Sponz Fest: cos’è cambiato a Calitri?

Recuperare la memoria e la ritualità dello sposalizio, analizzare le usanze in chiave antropologica e religiosa: questi i propositi della prima edizione dello Sponz Fest di Calitri, nella quale attraverso balli, incontri, dibattiti e musiche la comunità calitrana, nell’agosto 2013, riscopre sé ripartendo da sé. Da quelle costumanze che, malgrado, il fascino della propria vetustà, sono ormai avviate all’estinzione, avvolte dalla bramosìa del capitale e della globalizzazione.

Grazie al genio di Vinicio Capossela, all’entusiasmo della comunità, alla sapienza dei veri etnomusicologi, antropologi e storici della religione e grazie alla regia di tutti coloro i quali lo hanno reso possibile, lo Sponz Fest supera ampiamente le aspettative e si rivela un successo, consacrando (per tutta la durata) Calitri quale anfizionia di spiritualità e cultura dell’intero Meridione.

L’eco del successo giunge marginalmente anche ad avere rilevanza nazionale, l’entusiasmo spinge a ripetere anche negli anni seguenti, fino ad arrivare al 2018, in cui si è tenuta (per ora) l’ultima edizione.

Sponz Fest: barrodromo

Barrodromo

Con il susseguirsi delle edizioni (che ha visto estendere la dimensione dell’evento da Calitri all’Alta Irpinia) si è avuto, proporzionalmente, anche un accrescimento della fama e con esso l’affluenza di persone che da ogni angolo dell’Italia (e non) si riuniscono a Calitri e nei paesi limitrofi per partecipare a questo evento e toccarlo con mano e spiritualità artistica.

Lo Sponz Fest mosso dall’ambizione di migliorarsi e rinnovarsi, è diventato più grande tanto che l’evento ha iniziato a sorreggersi economicamente, oltre che su sponsor e merchandising soprattutto sul contributo della Regione Campania, per cifre gravitanti intorno alle centinaia di migliaia di euro.

A giustificare tali spese c’è sempre una duplice ragione, motivo d’orgoglio e vanto per l’evento: l’importante offerta culturale al territorio ed il ritorno economico per i comuni aderenti.

A sentir parlare qualcuno tra i più fervidi sostenitori, addirittura si profetizzava un incredibile ritorno d’immagine e popolare a lungo termine. Eppure, al rapporto di proporzionalità diretta tra fama e il susseguirsi delle edizioni, si contrappone un rapporto di proporzionalità inversa: quello tra crescita (o successo) e qualità dello Sponz Fest in relazione al quale potrebbero venir meno le duplici ragioni di cui sopra.

Riproduzione artistica in cartapesta

Sponz Festival

Sponz Fest: cos’è cambiato culturalmente?

Se nella prima edizione viene proposta una straordinaria mostra fotografica sullo sposalizio (resa possibile anche con l’ausilio dell’archivio del centro studi Calitrano), all’ultima si assiste ad un “corso di controaddomesticamento” dal titolo I sanniti irpini: la libertà dei selvaggi contro l’imperium romano. Nel primo caso, ci troviamo di fronte ad una raccolta di materiale fotografico di inestimabile valore culturale, testimonianza dei tempi che furono motivo di riscoperta e rivalorizzazione delle proprie radici. Nel secondo caso, mi riferisco al corso di controaddomesticamento, ci troviamo a mio avviso davanti una clamorosa strumentalizzazione della storia perché come è evidente dal titolo, assurge i sanniti e gli irpini a pacifici abitatori della propria terra e li contrappone ai “cattivi” romani, colonizzatori e conquistatori.

Ma così come i Sanniti non furono né degli imbelli (nell’accezione autentica del termine di non bellicosi), in quanto si spinsero all’offensiva contro i popoli della zona costiera campana né, tantomeno, dei selvaggi perché vissero in articolate e complesse strutture sociali. Allo stesso modo neanche i Romani furono dei vili colonizzatori di terre altrui, poiché ben lungi dall’essere stati degli spagnoli del’600 o degli inglesi dell’800 ante litteram, essi donarono forme di diritto migliori, infrastrutture, servizi e sicurezza a tutti i popoli da loro assoggettati.

Altro esempio: se nella prima edizione viene organizzato un suggestivo evento dal titolo Musiche, danze e riflessioni, incentrato sulla civiltà contadina dei due secoli passati, offerti dall’etnomusicologo Giovanni Vacca e dall’antropologo Erberto Petoia, in cui vengono spiegati i significati impliciti e inconsci che si celano dietro determinati riti, usanze o simbologie in auge ai tempi dei nostri nonni, bisnonni e trisavoli; nell’ultima edizione ci troviamo davanti ad un incontro intitolato Tra sindacati di comunità che non hanno avuto paura, dove spicca il celebre Mimmo Lucano, sindaco di Riace, indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Sponz Fest: il festival

Sponz Fest di Calitri

Calitri ha guadagnato un ritorno d’immagine con lo Sponz Fest?

Calitri, purtroppo, non ha guadagnato un ritorno d’immagine dallo Sponz Fest come taluni profetizzavano. Difatti, per tutta la durata dell’anno in cui ho svolto volontariato presso la Pro Loco di Calitri, ho chiesto come avessero conosciuto Calitri a tutti i visitatori cui offrivo visite guidate per il centro storico durante il fine settimana. Tra le risposte principali c’erano: internet, il servizio dedicato a Calitri offerto dal noto programma Linea Verde, riviste di turimo ed altre fonti. Pochi, pochissimi sono ritornati dopo averlo conosciuto per lo Sponz Fest.

Se esiste un pavido fenomeno turistico nel borgo di Calitri, lo dobbiamo alla suggestiva bellezza dell’agglomerato urbano antico, ai programmi televisivi e ad una rivista britannica in cui il paese veniva menzionato tra i migliori posti al mondo per godersi la pensione e ad altre simili cause esterne allo Sponz Fest.

Risulta evidente che la maggior parte dei partecipanti dello Sponz Fest sia interessata prevalentemente all’evento e non ha alcun interesse a scoprire il nostro splendido borgo, per ragioni culturali o architettoniche.

L’evento di per sé è sicuramente un momento d’importanti entrate economiche per coloro che hanno attività commerciali come: pizzerie, bar, tabacchi e simili ma anche per alberghi e punti vari di ristoro. Ciò sicuramente va riconosciuto come merito allo Sponz Fest. Tuttavia, ciò che non è mai stato (malgrado in molti, agli albori, lo avessero fatto passar per tale), è il grande evento che avrebbe ridato a Calitri e all’Irpinia un rinnovato slancio, una rinnovata crescita e un nuovo inizio.

Durante questi 5 anni il calo demografico è spaventosamente aumentato, ci sono sempre meno giovani a Calitri che popolano le strade del paese, escludendo le festività ovvio. L’emorragia sociale e culturale s’è acuita e non attutita.

Rispetto a tutto ciò lo Sponz Fest non ha interferito né in negativo né invertendo la tendenza come molti di noi, i più ingenui, hanno creduto e continuano a credere.

il festival di Calitri

Sponz Calitri

Lo Sponz Fest è da condannare?

No, non è certo questo ciò che voglio dire: ben vengano altri 100 Sponz Fest! Ciò che questo articolo ha l’ambizione di essere è semplicemente un invito a ripensare seriamente alle sorti del nostro splendido paese, altrimenti destinato a diventare un paese fantasma, senza crogiolarsi troppo del boom e del successo che si ha in quella settimana all’anno di Sponz Fest, che dovrebbe rappresentare un di più e non l’unica cosa che abbiamo, pena l’estinzione.

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