La compagnia teatrale La Fermata ha portato in scena una rivisitazione del Don Chisciotte, noto romanzo di Miguel de Cervantes.
La particolarità della rappresentazione teatrale, oltre alla rielaborazione del testo, colpisce per i numerosi rimandi all’Irpinia. Lo spettatore si trova a rivivere o a scoprire (per chi ne ha sentito parlare dai nonni) un tempo fatto di antichi mestieri e tradizioni che oggi stanno scomparendo.
La Fermata attraverso la rappresentazione del Don Chisciotte vuole trasmettere allo spettatore il valore intrinseco delle cose e l’importanza che ha la curiosità verso tutto ciò che ci gira intorno, comprese le tradizioni di un tempo.
Altro messaggio indirizzato a chi vive in Irpinia è quello di non abbandonare i propri sogni che, per l’asprezza del territorio, siamo abituati molto spesso a mettere da parte.
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Eugenia Galli e la poesia performativa della Monosportiva Galli Dal Pan
Eugenia Galli è una poetessa, che si è qualificata alle finali del Premio Alberto Dubito nel 2018 e nel 2019.
Il suo è un progetto che fonde poesia performativa e musica elettronica all’interno della Monosportiva Galli Dal Pan con cui ha registrato un Ep.
Eugenia Galli: biografia artistica
Eugenia Galli entra nel circuito della poesia performativa nel 2015 attraverso l’esperienza di Slow Lapin, un collettivo di giovani autori e organizzatori di eventi che aveva base a Rimini, la sua città.
Alla fine del 2015 Eugenia si trasferisce a Bologna, per iniziare l’università e scopre che non esiste una vera e propria “scena” orale bolognese. In compenso nota dei poetry slam condotti da Nicolò Gugliuzza, all’epoca coordinatore regionale dell’Emilia-Romagna per il campionato della LIPS (Lega Italiana Poetry Slam). Nel gennaio del 2016 da uno di questi eventi e dall’idea di creare anche a Bologna uno spazio comunitario li bera espressione intorno alla poesia, ha preso le mosse il progetto di Zoopalco, un’associazione culturale che si occupa di ricerca e produzione nell’ambito della poesia multimediale.
L’attività artistica di Eugenia Galli è strettamente connessa al lavoro di operatrice culturale che svolge per Zoopalco: ogni progetto nasce all’interno di riflessioni collettive e di uno spazio condiviso, DAS (Dispositivo Arti Sperimentali), sede di eventi pubblici ma, soprattutto, di incontri quotidiani con i membri del collettivo.
Tra le ricerche poetiche individuali dei membri del collettivo bolognese è parsa, fin da subito, una certa vocazione narrativa di tutti i testi. Eugenia Galli, seguendo questa inclinazione, inizia a comporre i testi per il progetto di spoken music Monosportiva Galli Dal Pan, un duo che vede lei alla voce (in versi) e Lorenzo Dal Pan alla musica elettronica.
Il primo Ep della Monosportiva Galli Dal Pan, è uscito a maggio 2019 per Zoopalco, un concept imperniato sulla figura di un personaggio: Gilda.
Ecco Il corso di ginnastica, un brano tratto dall’Ep della Monosportiva Galli Dal Pan.
Con questo progetto della Monosportiva Galli Dal Pan nel 2018 e nel 2019 Eugenia Galli si qualifica alle finali del Premio Alberto Dubito di poesia con musica senza però mai riuscire a conquistare il primo posto.
La poetessa però non si arrende e continuerà a partecipare finché non otterrà un premio alla carriera per la perseveranza.
Eugenia Galli: intervista
Qual è la differenza che intercorre tra poetry slam e poesia performativa?
Il poetry slam è uno spettacolo, un format fintamente competitivo che rende la poesia avvincente e “digeribile” per un pubblico di non addetti ai lavori. Per chi sale sul palco funziona come palestra o laboratorio: serve a testare la messa in voce delle proprie composizioni ottenendo una reazione immediata. Si tratta, insomma, di un gioco, di un’occasione per incontrarsi e ascoltarsi a vicenda.
Spesso lo slam è il primo passo nella costituzione di un personale corpus di testi pensati per essere detti ad alta voce. Gli autori più interessanti non si limitano ad esibirsi nel breve spazio di tre minuti concesso dal format, ma decidono spesso di organizzare questo ed altro materiale in un personale spettacolo unitario. Così sono nati alcuni degli spettacoli di poesia performativa più interessanti della “scena” slam italiana: penso a DIXIT di Matteo Di Genova o a “Black in / Black out” di Nicolas Cunial.
Molta altra poesia performativa nasce da premesse diverse da quelle dello slam, spesso in relazione con altri supporti, in una dimensione multimediale. Zoopalco sta sperimentando in questa direzione, per esempio con il live di poesia e beatbox del trio Mezzopalco (Riccardo Iachini, Toi Giordani, Jonny aka Ninjo) o col progetto Guide Percettive.
Eugenia, secondo te la poesia performativa in cosa si differenzia dalla poesia tradizionale?
Le definizioni in questo senso sono un trabocchetto. La poesia è stata storicamente l’unica arte in grado di cambiare continuamente supporti: è nata orale, dunque performativa e “collettiva”, ma ha abitato e abita la scrittura, è tipografica, può essere visiva, sonora…
Per un approfondimento, consiglio la lettura all’Avviso ai naviganti, scritto da Gabriele Frasca e Lello Voce.
Di recente stiamo assistendo a un ritorno della poesia alla sua dimensione orale e performativa, e dobbiamo quindi munirci di strumenti adeguati tanto per produrla quanto per interpretarla. Le tecniche della composizione in versi non sono sufficienti per allestire uno spettacolo del genere a cui accennavo: bisogna associarvi un uso consapevole della voce e del corpo, oltreché progettare una “regia”.
Quali sono i temi di cui tratti principalmente nei tuo testi?
Uno dei temi centrali della mia scrittura è proprio il corpo.
Il mio mi è sempre parso inadeguato, e anche sul palco lo porto come un fardello. I live della Monosportiva Galli Dal Pan mi offrono un’occasione di catarsi: racconto questo disagio proprio nel momento in cui lo vivo.
Eugenia Galli presenta un brano inedito: Atlantide
Da dove prendi spunto prima di scrivere un testo?
Per i testi della Monosportiva Galli Dal Pan traggo sempre ispirazione da storie reali, anche se non necessariamente autobiografiche.
Nel periodo in cui abbiamo iniziato a scrivere l’Ep ero affascinata dalla storia di una ragazza che, in una situazione di grande stress (derivato forse dal fatto di non corrispondere alle aspettative che la sua famiglia aveva su di lei), era stata ricoverata per un’amnesia, e una volta ristabilitasi aveva cambiato radicalmente vita. Ho immaginato che Gilda, la protagonista dell’Ep, decidesse a un certo punto – con il preciso scopo di cambiare vita – di procurarsi volontariamente questa amnesia.
In alcuni testi parli della perfezione di un apparire che contrasta con un vuoto interiore e ciò sembra voler denunciare una società, quella odierna, che basa tutto su valori dettati dall’estetica e dalla paura di affrontare se stessi e dalla fobica paura di accettare lo scorrere, inevitabile, del tempo.
Credo che dovremmo rivoluzionare completamente il modo in cui pensiamo, in senso estetico, ai nostri corpi. Combatto l’idea che un corpo nudo, magari bello, debba essere per forza sessualizzato e quindi censurato; allo stesso modo combatto l’idea che i corpi che la società tende a celare (i corpi delle persone anziane o malate, per esempio, come nel testo di “Ta Ta Ta”) debbano essere sempre raccontati tagliando fuori la sfera del desiderio e del piacere.
Monosportiva Galli Dal Pan: video di Ta Ta Ta
Quanto c’è di Gilda in te?
Gilda è una sorta di mio ambiguo alter ego.
Le premesse della sua storia ricordano le mie (l’attività fisica e il rapporto con la madre, per esempio), ma le scelte che compie sono autonome, non mi riguardano.
Monosportiva Galli Dal Pan: audio di Corpo contraffatto
In Corpo contraffatto riemerge il binomio tra essere e apparire. Mi riferisco a: “che i volumi non sono solo libri, che fare volume ha a che fare con le ripetizioni di una serie.”
Molte strofe mettono a confronto due dei miei interessi principali: i pesi e la poesia. Per me l’attività estetica, tra le due, è quella poetica, ma ovviamente il testo di Corpo contraffatto ha molte sfumature di ironia, non presenta il mondo per come lo vedo io.
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L’arte dell’improvvisazione, letteratura e jazz: Julio Cortázar, Thelonious Monk e Charlie Parker
Si terrà giovedì 11 novembre alle 18.30 il terzo appuntamento della rassegna di letteratura internazionale Strane Coppie, ideata e condotta da Antonella Cilento, e quest’anno ospitata dal Monastero delle Trentatré a Napoli (Sala Maria Lorenza Longo – Via Armanni, 16 – Napoli), prezioso luogo al quale la scrittrice e giornalista ha di recente dedicato un reportage. L’evento sarà trasmesso in streaming sulla pagina Facebook Lalineascritta Laboratori di Scrittura.
Durante l’incontro, che avrà come ospiti lo scrittore Bruno Arpaia, il pianista Francesco D’Errico che si esibirà dal vivo, e l’attore Orlando Cinque, si racconterà l’“Arte dell’improvvisazione”, quella che lega in modo unico e originale la scrittura di Julio Cortázar, tanto simile a una partitura jazz, alla musica di Charlie Parker e soprattutto di Thelonious Monk.
Letteratura e musica, ma anche cinema. Cortázar ha messo in scena la straordinaria arte dell’improvvisazione in ogni sua storia, ha trasformato forme e moduli, ha esplorato confini. Quando scrive Le bave del diavolo, il racconto da cui è tratto Blow up di Antonioni, è a Henri Cartier Bresson che sta pensando. I suoi lettori affezionati sanno bene che ne Il persecutore compare l’ombra di Charlie Parker e che persino l’ombra del madrigalista Carlo Gesualdo turba le vite dei musicisti di un suo racconto.
Quello di giovedì sarà un incontro speciale, per osservare i punti in cui letteratura e musica si lambiscono, si influenzano, si contaminano, e per seguire il percorso che unisce “mostri sacri” che hanno fatto la storia del jazz e non solo.
L’unicità di Thelonious Monk nel panorama del Novecento ha, con quella di Cortázar, molte analogie: fuori dai canoni eppure capace di rielaborarli, il pianista americano segna e influenza intere generazioni.
Nel Giro del giorno in ottanta mondi (1967), lo scrittore argentino recensisce, con il suo stile rocambolesco e immaginifico, l’esibizione dal vivo di Thelonious Monk Quartet al Victoria Hall di Ginevra, il 27 marzo 1966:
Quando Thelonious si siede al piano, tutta la sala si siede insieme a lui ed emette un sospiro collettivo della misura esatta del sollievo, perché l’itinerario tangenziale di Thelonious sul palcoscenico ha qualcosa di un pericoloso cabotaggio fenicio con probabili incagli sulle sirti, e quando la nave di miele scuro con il suo barbaro capitano arriva in porto, la banchina massonica del Victoria Hall la accoglie con un sospiro come di ali acquietate, di tagliamare in riposo.
La rassegna Strane Coppie, organizzata dai Laboratori di Scrittura Lalineascritta, è realizzata grazie al sostegno di Banco BPM e alla collaborazione di: Instituto Cervantes Napoles, libreria Ubik di Napoli, Onlus L’Atrio delle Trentatré, strutture ricettive Chiaja Hotel e B&B Dei Decumani.
Tutti gli incontri saranno successivamente editati in LIS Lingua Italiana dei Segni e resi disponibili online. Strane Coppie 2021 proseguirà con altri due appuntamenti, il 2 e il 16 dicembre.
Per partecipare in presenza è necessaria prenotazione: info@lalineascritta.it
Gli incontri si terranno nel rispetto delle normative anti Covid vigenti.
Orario: 18.30
Luogo: Monastero delle Trentatré – Sala Maria Lorenza Longo – Via Armanni, 16 – Napoli
Ingresso: gratuito fino ad esaurimento posti consentiti
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Visionnaire22: narrazioni tra cinema documentario e teatro
Dopo gli eventi del 25 e 28 agosto (la masterclass con il M° Aurelio Canonici dal titolo “Ennio Morricone: una lezione in musica” e la proiezione del docu-film Ennio del regista Giuseppe Tornatore) continua – fino al 18 settembre – Visionnaire22, la rassegna dell’audiovisivo che giunge alla seconda edizione nata dalla sinergia tra il Museo FRaC-Baronissi(Fondo Regionale d’Arte Contemporanea) diretto da Massimo Bignardi, e l’associazione Tutti Suonati, con il patrocinio e il contributo del Comune di Baronissi. La direzione artistica è di Andrea Avagliano, la consulenza cinematografica di Massimiliano Palmese.
I prossimi due appuntamenti sono un focus su Fabrizio De Andrè e la rinomata scuola cantautorale genovese:
Giovedì 1° settembre dalle ore 19:00 (ingresso libero) ci sarà in esclusiva regionale la proiezione del docu-film “DeAndrè #DeAndrè Storia di un impiegato” già presentato alla 78° Mostra Internazionale denl Cinema di Venezia. Ospite della serata la regista Roberta Lena che dialogherà con la giornalista Erminia Pellecchia. A seguire il concerto dei Litteitaly duo che faranno un omaggio a Farizio De Andrè.
L’opera ripercorre il concerto di Cristiano, il figlio di Faber, che ha portato sul palco il concept album del padre riarrangiato. Un tour, quello di Cristiano, della durata di due anni che ha omaggiato Fabrizio De André con le sue stesse note. Cristiano è uno dei volti, insieme a quelli di Dori Ghezzi e Filippo De André, a raccontare Faber, scavando nella memoria alla ricerca dei ricordi con questo uomo divenuto una leggenda della musica italiana.
Si approfondisce De André non solo come cantautore, ma anche come padre addentrandosi nella sua sfera più privata, e vengono raccontate anche vicende note, ma dalla versione del figlio e da una prospettiva più familiare.Cristiano ricorda i giorni trascorsi nella casa sarda di Portobello, dove Fabrizio dava vita a quell’album, circondato dagli amici e colleghi. Quello che ne viene fuori è un ritratto esclusivo di De André, che si sofferma sul legame tra padre e figlio, accomunati dall’amore per la musiva e dal pensiero sociale, cose che hanno permesso un passaggio di testimone, che non è semplicemente il nome illustre, ma un’eredità artistica e politica importante.
Venerdì 2 settembre dalle ore 19:00 (ingresso libero) “La Nuova Scuola Genovese” di Yvan Dellacasa e Paolo Fossati.
Introduce e coordina il talk il Prof. Lello Savonardo (Coordinatore del corso di Laurea in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica – Università di Napoli Federico II).La Nuova Scuola Genovese
Il documentario incentrato sulla “scuola genovese”, movimento culturale nato negli anni ’60 e attivo in particolare nel capoluogo ligure e nel cantautorato italiano. Di questa corrente fanno parte grande nomi, come quelli di Gino Paoli, Luigi Tenco, Umberto Bindi, Bruno Lauzi, Fabrizio De André, ma accanto a loro si stanno facendo conoscere nuove leve della canzone d’autore, come Tedua, Izi, Bresh, Vaz Tè, Nader, Guesan, Demo.
Noti solamente con uno pseudonimo, questi artisti, per lo più rapper, stanno applicando alla musica contemporanea e alle sue recenti evoluzioni gli insegnamenti ricevuti da quei padri che hanno portato in alto lo stendardo della scuola genovese.
È così che due generazioni, apparentemente lontane tra loro, si incontrano e si incrociano, mostrando come, nonostante la forma possa sembrare diversa, rimanga la voglia di esprimersi con parole profonde e di denunciare le mutazioni della società.Visionnaire22: prossimi appuntamenti
Giovedì 8 settembre Donne in musica con Giovanna. Storie di una voce. (Italia, 2021), ospite la regista Chiara Ronchini. Presenta Stefano Valanzuolo (RAI Radio 3 Suite).
Domenica 11 settembre Donne in musica con Senza Fine (Italia, 2021) di Elisa Fuksas. Ospite Alfonso Amendola (UniSa).
Giovedì 15 settembre Via con Me (Italia, 2020) ospite il regista Giorgio Verdelli con Pasquale Scialò che presenta i libri Paolo Conte (Sperling & Kupfer) e Storia della canzone napoletana vol.II (Neri pozza). Modera il giornalista e autore televisivo Gino Aveta.
Venerdì 16 settembre Omaggio a Pier Paolo Pasolini con “LA GIAGUARA – inseguendo Laura Betti e Pasolini” di e con Elena Bucci (produzione Le belle bandiere). Renzo Paris presenta il libro “Pasolini Moravia” (Einaudi)
Domenica 18 settembre PREMIO ALLA CARRIERA all’attrice napoletana Marina Confalone.Tra gli eventi speciali sulla magnifica Terrazza degli Aranci, situata nell’antico Convento Francescano di Baronissi oggi sede del Museo FRaC: Simona Boo in concerto l’11 settembre nella serata intitolata “Donne in musica” e il 15 settembre Roberto Colella (La Maschera).
Inoltre nell’ambito di VISIONNAIRE22 è allestita la mostra di “ARMANDO CERZOSIMO – Appunti per un’iconografia della canzone” che inizia venerdì 2 settembre (alle ore 18.30).
Curata da Massimo Bignardi direttore del Museo-FRaC, la mostra propone un repertorio di immagini tratte dall’archivio del fotografo Armando Cerzosimo: un repertorio che attraversa i luoghi della musica, ovvero che si fa da guida immaginativa ai personaggi, alle scene, alle trame dei docufilm proiettati nel suggestivo scenario della Terrazza degli aranci.
In mostra, sedici fotografie di grande formato disegnano le tracce di un viaggio tra luoghi che sollecitano la memoria, accompagnandola, nello spazio dei ricordi con la silenziosa armonia di una melodia francese, del suono delle elettriche londinesi, del canto che sale dal Tago.Osserva Prof. Massimo Bignardi Direttore del Museo FRaC:
Sono immagini, “che ripropongono nella nostra mente luoghi che fanno da scenografia alle tante canzoni a’stipate’ nella memoria; vere e proprie ‘colonne sonore’ della nostra vita. Cerzosimo ha incontrato, nel corso degli anni, la Londra dei Beatles, la Parigi con le strade che ascendono a Montmartre fino a Place du Tertre con l’aria bohemien di Aznavoir oppure il lungo Senna avvertendo l’eco delle canzoni della Piaf. Vale anche per la Roma di Moriconi, di Venditti con ‘il Cupolone’, la Genova di De André e dei cantautori della nostra generazione, oppure la Sicilia, Nicosia, Siracusa fermando spazi e figure, come fossero un solo luogo. Inoltre, la rapida discesa dal Bairro Alto, da Chiado della vecchia Lisbona, inseguendo la malinconia del ‘fado’. La fotografia di Cerzosimo, in particolare quella in bianco e nero, lascia trasparire la sua innata capacità di guardare oltre la dimensione delle cose reali, di lasciare lo sguardo libero di incontrare la ‘visione’, vale a dire quel connubio tra l’emozione, sensazione propria di un incontro improvviso e, al tempo stesso, il trasporto del ricordo che la memoria ci consegna.
8 comments on Il Don Chisciotte irpino
della compagnia teatrale La Fermata
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