Marianna Calabrese e Giuseppe Borrelli vi aspettano venerdì 6 settembre al Castello D’Aquino di Grottaminarda, per intrattenere i più piccoli con il laboratorio artistico ispirato ad Andy Warhol.
La partecipazione al laboratorio è gratuita!
You Might also like
-
Parte il progetto letterario della biblioteca diffusa ScottoJonno
Dopo la cerimonia inaugurale di marzo scorso, prende il via il progetto attuativo della biblioteca diffusa ScottoJonno in Galleria Principe di Napoli.
La struttura avvia dunque il suo programma, con il caffè letterario, realizzato in collaborazione con la Fondazione Guida alla Cultura – Ente del Terzo Settore e Guida Editori. La prima biblioteca diffusa gratuita ha, nelle iniziative del bookcrossing e del libro sospeso, alcuni dei suoi punti di forza.
Si parte sabato 22 aprile, dalle ore 9.30 alle 13.00, in occasione dei festeggiamenti per la Giornata mondiale della lettura, con l’appuntamento intitolato Il libro e la rosa, nell’ambito del Patto per la Lettura del Comune, che ospiterà il Liceo Gian Battista Vico e l’Associazione Annalisa Durante.
La promozione della lettura rivolta ai più giovani proseguirà con un calendario di eventi che coinvolgerà le scuole napoletane che completeranno le loro attività extracurricolari nell’ambito dell’iniziativa Orientalife, con il progetto D-Bate, che vede coinvolto l’Ufficio scolastico regionale, e che stimola i più giovani al confronto costruttivo e al dibattito su diversi temi culturali.
Il Liceo Statale “Don Lorenzo Milani” e l’IC “Radice Sanzio Ammaturo” saranno ospiti dello ScottoJonno il 27 aprile, l’11 e il 16 maggio mattina.
Altra novità, a partire dal mese di maggio, sarà anche la creazione del Circolo dei lettori con ScottoJonno, insieme alle presentazioni di tre libri, per il Maggio dei Monumenti, e agli incontri con autori già noti, come Paolo Iannacci, Stefano Zecchi, Orlando Figes, Pino Aprile, e altri, tra i quali Francesco Canessa, Giuseppe Mancusi Barone e Annella Prisco. Una volta al mese, poi, le stanze dello ScottoJonno ospiteranno Il futuro della cultura, rassegna culturale in collaborazione con l’associazione Vivo a Napoli.
Non solo lettura, ma anche scrittura. Dal 28 aprile e fino alla fine di giugno, lo ScottoJonno sarà la sede dei laboratori gratuiti di scrittura creativa, in collaborazione con l’agenzia letteraria Kappa, con 9 incontri per un massimo di 20 partecipanti (Ore 18-19.30, nei giorni 28 aprile; 5,12,19,26 maggio e 9,16, 23 e 30 giugno).
L’azione della società Tesoreria srl, portata avanti grazie al programma Common Gallery ideato dell’Assessorato ai Giovani ed alle Politiche Giovanili e adottato e attuato dalla Giunta del Comune di Napoli, vedrà per metà maggio l’apertura del ristorante ispirato alla cucina partenopea dei periodi storici tra ‘600/‘800 e attualizzata dallo chef Marco Ambrosino. La scelta del personale di livello, difficilmente rintracciabile post pandemia, ha creato un ritardo del progetto che finalmente sta per essere definito.
L’ambizioso progetto avrà poi una ampia parentesi dedicata all’intrattenimento. A fine giugno, le prime esibizioni con concerti e musica da camera anticiperanno il programma che sarà sviluppato in autunno, grazie alla collaborazione con il professore del Conservatorio di Napoli, Marco Amoroso.
-
Se resto è perché:
il documentario su chi ha scelto l’IrpiniaSe resto è perché è il titolo del documentario partecipato, diretto da Umberto Rinaldi, che mostra senza preamboli chi ha scelto consapevolmente e per amore di vivere in Irpinia. Il corto è stato presentato durante il festival Corto e a capo, svoltosi a Venticano. A qualcuno sembrerà pura follia pensare di scegliere consapevolmente di restare in Irpinia, i protagonisti della pellicola, invece, attraverso le loro esperienze di vita riusciranno a far vedere l’altra faccia del nostro territorio.
Per molti l’Irpinia rappresenta il luogo d’origine in cui si ritorna per l’estate, per le vacanze e per salutare i propri cari perché in queste “lande sperdute” non c’è posto per poter lavorare. Questi luoghi vengono visti come terre desolate, in cui il tempo sembra essersi fermato.
Molti hanno abbracciato la frenesia del lavoro metropolitano, guardando questa terra e chi ha deciso di restarci con derisione. C’è qualcuno che ha speculato su questo aspetto, tanto da scriverci libri o creando pagine in cui compaiono odi alla tristezza e al culto della birra Peroni. L’Irpinia non è solo questo e Se resto è perché ce lo mostra in tutta la sua semplicità.
Protagonisti del cortometraggio sono persone che hanno scelto d’investire nella terra che li ha messi al mondo, ciascuno ha intrapreso una strada differente per realizzarsi. Ognuno dei protagonisti ha un bagaglio culturale e di esperienze diverso ma tutti hanno abbracciato la stessa causa: sono riusciti a guardare oltre, conquistando il proprio spazio.
Sono storie che, ovviamente, non sono prive di difficoltà ma sono la dimostrazione che decidere di restare non è sempre sinonimo di resa e sconfitta personale. Attraverso queste scelte si abbraccia la croce e la delizia di un territorio che appare come aspro e burbero e che, in realtà, è un autentico portatore di semplicità e di ricchezza. Non vi aspettate storie dallo stile commedia americana perché i problemi ci sono e non riguardano solo il territorio ma anche le dinamiche sociali con cui ci si scontra quotidianamente: la chiusura sociale, l’incuria generale e i disservizi. Non è tutto rose e fiori ma questo non vuol dire che non sia possibile guardare i problemi da un’altra angolazione, trovando una soluzione costruttiva.
Se resto è perché: le storie dei protagonisti
Le voci di Se resto è perché sono svariate ed appartengono a diversi settori lavorativi e culturali. A raccontare le proprie esperienze di vita ci sono giovani e meno giovani, che sono partiti con la voglia di oltrepassare i confini della propria terra ma sono tornati perché ciò che hanno visto era meno dorato e appetitoso, rispetto alla propria immaginazione. Ci sono le storie di persone che hanno appreso i mestieri artigianali di un tempo, hanno costruito una carriera e, attraverso questa riscoperta lavorativa, riescono ad oltrepassare i confini italiani per diffondere la propria cultura. Sono storie particolari, se vogliamo romantiche ma soprattutto di resistenza.
La prima storia che vi raccontiamo è quella di Michela Mancusi, fondatrice e presidente di Zia Lidia Social Club che ha compiuto 16 anni.
Michela ha deciso di restare perché ha creduto in questo progetto culturale, che le ha permesso di volta in volta di conoscere e potersi confrontare con persone diverse, unite dalla passione per la cultura e dalla voglia di condividerla. Lo Zia Lidia Social Club nasce nell’appartamento di Lidia, un’anziana nonché prozia di Michela, che attraverso questo gesto di ospitalità e di aggregazione fa sparire il confine tra spazio pubblico e privato. Questo gesto semplice e generoso consente un’unione generazionale e culturale in cui non esistono differenze o spazi delimitati.
La seconda storia è quella di Gaetano Branca di Carife, maestro artigiano dell’argilla, che ha deciso di restare perché della sua generazione non c’è più nessuno. Gaetano impara l’arte di plasmare l’argilla da Raffaele Clemente, che gli ha tramandato i segreti della sua professione. L’insegnante non voleva che Gaetano ne facesse un mestiere perché doveva studiare e diventare un professionista. Gli anziani, spesso, sperano in un riscatto sociale attraverso i giovani, li vogliono vedere laureati, affermati ed in carriera dietro scrivanie. Questo modo di pensare è controproducente perché parte della nostra cultura e delle nostre radici muore lentamente nella dimenticanza. Gaetano ha disatteso le parole del suo insegnante, dimostrandogli come anche senza una laurea ci si può affermare e girare il mondo, vivendo in Irpinia.
La terza storia è quella di Vito Pagnotta che ha deciso di restare in Irpinia perché questa è casa sua ed ha fondato l’azienda agricola Serrocroce, producendo birre irpine. Le loro birre sono fortemente legate all’Irpinia, le materie prime che vengono lavorate appartengono allo stesso territorio dell’azienda. Vito dopo la laurea ed il master parte con la valigia di cartone e si ferma in Belgio dove ha imparato i segreti della birrificazione e li ha trasferiti a Monteverde, in Irpinia. Le birre Serrocroce hanno un legame territoriale indissolubile perché l’azienda non è solo prodotto ma esiste in quanto ragnatela di rapporti umani.
La quarta storia è quella di Francesco Savoia che ha deciso di restare perché, il suo, è un bisogno che sente dentro. Francesco ha deciso di continuare la tradizione casearia dei propri genitori e di non far morire l’Antica Fattoria Savoia. La sua scelta di diventare allevatore inizialmente non è stata approvata dai suoi genitori, che speravano per i propri figli (Francesco e la sorella) un futuro diverso, una vita fatta di meno sacrifici e meno impegni. L’azienda è partita con poche risorse economiche ma con la voglia di farcela. La conoscenza della tradizione familiare, unita all’innovazione e alla voglia di crescere, ha portato l’Antica Fattoria Savoia a migliorarsi, creando prodotti diversi e compatibili con il competitivo mercato moderno. Tra i cavalli di battaglia vi è lattica, un formaggio spalmabile, che per la sua genuinità e sapore permette all’azienda di entrare in ristoranti stellati.
A completare le storie di Se resto è perché ci sono: Carmine Ioanna e Alberico Iannaccone. Carmine è un musicista noto nonché organizzatore di Accordion Day, un festival che si svolge in Irpinia. Quest’idea nasce con la voglia di unificare più persone attraverso la musica, cercando di allargare gli orizzonti ed i contatti attraverso l’arte.
Alberico Iannaccone, invece, ad un certo punto si è trovato di fronte ad un bivio: se cercare lavoro altrove o creare un’attività che gli permettesse tutte le mattine di svegliarsi e poter guardare le montagne della sua terra. La decisione è stata quella di fondare la cooperativa Il Sorriso, che continua ad esistere, nonostante le numerose difficoltà avute nel tempo.
La pellicola è accompagnata dal brano L’Ignoto ideale degli Ordita Trama, band irpina, che per la scrittura del testo si è ispirata A se mi tornassi questa sera accanto, romanzo, di Carmen Pellegrino.
Se resto è perché vi farà vedere con occhi diversi una terra che, nonostante tutte le problematiche che ha e le appartengono da sempre, è un luogo che nella sua apparente staticità è in fermento.
Chi ha deciso di restare o tornare lo ha fatto con uno scopo ben preciso: ha riconosciuto il valore delle proprie radici ed ha deciso di rendergli onore attraverso l’innovazione e la creatività. Le storie che mostra il documentario devono servire per aggregare altre menti e cercare di migliorare un luogo che ha ancora tanto da dare.
-
Lara Serrano si racconta in “Follia”, il suo nuovo singolo
Anteporre se stessi alle proprie maschere, a tutti quei filtri e quelle convenzioni che indossiamo quotidianamente come abiti ben disposti nell’armadio delle apparenze – e delle difese da esse – per mostrarci diversi, altro da ciò che siamo, allo sguardo del mondo, ma soprattutto al nostro, il più crudele e indagatore, abituandoci così ad interpretare ruoli, copioni e vesti che non ci rappresentano e ci distanziano sempre di più dal nostro vero nucleo, dalla nostra reale natura.
Questo è ciò che Lara Serrano, intensa e brillante cantautrice genovese, racconta in “Follia”, il suo nuovo singolo disponibile in tutti i digital store.
Reduce dal successo delle sue precedenti release – dall’emozionante esordio con “Vinti” (2020) al romanticismo in bilico tra malinconia e speranza di “Guai” (2020) e il desiderio di rivalsa intrecciato al fuoco dei sogni espresso in “Roma Miami” (2021) -, la raffinata artista classe 1998 torna con un brano capace di rivelare una profonda maturità personale, una consapevolezza interiore che, unita alla sensibilità e alla finezza evocativa della sua penna, rende in musica emozioni e sentimenti per troppo tempo repressi e rinchiusi nello scrigno del cuore, sollevando, step by step, quello che Arthur Schopenhauer ha definito il “Velo di Maya”, l’illusione che ci impedisce di scorgere e percepire la Verità, per connetterci alla nostra più autentica essenza.
Una suggestiva e coinvolgente sintesi delle pagine del proprio passato, dei contrasti con se stessi verso la costruzione di un’identità e di un carisma forgiati con la forza scaturita dalle fragilità – «Ho sempre un’alba in tasca perché ho paura del buio e una manciata di freddo quando fuori sarà Luglio» -, uno sguardo onesto e consapevole sul presente, che, privo di ogni forma di giudizio, osserva senza colpevolizzare l’occhio da cui nasce, cogliendo sfumature, scenari e cromie che si susseguono per comporre l’articolato e straordinario mosaico della nostra vita.
Dal dolore straziante per la perdita terrena di un faro guida del proprio cammino – «nel buio dei 15 anni, tra le regole e i danni, nel fior fiore dei miei affanni, per la perdita di Fanny» – a quello necessario e universalmente condiviso del percorso di crescita personale – «ho paura di guardarmi dentro, ho paura sia vuoto» -, Lara Serrano ripercorre il suo vissuto fino al momento attuale, in un incalzante avvicendarsi di istanti che corrono veloci ma lasciano nell’anima il sapore dell’eterno, trasformando «un cuore di plastica» dalle «emozioni sottovuoto» in un «asso nella manica» capace di liberarsi dal «peso lancinante di mattoni che non costruiscono niente», per rinascere, oltre al dolore, oltre la “Follia” che, giorno dopo giorno, attraverso la conoscenza di sé, smette di identificarsi con i sentimenti che ci compongono, quell’«abbraccio intorno al collo che continua a stringere», arrivando a comprendere che l’unica vera follia è quella di vivere a metà – «non scambio oro con il rame» -.
Una pagina del diario emozionale di Lara Serrano, che, come lei stessa spiega, è destinata al bimbo che ognuno di noi si porta dentro:
”Follia” è nata sul tetto di un residence pugliese, in un periodo in cui lo stress e i ricordi erano all’ordine del giorno. È un riassunto della mia adolescenza, di quel bagaglio emotivo che ha contribuito a formare la persona che sono oggi. Si evince il dolore per la perdita di mia nonna, che è sempre stata “casa” e la paura di non trovare un sorriso di riserva nei periodi più bui. È una canzone completamente autobiografica, la cui destinataria è la me bambina, il lato delicato, impaurito e meravigliosamente fragile che vive dentro ciascuno di noi. La musica, per me, è sempre stato uno strumento di autoanalisi, di sfogo e questo pezzo ne è la prova.
Prodotto da Emanuele Sciarra, che ha cucito su un testo di rara bellezza una veste sonora dinamica e fresca, con netti richiami all’immaginario pop di fine anni ’90, “Follia” è il lascito in note al nostro Io bambino, una carezza sulle cicatrici dell’anima che ricorda a ciascuno di noi quanto la “Follia” stia nel rinnegarle perché, l’unico modo per liberarsi dalla sofferenza non è evitare che si ripresenti, precludendosi così la possibilità di vivere pienamente anche le emozioni positive, né disconoscerla; bensì accettarla come parte integrante, imprescindibile e spesso funzionale, nella ricerca di ciò che siamo davvero.
Lara Serrano: biografia
Lara Serrano è una cantautrice italiana nata a Genova il 05 Ottobre 1998. Manifesta la passione per la musica fin da bambina, passando ore a guardare in TV lo Zecchino d’Oro e cantando le canzoni presentate nella kermesse canora.
Pochi anni dopo, dà il via alla sua formazione artistica studiando pianoforte e, durante le scuole medie, prende parte ad una band scolastica che le consente di mettere in pratica le competenze acquisite esibendosi su svariati palchi e partecipando – e vincendo – diversi concorsi. A soli 12 anni, scrive il suo primo brano inedito, “Basta un solo sguardo”, dedicato alla nipotina e, tre anni più in là, dopo la scomparsa della nonna materna, abbandona lo studio del pianoforte per dedicarsi a quello della chitarra elettrica.
Nel 2017, si diploma al Liceo Linguistico e prosegue il suo percorso formativo con gli studi accademici in Giurisprudenza, senza mai abbandonare la musica: nel 2020, infatti, rilascia sulle piattaforme digitali il suo primo singolo ufficiale, “Vinti”, seguito, qualche mese più in là, da “Guai” e, l’anno successivo, da “Roma Miami”, prodotto da Beppe Stanco, con videoclip ufficiale firmato da Gianluca Garretto e ispirato alla figura della celebre produttrice cinematografica Rita Rusić, che la stessa Lara ha l’occasione di conoscere personalmente.
Nel Dicembre 2021, esce il remix di “Roma Miami”, interpretato in collaborazione con Fra Melito, giovane e brillante artista emergente della scena capitolina e, nel 2022, è il turno di “Follia”, un pezzo intenso e viscerale volto a sollevare da se stessi e dal mondo le maschere del giudizio, quello che Arthur Schopenhauer ha definito il “Velo di Maya”, l’illusione che ci impedisce di scorgere e percepire la verità, per connetterci alla nostra più autentica essenza, a cui fa seguire, nell’estate dello stesso anno, “C’est la vie”, release scritta a quattro mani e interpretata con il cantautore meneghino Marco Conte.
Allegra e solare, ma al contempo intimista e riflessiva, Lara Serrano è una voce fuori dal coro, una penna in grado di emanare la luce per riemergere dall’ombra dei conflitti interiori, delle etichette e dell’individualismo di una società che corre veloce, troppo veloce per ascoltare i bisogni del cuore.
10 comments on Grottaminarda: manca poco per l’appuntamento con il laboratorio artistico di Zigarte
ispirato alla pop art di Andy Warhol
Comments are closed.