Alfonsina Merola

Simone de Beauvoir: situazione della donna oggi

Il 9 gennaio del 1908 nasce Simone de Beauvoir, scrittrice, insegnante e filosofa oltre ad essere una delle figure più rilevanti all’interno del movimento femminista. Durante gli anni ’70 è stata in prima linea su tematiche sociali di vario genere.

Nei suoi scritti è predominante la voglia di sollevare e di trattare tematiche inerenti la condizione della donna come, ad esempio, quella dell’aborto, del ruolo della donna non delimitato al focolare domestico e dell’importanza per la donna di trovare una posizione sociale indipendente e non subordinata a quella dell’uomo.

La donna di cui parla Simone de Beauvoir è un ritratto di una donna moderna, non assoggettata ai retaggi culturali, che la vogliono ingabbiata a taluni comportamenti sociali che producono un’idea rassicurante ma non ne fanno un individuo pensante. Molti di questi temi sono ancora attuali ma, a differenza degli anni in cui ha vissuto la filosofa francese, oggi restano sospesi e senza risposta.

Mi spiego meglio.

Siamo abituate a sbandierare ai quattro venti la volontà di voler essere indipendenti, di voler cambiare la società maschilista che, ancora oggi come ieri, ci penalizza, soprattutto, a livello lavorativo.

Molto spesso quando si parla di emancipazione femminile solleviamo importanti questioni senza però trovare ad esse soluzioni o agendo, a nostra volta, in modo maschilista nei confronti delle altre donne.

Noi donne dovremmo iniziare a sganciarci da questi comportamenti e a riconoscere modus operandi che appartengono alla società maschilista perché a volte, inconsapelvomente, ci comportiamo come il sottoprodotto di quel tipo di modello che respingiamo a parole ma non nei fatti.

Potrei fare degli esempi ma non è questo il luogo giusto per farlo. Ritengo che sia più appropriato riportare alcuni passi di una conferenza di Simone de Beauvoir, tenuta in Giappone nel 1966, che spiega la situazione della donna oggi come ieri.

Le parole della filosofa esistenzialista sono attuali perché molti problemi irrisolti sulla condizione femminile sono perfettamente calzanti ancora oggi.

Ciò probabilmente dipende da una paralisi e per certi versi anche da una regressione della società, che ci porta a galleggiare su un mare di problemi a cui non si fa fronte o non lo si fa nel modo giusto.

Simone de Beauvoir

Simone de Beauvoir

Nel 1966 Simone de Beauvoir diceva:

Anzitutto, penso che la donna che accetti di vivere in una totale dipendenza economica nei riguardi di un uomo – destino della donna sposata classica – accetta anche di vivere in una dipendenza morale, psicologica, in una totale dipendenza interiore. E questo, trovo che nessun essere umano lo dovrebbe accettare. La donna dipendente l’accetta, perché la condizione materiale della vita è il fondamento dell’intera vita: se una donna è incapace di sopperire da sé ai propri bisogni, è costretta a sottomettersi alla volontà dell’uomo.

E in particolare se – cosa che accade di frequente- un matrimonio va male, se una donna cessa di amare il marito, si trova costretta, per ragioni materiali, a innumerevoli compromessi; è spinta a imbrogli morali, alla malafede, a ingannare se stessa, insomma a un insieme di comportamenti che ritengo profondamente riprovevoli.

Nello stesso tempo è in gioco la sua felicità: dipende dalla libertà dall’altro, dalla libertà dall’uomo. Ne ho visto una quantità di esempi strazianti: se l’uomo non ama più la moglie, se decide di lasciarla, lei si ritrova molto frequentemente senza risorsa alcuna, sia materiale sia morale, perché aveva puntato tutto sull’amore del marito ed era, anche nel suo essere interiore, nell’intimo di se stessa, interamente dipendente, al punto che non sa neppure più chi sia né nperché viva, quando non è più amata.

Affrontata la prima questione: quella dell’indipendenza economica da cui scaturiscono altre indipendenze della stessa importanza. Simone de Beauvoir prosegue, affrontando una questione ancora all’ordine del giorno: la differenza salariale tra uomo e donna.

E dice:

In tutti i campi, tanto nelle libere professioni quanto nella classe operaia, si vede succedere esattamente la stessa cosa. Ci sono state molto recentemente in Inghilterra grandi dichiarazioni di lavoratrici inglesi che si proponevano come primo obiettivo la lotta per l’uguaglianza del salario tra uomini e donne. Ma il loro portavoce aggiungeva che non c’era nessuna speranza di conseguirla prima di una decina o perfino di una quindicina di anni.

C’è stato pure un movimento davvero straordinario, tre o quattro mesi fa, in Belgio: si sono riunite delle operaie, hanno fatto manifestazioni di massa, sono sfilate nelle strade reclamando l’uguaglianza dei salari; con le loro proteste, con scioperi, l’hanno ottenuta in alcune aziende.

Questa vittoria rappresenta una speranza, un esempio; ma è eccezionale. Su questo punto, la donna è di solito profondamente svantaggiata rispetto all’uomo. Non farà una carriera brillante, non avrà successo che le dia soddisfazione, e sarà pagata meno di lui.

Il problema della disparità tra uomo e donna, oltre ad essere un problema culturale, è un problema sociale e quindi politico.

Simone de Beauvoir

Simone de Beauvoir

Cosa ferma il percorcorso verso la parità tra uomo e donna per Simone de Beauvoir?

Apparteniamo a democrazie borghesi e c’è  in seno alla democrazia borghese una costraddizione che risalta in molti campi, in quello della donna tra gli altri. Da un lato la democrazia borghese vorrebbe essere una democrazia, cioè un regime in cui c’è uguaglianza perfetta tra tutti i cittadini. Non ci sono discriminazioni né di razza né beninteso di sesso. Di conseguenza le donne sono uguali agli uomini. È per dimostrare questo che ci hanno dato all’indomani della guerra i diritti politici, in particolare quello di voto, e si è ritenuto che dovessimo accontentarcene, che accordandoci questi diritti venissimo davvero riconosciute uguali agli uomini.

Ma d’altro lato la democrazia borghese è borghese, cioè significa che la direzione del paese appartiene a una certa classe; la quale vuole naturalmente conservare i propri privilegi, il proprio ruolo dirigente, cioè l’ordine stabilito. Qui tocchiamo un punto estremamente importante. Si tratta di dare l’impressione che siamo in democrazia, pur conservando l’ordine stabilito che è fondato sulla disuguaglianzqa. In particolare, si manterranno le donne in stato d’inferiorità.

I passi riportati di Simone de Beauvoir rappresentano un assaggio del contenuto della conferenza, che potrete leggere integralmente nel libro Quando tutte le donne del mondo…, pubblicato nel 1982 da Giulio Einaudi editore.

Con questo breve accenno su tematiche attuali, su cui sarebbe importante riflettere, abbiamo voluto darvi un breve ritratto del pensiero di Simone de Beauvoir.

Un anno de Il Plurale

È trascorso un anno dalla nascita de Il Plurale…

12 mesi che possono considerarsi relativamente pochi ma che sono stati ricchi di eventi, cambiamenti, scontri, uscite, entrate e molto altro.

Ciascuna situazione verificatasi in positivo o in negativo ci ha portati ad essere ciò che siamo ora e ad arricchirci, per poterci migliorare domani. Questo editoriale non vuole essere un’autocelebrazione o tantomeno un decalogo dei propositi per questo nuovo anno ma vuole essere semplicemente un bilancio di ciò che siamo oggi e di ciò che abbiamo scoperto in Irpinia, entrando in contatto con diverse realtà.

Il Plurale quando è nato voleva essere una web tv irpina con un focus incentrato prevalentemente sulla politica. Lavorando e visitando vari luoghi ci siamo resi conto che non è questo il cuore pulsante delle nostre zone, anzi in alcuni casi è la parte più incancrenita che, spesso, copre ciò che dona luce o ha il potenziale della luminosità nella nostra realtà rurale. Un esempio potrebbe essere rappresentato da quello che è successo in un paese irpino, in cui un evento culturale si è trasformato in un modo basso per prendere, probabilmente, dei fondi che non sono stati utilizzati per ciò per cui erano stati elargiti.

Ho partecipato ad eventi culturali in cui si confondeva il termine femminicidio scambiandolo con quello di femminismo e dove l’essenza ed il significato delle parole utilizzate prendeva la strada della perdita cosmica del significante. Ho partecipato ad alcuni eventi enologici creati per valorizzare un nostro punto di forza economica, in cui non erano presenti esperti del settore, come in altri casi in cui c’era spessore e competenza riguardo questa tematica.

Insomma, durante questo breve anno, ho visto un’ampia carrellata di umanità sconnessa e connessa, è dipeso dai casi.

Ho scoperto un’ Irpinia composta da persone che si discostano dal classico disfattismo irpino, sono poche ma ci sono; sono persone che amano la propria terra e cercano di renderla migliore, creando situazioni culturali ed eventi aggregativi che però ancora non trovano il giusto merito all’interno della nostra comunità perché è più facile lamentarsi e dire che non abbiamo nulla invece di cercare e di scoprire che ci sono iniziative, poco più lontane dal nostro naso, che ricordano quelle delle grandi città.

Durante quest’anno ho sentito parlare molti politici, candidati alle Amministrative, che sfoderavano come uno stendardo la mancanza di cultura in Irpinia e la voglia di diffonderla, dando spazio ai giovani.

Cosa ho visto?

Ho visto persone che hanno organizzato eventi culturali, mi riferisco in modo particolare alla 44esima edizione del Laceno D’oro, una rassegna cinematografica su corti e lungometraggi indipendenti del panorama nazionale ed internazionale, organizzata da persone giovani e meno giovani, che hanno voglia non solo di condividere la loro passione per il cinema ma anche di trasferirla agli altri. Durante questa settimana di full immersion, di quei politici che tanto parlavano sul palco della diffusione della cultura nelle nostre zone, non ho visto nemmeno un’apparizione fugace o un invito alla cittadinanza a partecipare all’evento, per giunta gratuito.

Ho visto la non partecipazione di figure politiche, mi riferisco al semplice sostegno che si può dare attraverso la partecipazione, ad eventi come quello ad Atripalda dell’Abellinum Pride, che, a differenza di come credono in molti, non è una carnevalata della stranezza ma un voler vedere riconosciuti i diritti umani. Questo invito a pensare lo si crea attraverso una festa che inneggia all’unione, a prescindere dal proprio orientamento sessuale o politico.

Ho scoperto che in Irpinia il termine di aggregazione viene abusato nei discorsi e contemporaneamente ne viene privato del suo significato nella pratica.

Ho scoperto però che esiste un’Irpinia che resiste davanti a questo nichilismo, mascherato da finta propositività; ho scoperto spazi creati da persone che davvero hanno voglia di fare rete. Un esempio potrebbe essere l’ambiente del poetry slam irpino o ancora le Guide Percettive di Vittorio Zollo e Toi Giordani, due poeti: uno irpino e l’altro bolognese che fanno ben sperare nella non morte culturale delle nostre zone e palesano la forza e la speranza nel cambiamento.

Ho scoperto la voglia di educare i più piccoli con un approccio moderno, diverso da quello della ludoteca o dei giochi gonfiabili presenti nelle feste di paese, partecipando ad un laboratorio per bambini su Andy Warhol organizzato da Zigarte. Potrei continuare a fare esempi ma sarebbe troppo dispersivo.

Cosa c’entra Il Plurale con tutta questa carrellata di esempi?

Ciò che ho mostrato fino ad ora dovrebbe servire come manifesto delle nostre intenzioni, per spiegare perché ci interessiamo ad un evento minore rispetto ad un altro più popolare e del perché potreste, spesso, imbattervi in argomentazioni come quella del poliamore invece del video virale del “soggetto di paese di turno” o del perché scriviamo la recensione di Se c’è un aldilà sono fottuto piuttosto che dell’ultimo film di Zalone.

Il nostro intento è quello di portare alla luce ciò che potrebbe brillare per contenuti e capacità ma che non ha la forza sufficiente per farlo. Il Plurale vorrebbe essere un luogo in cui non si scrive di banalità o argomentazioni scontate, poi sicuramente ne avremmo anche scritto e continueremo a farlo perché ciascuno ha il proprio metro per reputare ciò che è interessante e ciò che lo è meno, sono semplicemente punti vista.

Il Plurale vuole essere un luogo virtuale, composto da persone reali che amano il confronto e la scoperta di novità, in cui tutti quelli che credono in un progetto e che arrivano a concretizzarlo possono avere uno spazio per poterne parlare e per diffonderlo al resto della comunità.

Il nostro intento è quello di creare uno spazio in cui è possibile fare rete, in cui è possibile aggregarsi e in cui è possibile lasciarsi stupire.

Poliamore: la nuova frontiera dell’amore?

Con il termine poliamore s’intende una scelta filosofica e sentimentale che ammette la possibilità che una o più persone possano avere più relazioni intime contemporaneamente, alla luce del giorno e con il consenso di tutte le persone interconnesse attraverso un legame pluriaffettivo.

Poliamore è un neologismo in cui non sono incluse relazioni clandestine perché tutti sono a conoscenza di tutto.

Poliamore

Poliamore

Poliamore: tipologie

All’interno del poliamore esistono diverse tipologie di relazioni: la polifedeltà, le relazioni secondarie, la poligamia, la relazione di gruppo o il matrimonio di gruppo. Quest’ultimo è consentito solo nei Paesi Bassi dove è legittimata legalmente l’unione civile tra più persone.

Quando parliamo di polifedeltà ci riferiamo a rapporti sentimentali e sessuali circoscritti ad un particolare gruppo di partner.

Le relazioni secondarie sono legami gerarchici, in cui vige un rapporto primario e altri subordinati o secondari.

La poligamia consente di sposare più persone che possono, a loro volta, avere più relazioni.

La relazione o il matrimonio di gruppo consente a tutti i membri del gruppo di sentirsi legati reciprocamente in modo uguale.

Poliamore

Poliamore

Poliamore: su cosa si basa

Il poliamore, allo stesso modo delle altre relazioni affettive, si basa sulla fedeltà, sull’onesta, sul rispetto e sulla comunicazione.

La fedeltà all’interno del poliamore si riferisce agli accordi presi ovvero quello di tener fede a ciò che è stato stabilito tra i componenti di un gruppo poliamoroso. Qualora vi fosse una relazione sessuale o sentimentale tenuta segreta nel gruppo questa rappresenta una violazione degli accordi presi, per fare un esempio. Dunque la fedeltà per come la si intende all’interno di un rapporto monogamo cambia di significato perché, in un rapporto a due, con questo termine s’intende l’esclusività affettiva e sessuale.

Per poter vivere serenamente un rapporto poliamoroso dunque c’è bisogno di fedeltà e di apertura verso tutti i partner. Atteggiamenti su cui la maggior parte di noi avrebbe difficoltà a mettere in pratica a causa dei retaggi culturali e sociali a cui siamo abituati.

Il paradosso, infatti, consiste proprio in questo: la maggior parte di noi trova stramba l’idea di condividere un rapporto sentimentale tra più persone però anche se la società non lo accetta sono numerose le persone che vivono in rapporti poliamorosi ma ne sono all’oscuro. In breve il tradimento, in un certo qual modo, è come un rapporto poliamoroso dove però il terzo, il quarto o i vari elementi coinvolti, nella maggior parte dei casi, sono all’oscuro di vivere un rapporto tra più persone.

Diversi modi di concepire le relazioni amorose

Diversi modi di concepire le relazioni amorose

Per poter essere onesti e rispettosi all’interno di un rapporto poliamoroso è necessaria un’apertura mentale tale da consentire a tutti il superamento di molti comportamenti sociali che ci appartengono. Inoltre c’è bisogno di molta pazienza perché se vivere un rapporto monogamo non è semplice, all’interno di un gruppo composto da più persone le varie problematiche presenti in un rapporto a due si raddoppiano o triplicano.

La comunicazione dunque svolge una funzione centrale perché non bisogna lasciare nulla di non detto, per evitare fraintendimenti che potrebbero rompere l’equilibrio di un gruppo amoroso.

Bandiera poliamore

Bandiera poliamore

Il poliamore, come abbiamo detto precedentemente, è una scelta filosofica e sentimentale perché ad oggi non esiste nulla che legittima legalmente ciò.

Papa Francesco abolisce il segreto pontificio sugli abusi sessuali su minori

Papa Francesco abolisce il segreto pontificio sui casi di abusi sessuali commessi da chierici sui minori. In cosa consiste questo cambiamento? I punti presi in esame sono diversi.

Con l’abolizione del segreto pontificio sui casi di abusi si prevede che non sono coperti da segreto pontificio: le denunce, i processi e le decisioni riguardanti la pedofilia.

Papa Francesco

Papa Francesco

Rescriptum ex audientia: cosa dice?

Riportiamo integralmente il documento pubblicato oggi dal Bollettino della Santa Sede.

Il Santo Padre Francesco, nell’Udienza concessa a Sua Eccellenza Mons. Edgar Peña Parra, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, il giorno 4 dicembre 2019, ha stabilito di emanare l’Istruzione Sulla riservatezza delle cause, allegata al presente Rescriptum e che ne forma parte integrante.

Il Santo Padre ha disposto che esso abbia fermo e stabile vigore, nonostante qualsiasi cosa contraria anche se degna di speciale menzione, che sia promulgato tramite pubblicazione su L’Osservatore Romano, entrando in vigore immediatamente, e quindi pubblicato nel commentario ufficiale degli Acta Apostolicae Sedis.

Dal Vaticano, 6 dicembre 2019

Pietro Card. Parolin

Segretario di Stato

ISTRUZIONE

Sulla riservatezza delle cause

1. Non sono coperti dal segreto pontificio le denunce, i processi e le decisioni riguardanti i delitti di cui:

a) all’articolo 1 del Motu proprio “Vos estis lux mundi”, del 7 maggio 2019;

b) all’articolo 6 delle Normae de gravioribus delictis riservati al giudizio della Congregazione per la Dottrina della Fede, di cui al Motu proprio “Sacramentorum Sanctitatis Tutela”, di San Giovanni Paolo II, del 30 aprile 2001, e successive modifiche.

2. L’esclusione del segreto pontificio sussiste anche quando tali delitti siano stati commessi in concorso con altri delitti.

3. Nelle cause di cui al punto 1, le informazioni sono trattate in modo da garantirne la sicurezza, l’integrità e la riservatezza ai sensi dei canoni 471, 2° CIC e 244 §2, 2° CCEO, al fine di tutelare la buona fama, l’immagine e la sfera privata di tutte le persone coinvolte.

4. Il segreto d’ufficio non osta all’adempimento degli obblighi stabiliti in ogni luogo dalle leggi statali, compresi gli eventuali obblighi di segnalazione, nonché all’esecuzione delle richieste esecutive delle autorità giudiziarie civili.

5. A chi effettua la segnalazione, alla persona che afferma di essere stata offesa e ai testimoni non può essere imposto alcun vincolo di silenzio riguardo ai fatti di causa.

[02062-IT.01] [Testo originale: Italiano]

abuso su minori

abuso su minori

Leggendo meglio il documento riportato per intero si evince che da segreto pontificio la legge viene fatta regredire a segreto d’ufficio per tutelare la buona fama delle persone coinvolte, dunque, in poche parole ciò comporta la libertà della vittima di abusi di poter vedere l’esito della sentenza, cosa che prima non accadeva a causa del segreto pontificio.

Il segreto pontificio infatti impediva la diffusione di notizie che potessero in qualche modo sporcare l’immagine dei chierici, notizie che non pervenivano neanche alle vittime come l’esito di una sentenza.

Dunque l’abolizione del segreto pontificio sui crimini inerenti la pedofilia crea un ponte di collaborazione con le magistrature dei diversi Stati.

Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli parlano di regia teatrale

Eccoci con un’altra puntata di Un caffè a teatro con Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli della compagnia teatrale La Fermata.

Un caffè al teatro con Francesco e Gilda

Un caffè al teatro

Nella puntata precedente abbiamo parlato di storie di donne a teatro e al cinema: da Eleonora Duse a Meryl Streep.

Oggi i due attori teatrali ci parlano di regia teatrale, facendo una premessa dalla nascita di questa figura che si è affermata nei primi anni del ‘900 fino ad arrivare ai nostri giorni.

La regia teatrale

La regia teatrale

Il regista teatrale è la figura principale dell’allestimento complessivo di una rappresentazione teatrale perché guida e gestisce i lavori dei diversi collaboratori della sua equipe.

Non è semplice fare una descrizione esaustiva su tutti i compiti che ha il regista, possiamo semplicemente definire questa figura come quella che gestisce il filo narrante di uno spettacolo.

André Antoine

André Antoine

André Antoine ( 1858-1943), regista e attore teatrale francese è riuscito a sovvertire le fondamenta sceniche e di regia del teatro, ispirandosi ad un concetto di teatro naturalista.

Wilhelm Richard Wagner (1813-1883),noto  compositore, è stato colui che ha cambiato l’illuminotecnica del teatro come l’introduzione del buio in sala, per fare un esempio. Ciò ha permesso il coinvolgimento emotivo dello spettatore, rendendolo più partecipe.

La strada di Federico Fellini

La strada di Federico Fellini

Per scoprire il resto non vi resta che ascoltare le parole di Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli.

Mimmo Calopresti parla di Aspromonte alla 44esima edizione del Laceno D’oro

In occasione della 44esima edizione del Laceno D’oro Mimmo Calopresti incontra il pubblico di Avellino per parlare di Aspromonte, il suo ultimo film uscito nelle sale italiane il 21 novembre.

Aspromonte di Mimmo Calopresti

Aspromonte di Mimmo Calopresti

Aspromonte si discosta dal cinema che vuole spiegare tutto, come avviene nelle serie TV cui siamo abituati. Mimmo Calopresti non approfondisce le vite dei suoi personaggi ma ce li mostra per come appaiono nel loro quotidiano perché dobbiamo conoscerli per come sono nel qui ed ora e non per le loro storie passate.

Il regista vuole mostrare l’impotenza di alcuni abitanti che, rappresentando una minoranza territoriale, hanno difficoltà nel cercare di migliorare la loro condizione sociale e di comunità.

Aspromonte racconta della vita retrograda di Africo, un piccolo paese arroccato sule montagne calabresi dell’Aspromonte, dove le persone muoiono di parto perché non c’è il medico, vivono senza elettricità e senza acqua perché le istituzioni non tengono conto delle esigenze di un piccolo paesino perché il luogo e le persone che ci abitano non possono influenzare gli interessi locali.

Gli abitanti di Africo nonostante tentino di migliorare le loro condizioni di vita, decidendo di costruire arbitrariamente una strada che possa permettere l’arrivo di un medico, vengono ostacolati dalle istituzioni locali e dal prepotente di turno.

Locandina di Aspromonte

Locandina di Aspromonte

Per molti Aspromonte mostra vicende di un tempo passato ma se pensiamo ad alcuni posti, anche all’Irpinia ad esempio, non è al degrado che assistiamo perché a differenza di Africo ci siamo evoluti ma ci sono altre problematiche.

Oggi, nelle nostre zone, assistiamo ad altre forme di abbrutimento come quello dei borghi fantasma o dello spopolamento su cui si pone l’attenzione ma in concreto non si fa nulla per risollevare o cercare una quadra perché ci sono altre criticità che riescono sempre ad avere la precedenza.

Cast di Aspromonte

Cast di Aspromonte

Mimmo Calopresti con questo lungometraggio vuole elogiare anche la semplicità della vita che segue un ritmo naturale e non frenetico come quello che viviamo oggi perché, probabilmente, ci siamo evoluti ma non siamo più felici come quando si sorrideva per e con poco.

Se c’è un aldilà sono fottuto: intervista a Simone Isola e Fausto Trombetta

In occasione della chiusura del Premio Mario Puzo, consegnato ai registi del lungometraggio Se c’è un aldilà sono fottuto, abbiamo colto l’occasione per scambiare due parole con Simone Isola e Fausto Trombetta.

Fausto Trombetta e Simone Isola: intervista

Fausto Trombetta e Simone Isola

Se c’è un aldilà sono fottuto è un lugometraggio su Claudio Caligari che mostra non solo la vita professionale di un regista, che ha avuto difficoltà durante la sua vita, ma ne sottolinea la dedizione e l’amore per il suo lavoro. Il lungometraggio è stato fortemente voluto da Valerio Mastandrea che con Claudio Caligari aveva un rapporto di amicizia e di stima profonda.

La realizzazione del lungometraggio è un atto d’amore che nasce dalla desiderio di far conoscere l’importanza di un regista che, non si sa per quale motivo, non è riuscito a raccogliere i frutti meritati del suo lavoro.

Valerio Mastandrea e Claudio Caligari

Valerio Mastandrea e Claudio Caligari

Claudio Caligari: biografia

Claudio Caligari (1948-2015) ha realizzato solo tre film durante la sua carriera lavorativa e stiamo parlando di trent’anni di lavoro. Il regista e sceneggiatore piemontese inizia la sua carriera, a metà degli anni ’70, come documentarista all’interno degli ambienti del cinema indipendente e di ricerca sociale.

Riportiamo le parole di Claudio Caligari per spiegare la sua passione per il cinema:

La passione per il cinema nasce dall’appartenenza alle classi subalterne in un periodo in cui il cinema era ancora lo spettacolo popolare per eccellenza. A vent’anni sono stato rapito dalla Nouvelle vague e dal cinema politico di subbuglio che sentivo aleggiare. Il cinema di quel periodo era un cinema contro ed allora mi son detto: “Ma perchè non posso farlo anch’io?”. Così, e siamo a metà degli anni ’70, anni in cui tutto sembrava si potesse mettere in discussione, ho preso mezzi leggeri ed ho iniziato a girare cose davvero underground, ma pieno di animo ed entusiasmo.

Con questo animo ovvero quello di parlare di un mondo bistrattato e disagiato nasce Amore tossico (1983).

Amore tossico è un film ambientato tra Ostia e la periferia romana e mostra l’insediamento dell’eroina negli ambienti degradati e privilegiati anche da Pier Paolo Pasolini. Il cast è composto da persone prese per strada e che il mondo che vuole mostrare Claudio Caligari lo conoscono bene perché lo vivono in prima persona.

Amore tossico viene presentato alla 40esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, vincendo il Premio speciale nella Sezione De Sica. Il discreto successo sembrava aver dato una svolta alla carriera di Claudio ma non fu così perché la pellicola venne distribuita nelle sale italiane solo ad un anno dalla sua uscita.

Se c’è un aldilà sono fottuto

Se c’è un aldilà sono fottuto

Se c’è un aldilà sono fottuto si sofferma su Amore tossico e ci mostra i sopravvissuti all’eroina di quegli anni.

Altro focus di Fausto Trombetta e Simone Isola è sul lungometraggio Non essere cattivo, film uscito nelle sale nel 2015, lo stesso anno in cui è morto Claudio Caligari che non ha potuto assistere alla presentazione del lungometraggio, presentato alla 72esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

Non essere cattivo fa aggiudicare a Luca Marinelli  il Premio come Miglior attore, ricevendo successo dalla critica.

Claudio Caligari e Valerio Mastandrea

Claudio Caligari e Valerio Mastandrea

La lettera a Martin Scorsese di Valerio Mastandrea

Per poter creare movimento mediatico e supportare la realizzazione del film Non essere cattivo, Valerio Mastandrea nel 2014 pubblica una lettera sul quotidiano Il Messaggero, indirizzata a Martin Scorsese, un appello a cui il regista americano non ha mai risposto.

Ecco la lettera di Valerio Mastandrea:

Caro Martino,

ti scrivo per una ragione semplice. Tu ami profondamente il Cinema. In Italia c’è un Regista che ama il Cinema quanto te. Forse anche più di te. Certo non basta amarlo per farlo bene, il Cinema, ma questo signore prossimo ai 70 ha avuto poche opportunità per dimostrare il valore. Quando le ha avute, lo ha fatto. La sua filmografia fai presto a leggerla: Amore tossico, ’83, L’odore della notte, ’98. Ti scrivo perché, dopo tanti anni di resistenza umana alla vita, a questo mestiere e alle sue dinamiche, questo signore ha avuto il coraggio di scrivere un nuovo copione, e di provare a girare un nuovo film. Da circa due anni un gruppo di amici di cui faccio parte lo sta supportando muovendosi nei meandri delle istituzioni e delle produzioni grandi e piccole ottenendo piccoli risultati ma importanti. Attorno a questo film si è creata un’atmosfera molto rara. In tanti lo vogliono fare per rispetto di questo signore e del più alto senso del Cinema e di chi vive per il Cinema. Molte delle eccellenze del nostro settore, hanno espresso la volontà di lavorare gratuitamente o di entrare in partecipazione. Ora, se starai ancora leggendo, ti chiederai: «Allora perché non riuscite a metterlo in piedi?». La risposta a questa legittima domanda ti obbligherebbe a un’altra domanda: «Ma è così difficile fare i film in Italia?». Questo è un altro discorso. Più lungo e più maledettamente ovvio, almeno per noi. Caro Martino questa mia lettera è solo un tentativo che va ad aggiungersi alle centinaia che abbiamo fatto in questi due anni. Non riusciamo a raggiungere una cifra tale per mettere questo signore sul set: che è il suo luogo naturale. Ho pensato: questo signore parla e cita Martino come se fosse un suo compagno di scuola. Conosce il Cinema e soprattutto quello di Martino come lo avessero fatto assieme. A noi mancano tanti soldi per fare questo film. È piccolo ma ne mancano ancora tanti, anche per quel piccolo. Allora io chiedo a Martino di leggere il copione e di guardarsi Amore tossico. Spero che Martino lo faccia, si innamori del Cinema di questo signore e venga qui a conoscerlo, pronto a produrre il suo film insieme a noi che siamo la sua piccola banda che il Cinema lo ama e lo detesta forse per quanto lo ama. Spero che Martino non si offenda per come lo chiamo ma è questo signore che lo chiama sempre così. Ecco, questo ho pensato e questo spero. E anche se questa lettera sarà tradotta e con la traduzione forse si perderà la commozione con cui è stata scritta, sarà stato un altro tentativo a cui ne seguiranno altri magari ancora più folli. Perché il Cinema di questo signore, Claudio Caligari, merita più di quanto è stato fino a oggi. E perché lo ripeto, quanto lo ama Claudio, il Cinema, forse neanche tu, Martino.

A nome della Crew di Non essere Cattivo ti ringrazio per l’attenzione.

La vita professionale ed umana di Claudio Caligari non è stata semplice e questo potrete comprenderlo meglio solo guardando il lungometraggio Se c’è un aldilà sono fottuto.

Le Ragioni del Boia di Giuseppe Garofalo: intervista

Le Ragioni del Boia (2019) è l’ultimo libro scritto dall’avvocato penalista Giuseppe Garofalo, pubblicato da Graus Edizioni.

l'autore de Le Ragioni del Boia: intervista

Giuseppe Garofalo

Vincenzo de Jorio, avvocato criminale del Foro di Napoli, è la voce narrante all’interno de Le Ragioni del Boia. L’avvocato il 10 maggio del 1809 viene arrestato con l’accusa di aver partecipato ad una cospirazione per attentare alla vita del re, reato che ai tempi veniva punito con la pena di morte.

Le Ragioni del Boia mostra il doppio volto del diritto che, per certi aspetti, ancora è vigente.

Il libro è composto da una narrazione fatta di processi giudiziari che si svolgono a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo a Napoli, in età borbonica. Durante la lettura del libro assistiamo, in base alle decisioni giuridiche del momento, al processo di vittime che vengono accusate per aver gridato in strada: “Viva Ferdinando e viva Carolina” e cinque anni dopo “Abbasso Ferdinando e abbasso Carolina”.

In sostanza viene fuori un quadro della giustizia che processa se stessa perché le leggi, soggette a interpretazioni non sono altro che interpretazioni dettate da una legalità composta di concetti precettistici incompatibili con la realtà dei tribunali e del patibolo.

Durante la presentazione del libro, svoltasi a Santa Maria Capua Vetere, il noto giurista Carlo Taormina ha delineato un parallelismo tra il diritto di ieri e quello di oggi, partendo dalla spiegazione de Le Ragioni del Boia.

Carlo Taormina

Carlo Taormina

Carlo Taormina ha definito così Le Ragioni del Boia:

Un libro pieno d’insegnamenti perché ci sono una miniera d’informazioni tecnico-giuridiche su cui bisognerebbe riflettere.

Per avere un’idea più esaustiva de Le Ragioni del Boia, ecco l’intervista integrale a Giuseppe Garofalo.

Intervista integrale a Giuseppe Garofalo

Giuseppe Garofalo: biografia

Giuseppe Garofalo oltre ad essere l’autore de Le Ragioni del Boia è un noto avvocato penalista, allievo del professore Alfredo De Marsico.

Lo scrittore è uno studioso di storia giudiziaria infatti ha scritto tre libri di successo su questi argomenti: Teatro di Giustizia (1996), La Seconda Guerra Napoletana alla Camorra (2005) e L’Empia Bilancia (2011).

Con la pubblicazione de Le Ragioni del Boia Giuseppe Garofalo giunge al suo quarto libro, ma lo scrittore sta già lavorando ad un altro progetto, di cui ancora non sappiamo nulla.

Quali sono le ragioni del boia?

Tommaso Paradiso, il boia, vende spezzoni di corda degli impiccati a persone credulone che ne fanno degli amuleti o li conservano come reliquie. Il prezzo di ogni pezzo corda varia in base alla notorietà e alla personalità dell’impiccato.

La morte data dal boia era e doveva rimanere un atto amministrativo, la cui esecuzione doveva essere asettica, se non ripugnante, anche per chi la eseguiva.

A governare la Giustizia nei tribunali erano in tre: il re, il giudice e il boia. Non era una triade ma una Trinità perché decideva della vita e della morte.

Il re indicava con una legge in astratto le persone da uccidere, il giudice le indicava in concreto e il boia le uccideva. Nella trinità, però, non regnava la giustizia, quella delle leggi non scritte. Dell’orrore della decapitazione e della impiccagione veniva indicato responsabile il boia e non il giudice che le aveva ordinate.

In breve ad essere elogiato, paradossalmente, era  il giudice che veniva apprezzato per la decisione mentre il boia veniva disprezzato per averla semplicemente eseguita.

Tommaso Paradiso, condannato a morte, era reo di peccati veniali e non di quelli mortali perché quest’ultima responsabilità era dei giudici che l’avevano decisa e fatta eseguire.

Le ragioni del boia

Le ragioni del boia

Le Ragioni del Boia mostra come sia ambivalente il volto della legge e come possa rinnegarsi o contrapporsi a se stessa, a distanza di anni o di epoche.

Se dovessimo riassumere con una frase Le Ragioni del Boia potremmo dire che si assiste alla condanna della giustizia che non fa altro che condannare se stessa.

Stefania Tronconi presenta il suo ultimo libro a Grottaminarda

Stefania Tronconi, ideatrice della metodologia Bioginnastica, ha presentato a Grottaminarda Bioginnastica per il riequilibrio posturale bioenergetico (2019), il suo ultimo libro.

Stefania Tronconi: intervista

Stefania Tronconi

Che cos’è la bioginnastica? La Bioginnastica è una metodologia dinamica basata su studi e protocolli che si arricchiscono quotidianamente. Da questi ultimi studi nasce l’esigenza di Stefania Tronconi di pubblicare il suo terzo libro insieme alla collaborazione di Sara Franchini, operatrice di Bioginnastica.

Bioginnastica per il riequilibrio posturale bioenergetico

Bioginnastica per il riequilibrio posturale bioenergetico

Sara Franchini per riassumere Bioginnastica per riequilibrio posturale bioenergetico usa queste parole:

Questo libro è la fotografia della Bioginnastica oggi. L’obiettivo di questo libro è fornire gli strumenti per conoscere il proprio corpo e il suo linguaggio per poi, attraverso il corpo, conoscere se stessi.

Conoscere allontana la paura del sintomo, del dolore e il senso di impotenza che blocca. Conoscere non per aver accumulato nozioni, ma per aver instaurato un dialogo con il proprio corpo e le sue manifestazioni.

Il corpo è il tempio dell’anima, l’anima si manifesta attraverso il corpo e lo spirito prende forma e informazione nella materia.

Sara Franchini

Sara Franchini

Stefania Tronconi dice del suo libro:

Il corpo è la nostra prima casa, la casa da cui partire e a cui far ritorno, ogni volta, in questo viaggio che è la scoperta di sé.

La Bioginnastica crea un dialogo con il corpo e la mente attraverso tre domande: Cosa? Come? Perché?

Con il Cosa, quando parliamo di bioginnastica, ci riferiamo alla conoscenza del corpo, alla postura e alla struttura che sono le manifestazioni esterne e di quei recettori nervosi che ci consentono di vivere e renderci conto che siamo ed esistiamo.

Il Come si riferisce alla consapevolezza che abbiamo di noi stessi ovvero in che modo esistiamo e come reagiamo con ciò che sta fuori di noi: l’ambiente esterno fisico e le altre persone che gravitano intorno a noi. In base alle emozioni che proviamo possiamo renderci conto, se ci ascoltiamo, dell’impatto che l’esterno ha su di noi.

Il Perché si riferisce alla consapevolezza di se stessi perché, attraverso la capacità psicocorporea, possiamo integrare le esperienze vissute cercando di dare un senso a tutto quello che ci accade (di positivo o di negativo) e comprendere il reale motivo di ciascun evento, per crescere e migliorarci.

Bioginnastica: video

Bioginnastica di Stefania Tronconi

Per scoprire in modo più approfondito il senso di Bioginnastica per il riequilibrio posturale bioenergetico non vi resta che acquistare il libro. L’iniziativa è stata patrocinata dal Comune di Grottaminarda su proposta di Marilisa Grillo, assessore alle Politiche Culturali e da Maria Franca Penta, operatrice di Bioginnastica a Grottaminarda.

Carlo Taormina fa un parallelismo tra il diritto di oggi e quello di ieri

Carlo Taormina, noto avvocato e accademico, in occasione della presentazione del libro Le Ragioni del Boia (2019) di Giuseppe Garofalo pubblicato da Graus edizioni, prende spunto da alcuni passi dell’opera per fare delle osservazioni tra il diritto di ieri e quello di oggi.

Le ragioni del boia

Le ragioni del boia

Protagonista de Le Ragioni del Boia è Vincenzo de Jorio, avvocato criminale del Foro di Napoli, che viene arrestato nel cortile di Castel Capuano il 10 maggio del 1809.

Davanti ad una folla di curiosi, avvocati, usceri, che via via si ingrandiva, tre uomini della polizia, invece dei pesanti e vistosi ferri ai polsi, mi applicarono le “polsette”, l’ultima invenzione della polizia: un aggeggio che secondo gli esperti impedisce la fuga perché cagiona la perdita dell’equilibrio.

L’avvocato Vincenzo de Jorio viene arrestato con l’accusa di aver partecipato ad una cospirazione, per turbare l’ordine pubblico e attentare alla vita del re. Questo reato, ai tempi, veniva punito con la pena di morte.

Carlo Taormina ha definito le Ragioni del Boia:

Un libro pieno d’insegnamenti perché ci sono una miniera d’informazioni tecnico-giuridiche su cui bisognerebbe riflettere.

Carlo Taormina

Carlo Taormina

Carlo Taormina si sofferma sull’importanza del coraggio difensivo ovvero l’azione individuale del difensore per impedire una palese ingiustizia processuale.

Come scrive l’avvocato Giuseppe Garofalo ne Le Ragioni del Boia:

Il coraggio del difensore si può manifestare in tre modi:  il sabotaggio del processo, l’abbandono della difesa, la contestazione frontale. Il sabotaggio è l’arma arrugginita del ricorso esasperato all’applicazione di regole processuali che ritardano o addirittura insabbiano la procedura. L’abbandono: è un modo per declinare responsabilità e richiamare attenzione pubblica sul processo a patto che venga eseguito con grande teatralità.La contestazione frontale: è l’attacco personale al giudice.

Questo passo è una critica palese, secondo Carlo Taormina, alla mancanza di coraggio dell’avvocato, una qualità che in primis i giudici dovrebbero esigere.

Per scoprire il resto non vi resta che guardare il video.

 

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