A causa della grave emergenza Covid-19 l’Azienda Sanitaria Locale ha destinato due mezzi ANPAS dedicati, solo ed esclusivamente, ad eseguire tamponi nasofaringei necessari a certificare la positività del virus.
Il personale specializzato effettua tra i 40 e i 50 tamponi a domicilio, per poter garantire a tutti i potenziali pazienti un percorso diagnostico adeguato anche se non sono ricoverati nelle strutture ospedaliere.
Si è già proceduto, infatti, ad eseguire nuovi tamponi a pazienti, ritenuti sospetti e ricoverati presso l’Area Covid-19 del P.O. Frangipane di Ariano Irpino.

Coronavirus in Irpinia: tamponi a domicilio per pazienti sospetti e non ricoverati
Covid-19: procedura post tampone nasofaringeo
Dopo l’esecuzione del tampone, quest’ultimo viene consegnato al Laboratorio attivato presso l’AORN Moscati di Avellino, per essere esaminato. Vengono esaminati circa 80 tamponi al giorno perché sono compresi i tamponi provenienti dall’ASL di Benevento, Dall’azienda Ospedaliera San Pio di Benevento e quelli effettuati sui pazienti ricoverati nella stessa Azienda Ospedaliera del Moscati.
A causa del numero enorme dei tamponi che vengono effettuati quotidianamente non è possibile, per i tempi previsti dal processo di analisi degli stessi, superare un numero maggiore di quello previsto.
Nonostante le difficoltà causate dall’emergenza in corso l’Azienda Sanitaria Locale sta svolgendo il proprio lavoro, non con pochi sacrifici, per cercare di monitorare tutti i cittadini, compresi coloro che al momento si trovano in isolamento presso il proprio domicilio.
You Might also like
-
Quarant’anni dal terremoto dell’Irpinia: lettera aperta di Raffaele Lieto
Raffaele Lieto, segretario generale Cgil Avellino e segretario Cgil Campana scrive una lettera aperta per ricordare il terremoto dell’Irpinia di quarant’anni fa e fare delle considerazioni attuali sulla condizione territoriale di queste zone.
Sono passati 40 anni dal terremoto del 23 novembre 1980: un tempo lungo che ha cambiato la società e gli uomini. Chi era giovane, come me, oggi ha un’età avanzata. In tutto questo tempo sono avvenute tante cose e tante discussioni, spesso inutili e fuorvianti sono state fatte, fino alla noia. Eppure non si è riusciti e non si è nemmeno voluto, mettere dei punti fermi, sulle cose avvenute, sui ritardi, sugli errori, sulle cose positive, sarebbe stato utile e necessario per delineare un futuro, una prospettiva che in qualche modo facesse tesoro di quanto avvenuto, e servisse a costruire un modello credibile di sviluppo, con politiche utili a mantenere e sviluppare quello che c’è, e a innovare l’intero territorio, oltre le poche isole felici. Ho avuto la possibilità, purtroppo di vivere i momenti fondamentali, di quanto accaduto.
Dai primi giorni di soccorso e di aiuto, prima disorganizzati e spontanei o poi via via, diretto e gestito dalle tante organizzazioni e associazioni intervenute, e poi dalle istituzioni. Lo Stato dimostrò tutta l’impreparazione, e le falle, che nel Mezzogiorno avevano caratteristiche ancora più gravi. Lo sforzo di migliaia di volontari e gli aiuti arrivati da ogni luogo non trovavano una realtà pronta ad accoglierli efficientemente. Ho vissuto in prima persona con tanti compagni e volontari irpini e di ogni regione d’Italia, la necessità dopo qualche mese, di salvaguardare ciò che arrivava sotto forma di aiuti, che non si era in grado di utilizzare razionalmente. Le strutture del PCI, della Cgil, ma anche di Cisl e Uil, Alleanza contadini, Confesercenti, Arci, Legacoop e tante altre associazioni locali e territoriali, convogliarono nelle aree del terremoto migliaia di tonnellate di aiuti di ogni tipo.
Ma i troppi tentativi di appropriazione indebita e le inefficienze erano un problema serio, in qualche modo, ridimensionati in parte dai sacrifici di tanti (non tutti) amministratori e cittadini dei comuni colpiti e si allestirono allora luoghi di raccolta e di distribuzione nei comuni che salvaguardarono almeno in gran parte molte risorse. Ciò fu possibile per il sacrificio e l’impegno di centinaia di volontari di ogni regione d’Italia e irpini. Dopo alcuni mesi, solo in seguito a forti richieste e pressioni, riuscimmo a consegnare all’esercito diverse decine di camion di aiuti, che andavano ancora utilizzati.
Questo il periodo dell’emergenza, che dopo decenni non sembra aver lasciato ancora una cultura dell’uso serio della ricchezza frutto di solidarietà. Abbiamo sì una protezione civile efficiente e tante organizzazioni locali di volontariato all’epoca esistenti. Ma ciò non ha ancora prodotto una riflessione compiuta su ciò che è avvenuto dopo nel corso di anni.
L’assenza di tale approfondita consapevolezza non favorisce un’idea collettiva e condivisa dell’azione solidale.
Faccio qualche esempio, uno riguarda, anche noi, le organizzazioni di massa. Si decide di avviare un processo di industrializzazione, delle aree interne di Campania e Basilicata. In provincia di Avellino, per risibile motivi di campanile e di prestigio di qualche barone del tempo si individuarono 8 aree industriali.
In una provincia come la nostra, con problemi di viabilità, trasporti su ferro, e di reti, e di energia si provvide a sbancare milioni di metri cubi di suolo, per finanziare progetti di qualità (pochi) e tanti imbroglioni che ogni mattina, come avviene ancora oggi, si alzano per fiutare l’affare del momento.
Siccome non sembra esserci ancora la serenità per discutere degli errori nella genesi e nella gestione di questi processi, non è ancora il caso di evitare annunci, spot elettorali, propaganda di basso profilo.
E definire invece cosa serve in termini di servizi di reti, di trasporti per utilizzare le strutture create e mai poco utilizzate, per favorire e attrarre nuove e innovative?
Si potrebbe intanto partire dal fatto che una curatela fallimentare non può durare decenni e produrre solo macerie. In Irpinia nelle aree industriali della 219, e nel nucleo storico di Solofra, più tanti altri diffusi nel territorio sono decine le strutture, in degrado per interminabili processi fallimentari. Fu faticoso in particolare per me e la Cgil irpina giungere all’accordo per il contratto di area, peraltro nato non da un’iniziativa delle parti, ma generato da una legge finanziaria dello Stato, che avrebbe voluto favorire l’utilizzazione dei fondi della 219 che poi è avvenuta ma che ha percorso anche tante strade sbagliate. Negli anni il sindacato e la sinistra politica hanno più volte sollevato questi temi ma i processi economici anche quelli truffaldini hanno sempre o quasi vinto.
Quarant’anni dal terremoto dell’Irpinia
L’Irpinia oggi in quali condizioni versa secondo Raffaele Lieto?
Oggi abbiamo realtà vive e importanti, tante inutili cattedrali, tante macerie e tante strutture inutilizzate quando si avvierà seriamente un’idea di sviluppo che fra le altre opportunità utilizzi anche questa?
Ma dobbiamo riconoscere che poi in uno schema che ha visto le organizzazioni sindacali, sollecitare discussioni e denunciare limiti ed errori, esse non sono immuni da errori. Ricorderò per sempre come hanno fatto Cgil, Cisl, Uil e gli altri che sommariamente ho elencato prima, in termini di aiuti. Ricordo centinaia di quadri sindacali, operai e consigli di fabbrica, che per mesi hanno consegnato aiuti di ogni tipo e hanno fisicamente lavorato nei comuni dell’Irpinia, in totale autosufficienza per non pesare sulla tragica situazione organizzativa. Sono stati raccolti miliardi di lire, che in gran parte sono andati a organizzazioni, enti e associazioni oltre che ai Comuni delle aree terremotate.
Una parte delle risorse si decise con una buona intuizione e con una idea innovativa di dedicarli alla costruzione dei centri sociali in molti comuni. Strutture che dovevano servire ad aiutare forme di socializzazione e servizi per i cittadini. In Irpinia la scelta di Comuni, fu anche in questo caso, come per le aree industriali decisa in base a municipalismi e piccoli interessi politici delle organizzazioni risultato: a parte la parziale utilizzazione di alcuni (Avellino, Solofra) il tentativo è miseramente fallito.
Cattedrali nel deserto, che dopo alcuni anni sono stati consegnati ai Comuni che spesso li lasciano deperire, anche per la cronica mancanza di risorse, ma l’obiettivo è andato perduto. Ecco tutti dovremmo avere la capacità di ripartire dai limiti e dagli errori, per parlare non di nostalgiche, lamentazioni su cosa avvenne, ma di cosa servirebbe far avvenire nei prossimi anni, che per tanti motivi si annunciano difficili. Seppure lentamente, alcuni progetti si realizzano. L’Alta capacità Napoli-Bari, con la stazione Hirpina, il completamento di alcuni assi viari, la elettrificazione della Benevento – Avellino – Salerno, forse propedeutica ad un utilizzo vero di questa linea.
Sono alcune cose importanti. ma il progetto complessivo? energia, acqua, sistemi integrati di depurazione, fibra e reti. C’è un luogo dove si rende finalmente possibile, una discussione seria e produttiva? Mi sembra invece che a prevalere è ancora l’antica logica della richiesta di sussidi e fondi per tanti progetti senza però indicare un chiaro disegno di sviluppo.
-
Coronavirus: l’alleato numero uno per la fine della nostra Democrazia
Sempre più in apprensione, mi domando dove si sia smarrito il buonsenso.
C’è il Coronavirus, c’è la demenzialità a volerlo sfidare ad ogni costo non preservando se stessi e gli altri. Guerreggiamo tra noi.
Arriva l’esercito, le carceri esplodono e con l’annessa emergenza mettiamo a rischio altre vite. Le immagini sui social del superficiale di turno che si posta con la propria comitiva, credendosi figo e intelligente mentre fa l’apericena, la serata, l’overdose di vita sfrenata, e ai miei occhi, per nulla esilarante.
Siamo vuoti, irresponsabili coscientemente e siamo insensibili davanti il sacrificio che medici, infermieri, operatori socio sanitari stanno facendo per fronteggiare la nostra strafottenza. Per proseguire con le forze dell’ordine coinvolte, gli amministratori locali, regionali fino a quelli nazionali. Ci guardano da tutte le parti del mondo come degli appestati e pure ignoranti.
Era ed è il momento per un cambiamento sano con un sacrificio minimo. E cosa facciamo? Ci distinguiamo per nefandezze di ogni genere. Io proporrei il divieto assoluto, non l ‘invito a stare a casa, senza neppure le giustificazioni. Ho letto di persone in partenza, per motivi inderogabili. Perché in Italia si delinque e si interpreta la legge come meglio si crede.
Se è vero che esiste un virus da combattere, esiste il panico da frenare. Purtroppo come sempre c’è una informazione sana e una non informazione.
Da qui l’impossibilità a lavorare con e per la didattica a distanza. Da qui la minaccia che si perda un anno della propria vita facendo ripetere nuovamente l’anno accademico scolastico a tutti senza distinzione. Con le minacce forse riusciremmo a sacrificarci due settimane.
Il tam tam di notizie generatosi sui vari social espande ancor più il fenomeno, non a caso i fatti riguardanti le carceri italiane. Salerno è stato da innesco per tutte le altre case circondariali. Ricollegandoci al pensiero precedente, per una donna con prole due settimane sono un tempo infinito, quasi abissale col tipo di restrizione richiesteci, eppure infinitamente possibile se si può evitare il peggio.
Ci stanno implorando di attenerci al rispetto di poche regole che adottate anche dopo, ci cambierebbero di gran lunga la vita e invece con la scusa degli incompetenti al Governo, vorremmo sabotare un sistema che è già precario di suo, e per quanto possa essere così, neppure ringraziamo per lo sforzo che dimostrano. Un Governo competente si sarebbe mosso in modo differente? Noi questo non lo possiamo dire.I vari addetti ai lavori sono umani come tutti noi e mai avrebbero potuto immaginare l’arrivo di una guerra così, senza armi. Poi c’è chi la chiama pandemia, chi guerra. In ogni caso non faceva parte della loro propaganda elettorale.
Le ipotesi pullulano e gli effetti economici in borsa già li vediamo. Se stamattina li abbiamo percepiti, nei prossimi giorni parleremo con cifre e risultati concreti. Affidarsi alla scienza oggi è fondamentale, perché passata la pandemia, al Governo necessariamente si deve chiedere a gran voce la soluzione ad un virus più grande e spaventoso: l’ignoranza. Se è vero che la nostra sanità italiana è preparata, noi tuttologi del web, per il resto del mondo, siamo il paese dei balocchi.
E noi che credevamo che Pinocchio fosse uno solo e fosse una favola da raccontare ai più piccini.
In Italia ognuno con il proprio ingegno, il proprio talento, le proprie risorse, può vivere dignitosamente e bene. Lo stanno capendo i nostri politici e lo sanno anche le altre nazioni. Ma noi vogliamo, oggi, essere i capponi del Manzoni, quelli che si battibeccavano tra di loro e nn capivano chi fosse il vero nemico da combattere.
Noi parliamo di globalizzazione, e neanche capiamo che cos’è e quanto un uso improprio ci metta fuori ogni stereotipo. Il Coronavirus non è intelligente e cercava proprio pecore e pecoroni come noi per insinuarsi e beffeggiarci.
Vicina ai titolari di partita Iva, comprendo apprensione e paura, ma proprio perché sapete bene che lo Stato non vi aiuta, tutelate la vostra salute. Preservate le vostre vite. Vi alzerete più forti di prima.
La gente, scampato il pericolo, tornerà a fare quanto faceva prima, si spera con una coscienza modificata, patriottica e davvero made in Italy.
Tiziana Cipolletta
-
Free Walking Tour of Villages of Tradition
Nell’ambito del progetto Villages of Tradition, il Gal Partenio in collaborazione con l’agenzia Ruralis organizza due Free Walking Tour alla scoperta dei borghi di San Martino Valle Caudina e Summonte.
Si parte Domenica 10 luglio, con un suggestivo viaggio nel centro storico di San Martino Valle Caudina e visita guidata al Palazzo ducale, al Convento di Santa Caterina e al Castello longobardo Pignatelli della Leonessa. Il tour si concluderà con una passeggiata naturalistica nell’oasi WWF “Montagna di Sopra” di Pannarano.
Venerdì 15 luglio ci sarà invece la visita organizzata a Summonte, uno dei borghi più belli d’Italia, alla scoperta dei suoi tesori: i Palazzi settecenteschi, il Tiglio secolare, la gigante Scacchiera e la maestosa Torre angioina. L’esperienza si concluderà con una passeggiata naturalistica lungo i sentieri del Parco Regionale del Partenio.
Prenotare le visite turistiche gratuite è semplicissimo, basta accedere alla pagina Facebook dedicata di o sul sito “www.ruralis.com” e in pochi click avrete il vostro biglietto a portata di mano e in più la possibilità di usufruire del servizio navetta in partenza da Avellino.
L’obiettivo principale dei due eventi è la promozione turistica dei piccoli villaggi incastonati all’interno del grande polmone verde dell’Irpinia, il Parco Regionale del Partenio, e il rilancio del turismo interno in provincia di Avellino dopo le numerose limitazioni imposte dal diffondersi del Covid che hanno frenato l’avvio di un processo virtuoso legato allo sviluppo di questi affascinanti luoghi.
12 comments on ASL Avellino: predispone un servizio a domicilio di assistenza e di esecuzione dei tamponi
Comments are closed.