redazione

Aminea Winery, trekking tra i vigneti e chic nic in terrazza

Cantine Aperte da Aminea Winery con trekking tra i vigneti autoctoni irpini, degustazioni, pietanze tipiche abbinate ai vini di produzione aziendale, serviti in terrazza al riverbero di una vista mozzafiato.

Questo è il programma che prenderà forma a il 28 e 29 maggio a Castelvetere sul Calore, uno dei borghi più belli dell’Irpinia, rinomato soprattutto per l’ottimo Taurasi Docg.

L’evento è patrocinato dal Movimento Turismo del Vino, un’associazione che accoglie le cantine più prestigiose d’Italia e promuove l’enoturismo in tutte le sue forme.

“Cantine Aperte” è l’appuntamento più importante e più amato dai winelover.

Aminea Winery

Aminea Winery

Cantine Aperte da Aminea Winery: il programma

L’avventura inizia alle ore 11.00 con l’arrivo in cantina per poi dare il via al trekking immersi nel verde dei vigneti irpini che producono le uve tanto apprezzate dagli amanti del vino. Alle 12,00 i visitatori entreranno nella cantina per degustare il Fiano 2020, estratto direttamente dalla barrique, sprigionando quindi tutto il suo profumo.

Alle 12.30 il momento più atteso: lo “Chic Nic in terrazza”, un elegante pic nic dove si potranno degustare i vini abbinati ai migliori piatti tipici del territorio, tutto questo con vista sui vigneti e circondati dalla natura.

Cantine Aperte da Aminea Winery

Cantine Aperte da Aminea Winery

Cantine Aperte da Aminea Winery: menù

Il menù è composto da salumi e formaggi per antipasto, che saranno seguiti da fagioli quarantini, un prodotto tipico che nasce solo in Irpinia e che si fregia del presidio Slow Food, un’associazione che tutela e valorizza le piccole eccellenze gastronomiche. Dalla tradizione antica dei fornai irpini arriva l’ucciolo una focaccia che accompagna le verdure di stagione.

Tra le bontà da gustare: i pomodori secchi e le melanzane, per poi concludere con dessert.  In degustazione lo spumante “Donna Laura” un vivace rosé e il vino di punta di Aminea Winery, il “Monsignore”, aglianico strutturato scelto per esaltare al meglio le pietanze dello “Chic Nic”.

Sistema Irpinia: Maria Gabriella De Matteis nominata alla presidenza della Fondazione

Il presidente della Provincia, Rizieri Buonopane, ha nominato la dottoressa Maria Gabriella De Matteis alla presidenza della Fondazione Sistema Irpinia.

Da 25 anni attiva nel gruppo industriale familiare, De Matteis Agroalimentare S.p.A., con importanti incarichi nell’ambito della comunicazione e dell’immagine, Maria Gabriella De Matteis ha seguito con meticoloso impegno ogni fase di sviluppo dei marchi aziendali, della costruzione della brand identity e della comunicazione istituzionale.

Maria Gabriella De Matteis alla presidenza della Fondazione Sistema Irpinia

Maria Gabriella De Matteis alla presidenza della Fondazione Sistema Irpinia

Ha curato la realizzazione di numerosi eventi e progetti di forte sinergia con il mondo della cultura, dello sport e del sociale, guardando sempre alla valorizzazione del territorio e delle sue espressioni più autentiche.

Gabriella De Matteis: video

Responsabile comunicazione De Matteis

Dalle tradizioni legate alla terra alle proposte dell’arte locale, alle scoperte delle eccellenze gastronomiche del territorio. Il rapporto costante con l’Irpinia è la trama che ha sempre tenuto insieme il suo percorso personale e professionale.

Dichiara il presidente della Provincia, Rizieri Buonopane:

Ci affidiamo a una manager dalla straordinaria passione per la sua terra e dal curriculum di tutto rispetto. C’è stata subito intesa rispetto agli obiettivi che vogliamo raggiungere per la valorizzazione dell’Irpinia. Un’interlocuzione proficua, cominciata qualche giorno fa e che ha portato alla decisione di affidarle la presidenza della Fondazione, nella convinzione che insieme al resto della compagine porterà a importanti risultati.

Fast di R3TO è il singolo dedicato al brivido dei motori

Dopo il successo di ”F1RST“, brano dedicato all’universo della Formula 1 (diventato poi colonna sonora ufficiale del MonzaGP2021 per Sky e Tv8), R3TO ritorna con un nuovo progetto musicale realizzato sulla brillante ed originale produzione di Heysimo, dal titolo “Fast”.

Fast” sono i brividi e le emozioni legate al mondo delle corse e a quello dei motori. Nei primi minuti del brano possiamo sentire i suoni tipici dei circuiti a cui si unisce la ritmica incalzante dell‘hip-hop, il tutto intervallato da due ritornelli estremamente pop/rock.

R3TO

R3TO

Fast è l’inno alla libertà e al piacere di vivere al massimo le proprie passioni.

R3TO descrive così il suo singolo:

Fast rappresenta per me un punto di svolta, un passaggio da digitale a reale, dove i suoni del mondo delle corse si uniscono con le emozioni della musica. Un Outro così impattante e diverso è stata una mia scelta, me ne assumo responsabilità e rischi, ma non potevo ignorare o nascondere il dolore e i sacrifici che questo sport richiede ai piloti e alle loro famiglie; sono molto contento di averlo inserito e di avergli dato il giusto peso.

L’immaginario del nuovo progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione ufficiale di due realtà molto importanti dell’universo Lamborghini:

Imperiale Racing: Team Storico di Lamborghini specializzato nelle corse GT, che ha messo a disposizione dell’artista e del suo staff sia il team che l’auto da corsa ufficiale, per tutta le giornate di riprese e shooting fotografici.

Lamborghini Genève: Importante dealer autorizzato con sede a Ginevra, che ha ospitato tutta la troupè nel circuito di Cremona.

Fast è il nuovo singolo di R3TO

Una nota particolare va ad Alberto Di Folco, pilota ufficiale di Imperiale Racing, che per primo ha avvicinato l’artista R3TO, mostrando l’interesse che queste realtà racing hanno nei confronti dell’immaginario musicale e visivo che R3TO e il suo gruppo di lavoro stanno portando avanti.

La scelta artistica di R3TO è quella di far emergere la frenesia ma anche la gioia amara legata al mondo del MotorSport.

È la notte un raduno d’ombre appunti su Falcone al Teatro Mercadante

In occasione del 30° anniversario della strage di Capaci: 23 maggio 1992 il Teatro di Napoli-Teatro Nazionale martedì 24 maggio alle ore 21.00 al Teatro Mercadante presenta: È la notte un raduno d’ombre, Appunti su Falcone e altri testi di Franco Scaldati, un progetto di Franco Maresco e Claudia Uzzo.

Nel 30° anniversario della strage di Capaci (Palermo) del 23 maggio del 1992, il Teatro Nazionale di Napoli, martedì 24 maggio alle ore 21.00 al Teatro Mercadante, presenta E’ la notte un raduno d’ombre. Appunti su Falcone e altri testi di Franco Scaldati.

Una performance tra immagini, testi e memorie, su progetto di Franco Maresco e Claudia Uzzo, a partire dal testo del drammaturgo, attore e regista Franco Scaldati, scomparso nel 2013 autore di testi come Il pozzo dei pazzi, Totò e Vicè, considerato tra i maggiori esponenti della drammaturgia italiana contemporanea dalla seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso.

Un evento artistico e allo stesso tempo civile, attraverso la poesia e le parole di Franco Scaldati e le immagini del regista Franco Maresco, per ricordare e raccontare l’atmosfera degli anni dell’operato del Magistrato Giovanni Falcone, assassinato da Cosa nostra insieme alla moglie Francesca Morvilo e ai tre uomini della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.

È la notte un raduno d'ombre appunti su Falcone

È la notte un raduno d’ombre di Franco Scaldati

Ricorda Franco Maresco:

Gli “Appunti per Falcone” furono ritrovati tra le carte del drammaturgo Franco Scaldati nel 2018. Dell’esistenza di questi brevi testi poetici mi aveva parlato più volte Melino Imparato dopo la morte di Scaldati . Si sapeva che c’erano, o c’erano stati veramente, ma nessuno li aveva trovati fino a quell’anno.

In “Appunti per Falcone” non c’è nessun riferimento ai fatti reali, alle cronache di quella strage del ’92, meno che mai a trattative tra Stato e mafia o ai mille ” teoremi ” di cui si parla o delira da trent’anni. C’è invece la poesia e la lingua irripetibili di Franco Scaldati, la sua visionarietà, la sua profondissima riflessione sul mistero dell’esistenza umana, su quella che lui chiamava la “perversione del destino“.

Solo gli “esperti ” di vecchie cose palermitane riconosceranno in alcuni splendidi monologhi il riferimento biografico a Falcone: quello del boss della Kalsa, Tommaso Spadaro, che da bambino giocava a pallone con il futuro giudice (e suo “nemico”). Il resto è puro Scaldati, visione di ” abissi e catastrofi “, da cui però, forse, può rinascere ancora la vita.

La performance anticipa il progetto di produzione che il Teatro di Napoli avvierà intorno alla drammaturgia di Franco Scaldati, con il regista, a partire dalla prossima stagione.

Ingresso libero su prenotazione, fino a esaurimento posti disponibili.

20 lezioni su Giorgio Strehler di Alberto Bentoglio

Venti lezioni per conoscere Giorgio Strehler (1921-97), attraverso un percorso cronologico che prenda in considerazione tutti gli spettacoli (teatrali e musicali) che il regista ha allestito nel corso della sua carriera.

Padre fondatore del teatro di regia in Italia, Strehler dal 1947, con la nascita del Piccolo Teatro di Milano, ha saputo tracciare nuove strade, all’insegna dell’attualità culturale, dell’apertura nei confronti delle drammaturgie straniere, ma, soprattutto, della costante evoluzione di una personale poetica.

Ha dedicato la sua esistenza alla creazione e diffusione globale del ‘teatro d’arte’, quale espressione di un impegno artistico di alto profilo morale e civile, un teatro ‘necessario’ destinato a svolgere un’importante funzione di coscienza politica, sociale e culturale.

A chi gli chiedeva le ragioni del suo fare teatro, Strehler amava rispondere:

Il teatro per me è questo: uomini che si mettono insieme per salvarsi l’uno con l’altro.

20 lezioni su Giorgio Strehler di Alberto Bentoglio

20 lezioni su Giorgio Strehler di Alberto Bentoglio

Alberto Bentoglio: biografia

Insegna Storia del Teatro all’Università Statale di Milano dove, dal 2017, dirige il Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali.

Prendendo le mosse dagli ultimi decenni del Settecento, Bentoglio ha approfondito la ricerca sul panorama teatrale italiano fino all’Unità d’Italia.

Ha inoltre studiato l’organizzazione dello spettacolo dal vivo, in particolare della realtà milanese, con riferimento al magistero di Grassi e Strehler.

Fra le sue pubblicazioni, ricordiamo: L’arte del capocomico: biografia critica di Salvatore Fabbrichesi (Roma, Bulzoni, 1994); Antonio Colomberti, Memorie di un artista drammatico (Roma, Bulzoni, 2004); Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello per Giorgio De Lullo (Pisa, ETS, 2007); L’attività teatrale e musicale in Italia (Roma, Carocci, 2007); Antonio Colomberti, Dizionario biografico degli attori italiani (Roma, Bulzoni, 2009); Il Teatro dell’Elfo (1973-2013) (Milano, Mimesis, 2013); Milano, città dello spettacolo (Milano, Unicopli, 2014).

La ballata del letto vuoto di William Wall

La ballata del letto vuoto di William Wall è il nuovo romanzo di un grande narratore irlandese. Lo scrittore definisce con queste parole il suo libro:

Questo è un libro sull’amicizia, sull’amore, sul debito, sulla Resistenza, sulla traduzione e sul comunismo, temi che da anni non smettono di affascinarmi. Un libro che si può leggere come una favola e, forse, come una canzone d’amore – amore per Camogli, per la Liguria, per l’Italia.

La ballata del letto vuoto: trama

Un giorno una donna bussa alla porta di Kathleen Holohan in Irlanda, le consegna un mazzo di chiavi e se ne va senza spiegazioni.
Kate, professoressa universitaria ed esperta di Joyce, è vedova da poco e ha appena scoperto che il marito, operatore finanziario, l’ha lasciata sommersa in un mare di debiti.
Non ha mai visto quelle chiavi prima, ma cercando tra le carte del marito, scopre dei documenti relativi a un appartamento a Camogli.
Kete vola in Italia, spinta anche dall’urgenza di scappare dai debiti e scopre il ‘nido d’amore’ segreto del marito e la sua amante, e lì si stabilisce.
In un vortice di emozioni contrastanti, Kate inizia a trovare conforto nella vita di questa piccola comunità di mare e nell’amicizia di Anna, un’anziana e straordinaria signora sua vicina di casa, che la prende sotto la sua ala protettrice.
Giornalista e scrittrice, ex staffetta della resistenza ed ex esponente di primo piano nei partiti della sinistra italiana, Anna insegna a Kate l’italiano e le offre l’opportunità di farsi una nuova vita. Nel mezzo di questa incredibile amicizia, Anna riceve una notizia devastante: una cara amica che non sente da trent’anni sta morendo nella sua casa di Cluny.

Le due donne, a bordo del vecchissimo Maggiolino giallo di Anna, partono alla volta della Francia in un viaggio dal finale inaspettato.
La ballata del letto vuoto, titolo che rimanda al celebre blues di Bessie Smith, è un romanzo forte e intenso, ricco di immagini indimenticabili, un racconto di grande valore ideale e di irresistibile forza narrativa.
La ballata del letto vuoto sarà pubblicato a giugno in anteprima in Italia con la traduzione di Stefano Tettamanti.

La ballata del letto vuoto di William Wall

La ballata del letto vuoto di William Wall

William Wall: biografia

William Wall è nato a Cork nel 1955 ed è autore di sei romanzi, tre raccolte di racconti e quattro volumi di poesia. Il suo romanzo This is the Country del 2005 è stato selezionato per il Man Booker Prize.

Nel 2017, con la raccolta The Islands, è stato il primo autore europeo ad aggiudicarsi il Drue Heinz Literature Prize, prestigioso premio americano per racconti in lingua inglese. Vive tra l’Irlanda e la Liguria, a Camogli, e traduce dall’italiano. Un’antologia delle sue poesie è stata pubblicata nel 2012 con il titolo Le notizie sono, a cura di Adele D’Arcangelo. Con Nutrimenti, nel 2021, ha pubblicato Il turno di Grace.

Braille è il nuovo singolo di Trunchell, Etc.

Raccontare il mondo al prossimo, mediante le proprie opere, attraverso ciò che non è percepibile a prima vista è, da sempre, una delle principali missioni di un artista, una vocazione a cui l’intenso e stimato cantautore materano Trunchell, Etc., ha sempre risposto, immortalando con l’obiettivo della coscienza e dell’esperienza personale gli scenari meno tangibili e perspicui dell’universo interiore dell’essere umano.

Ed è da questa inclinazione, da questo desiderio di puntare i riflettori sulle zone d’ombra che avvolgono la natura spirituale di ogni individuo terreno, che dopo aver affascinato e stupito pubblico e critica con l’abilità della sua penna in “Emily Norton” e “Truman Show”, il rapper lucano torna con “Braille” (Red Owl Records/Visory Records/Believe Digital), il suo nuovo singolo.

Nella società dell’apparire, sempre più concentrata su ciò che un occhio viziato rileva ma non si occupa di indagare ed osservare, “Braille” è una condanna, una deplorazione in musica ai pregiudizi e all’incapacità, acquisita nel corso dell’evoluzione civile e sociale, di prestare attenzione e cura ai margini della messa a fuoco, rimanendo costantemente in superficie, vagliando e sentenziando la sola facciata, senza la volontà di oltrepassarla per conoscerne la struttura su cui si articola, lo stesso scheletro che veste e, spesso, incatena.

Grazie alla cruda e franca finezza della sua scrittura, Trunchell, Etc. porta l’ascoltatore a scavare dentro di sé, dirigendo il focus sulle sofferenze impercettibili allo sguardo, quelle ferite scrutabili solo con il tocco della connessione e dell’empatia – «leggimi i tagli come col braille» -, in una meravigliosa analogia con il sistema comunicativo, di lettura e scrittura tattile, utilizzato dai non vedenti.

Annebbiati dalla frenesia di un’epoca in cui fermarsi a riflettere, conoscere ed analizzare, equivale sempre più a frenare la propria scalata verso un successo che spesso rappresenta soltanto una mera gratificazione estemporanea – «gli occhi che alla luce mi si abbinano col quarzo» -, “Braille” evidenzia il disagio del malessere interiore, di tutti coloro che convivono con cicatrici non avvertibili alla vista e tentano di adeguarsi, adattandosi a contesti e situazioni spiacevoli – «colmavo la mia ansia con frasi di circostanza» -, tacendo le loro fragilità per compiacere chi non sa, o per meglio dire non vuole, andare oltre la parvenza, oltre ciò che è istantaneamente visibile, o come tale, per evitare il giudizio, si vuol presentare – «sparavo al plenilunio per illudere e deludere» -.

Trunchell, Etc.

Trunchell, Etc.

Dichiara l’artista:

Braille racconta del dolore non percepibile a prima vista, quello che necessita di un altro dei cinque sensi, il tatto, per essere riconosciuto. Non a caso, la metafora che ho utilizzato nel titolo, si riferisce al mezzo di espressione utilizzato dalle persone non vedenti, che riescono a leggere, toccando. Con questo pezzo, invito coloro che ritengono di saper cogliere lo stato d’animo di qualcun altro esclusivamente dall’esterno, ad approfondire, a non limitarsi alla superficie. A volte per mancanza di tempo, altre per paura di trovare dei punti in comune con le nostre di sofferenze, evitiamo di conoscere più a fondo gli altri.

Questo brano è una condanna ai pregiudizi, alle etichette che spesso attribuiamo a chi ci circonda ma anche a noi stessi, presumendo di conoscere e conoscerci fino in fondo. Inoltre, alludo anche alla tendenza a sminuire e minimizzare un dolore che non è immediatamente riscontrabile, come quello psichico.

Mi batterò sempre, nel mio piccolo, per sensibilizzare più persone possibili nei confronti di questa tematica che sento molto vicina, avendo io stesso passato periodi bui a causa di ansie e paranoie ed essendo stato capito poco per quel mio stato d’animo. La presenza di questa momentanea cecità a favore del tatto, del tocco dell’anima e del cuore, potrebbe aiutarci nel sentire davvero gli altri e il mondo. L’utilizzo della vista ci facilita molto, ma è anche una scusa per non andare oltre, per non considerare altre strade. A volte, il buio può aiutare a vedere meglio la luce.

Prodotto dall’universo creativo e dall’abilità nel convertire emozioni in suoni di Gaedi e curato dalla direzione artistica di Bruno “Willy Rock” Bogliolo, “Braille” è accompagnato dall’emblematico videoclip ufficiale, diretto da Alessandro Turi.

Istantanee cupe, scatti sfocati e polaroid in cui il soggetto si identifica con lo stesso spettatore sono i tratti distintivi di Trunchell, Etc. e di un cantautorato capace di fondersi al conscious rap per dar vita a brani privi di classificazioni di genere e categorizzazioni; release intrise di poesia, riferimenti e traslati in grado di giungere all’ascoltatore con l’ardore e la veemenza della musica nata per risvegliare l’essenzialità, la potenza di quella condivisione assopita dall’esclusivismo.

Trunchell, Etc.

Trunchell, Etc.: biografia

Trunchell, Etc., pseudonimo di Francesco Truncellito, è un cantautore italiano nato a Matera il 06 Gennaio 2000. Dopo una gavetta da musicista in diverse formazioni punk e alternative rock, nel 2017 inizia a dedicarsi alla scrittura, realizzando i primi testi e dando vita ad un particolare sottogenere del rap, l’“horrorcore”.

La sua evoluzione musicale lo porta a sperimentare più dimensioni sonore ed autorali, sempre connesse all’introspezione ed al linguaggio schietto e diretto tipici del rap. Le sue release, avvolte da sonorità creepy e malinconiche, sono un tuffo in un universo complesso, a volte quasi distorto, raccontato tramite testi saturi di citazioni storiche, bibliche ed esoteriche.

Trunchell, Etc. è un artista fuori dagli schemi, che disegna scenari intensi e convulsi attraverso il tratto di una penna sagace e pungente che affonda cliché e moralismi per portare a galla disagi, debolezze e tematiche scomode, con la consapevolezza che ciò che disturba smuove e la speranza di una presa di coscienza collettiva che possa trasformarsi in un futuro più attento e costruttivo.

La donna è mobile di Vincenzo Scarpetta al Trianon

Portata in scena per la prima volta nel 1918, La donna è mobile è una commedia-parodia musicale in quattro atti.
L’azione è sorretta e arricchita da monologhi, duetti e terzetti musicati e cantati, presentati come parodie di famose arie di opera lirica.

Il panorama musicale dell’Ottocento romantico viene ampiamente rivisitato grazie alla riscrittura comico-grottesca e alla rielaborazione dei testi. Si tratta di un’originale e particolare tessitura musical-drammaturgica che, pur partendo dai canoni del tradizionale stile scarpettiano, si distingue per l’impianto fortemente corale.
Qui la commedia dialettale incontra la parodia dell’opera lirica, grazie alla capacità dell’autore di attraversare diversi registri e canoni essenziali della tradizione teatrale napoletana del tempo.

Si va da Rigoletto e La Traviata di Verdi a Cavalleria rusticana di Mascagni, da Guglielmo Tell di Rossini a La Bohème di Puccini. Non mancano deliziose citazioni dell’operetta e rielaborazioni parodiche di grandi successi di inizio Novecento per finire con marce e balletti composti dallo stesso Vincenzo Scarpetta.

La donna è mobile di Vincenzo Scarpetta

La Donna immobile – ph©Pino Miraglia

La donna è mobile: la trama

Nella Napoli degli anni Venti la vecchia nobiltà vive il suo crepuscolo e l’alta borghesia è in piena crisi economica dopo l’euforia borsistica d’inizio Novecento. La nobile Giulietta, rampolla di casa Sazio, aspira a un matrimonio con un uomo ricco e d’alto lignaggio. Don Ignazio, suo padre, cerca di accontentarla nei suoi capricci e la lascia giocare con i sentimenti dello squattrinato Eugenio Fiorillo, un trovatello beneficato dal Barone Don Ambrogio, e del ricco ma per nulla avvenente Baroncino Turzi.
Giulietta, preda del suo arrivismo, cede alle lusinghe del Turzi e si prepara ad accasarsi come baronessa. Grazie ad alcune lettere ritrovate in una vecchia poltrona, Eugenio scopre di essere figlio legittimo ed erede universale di Don Ambrogio. Per vendicarsi si finge il ricchissimo principe indiano Kitikuti facendo intendere alla compiaciuta Giulietta che vuole sposarla.

Con l’aiuto di Ferdinando il dottore, Luisella la fruttivendola, Pascale il pescivendolo e i tre servitori Felice, Vincenzo e Salvatore, organizza una festa-beffa ai danni di Giulietta e di tutti i suoi sodali.
V’ ‘a dongo comme sta ma vi dichiaro, per evitarvi grattacapi e impicci, dovrete secondare i suoi capricci, ne avit’ ‘a fa’ passa’! M’ha fatto tribula’ na vita intera, pe’ contentarla, pe’ nun ‘a senti’.

Francesco Saponaro spiega così lo spettacolo:

La donna è mobile ci ha permesso di giocare con molti codici e stili grazie ad affioramenti espressivi che aprono a diversi generi oltre quello germinativo della commedia-parodia in musica da cui siamo partiti.
Destreggiandosi in un nugolo di personaggi che ricalcano gli echi della più nota drammaturgia scarpettiana, Vincenzo Scarpetta ci offre una raffinata e umoristica critica della società del suo tempo che in realtà non è affatto lontana dalla nostra. Giocando con equivoci e malintesi, travestimenti e lotte di classe, inseguendo l’amore e il danaro, è il riscatto sociale pacifico e scaltro – tutto arte della scena e teatro – ad avere la meglio. Gli ultimi gabbano i prepotenti che perdono le loro infauste e stolide imprese. Almeno a teatro è così.
Si intravedono ne La donna è mobile echi di Petito e Marulli, il lirismo vibrante di Viviani e qualche sfumata complessità dai risvolti pirandelliani. Più a fuoco, naturalmente, le linee moderne della comicità di Titina, Peppino ed Eduardo. In musica il gioco è pirotecnico.

Grazie al sodalizio con gli artisti coinvolti e con il maestro Mariano Bellopede la musica guida il tessuto emotivo della messa in scena e libera suggestioni che viaggiano ben oltre il confine partenopeo.

La donna è mobile di Vincenzo Scarpetta

La donna è mobile di Vincenzo Scarpetta

Vincenzo Scarpetta era un artista raffinato e, seguendolo, abbiamo scoperto che la partitura può essere contaminata dal guizzo nomade del napoletano curioso; dagli States al Sud America, dal Mediterraneo all’Estremo Oriente.
Il copione de La donna è mobile è una brillante promessa di teatro. Ce lo restituisce il lavoro fondamentale di Maria Beatrice Cozzi Scarpetta, custode del suo archivio e curatrice dei testi e dei materiali che oggi possiamo leggere ed apprezzare.
Abbiamo lavorato nel rispetto del testo senza dimenticare di interrogarci sul presente, su come alcune linee melodiche, sfumature linguistiche, azioni, segni distintivi o oggetti possano anche subire un cortocircuito con i modelli del teatro contemporaneo.
Questa interpunzione o contrappunto, di relazione fertile con la memoria, produce il seme di un nuovo inizio.

Convegno su Harold Pinter il 16 e 17 maggio al Teatro Mercadante

Per celebrare i novant’anni dalla nascita di Harold Pinter – caduti in un drammatico 2020 in cui teatri ed università sono rimasti chiusi – il Teatro di Napoli / Teatro Nazionale, in collaborazione con l’Università di Napoli L’Orientale, l’Università di Salerno, l’Università Federico II di Napoli, l’Accademia delle Belle Arti di Napoli, il Centro Argo (Centro Interuniversitario di Argomentazione, Pragmatica e Stilistica), il Comune di Napoli e Arci Movie, ospiterà nei giorni di lunedì 16 e martedì 17 maggio 2022 due giornate di studi in onore del drammaturgo inglese.

Il convegno si articolerà in sezioni dedicate all’approfondimento e alla discussione sia di aspetti formali, stilistici e tematici del linguaggio drammaturgico di Pinter, sia alla ricostruzione dell’impegno civile che ne ha caratterizzato la vita e la scena.

Studiosi di storia del teatro, letteratura e cultura inglese, critici teatrali, giornalisti, attori e registi si alterneranno sul palcoscenico del Mercadante per raccontare ‘la scena del potere’ e ‘il potere della scena’ di uno degli artisti più significativi della seconda metà del Novecento, mentre le sue opere risuoneranno attraverso performance attoriali dal vivo di Cristina Donadio e Andrea Renzi, la messinscena di Tradimentiper la regia di Michele Sinisi e la proiezione del film documentario Ritratto di Harold Pinter di Roberto Andò.

Convegno su Harold Pinter

Convegno su Harold Pinter

Convegno su Harold Pinter: programma

Lunedì 16 maggio

Teatro Mercadante di Napoli

14:00 Apertura dei lavori e saluti istituzionali di Federico Cafiero de Raho (Presidente del Teatro di Napoli), Roberto Andò (Direttore del Teatro di Napoli), Gaetano Manfredi (Sindaco di Napoli), Maria Laudando (Direttrice del Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Comparati dell’ Università degli Studi di Napoli L’Orientale), Luca Cerchiai (Direttore Dipartimento Scienza Patrimonio Culturale dell’Università di Salerno), Andrea Mazzucchi (Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Federico II di Napoli), e Rosita Marchese (Presidente Accademia delle Belle Arti di Napoli)

14.20 Cortometraggio di Arci Movie su Pinter
Presiede Isabella Innamorati (Università di Salerno)

14:30 Keynote: Paolo Bertinetti (Università di Torino): Il passato non esiste

15:00 Break

15.30 Performance di Andrea Renzi: Monologo

Panel 1: Teatro e potere: la scrittura dentro la scena
Presiede Maria Laudando (Università L’Orientale di Napoli)
15:45 Rodolfo di Giammarco (La Repubblica): Note sulla vita, sulla scena, sulla coscienza
16:05 Andrea Peghinelli (Università La Sapienza di Roma) “That language made me dizzy”: Harold Pinter e la vertiginosa vitalità della parola in scena

16:25 Roberto D’Avascio (Università L’Orientale di Napoli): Neri perturbanti, gli spazi inquieti di Pinter
16:45 Margaret Rose (Università di Milano): Identità minacciate

17.05 Dibattito

Lunedi 16 maggio

Sala del Ridotto del Mercadante

21:00 spettacolo Tradimenti di Harold Pinter, regia di Michele Sinisi

Martedì 17 maggio

Teatro Mercadante

10:00 Videomessaggio di Michael Billington
Presiede Laura Caretti (Università di Siena)

10:10 Keynote: Mark Taylor-Batty (University of Leeds): Allegories of despair: Harold Pinter’s early drama

10:40 Break

11.00 Performance di Cristina Donadio: Amore e guerra secondo Pinter/Cassavetes

Panel 2: Stanze, minacce, memoria: mettere in scena Pinter
Presiede Giulio Baffi (La Repubblica)
11:15 Renato Carpentieri
11:30 Elena Bucci: Come ho tradito L’amante
11:45 Andrea Renzi: Appunti di lavoro
12:00 Monica Nappo: Una pausa in meno
12:15 Pierpaolo Sepe: L’ossessione prende corpo
12:30 Michele Sinisi: La matericità di Pinter
12:45 Roberto Andò
13:00 Dibattito

14.00 Pranzo

Panel 3: Tradurre, tradire, rivisitare Pinter
Presiede Iolanda Plescia (Università La Sapienza di Roma)
15.30 Alessandra Serra (Traduttrice Einaudi): Tradurre Pinter
15:50 Manlio Santanelli (Drammaturgo): La scrittura verticale
16:10 Alfonso Amendola (Università di Salerno): Storie per il cinema. Harold Pinter sceneggiatore
16:30 Stefano De Stefano (Accademia di Belle Arti di Napoli): “Il calapranzi”, un’ipotesi di allestimento dell’Accademia di Belle Arti
16.50 Francesco De Cristofaro (Università Federico II di Napoli) Terra di ognuno. Harold Pinter e la guerra

17:10 Dibattito

Martedì 17 maggio

Teatro Mercadante di Napoli

19:00 Proiezione del film “Ritratto di Harold Pinter” di Roberto Andò
In collaborazione con Università degli Studi di Napoli Federico II e Arci Movie
Introducono Antonio Borrelli (Arci Movie), Francesco Cotticelli (Università Federico II di Napoli) ed il regista Roberto Andò.

La piovra nera di Roberto Fagiolo

A trent’anni dalle stragi mafiose di Capaci e via D’Amelio, una storia inquietante, che ha avuto tra i suoi più importanti protagonisti anche Giovanni Falcone e su cui non è ancora stata fatta interamente luce.

Nel 1990, Giovanni Falcone, parlando dell’omicidio di Piersanti Mattarella davanti alla Commissione Antimafia, non esclude la possibilità che Cosa Nostra si sia servita di killer esterni per uccidere il presidente della Regione. Neofascisti, con ogni probabilità.

Non si tratterebbe del resto di un fatto eccezionale. Alleanze strategiche e scambi di favore tessono una fitta trama di relazioni tra mafia ed eversione nera. Intrecci e complicità che percorrono gli anni della strategia della tensione, con uno snodo cruciale: il tentato golpe Borghese del 1970, attivamente sostenuto dalla Cupola, preceduto dalla misteriosa scomparsa del giornalista Mauro De Mauro, ex appartenente alla Decima Mas guidata da Junio Valerio Borghese.

La piovra nera di Roberto Fagiolo

La piovra nera di Roberto Fagiolo

A indagare sui collegamenti tra mafia e neofascismo si dedica in particolare l’ex vicequestore di Trapani, Giuseppe Peri, con un rapporto investigativo del 1976 che offre spunti di grande interesse. Ma tracce più o meno esplicite del rapporto tra Cosa Nostra ed eversione nera affiorano anche in altre drammatiche circostanze: dalla morte del giornalista Giovanni Spampinato, nel 1972, all’omicidio di Piersanti Mattarella, fratello dell’attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella nel 1980, alla strage di Natale del 1984. Così come non mancano di emergere nel contesto della fase stragista di Cosa Nostra del 1992, attraverso due importanti esponenti dell’estremismo nero: Paolo Bellini, sotto processo per la strage di Bologna, e Pietro Rampulla, soprannominato l’artificiere, condannato in via definitiva come uno degli esecutori della strage di Capaci.

La piovra nera racconta, in modo documentato e rigoroso, l’intera storia dei rapporti fra mafia ed eversione nera che hanno inquinato l’Italia repubblicana.

Roberto Fagiolo: chi è?

Roberto Fagiolo autore televisivo, lavora da molti anni per la Rai ed è stato tra gli autori del programma Sfide. Dal 2013 autore a Rai Storia per i programmi Il tempo e la storia e Italiani e attualmente per Passato e Presente condotto da Paolo Mieli.
Per Nutrimenti ha pubblicato Bottecchia L’inafferabile (con Francesco Graziani, 2005), L’ombra del Caravaggio (2007), Il segreto perduto di Schliemann (2008), Topografia del caso Moro (2018), Chi ha ammazzato Pecorelli (2019) e Come svanì Emanuela (2020).

La piovra nera sarà disponibile nelle librerie il prossimo 26 maggio.

Scroll to top