Alfonsina Merola

Tartufo: tre ricette per realizzare dei piatti gourmet

Il tartufo è un ingrediente particolare e raffinato, l’ideale da utilizzare per realizzare delle ricette eleganti. Il suo sapore intenso generalmente viene abbinato a ricette semplici, in cui il tartufo è l’ingrediente protagonista e predominante.

Tartufo: ricette gourmet

come impiegare il tartufo per realizzare delle ricette raffinate

Il tartufo è un fungo ipogeo a forma di tubero ed è composto da una corteccia e da una massa carnosa. Dove c’è il tartufo significa che non c’è inquinamento. In cucina, generalmente, è preferibile non abbinarlo a sapori altrettanto forti per non coprirne il sapore e non creare un’aromaticità esagerata. Le tre ricette che vi proponiamo con il tartufo esulano da quelle classiche che tutti conosciamo.

La prima ricetta è quella dei tartufini di mortadella con tartufo nero e limone.

Tartufini di mortadella con tartufo nero e limone: la ricetta

Ingredienti per 4 persone

  • Mortadella di fegato 300 gr
  • Limone 1
  • Scalogno 1
  • Tartufo nero 25 gr
  • Pangrattato integrale 20 gr
  • Pane a fette tipo bauletto 200 gr
  • Insalata 1 cespo
  • Radicchi 1 cespo

Esecuzione

  1. Lava il limone accuratamente e grattugiane la scorza.
  2. Sbuccia lo scalogno e tritalo finemente.
  3. In una padella aggiungi 4 cucchiai di acqua e lascia appassire lo scalogno per circa 5 minuti.
  4. Quando l’acqua sarà evaporata, lascia raffreddare lo scalogno e tienilo da parte.
  5. Lava e asciuga accuratamente la lattuga e il radicchio.
  6. Pulisci il tartufo, strofinandolo con uno spazzolino se dovesse ancora essere sporco.
  7. Grattugialo con un pelapatate .
  8. Tosta il pangrattato in un pentolino antiaderente, mescolando in continuazione per evitare di bruciarlo.
  9. Lascia raffreddare e aggiungi il tartufo grattugiato.
  10. Priva la mortadella della pelle e tritala in un mixer insieme allo scalogno scottato e alla scorza di limone.
  11. Forma dei tartufini della grandezza di una noce, passali nel composto di tartufo e pangrattato.
  12. Elimina la scorza dalle fette di pane, tagliale dando una forma rettangolare e tostale in forno per circa 5 minuti.
  13. Trascorso il tempo  necessario, lascia raffreddare e disponi su ogni fetta una foglia di radicchio o una foglia di insalata tagliata a metà.
  14. Riponi sulle foglie un tartufino e servi in tavola.

Risotto allo Champagne e al tartufo: la ricetta

Risotto allo Champagne e al tartufo

Primo piatto a base di tartufo

Ingredienti per 4 persone

  • Burro 30 gr
  • Riso Carnaroli 300 gr
  • Champagne 1 bicchiere
  • Brodo vegetale 1 lt
  • Tartufo 20 gr
  • Formaggio grattugiato 4 cucchiai

Esecuzione

  1. In una padella antiaderente abbastanza capiente fai fondere a fiamma dolce 25 grammi di burro.
  2. Quando si sarà sciolto, tosta il riso per circa 3 minuti e bagnalo con un bicchiere di Champagne e lascialo sfumare.
  3. Aggiungi un mestolo di brodo vegetale, lascialo evaporare, continuando la cottura e aggiungendo altro brodo.
  4. Trascorso il tempo necessario per la cottura, manteca con una noce di burro e formaggio grattugiato.
  5. Trasferisci nei piatti e aggiungi le lamelle di tartufo.

Crema di patate al tartufo: la ricetta

Crema di patate con tartufo: la ricetta

Primo piatto a base di tartufo

Ingredienti per 4 persone

  • Patate 500 gr
  • Scalogno 1
  • Tartufo bianco uno piccolo
  • Brodo vegetale 1 lt
  • Sale q.b.
  • Pepe bianco q.b.
  • Olio extravergine di oliva 2 cucchiai
  • Panna fresca 2 cucchiai

Esecuzione

  1. Pulisci il tartufo bianco.
  2. Pela le patate, lava con abbondante acqua corrente e taglia successivamente a dadini.
  3. In una padella antiaderente aggiungi due cucchiai di olio extravergine di oliva e lascia appassire lo scalogno a fiamma bassa per circa 3 minuti.
  4. Aggiungi con il brodo vegetale e lascia cuocere per circa 30 minuti.
  5. Trascorso il tempo necessario, frulla in un mixer fino a quando non avrai ottenuto una crema omogenea.
  6. Aggiungi 2 cucchiai di panna fresca, insieme ad un pizzico di sale e del pepe bianco.
  7. Trita finemente un pezzetto di tartufo e mescola alla crema.
  8. Distribuisci nei piatti e completa, guarnendo con il tartufo avanzato.

Il secondo anno de Il Plurale

Siamo arrivati al secondo anno di vita de Il Plurale. Quest’anno abbiamo deciso di festeggiarlo perché se esistiamo è soprattutto per voi che ci seguite e ci rendete partecipi dei vostri progetti e delle vostre iniziative. Quindi il video in home rappresenta un augurio per tutti voi.

Più che un’autocelebrazione, questo, è un modo per ringraziarvi e per ricordare insieme a noi questo anno che sta per terminare e che non dimenticheremo facilmente.

Il 2020 ci ha cambiati, ci ha limitati ma al tempo stesso ci ha fortificati perché mostrando la nostra fragilità e dovendone fare i conti, prevalentemente con noi stessi, l’unica alternativa possibile a nostra disposizione è stata quella di combattere, ciascuno per come ha potuto.

Questo anno per il mondo della cultura, non è stato un periodo semplice, e il non poter partecipare o organizzare eventi aggregativi ha dato il colpo di grazia all’abbrutimento dell’anima.

La cultura esiste perché è il nutrimento essenziale per l’essere umano e nonostante gli sforzi di qualcuno, che ha deciso di organizzare eventi o incontri online, la cultura si fa dal vivo perché ha bisogno del calore umano e della presenza.

Il 2020 probabilmente ci ha insegnato a non dare nulla per scontato e ad apprezzare la libertà e le piccole cose che nella normalità ci sembravano insignificanti ma che, con il senno di poi, abbiamo compreso essere fondamentali.

Ci siamo resi conto dell’importanza dei piccoli gesti, come gli abbracci che ancora non riusciamo a poter dare liberamente o all’importanza di trascorrere una serata, facendo ciò che più ci piace ma all’aperto e in mezzo alla gente.

Probabilmente ci siamo resi conto che noi non siamo solo macchine produttive per il sistema economico e politico ma anche tanto altro che per la società non conta ma per noi, invece, sì.

Mi sento proprio di scrivere che davvero ciò che più conta è quello che è invisibile agli occhi ed è per questo motivo che nonostante tutto dobbiamo ricordare questo 2020 come un anno che ci ha insegnato molto. Ora tocca a noi decidere se abbiamo appreso e accolto la lezione oppure no.

Un abbraccio virtuale a tutti da Il Plurale!

Zuppa di anatra: la ricetta tradizionale cinese

L’anatra, secondo la tradizione cinese, viene servita in tre modi diversi: arrosto, in umido e in zuppa. Per fare la zuppa di anatra c’è bisogno della carcassa e spesso questa è una ricetta che riescono a fare solo i ristoranti.

La zuppa di anatra è un gustoso e ricco piatto unico da presentare e realizzare se si ha voglia di stupire i commensali con una ricetta della tradizione orientale.

Zuppa di anatra: la ricetta tradizionale cinese

Primo piatto tipico della tradizione culinaria cinese

Zuppa di anatra: ricetta

Ingredienti per 6 persone

  • Petto di pollo 400 gr
  • Ossa di anatra o di un pollo o un misto di entrambi
  • Sedano 1 costa
  • Porro 1
  • Zenzero 1 fettina
  • Funghi secchi 6
  • Sherry 1 cucchiaino
  • Amido di mais 1/2 cucchiaino
  • Castagne due tazze
  • Germogli di bambù 1/2 tazza
  • Salsa di soia 2 cucchiaini
  • Sale q.b.

Esecuzione

  1. In una casseruola metti le ossa di anatra o di pollo, il sedano tagliato a tocchetti e lo zenzero.
  2. Aggiungi abbondante acqua corrente e porta ad ebollizione.
  3. Quando l’acqua avrà raggiunto la giusta temperatura, copri con un coperchio e lascia bollire a fiamma moderata per circa 2 ore.
  4. Trascorso il tempo necessario, setaccia il brodo e lascia raffreddare in modo tale da far affiorare il grasso in superficie.
  5. Sgrassa il brodo e accertati che il quantitativo di brodo basti per 4 porzioni, altrimenti allunga con del brodo di pollo o con acqua.
  6. Lascia in ammollo i funghi secchi per circa 30 minuti, per reidratarli.
  7. Trascorso il tempo necessario, strizzali bene e sminuzzali.
  8. In una tazzina diluisci l’amido di mais con il cucchiaino di sherry, aggiungi il composto al brodo e mescola.
  9. In una pentola scalda il brodo, portandolo ad ebollizione, aggiungi i funghi, le castagne, i germogli di bambù, la soia e il pollo precedentemente tagliato a tocchetti.
  10. Lascia cuocere a fuoco moderato per circa 10 minuti.
  11. Trascorso il tempo necessario, aggiungi i porri tagliati a rondelle e il sale.
  12. Servi in tavola ancora fumante.

Se sei amante del sapore particolare di questa carne, ecco a ricetta del petto d’anatra con fichi freschi!

5 drink per 5 classici della letteratura internazionale

Eccoci con un nuovo appuntamento di Cocktail e Cultura al Castello, l’argomento di oggi fonde la cultura della miscelazione con la letteratura internazionale: abbiamo attribuito 5 drink a 5 classici della letteratura internazionale.

Castello D'Aquino caffè letterario di Grottaminarda: 5 drink per 5 classici della letteratura internazionale

5 drink per 5 classici della letteratura internazionale

Quando ordiniamo un drink, a volte, non pensiamo che dentro il bicchiere c’è un contenuto liquido che ha una storia e un suo perché. Da questo spunto nasce l’esigenza di questo progetto. Questi appuntamenti, infatti, vorrebbero sdoganare il mondo della miscelazione, offrendo la possibilità ai più curiosi di poter intraprendere un viaggio diverso, per scoprire attraverso la conoscenza di Michelangelo Bruno, bartender del Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda, caratteristiche e particolarità di alcuni drink e della loro storia.

Questa idea è anche un modo per presentare alcuni classici della letteratura internazionale che andrebbero letti, non solo perché hanno fatto la storia ma, soprattutto, perché nonostante gli anni trascorsi dalla loro prima pubblicazione sono ancora attuali e ci rappresentano e descrivono, mostrando le debolezze dell’essere umano che restano invariate.

5 drink per 5 classici della letteratura internazionale: gli abbinamenti

1. Per I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij un Old Fashioned

Cocktail e Cultura al Castello D'Aquino caffè letterario di Grottaminarda

Cinque drink per cinque classici della letteratura internazionale

I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij (1879) è un giallo “filosofico” che descrive in modo dettagliato il tempo in cui ha vissuto lo scrittore russo, delineando i personaggi in modo approfondito e scandagliando la loro psicologia.

Questo romanzo si caratterizza per i forti toni umanistici e psicologici perché protagoniste sono le fragilità umane.

Fintanto che ciascun uomo non sarà diventato veramente fratello del suo prossimo, la fratellanza non avrà inizio. Nessuna scienza e nessun interesse comune potrà indurre gli uomini a dividere equamente proprietà e diritti. Qualunque cosa sarà sempre troppo poco per ognuno e tutti si lamenteranno, si invidieranno e si ammazzeranno l’un l’altro.

Abbiamo pensato ad un Old Fashioned per I fratelli Karamazov perché questo drink rappresenta uno dei capolavori dell’arte della miscelazione così come l’opera dello scrittore russo è un intramontabile classico della letteratura internazionale.

L‘Old Fashioned è un cocktail da meditazione, impegnativo da bere e dal sapore inconfondibile perché composto da Bourbon ed è una bevuta senza fronzoli e di sostanza. Il nome proviene dalla richiesta che i puristi della miscelazione facevano alla fine dell’800. Il desiderio di bere un Whiskey Cocktail “alla vecchia maniera fascinosa” si riferiva alla preparazione del drink con zolletta di zucchero e in tumbler basso con ghiaccio.

Allo stesso modo leggere I fratelli Karamazov, come d’altronde  anche il resto delle opere di Fëdor Dostoevskij, richiede predisposizione alla lettura, attenzione alla scrittura e riflessione sui contenuti.

2. Per La campana di vetro di Sylvia Plath un Negroni

Un drink per La campana di vetro di Sylvia Plath

La campana di vetro che gusto avrebbe se dovesse trasformarsi in un cocktail?

La campana di vetro (1963) è l’unico romanzo di Sylvia Plath in cui, la poetessa, descrive la New York degli anni ’50 e della sua difficoltà ad ambientarsi in una società eccessivamente borghese. Le pagine del romanzo mostrano un periodo particolare della sua vita, in cui è stata sottoposta all’elettroshock. La campana di vetro è stato scritto qualche mese prima che Sylvia Plath decidesse di suicidarsi.

Per chi non conoscesse lo stile della poetessa, la sua è una penna semplice, netta, carica di descrizioni ma mai ridondante o noiosa. Dalla scelta dei termini, infatti, si comprende l’animo fragile ma allo stesso tempo si evince un temperamento forte, lo stesso che l’ha condotta al suicidio.

Lo vedi che cosa può succedere in America, avrebbero detto. Una ragazza vive per diciannove anni in un paesello sperduto, senza nemmeno i soldi per comprarsi una rivista, poi ottiene una borsa di studio per il college, vince un premio, poi un altro e finisce che ha New York ai suoi piedi, come se fosse la padrona della città.

Peccato che io non ero padrona di niente, nemmeno di me stessa.

Per La campana di vetro abbiamo pensato al Negroni perché è un drink che resiste negli anni ma, nonostante la semplicità, è in grado di suscitare sensazioni sempre nuove ad ogni sorso.

Questo romanzo è un’opera forte che si distacca dalle convenzioni borghesi del tempo così allo stesso modo il Negroni si discosta dal classico modo di  bere degli anni ’20, andando ad aggiungere la parte distillata, il Gin, donando così alla storia della miscelazione un drink destinato a diventare un’icona della mixology.

3. Per I miserabili di Victor Hugo un Cocktail a la Louisiane

Michelangelo Bruno de Il Castello D'Aquino caffè letterario di Grottaminarda ha attribuito un cocktail al romanzo storico di Victor Hugo

cinque cocktail per cinque classici della letteratura internazionale

I miserabili di Victor Hugo (1862) è un romanzo storico annoverato tra le opere letterarie più celebri del XIX secolo. La trama del libro segue le vicissitudini di personaggi che, per nascita o per sventura, fanno parte di quella classe sociale disgraziata e oppressa della Francia dell’epoca.

I miserabili offre una riflessione profonda sull’esistenza umana con considerazioni etiche e morali. Il quadro storico, infatti, è ambientato durante la sconfitta di Napoleone a Waterloo. Victor Hugo ci mostra la diversità umana composta da animi cupi e buoni che sono indistintamente intrisi di sofferenza e che faticano a riscattarsi, durante il loro percorso a causa di vicissitudini improvvise.  Il romanzo traccia una linea di confine labile tra le sfumature che oscillano tra legalità e illegalità.

Umanità significa identità: tutti gli uomini sono fatti della stessa argilla ; nessuna differenza, almeno quaggiù, nella predestinazione; la medesima ombra prima, la medesima carne durante, la medesima cenere dopo. Ma l’ignoranza mescolata all’impasto umano lo rende nero incurabile penetrando nell’interno dell’uomo vi diventa il male.

Ai miserabili abbiamo attribuito il Cocktail a la Louisiane, un grande classico di difficile approccio perché è un drink poco conosciuto con una discreta varietà di ingredienti così come il romanzo ha un gran numero di personaggi. Ad un primo sorso il drink risulta amaro, per il sapore netto dei bitters e dell’Assenzio ma, alla fine del cocktail, quella che predomina è la nota dolce. Allo stesso modo le tribolazioni dei personaggi de I miserabili alla fine del loro calvario trovano una collazione nel mondo e un’esistenza serena.

4. Per Silenzi di Emily Dickinson un Daiquiri

Il castello D'Aquino caffè letterario di Grottaminarda ha scelto 5 drink per 5 classici internazionali

Per Silenzi di Emily Dickinson un Daiquiri

Silenzi di Emily Dickinson (1890) è un’opera che dai suoi contemporanei è stata travisata e non compresa, interpretandola come un prodotto di un’immaginazione confusa protesa verso la poesia e la ricerca dell’amore. In realtà questa è una raccolta di poesie da cui si evince una scrittura inquieta e inquietante, che smentisce l’immagine di ragazza perbene e vittima del potere del padre e del vittorianesimo imperante, attribuita da sempre a Emily Dickinson. Con quest’opera invece le possiamo conferire un temperamento ironico e scabroso per certi versi ma silenzioso.

Il mio valore è ciò di cui più dubito,

il suo merito – ciò che più temo,

in tal confronto, il meglio di me

più umile appare.

Che io non risulti adeguata

alle sue amate richieste,

la preoccupazione prima

della mia mente assillata.

Eppure è vero: la divinità,

per naturale tendenza s’inclina

poiché a nulla s’appoggia

più in alto di sé.

Così io – dimora imperfetta

della sua eletta letizia

-come fossi una chiesa – conformo

la mia anima al suo sacramento.

Abbiamo associato a Silenzi il Daiquiri, un cocktail della scuola cubana che come la Dickinson non stanca mai perché è un drink fresco, poco impegnativo e ottimo da bere dodici mesi all’anno. La composizione del Daiquiri richiama la categoria Sweet and Sour che si associa ad una grande bevibilità. Allo stesso modo Emily Dickinson resta un must intramontabile della letteratura internazionale.

5. Per Il secondo sesso di Simone de Beauvoir un Hanky Panky

Cocktail e cultura al Castello D'Aquino caffè letterario di Grottaminarda

Cinque drink per cinque libri della letteratura internazionale

Il secondo sesso (1949) è un saggio di Simone de Beauvoir dove si fondono nozioni di biologia, psicanalisi e materialismo storico in cui la protagonista è la donna. La filosofa all’interno della sua opera descrive i comportamenti e le varie situazioni in cui ci si è convinti, nel tempo, dell’inferiorità della donna. Da ciò, secondo Simone de Beauvoir, si scatenano paure e insicurezze che conducono il gentil sesso ad avere come obiettivo principale quello di sposarsi, sacrificando così la propria carriera.

In un mondo in cui i due sessi fossero uguali, sia l’uomo che la donna, vivrebbero in modo più libero perché la donna integrata in modo indipendente all’interno della società godrebbe degli stessi diritti di cui gode l’uomo: uguaglianza di salario, possibilità di controllare le nascita e libertà di abortire.

A un uomo non verrebbe mai in mente di scrivere un libro sulla singolare posizione che i maschi hanno nell’umanità. Se io voglio definirmi, sono obbligata anzitutto a dichiarare:” Sono una donna”; questa verità costituisce il fondo sul quale si ancorerà ogni altra affermazione. Un uomo non comincia mai col classificarsi come un individuo di un certo sesso: che sia uomo, è sottointeso. È pura formalità che le rubriche: maschile, femminile appaiano simmetriche nei registri dei municipi e negli attestati d’identità. Il rapporto dei due sessi non è quello di due elettricità, di due poli: l’uomo rappresenta insieme il positivo e il negativo al punto che diciamo “gli uomini” per indicare gli esseri umani, il senso singolare della parola vir essendosi assimilato al senso generale della parola homo.

Il secondo sesso è un saggio forte che porta a riflettere su tutta la cultura maschilista che si è formata nei secoli. A questo libro abbiamo associato un Hanky Panky, un drink dal carattere forte perché nonostante sia un Twist sul Negroni ha avuto grande successo nel mondo della miscelazione. Altro fattore che ci ha spinto ad accostare un Hanky Panky a Simone de Beauvoir è l’inventrice di questo cocktail: Ada Coleman, una delle prime barlady della storia nonché capo barman al Savoy Hotel di Londra per ben 23 anni.

Se siete interessati alla conoscenza del mondo della miscelazione e alla cultura non potete perdere la puntata precedente dedicata alla Divina Commedia in cui abbiamo attribuito 5 drink a 5 personaggi presenti nell’Inferno di Dante Alighieri.

Divina Commedia: 5 cocktail per 5 personaggi dell’Inferno

Eccoci con un nuovo appuntamento di Cocktail e Cultura al Castello! Protagonista di oggi è La Divina Commedia di Dante Alighieri e più precisamente l’Inferno.

Insieme a Michelangelo Bruno, bartender del Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda, abbiamo pensato ad un modo per poter parlare di cultura e fondere un classico della letteratura mondiale con il mondo della miscelazione. La cultura e gli eventi ad essa connessi, come gli appuntamenti di Dante per tutti, sono in stand-by, quindi abbiamo cercato un modo per collegarvi al “fil rouge” degli eventi sospesi.

cocktail e cultura al castello: La Divina Commedia e 5 drink

Il mondo della miscelazione si fonde con un classico della letteratura mondiale

In che modo? Abbiamo assegnato 5 drink a 5 personaggi dell’Inferno. La nostra scelta si è orientata su personaggi controversi, a cui abbiamo attribuito delle qualità caratteriali, valutate attraverso le parole e il punto di vista dantesco e osservate umanamente in base alle notizie storiche che li hanno contraddistinti. Ecco il risultato della nostra indagine e del nostro progetto culturale.

5 cocktail per 5 personaggi dell’Inferno di Dante Alighieri

1. Un Martini Cocktail per Dante Alighieri

5 drink per 5 personaggi dell'Inferno dantesco

Un classico drink della miscelazione per un intramontabile intellettuale italiano

Per iniziare non potevamo non omaggiare Dante Alighieri, il protagonista e l’autore della Divina Commedia. Il cocktail perfetto per l’intellettuale fiorentino è il Martini Cocktail perché questo drink rappresenta un grande classico nella miscelazione così come Dante Alighieri è un evergreen della letteratura mondiale. Attraverso la scrittura di Dante Alighieri, facendo riferimento alla Divida Commedia, abbiamo dato alcuni aggettivi alla sua personalità: poliedrica, equilibrata e di grande struttura morale. Il Martini Cocktail allo stesso modo è un drink dalla grande struttura organolettica, equilibrato – se pensiamo alle prime versioni di questo cocktail- e intramontabile.

Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai per una selva oscura,

ché la diritta via era smarrita.

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura

esta selva selvaggia e aspra e forte

che nel pensier rinova la paura!

Tant’è amara che poco è più morte;

ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,

dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte.

Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,

tant’era pien di sonno a quel punto

che la verace via abbandonai.

Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto,

là dove terminava quella valle

che m’avea di paura il cor compunto,

guardai in alto e vidi le sue spalle

vestite già de’ raggi del pianeta

che mena dritto altrui per ogne calle.

Cosa accomuna Dante Alighieri con il Martini Cocktail? Questo drink, nel suo primo approccio, può risultare una bevuta non semplice perché è un cocktail molto secco e dal sapore forte. Una volta entrati in confidenza con questi sapori, il palato si affeziona e risulta difficile scegliere un altro drink che richiami vagamente il suo sapore.

Allo stesso modo la Divina Commedia, ad una prima lettura, risulta difficile da comprendere per la complessità di un italiano arcaico e per la simbologia di cui è pregna tutta l’opera ma una volta comprese le chiavi di lettura, l’opera diventa avvincente e accattivante.

2. Un Sazerac per Virgilio

Un cocktail per Virgilio di Dante Alighieri

5 drink per 5 personaggi dell’inferno di Dante Alighieri

Come secondo personaggio abbiamo scelto Virgilio che nella Divina Commedia ha il compito di accompagnare Dante Alighieri per mostrargli tutte le insidie del viaggio che si presenteranno durante il tragitto dell’Inferno e del Purgatorio.

Virgilio rappresenta la ragione, l’equilibrio e la superiorità rispetto a tutto ciò che è dominato dagli impeti e dalla passione.

Un cocktail che rispecchia la personalità di Virgilio è il Sazerac, un drink classico della miscelazione, che affonda le sue radici nel periodo del pre-proibizionismo e nei bar clandestini di New Orleans.

Il sapore  del Sazerac è forte e strutturato, per via del Cognac o del Whisky che vengono aromatizzati con l’Assenzio, tuttavia risulta una bevuta equilibrata grazie all’elemento zuccherino che viene integrato durante la sua realizzazione.  In breve è un cocktail che difficilmente porta all’hangover del giorno dopo.

Quando vidi costui nel gran diserto,

“Miserere di me”, gridai a lui,

“qual che tu sii, od ombra od omo certo!”.

Rispuosemi: “Non omo, omo già fui,

e li parenti miei furon lombardi,

mantoani per patria ambedui.

Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi,

e vissi a Roma sotto ‘l buono Augusto

nel tempo de li déi falsi e bugiardi.

Poeta fui, e cantai di quel giusto

figliuol d’Anchise che venne di Troia,

poi che ‘l superbo Iliòn fu combusto.

Cosa accomuna Virgilio al Sazerac? A questo drink  non ci si avvicina facilmente perché non è un cocktail conosciuto come gli altri ma è molto noto agli appassionati della miscelazione. Allo stesso modo l’approccio alle opere virgiliane e alla figura del noto pensatore lo si sceglie in modo ponderato e non per caso come fosse uno scrittore qualsiasi.

In breve si sceglie di bere il Sazerac allo stesso modo in cui si sceglie di leggere Virgilio.

3. A Celestino V un Old  Hickory

5 drink per 5 personaggi dell'Inferno dantesco

Il Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda ha abbinato 5 drink a 5 personaggi dell’Inferno di Dante

Il terzo cocktail lo dedichiamo a Celestino V, presente nel III Canto dell’Inferno dantesco.

Dante Alighieri lo colloca nell’antinferno, quello degli ignavi, ossia quel luogo in cui non vi è alcuna commiserazione da parte del Divino. Per Dante Alighieri, Celestino V rappresenta una grave offesa per il mondo religioso perché questi ha abbandonato il soglio pontificio, rifugiandosi nell’Eremo di Sant’Onofrio al Morrone (fuori Sulmona) e lasciando come suo successore Bonifacio VIII che rappresenta una figura troppo convenzionale, ancorata al passato e conservatrice.

Per Michelangelo Bruno, il cocktail adatto alla personalità di Celestino V è l’Old Hickory (vecchio legno di noce) perché, diversamente dal giudizio di Dante Alighieri su Celestino V, il Papa rappresenta non un personaggio da denigrare ma un avanguardista. La divisione tra potere spirituale e potere temporale, infatti, è stato un trofeo che storicamente si è ottenuto molto tempo dopo rispetto a quando, Celestino V, lo aveva predicato e auspicato durante il suo pontificato. Dunque, per Michelangelo Bruno, il gesto di Celestino V di aver abbandonato il suo ruolo religioso non può essere considerato del tutto un atto di coraggio mancato.

a lor che lamentar li fa sì forte?”.

Rispuose: “Dicerolti molto breve.

Questi non hanno speranza di morte,

e la lor cieca vita è tanto bassa,

che ‘nvidiosi son d’ogne altra sorte.

Fama di loro il mondo essere non lassa;

misericordia e giustizia li sdegna:

non ragioniam di lor, ma guarda e passa”.

Perché la scelta di paragonare Celestino V a un Old Hickory? Questo cocktail ha una composizione molto semplice perché ha pochi ingredienti ma, nonostante ciò, al palato offre una grande struttura e pienezza. Al pari di Celestino V, l’Old Hickory rappresenta una bevuta solida e semplice ma al tempo stesso piena come il personaggio dantesco.

4. A Cleopatra un White Lady #1

5 drink per 5 personaggi dell'Inferno di Dante

Un cocktail che rappresenta la personalità di Cleopatra

Il quarto drink lo abbiamo dedicato a Cleopatra, collocata all’interno del V Canto dell’Inferno dove risiedono e sono relegati coloro che sono morti in modo violento ma soprattutto per motivi passionali e legati alla lussuria.

Dante Alighieri ha una considerazione perentoria e moralista nei confronti dei lussuriosi ma non è drastica come quella che si evince verso alcuni protagonisti di altri canti dell’Inferno.

Per Cleopatra  abbiamo scelto il White Lady #1 che, ad un primo impatto, potrebbe sembrare un accostamento banale e scontato ma, in realtà, non lo è e vi spieghiamo il motivo.

Cleopatra è stata una donna di potere per nascita, non era bella ma affascinante per le sue doti ammaliatrici e per la sua immensa cultura. Il suo temperamento ha fatto capitolare due capisaldi nonché baluardi della virilità romana: Giulio Cesare e Marcantonio. Nel momento in cui si è dovuta confrontare e scendere a patti con Cesare Ottaviano Augusto, noto per le sue preferenze sessuali maschili, Cleopatra ha deciso di togliersi la vita, facendosi mordere da un cobra e spirando in modo lento e agonizzante. Ciascuna scelta della donna benché dettata da un amore è stata guidata prevalentemente dal sentimento per il suo popolo e dalla voglia di renderlo libero per quanto le è stato possibile.

E come i gru van cantando lor lai,

faccendo in aere di sé  lunga riga,

così vid’ io venir, traendo guai,

ombre portate da la detta briga;

per ch’i’ dissi:” Maestro, chi son quelle

genti che l’aura sì gastiga?”.

” La prima di color di cui novelle

tu vuo’ saper”, mi disse quelli allotta,

” fu imperadrice di molte favelle.

A vizio di lussuria fu sì rotta,

che libito fé licito in sua legge,

per tòrre il biasmo in che era condotta.

Ell’é Semiramìs, di cui si legge

che succedette a Nino e fu sua sposa:

tenne la terra che ‘l Soldan corregge.

L’altra  é  colei che S’ancise amorosa,

e ruppe fede al cener di Sicheo;

poi è Cleopatras lussuriosa.

White Lady #1 è un drink che si presenta come beverino, fresco e spumeggiante. Al palato risulta molto equilibrato tanto che sembra essere una bevuta di poche pretese in apparenza ma nella realtà non lo è. In breve il White Lady #1 è un drink ammaliatore e affascinante perché bevuto il primo bicchiere, dopo, non se ne può più fare a meno.

5.  A Pier delle Vigne un Casino

5 drink per 5 personaggi dell'Inferno dantesco

Pier delle Vigne abbinato ad Cocktail Casino

Il quarto cocktail lo dedichiamo a Pier delle Vigne collocato, nel Canto  XIII dell’Inferno, il girone dei suicidi, in cui apparentemente non c’è vita ma ci sono piante morte e secche. In questi arbusti senza vita risiedono coloro che sono stati oltraggiosi con se stessi, per Dante Alighieri.

Però disse ‘l maestro:” Se tu tronchi

qualche fraschetta d’una d’este piante,

li pensier c’hai si faran tutti monchi”.

Il cocktail che abbiamo pensato per Pier delle Vigne è il Casino perché è un drink che, all’apparenza, sembra non possedere un’anima per via di una ricetta che prende vita da diverse declinazioni di cocktail ma al gusto mostra la propria personalità, che risulta gradevole e non caratterizzata o predominata da sapori forti e a lungo andare stucchevoli. Allo stesso modo Pier delle Vigne seppur per Dante Alighieri  viene considerato una persona che ha deciso di oltraggiare la propria vita, noi lo vediamo piuttosto come un personaggio che è stato fedele a Federico II ma che, tacciato di essere stato un traditore e non accettando l’onta, ha preferito togliersi la vita piuttosto che essere associato ad un’immagina morale che non lo rispecchiava.

Inoltre il gesto di togliersi la vita implica coraggio e determinazione perché ciò che ci è più cara è la nostra salvaguardia o l’istinto primordiale alla sopravvivenza.

La ruota del Khadi – L’ordito e la trama dell’India: il lato sociopolitico della moda

La ruota del Khadi – L’ordito e la trama è un docufilm di Gaia Ceriana Franchetti che mostra l’India attraverso una chiave di lettura socioeconomica interessante.

Si parte dal mondo tessile dell’India e quindi dal settore della moda in cui Tara Gandhi Battachariee, nipote di Mahatma, ci mostra l’importanza della moda da un punto di vista sociale, economico e politico perché la moda rappresenta il modo in cui viviamo e lo stile con cui percorriamo la vita.

Il Khadi è una stoffa tipica indiana composta principalmente da cotone che viene tessuta e filata a mano. È una tradizione artigianale legata a Ghandi che promosse questo tessuto indiano come una forma di produzione autoctona e come mezzo di autopromozione e ribellione nei confronti del colonialismo inglese. Per il pensatore indiano il Khadi è come una bomba atomica pacifica perché ha potenzialità enormi per riscattare l’India in modo non violento.

Il Khadi, infatti è il simbolo della produzione indiana, della sostenibilità e della resistenza dell’India.

Le parole di Mahatma Gandhi:

Un paese rimane in povertà, materiale e spirituale, se non sviluppa il suo artigianato e le sue industrie e vive una vita da parassita importando manufatti dall’estero.

I tessuti che importiamo dall’Occidente hanno letteralmente ucciso milioni di nostri fratelli e sorelle.

Khadi indiano

Khadi indiano

Tara Gandhi ne La ruota del Khadi – L’ordito e la trama rievoca le parole e la figura del nonno, soffermandosi sul rapporto che l’uomo ormai da tempo sta perdendo con la natura. La moda, infatti, non è sempre un sinonimo di superficialità, se la si pensa nei termini mostrati nel documentario.

Il film crea una connessione tra l’India di ieri e quella di oggi, attraverso una figura sempre costante dell’ideale della non violenza e della libertà che si intravede nelle piccole cose.

Attraverso delle immagini e delle parole del lungometraggio si percepiscono alcune immagini e gli stessi occhi con cui Tiziano Terzani ha vissuto questi luoghi, tentando nei suoi libri di trasmetterlo anche ai suoi lettori.

In Un altro giro di giostra, ad esempio, lo scrittore e giornalista toscano parla dell’India così:

Ogni vita, la mia e quella di un albero, è parte di un tutto dalle mille forme che è la vita.

In India questo pensiero non ha più bisogno d’esser pensato. È ormai nel comune sentire della gente. È nell’aria che si respira. Il solo esserci induce una inconscia assonanza con quella ormai antica visione. Senza difficoltà si entra in sintonia con nuovi suoni, nuove dimensioni. In India si è diversi che altrove. Si provano altre emozioni. In India si pensano altri pensieri.

Forse perché in India il tempo non è sentito come una linea retta, ma circolare, passato, presente e futuro non hanno qui il valore che hanno da noi; qui il progresso non è il fine delle azioni, visto che tutto si ripete e che l’avanzare è considerato una pura illusione.

La ruota del Khadi - L'ordito e la trama dell'India

La ruota del Khadi – L’ordito e la trama dell’India

La ruota del Khadi – L’ordito e la trama è un documentario che offre un’immagine moderna dell’India ma ci mostra, soprattutto, l’interconnessione intrinseca di molti settori che spesso non vengono osservati in modo critico perché se ne valuta solo l’immagine mainstream e limitata.

La responsabilità medica spiegata da Paolino Salierno

Eccoci con una nuova puntata di un caffè con l’avvocato Paolino Salierno che oggi ci parla della responsabilità medica, offrendo qualche valido consiglio da tenere presente.

Iniziamo con il definire cosa si intende quando si parla di responsabilità medica.

Per responsabilità medica ci si riferisce alla responsabilità che scaturisce dai danni cagionati ai pazienti  provocata da errori o omissioni da parte dei sanitari.

Paolino Salierno avvocato

Paolino Salierno avvocato

Responsabilità medica: la riforma Gelli-Bianco

La riforma Gelli-Bianco ha introdotto significative modifiche all’interno della responsabilità medica perché ha escluso la responsabilità penale dei medici per imperizia laddove venga dimostrato di essersi attenuti  alle linee guida valide e pubblicate online dall’Istituto Superiore di Sanità. Altro cambiamento introdotto  è quella per cui in sede civile i medici che operano a qualsiasi titolo presso una struttura sanitaria sono responsabili per colpa ai sensi dell’art.2043 del codice civile mentre le strutture sanitarie risponderanno solo per responsabilità contrattuale.

La responsabilità medica prevede diversi tipi di danni risarcibili. Generalmente vengono connessi alla causazione di un danno iatrogeno (lesione alla salute psico-fisica) determinata dalla colpa del medico o dalla mancanza di un valido consenso informato.

Dunque i pazienti che sono rimasti vittime di errori da parte dei sanitari che li hanno avuti in cura possono rivolgersi al giudice, per poter ottenere un risarcimento del pregiudizio subìto. Ciò può avvenire dopo la valutazione fatta da professionisti che possano comprendere se c’è un effettivo rapporto di causalità tra il danno e un operato non corretto sanitario.

Con la riforma Gelli-Bianco si ha il superamento della distinzione tra i gradi di colpa. Ad esempio l’articolo 590 sexies del codice penale dispone la non punibilità dell’esercente la professione sanitaria alla luce di questi presupposti:

  • La verificazione dell’evento a causa dell’imperizia
  • Il rispetto delle linee guida e l’adeguatezza alle specificità del caso concreto delle linee guida.

Quando è colpa del medico?

L’esercente della professione sanitaria risponde a titolo di colpa per morte o lesioni personali derivanti dall’esercizio di attività medico-chirurgica nei seguenti casi:

  • Se l’evento si è verificato per colpa anche lieve causata da negligenza o imprudenza.
  • Se l’evento si è verificato per colpa grave da imperizia nell’ipotesi di errore rimproverabile nell’esecuzione. Quando ad esempio il medico ha comunque scelto e rispettato le linee guida o, in mancanza, delle buone pratiche che non risultano però adeguate alla specificità del caso concreto. Fermo restando che il medico ha l’obbligo di disapplicare quando la specificità del caso rende necessario lo scostamento da esse.
  • Se l’evento si è verificato per colpa grave quando il medico ha scelto e rispettato le linee-guida o, in mancanza, le buone pratiche risultano adeguate o adattate al caso concreto. Tenuto conto del grado di rischio da gestire e delle specifiche difficoltà tecniche dell’atto medico.

Questo è solo un sintetico accenno sulla responsabilità medica, per scoprire i consigli e come agire nel migliore dei modi qualora si sia subìto un danno da parte dei sanitari, non vi resta che guardare il video in home o contattare direttamente l’avvocato Paolino Salierno ai seguenti recapiti telefonici: 0825 16 42 890 oppure 340 5936088.

Si precisa che il video in questione è stato girato in tempi non attuali e in cui la normativa vigente del tempo non prevedeva l’obbligo di indossare il DPI (la mascherina) in luoghi chiusi.

Vincenzo De Luca e l’ordinanza n.89

Siamo arrivati all’ordinanza n.89 pubblicata da Vicenzo De Luca che riguarda la conferma delle disposizioni concernenti le attività scolastiche a distanza e le limitazioni alla mobilità.

Da cittadini campani sappiamo che probabilmente o quasi sicuramente saremo soggetti a nuove ordinanze e disposizioni perché siamo abituati, da quasi un anno, a vivere nel continuo cambiamento delle disposizioni e normative vigenti nel nostro territorio. Stiamo vivendo, infatti, sotto un sottile “giogo psicologico”, in cui ci sentiamo completamente in balìa delle nuove normative che possono cambiare da un momento all’altro o semplicemente riconfermare le disposizioni già in essere.

Infatti l’ordinanza n.89 non è altro che una conferma delle disposizioni già esistenti.

Vincenzo De Luca: ordinanza n.75

Vincenzo De Luca

Cosa riconferma l’ordinanza n.89?

L’ordinanza n.89 ha validità dal 6 novembre fino al 14 novembre 2020 e stabilisce e riconferma quanto segue:

  • Sono sospese le attività didattiche in presenza per quanto riguarda le scuole primarie e secondarie, eccezione fatta per lo svolgimento delle attività destinate agli alunni affetti da disturbi dello spettro autistico o diversamente abili per cui lo svolgimento delle lezioni in presenza è consentito previa valutazione dell’Istituto scolastico.
  • Sono sospese, fatta eccezione per le attività amministrative, le attività in presenza nelle scuole dell’infanzia.
  • Le attività di jogging qualora si svolga sul lungomare, parchi pubblici o centri storici ha la limitazione oraria dalle ore 06:00 alle ore 08:30.
  • Per l’intero arco della giornata c’ il divieto di spostamenti della provincia di domicilio abituale o residenza sul territorio regionale verso altre province della Campania. Restano consentiti esclusivamente spostamenti motivati d comprovate esigenze lavorative, familiari, scolastiche, di necessità o d’urgenza o di salute. Tale divieto non viene applicato per il transito verso altre Regioni italiane o straniere o verso luoghi d’imbarco.
  • Le aziende che si occupano del trasporto pubblico locale, di linea e non di linea devono osservare le disposizioni vigenti del Dpcm del 3 novembre 2020.
  • Resta confermato l’obbligo di modulare l’erogazione dei servizi minimi essenziali in modo da evitare sovraffollamenti dei mezzi di trasporto soprattutto nelle fasce orarie in cui si registra una presenza maggiore di utenti.

Non sarebbe auspicabile far durare le ordinanze in tempi più lunghi e modificarle qualora vi fossero situazioni critiche o anomale?

Restiamo in attesa di nuove ordinanze e disposizioni regionali.

La saga continua…

Covid-19: la paura e l’ignoranza

Il Covid-19 ha cambiato, trasformato e plasmato le nostre vite perché siamo limitati nella nostra libertà e nei rapporti interpersonali. L’ansia di dover combattere con questo virus che non ha un volto a noi percepibile alimenta la paura verso qualcosa che è più forte di noi e non siamo abituati a toccare la nostra inconsistenza e fragilità in questo modo così spietato, crudo e brutale.

Siamo abituati a manipolare il mondo, cambiandolo per come ci può essere più congeniale. Lo abbiamo sempre fatto e continueremo a farlo ma, fino a quando non sarà possibile fare il vaccino, dobbiamo continuare a confrontarci con questa impotenza e fragilità.

La paura non è un sentimento costruttivo quando ci si lascia avvolgere completamente da questo senso di smarrimento ma deve essere accompagnata da pensieri costruttivi e pensanti. La paura, ad esempio, dovrebbe essere uno sprone per cercare di adottare comportamenti responsabili in modo da affrontare più serenamente la nostra vita e il nostro tempo perché inevitabilmente fluiscono e passano. Con questo non dico di vivere la vita con leggerezza, facendo finta che il Covid-19 non esista ma dico semplicemente di sfruttare la paura e trasformarla in qualcosa di positivo.

Covid-19 e la paura

Covid-19 e la paura

La paura non costruttiva aiutata dalla comunicazione, ad esempio, ci sta portando a perpetrare una caccia agli untori come se sapere il nome di un caso positivo possa far sparire il virus o migliorare la situazione attuale. Questo sta innescando un volano deleterio che porta molti ad aver paura di dire che si è stati positivi o che ancora lo si è, ad avere vergogna di uscire nonostante si sia ritornati negativi e ciò non serve a nulla se non ad inasprire ulteriormente questa situazione che è già di per sé infelice.

Tutto ciò che ho appena descritto parte da un’ignoranza di fondo, da una mancanza di empatia e di solidarietà che dovrebbe ricordarci, in un certo qual modo, che nonostante tutto siamo esseri umani che vivono all’interno di uno spazio che si chiama mondo ma anche comunità.

Conoscere l’identità di una persona che è stata positiva non vuol dire che questa persona debba essere messa in isolamento a vita dalla comunità qualora questa esca quando il pericolo è passato. Fare il mormorio e il gossip rurale che tanto piace, in questo caso, è semplicemente stupidità celata da finta curiosità e apprensione.

A chi si sente in colpa nell’aver preso il Covid-19 senza aver vissuto con leggerezza mi sento di dire che non c’è nessuna colpa perché potrebbe accadere a tutti, anche a coloro che credono di essere i più attenti al mondo e che credono di stare sul piedistallo e puntare il dito in queste situazioni.

Questo periodo dovrebbe insegnarci ad essere persone migliori proprio per il fatto che è palese che non siamo altro che una parte infinitesimale di un mondo e di un universo che può molto di più rispetto a noi.

Rispettiamo il distanziamento, stiamo attenti ai nostri cari o chi potrebbe essere più fragile ma restiamo esseri pensanti e soprattutto umani.

L’ultimo sorriso di Sunder City è il romanzo d’esordio di Luke Arnold

L’ultimo sorriso di Sunder City è il primo libro di Luke Arnold, edito da Nua Edizioni il 10 settembre 2020. Il romanzo appartiene al genere fantasy con vaghe ispirazioni che richiamano il romanzo distopico in cui non mancano elementi che riportano al genere noir.

Protagonista de L’ultimo sorriso di Sunder City è Fetch Phillips, un investigatore dal passato misterioso.

Luke Arnold è conosciuto al grande pubblico italiano come attore e protagonista in Glitch ma è anche sceneggiatore, regista e scrittore.

L'ultimo sorriso di Sunder City : libro

Il romanzo d’esordio dell’attore australiano

L’ultimo sorriso di Sunder City di Luke Arnold

Sunder City in origine si chiamava Sunderia ed era un territorio inospitale senza popoli indigeni finché nel 4390 una banda di cacciatori di Draghi seguendo un balenio di fiamme all’orizzonte, pensando di avvicinarsi ad una preda, scoprirono una fossa di fuoco sotterraneo.

Sunder City cominciò la sua vita come una gigantesca fabbrica di proprietà dei suoi fondatori. Per i primi vent’anni, gli unici abitanti furono gli operai che passavano la giornata a fondere ferro, cuocere mattoni e scavare fondamenta.

Man mano che la città guadagnava stabilità, coloro che vedevano giungere al termine il loro contratto di impiego divennero più restii ad andarsene, quindi furono costruite case e negozi.

Alla fine, Sunder ebbe bisogno di una guida diversa da quella della fabbrica, perciò elesse il suo primo governatore: un muratore di nome Ranamak.

Ranamak era un Nano arrivato a Sunder per dare consigli sulla costruzione di edifici ma non era mai andato via. Era un uomo dotato di grande forza fisica, di esperienza e di affabilità. Una persona dai modi semplici ma che possedeva ampia conoscenza degli scavi nelle miniere e quindi tutti gli abitanti concordarono che fosse lui il leader perfetto.

Un giorno giunge Kingsley giunto nella città per diffondere poesie e idee ed era anche riuscito ad avvicinarsi al tavolo di Ranamak che, in breve tempo, lo aveva nominato Ministro delle Arti e del Teatro. Tutto questo fermento culturale ai cittadini di Sunder City non era gradito così un giorno decisero di assassinare entrambi.

Sunder City è un luogo abitato da umani e creature magiche e tra queste strade si aggira Fetch Phillips che, con il tempo si renderà conto di aver combattuto sempre dalla parte sbagliata. Per scoprire qual è questa parte non vi resta che leggere il libro!

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Luke Arnold: biografia dello scrittore

L’autore de L’ultimo sorriso di Sunder City nasce in Australia ed trascorre gli ultimi dieci anni viaggiando per il mondo, recitando ruoli come quello di Long John Silver nella serie tv vincitrice di tre Emmy, il ruolo di Michael Hutchence in Never Tears Us Apart, una miniserie dedicata agli INXS.

Quando non recita Luke Arnold fa lo sceneggiatore, il regista e lo scrittore oltre ad essere ambasciatore di Save the Children Australia.

Se siete incuriositi da romanzi ambientati in luoghi magici come quello di Sunder City vi consigliamo la lettura di Tettagna di Patrizia De Luca.

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