Il 24 aprile si darà il via all’evento ideato da Aminea Winery per celebrare la primavera. Ogni domenica sarà possibile partecipare agli avvincenti wine tour.
Start ore 11.00 con l’arrivo in cantina e l’accoglienza degli ospiti. A seguire, il trekking tra i vigneti dell’areale per respirare appieno il profumo di questa terra generosa. Si prosegue con il tour in cantina dove gli ospiti potranno degustare il Fiano di Avellino 2020, che prelevato direttamente dalla botte sprigionerà tutti i suoi sentori fruttati e floreali.
Alle 12.30 inizia lo “chic nic”, un pic nic di qualità sulla terrazza con una splendida vista dell’azienda e degustazione dei vini di Aminea Winery abbinati ai piatti tipici della tradizione irpina che sapranno conquistare il gusto di grandi e piccoli.
Il menu: grissini di pane e focaccia abbinati allo spumante Donna Laura, formaggi tipici come il caciocavallo irpino con pane casereccio, pecorino e confetture biologiche, abbinati all’ Aglianico “Monsignore”.
La novità: “L’ ucciolo”, un panino realizzato con l’impasto della pizza, farcito con salumi o verdure di stagione, un cult della tradizione irpina.
Su richiesta è possibile fare il pic nic in vigna. A ogni coppia sarà consegnata una tovaglia, un cestino con il pranzo e una bottiglia di vino.
Un’ occasione unica per immergersi nel verde dell’Irpinia e scoprire i sapori e i profumi di questa terra, in un tour che farà gola a molti.
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Concerti del Tempietto ed Edizioni La Lepre: un autore e un libro al mese
La Lepre edizioni e i Concerti del Tempietto organizzano il primo di una serie di incontri letterari che avranno luogo presso la Sala Baldini al Teatro di Marcello, con la presentazione del romanzo di Franco Brogi Taviani, scrittore e regista, da poco edito dalla casa editrice indipendente romana: Le ricorrenze.
Le ricorrenze: la trama
La vita di una persona raccontata in venti giorni: Natali, Compleanni, Capodanni, Ferragosti. Saranno sufficienti a riassumerne il percorso? Fin dall’infanzia il protagonista, Guglielmo Aspesi, è ossessionato dalla favola La chiave d’oro dei Grimm: vorrebbe trovare lo scrigno magico che racchiude il senso della sua vita, che nella favola è irraggiungibile. Ma forse il tesoro consiste proprio nella sua ricerca. L’immagine che Guglielmo ha di sé si scompone, dando vita a molteplici
personalità diverse, nonostante il filo identitario che le unisce.Lui fantastica, combatte e uccide, ama, si illude, fa carriera, si sposa, divorzia, ha una figlia che adora e un figlio che lo contrasta; ha successo, fallisce e sogna, sogna fino alla fine. Questo è l’elemento che forse maggiormente accomuna i tanti Guglielmo rispecchiati nei venti frammenti della sua vita. La storia e la politica, molto presenti in gioventù, vanno scolorendo nella maturità e nella vecchiaia, fino a diventare un indistinto rumore di fondo, ma affrescano suggestivamente il romanzo. Il sorriso, la commozione, la riflessione, modellano le venti ricorrenze scelte per raccontare il senso di una vita simile alle nostre, traversata da amori e disamori, scelte e disillusioni, tensioni e dubbi, tenerezze e asprezze,
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Interverranno: Angelo Filippo Jannoni Sebastianini, Alessandro Orlandi, Franco Brogi Taviani
Franco Brogi Taviani: biografia
Franco Brogi Taviani, scrittore, regista. Ha pubblicato per Marsilio Il Tesoro, per Gremese Porte Segrete. Al suo attivo più di cinquanta titoli fra documentari, film per il cinema e per la TV. Tra i numerosi premi vinti per il cinema, scrittura, documentari: Premio Solinas, Nastro d’Argento, Osella d’Oro, Leone D’Argento a Cannes per la pubblicità. Insegna Filmmaking e recitazione in Italia, ha tenuto corsi di Filmmaking anche in numerose Università del Brasile e nelle Barbados.
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“Storia dell’Italia Corrotta”,
nel libro di Sales e Mellorio la nostra concezione feudale del potereStoria dell’Italia Corrotta di Isaia Sales e Simona Mellorio nasce dall’insoddisfazione degli autori nei confronti dell’analisi storica e sociologica del fenomeno mafioso e del sistema clientelare nel Belpaese. Con questo saggio, presentato al Circolo della Stampa di Avellino, su proposta di Marcello Rocco dell’Associazione Idea Irpinia, i due autori hanno voluto smontare il convincimento che la storia d’Italia sia un progressivo andare verso cose migliori rispetto al passato e che le mafie e la corruzione siano solo un accidente in questo lineare sviluppo della civiltà.
Non ci si rende conto, spiegano gli autori, che in questo accidente c’è qualcosa di strutturale. La mafia appartiene alla struttura delle classi dirigenti del nostro Paese e la corruzione appartiene allo stesso rango.
Il successo delle mafie in Italia non è dato né dalla forza militare né dalla capacità di creare consenso. Dal punto di vista militare, se mettessimo tutti i mafiosi nello stadio di Avellino e schierassimo un solo reparto dell’esercito italiano, la battaglia non durerebbe più di dieci minuti. Sono le relazioni che fanno forti i mafiosi.
Si può parlare di violenza di relazione tra sistema clientelare e mafia.
Mafia e corruzione: il caso Avellino
Diversamente da quanto si è portati a credere, la corruzione si muove dall’alto verso il basso della società. La corruzione non è un fenomeno di origine popolare. Se ne serve anche una parte del popolo, ma riguarda le èlite. E se la corruzione viene usata dalle èlite del nostro Paese e le mafie hanno relazioni, hanno successo perché hanno relazioni, non può essere accettata l’Italia raccontata nei libri di storia.
In Italia, in provincia di Avellino in particolare, non abbiamo mai risolto fino in fondo la nostra concezione feudale del potere. I mafiosi sono feudatari nella concezione del potere e c’è un altro potere feudatario: il potere politico.
Il largo consenso personale dato ad alcuni politici del Sud per lunghissimo tempo ne è l’esempio più lampante e dipende dal fatto che il popolo in queste terre ha l’idea che il politico dia qualcosa alla collettività mentre in realtà distribuisce soltanto quello che è dello Stato.
La corruzione, secondo gli autori di “Storia dell’Italia Corrotta”, è espressione di questa concezione feudale del potere ma è più grave perché la mafia non appartiene formalmente allo Stato. I mafiosi non sono uomini dello Stato ma in genere i corrotti fanno parte degli apparati pubblici, degli apparati statali. E dunque, da questo punto di vista la corruzione è fatta da uomini che mettono sotto i piedi il senso dello Stato. Abbiamo una delegittimazione del senso dello Stato quando chi ha ricevuto una condanna per corruzione può fare il parlamentare, quando un imprenditore condannato per corruzione può costruire carceri per lo Stato, quando un funzionario corrotto può continuare a lavorare per la Pubblica amministrazione e se passeggia per Avellino gli offriamo il caffè considerandolo come un eroe dei nostri tempi.
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Trianon Viviani, Roberto D’Alessandro rilegge l’unità d’Italia
Venerdì 27 gennaio, alle 21, al Trianon Viviani sarà di scena “Terroni. La vera storia dell’unità d’Italia”, lo spettacolo sulla questione meridionale che Roberto D’Alessandro ha tratto dal libro omonimo di Pino Aprile.
D’Alessandro, calabrese di Montalto Uffugo, cresciuto artisticamente a Roma alla scuola di Gigi Proietti, propone con Aprile una controstoria dell’Unità d’Italia.
Spiega l’autore, attore e regista:
L’incontro fra le due metà d’Italia è evidentemente uno scontro fra due mondi lontani, due realtà che procedono a velocità diverse e forse anche in direzioni diverse: l’elenco dei luoghi comuni sui meridionali è lungo e fa sorridere anche, perché in parte è veritiero, ma il punto è capire che questa distanza, ormai oggettivamente abissale, trova origine in una “malaunità”.
Rifuggendo da un approccio didascalico, il mio spettacolo racconta con il sorriso e la leggerezza una “controstoria” fatta di saccheggi, stupri, repressioni di ingiustificata violenza e lunghi anni di scientifico sfruttamento economico da parte di un Nord che fonda la propria ricchezza sulla povertà di un Sud, per cui la questione meridionale, a oltre 160 anni dall’Unità, rimane chiaramente un problema insoluto solo perché non lo si è voluto risolvere.
Ad accompagnare la narrazione, un coro di canzoni popolari e di musiche scritte da Eugenio Bennato e Mimmo Cavallo, eseguite da Mariano Perrella. Con D’Alessandro in scena, Isabella Alfano, Giuseppe Coppola e Federico Pappalardo. L’allestimento scenico è di Clara Surro, i costumi di Salvatore Argenio e Annamaria Pisapia. Paolo Orlandelli è il regista assistente. La produzione è di Obiettivo Roma.
Sempre venerdì 27 gennaio, prima dello spettacolo, alle 19, ci sarà una presentazione della recente riedizione aggiornata del bestseller di Aprile uscito nel 2010: intitolato “Il nuovo Terroni”, per i tipi della libreria Pienogiorno, il volume è il frutto di una revisione del testo e dei documenti analizzati e integra altri tre capitoli alla stesura originaria. Il libro sarà presentato dall’Autore con Eugenio Bennato e Roberto D’Alessandro. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti.
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