La Passione di Cristo organizzata dalla Parrocchia S.Antonio di Padova di Rivottoli di Serino giunge alla sua 13esima edizione. La manifestazione si svolgerà domenica 14 aprile dalle ore 17:30.
La manifestazione si dividerà in due fasi: la prima dove vi sarà una sfilata dei partecipanti che partirà da Via Fontanelle e terminerà a Piazza Fontanelle e la seconda dove inizierà la Via Crucis che inizia dall’ultima cena di Cristo.
La seconda tappa de La passione di Cristo mostra quando Gesù viene condotto da Erode: ecco le parole del Vangelo riportate dal discepolo Luca:
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato.
La terza tappa de La passione di Cristo è quella di Gesù che viene portato al cospetto di Pilato che chiede alla folla cosa avesse quest’uomo per essere crocifisso e, senza voler approndire le ragioni, decide di flagellare Cristo e mandarlo sulla croce, rilasciando Barabba.
La quarta tappa della Via Crucis ripercorre il momento in cui Gesù viene caricato sulla croce, dopo essere stato deriso dalla folla e spogliato della porpora.
La quinta tappa ripropone la prima caduta di Gesù per il peso estremo della croce da portare, metafora dei peccati dell’umanità che ha deciso di caricare sulle spalle.
La sesta tappa de La Passione di Cristo rappresenta l’incontro tra Gesù e la madre.
La settima tappa ripercorre il momento in cui Simone di Cirene viene costretto a portare la croce, aiutando Gesù nel tragitto.
L’ottava tappa ripercorre il momento in cui Gesù incontra le pie donne che si battevano il petto per lui.
La nona tappa rappresenta l’incontro tra Cristo e Veronica, una donna che esce dalla folla per asciugargli il volto madido di sudore.
La decima ed ultima tappa rappresenta la crocifissione di Cristo che mostra la divisione tra la folla dei vestiti di Gesù fino alla sua morte.
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“Appignani & Friends”, concerto di musica contemporanea
Il 29 luglio alle ore 20:30 nella prestigiosa cornice del Chiostro di Campitelli al Teatro di Marcello di Roma si terrà “Appignani & Friends”, concerto di musica contemporanea inserito nel programma del Festival Musicale delle Nazioni (Concerti del Tempietto).
Dopo tanti concerti come solista, Marcello Appignani si presenta questa volta con un evento “speciale” nel quale il compositore sarà affiancato da ben 7 artisti con cui ha avuto il piacere di collaborare: Stefano Bigoni (pianoforte), Andrea Monarda (chitarra), Aurora Schiara (flauto), Emanuele Frenzilli (pianoforte), Giuliana Elena Jurado Bonomi (violino), Maria Sofia Rinaldi (violoncello).
La serata sarà presentata dall’attrice Patrizia La Fonte. Il tutto per un grande ensemble di brani del Maestro, con esecuzioni solistiche, in duo o in trio.
L’evento è realizzato con il sostegno di R.A.S.I. Rete Artisti Spettacolo per l’Innovazione, Scrittura Compresa e DayBreakMusic e con il patrocinio di S.I.M.C. – Società Italiana Musica Contemporanea.
Il concerto sarà trasmesso in diretta live streaming sui canali social di Marcello Appignani e Concerti del Tempietto
Programma Appignani & Friends
Marcello Appignani: chitarra e pianoforte
e con (in ordine di apparizione):
Stefano Bigoni: pianoforte
Andrea Monarda: chitarra
Aurora Schiara: flauto
Emanuele Frenzilli: pianoforte
Giuliana Elena Jurado Bonomi: violino
Maria Sofia Rinaldi: violoncello
- Vicinanze
- Vicinanze II
Stefano Bigoni: pianoforte
- Piccola bourrèe diurna
- La venexiana
- Forti sospetti
- Festum
Andrea Monarda: chitarra
- Nude parole abbiamo
- Orazione di unione
Andrea Monarda: chitarra
Marcello Appignani: chitarra
- La voce di Eco
Marcello Appignani: pianoforte
- Danza delle ondine (prima esecuzione per duo flauto e pianoforte)
Aurora Schiara: flauto
Marcello Appignani: pianoforte
- Romanza per Mendelssohn
- Crepuscolo-19 (prima esecuzione assoluta)
Emanuele Frenzilli: pianoforte
- Riflessi di acqua dolce
Giuliana Elena Jurado Bonomi: violino
Marcello Appignani: chitarra
- Ave agave
- Ipse sum
Aurora Schiara: flauto
Maria Sofia Rinaldi: violoncello
Marcello Appignani: chitarra
Tutte le composizioni sono di Marcello Appignani
Biografie
Marcello Appignani
Laureatosi in Composizione al Conservatorio di Frosinone è un compositore polistrumentista estremamente versatile, autore di moltissime musiche principalmente per il teatro e per il cinema. Ha al suo attivo otto album uno dei quali edito dalla RAI. Vanta diverse interviste su Radio Classica e Radio Vaticana. Dal 2015 è il Direttore Artistico della divisione Classica dell’Agenzia Euromusic e del Terre di Maremma Classica-Jazz Festival. Dal 2019 è socio della SIMC – Società Italiana Musica Contemporanea.
Stefano Bigoni
Si è laureato in pianoforte, strumentazione per banda e composizione presso i conservatori di musica di La Spezia e de l’Aquila sotto la guida dei M° Gioiella Giannoni, Vincenzo Audino e Piero Luigi Zangelmi. È vincitore di numerosi concorsi pianistici nazionali e internazionali. Musicista versatile, svolge attività di solista, camerista e accompagnatore pianistico. Ha al suo attivo quindici album editi da varie etichette, quali MAP Milano e Diapason. È docente presso il Conservatorio “F. Morlacchi” di Perugia.
Andrea Monarda
Chitarrista, si è formato in Italia e all’estero, conseguendo il Master Degree in chitarra a Maastricht (Paesi Bassi) e la laurea magistrale in scienze della musica all’Università di Milano. Ha inciso dieci album per le etichette Brilliant Classics, Stradivarius, Urania Records, MEP (con brani di Marcello Appignani) e GuitArt. Ha recentemente eseguito in prima assoluta il Secondo Concerto per chitarra e orchestra d’archi a lui dedicato da Alessandro Solbiati insieme all’Orchestra Vittorio Calamani. Dal 2022 è endorser D’Addario©.
Aurora Schiara
Diplomata in flauto, esperta in musicoterapia ed in procinto di conseguire il secondo diploma accademico in Musica da Camera presso il Conservatorio di Santa Cecilia, vanta numerose attività solistiche, cameristiche ed orchestrali in molteplici contesti prestigiosi. Ha eseguito, come solista con l’orchestra, il concerto per flauto in Sol Op.29 di C.P. Stamitz e si è esibita come solista in un contesto internazionale con l’Orchestra Sinfonica di Pitesti in Romania con musiche di Gluck e Benda.
Emanuele Frenzilli
Si diploma in pianoforte in giovanissima età al Conservatorio “S. Cecilia” in Roma. Ha seguito numerosi corsi di perfezionamento e masterclass tenuti da importanti Maestri. Si è esibito in prestigiosi teatri, sale da concerto e festival in Italia e all’estero. Ha suonato con orchestre sinfoniche internazionali con le quali ha eseguito concerti di Rachmaninov, Beethoven e Liszt. Attualmente collabora con l’etichetta Diapason per la quale ha inciso sette dischi e varie registrazioni, tra cui anche musiche di Marcello Appignani.
Giuliana Elena Jurado Bonomi
Nata in Argentina nel 2002, inizia i suoi studi di violino a 5 anni nel Sistema de Orquestas de Jujuy. È stata parte della Camerata Nacional de Jóvenes de Argentina “R40” fino al 2021. Come solista e parte della linea dei primi violini, si è esibita in eventi e concerti nazionali (Teatro Colon, Luna Park, Facoltà di Giurisprudenza-UBA, Buenos Aires) e internazionali (Argentina: Iguazù in Concert, Jujuy Corazón Andino, Encuentro Internacional de Orquestas Juveniles; Washington, New York, Miami; Parigi, Roma, Torino, Amsterdam, Lima, e altri).
Maria Sofia Rinaldi
Si è diplomata in violoncello nella classe del M° A. Conti presso il Conservatorio di Frosinone. Dal 2013 al 2019 ha collaborato con varie orchestre quali l’Orchestra Sinfonica Renzo Rossellini, l’Orchestra Sinfonica di Palestrina e l’Orchestra Nazionale dei Conservatori Italiani (O.N.C.I.) cimentandosi in diversi generi musicali; dall’opera lirica alla musica per il cinema, collaborando inoltre con artisti come la cantante Elisa in occasione del suo ventennale all’Arena di Verona nel settembre 2017. Dal 2020 fa parte del trio “Natura Viva”.
Patrizia La Fonte
Si diploma attrice all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica S. D’Amico, sperimentando poi altri linguaggi di spettacolo in Italia e a New York. Cinema: diretta da M. Monicelli, N. Loy, F. Ozpetec. Tv: “Incantesimo” e altre serie. Teatro: adesso in tour per il decimo anno con “Maturina fantesca, erede di Leonardo da Vinci”. Autrice e formatrice, è docente all’Accademia Internazionale di Teatro. Ha pubblicato “Giusto per dire, guida poco teorica e molto pratica per l’italiano parlato”, ed. IkonaLiber.
Festival Musicale delle Nazioni (Concerti del Tempietto)
Venerdì 29 luglio 2022 ore 20:30
Chiostro di Campitelli
Piazza di Campitelli, 9
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La coerenza di Ulisse
Chi è l’uomo spinto dal suo demone interiore? Quel demone rappresenta quell’inclinazione che costringe l’essere umano a proseguire la sua strada, restando fedele a se stesso nonostante il dolore che arreca a sé e agli altri. Nell’immaginario collettivo questa capacità è rappresentata dall’autogovernarsi e dunque la condizione esistenziale ad essere responsabile delle proprie decisioni è raffigurata dal mito di Ulisse.
Durante il suo pellegrinaggio, durato dieci anni, Ulisse incontra creature bellissime che, però, deve sempre abbandonare per seguire il suo destino. È come un richiamo inconscio ma troncare gli affetti rappresenta un modo di voltare le spalle al mondo che ciascuno si costruisce e ciò, se vogliamo, è terribile perché non c’è altra giustificazione se quella di restare fedeli a se stessi. Dunque questa modalità di agire equivale ad un tradimento. Ciò a cui Ulisse si sottrae, voltando le spalle alle persone che incontra durante il suo viaggio, rappresenta il pensiero collettivo perché tradisce il pensiero comune e le aspettative della gente. In situazioni come questa può subentrare il rimorso, si può essere assaliti dai sensi di colpa ma la recriminazione peggiore per Ulisse sarebbe quella di non fare la cosa giusta.
Nel momento stesso in cui nasciamo, veniamo eterodiretti prima dai progetti dei nostri genitori e, successivamente, dall’ambiente in cui viviamo. Solo quando operiamo delle scelte personali diventiamo autodiretti e le cose intorno a noi iniziano a cambiare perché noi iniziamo a cambiare.
La nostra capacità di riuscire a trasformarci consiste, soprattutto, nell’ascoltare la voce dell’inconscio che custodisce l’irriducibile desiderio della realizzazione individuale. Per questo motivo, ogni essere umano è unico, ogni conflitto interiore è personale. Di fronte al conflitto, la persona implicata si ritira dal mondo, chiudendosi dal mondo e dagli altri.
La guarigione psicologica avviene attraverso una presa di coscienza della situazione che è utile, a far uscire la psiche dal suo torpore, per arricchire la vita di un senso di cambiamento e di avventura. Per questo motivo tutti noi siamo come Ulisse perché cerchiamo una nuova visione interiore che sia più ampia. Una visione capace d’interpretare e di fornire di nuovi significati il mondo relazionale in cui siamo immersi. Questo avviene quando superiamo gli attaccamenti dell’io e ciò si verifica quando cerchiamo di ampliare ciò che crediamo di essere, andando oltre il personaggio statico nel quale ci siamo identificati.
Quando ci sentiamo infelici è probabile che non stiamo agendo in conformità alle nostre attitudini e facciamo finta di non sapere quali siano. Coltivare le nostre inclinazioni ha un effetto prodigioso sulla psiche e ci fa sentire realizzati ma dobbiamo prima individuarle. Il rischio è quello di negare queste parti nascoste per uniformarci ad una realtà che ci porterà a vivere una vita mediocre perché delineata da ideali che non sono i nostri.
Fare emergere le nostre aspirazioni, significa far emergere i frutti della pianta che siamo ma, per rifiorire e fruttificare, bisogna che il guscio si apra. C’è bisogno di una porta aperta.
Chi è capace di aprire le porte della psiche? È l’eros perché quando lui apre le porte riusciamo a percepire il mondo e le nostre attitudini si possono manifestare. Per aprirsi all’altro l’io deve destituirsi, ha bisogno di laterarizzarsi per potersi rapportare a quegli aspetti oscuri della nostra personalità.
L’io comincia davvero a sapere quando si lascia accompagnare dalle immagini dell’inconscio, nelle quali si esprime la parte tenebrosa e scura della personalità. L’immaginazione quindi diventa un luogo intermedio di incontro e reciprocità, un luogo per superare le resistenze.
Quando superiamo le resistenze, la psiche si apre ed emerge un segreto custodito nel profondo. Il viaggio, quello di Ulisse non può esistere senza coinvolgimento affettivo. Non ci può essere viaggio e quindi creazione di ciò che siamo.
Questo, il talento dell’eros, che grazie al coinvolgimento affettivo sfida la paura, erotizza la paura e la attraversa. L’eros feconda il caos dentro di noi.
Come dice Carl Gustav Jung:
Accettai il caos e l’anima mia mi visitò.
È il processo individuale che implica una visione dell’uomo come essere tendente ad uno scopo che è quello di trovare la sua unicità. In questo tendere, tollerando l’accettazione della nostra ombra per diminuire la coazione difensiva a causa della paura della vita.
L’eros ci mette nello stato d’animo di accettare e rischiare tutto.
Jung affermava:
La trasformazione si ottiene con la follia dell’amore, che è una dimensione dinamica capace di portare l’inconscio alla luce.
E allora è piuttosto l’incapacità di amare che ci impoverisce, rendendoci sterili. Chi non ama vede il mondo come insignificante, ecco perché Freud arriva ad affermare che la libido conferisce alla realtà vitalità e bellezza. D’altra parte sempre Freud ci ricorda che l’umanità ha sempre sacrificato un pò della felicità in cambio di un pò di sicurezza.
Capovolgere gli assunti per vedere l’invisibile a caccia del desiderio inconscio.
L’intento è quello di aprire una finestra sulle dinamiche inconsce e ricordare che dall’atteggiamento creativo nasce il coraggio di vivere, che implica la consapevolezza della propria particolarità e di quell’incolmabile particolarità e di quell’incolmabile distanza che ci separa dall’altro ma che nello stesso tempo ci rende unici.
Il fine ultimo non è la meta il viaggio.
Si cambia quando ci si accosta al simbolico perché l’inconscio è poetico e si mostra metaforicamente. Solo allora possiamo revisionare e rileggere il nostro essere nel mondo. L’atteggiamento affettivo di tipo artistico esiste e conta veramente tanto. Se l’inizio del pensiero è il disaccordo, non solo con gli altri ma anche con noi stessi, bisogna dubitare di se stessi e del proprio pensare.
Dovremmo domandarci quale istanza in noi governa il nostro pensiero? Sarebbe il primo passo verso la verità e sciogliere così i falsi nessi tra le cose.
Gli schemi mentali non portano a qualcosa di costruttivo, la sfida di Ulisse è quella di andare oltre. Ulisse naviga per andare altrove, parlando e raccontandosi in un modo rinnovato supera se stesso.
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L’AXRT Contemporary Gallery di Avellino espone la personale di Max Coppeta
Il 23 febbraio presso l’AXRT Contemporay Gallery è stata inaugurata l’esposizione The invisible cities di Max Coppeta, noto artista contemporaneo, che durerà fino al 15 marzo. L’evento è stato accompagnato dalla perfomance surreale dell’attrice Margherita Peluso.
Lo spettatore viene condotto in un mondo immaginario dove l’unico punto di riferimento, che ha con il reale, è rappresentato dall’esistenza materiale delle opere d’arte. Non ci sono strade maestre per poter decodificare e dare un significato a ciò che Max Coppeta crea: l’artista vuole che sia il singolo a dare un proprio senso e una spiegazione a ciò che vede.
Gli strumenti e i codici interpretativi sono molteplici: è soltanto attraverso l’emozione di ciascuno che potrà rendersi palese il significato intrinseco e la meta di questo viaggio.
Ciascuno di noi possiede, all’interno del proprio microcosmo e del proprio bagaglio emozionale, varie città invisibili che rappresentano dei non luoghi, in cui tutto ciò che vediamo e che sentiamo può rappresentare il contrario di ciò che percepiamo.
Per dirla con le parole di Italo Calvino tratte da Le città invisibili, romanzo a cui Max Coppeta s’ispira per la sua mostra:
D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.
La personale dell’artista si muove attraverso l’arte cinetica, forma espressiva nata nei primo ‘900, che predilige immagini geometriche attraverso cui si può dare un’illusione di movimento virtuale o può impiegare un dinamismo reale, avvalendosi di strumenti meccanici e tecnologici.
L’arte cinetica si discosta dall’ideale di arte catartica perché ciascuna opera ha come intento quello di distaccarsi dall’immaginario collettivo, prediligendo la lettura intima e particolare legata alle emozioni e alla decodificazione soggettiva.
Max Coppeta: biografia
Max Coppeta nasce a Sarno nel 1980, nel 2002 si laurea in Scenografia all’Accademia di Belle Arti a Napoli con una tesi sul teatro multimediale. Lo stesso anno ottiene una borsa di studio dall’Istituto Superiore di Design di Torino.
Nel 2006 si specializza in arti Visive e spettacolo all’Accademia di Belle Arti a Napoli. L’artista nutre una vera e propria passione per i linguaggi multimediali che cerca di approfondire e portare all’interno delle sue creazioni.
Nel 2012 nasce Piogge sintetiche, un percorso visionario in cui utilizza prodotti chimici e tossici per raccontare i misteri della natura.
Nel 2018 alla Reggia di Caserta espone Flow, una vistosa installazione composta da 13 archi bianchi, infatti appartiene al ciclo di Piogge sintetiche, che richiamano alle 12 costole. La tredicesima rappresenta il tratto distintivo di Max Coppeta.
Il 2019 si apre con The invisible cities che rappresenta un vero e proprio percorso cinetico che si fonde con diverse forme d’arte: suono, teatro e luci.
L’inaugurazione della mostra di Max Coppeta che si è svolta all’Axrt Gallery è stata accompagnata dalla performance di Margherita Peluso che ha accompagnato il pubblico nell’esplorazione di “The insible cities”.
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giunge alla sua 13esima edizione
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