Dichiara Giuseppe Spagnuolo, Sindaco di Atripalda:
Una giornata dedicata alla cultura, tra l’altro incorniciata da un bellissimo sole, presso l’area archeologica dell’antica Abellinum. Continua così la collaborazione triennale con l’Università degli Studi di Salerno, la Soprintendenza ed il Comune di Atripalda con la finalità di valorizzare il nostro parco archeologico soprattutto dal punto di vista delle attività didattiche e formative e, più in generale, come polo culturale della nostra Città. Oggi, ad esempio, a lezione di archeologia con un nutrito gruppo di alunni delle scuole superiori che hanno seguito con interesse le informazioni e le tante curiosità che gli sono state fornite dal professor Alfonso Santoriello, docente del Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università di Salerno, che è il responsabile tecnico-scientifico di questo progetto, e dal suo team.
Continua Spagnuolo:
Abellinum resta in cima alle nostre priorità dal punto di vista culturale perché ne comprendiamo il valore storico, è l’area fulcro da cui è nata e si è sviluppata la storia del nostro territorio in un’ottica non solo atripaldese ma direi di comprensorio. Ma accanto a questo c’è l’intenzione di arricchirne la fruizione anche sotto il versante turistico. Sono in corso contatti con operatori del settore proprio per studiare una formula che metta insieme un’offerta complessiva, che vada dalla cultura all’enogastronomia, da orientare verso quel turismo esperienziale oggi sempre più in via di diffusione.
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Lindsay Dances: il docufilm di Rita Rocca in prima visione su Rai 5
Lindsay Kemp è nel suo salotto livornese e sta parlando di David Bowie, uno dei suoi più carissimi allievi.
Indossa un abito leggero con fantasie primaverili ed è seduto sul suo divano, mentre discute in maniera molto educata ma teatrale, senza nascondere un bel pò di euforia, mentre alza gli occhi al cielo e ricorda l’attimo in cui conobbe quel ragazzo fascinoso, quel musicista che avrebbe stravolto il mondo della musica e dei costumi. Gli stessi per cui Lindsay Kemp lo avrebbe indirizzato, contribuendo così alla riuscita di uno dei suoi più grandi capolavori: un effetto incredibile di musica, bravura, ingegno, danza, teatro, mimo ed eccitante androginia.
Espresse il desiderio di imparare da me, e il giorno dopo iniziò a frequentare le mie lezioni di danza.
Parla di quell’incontro del 1966, il primissimo, che avrebbe sconvolto la vita di entrambi: il grande ballerino e coreografo, paragonandolo ad un Arcangelo Gabriele, restò abbagliato dalla bellezza di David Bowie, mentre quest’ultimo, che apprezzava a dismisura i suoi spettacoli, sentiva che quella sua volontà di imparare da un genio avrebbe rivoluzionato per sempre il suo atteggiamento verso un pubblico ancora troppo scettico. Non aveva tutti i torti: quando durante i concerti del tour di Ziggy Sturdust, capì di essere finalmente una star, fu anche per merito del suo maestro di danza, che partecipava allo spettacolo. La scena descritta s’intitolava Starman, e Lindsay Kemp scendeva dall’alto con un costume argentato, a forma di ragnatela, mentre si calava da un’altezza di circa venti metri, e infine, una volta atterrato danzava con David Bowie. Mastro e allievo in una fusione sensuale di corpi che in armonia davano vita alla mitizzazione di quell’universo alieno creato da entrambi, per quel mondo terreno che forse era ancora impreparato, ma che assimilò il tutto per stravolgere il futuro delle arti e della musica.
Questo e tanto tanto altro potrete vedere nel docufilm Lindsay Dances – Il Teatro e la Vita secondo Lindsay Kemp (2020), che andrà in onda in prima TV assoluta sabato 2 maggio alle 22:40 su Rai 5.
È un film di rara importanza, realizzato in esclusiva per Rai Cultura e Rai 5. Dedica un ricordo che abbraccia la carriera entusiasmante di un personaggio geniale ed iconico, un artista come pochi, che ha saputo lasciare un segno indelebile nell’universo della danza e dello spettacolo.
Ideatrice e regista di questo documento storico è Rita Rocca, giornalista e documentarista Rai, oltre che conduttrice radiofonica del GRRai, che nel 2018 aveva presentato sulla stessa rete Bowienext-Nascita di una Galassia, da cui poi sarebbe nato il libro antologico omonimo edito da Arcana nel dicembre dello stesso anno, firmato insieme al critico musicale e biografo bowiano Francesco Donadio.
Ambedue gli omaggi presentavano ricordi e pensieri da ogni parte del mondo dedicati a David Bowie.
Lindsay Dances è un altro film di Rita Rocca perché sulla scia di quello dedicato al Duca Bianco, continua col narrare, quasi come se fosse un sequel, in un modo squisitamente antologico il repertorio storico del grande danzatore, coreografo e regista inglese.
Sono, ad esempio, descritti gli spettacoli della Lindsay Kemp Company, fin dalla fine degli anni ’70 fino a tutti gli anni ’90; inoltre sono stati recuperati filmati provenienti dalle Teche Rai ed è stata effettuata una ricerca meticolosa tra alcuni archivi privati, mentre lo stesso Lindsay Kemp, intervistato dalla giornalista Rai, racconta nella sua maniera simpatica, teatrale ed entusiasta gli spettacoli che gli resero più fortuna, come gli stessi concerti di Ziggy Sturdust, oppure del Flowers a Duende, il Midsummer’s Night’s Dream, e anche il The Big Parade, fino all’ultimo Kemp Dances. Non mancano stupefacenti foto del backstage, con tutti i suoi segreti, poi delle scene e infine dei momenti di vita privata del grande artista, immortalati da due fotografi da nomi altisonanti come Guido Harari e Richard Haughton.
Si sottolineano circostanze dedicate alla sua infanzia, durante la guerra, i combattuti inizi della carriera tra le rovine post belliche londinesi, la povertà e gli spettacoli che iniziò a presentare a Roma, in Piazza Navona, negli anni ’70, da cui nacque la passione di Romolo Valli, che portò nella stessa città la Lindsay Kemp Company.
L’artista inglese, infatti, memore di ciò, non nascose il suo grande amore per l’Italia, che sarebbe diventata la sua seconda patria, scegliendo di vivere a Livorno, la città di Amedeo Modigliani (Lindsay Kemp era anche pittore), dove sarebbe morto nell’agosto del 2018.
Nella sua dimora livornese, poco tempo prima, sarebbe giunta Rita Rocca per intervistarlo, e cominciare questo lavoro maturo ed indispensabile, per cui ha raccolto con grande passione e dedizione più materiale possibile.
Proietto la mia energia, la diffondo. Uso la mia energia per donarla agli altri sempre, e non solo in scena. Sempre, attraverso la mia presenza, il mio essere, e molto spesso mediante la mia immobilità. La mia immobilità dice di più dei gesti. Così come il mio silenzio dice di più delle mie parole.
La vita di Lindsay Kemp era un teatro, e nel teatro egli ne traeva conclusioni per la sua vita. Ambedue le condizioni si fondevano, dando forma ad un personaggio dai toni ora colorati, ora toccanti, ora trasgressivi, dove spesso la depressione cozzava contro la volontà di sapersi affermare, dove non sarebbero mancate le droghe, ma dove avrebbe conosciuto anche una lucidità artistica che avrebbe contraddistinto il suo personaggio, che non era altri che l’attore della sua stessa esistenza.
In Lindsay Dances ci sono oltretutto interviste a coloro che hanno condiviso insieme a lui momenti memorabili, nel lavoro e nelle amicizie, come i danzatori della sua Compagnia François Testory, Cecilia Santana e Ivan Ristallo; Daniela Maccari, che fu sua musa e instancabile assistente personale fino alla fine dei suoi giorni. Intervengono nel film, chiarendo il loro punto di vista da parte del pubblico il critico d’arte Vittorio Sgarbi e l’attrice Veronica Pivetti.
Rita Rocca ha saputo unire, con questo film, un ricordo carico di affetto, che si fonde con un lavoro meticoloso, sentito, e dove l’incredibile talento nel comporre immagini, testimonianze, ricordi, interviste, suoni, sta creando un filone emotivo che apparterrà soltanto a sé stessa, e ne dichiarerà, in un futuro molto prossimo, senza dimenticare il presente, una stima profonda da parte di un pubblico che cresce. Forse lo stesso pubblico entusiasta che applaudì la riuscita di un mito della danza e dello spettacolo come Lindsay Kemp.
Carmine Maffei
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Premio Gesualdo danza
Domenica sera, il palcoscenico del Teatro “Carlo Gesualdo” di Avellino è diventato un luogo magico dove l’artista ucraina Iana Salenko, in una magistrale interpretazione del “Cigno nero” in un “pas de deux” con il ballerino moldavo Dinu Tamazlacaru, ha mostrato una combinazione di tecnica ed espressività arrivando a soddisfare non solo l’eccellente aspetto artistico ma anche a trasmettere, attraverso la danza, forti emozioni nel pubblico in sala proveniente da tutta la regione Campania.
Nel corso dello spettacolo si sono alternati: l’étoile Giuseppe Picone, meraviglioso il suo assolo “Il fauno”, al quale è andato il premio Danza Gesualdo alla carriera, Arianne Lafita e Vittorio Galloro, molto bello il “Pas de deux” Libertango , Luisa Ieluzzi (premio Gesualdo al talento) e Stanislao Capissi che si sono esibiti in un coinvolgente pas de deux Cigno Bianco, la ballerina spagnola Lucia Lacarra e Matthew Golding che hanno dato vita in “Snow Storm” ad uno dei momenti più emozionati del gala, e “Spellbound contemporary ballet” , un passo a due quasi ipnotico che ha affascinato la platea del teatro Gesualdo.
Il progetto, ideato e fortemente voluto da Guendalina Manzi, direttrice della scuola tersicorea “Esmeralda” di Avellino, ha visto il maestro Fabrizio Esposito nelle vesti di direttore artistico, mentre la serata è stata presentata dalla giornalista Luisa Mariani di Piuenne TV.
Nel corso della manifestazione sono stati premiati Antonella Iannone (premio rassegne danza) e Valentina Marini presidente A.I.D.A.P. – direttore Spellbound Contemporary Ballet Roma (premio innovazione artistica) ed il Sindaco di Avellino Gianluca Festa che dal palco ha annunciato che l’amministrazione comunale, visto lo straordinario successo, patrocinerà l’evento anche il prossimo anno.
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#iobevoirpino: un invito all’acquisto di prodotti italiani
Amalia Leo, Ambasciatrice dell’Associazione Nazionale Città del vino e sommelier insieme a Vincenza Luciano, Consigliera di Parità, con il patrocinio della Provincia di Avellino hanno dato vita ad una campagna social a sostegno del settore vitivinicolo irpino, consigliando di acquistare e consumare i nostri prodotti.
#iobevoirpino nasce dalla grave situazione economica che ha fermato tutto: chiusura forzata di ristoranti, enoteche e bar che si è estesa a numerose disdette di consegne estere a causa delle difficoltà logistiche.
Come sappiamo in Irpinia un introito economico rilevante è caratterizzato dalla produzione e dalla vendita di prodotti enologici.
Ci troviamo di fronte a numerose cantine, che rappresentano la maggioranza nel territorio, che sono a gestione familiare o sono piccole imprese e che hanno una produzione minore rispetto a quelle più grandi e più note anche oltre confine irpino.
Lo stop da Covid-19 rischia di far chiudere i battenti a molte di queste realtà, che rappresentano oltre che una valorizzazione del territorio anche una risorsa economica che innesca altri settori economici che ruotano intorno alla produzione e alla vendita di prodotti vitivinicoli: è una catena di montaggio.
Per cercare di limitare i danni che inevitabilmente hanno sconvolto e continueranno a sconvolgere l’economia mondiale cerchiamo di difendere e proteggere i nostri prodotti, acquistandoli e consumandoli a casa, per ora.
Scegliamo di bere irpino e cerchiamo di resistere!
7 comments on Antica Abellinum, studenti a lezione di archeologia
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