Valentina Carputo, delegata regionale della Campania per Le donne del vino, ci ha parlato dello sviluppo e dei prossimi eventi in programma dell’associazione.
Le donne del vino nasce nel 1988 con l’intento di creare una rete e un sodalizio forte tra tutte le donne che lavorano attivamente nel settore vitivinicolo.
Donne e vino era un connubio che in passato veniva poco contemplato o preso poco in considerazione dagli addetti al settore che erano in prevalenza uomini.
Oggi le cose stanno cambiando notevolmente e l’associazione Le donne del vino ne è la prova tangibile.
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Nasce cocktail e cultura al Castello una nuova rubrica dedicata alla mixology e non solo
In collaborazione con il Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda abbiamo dato vita a cocktail e cultura al Castello, una nuova rubrica che parlerà del mondo della mixology.
Castello D’Aquino caffè letterario: breve introduzione
Ad accompagnarci nei vari appuntamenti, per comprendere più da vicino questo mondo, ci sarà Michelangelo Bruno bartender del Castello D’Aquino caffè letterario. La rubrica cocktail e cultura al Castello parlerà non solo di mixology ma anche di cultura vista e trattata da diverse prospettive.
Il Castello D’Aquino caffè letterario non è solo un luogo di bevute ma soprattutto di incontri letterari, culturali che abbracciano diversi settori e canali di intrattenimento. Questo luogo, infatti, per chi ancora non lo conosce è un luogo di ritrovo e di condivisione, in cui c’è spazio per diverse attività e momenti di scambio.
Uno dei punti di forza che rendono il Castello D’Aquino caffè letterario un luogo speciale, oltre alla location suggestiva, è l’attenzione ai cocktail: non troverete mai solo i classici drink ma sempre novità che si basano su uno studio e una ricerca del giusto bilanciamento tra i sapori, accompagnato da una scelta delle materie prime di qualità da utilizzare.
In questo luogo si fonde l’armonia della tradizione insieme alla bellezza della cultura che accoglie eventi letterari, artistici e musicali accompagnati dalla cura verso il cliente.
Il caffè letterario è incastonato nel Castello D’Aquino, situato all’interno del borgo antico La Fratta di Grottaminarda. Dopo oltre trent’anni di esperienza con lo Chalet Lounge Bar, la famiglia Minichiello ha voluto portare la propria esperienza e professionalità in un luogo pieno di storia!
È così che nasce il caffè letterario Castello D’Aquino!
Per scoprire la prima puntata non vi resta che tenervi aggiornati, seguendo la nostra pagina e quella del caffè letterario.
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Io sono Mia è il biopic su Mia Martini di Riccardo Donna
Riccardo Donna porta sul grande schermo Mia Martini – Io sono Mia, il biopic su una delle voci più espressive del panorama musicale femminile italiano. Mimì ha una voce graffiante ma non aggressiva che lascia intravedere un animo cupo, sofferente e inquieto.
Mia Martini, sin da piccola, è affascinata e rapita dallo scenario musicale italiano. Cantare diventa la sua grande passione ma rappresenta, soprattutto, un mezzo per poter comunicare in modo più semplice i suoi turbamenti interiori.
Il lungometraggio di Riccardo Donna esula dal classico biopic, ciò si evince già da una prima visione del trailer.
Il regista gioca con i flashback, per poter mostrare allo spettatore non solo la Mia Martini cantante ma anche la Mimì (nome con cui veniva chiamata in famiglia) bambina e donna che ha generato il personaggio pubblico, che la maggior parte di noi conosce.
Mia Martini – Io sono Mia racchiude, in 130 minuti di girato, circa vent’anni di vita della cantante, cercando di attraversare e mostrare gli episodi più significativi della sua intera vita.
Chi è Mia Martini?
Mia Martini pseudomino di Domenica Rita Adriana Bertè, nasce a Bagnara Calabria il 20 settembra del 1947, è la secondogenita di quattro figlie: Leda, Domenica e Loredana Bertè, nota cantautrice italiana.
Il padre, Giuseppe Radames Berté, un insegnante di latino e greco, per motivi di lavoro, si trasferisce insieme alla famiglia nelle Marche. Mia Martini e Loredana Bertè hanno un rapporto conflittuale con la figura di quest’uomo che, ben presto, le porta a cercare la strada della libertà lontano da un nucleo familiare troppo rigido per le loro anime assetate di vita e di libertà.
Mimì canta di questo rapporto complicato in Padre Davvero, brano racchiuso nel suo primo disco: Oltre La Collina (1971). Per poter comprendere meglio l’animo e il modo di vedere questo rapporto padre/figlia, riportiamo alcuni spezzoni del testo di Padre Davvero.
…
Mi avevi dato per cominciare
tanti consigli per il mio bene;
quella è la porta, è ora di andare
con la tua santa benedizione.
Padre, davvero sarebbe bello
vedere il tuo pianto di coccodrillo!
…
Poi sono venuta e non mi volevi
ero una bocca in più da sfamare;
non sono cresciuta come speravi
e come avevo il dovere di fare!
Padre, davvero che cosa mi hai dato?
Ma continuare è fiato sprecato
che sono tua figlia, lo sanno tutti
domani i giornali con la mia foto
ti prenderanno in giro da matti
…
Padre Davvero è un testo pregno dell’esperienza privata di Mimì, le parole non sono feroci ma laceranti e taglienti, proprio come lo è la sua voce. Da questo rapporto conflittuale e mai risolto, scaturisce una visione dell’uomo e del rapporto amoroso, che esula dai cliché del tempo in cui vive. Protagonisti delle sue canzoni ci sono uomini, storie d’amore e una vita interiore fatta di disillusioni continue e amare.
Nel 1982 Enzo Tortora, noto presentatore di fine anni ’50, intervista Mia Martini, chiedendole del ruolo che hanno le donne di Bagnara Calabria. La risposta della cantante al giornalista è ironica e sovversiva:
Le donne lavorano moltissimo, portano delle cose in testa. Una volta ho visto addirittura delle donne portare sulla testa dei binari di treno. I mariti invece bevono, stanno al bar e chiacchierano.
Il conduttore incalza, chiedendole di parlare della donna all’interno delle sue canzoni: la figura femminile nei testi della cantante non appare come sospirosa o vinta da ciò che le gira intorno. Il gentil sesso, anzi, appare come colei che gioca una partita a carte con l’uomo ad armi pari.
A questa domanda Mimì risponde così:
Non sempre è importante essere vincitrici. In amore è bello vincere, è bello perdere ed è importante sentirsi alla pari.
Questi che abbiamo descritto e citato sono alcuni dei molteplici elementi che caratterizzano la personalità fragile e complessa di Mia Martini.
Mia Martini – Io sono Mia: trama
Il biopic di Riccardo Donna si apre con l’ingresso di Mia Martini (Serena Rossi) che ritorna, a calcare il palcoscenico di Sanremo nel 1989 con il brano Almeno tu nell’universo.
La cantante si lascia intervistare da Sandra (Lucia Mascino), una giornalista che in realtà vorrebbe incontrare Ray Charles. Da qui lo spettatore inizia a ripercorrere tutto il vissuto della cantautrice attraverso i suoi stessi occhi. La cantante racconterà del rapporto con il padre, della vita bohémienne vissuta in giro per il mondo fino ad arrivare ad una storia d’amore che la segnerà nel profondo. Per scoprire altri dettagli, non vi resta che guardare il film.
Il lungometraggio verrà proiettato nelle sale cinematografiche dal 14 al 16 gennaio.
Buona visione!
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Mia diletta di Marieke Lucas Rijneveld
Mia diletta di Marieke Lucas Rijneveld ha vinto De Boon 2022, il prestigioso premio letterario dei paesi fiamminghi.
Kurt, veterinario quasi cinquantenne, confessa la sua illecita passione per una ragazzina di quattordici anni, in un lungo e incalzante monologo rivolto alla sua “diletta” e ai giudici che lo hanno condannato.
In una calda estate nella campagna olandese, i due danno vita a una passione ossessiva e morbosa, mentre esplorano la loro identità e sessualità.
Il romanzo scuote nella sua intensità e rende la lettura profondamente scomoda, ma anche lirica e commovente.
Nel racconto si sovrappongono due adolescenze: quella della ragazza, oppressa dall’asfissiante e bigotta vita nella fattoria e quella che è stata negata a Kurt dagli abusi fisici e psicologici inflittigli dalla madre.
E anche se conoscevo a memoria il tuo numero di telefono lo scrivevo lo stesso per sicurezza sotto le righe del contatore, e quell’estate sarei passato più spesso a controllare le giovenche, per poi godermi la birra locale che alla fine della giornata tuo padre mi versava quando la nebbia si posava sui campi come schiuma e io sorridevo educatamente alle sue battute e alle sue sparate, ai suoi aneddoti sul tempo, e lui pensava che gradissi la sua compagnia, ma era solo a causa tua, mia diletta, bevevo e lentamente assorbivo la tua piccola, angosciante e oscura vita, alla fine della sera depositavo le bottiglie di birra vuote nella rimessa accanto al cavastivali, e dopo innumerevoli bottiglie sentivo la birra schiumare e vorticarmi follemente dentro, ma in quel momento e in quel luogo ne ero già certo: ti amavo.
Il romanzo è un flusso inarrestabile di parole, oscuro e turbolento, con capitoli senza interruzioni e frasi tortuose; Rijneveld si muove con sapienza tra registri diversi, la storia è ricca di riferimenti agli scrittori olandesi come Gerard Reve e Jan Wolkers, ai testi di Kurt Cobain e Kate Bush, alla Lolita di Nabokov fino alla Rowling: un’opera che lo conferma uno scrittore straordinariamente dotato e che ha ottenuto il plauso della critica e importanti riconoscimenti.
La grande forza di Mia diletta è la prospettiva narrativa.
Il veterinario e la sua diletta si incontrano perché vogliono sfuggire al vuoto della vita rurale e a ciò che è stato seminato in loro, sviluppando un’ossessione reciproca.
Spesso mi veniva in mente un passaggio da La nausea di Sartre: “Sono io, io che mi traggo dal niente al quale aspiro: l’odio, il disgusto di esistere sono altrettanti modi di farmi esistere; di affondarmi nell’esistenza.”
E lì sul bordo della fossa sono rabbrividito e non potevo smettere di pensare alla mia esistenza, alla mia mortalità, avevo appena raggiunto l’età biblica di sette volte sette e sapevo che la cifra di quarantanove simboleggiava la perfezione, la liberazione…
Una storia straziante e allo stesso tempo terrificante di perdita, amore proibito, solitudine e identità.
Marieke Lucas Rijneveld: biografia
Marieke Lucas Rijneveld (1991) è considerato uno dei maggiori nuovi talenti della letteratura olandese. È cresciuto in una famiglia protestante, in una fattoria dei Paesi Bassi.
Il suo romanzo d’esordio, Il disagio della sera, è ispirato in parte alla morte di suo fratello quando aveva tre anni. Ha sviluppato un interesse per la scrittura fin dalla scuola elementare, quando trascrisse l’intero titolo Harry Potter e la pietra filosofale, dopo averlo preso in prestito dalla biblioteca per poterlo rileggere, poiché nella sua comunità i riferimenti alla magia erano considerati tabù.
Rijneveld non identificandosi con il genere binario ha adottato il secondo nome Lucas all’età di diciannove anni. Dopo aver usato il pronome “loro” per lungo tempo, ha annunciato di voler utilizzare il pronome “lui”.
Si è interessato molto presto anche alla poesia, pubblicando poi 2 raccolte per le quali ha ottenuto importanti riconoscimenti.
Nel 2021, Rijneveld è stato selezionato per tradurre in olandese il lavoro della poetessa americana Amanda Gorman. Inizialmente accettò l’incarico, ma dopo le polemiche nate circa l’opportunità di tradurre una scrittrice afroamericana per mano di un autore bianco, Rijneveld decise pubblicamente di rinunciare all’incarico.
Mia diletta sarà presto disponibile nelle librerie a maggio!
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