Teatri Aperti è una manifestazione curata e organizzata dal Consorzio Teatro Irpino, in memoria di Don Ferdinando Renzulli, gli spettacoli inizieranno il 5 maggio alle ore 10:oo e proseguiranno fino alle 24:oo.
Le esibizioni, i dibattiti e le rappresentazioni teatrali avranno luogo presso il Teatro Europa.
L’ingresso è libero.
Scopo di Teatri Aperti è quello di diffondere la cultura come un momento di condivisione che esula le divergenze sociali e politiche tra persone, spesso, frenate o poco propense nei confronti di uno scambio fine a se stesso.
Gianni Di Nardo: la cultura è ovunque
Teatri Aperti: programma completo 5 maggio 2019
Luigi Frasca: intervista
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Corto e a capo 2022: la VIII Edizione!
“Guardare con occhi nuovi la realtà che ci circonda, non c’è nulla di meglio della rappresentazione per comprendere a fondo la realtà e liberarci dalle paure”. Così presenta il direttore artistico Umberto Rinaldi il tema della VIII Edizione di Corto e a Capo – Premio Mario Puzo:“Mostri senza pretese”, che si svolgerà dal 23 al 29 agosto 2022 nelle provincie di Benevento e Avellino. Un Festival del Cinema nelle Aree Interne e fa rete con associazioni locali (pro loco e amministrazioni comunali) con l’obiettivo di rendere le periferie centrali grazie al cinema: nucleo di CEAC – Premio Mario Puzo è il concorso che ogni anno ci entusiasma con centinaia di opere che giungono da tutto il mondo. Il momento della selezione è duro ma allo stesso tempo il più interessante, – continua il direttore artistico – come lo è il viaggio attraverso le varie cinematografie, più di 300 opere con più di 30 paesi partecipanti tra cui nazionalità solitamente poco presenti nei festival (Cile, Messico, Pakistan ecc.). Un giro intorno al mondo con la cornice dello schermo che lascia sempre grande emozione e soddisfazione, con dei contenuti molto solidi e riflessivi, probabilmente figli del biennio di pandemia che abbiamo attraversato.
Corto e a capo 2022: il programma
Martedì 23 agosto si aprirà VIII Edizione del Festival a Castelvetere sul Calore con la tavola rotonda “Le aree interne sul grande schermo” Può il cinema riuscire a promuovere i territori periferici? Ascolteremo diversi ospiti: gli amministratori locali, i rappresentanti di alcune Film Commission e della Regione Toscana, diversi addetti ai lavori e della Cooperativa di Comunità di Castell’Azzara (GR) che ci introdurranno – prima della proiezione – il documentario partecipato “Come muschio sui Sassi”, opera realizza per raccontare e promuovere il territorio dell’Amiata. La serata proseguirà nel centro storico/albergo diffuso di Castelvetere con il concorso di Cortometraggi, ospiti e autori.
Mercoledì 24 e giovedì 25 agosto saranno due giorni di grande emozione e onore, grazie alla presenza del Maestro Ken Loach, portabandiera anglosassone e mondiale del cinema di denuncia. Il Festival proporrà una piccola retrospettiva della sua filmografia con la proiezione di alcuni cortometraggi e opere del regista anglosassone, tra questi Sorry We Missed You (Belgio 2019) il 24 agosto, ore 19.00 il festival che proseguirà in serata nella splendida location dei Marzani a San Giorgio del Sannio. Il giorno dopo – giovedì 25 agosto ore 18.30 – alla Cavea di Venticano (AV) la cerimonia di consegna del Premio Mario Puzo a Ken Loach: “Assegnare al Maestro il Premio Mario Puzo è un sogno che si realizza, un riconoscimento che ci sembra quanto mai naturale per uno dei pochi autori nel panorama mondiale che ha saputo innovarsi rimanendo sempre se stesso, che ha saputo interpretare le istanze della classe lavoratrice e renderle centrali in un contesto cinematografico che spesso se ne dimentica, le lascia ai margini o le tratta con racconti e gag stereotipati”. A seguire il festival sarà a Colle Sannita, tra le piazze del Centro Storico.
Venerdì 26 agosto alle 18.00 alla Cavea di Venticano (AV) il cinema coinvolge i più giovani con il laboratorio “Disegnare il cinema – Il cinema visto dalle matite dei più piccini”. Dopo la grande e felice partecipazione dello scorso anno, il festival propone un breve percorso, condotto dal maestro Gianpiero Mustone, che permetterà ai giovanissimi di venire a contatto con i fotogrammi cinematografici, di capirne tecniche e dettagli e di cercare di reinterpretarli secondo la propria fantasia su carta, in un esperimento sospeso a metà tra pittura, fumetto e settima arte. Andremo poi a Torrioni (AV) con il concorso di cortometraggi e alcune presentazioni in esclusiva. Sarà Ascanio Celestini sabato 27 agosto che ci condurrà nel vivo delle celebrazioni dei 100 anni dalla nascita del grande Pier Paolo Pasolini.
Alla Cavea di Venticano (AV) l’attore, regista, scrittore e drammaturgo romano sarà protagonista di un’intervista intorno alla figura di Pasolini, alla sua attualità, alla sua grandezza e alla sua capacità di essere ancora controverso, cercheremo di analizzare le pieghe più nascoste e insondate del grande autore italiano. Ascanio Celestini è uno dei rappresentanti più importanti del teatro di narrazione. I suoi spettacoli, preceduti da un approfondito lavoro di ricerca, hanno la forma di storie narrate in cui l’attore-autore assume il ruolo di filtro con il suo racconto, fra gli spettatori e i protagonisti della messa in scena.
Sarà Giuliana De Sio che, domenica 28 agosto a Venticano con il suo spettacolo “Favolosa“, ci porterà nel mondo delle favole di Basile riattualizzate e riproposte attraverso la chiave affascinante delle parole, della musica e dei corpi a smascherare mostri ancora. Fiabe irriverenti, esplicite, romantiche, divertenti ma anche talvolta cattive. Dal nord al sud, le fiabe scelte per questo spettacolo sono storie surreali appartenenti alla nostra tradizione. Diversi gli scenari, mille i volti e tante contraddizioni nelle quali da sempre convivono vitalità e disperazione. Musiche di Marco Zurzolo, Cinzia Gangarella e Sasà Flauto. Si chiude lunedì 29 agosto con l’omaggio a Ettore Scola, la visita guidata alla casa natale del maestro. In serata la cena spettacolo dedicata al regista con proiezione di video e storie di Ettore Scola, testimonianze e curiosità sul grande regista. A seguire il laboratorio Slow Food Avellino ATP sui mostri in tavola e la qualità del cibo, una degustazione per conoscere insidie e minacce che si nascondono dietro a cibi comunemente familiari.
Non mancherà la V Edizione del Workshop di documentario partecipato un momento in cui il protagonista non è solo quello che racconta o che fornisce informazioni ma è colui che partecipa attivamente alla realizzazione del progetto, che mette l’occhio nel mirino della telecamera e restituisce una propria visione delle cose (del mondo, della storia, dei fatti) attraverso le immagini. I workshop di documentario partecipato di CEAC hanno creato una piccola mediateca di visioni e di riflessioni su realtà locali e tematiche universali. Il senso di questa attività è quella di stimolare nei partecipanti la necessità di raccontarsi tramite immagini e quindi di confrontarsi con questo nuovo linguaggio, sempre più presente nell’espressione quotidiana delle persone, ma spesso usato in modo poco consapevole o da semplici fruitori. Uno dei lavori di quest’anno sarà: Benevento, Pasolini, il pudore e la censura Breve racconto del processo per oscenità che il film I Racconti di Canterbury ha subito a Benevento nel 1972. Una raccolta di documenti e testimonianze che vuole raccontare sinteticamente una storia giudiziaria, dimenticata da molti, che da semplice atto formale e processuale è diventata un baluardo e un manifesto della lotta alla censura. Il tutto nato in un contesto piccolo e periferico come quello di Benevento.
CEAC – Premio Mario Puzo si caratterizza soprattutto per le sue attività collaterali e diffuse. Uno dei centri sarà la Libreria Casa Naima di San Giorgio del Sannio dove il 24 agosto alle ore 19.00 si inaugurerà la mostra “Inside Pasolini” di Alessandro Rillo, aperta per tutta la durata del festival con approfondimenti sulla persecuzione, sui film e sull’Uomo medio. Vernissage con aperitivo, lettura poesie e interventi.
Aperitivi con l’autore, il cinema scritto a lettere anziché con immagini, un modo per esplorare universi paralleli letterari che con il cinema sono legati. L’iniziativa è curata da Enrica Leone: docente di lettere, cosceneggiatrice della webserie Editoria Terrona, membro della redazione del blog popolare Resistenza civile. Gli eventi sono svolti con l’insostituibile supporto organizzativo e la consulenza della Libreria Naima. Venerdì 26 agosto alle ore 19.00 Gomorra. Fenomenologia di un successo seriale (Colonnese Editore) di Alberto Castellano, saggista e critico cinematografico napoletano. Sabato 27 agosto ore 19.00 Grazie per averci seguito (Bibliotheka Edizioni) di Valerio Vestoso, autore e regista beneventano. Domenica 28 agosto, nella Piazza Venticano ore 11.30 Blanca e le niñas viejas (Edizioni EO) di Patrizia Rinaldi autrice partenopea di grande seguito.
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L’importanza di un padre e del suo ruolo nei testi di Fabrizio Moro
Quanto la consapevolezza di un padre determina e poi legittima la consapevolezza del proprio figlio? Dalla comparazione dei testi musicali di un’artista, quale Fabrizio Moro, e prendendo spunti da essi ci chiediamo come e quando è necessario identificarsi nel e per il bene del proprio figlio.
Lungi dal voler produrre considerazioni psicoanalitiche circa lo stato emozionale di Fabrizio Moro, un padre come tanti, un padre come pochi.
Nel 2017 il cantautore dedica alla figlia il singolo Portami via mentre nel 2019 scrive Filo d’erba, dedicato al secondogenito. Da qui le labili differenziazioni che, forse, ogni padre dal proprio canto fa.
Fabrizio Moro: la paura di essere padre in Portami via
Fabrizio Moro, neopapà nel 2017, è un genitore impaurito dalla vita che chiede e prende la mano della figlia, adducendole la comprensione del “silenzio che determina il confine tra i dubbi e la realtà”, in breve l’incipit a non arrendersi.
La sua è una gioia intrisa di paura per un futuro misconosciuto che pesa all’uomo e all’essere umano. L’interscambio, il miracolo della vita e il peso della responsabilità sono capaci di guarire dalle ferite vissute.
Il Fabrizio Moro del 2019, partendo dal proprio senso di colpa per la separazione dalla sua compagna nonché madre, nel testo Filo d’erba vede il figlio stanco, silenzioso e debole. Sembra quasi che l’artista proietti l’introspezione di se stesso nella descrizione del figlio, come se volesse svuotare lo zaino e liberarsi di un peso che non è dipeso da lui e che potrà essere trasformato, forse un giorno, dallo stesso figlio.
Per dirlo con le parole del testo:
Spiegare ciò che oggi sta imparando…
È un padre che è consapevole che il proprio figlio è più grande della sua età anagrafica perché sta vivendo un momento difficile quello della separazione dei suoi genitori e ciò probabilmente gli sta insegnando che crescere non è semplice.
Come si fa a spiegare ad un figlio il significato di mancanza o a dargli una spiegazione che non sia dolorosa? Quanto e cosa un bambino impara dalla mancanza quotidiana di una figura genitoriale? E ancora padre e figlio come possono aderire al terreno della vita? Se l’evolversi implica un ruolo, chi deve determinarlo il bambino-adulto o il bambino-bambino?
Ci sono processi non solo di mistificazione dei ruoli ma veri e propri processi legati al senso di mistificazione delle responsabilità. Il bambino che arriva per salvare tutti e il padre che invece non è capace di salvare se stesso, nascondendosi dietro le fragilità del momento.
Il figlio che comprende il silenzio e il papà adulto che non sa ascoltare realmente il silenzio e il mutismo del figlio.
Altra questione è la diversità di genere dei figli che trasmette al cantante sentimenti diversi: in Portami Via la figlia rappresenta la speranza di un padre che protegge, lauda e a cui lui chiede, forse, di più per preservarla dalle brutture del mondo e cercare di renderla autonoma rispetto al figlio maschio che, invece, il più delle volte vive il suo tempo per come vuole e con meno responsabilità morali.
Quest’ultima osservazione è lungi dal voler essere un discorso sessista o sulla differenza di genere ma vuole sottolineare un’implicazione sentimentale che oggi è interferenza e non più un atto d’impegno verso una condizione di evoluzione di se stessi e della specie.
Il propendere dell’essere umano verso le proprie paure potrebbe giustificare il tutto ma, spesso, le paure individuali che un genitore riversa sui propri figli, se non spiegate, dosate e centellinate, rischiano di limitare e bloccare i molteplici strumenti conoscitivi che esistono ed appartengono all’essere umano. Camminare in questa direzione significa generare caos e turbamento in quelle creature che si desidera proteggere, educare e formare.
La vita non è semplice nel suo modo di manifestarsi e, forse, limitarsi nel dire che è sacra potrebbe bastare come presupposto per tentare una sovversione degli schemi, per quanto un dogma implichi la sua mistificazione.
Se si è non credenti basterà essere liberi nelle intenzioni e determinati sul carico di responsabilità che, però, non implicano stati emozionali legati allo sconforto.
Il coraggio di una vita può bastare a se stesso per rimediare al conformismo di una società che ci vuole, per soggiogarci. Critiche, giudizio, rabbia, disapprovazione e paura vanno attutite o dissolte per quel seme nato o che è in procinto di arrivare.
La mente duale nell’infanzia, può generare rancore o tradimento verso uno dei propri genitori. Spesso uno dei due genitori viene considerato il buono perché è colui che appaga ma, ad un certo punto o se i due genitori decidono di separarsi, il buono diventa traditore. In che modo? Alleandosi con l’altro genitore, allontanandosi dal nucleo familiare, volendo essere super protettivo non giustificando i suoi no, togliendo la possibilità di dialogare costruttivamente. Tutti questi fattori generano il tradimento (la mancanza).
Condannare comportamenti assenti, condonare comportamenti deficitari si può attraverso la ferma convizione di voler elevarsi, soprattutto, attraverso la cultura e la flessibilità mentale. La cultura diventa un elemento vitale perché ossigena la mente di un figlio nei primi anni di vita ed è in grado di fornire feedback utili per ricercare il lato positivo dell’esistenza.
Il sogno di un genitore non sarà mai il sogno di un figlio. Incoraggiare un figlio rappresenta l’iniziazione verso il processo di crescita condiviso.
L’uno che eleva l’altro in uno scambio emozionale quantico.
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La foresta vergine. Pensare Napoli
Nel solco del progetto dedicato a Raffaele La Capria, al cui centro è lo spettacolo Ferito a morte, adattato da Emanuele Trevi dal romanzo omonimo, per la regia di Roberto Andò, il Teatro di Napoli – Teatro Nazionale promuove il ciclo di incontri denominato “La Foresta Vergine. Pensare Napoli”.
La metafora che attraversa il romanzo è lo spunto per riflettere sulle aspettative di Napoli e su cosa è cambiato da allora, una riflessione che investe le attese e l’immaginario della città. Sul palco del Teatro Mercadante, di volta in volta, si alterneranno Erri De Luca, Diego De Silva, Alessio Forgione, Goffredo Fofi, Valeria Parrella, Viola Ardone, Maurizio De Giovanni, Wanda Marasco, Ruggero Cappuccio, Silvio Perrella.
La Foresta Vergine è come la malafede. Immagina che Napoli sia la Foresta…
Che uno di noi, in questa Foresta, completamente solo, voglia conservare la sua indipendenza, il suo carattere e insomma il suo io autentico. Voglia conservarlo svilupparlo o modificarlo senza interferenze deformatrici immune dalla sopraffazione inevitabile e corruttrice dell’ambiente, che sta lì a bocca spalancata, pronto a ingoiarlo. […] Non si può resistere da soli a una Foresta […] Perdi tutto il tempo, tutte le energie a districartene, ti esaurisci così. Poi non hai la forza per fare nient’altro.
Raffaele La Capria, Ferito a morte
A completamento del progetto dedicato a Raffaele La Capria, al cui centro è lo spettacolo Ferito a morte, adattato da Emanuele Trevi dal romanzo omonimo, per la regia di Roberto Andò, il Teatro di Napoli, in collaborazione con la Fondazione Campania dei Festival, promuove un ciclo di incontri denominato La Foresta Vergine. Pensare Napoli. La metafora che attraversa il romanzo è lo spunto per riflettere sulle aspettative di Napoli e su cosa è cambiato da allora, una riflessione che investe le attese e
l’immaginario della città.La foresta vergine. Pensare Napoli: i prossimi incontri
Viola Ardone – Fabrizio Coscia | 21 novembre 2022 ore 18.00
Valeria Parrella – Simona Boo e Marco Messina 99 Posse | 12 dicembre ore 18.00
Maurizio De Giovanni – Enzo D’Errico | 23 gennaio 2023 ore 18.00
Alessio Forgione – Goffredo Fofi | 13 febbraio 2023 ore 18.00
Ruggero Cappuccio – Pierluigi Razzano | 27 febbraio 2023 ore 18.00
Silvio Perrella – Ottavio Ragone | 20 marzo 2023 ore 18.00
Diego De Silva – Massimiliano Virgilio | 3 aprile 2023 ore 18.00
Wanda Marasco – Francesco De Core | 8 maggio 2023 ore 18.00
10 comments on Avellino: Teatri Aperti vi aspetta il 5 maggio
per un’intera giornata dedicata alla cultura
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