all’insegna del virtuosismo e dell’irriverenza.
Prodotto da Mauro Diazzi, lo spettacolo è in data unica a Napoli.
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Nuovo cartellone di eventi al teatro Domenico Biancardi
Si è la presentazione del nuovo cartellone di eventi e dei nuovi progetti relativi ad uno dei poli culturali più importanti del mandamento baianese: il Teatro Domenico Biancardi.
A presentare il programma il nuovo direttore artistico del Teatro Domenico Biancardi di Avella, Nicola
Le Donne, che ha dato enorme spinta al progetto farcendolo di nuovo idee e regalando allo stesso teatro una nuova veste.
Non solo teatro ma anche una serie di opportunità relative ai corsi di formazione gratuiti e retribuiti, finanziati dalla Regione Campania per tecnici del suono e delle luci, operatori alla scenografia, costumisti, truccatori e acconciatori.
Un’offerta teatrale che partirà domenica 22 gennaio 2023, alle ore 20.00, con “Una notte con
Dora”, spettacolo diretto da Mario Lanzuise con Feliciana Tufano, Mario Arienzo e Peppe
Miccio. La storia di una guardia giurata che scatenerà, con la complicità della bella Dora e di un severo giudice, una lunga serie di equivoci.
Ma saranno tantissimi gli appuntamenti in programma, con nomi di spessore a calcare la
scena, da Oscar di Maio ad Antonella Quaranta, passando per Lello Musella , Corrado Taranto
e tantissimi altri.
L’offerta del “Domenico Biancardi” sarà abbinata alle tante attività culturali promosse sul territorio da
Comune, Ministero della Cultura e AvellArte.
Un piano strategico mirante alla fruibilità delle sale attigue al teatro quale luoghi di convegni,
meeting e polo attrattivo culturale.
Per poter assistere agli spettacoli è necessaria la prenotazione. -
Francesco Teselli interpreta All’amato me stesso di Vladimir Majakovskij
Eccoci con un nuovo appuntamento di un caffé a teatro che, in questi giorni complicati per potersi parlare face to face come un tempo, cambia d’abito ma non di contenuto.
Oggi abbiamo deciso di pubblicare l’interpretazione della poesia All’amato me stesso fatta da Francesco Teselli della Compagnia Teatrale La Fermata.
All’amato me stesso è una poesia di Vladimir Majakovskij (1893-1930), scrittore, poeta, regista teatrale, attore e giornalista sovietico. L’artista da subito ha aderito al Futurismo, corrente artistica e letteraria, che rigettava il classicismo e l’arte di un tempo e che nel linguaggio effettuò una vera e propria rivoluzione lessicale.
Nel 1912 Vladimir Majakovskij insieme a Burljuk, Chlebnikov, Kamenskij e Krucenych firmò il manifesto Schiaffo al gusto del pubblico in cui veniva dichiarata e sottoscritta la volontà di allontanarsi dalle formule poetiche di un tempo, contemplando la libertà artistica in tutte le sue manifestazioni.
Abbiamo posto alcune domande a Francesco Teselli per comprendere qualcosa in più sulla scelta e sul contenuto della poesia.
Francesco Teselli: intervista
1. Perché hai scelto di interpretare All’amato me stesso di Vladimir Majakovskij?
La scelta è legata all’iniziativa che stiamo portando avanti noi della Compagnia Teatrale La Fermata sui Social Network con Teniamoci a Teatro Di Sicurezza, che ha una politica ben precisa, in questo periodo così difficile.
Scopo di questo progetto, infatti, è fare performance in diretta Facebook, per ricreare in noi attori e negli spettatori quello stato emotivo che ci accomuna durante uno spettacolo e, soprattutto, far passare il messaggio importante che bisogna restare a casa senza però rinunciare alla cultura. Scegliere di fare una poesia così complessa, di un autore così semanticamente stratificato, semplicemente girando un video con il cellulare, era una sfida che mi andava di raccogliere.
2. Qual è la tua interpretazione del testo?
Di questa poesia, All’amato me stesso, che si affranca dalla tipica impronta poetica di Vladimir Majakovskij – pur trattenendone la forza militante – mi affascina molto, da sempre, il contrasto violento, l’incontro feroce tra un’anima immensa e l’essenza percepita dell’inutilità.
È una caporetto, quella del poeta: il suo spirito è troppo grande, alla fine soccomberà trascinando il suo “enorme amore” unicamente in chissà quale “notte delirante e malaticcia” (di dostoevskiana memoria). La ripetizione ossessionante dell’ipotesi d’essenza sono tutte anticlimatiche (s’io fossi piccolo, come il grande oceano; povero come un miliardario; balbuzziente come Dante o Petrarca) è tutto in antitesi: è la dicotomia del mondo.
3. Che cosa significa, per te, questa poesia?
All’amato me stesso per me rappresenta esattamente l’opposto. Mi ha convinto proprio questo a farla: un ulteriore contrasto, quello che divide la mia condizione emotiva attuale dall’inesorabile inferno di Vladimir Majakovskij, che lo porterà al suicidio.
D’accordo sui chiaroscuri della vita, ma io adesso sto bene. Pandemia a parte, gira tutto nel verso giusto. E dato che l’attore veramente bravo non mette mai in scena se stesso: ecco a voi il mio contrario, in tutto e per tutto.
All’amato me stesso di Vladimir Majakovskij
Quattro. Pesanti come un colpo.
A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio.
Ma uno come me dove potrà ficcarsi?
Dove mi si è apprestata una tana?
S’io fossi piccolo come il grande oceano,
mi leverei sulla punta dei piedi delle onde con l’alta marea,
accarezzando la luna.
Dove trovare un’amata uguale a me?
Angusto sarebbe il cielo per contenerla!
O s’io fossi povero come un miliardario… Che cos’è il denaro per l’anima?
Un ladro insaziabile s’annida in essa:
all’orda sfrenata di tutti i miei desideri
non basta l’oro di tutte le Californie!
S’io fossi balbuziente come Dante o Petrarca…
Accendere l’anima per una sola, ordinarle coi versi…
Struggersi in cenere.
E le parole e il mio amore sarebbero un arco di trionfo:
pomposamente senza lasciar traccia vi passerebbero sotto
le amanti di tutti i secoli.
S’io fossi silenzioso, umil tuono… Gemerei stringendo
con un brivido l’intrepido eremo della terra…
Seguiterò a squarciagola con la mia voce immensa.
Le comete torceranno le braccia fiammeggianti,
gettandosi a capofitto dalla malinconia.
Coi raggi degli occhi rosicchierei le notti
s’io fossi appannato come il sole…
Che bisogno ho io d’abbeverare col mio splendore
il grembo dimagrato della terra?
Passerò trascinando il mio enorme amore
in quale notte delirante e malaticcia?
Da quali Golia fui concepito
così grande,
e così inutile?
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La foresta vergine. Pensare Napoli
Nel solco del progetto dedicato a Raffaele La Capria, al cui centro è lo spettacolo Ferito a morte, adattato da Emanuele Trevi dal romanzo omonimo, per la regia di Roberto Andò, il Teatro di Napoli – Teatro Nazionale promuove il ciclo di incontri denominato “La Foresta Vergine. Pensare Napoli”.
La metafora che attraversa il romanzo è lo spunto per riflettere sulle aspettative di Napoli e su cosa è cambiato da allora, una riflessione che investe le attese e l’immaginario della città. Sul palco del Teatro Mercadante, di volta in volta, si alterneranno Erri De Luca, Diego De Silva, Alessio Forgione, Goffredo Fofi, Valeria Parrella, Viola Ardone, Maurizio De Giovanni, Wanda Marasco, Ruggero Cappuccio, Silvio Perrella.
La Foresta Vergine è come la malafede. Immagina che Napoli sia la Foresta…
Che uno di noi, in questa Foresta, completamente solo, voglia conservare la sua indipendenza, il suo carattere e insomma il suo io autentico. Voglia conservarlo svilupparlo o modificarlo senza interferenze deformatrici immune dalla sopraffazione inevitabile e corruttrice dell’ambiente, che sta lì a bocca spalancata, pronto a ingoiarlo. […] Non si può resistere da soli a una Foresta […] Perdi tutto il tempo, tutte le energie a districartene, ti esaurisci così. Poi non hai la forza per fare nient’altro.
Raffaele La Capria, Ferito a morte
A completamento del progetto dedicato a Raffaele La Capria, al cui centro è lo spettacolo Ferito a morte, adattato da Emanuele Trevi dal romanzo omonimo, per la regia di Roberto Andò, il Teatro di Napoli, in collaborazione con la Fondazione Campania dei Festival, promuove un ciclo di incontri denominato La Foresta Vergine. Pensare Napoli. La metafora che attraversa il romanzo è lo spunto per riflettere sulle aspettative di Napoli e su cosa è cambiato da allora, una riflessione che investe le attese e
l’immaginario della città.La foresta vergine. Pensare Napoli: i prossimi incontri
Viola Ardone – Fabrizio Coscia | 21 novembre 2022 ore 18.00
Valeria Parrella – Simona Boo e Marco Messina 99 Posse | 12 dicembre ore 18.00
Maurizio De Giovanni – Enzo D’Errico | 23 gennaio 2023 ore 18.00
Alessio Forgione – Goffredo Fofi | 13 febbraio 2023 ore 18.00
Ruggero Cappuccio – Pierluigi Razzano | 27 febbraio 2023 ore 18.00
Silvio Perrella – Ottavio Ragone | 20 marzo 2023 ore 18.00
Diego De Silva – Massimiliano Virgilio | 3 aprile 2023 ore 18.00
Wanda Marasco – Francesco De Core | 8 maggio 2023 ore 18.00
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