Dopo Sirena senza coda, Frida, Chiara e Strega, Moà torna con un nuovo brano di denuncia: Te la senti (Movements of arts/Believe Digital).
Una produzione frizzante e coinvolgente che stavolta vanta un nome illustre del panorama musicale italiano, quello di Cesare Chiodo. Il sound è accattivante e per le orecchie più sensibili non è difficile riconoscere in poco tempo la citazione di Crazy di Gnarls Barkley.
Moà:
Quel Te la senti girava nei miei appunti già da un pò, l’incontro con Cesare è stato illuminante per ricercare l’abito perfetto per vestire la mia denuncia. Un divertente ed ironico riassunto, di quanto una donna in carriera, purtroppo, il più delle volte, è costretta a sentire e subire in molti ambienti di lavoro.
Dovresti essere carina con il direttore, Al presidente piacciono le gonne più corte, Puoi prendere quelle ferie ma vieni a cena con me…. Te la senti?
La perla sarcastica arriva alla fine del ritornello “se me la tocco si”, tra un tira e molla e un tentativo di vaga evasione arriva lo schiaffo, arriva la voglia di dire anche più di un semplice no, arriva la voglia di dire basta!
Le ultime quattro canzoni di Moà faranno parte di un Ep che uscirà in autunno.
Moà: chi è?
Maggi Martina, in arte Moà, nasce ad Orvieto il 27 giugno 1995. All’età di cinque anni inizia a studiare chitarra classica e canto-pop.
A 16 anni entra a far parte dell’orchestra giovanile popolare diretta dal Maestro Ambrogio Sparagna, collaborando con artisti come Francesco De Gregori.
In occasione dell’Orvieto4evershow, condivide il palco con Andrea Bocelli ed Usher.
A febbraio 2018 esce Straordinario trip, ospite d’onore il sax di James Senese.
Nel 2019 partecipa ad “All together Now” in onda in prima serata su Canale 5, riceve ottimi consensi da parte del pubblico e della giuria, totalizza subito i cento punti che le permettono di accedere in finale. Pochi mesi dopo compare sul palco di X-Factor ottenendo quattro si dai giudici e la standing ovation del pubblico.
Nel 2021 è vincitrice di Area Sanremo con il brano Sirena Senza coda.
Nel 2022 vince il primo premio del Bianca D’Aponte con Chiara, brano per il quale vince anche la menzione di miglior testo.
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S.T.U.R.G. un progetto di rigenerazione urbana attraverso l’arte
Si svolgerà a Cosenza da Aprile a Maggio 2022 il primo evento del Sud Italia di Rigenerazione urbana e sociale attraverso le arti a servizio della qualità della vita, della bellezza e storicità di un luogo tanto caro alla città.Un modello nazionale di azione che applica le buone pratiche per la sostenibilità ambientale, attraverso la bellezza, l’arte e il coinvolgimento dei cittadini in rete con l’intero globo.Il ruolo urbano degli spazi dimenticati assume sempre più nuovi significati e suggerisce alle istituzioni nuovi policies urbanistiche. Nello specifico S.T.U.R.G è un progetto culturale che ha scelto un luogo di pertinenza adiacente ad un luogo simbolo della città calabrese e ha come tramite l’innesco emotivo tra i citizens del passato con quelli del presente e del futuro.Stairway To Urban Ri-Generation, che richiama il famoso brano dei Led Zeppelin “Stairway to Heaven”, è sostenuto e finanziato nell’ambito della 3^ edizione dell’avviso pubblico Creative Living Lab promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e prenderà forma in un’area adiacente Piazza XV Marzo, una delle più belle del centro storico di Cosenza.La scalinata che verrà rigenerata diventerà un Open Museum collegato virtualmente a tutto il mondo grazie ad una web app dedicata. Saranno allestiti inoltre due spazi per lo spettacolo, costruiti con materiale di risulta, denominati “Plastic Theatre”.“Scalinata verso la Rigenerazione Urbana” è metafora di rinascita e innesco di processi di cambiamento attraverso l’azione pratica. Ha l’intento di donare dignità e bellezza ad un luogo simbolo della memoria collettiva di migliaia di studenti e vuole avviare, proprio con loro, un processo di trasformazione.L’obiettivo è restituire bellezza attraverso le arti figurative e plastiche con l’utilizzo di materiale di risulta ad un luogo che vive uno stato di degrado.Il progetto è ideato e coordinato dall’Ass.Musica contro le mafie e gode del Patrocinio di Comune di Cosenza, Provincia di Cosenza e della partnership di Legambiente Calabria, Retake Palermo ed Ecoross srl. Altri partner sono l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, il Liceo Classico Bernardino Telesio e l’I.I.S. Lucrezia Della Valle di Cosenza.L’opera collettiva finale sarà, inoltre, inaugurata da una performance multi-artistica che vedrà fondersi musica, danza contemporanea, fotografia in un esperimento di cinema verticale in diretta. Infatti la comunicazione grafica, video e foto avrà un concept totalmente verticale. Questa inquadratura è un formato tipico dello smartphone ed una nuova e moderna manifestazione visiva del nostro presente. S.T.U.R.G. avrà, quindi, anche lo scopo di consolidare quello che è divenuto un diffuso modulo espressivo.Tra i protagonisti di S.T.U.R.G. ci sono la coreografa e danzatrice Marianna Chiarelli, l’eco music-pioneer Maurizio Capone (leader del gruppo BungtBangt), il direttore musicale Stefano Amato, il direttore grafico e creativo Luigi Naccarato, il regista Giovanni Rodia, le fotografe Chiara G. Leone e Sonia Golemme, ad altri che annunceremo nelle prossime settimane.Inoltre sarà attivato “Sturg News” un format social di infotainment, rigorosamente in verticale, che farà da finestra virtuale sull’evento. Il format sarà condotto dalla giornalista e blogger Claudia Palermo che si collegherà, da uno studio televisivo di Bologna, con altre città italiane dove ospiti e protagonisti del progetto Stairway To Urban Ri-Generation verranno intervistati e daranno notizie in tempo reale inerenti al mondo dell’eco-sostenibilità.Il format sarà visibile sulle piattaforme social dell’associazione Musica contro le mafie in particolare su Instagram e Tik Tok.Il Direttore Scientifico del progetto è Gennaro de Rosa (presidente dell’associazione Musica contro le mafie e dir. Artistico del Premio Music for Change) mentre il coordinamento e la direzione della sezione Arti Figurative e Plastiche per la Rigenerazione Urbana è affidato all’artista Alfredo Granata.Il maestro Granata studia presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove si laurea con una tesi sul grande Alberto Burri, dopo averlo conosciuto. Nel 1986 la RAI gli dedica un programma teso a documentare la sua opera: “la Periferia sperimentale”; pubblica per la collana d’arte: Canti e Disincanti, la monografia “Corpo a corpo”; è invitato a“La raccolta dei mille progetti” presso l’Accademia di Francia a Roma, curata da Laurence Bosse, Carolyn Christov – Bakargiev e Hans Ulrich Obrist. Nel 1999 è presente a “Dappertutto” 48° edizione della Biennale d’arte internazionale di Venezia nell’ambito del progetto Oreste; nel 2016 vince il premio “Geni Comuni ” e nello stesso anno pubblica la sua autobiografia dal titolo “Humus sessantaperquarantatrè”.Numerosissime le mostre collettive e personali alle quali ha partecipato. All’attività d’artista affianca l’organizzazione di eventi d’arte nel territorio dove vive e lavora. È fortemente convinto che: “non è la posizione geografica a determinare solitudini e/o dinamismi bensì sono le periferie e i centri mentali a portare successi e fallimenti nel corpo, nel cuore e nella mente”.Dichiara Gennaro de Rosa:Con S.T.U.R.G. vogliamo spingere il nostro impegno per un futuro sostenibile andando oltre la musica.. In questi anni abbiamo compreso che l’impatto con il brutto ed il degrado è stato per molti la vera spinta eco-friendly. L’idea della bellezza e di uno sviluppo sostenibile hanno mosso in noi la voglia e il piacere di impegnarci per un futuro ecologico. La bellezza è un fattore essenziale della sostenibilità, un aspetto irrinunciabile e spesso trascurato. Il bello deve ritrovare il proprio spazio nella nostra vita quotidiana, coniugandosi con l‘utile. Un’opera multi-artistica che mette al centro l‘unione di bene e bello, forma e contenuto, etica ed estetica con il supporto di scuole, associazioni, artisti di diverse derivazioni non può che essere la strada, o la scalinata, giusta verso la rigenerazione urbana e sociale.Mentre il maestro Alfredo Granata dice:Le città chiedono maggiore vivibilità creando i presupposti di recuperare spazi pubblici e edifici fuori uso devastati dall’incuria. Le città mutano insieme all’arte che si evolve verso una partecipazione emozionale che spinge l’artista visivo a farla uscire dalle gallerie per trasportarla nelle piazze, nei giardini, nelle fabbriche dismesse e nei luoghi pubblici. I valori, che accomunano l’arte come medium per recuperare spazi urbani dismessi, devono essere necessariamente sempre collettivi. Devono chiedere obbligatoriamente relazioni partecipative a una cittadinanza attiva con il presupposto di migliorare la qualità della vita usando la poesia e la bellezza che solo l’arte tout-court è in grado di esprimere. -
Terre mosse e rimosse al Circolo del Nuoto di Avellino
Terre mosse e rimosse. Il Circolo del Nuoto di Avellino, dal 23 al 25 novembre, ricorda il terremoto del 23 novembre 1980 con la mostra fotografica Quaranta e non vederli di Luca Daniele (in esposizione per 3 giorni), la presentazione del volume Quaranta e non vederli di Luca Daniele (a cura di Antonello Plati) e la proiezione del docufilm La legge del terremoto di Alessandro Preziosi.
Una «tre giorni» per ricordare il terremoto del 23 novembre 1980. Terre mosse e rimosse, dal 23 al 25 novembre, al Circolo del Nuoto di Avellino sarà un’occasione di confronto sulla questione irrisolta del sisma del 1980. Mercoledì 23 novembre, alle 19, il primo appuntamento con la presentazione del libro fotografico di Luca Daniele, Quaranta e non vederli (2021, De Angelis Art, 120 pag.) e con l’inaugurazione dell’omonima mostra fotografica. Moderati da Gianni Colucci (giornalista de Il Mattino), interverranno Mario Fabbroni (giornalista de Il Messaggero), Marina Brancato (antropologa), Luca Sessa (economista), Francesco Della Calce (critico cinematografico), Michela Mancusi (membro della Commissione cinema ministeriale), Antonello Plati (giornalista, collaboratore de Il Mattino) e Luca Daniele (fotografo documentarista). Introdurranno i lavori Giovanni Porcelli, presidente del Circolo del Nuoto di Avellino, e Marcello Sfera, consigliere del Circolo del Nuoto di Avellino. Mentre la mostra fotografica sarà visitabile anche giovedì 24 novembre, il giorno dopo, venerdì 25 novembre, alle 19, 30, è in programma la proiezione del docufilm La legge del terremoto dell’attore e regista avellinese Alessandro Preziosi.
Spiega Michela Mancusi:
C’è una condizione di sospensione irremovibile che il terremoto trascina insieme alle sue macerie.
Il “terremoto dentro”, residuale, silenzioso e dolente, rimosso e taciuto. Non è la scossa, non è la paura, non sono quei novanti secondi di sgomento e distruzione. Ma è la traccia profonda che il sisma ha impresso nel tessuto identitario di ognuno di noi finendo per plasmare il nostro stare al mondo, determinando talvolta l’attaccamento morboso alle radici.
Un sentimento sedimentato nella memoria della terra genitrice che ha a che fare con la ferita mai sanata, con un’improvvisa eclissi di tristezza, con quel senso di fragilità e perdizione che attraversa il nostro vissuto e fa di noi dei cittadini mai riconciliati, mai pacificati con il passato e il presente, fa di noi dei terremotati invisibili.
Ecco perché “Terre mosse e rimosse” non celebra una ricorrenza ma racconta il terremoto che non si vuol vedere a partire dalla mostra Quaranta anni e non vederli le cui fotografie rappresentano la necessità di guardare negli occhi una realtà non lontana eppure drammaticamente ferma e non dissimile dalla rappresentazione mediatica di quaranta anni fa. Negli scatti di Luca Daniele non c’è solo la denuncia ma anche il ritratto di un’umanità luminosa raccontata nel quotidiano. La fotografia degli autori nel suo ruolo documentaristico e nel valore sociale è sempre pervasa da un irrinunciabile rispetto per la verità coltivato mettendosi entrambi al servizio delle storie raccontate, chi con la scrittura, chi con lo sguardo.
Il docufilm di Preziosi, invece, è un viaggio visivo, storico, ma soprattutto emotivo dentro uno dei cuori della storia fisica e psichica del nostro paese, i terremoti, appunto. Se l’Italia è un corpo, il terremoto è un colpo al cuore. Preziosi, interprete amato delle nostre scene che cura regia e dà voce e presenza d’attore al film, è stato giovanissimo testimone del sisma in Irpinia, nel 1980. Il suo viaggio ci porta nel Belìce, colpito nel 1968, poi in Friuli, ad Assisi, l’Aquila, Amatrice. Sismi, ma anche esperienze, umanità, ricostruzioni. Insieme a straordinari documenti d’archivio (tra gli altri dell’Archivio Luce, delle Teche Rai, dei Vigili del Fuoco), testimonianze d’eccezione e toccanti (come quelle di Erri De Luca, Francesco Merlo, Giulio Sapelli, Vittorio Sgarbi, Mario Cucinella, Pierluigi Bersani, Angelo Borrelli, Grazia Francescato), passaggi e riprese in luoghi di forte valenza simbolica come il cretto di Gibellina eternato dal genio di Alberto Burri, e uno sguardo sofisticato e insieme commosso, il film disegna una mappa sorprendente di qualcosa che ci tocca da sempre, nel profondo.
E proprio oggi, mentre fronteggiamo altre drammatiche emergenze, evocare che cosa ha significato e cosa significhi il terremoto dell’Irpinia, testimoniare il disagio e la rabbia, ma anche la forza e l’ostinazione, con l’immediatezza delle immagini del presente può fornirci importanti indicazioni per guardare al futuro con maggiore consapevolezza e aiutarci a mettere radici senza rimuovere le ali.
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Se c’è un aldilà sono fottuto: intervista a Simone Isola e Fausto Trombetta
In occasione della chiusura del Premio Mario Puzo, consegnato ai registi del lungometraggio Se c’è un aldilà sono fottuto, abbiamo colto l’occasione per scambiare due parole con Simone Isola e Fausto Trombetta.
Se c’è un aldilà sono fottuto è un lugometraggio su Claudio Caligari che mostra non solo la vita professionale di un regista, che ha avuto difficoltà durante la sua vita, ma ne sottolinea la dedizione e l’amore per il suo lavoro. Il lungometraggio è stato fortemente voluto da Valerio Mastandrea che con Claudio Caligari aveva un rapporto di amicizia e di stima profonda.
La realizzazione del lungometraggio è un atto d’amore che nasce dalla desiderio di far conoscere l’importanza di un regista che, non si sa per quale motivo, non è riuscito a raccogliere i frutti meritati del suo lavoro.
Claudio Caligari: biografia
Claudio Caligari (1948-2015) ha realizzato solo tre film durante la sua carriera lavorativa e stiamo parlando di trent’anni di lavoro. Il regista e sceneggiatore piemontese inizia la sua carriera, a metà degli anni ’70, come documentarista all’interno degli ambienti del cinema indipendente e di ricerca sociale.
Riportiamo le parole di Claudio Caligari per spiegare la sua passione per il cinema:
La passione per il cinema nasce dall’appartenenza alle classi subalterne in un periodo in cui il cinema era ancora lo spettacolo popolare per eccellenza. A vent’anni sono stato rapito dalla Nouvelle vague e dal cinema politico di subbuglio che sentivo aleggiare. Il cinema di quel periodo era un cinema contro ed allora mi son detto: “Ma perchè non posso farlo anch’io?”. Così, e siamo a metà degli anni ’70, anni in cui tutto sembrava si potesse mettere in discussione, ho preso mezzi leggeri ed ho iniziato a girare cose davvero underground, ma pieno di animo ed entusiasmo.
Con questo animo ovvero quello di parlare di un mondo bistrattato e disagiato nasce Amore tossico (1983).
Amore tossico è un film ambientato tra Ostia e la periferia romana e mostra l’insediamento dell’eroina negli ambienti degradati e privilegiati anche da Pier Paolo Pasolini. Il cast è composto da persone prese per strada e che il mondo che vuole mostrare Claudio Caligari lo conoscono bene perché lo vivono in prima persona.
Amore tossico viene presentato alla 40esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, vincendo il Premio speciale nella Sezione De Sica. Il discreto successo sembrava aver dato una svolta alla carriera di Claudio ma non fu così perché la pellicola venne distribuita nelle sale italiane solo ad un anno dalla sua uscita.
Se c’è un aldilà sono fottuto si sofferma su Amore tossico e ci mostra i sopravvissuti all’eroina di quegli anni.
Altro focus di Fausto Trombetta e Simone Isola è sul lungometraggio Non essere cattivo, film uscito nelle sale nel 2015, lo stesso anno in cui è morto Claudio Caligari che non ha potuto assistere alla presentazione del lungometraggio, presentato alla 72esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
Non essere cattivo fa aggiudicare a Luca Marinelli il Premio come Miglior attore, ricevendo successo dalla critica.
La lettera a Martin Scorsese di Valerio Mastandrea
Per poter creare movimento mediatico e supportare la realizzazione del film Non essere cattivo, Valerio Mastandrea nel 2014 pubblica una lettera sul quotidiano Il Messaggero, indirizzata a Martin Scorsese, un appello a cui il regista americano non ha mai risposto.
Ecco la lettera di Valerio Mastandrea:
Caro Martino,
ti scrivo per una ragione semplice. Tu ami profondamente il Cinema. In Italia c’è un Regista che ama il Cinema quanto te. Forse anche più di te. Certo non basta amarlo per farlo bene, il Cinema, ma questo signore prossimo ai 70 ha avuto poche opportunità per dimostrare il valore. Quando le ha avute, lo ha fatto. La sua filmografia fai presto a leggerla: Amore tossico, ’83, L’odore della notte, ’98. Ti scrivo perché, dopo tanti anni di resistenza umana alla vita, a questo mestiere e alle sue dinamiche, questo signore ha avuto il coraggio di scrivere un nuovo copione, e di provare a girare un nuovo film. Da circa due anni un gruppo di amici di cui faccio parte lo sta supportando muovendosi nei meandri delle istituzioni e delle produzioni grandi e piccole ottenendo piccoli risultati ma importanti. Attorno a questo film si è creata un’atmosfera molto rara. In tanti lo vogliono fare per rispetto di questo signore e del più alto senso del Cinema e di chi vive per il Cinema. Molte delle eccellenze del nostro settore, hanno espresso la volontà di lavorare gratuitamente o di entrare in partecipazione. Ora, se starai ancora leggendo, ti chiederai: «Allora perché non riuscite a metterlo in piedi?». La risposta a questa legittima domanda ti obbligherebbe a un’altra domanda: «Ma è così difficile fare i film in Italia?». Questo è un altro discorso. Più lungo e più maledettamente ovvio, almeno per noi. Caro Martino questa mia lettera è solo un tentativo che va ad aggiungersi alle centinaia che abbiamo fatto in questi due anni. Non riusciamo a raggiungere una cifra tale per mettere questo signore sul set: che è il suo luogo naturale. Ho pensato: questo signore parla e cita Martino come se fosse un suo compagno di scuola. Conosce il Cinema e soprattutto quello di Martino come lo avessero fatto assieme. A noi mancano tanti soldi per fare questo film. È piccolo ma ne mancano ancora tanti, anche per quel piccolo. Allora io chiedo a Martino di leggere il copione e di guardarsi Amore tossico. Spero che Martino lo faccia, si innamori del Cinema di questo signore e venga qui a conoscerlo, pronto a produrre il suo film insieme a noi che siamo la sua piccola banda che il Cinema lo ama e lo detesta forse per quanto lo ama. Spero che Martino non si offenda per come lo chiamo ma è questo signore che lo chiama sempre così. Ecco, questo ho pensato e questo spero. E anche se questa lettera sarà tradotta e con la traduzione forse si perderà la commozione con cui è stata scritta, sarà stato un altro tentativo a cui ne seguiranno altri magari ancora più folli. Perché il Cinema di questo signore, Claudio Caligari, merita più di quanto è stato fino a oggi. E perché lo ripeto, quanto lo ama Claudio, il Cinema, forse neanche tu, Martino.
A nome della Crew di Non essere Cattivo ti ringrazio per l’attenzione.
La vita professionale ed umana di Claudio Caligari non è stata semplice e questo potrete comprenderlo meglio solo guardando il lungometraggio Se c’è un aldilà sono fottuto.