Alfonsina Merola

La banalità del tragico di Raymond Carver a teatro

Simona Fredella, Andrea Palladino e Alessio Sordillo hanno proposto in versione teatrale Una cosa piccola ma buona, un racconto breve di Raymond Carver contenuto all’interno del libro Cattedrale (1983).

La trasposizione teatrale, a mio avviso, è completamente riuscita: la rappresentazione infatti nonostante la tematica angosciante sottolineata dalla scenografia cupa e realistica è stata travolgente e intensa.

La loro scelta è stata coraggiosa perché non è semplice riproporre in versione teatrale un autore particolare e forte come quello che hanno scelto eppure l’impresa è riuscita pienamente. Ancora più da apprezzare è il voler condurre lo spettatore in una tematica così forte e cupa che, oggi, pochi post lockdown stanno proponendo. Troppo distratti dal voler contemplare la vita stiamo dimenticando che la cultura deve portarci a far riflettere, anche rimarcando sensazioni che, ad oggi, cerchiamo di allontanare per ovvie ragioni, legate ai mesi precedentemente trascorsi.

Cerver rappresentazione teatrale di Una cosa piccola ma buona

La Notte dei Barbuti 2020

Una cosa piccola ma buona si basa su fraintendimenti vissuti all’interno di un momento tragico e ce ne svela la sua banalità perché in fondo non è il tragico ad essere banale ma siamo noi che decodifichiamo la realtà, la esasperiamo, trascendendo nel banale.

Il racconto di Carver riesce a penetrare nel profondo dell’animo umano, utilizzando la crudeltà della realtà e della vita, sottolineando che siamo miseria ma allo stesso tempo siamo capaci di umanità, di perdono e di vicinanza.

Una cosa piccola ma buona di Raymond Carver: la trama della rappresentazione teatrale

Una cosa piccola ma buona racconta la storia di Scotty, un bambino che è stato investito da un’auto nel giorno del suo compleanno. I sentimenti dei genitori del piccolo sono i protagonisti del racconto. L’altra protagonista è la solitudine del pasticcere.

L’equivoco infatti nasce da una telefonata di quest’ultimo che chiama a casa di Ann e Howard per risentirsi del fatto che nessuno,ormai da tre giorni, si sia recato presso il suo laboratorio dolciario, per ritirare la torta commissionata. Il problema è che all’inizio della telefonata il pasticcere non dice chi sia e i coniugi pensano che sia l’ospedale dove’è ricoverato Scotty che li abbia telefonati per comunicare che lo stato del figlio è peggiorato.

Una piccola ma buona di Raymond Carver

Una piccola ma buona di Raymond Carver

Ann e Howard si precipitano in ospedale, scoprendo che il bambino è stazionario e presi dalla disperazione e dall’angoscia per ciò che stanno vivendo non pensano che a telefonarli sia stato il pasticcere ma qualcuno che vuole beffarsi crudelmente di loro in momento così duro e complicato da affrontare.

L’ansia per via di altre telefonate del pasticcere si tramutano in rabbia nei confronti di questa voce sconosciuta che sta esasperando e mettendo a dura prova i nervi di Ann e del marito.

Purtroppo arriva anche la telefonata dell’ospedale che comunica la notizia che i genitori tanto scongiuravano e poi arriva ancora una volta la voce del pasticcere.

Finalmente la donna comprende che le telefonate sono del pasticcere e i due si precipitano al laboratorio carichi di rabbia e con ilcuore in frantumi.

Proprio quando due oltrepassano la soglia del laboratorio e i tre chiariscono, ognuno la propria situazione, che arriva l’epilogo.

Preobabilmente avete bisogno di mangiare qualcosa- disse il pasticcere. – Spero vogliate assaggiare i miei panini caldi. Dovete mangiare per andare avanti. Mangiare è una cosa piccola ma buona in un momento come questo.

Mangiate, prendete tutti quelli che volete. Ci sono tutti i panini del mondo qui.

Ann e Howard lo odorarono, poi lui glielo fece assaggiare. Sapeva di melassa e cereali integrali. Continuarono ad ascoltarlo. Mangiarono tutto quello che poterono. inghiottirono quel pane scuro. Sotto le batterie di luci fluorescenti sembrava giorno. Rimasero lì a parlare fino all’alba, un chiarore pallido e intenso che entrava dalle vetrine, senza che venisse loro in mente di andarsene.

Una cosa piccola ma buona è un crescendo delle esasperazioni emozionali e del sentire umano ma anche dell’insoddisfazione e dell’immensa solitudine di cui siamo intrisi, a prescindere dalle nostre vite, dalle scelte fatte e dai fallimenti accumulati perché basta un nonnulla, un equivoco, un qualcosa a scombussalare i nostri equilibri e la nostra fragilità.

Agorà dei sapori per la valorizzazione della biodiversità agroalimentare

Agorà dei sapori è un’iniziativa di cui faranno parte ben dieci comuni dell’Irpinia: Vallesaccarda, Bagnoli Irpino, Caposele, Senerchia, Monteforte Irpino, Cairano, Sant’Angelo a Scala, Taurano, Torella dei Lombardi e Villanova del Battista.

Questo progetto che si svolgerà dal 4 al 13 agosto vuole essere un momento, oltre che di condivisione, soprattutto di riflessione su alcune tematiche che riguardano il presente ed il futuro del settore agroalimentare, puntando sulla biodiversità e coinvolgendo in discussioni le aziende del territorio. Saranno presenti Farmers Market per poter acquistare i prodotti a Km 0 oltre a momenti di degustazione.

Locandina Agorà dei sapori

Locandina Agorà dei sapori

Agorà dei sapori: date e programma

Ciascun appuntamento previsto all’interno del progetto Agorà dei sapori inizierà alla ore 17:00 e terminerà alle ore 21:00. Alle ore 18:30 e previsto un talk che varierà in base alle iniziative e al Comune coinvolto. Ciascuna discussione avrà come punto centrale quello di affrontare la ruralità e la valorizzazione del territorio.

Il calendario è il seguente:

  • Martedì 4 agosto appuntamento a Torella dei Lombardi in Piazza Sergio Leone. In questa occasione si parlerà di SOS vino: dall’emergenza Covid-10 alle nuove opportunità.
  • Mercoledì 5 agosto la seconda tappa è prevista a Cairano in Piazza Teatro Dragone.
  • Giovedì 6 agosto appuntamento a Vallesaccarda in Piazza Michele Addesa.
  • Venerdì 7 agosto quarto appuntamento a Senerchia in Piazza Corso Garibaldi.
  • Sabato 8 agosto quinta tappa a Monteforte Irpino in Piazza Umberto I.
  • Domenica 9 agosto appuntamento a Sant’Angelo a Scala presso il Castello medievale.
  • Lunedì 10 agosto settima tappa a Taurano presso la Villa Comunale.
  • Martedì 11 agosto appuntamento a Bagnoli Irpino in Piazza di Capua
  • Mercoledì 12 agosto appuntamento a CAposele in Piazza Sanità.
  • Giovedì 13 agosto ultimo appuntamento a Villanova del Battista in Piazza 23 Luglio 1930.

Buoni fruttiferi postali: le controversie spiegate da Paolino Salierno

I buoni fruttiferi postali sono finiti all’interno di un vero e proprio polverone perché Poste Italiane ha agito modificando i tassi d’interesse in senso peggiorativo.

Riguardo a ciò c’è molta confusione ed è per questo motivo che l’avvocato Paolino Salierno ha deciso di parlarci di alcune controversie che riguardano i buoni fruttiferi postali che sono stati emessi dal 1989 al 1999.

Paolino Salierno: video buoni fruttiferi

L’avvocato ci spiega alcune cose che dobbiamo sapere

Buoni fruttiferi postali: cosa sta accadendo

I buoni fruttiferi emessi a decorrere da luglio 1986 e prima del 1999, nonostante sul retro riportino un prospetto degli interessi maturati dalla data di emissione, vengono rimborsati da Poste Italiane con una cifra inferiore rispetto a quella indicata.

Dopo l’entrata in vigore del decreto del 13 giugno 1986 le Poste Italiane avrebbero dovuto emettere buoni fruttiferi postali della serie Q invece, per un pò di tempo, hanno continuato ad utilizzarfe i moduli delle serie O e P che indicavano tassi superiori ma non applicabili.

La legge infatti consentiva alle Poste di utilizzare, fino a esaurimento, solo buoni della serie P e non quelli della serie O a patto che venissero apposti due timbri: uno sul fronte e uno sul retro.

Poste Italiane continua a rimborsare importi inferiori rispetto a quelli spettanti, nonostante l’intestatario del buono non abbia mai ricevuto alcuna comunicazione sul presunto e diverso rendimento degli interessi, originariamente sottoscritte e unilaterlamente modificate.

Paolino Salierno: video

L’avvocato di parla dei buoni fruttiferi postali emessi dal 1986 al 1999

Paolino Salierno ci spiega quali sono i margini per poter chiedere un eventuale rimborso

C’è un modo per poter recuperare gli interessi che non si sono avuti?

Paolino Salierno ci spiega che se si è acquistato un buono fruttifero postale tra il 1986 e il 1999 e gli interessi incassati sono stati inferiori rispetto ai tassi previsti è possibile avere diritto ad un rimborso, che riguarderebbe cifre abbastanza importanti.

Prima di iniziare qualsiasi strada bisogna controllare la data di emissione del buono fruttifero postale e la serie. Se la data di emissione è anteriore al 1986 le possibilità di ottenere un rimborso sono scarse se la data è invece posteriore bisogna verificare la serie.

Se risulta appartenere alla serie rarissima O è molto probabile che, in caso di contenzioso, si abbia ragione. Riguardo alle serie P bisogna verificare che siano stati apposti due timbri.

Lo studio legale Salierno sito ad Avellino Corso Vittorio Emanuele II n. 359 offre una prima consulenza gratuita sull’argomento. Per maggiori informazioni e per prenotare un appuntamento è possibile contattare i seguenti recapiti telefonici:

  • 0825 51 64 28 90
  • 340 59 36 088

Per scoprire maggiori dettagli non vi resta che guardare il video in home.

In viaggio con i Mesali per scoprire l’Irpinia autentica

Mesali è un’associazione formata da persone che amano il proprio territorio e che vogliono farlo conoscere e scoprire in modo autentico e diverso, fondendo varie attrattive culturali e territoriali.

Non è un caso la scelta del nome: mesali, infatti, nel dialetto locale significa tovaglie dunque l’intento degli associati, gruppo di ristoratori irpini, è quello di guidare gli avventori attraverso un percorso fatto di convivialità, ospitalità, conoscenza e transumanza gastronomica.

L’Irpinia è un posto ricco di storia, cultura e tradizioni che però manca di strutture, progetti e itinerari che possano guidare un turista che decide di visitare questi luoghi. Da irpinia molte volte mi sono chiesta come sia possibile che un territorio vocato al vino non abbia, ad esempio, un itinerario del vino ufficiale che possa essere in grado di far conoscere la realtà enologica di un territorio che, in potenza, ha le stesse caratteristiche e attrattive della Toscana.

L'Irpinia da conoscere insieme ai Mesali

L’Irpinia da conoscere insieme ai Mesali

Avventurarsi in Irpinia, se non si hanno amici del posto o non si prenota una visita organizzata qualora vi fosse, equivale ad addentrarsi in uno spazio disordinato, una sorta di “selva oscura”, in cui è facile perdersi e perdere aspetti importanti di questa meravigliosa terra.

Da oggi, fortunatamente, le cose cambiano perché i Mesali, con il progetto itinerante Sentieri d’Irpinia, hanno deciso di investire in un’idea che ha come mission lo sviluppo del territorio in un’ottica sostenibile e soprattutto aggregativa.

La loro idea d’Irpinia è aperta a chiunque, soggetti pubblici e privati, che condividono i loro stessi valori: amore per il territorio, appartenenza territoriale e resistenza nei confronti di ciò che eravamo e di ciò che siamo, a prescindere delle dinamiche di mercato e della grande distribuzione.

Il progetto, infatti, prevede la realizzazione di 11 percorsi, incentrato ciascuno intorno ad ogni ristorante facente parte dei Mesali. Il punto di partenza sono i ristoratori perché intorno a loro ruota tutto il mondo della filiera produttiva locale: i piccoli produttori, cantine e contadini che hanno abbracciato l’idea che può esistere ed esiste un mercato sostenibile.

In questa idea verranno coinvolte anche le realtà inerenti la realtà dell’ospitalità diffusa, come l’Albergo diffuso di Castelvetere sul Calore, per fare un esempio. Non sono escluse le associazioni, le Amministrazioni Comunali, Gal, Enti parchi e tutte quelle realtà che hanno come scopo la conoscenza del territorio e la crescita dello stesso.

Associazione i Mesali

I membri dell’associazione irpina

I Mesali: chi sono

I ristoranti che appartengono all’associazione Mesali sono luoghi composti da persone che, nel loro lavoro quotidiano, scelgono di presentare l’autenticità del loro territorio, preferendo materie prime a km 0 e piccoli produttori che non si lasciano intimorire dalle dinamiche del mercato globalizzato. Tutti i partecipanti, diretti e indiretti, sono animati da un ideale che non è solo conservativo ma di amore per la genuinità e i sapori di un tempo oltre all’orgoglio della propria identità rurale e lavorativa.

Il risultato finale degli associati presenta direttamente un prodotto finito, che mescola tradizione e innovazione: una nuova immagine che meglio rappresenta l’Irpinia di oggi.

L’Irpinia, oggi, è composta non solo da persone che sono sempre rimaste nella loro terra ma da giovani che hanno scoperto altre realtà. Uscendo fuori dai propri confini, hanno deciso, ugualmente, di tornare nella loro terra di orgine per rivalutare, sfidare e dare una nuova possibilità ad un territorio che ha molto da offrire ma che, purtroppo, non ha mai avuto una voce adeguata che potesse rappresentarlo a pieno.

I ristoratori che compongono i Mesali sono:

  • Oasis Sapori Antichi (Vallesaccarda, AV)
  • Osteria dei Briganti (Scampitella, AV)
  • Ristorante La Pignata (Ariano Irpino, Av)
  • Antica Trattoria Di Pietro (Melito Irpino, AV)
  • Villa Assunta (Mirabella Eclano, AV)
  • La Pergola (Gesualdo, AV)
  • La Ripa Ristorante Museo (Rocca San Felice, AV)
  • Antica Trattoria Martella (Avellino, AV)
  • Trattoria Valleverde Zi’ Pasqualina (Atripalda, AV)
  • La Corte dei Filangieri (Candida, AV)
  • Vecchio Mulino 1834 (Castelfranci, AV)
  • La Locanda della Luna (San Giorgio del Sannio, BN)
  • Veritas Restaurant (Napoli, NA)
Visitare l'Irpinia insieme ai mesali

Irpinia

I punti di forza del progetto Sentieri d’Irpinia

Per realizzare Sentieri d’Irpinia l’associazione dei Mesali ha condotto delle ricerche tecniche specifiche, avvalendosi del supporto The Data Appeal Company, compagnia che sfrutta le analisi e i dati, in base a studi approfonditi, che sono in grado di poter delineare i punti di forza di un progetto, le esigenze di mercato per poter realizzare un progetto vincente e destinato a durare nel tempo.

L’analisi svolta con il supporto del programma UniCredit Made4Italy ha rilevato una grande visibilità dell’Irpinia per quanto riguarda il settore gastronomico e l’ospitalità. Bisogna rivolgere l’offerta al mercato inglese, francese e tedesco e intesificare la presenza online su più canali per poter valorizzare le risorse e le attrattive locali.

Altro fattore importante è quello di destagionalizzare la presenza del turismo in Irpinia perché ci può essere movimento durante l’arco dell’intero anno e non solo in determinati periodi, già di per sé inflazionati e dispersivi.

L’obiettivo di Mesali è quello non solo di creare un marchio di qualità ma la volontà di creare un’identità che abbia come scopo quello di trasmettere il senso di appartenenza territoriale, a prescindere dalle singole diversità.

Duomo di Avellino

Duomo di Avellino

Quali sono i punti d’interesse considerati nello studio?

Dall’analisi svolta i punti d’interesse sono diversi. Gli avventori sono attratti da:

  • Abbazia del Goleto di Sant’Angelo dei Lombardi
  • Museo degli Argenti di Ariano Irpino
  • Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino
  • Sagra della castagna e del tartufo nero di Bagnoli Irpino
  • Sagra della castagna di Montella
  • ArianoFolkFestival
  • Castello di Gesualdo
  • Parco Archeologico di Mirabella Eclano

Qual è la sfida dei Mesali in collaborazione con UniCredit Made4Italy? È quella di potenziare i punti di forza dell’enogastromia e dell’accoglienza e realizzare nuovi progetti integrativi per realizzare nuovi servizi turistici e far scoprire altre attrattive esistenti ma sconosciute agli avventori.

In breve lo scopo è quello di dare finalmente un’identità collettiva ad un territorio che ha molto da offrire ma che non è stato adeguatammente valorizzato fino ad ora.

Le foto utilizzate nel presente articolo sono di Nico Boccia.

Ravioli cinesi: la ricetta originale della pasta

I ravioli cinesi detti anche won ton sono un formato di pasta ripiena tipico della tradizione culinaria cinese. La ricetta classica è a base di carne tritata di maiale o gamberetti.

Si dice che i won ton sono stati inventati da Zhang Zhongjing, medico cinese, che ritornato nella propria città natale e diventato sindaco scopre che molte persone hanno dei geloni molto dolorosi vicino alle orecchie.

Il suo studio era troppo piccolo per poter ricevere tutti i pazienti e decise di installare una tenda e posizionare un calderone nella piazza del paese, per poter offrire i medicinali ai propri pazienti.

Queste medicine erano composte da zuppa di erbe per poter combattere il freddo e proteggere le orecchie. Queste erbe erano preparate e inserite all’interno di frittelle e cotte in un brodo preparato con le stesse erbe.

Zhang Zhongjing dava ad ogni paziente una scodella con questa zuppa e due ravioli. I pazienti bevevano questa zuppa e si accorgevano che, in breve tempo, iniziava a riscaldarsi tutto il corpo, comprese le orecchie. Per questo motivo i suoi pazienti decisero di creare dei ravioli, a forma di orecchio, e festeggiare questo evento.

Ravioli al vapore: la ricetta

Un primo piatto della tradizione culinaria cinese

Won ton: i segreti per realizzare una sfoglia perfetta

I ravioli cinesi sono un piatto particolare che racchiude un significato importante per le famiglie infatti viene preparato e consumato per le grandi occasioni. Questo primo piatto è un simbolo di accoglienza oltre che di condivisione perché viene realizzato insieme: c’è chi si occupa di preparare la pasta, chi la stende, chi la farcisce e chi la cucina.

La farcitura può avere diverse combinazioni: carne, pesce, verdure che possono anche essere utilizzate insieme. La cottura può variare: possono essere cotti in altrettanti differenti modi.

La ricetta tradizionale per la cottura dei ravioli cinesi è quella al vapore.

La pasta del won ton si può comprare già pronta nei supermercati cinesi e, generalmente, ci sono pacchi da 30 fogli circolari ma il difetto è che i dischi, essendo fatti a macchina, non hanno differenza di spessore tra il centro ed il bordo. Nella ricetta orginale invece deve esserci differenza di spessore: il centro deve essere più alto dei bordi perché deve sostenere il peso del ripieno, evitando che si rompa.

Per preparare la pasta dei ravioli cinesi c’è bisogno:

  • Un piano da lavoro comodo e di un mattarello che non sia troppo grande e ingombrante.
  • Bisogna preparare la pasta prima del ripieno e lasciarla riposare per almeno 30 minuti in frigo.
  • Se vuoi preparare molti ravioli con il passare del tempo la pasta tende ad ammorbidirsi e quindi gli ultimi ravioli avranno una consistenza diversa dai primi.
  • Importante utilizzare la farina bianca di tipo 00.

Altro passaggio importante sono le proporzioni: ogni tre tazze di farina necessitano di una tazza di acqua e il tubo di pasta da preparare per poter realizzare  i dischi non deve essere superiore a 2,5 cm.

Ravioli al vapore

Ravioli al vapore

Ravioli cinesi: la ricetta

Ingredienti per 24 ravioli

  • Farina di tipo 00 2 tazze
  • Sale q.b.
  • Uova 1
  • Acqua q.b.

Esecuzione

  • Setaccia la farina e riponila in una ciotola.
  • Aggiungi 4 pizzichi di sale
  • Riponi la farina su di un piano da lavoro, fai un buco al centro e inserisci l’uovo.
  • Inizia a lavorare tutti gli ingredienti, aggiungendo l’acqua lentamente, fino a quando non avrai raggiunto una consistenza compatta.
  • Continua a lavorare fino a quando l’impasto non sarà diventato elastico.
  • Riponi la pasta in una ciotola e coprila con un panno di cotone.
  • Lascia riposare in frigo per circa 30 minuti.
  • Dividi la pasta in due parti e stendila il più possibile.
  • Crea dei cerchi del diametro di 6-7 cm con un bicchiere o uno stampino.

Se ti piace sperimentare ricette che provengono dalla tradizione culinaria orientale ma hai poco tempo a disposizione e poca pazienza, la ricetta degli spaghetti di grano saraceno con alga kombu è perfetta per scoprire sapori lontani e assaggiare ingredienti nuovi.

Tecniche di indagine e analisi dei principali fenomeni criminali di Salvatore Pignataro

Tecniche di indagine e analisi dei principali fenomeni criminali (2020) è l’ultimo libro di Salvatore Pignataro. Il tema del libro è incentrato sulle diverse modalità di approccio relative alle attività investigative, pratica esistente tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800 che si è evoluta e modificata fino ai giorni nostri.

Investigare, infatti, significa seguire una strada che porta alla verità. Per poter seguire una determinata strada c’è una ricerca certosina per giungere al percorso più idoneo e rilevatore. Investigare richiede non solo conoscenza giuridica ma una predisposizione intuitiva personale che sia idonea a tracciare un quadro di una qualsiasi situazione in cui sembra difficile trovare una quadra.

Nel libro, oltre ad essere spiegati in modo minuzioso e dettagliato tutte le parti di cui si compone la materia inerente all’investigazione, viene analizzato tutto ciò che corolla il lavoro in questione e come si compone, ad esempio, la nuova struttura dei servizi, per accedere a documentazioni inerenti la sicurezza interna ed esterna.

Tecniche di indagine e analisi dei principali fenomeni criminali

Tecniche di indagine e analisi dei principali fenomeni criminali

Gli strumenti dell’investigazione

Per poter predisporre un’indagine nel modo più idoneo ci sono strumenti investigativi, previsti dall’ordinamento giuridico e si dividono in tipici e atipici.

I tipici osservano le normative mentre gli atipici sono frutto dell’esperienza e della creatività dell’investigatore quindi non seguono uno schema definito.

Il sopralluogo è un altro elemento importante: l’esame della scena del delitto è fondamentale perché è proprio in questo luogo che si possono cogliere le sfumature più nascoste.

I rilievi tecnici, sono affidati alla polizia scientifica che dovrebbe instaurare un rapporto di collaborazione con gli investigatori, e si basano sull’osservazione, descrizione e acquisizione di dati ed elementi privi di elaborazione o valutazione tecnica uniti ad un accertamento tecnico relativo alle attività di approfondimento e di giudizio tecnico scientifico.

La Teoria dell’interscambio è l’interconnessione tra: reo, vittima e ambiente/scenario.

Le azioni investigative cercano di far emergere chi è una persona: la professione che svolge, la sua fedina penale e poi le sue qualità.

Tecniche di indagine e analisi dei principali fenomeni criminali analizza nello specifico i vari settori in cui agisce, tenendo per ciascun campo la normativa vigente perché in base alle disposizioni può variare il metodo di approccio.

Un argomento che ci ha molto colpito è quello relativo ai crimini informatici.

Salvatore Pignataro

Salvatore Pignataro

Tecniche di indagine e analisi dei principali fenomeni criminali: i crimini informatici

I crimini informatici sono reati che vedono nella rete telematica il mezzo per poter commettere attività illecite come truffe, cyberbullismo, stalking attraverso i social o accessi abusivi a sistemi informatici.

Il virus, ad esempio, è un programma che in maniera indesiderata si inserisce all’interno del pc dell’utente, nella maggior parte dei casi sono innocui e non danneggiano il sistema altre volte vole invece no.

Questo è un campo nuovo che si barcamena su normative e modi di agire meno consolidati, vista la giovane età del diritto informatico.

Come scrive Salvatore Pignataro:

Agli inizi degli anni ’90 si manifestò l’esigenza di disciplinare la materia, successivamente all’espandersi di crimini commessi attraverso l’uso della tecnologia. La rete internet però mal si presta a rigide regolamentazioni a causa della sua particolare struttura sempre in continua evoluzione. Inoltre gli autori tendono ad avvalersi delle asimmetrie tra i diversi sistemi nazionali non ancora adeguatamente coordinati.

Ad esempio, il reato di illecita intrusione in un sistema informatico o telematico si contraddistingue per l’elevata potenzialità offensiva che potrebbe arrecare danni patrimoniali alla parte offesa.

Generalmente la parte lesa si affida alla Polizia Giudiziaria che può concludere le indagini in modo soddisfacente.

Negli ultimi tempi è cambiata anche la finalità dell’hacking perché, inizialmente, l’approccio non si manifestava con azioni dannose ma le finalità erano artistiche e politiche. Alla fine degli anni ’80 i crimini informatici sono stati divisi in due tipi: lista minima e lista facoltativa.

Nella lista minima i reati sono relativi a:

  • Frode informatica
  • Falso in documenti
  • Danneggiamento di dati e programmi
  • Sabotaggio informatico
  • Accesso abusivo e la violazione delle misure di sicurezza del sistema
  • Intercettazione non autorizzata

Nella lista facoltativa invece sono inclusi:

  • Alterazione di dati
  • Spionaggio informatico
  • Utilizzo di un programma informatico protetto

Tecniche di indagine e analisi dei principali fenomeni criminali di Salvatore Pignataro non è solo un saggio per gli addetti al settore ma può essere illuminante anche per gli amanti di questo complesso settore.

E finsero felici e contenti. Dizionario delle nostre ipocrisie: la recensione

E finsero felici e contenti. Dizionario delle nostre ipocrisie (2020) è un libro di Giuseppe Culicchia, edito da Feltrinelli Editore, che descrive la società di oggi, basata su fake news, storytelling, ovvietà di un pensiero semplicistico, che mette da parte la costruzione di un pensiero complesso.

Il libro, come si evince anche dal nome, è una sorta di dizionario che analizza alcune parole usate e abusate in tutti i contesti cui fa comodo.

Con ironia lo scrittore descrive il mondo attraverso definizioni che, oltre a dare un significato ad una parola, vengono inglobate automaticamente in un pensiero politico, solo per il semplice fatto di star utilizzando quella parola e non un’altra. In breve, oggi, utilizziamo e ci nascondiamo dietro termini politicamente corretti ma, in fondo, non siamo altro che finti integralisti e ipocriti decodificatori di una realtà, che ci viene comunicata attraverso una strumentalizzazione distorta del linguaggio.

Ad esempio, utilizziamo la parola riforma per definire le misure che, nel corso degli ultimi dieci anni, hanno limitato e abolito i diritti dei lavoratori. Come si può far passare con il termine riforma l’introduzione del precariato?

Per rendervi più il concetto riporto alcuni termini presenti all’interno di E finsero felici e contenti. Dizionario delle nostre ipocrisie.

E finsero tutti felici e contenti. Dizionario delle nostre ipocrisie: recensione

E finsero tutti felici e contenti: dizionario delle nostre ipocrisie di Giuseppe Culicchia

E finsero felici e contenti. Dizionario delle nostre ipocrisie: citazioni

CICCIA: Ironizzare per anni su quella di Giuliano Ferrara e di Mario Adinolfi, definendoli ciccioni. Stigmatizzare però gli odiatori del web che fanno lo stesso con Michela Murgia. I chili di troppo sono un altro degli spunti preferiti dagli odiatori dei social, che non perdono occasione per attaccare modelle e attrici e cantanti se per caso hanno messo su qualche etto dall’ultima sfilata o passerella o esibizione canora: sempre servendosi dei nick, ci mancherebbe.

Mina risolse la questione sparendo ben prima dell’avvento dei troll digitali.

Ma per tornare al principio dei due pesi e delle due misure, si staglia su tutti l’esempio impareggiabile del famoso tweet di Asia Argento, che incrociando Giorgia Meloni al ristorante la fotografò e scrisse:

“La schiena lardosa della ricca e svergognata -Make Italy great again – #fascista ritratta al pascolo.”

Vale forse la pena di ricordare che la Meloni era diventata madre da pochi mesi, ma al di là di questo sorprende che la futura (in quel momento storico) paladina del #metoo e del neofemminismo attaccasse una donna proprio a partire dal suo aspetto fisico.

Resta indimenticabile il Bianciardi che, ribellandosi al Miracolo italiano, scriveva ne La vita agra: “Scomparse le diete dimagranti e i pregiudizi estetici, le donne saranno finalmente grasse”.

Oltre a termini  e singole parole, nel libro, ci sono slang, slogan e nomi di aziende che rappresentano un determinato mondo ideologico e che, se pronunciate o scritte, rappresentano inevitabilmente ed erroneamente l’identificazione del nostro interlocutore.

AIUTIAMOLI A CASA LORO: Anni fa era uno slogan della destra. Chiunque lo pronunciasse veniva subito etichettato come fascista. Poi le cose sono cambiate: a un certo punto lo ha affermato anche Matteo Renzi. quindi forse per alcuni resta uno slogan della destra. Se lo fanno concretamente i volontari delle ONG recandosi in Africa, tutto bene. Se lo propongono da destra, si tratta invece di razzismo bello e buono. Anzi: brutto e cattivo.

E ancora:

AMAZON: Sfrutta i dipendenti che devono rispettare tempistiche e turni controllati da appositi braccialetti elettronici degni del Frande Fratello, per tacere delle tempistiche cui sono soggetti i correri, e con la sua politica dei prezzi e degli sconti danneggia editori e librai indipendenti.

In veste di scrittori, dire in pubblico che i libri si comprano nelle librerie indipendenti. In privato, ma solo se costretti, ammettere: “Beh, sì, sai, anch’io a volte…”. Della multinazionale e delle sue politiche inerenti al mondo del lavvoro e ai diritti (?) dei lavoratori si è occupata di recente la Cgil del nuovo segretario Landini, ma non il Pd, che in teoria sarebbe l’erede di un partito fondato da un certo Antonio Gramsci ma ha bel altro a cui pensare.

A Torino, significativamente, l’edificio dove viveva e lavorava Gramsci è stato riattato e trasformato in un hotel di superlusso.Il libro di Giuseppe Culicchia

Qualche buon motivo per leggere il libro di Giuseppe Culicchia

Se si volesse riassumerlo brevemente, definirei l’opera di Giuseppe Culicchia come un libro dissacrante sulla società contemporanea. Lo scrittore ha trovato il modo di rendere leggero, nella lettura, un libro pesante dal punto di vista contenutistico perché scrivendo e sviluppando l’opera letteraria come fosse un dizionario, riesce a parlare in modo breve, semplice e conciso di problematiche e argomenti non proprio di facile esplicazione e poco strutturati.

Il tono di Giuseppe Culicchia è ironico, dissacrante e così banalmente vero che, un pò, si resta mortificati nel leggere la nostra inconsistenza ideologica che si traspone nel liguaggio.

Ogni parola che utilizziamo trasuda ipocrisia e, a mio avviso, questa falsità nell’antica Grecia e in filosofia la si chiamava dialettica, grande capacità oratoria. Quest’arte, nel caso dovesse essere ancora presente ma dubito, oggi,  viene strumentalizzata non per ricercare la verità, come un tempo. Oggi la dialettica è uno strumento atto alla ricerca della ragione, sempre la propria e mai quella altrui.

Il punto dello scrittore non è soltanto quello di sottolineare che si può dire di tutto il suo contrario ma è la finalità e l’ipocrisia sociale e politica con cui si strumentalizza la parola. A prescindere dal fatto che la comunicazione, in fin dei conti, non è altro che uno strumento di cui ci avvaliamo per far comprendere un concetto, un intento, un desiderio o un’idea.

Le parole, come diceva Nanni Moretti in Palombella Rossa, sono importanti e possono essere pesanti come pietre.

La violenza delle parole risiede nell’ipocrisia come i termini politicamente corretti, che utilizziamo, rappresentano l’apologia della falsità dialettica. Ogni parola presente nel nostro vocabolario ha una propria etimologia che dovrebbe aiutarci a comprendere il vero significato, che ha dato origine a quel termine. Probabilmente questa materia che dovremmo approfondire o studiare nelle scuole, a prescindere, se si scelga di fare il Liceo Classico o quello Scientifico (perché ci si imbatte nello studio etimologico dei termini, studiando le lingue morte: il greco e il latino).

Conoscere il vero significato delle parole aiuta ad essere più consapevoli dell’uso dei termini che utilizziamo e ci aiuta a comprendere l’importanza del linguaggio e il rispetto che dobbiamo a questo strumento di comunicazione potente che abbiamo a nostra disposizione.

Itaca deserta ruggine di Francesco Randazzo rivisita in chiave moderna il mito di Odisseo

Itaca deserta ruggine (2020) di Francesco Randazzo è un poemetto drammatico che rielabora il mito di Odisseo, rendendolo più contemporaneo.

Odisseo è un uomo dei nostri tempi, senza meta e senza punti di riferimento che approda ad Itaca, una piattaforma petrolifera abbandonata. In questo posto da solo, l’uomo, si ritrova a fare i conti con se stesso, con il suo passato e la memoria che vacilla.

Itaca deserta ruggine si divide in tre parti: Itaca deserta ruggine che ci presenta e descrive Odisseo e le peripezie che lo hanno condotto sino a Itaca, la seconda parte Nell’Ade liquido e la terza e ultima parte Ἀρέθουσα che è un frammento dialogico del mito di Aretusa.

Piove ad Itaca, dal mio arrivo. Le onde dabbasso

si frangono in spruzzi, dall’alto si schiantano

gocce

rabbiosamente tristi, risuonano sul metallo e

sembra

che la rugine si sciolga in sangue velenoso.

corrosivo.

Tutto è rimpianto, eppure niente mi sembra mio

quanto

questo simulacro di casa, questa tomba di famiglia.

Da qui trivellavo le profondità marine, io furbo,

imprenditore, manager intraprendente: petrolio o

gas

-dicevo- Superata l’acqua c’è il fondo, e sotto la

ricchezza,

da qui estrarrò potenza, energia e denaro! Questo

è il mio Regno.

 

Quanta solitudine, nel potere e nel denaro, mi

aggiravo rabbioso.

Perché nulla poteva bastarmi, nulla aveva senso e

la vita soltanto

accumulo ottuso. Guardavo il mare con lo

sconcerto e il panico

che avrebbe potuto spazzarmi via in un momento,

e di me niente

sarebbe rimasto, se non la menzogna di un’esistenza

vana.

Itaca deserta ruggine di Francesco Randazzo

Itaca deserta ruggine di Francesco Randazzo

L’Odisseo di Francesco Randazzo

Odisseo è un imprenditore che per troppa bramosìa di denaro ha perso tutto e la sua Itaca, che un tempo era rigogliosa di risorse petrolifere, ora non è altro che il ricordo sbiadito tra resti di ciò che prima risplendeva: ora è solo polvere e bulloni sparsi e arrugginiti dal tempo e dall’incuria.

Per l’imprenditore non restano solo che ricordi di un tempo che non è più, di viaggi in città dove ha trovato una seconda casa ma che ora gli hanno chiuso le porte. La memoria degli amori passati e di tutte le promesse tradite fatte alle amanti, oggi, gli lasciano solo l’amaro in bocca.

Penelope ha un ruolo diverso non è la donna mansueta, innamorata, a prescindere da tutto del suo Odisseo, è una donna che ha goduto della ricchezza di un tempo e che, ora caduta in miseria, si piange addosso per aver scelto l’uomo sbagliato.

Odisseo ricorda così la sua Penelope:

Sento, nel ferro che vibra, la voce arrochita di

mia moglie,

nel rollio dei pilastri, mi appare il suo passo

ondeggiante,

troppi mojito, troppi shot, Penelope aveva sempre

in mano

un bicchiere, camminava dritta ma ondulava

sinuosa,

sensuale panterona ubriaca, la guardavo come si

guarda

un film con Rita Hayworth, con la nostalgia

eterna del sesso.

Le toglievo i vestiti, ma lei rimaneva col bicchiere

in mano,

e con la bocca beveva da me, beveva cocktail,

beveva tutto.

E ridevamo di tutto, io e Penelope, sorditi e

felici, immemori,

sbronzi, danzatori ignudi, strappandoci fino alla

pelle il piacere.

Ma eri davvero tu, Penelope? Ero davvero io,

Odisseo? Noi, noi?

Non ha importanza, era vero tutto ciò che

credevamo d’essere.

Itaca deserta di Francesco Randazzo

Itaca deserta di Francesco Randazzo

Perché leggere Itaca deserta ruggine?

Itaca deserta ruggine di Francesco Randazzo è un’opera che non solo rivisita in chiave moderna il mito di Odisseo con coraggio ma riesce a farlo con la giusta ironia non dissacrante ma ha il solo compito di ripetere un viaggio con personaggi, che hanno lo stesso nome ma caratteristiche diverse che, in qualche modo, ci rispecchiano e in cui ci possiamo rivedere.

Il tema del viaggio nel passato di ciascuno ha sempre qualche traccia di rimpianto e di rimorso, dettato dal senno del poi e che, probabilmente, si scontra con il presente, generando una malinconia che potrebbe essere costruttiva solo nel momento in cui ci si rende conto delle proprie falle e, in qualche modo, si decide di porre rimedio nel presente.

La strada di quel viaggio che non abbiamo scelto, a vantaggio di un’altra, ci avrebbe potuti condurre ugualmente al rimpianto e alla malinconia fine a se stessa.

Itaca deserta ruggine edito da Fara Editore ha vinto il premio letterario Narrapoetando e ve ne consigliamo vivamente la lettura per sorridere amaramente sul mondo di oggi e sulla nostra società contemporanea.

Se siete amanti del mondo greco e delle rivisitazioni in chiave moderna vi consigliamo le poesie di Sinan Gudžević, il poeta che ironizza osservando il mondo in distici elegiaci.

No alle diete veloci, parola della nutrizionista Denise Caruso

L’estate, la prova costume, il post lockdown dove ci siamo ritrovati a combattere con chili di troppo e gonfiore alle gambe, causati da una vita più sedentaria, ci fanno adocchiare rimedi last second e diete lampo, per perdere peso in poco tempo.

Secondo l’esperienza della nutrizionista Denise Caruso non c’è niente di più sbagliato che fare riferimento a “diete moda”, pubblicizzate soprattutto nel periodo estivo. Queste diete sono dei regimi alimentari tutt’altro che sani per il nostro organismo perché eliminano intere categorie di alimenti, promettendo di ritornare in forma in pochissimi giorni.

Diete lampo: i consigli di Denise Caruso

Parola alla nutrizionista Denise Caruso che sconsiglia le diete moda

Diete veloci: i rischi

I rischi collegati a queste diete, secondo Denise Caruso sono 2:

Il primo rischio riguarda la possibile carenza di nutrienti: spesso sono diete che contengono un basso contenuto di carboidrati e grassi. Non bisogna dimenticare, infatti, che i carboidrati rappresentano il carburante del nostro cervello e dei nostri muscoli mentre i grassi servono per l’assorbimento di vitamine liposolubili a, d, e, k. Inoltre queste diete sono spesso carenti di sali minerali come calcio e potassio e delle vitamine e ciò mette sotto stress il nostro organismo.

Il secondo rischio è quello di vedere vanificato il sacrificio fatto durante le diete veloci perché più si perde rapidamente peso e più velocemente si riprendono i chili persi.

I consigli della nutrizionista per tenersi in forma durante l'emergenza Coronoavirus

Denise Caruso

Cosa bisogna fare per perdere peso in modo sano?

Quando si decide di intraprendere un percorso dietetico bisogna affidarsi ad un professionista della nutrizione, evitando il fai da te per due ragioni.

La prima è che solo gli esperti sono capaci di farvi perdere peso davvero perché perdere peso non è sinonimo di dimagrire ma sono due concetti diversi.

Perdere peso significa far scendere l’ago della bilancia mentre dimagrire significa perdere massa grassa, preservando la massa magra (i muscoli).

Con le diete veloci si perde peso ma non si dimagrisce perché si perde massa magra e massa grassa insieme e questo fattore favorisce la ripresa dei chili persi dopo aver smesso di seguire quel regime dietetico.

La seconda ragione consiste nel fatto che il dietista o nutrizionista è in grando di insegnare ad assumere alimenti in modo salutare e ciò resta nel nostro bagaglio alimentare per tutta la vita.

Solo cambiando realmente e in maniera duratuta il nostro stile di vita alimentare possiamo raggiungere il peso forma ideale ma, soprattutto, mantenerlo nel tempo.

Il consiglio della nutrizionista Denise Caruso è  quello di affidarsi sempre ad un professionista che sappia modellare la dieta sulle esigenze individuali specifiche per ciascun soggetto e in base alle diverse fasi della vita.

Trame: il video ufficiale degli E.Versi, la band irpina che fonde jazz ed elettronica

Trame è il nuovo video degli E.Versi, uscito da poche settimane sul canale YouTube.

Gli E.Versi sono una band irpina composta da: Domenico Cipriano (poeta), Carmine Cataldo (trombettista) e Fabio Lauria (tastierista). Il loro è un progetto che fonde il sound minimale dell’elettronica al suono graffiante e senza tempo del jazz insieme alle parole in versi. Non è il classico poetry slam ma lo si può definire jazz-poetry.

Trame è il nuovo video ufficiale della band composto di poesia con testi di contenuto, di qualità e di attualità dal sound attuale, ricercato e contemporaneo che fonde il jazz con l’elettronica.

Il risultato del progetto è sofisticato e curato e, soprattutto, dai testi si intravede non solo amore per la musica ma un costruttivo attacamento alla comunicazione dato dall’utilizzo ponderato e sapiente di poche parole, che hanno il potere di catalizzare l’attenzione dell’ascoltatore.

Trame è stato interpretato in forma visiva dalla performer Lisa Scarabello, che dà movimento alle parole di Domenico Cipriano con la sinuosità dei movimenti, reinterpretando e accompagnando le sonorità del brano.

Trame E.Versi: il video

La band irpina

Trame: testo

Cresce dentro

questo senso di colpa

per ogni evento della storia

per ogni violenza degli uomini o della natura

 

Dovrei non vivere le piccole gioie quotidiane

perché le vedo sottratte agli altri

ai colpiti di ogni evento

ogni giorno

sotto la polvere di cemento

sotto il disfacimento della grazia

 

E un brivido mi percorre

una formica fuori stagione

che si muove lungo il corpo

partendo dalla mente

simulando

un’onda dalla ferocia disarmante

 

Ora che tutto è il calmo ma

il mondo è più vicino negli schermi

ci riconosciamo

in ogni trama

 

anche quando non conviene

Isole sospese: il video

Isole sospese è il primo video degli E.Versi uscito nei giorni in cui si era appena scatenata la pandemia.

Scroll to top