Alfonsina Merola

Bowienext: il docufilm e il libro sul Duca Bianco

Bowienext è un docufilm di Rita Rocca, giornalista RAI, che nasce come un progetto indipendente volto a differenziarsi dagli altri progetti nati dopo la morte di David Bowie.

Il docufilm, già per il solo fatto di avere come protagonista il Duca Bianco rappresenta una sfida, proprio perché dopo la sua morte si è speculato abbondamente sulla sua figura.

La regista di Bowienext

Rita Rocca

Rita Rocca non ha pensato e realizzato questo lavoro solo con lo sguardo da giornalista ma lo ha fatto anche con gli occhi di chi ama David Bowie e questo connubio ha dato vita ad un progetto diverso dagli altri perché tocca il cuore anche di chi non è appassionato di Ziggy (altro pseudonimo o alter ego utilizzato per chiamare la pop star).

La regista si è servita del web per chiedere ai fan di mandare dei contributi video su David Bowie e pian piano Bowienext si è arricchito così tanto di contenuti da diventare anche un libro firmato dalla regista e da Francesco Donadio, noto critico musicale.

Bowienext: video

Ritratto animato di David Bowie

Bowienext è un modo diverso di conoscere e approcciarsi a David Bowie perché non lo si guarda con gli occhi della star ma con quelli delle persone che hanno avuto modo di conoscerlo direttamente o di lavorarci insieme o, ancora, con gli occhi di chi ha subìto il fascino magnetico di questo personaggio controverso.

Per usare le stesse parole della regista presenti all’interno del libro:

Non era mai successo in quarant’anni che seguivo la sua musica. Da quella prima volta che il Duca mi apparve nel 1977 alla televisione italiana, così distante e irrangiungibile per me, non avevo osato mai nemmeno sognarlo. Eppure, ora che la sua presenza su questa terra era finita, David diventava per me improvvisamente umano, tanto da poterci parlare, ridere, scherzare. Tanto da poterlo toccare.

Wine Business ancora pochi giorni a disposizione per iscriversi

Wine Business  è un corso di perfezionamento universitario e di aggiornamento culturale organizzato dall’Università degli studi di Salerno che ha come scopo quello di formare figure professionali esperte in economia, amministrazione, management, marketing e comunicazione delle iniziative imprenditoriali nel settore vitivinicolo.

Wine Business inizierà presso il campus di Fisciano il 7 giugno, i giorni per iscriversi ormai sono agli scoccioli: la scadenza è prevista il 17 maggio.

Wine Business: corso

Wine Business

Wine Business: come si svolge il corso

Wine Business ha una durata complessiva di 100 ore che si sviluppa in 20 lezioni, ciscuna della durata complessiva di 5 ore.

Ogni lezione vedrà la partecipazione di un docente o un’azienda vitivinicola che illustrerà la propria esperienza lavorativa ed il proprio modus operandi.

Ad affiacare ciascuna di queste figure ci sarà un degustatore o un assaggiatore o un sommelier con lo scopo di guidare i corsisti ed illustrare i percorsi e le degustazioni di abbinamento cibo-vino.

La quota d’iscrizione al corso è di 600,00 euro.

Per informazioni ed iscrizioni è possibile contattare:

www.winebusiness@unisa.it

www.winebusiness.unisa.it

www.facebook.com/winebusiness

Amministrative Avellino: Luca Cipriano presenta la sua candidatura

Luca Cipriano  ha 43 anni, è un avellinese che ama la sua città ed è per questo motivo che ha deciso di candidarsi alle prossime elezioni amministrative. Le sue liste di riferimento sono: Mai più Avellino, Avellino più, PD e Laboratorio Avellino.

In questi giorni ha presentato la sua candidatura, annunciando i temi più importanti del suo programma elettorale.

Luca Cipriano: intervista

Luca Cipriano presenta la sua candidatura alle Amministrative di Avellino

Citando le sue stesse parole:

Il programma ha due direttrici: oggi e domani. Oggi si riferisce alle azioni che il sindaco può fare nell’immediato, nei primi 100 giorni, come l’introduzione di 15 minuti gratuiti nella sosta per servizi veloci, una tariffa forfettaria per chi deve fare una lunga sosta. Poi ci sono le strategie del futuro: il miglioramento del collegamento ferroviario con la città di Benevento, risistemare le strutture culturali abbandonate, rilanciare l’ex Eliseo, inserire Villa Amendola nel circuito delle mostre affinché porti in città nuovi turisti, la ricostruzione della Dante Alighieri, lo sviluppo urbanistico e il recupero dei monumenti.

Queste sono solo alcune delle problematiche che ha intenzione di affrontare perché la sua idea di Avellino è quella di una città che deve risollevarsi dal torpore in cui ha vissuto fino ad ora, per colpa delle precedenti amministrazioni.

Il senatore Enzo De Luca sostiene Luca Cipriano e spende alcune parole sulla politica nazionale e locale

 

Tenk iù Globalizescion è un docufilm di Michele Vietri: il trailer

Tenk iù Globalizescion è un docufilm di Michele Vietri che ci mostra come la globalizzazione stia distruggendo i tratti distintivi di un luogo, facendone scomparire tradizioni e dunque identità culturali.

Il documentario nella sua semplicità fotografica porta lo spettatore a porsi numerose domande come: Con quali occhi osserviamo nuovi posti?, Come si vive turisticamente un luogo?, Che significato, oggi, diamo al viaggiare?

La risposta è unica: siamo il sottoprodotto della globalizzazione e della società social che ci vuole osservatori attenti e perfetti nella risoluzione dell’immagine da postare ma con memoria (emozionale) a breve termine.

S’inizia un viaggio o una qualsiasi attività fuori porta con la pubblicazione di un selfie turistico e si termina con il conteggio dei like ottenuti.

Fine del viaggio.

Tenk iù Globalizescion: il trailer

Tenk iù Globalizescion

Tenk iù Globalizescion non è una pellicola che guarda con romanticismo ai tempi in cui per fotografare c’era bisogno del rullino e dei tempi d’attesa necessari per vedere la fotografia, infierendo sulla modernità digitale che avanza e ci rende automi consapevoli.

Il documentario punta sul fatto che il nostro modo di approcciarci a ciò che ci circonda muta inevitabilmente anche l’importanza dell’ oggetto di nostro interesse.

Un esempio sono i merletti di Burano. Quest’antica lavorazione ha dato lustro e identità turistica ad un piccolo borgo, che è riuscito a vivere di luce non riflessa nei confronti di Venezia, grazie alla sua caratteristica lavorazione dei merletti e lo stesso lo si può dire anche di Murano per quanto riguarda la lavorazione del vetro.

Merletto antico di Burano

Merletti di Burano

Il merletto di Burano nasce all’interno delle case, in cui le mogli dei pescatori per dare una mano economica realizzavano questi lavori per venderli e arrotondare il salario. Non è un caso che molte lavorazioni di Burano si rifanno alla stessa trama delle reti usate per pescare.

Pian piano queste lavorazioni sono giunte in Europa e le merlettaie di Burano hanno iniziato ad avere una propria identità lavorativa e culturale.

Tenk iù Globalizescion: il trailer

Tenk iù Globalizescion di Michele Vietri

Oggi però le cose stanno cambiando a causa della globalizzazione: i turisti hanno il desiderio di portare a casa propria un souvenir in ricordo della tappa visitata. Molti visitatori, nella maggior parte dei casi, acquistano merletti dozzinali o creati in serie e spacciati per originali.

Ciò, purtroppo, è un fattore che dipende dalla globalizzazione che non tutela chi ancora lavora con gli strumenti di un tempo badando all’unicità e alla qualità di un prodotto, a discapito della quantità produttiva seriale che di tradizione racchiude ben poco.

Questo modus pensandi si estende ovunque c’è qualcosa di culturale da preservare. Se pensiamo alla nostra Irpinia, ad esempio la lavorazione del Tombolo di Santa Paolina che sta scomparendo, è un parallelismo simile dovuto a diversi effetti socio-culturali che però hanno come collante l’idea attuale di modernità e di progresso.

In Irpinia prima dell’Unità di Edmondo Pugliese: l’intervista

In Irpinia prima dell’Unità (2019) è l’ultimo libro scritto da Edmondo Pugliese pubblicato da Delta 3. L’opera raccoglie una serie di documentazioni che rendono più chiara la situazione in Irpinia pre Unità nazionale e post.

Edmondo Pugliese evidenzia come i Borboni si siano affidati alle conoscenze tecniche, economiche e culturali del ceto intellettuale irpino come Giovanni Gussone e Pionate, per citare qualche esempio. Il contributo di questi intellettuali ha creato una cultura del territorio, che molti di noi ignorano, legata al settore agricolo e agroalimentare. Purtroppo tutto ciò si è dissolto, andando nel dimenticatoio, con l’Unità quando il governo dei Piemontesi ha distrutto l’industrializzazione del Sud e il declino dell’agricoltura.

Edmondo Pugliese: intervista

In Irpinia prima dell’Unità di Edmondo Pugliese

C’è stato un tempo (quello prima dell’Unità) in cui l’Irpinia aveva una ricca economia agricola-forestale composta dalla coltivazione dei cerali, della vite, dell’olivo e dall’allevamento degli animali senza dimenticare le rigogliose fioriture di piante officinali usate per uso terapeutico.

Il nostro suolo ove Cerere, e Pamona fanno sfoggio maestoso de’ loro doni, ed ove l’ebrezza di Bacco fa obliare le sventure della vita, a mali fisici che aggravano l’umana specie e come nella variante virtù delle sue encomiate acque offre ristoro e baluardo! Soprattutto il suolo beato che circonda l’incantevole soggiorno delle sirene, dove estinti vulcani scuoprono la tremenda forza della natura, ove lo sguardo dello spettatore si confonde tra tanti oggetti di sorpresa, di terrore e di meraviglia. I prodotti di Villamaina sono buoni cereali, ottimi formaggi, se però si fanno in febbraio e marzo; né gli olii vi sono dispregevoli, ed i vini ancora. Vi allignano molte piante officinali, talune tintorie e le varie crociere con le tigliose.

da L’Elogio  Istorico dell’Arciprete Costanzo Macchia

In Irpinia prima dell’Unità, a prescindere dal pensiero che ciascuno può avere intorno a questo periodo storico, è un modo per conoscere nel dettaglio il nostro territorio e iniziare a guardarlo con altri occhi. Il lettore scopre nomi di intellettuali dell’epoca che sono stati apprezzati per il loro intelletto oltre i confini della propria terra. Un esempio è Giovanni Gussone.

Giovanni Gussone: il botanico irpino

Giovanni Gussone

Chi è Giovanni Gussone?

Giovanni Gussone è nato a Villamaina nel 1787, ha studiato medicina a Napoli e si laurea nel 1811. Già da studente mostra uno spiccato interesse per la Botanica che iniziò ad approfondire dopo gli studi anzichè dedicarsi alla professione di medico.

Trascorse la maggior parte della sua vita tra Napoli e in giro per l’Europa alla ricerca di nuove piante e nuove erbe da descrivere e catalogare.

Divenne assistente di Michele Tenore, direttore dell’Orto Botanico di Napoli, diventando una figura indispensabile nell’organizzazione della struttura. Grazie a Giovanni Gussone l’Irpinia ha raggiunto elevati standard culturali per quanto riguarda la botanica applicata al settore agrario.

Il botanico irpino, divenuto un affermato botanico, nel 1817 viene chiamato dal duca di Calabria, che gli affida l’incarico di costituire un Orto botanico a Boccadifalco. Tutta la sua attività scientica è racchiusa in numerose opere, scritte da lui. L’opera più importante di Giovanni Gussone è la Synopsis dove sono descritte tutte le sue esperienze dei viaggi condotti in giro per l’Europa.

Altro scritto rilevante è il Cenno sul coltivamento del riso secco cinese.

Dopo il 1861 il botanico irpino ebbe contatti con personalità rilevanti del nuovo Regno d’Italia e fu nominato da Vittorio Emanuele II professore emerito dell’Università di Napoli.

Giovanni Gussone deluso dagli ultimi accadimenti storici decise di non tornare più in Irpinia, morendo a Napoli nel 1866.

In Irpinia prima dell'Unità di Edmondo Pugliese

Edmondo Pugliese

Edmondo Pugliese attraverso In Irpinia prima dell’Unità rende meno occulto un pezzo di storia che la maggior parte di noi non conosce e ignora.

Usando le parole del professore Pugliese:

Una sorta di ansia claustrofobica rende schizofrenico il pensatore del nostro tempo, che si pone alla disperata ricerca di possibili evasioni.

 

Franco Arminio tra territorio, canti e poesia di ciò che resta coglie l’essenziale

Franco Arminio, poeta e paesologo irpino, ha dalla sua il potere della parola persuasiva: i suoi componimenti sono scritti in modo semplice, gli argomenti trattati sono diversi ma in tutti traspare un velo di malinconia. L’associazione Per Aenigmata ha organizzato un incontro ad Avellino in cui il poeta ha letto alcuni dei suoi versi in prosa e raccontato l’importanza della poesia e della parola, sia essa ufficiale o dialettale.

Franco Arminio

Franco Arminio

Franco Arminio è riuscito a trasformare un reading in un recital partecipato: l’atmosfera è cambiata d’incanto, diventando un incontro familiare e intimo.  Il canto, per il poeta, è un potente riattivatore della comunità perché è in grado di rompere le barriere della distanza e allo stesso tempo è portatore di letizia.

Resteranno i canti (2018) è la sua recente raccolta di poesie, che racchiude immagini in versi della natura, di paesi dimenticati, di amore e di dolore.

Il dolore che ti arriva

guardalo, lavalo,

tienilo con te.

Il dolore che tieni

non vola via alla cieca,

ti fa compagnia.

Il dolore serve contro la ruggine, contro le muffe

delle abitudini.

Ecco, ora tu e il dolore siete contenti di stare assieme:

azzurro è il cielo,

un signore ti ha detto

buongiorno.

Sinan Gudžević: il poeta che ironizza osservando il mondo in distici elegiaci

Sinan Gudžević è un poeta serbo che compone e racconta del suo mondo e dei suoi ricordi in distici elegiaci. La maggior parte dei componimenti racchiudono un’ironia sottile come l’epigramma de Il matematico Bo, presente nel video di apertura.

Il poeta afferma che i suoi componimenti nascono come un passatempo e non sono portatori di verità perché quest’ultima appartiene ai filosofi.

Usando le parole di Sinan Gudžević:

I miei epigrammi non portano e non offrono nulla di nuovo. Tutto quello che c’è in essi, c’è da sempre negli epigrammi: qualche iscrizione tombale, qualche componimento scoptico, qualche distico arguto e malinconico, autoironico o pungente. Per me scrivere versi è un’attività strettamente intima, più perditempo che cercaverità, poetare un pensiero all’espressione.

La particolarità degli epigrammi di Sinan Gudžević, oltre allo stile, è rappresentata dai contenuti che sono delle istantanee di questo tempo, mostrando alcuni aspetti della nostra società fatta di paure, di paranoie e, talvolta, di malinconie. Sono le impressioni che abbiamo su ciò che osserviamo a caratterizzarci come essere senzienti e pensanti.

La scelta stilistica dell’epigramma, da un certo punto di vista, rappresenta una forma di coraggio perché la poesia è un genere letterario che non si è mai diffuso con grande facilità tra i lettori ed è sempre stato di nicchia o considerato tale.

pigrammi romani di Sinan Gudžević

Il poeta serbo

I poeti di oggi scelgono di arrivare ai lettori in modo più diretto, pensiamo a Milk and honey Rupi Kaur. La poetessa come Sinan Gudžević opta per la scelta di componimenti brevi ma che non seguono una metrica o uno stile già esistente, sono versi liberi.

La forza del poeta serbo è contenuta nei testi, che sono di facile approccio e fruibili anche per quel pubblico che, leggendo epigrammi, potrebbe mostrare disappunto.

Per rendere l’idea dei componimenti di Sinan Gudžević e farvi comprendere meglio ciò che è stato detto, vi riportiamo l’epigramma 24:

Roma è rovine e cimiteri, e i romani son gente allegra.

Vivendo al cimitero dolor diventa riso prima o poi.

Margherita Peluso accompagna il pubblico nell’esplorazione di
“The invisible cities” di Max Coppeta

The invisible cities di Max Coppeta è una mostra che si muove per tappe astratte e percorsi immaginari, in cui lo spettatore ha come unica chiave di lettura le emozioni che le opere riescono a trasmettergli.

Margherita Peluso, nota attrice internazionale, ha indossato i panni di spirito guida tra le città invisibili di Max Coppeta. La performer, come una sorta di Virgilio dantesco, si è mossa attraverso le opere, cercando di essere un tramite surreale tra le installazioni e gli spettatori.

Durante l’esibizione dell’attrice l’osservatore è stato avvolto e travolto da una molteplicità di linguaggi, codici interpretativi e varie forme d’arte e di espressione.

La prima forma di comunicazione si ha attraverso l’esserci delle installazioni di Max Coppeta. Il secondo elemento è dato dal suono: dalla musica che ha accompagnato l’attrice e da una voce che leggeva dei passi de Le città invisibili, romanzo di Italo Calvino. Il terzo elemento comunicativo è rappresentato dalla performance e dall’interpretazione brechtiana di Margerita Peluso, che intrattiene e catalizza l’attenzione dello spettatore senza mai entrare in una forma di comunicazione catartica con lui.

Quarto e ultimo elemento, non meno importante degli altri, è rappresentato dal moto interiore di ciascuno spettatore: ognuno decide d’interpretare lo spettacolo e le opere, affidandosi al proprio singolare modo di sentire e alle emozioni che ne scaturiscono.

Margherita Peluso

Margherita Peluso

Il titolo della mostra è un chiaro riferimento a Le città invisibili di Italo Calvino perché per Coppeta esiste una stretta connessione tra letteratura combinatoria e arte cinetica. Entrambe queste forme di comunicazione si muovono attraverso la metamorfosi concettuale, sul dinamismo dei linguaggi e sul movimento che cambia spesso prospettiva e decodificazione.

Per spiegare al meglio il senso e il legame che intercorre tra The invisible cities e Le città invisibili di Calvino, prendiamo in prestito le parole del noto scrittore tratte dal romanzo sopracitato:

L’uomo cammina per giornate tra gli alberi e le pietre. Raramente l’occhio si ferma su una cosa, ed è quando l’ha riconosciuta per il segno d’un’altra cosa: un’impronta sulla sabbia indica il passaggio della tigre, un pantano annuncia una vena d’acqua, il fiore dell’ibisco la fine dell’inverno. Tutto il resto è muto e interscambiabile; alberi e pietre sono soltanto ciò che sono.

L’occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose

Lo sguardo percorre le vie come pagine scritte: la città dice tutto quello che devi pensare, ti fa ripetere il suo discorso, e mentre credi di visitare Tamara non fai che registrare i nomi con cui essa definisce se stessa e tutte le sue parti.

AXRT

AXRT

La personale di Max Coppeta è stata inaugurata lo scorso 23 febbraio presso l’AXRT Comtemporary Gallery di Avellino e rimarrà esposta fino al 15 marzo.

Silvana Grano presenta Nodi, il suo ultimo romanzo

Silvana Grano presenta Nodi (2018), il suo terzo romanzo, rivelandoci alcune caratteristiche dei personaggi presenti nel libro. Dalla lettura di On writing di Stephen King, che parla d’instantanee fatte di ricordi d’infanzia e di esperienze che spesso riguardano il suo lavoro, nasce l’incipit per la realizzazione del romanzo.

Nodi si compone di storie di vita molto diversificate tra loro eppure legate ad uno stesso filo conduttore: il sentire umano percepito attraverso diverse tonalità.

Per rendere meglio il senso di ciò che abbiamo detto, prendiamo in prestito le parole di Silvana Grano:

Tutti noi abbiamo storie sepolte nella memoria e a volte bastano un odore, una parola, un suono, una voce, un’immagine, un’emozione per richiamarle al cuore e farle riemergere alla coscienza.

La scrittura del romanzo è diretta, le storie vengono mostrate per come sono e senza fronzoli perché la vita non è fatta di metafore o di elementi da leggere tra le righe. La particolarità del libro è quella di riuscire a raccontare le paure dell’essere umano e, contemporaneamente, a far riflettere il lettore su tematiche delicate e complesse come l’eutanasia, la ludopatia e la cecità.

Lo spazio che intercorre tra la fine e l’inizio di ogni capitolo è occupato da citazioni di grandi autori come Jorge Louis Borger o Emil Cioran che, oltre ad essere una pausa di riflessione per il lettore, è un modo di rivelarsi più diretto di Silvana Grano.

Nodi rappresenta un inno alla vita e alla speranza perché i diversi protagonisti del romanzo c’insegnano che, forse, il significato della parola difficoltà è solo un punto di vista soggettivo: ciò che per alcuni può rappresentare un limite, per qualcun altro è una forma sentire più profonda.

Nodi di Silvana Grano

Nodi di Silvana Grano

Nodi: la trama

Protagonista del romanzo è Stefania Grassi, pediatra andata in pensione, che si ritrova a fare i conti con la stasi lavorativa e il conseguente cambiamento della sua vita e del suo ruolo sociale. La vita da pensionata le appare priva di senso e la deprime, per paura di sprofondare nei  meandri della crisi di mezza età e nel commiserare il futuro che le si prospetta, la donna decide di attuare una rielaborazione diversa e dinamica del suo passato.

In che modo? Stefania decide di telefonare ad alcuni dei suoi ex pazienti per vedere, a distanza di trent’anni, dove li ha condotti la loro esistenza.

Quello che scoprirà e imparerà Silvana lo potrete sapere solo leggendo Nodi.

presentazione nodi

presentazione del romanzo Nodi

La presentazione del romanzo si è svolta ad Avellino presso la Sede dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri ed è stata moderata dal dott. Gianpaolo Palumbo, dal Presidente dell’Ordine Francesco Sellitto, dal dott.Lorenzo Savignano e dal dott. Giuseppe Rosato.

Avellino:
live dei Massimo Volume al Teatro Partenio

I Massimo Volume, storica band italiana degli anni ’90, dopo Aspettando i barbari (2013) e sei anni di attesa, incidono Il nuotatore. L’album è uscito l’1 febbraio per 42 Records.

La band inizierà il tour il 20 febbraio a Bologna, la loro città, e proseguirà a Roma, Pisa, Milano, Torino fino ad arrivare ad Avellino il 25 marzo al Teatro Partenio.

Il nuotatore, per chi già conosce i Massimo Volume, resta fedele alla linea musicale che li caratterizza da sempre. Il sound non è contaminato da elementi elettronici come lo è in Sorge (2016), progetto musicale di Emidio Clementi e Marco Caldera.

Massimo Volume tour

Massimo Volume tour

I testi de Il nuotatore raccontano di storie di vita, di viaggi intimi, d’inquietudine e di disillusione.

Il tema ricorrente nell’album è l’acqua, percepita come un elemento indomabile e fluttuante. L’acqua può avere diversi ritmi, può rappresentare un limbo di calma apparente che culla le paure e che c’inganna, assalendoci alle spalle ma, allo stesso tempo, può travolgerci con veemenza, rompendo i falsi schemi di una vita tutt’altro che ordinata. Il nuotatore rappresenta ognuno di noi, fluttuante quotidianamente tra le immagini del presente e del passato. Come individui pensanti riusciamo a definire il traguardo da raggiungere ma la nostra vita, le nostre indecisioni, le nostre paure rendono confuso, labile e talvolta amaro il punto di arrivo.

I Massimo Volume hanno la capacità di graffiare l’anima attraverso i testi, le schitarrate e le brevi pause che fungono da incisione interiore per l’ascoltatore attento.

Amica prudenza: testo

Per farvi entrare nel migliore dei modi nel mood dei Massimo Volume, vi riportiamo il testo di Amica prudenza, presente nel disco Il nuotatore.

Amica prudenza

Sorella dimessa

Tienimi lontano

Dai posti bui

E dalla luce che acceca

Amica prudenza

Avevo dodici anni

E una lunga treccia

Conoscevo la vita dei santi

Non la loro folle incoscienza

 

E ho imparato a naufragare

Senza perdermi nel mare

E ho scoperto che può annegare

Anche chi rinuncia a navigare

 

Amica prudenza

Sorella dimessa

Proteggimi dal rischio

E dalla mia bellezza

Amica prudenza

Compagna modesta

Coprimi bene le spalle

Dal freddo

La sera

 

E ho imparato a naufragare

Senza perdermi nel mare

E ho scoperto che si può annegare

Anche senza navigare

Il concerto dei Massimo Volume è stato organizzato dal Tilt.

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