redazione

Tiziana D’Angelo è nuova Direttrice del Parco Archeologico di Paestum

Il presidente della 3 Commissione speciale aree interne del Consiglio regionale Michele Cammarano, ha dato il benvenuto alla nuova Direttrice del Parco Archeologico di Paestum e Velia, Tiziana D’Angelo, con la quale si è confrontato  su idee e progetti alla luce delle potenzialità turistiche del territorio e delle interconnessioni possibili anche con le aree interne della provincia di Salerno.

Parco Archeologico di Paestum

Parco Archeologico di Paestum

Così il presidente della III Commissione regionale speciale e consigliere regionale M5S Michele Cammarano:

Alla luce della ripresa dei flussi turistici dopo la pandemia e della reputazione internazionale dei siti culturali della Campania, è indispensabile una riflessione sulla necessità di coordinare l’offerta regionale, soprattutto da un punto di vista dei servizi e dei trasporti. Come evidenziato anche dalla neodirettrice, l’area archeologica di Paestum è una delle poche al mondo che può vantare una stazione ferroviaria al suo interno. Questa potenzialità, però, non è ancora pienamente sfruttata dalla pianificazione regionale. Come Commissione Aree Interne, tra gli obiettivi del nostro programma, è incentivare una visione di turismo green. Anzi, rendere la Campania una destinazione sostenibile, incentivando anche trasporto pubblico e mobilità alternativa.

Condivido, inoltre, l’impostazione che la direttrice D’Angelo intende dare al suo mandato. Un approccio che mi convince perché insieme coesistono radici ed innovazione. Le aree interne del Parco Nazionale del Cilento inoltre possono rappresentare il naturale completamento dell’offerta turistica per i visitatori dell’antica città  archeologica che volessero estendere il proprio soggiorno oltre la giornata. Il Parco Archeologico di Paestum e Velia è innanzitutto un patrimonio architettonico da custodire, ma soprattutto da valorizzare perché si possano ampliare le opportunità di conoscenza di un presidio culturale che conserva le tracce delle prime civiltà della Magna Grecia.

Da questo punto di vista continuiamo come Commissione Aree Interne a stimolare i sindaci e le comunità a migliorare la propria offerta di servizi per integrarsi al meglio con gli attrattori impareggiabili del nostro territorio come il Parco Archeologico di Paestum. Certamente non faremo mancare il nostro sostegno e la nostra collaborazione alla nuova direzione, nell’ottica di una rete virtuosa tra istituzioni.

Solo storie di sesso di Francesco Pacifico

In molte narrazioni contemporanee il sesso è raccontato dentro gli schemi rodati dell’iniziazione e della perdizione.

Per quanto apparentemente distanti, questi due modi sono le due facce di una stessa medaglia: è difficile raccontare persone adulte che hanno esperienze sessuali (più o meno convenzionali) senza nasconderle dietro prudenti forme di pudore narrativo.

In questa raccolta troviamo invece storie di persone che sviluppano un proprio linguaggio del sesso – e del rapporto di coppia inteso nel senso più ampio e più profondo – scoprendo un modo diverso da quello tradizionale per connettersi agli altri.

Questi racconti vanno ostinatamente contro una concezione patriarcale della coppia e una visione proprietaria del sesso e dell’amore. Senza nessuna ricetta, e pure nessun ritorno agli anni settanta, Francesco Pacifico si avventura in un’indagine sincera e radicale sulle colonne d’Ercole della monogamia.

Dimenticando i falsi tabù, Solo storie di sesso trascina così il lettore in un’utopia postorgasmica e lo porta a esplorare tutto lo spettro di possibilità che si apre tra il senso di proprietà e il solipsismo: un modo diverso di godere.

Solo storie di sesso di Francesco Pacifico

Solo storie di sesso di Francesco Pacifico

Francesco Pacifico: biografia

Francesco Pacifico (Roma, 1977) collabora con la Repubblica, Domani, n+1 e ha fondato la rivista Il Tascabile di Treccani.
Ha esordito nel 2003 con Il caso Vittorio (minimum fax), cui sono seguiti 2005 dopo Cristo (Einaudi, 2005 – insieme a Nicola Lagioia, Christian Raimo e Francesco Longo, tutti dietro lo pseudonimo di Babette Factory), Storia della mia purezza (Mondadori, 2010), Le donne amate (Rizzoli, 2018), e i saggi Seminario sui luoghi comuni (minimum fax, 2012) e Io e Clarissa Dalloway (Marsilio, 2020).
Il romanzo Class, pubblicato da Mondadori nel 2014, è stato poi riscritto in inglese, entrando nella lista dei “Libri dell’anno 2017” dei critici del New York Times, e quindi riproposto in italiano nel 2021.

Ha tradotto, tra gli altri, Francis Scott Fitzgerald, Dave Eggers, Ralph Ellison e Hanya Yanagihara.

Villino bifamiliare di Arturo Cirillo al San Ferdinando

Fabrizia Ramondino nel suo fertile percorso nella scrittura ha sperimentato varie forme di componimento letterario. Irrequieta e curiosa per natura, si è misurata con i generi più canonici del romanzo e del racconto ma anche con sceneggiature, reportage, poesie, indagini sociologiche e opere teatrali.

Di quest’ultime solo una è stata messa in scena (da Mario Martone) e pubblicata (dalla casa editrice Il Melangolo): Terremoto con madre e figlia. I restanti testi teatrali – che per qualche anno scrisse, anche sotto la suggestione della lettura delle opere di Thomas Bernhard (ma non solo) – sono inediti.

Scrive Arturo Cirillo:

Il Teatro di Napoli e il suo direttore Roberto Andò, hanno meritoriamente deciso di far conoscere alcuni dei testi teatrali di Fabrizia Ramondino. Il primo ad essere presentato, con la mia regia, è Villino bifamiliare nel quale troviamo molto della passione politica e dell’ironia di questa autrice.

Attraverso l’incontro di due coppie di coniugi, che dividono un villino situato nell’Alto Adige (o Sud Tirolo, dipende dal punto di vista), la Ramondino mette in relazione due mondi politici e sociali.

Villino bifamiliare di Arturo Cirillo

Villino bifamiliare: trama

Una coppia – composta da un ex alto dirigente, proveniente da un paese dell’est dopo il crollo del muro di Berlino e della fine dell’ideologia che lo alimentava, e da una fedele e pragmatica moglie, anch’essa dirigente se pur con una carica inferiore.

L’altra coppia composta da un ex dirigente d’un partito politico di fede cattolica italiano, e sua moglie, donna bigotta e d’animo sognatore e sentimentale.
La convivenza forzata di queste due coppie, in esilio (ma forse sarebbe più corretto dire in reclusione, considerata la presenza di due guardiani che non dovrebbero mai perderli d’occhio), fa nascere tra loro delle relazioni che vanno dal conflittuale all’amoroso.

Quelli che sono messi peggio sono i due uomini: uno sembrerebbe impazzito e tenuto in un altalenante stato di lucidità da sua moglie, anche grazie a tranquillanti ed eccitanti abilmente dosati, e l’altro, apparentemente paralitico e ormai incapace di parlare e forse anche d’intendere. Tra questi due relitti, le donne spadroneggiano conducendo una vicenda che si muove tra un gioco colto di citazioni, una introspezione tutta al femminile (così presente nella Ramondino) e un probabile giallo (genere letterario molto caro all’autrice). Il tutto in quella dolenza che porta la nostalgia e il rimpianto e la netta sensazione d’avere un glorioso avvenire, ormai alle spalle.

Villino bifamiliare sarà in scena al San Ferdinando dal 28 aprile all’8 maggio

Tre giorni al PuraVida Farm di San Martino Siccomario

Un altro fine settimana alle porte, destinazione Villaggio delle Uova di San Martino Siccomario (Pv): la proposta di PuraVida Farm per sabato e domenica ha come protagoniste le api.

Laboratori creativi, incontri, giochi, animazione: tra le attività in programma, un incontro che verrà proposto più volte nell’arco del fine settimana, con degustazione di vari tipi di miele e propoli e che condurrà adulti e bambini alla scoperta di queste regione della biodiversità, piccoli, laboriosi insetti di cui sappiamo così poco.

Operose, sociali, quasi insonni, dalla vita breve (tra quaranta giorni e 6 mesi) ma intensa, importanti per l’ecosistema: le api, misteriose, intriganti e preziose saranno al centro di molte delle attività del Villaggio.

Ma le api non saranno le sole protagoniste del fine settimana in arrivo: torneranno, infatti, a grande richiesta, gli alpaca.

Il Villaggio delle Uova è stato inaugurato con successo un paio di settimane fa e sta già registrando numeri da tutto esaurito. A questo proposito la direzione del Villaggio rende noto, che il week-end del 9-10 Aprile dal titolo Profumi e colori ha già registrato il tutto esaurito e che quindi non ci sono biglietti disponibili.

Situato alle porte di Pavia in un parco di 35mila metri quadrati, il parco a tema PuraVida Farm di San Martino Siccomario , ogni settimana si anima di iniziative a tema, giochi, laboratori didattici e creativi: bambini e bambine potranno inoltre destreggiarsi su trattorini elettrici ed a pedali, sulle macchine elettriche a gettoni, i pedalò, giocare nella casetta del mais e sui gonfiabili.

Gli artisti in erba potranno mettere alla prova la propria creatività e decorare gli incarti delle uova di Pasqua in un singolare laboratorio creativo proposto ogni fine settimana.

Proprio a causa della specificità dell’allestimento del Villaggio, fatto di uova, carta e cartone colorati, in caso di forte e persistente maltempo, la struttura rimarrà chiusa e i biglietti già acquistati rimborsati.

PuraVida Farm

PuraVida Farm

Museo Ovopinto a San Martino Siccomario 

Tra gli ospiti fissi del Villaggio: il Museo Ovopinto di Civitella del Lago (Terni) le cui creazioni, in trasferta per l’occasione, verranno esposte in una singolare mostra. Il Museo Ovopinto è museo unico al mondo, un piccolo gioiello nato per raccogliere ed esporre tutte le uova dipinte messe insieme dall’Associazione Culturale giovanile che da ben 23 anni bandisce la Mostra Concorso Nazionale “Ovo Pinto” (uovo dipinto, in dialetto).

In questa cittadina l’antica usanza contadina di dipingere le uova durante il periodo pasquale è stata elevata a prestigiosa e raffinata arte; il Museo dell’Oltrepò, diretto da Simona Guioli, presente con una selezione delle collezioni di botanica, zoologia, paleontologia, archeologia, mineralogia. E ancora, la Croce Rossa Italiana che sarà presente con la sua ambulanza: gli operatori saranno impegnati non solo nelle attività di soccorso al pubblico ma anche in giochi, animazione e prove a tema assistenza, guidando piccoli e grandi alla scoperta di cosa fa e come opera la CRI.

Nel parco gli organizzatori hanno allestito anche un mercatino dove acquistare prodotti tipici locali brandizzati Puravida Farm, tra cui le Uova di Pasqua. Parte dell’incasso derivato dalla vendita delle uova sarà devoluto alla Croce Rossa Italiana, sede di Pavia. E per placare i morsi della fame, messa a dura prova da tanta attività, all’interno del parco si potrà scegliere tra street food presso i vari corner presenti o i piatti tipici del territorio e le pizze del ristorante  La Lanca interno alla struttura.

Napoli: turista tedesco compra opera esposta di Van Gogh

Sarà in esposizione a Palazzo Fondi, in occasione della mostra “Van Gogh Multimedia e la Stanza Segreta”, sino al 26 giugno poi, l’opera di Vincent Van Gogh, Homme à la Pipe: Portrait du docteur Gachet(1890), lascerà l’Italia per volare in Germania. La fotoincisione è stata comprata da un collezionista tedesco attraverso un mediatore, che ha concesso agli organizzatori dell’esposizione l’utilizzo sino alla data di chiusura della rassegna.

Van Gogh_Portrait du docteur Gachet 1890

Galeotta fu la vacanza a Napoli. Da semplice turista in vacanza nella città partenopea con la moglie, per il ponte di Pasqua, a compratore della preziosa opera dell’artista olandese il passo è stato breve. Marito e moglie, il cui nome è coperto da accordi con gli organizzatori della mostra, da un albergo del Lungomare sono andati a piedi a visitare il centro per vedere piazza del Plebiscito, il Palazzo Reale e poi il Castel dell’Ovo.

Giunti in piazza del Municipio, per ammirare la nuova realizzazione, hanno scorto la mostra in svolgimento a palazzo Fondi e da qui, durante la visita da turisti a collezionisti, sempre alla ricerca di pezzi unici, hanno definito l’accordo per l’acquisto dell’opera attraverso un loro mediatore.

Van Gogh multimedia e La Stanza segreta

Van Gogh multimedia e La Stanza segreta

Conferma il produttore della mostra, Salvatore Lacagnina:

Sono stato contattato da un signore italiano sabato sera che mi ha chiesto informazioni sul collezionista privato che ci aveva concesso l’opera di van Gogh, chiedendomi se c’era la possibilità di acquisto. Ho messo in contatto le due persone, ma mai credevo giungessero così velocemente ad una definizione, per fortuna negli accordi è prevista la permanenza a Napoli dell’acquaforte sino a chiusura dell’esposizione. Il prezzo della vendita non lo conosciamo, ma sappiamo che l’opera è stata valutata, dalla compagnia di assicurazione che cura per noi i rapporti con i privati, intorno ai 250mila euro.

La Stanza Segreta, con 12 opere originali di diversi artisti tra cui Gauguin, Cézanne, Cormon, dove spicca l’heliogravure originale realizzata da Vincent van Gogh,Homme à la Pipe: Portrait du docteur Gachet (1890), è divenuta così la “stanza della trattativa”. Il ritratto del medico e amico Gachet è una delle poche opere grafiche effettuate da van Gogh.

Editato in pochi esemplari nel 1939 dalla società Francois di Limoges per les Éditions Hyperion di Parigi, restituisce l’immagine del dottor Gachet leggermente incupita e tesa, forse presagio di ciò che lo stato di salute di Van Gogh potrebbe determinare nel futuro dell’amico.

Fernando Mangone: la sua opera Masque sarà esposta in Biennale

Straordinario artista, Fernando Mangone. Artista a trecentosessanta gradi e non solo per i grandi risultati raggiunti, ma anche per il suo modo di intendere e concepire la vita, l’esistenza, i rapporti interpersonali. Un artista visionario, le cui opere sono un’emozione continua di vibrazioni di luci e di colori. Fernando Mangone nasce ad Altavilla Silentina (Campania), un paese da lui definito “dionisiaco”, tra forti odori, grida gioiose di bambini e animali che convivevano con gli uomini. Stregato dalla musica Rock e dai caldi colori dei pittori fiamminghi che ama studiare, intraprende da bambino, cinquant’anni or sono, il suo percorso di artista e da Napoli a Firenze, fino all’Olanda, acquista fama anche lavorando con grandi marchi. Si autoproclama “un randagio”, ribelle a qualsiasi tentativo di imbrigliarne la creatività, seppur animato da una delicatezza nell’approccio col prossimo che lo ha reso amico sincero con mezzo mondo.

Afferma Fernando Alfonso Mangone:

Sono un disubbidiente, uno che stravolge le regole. Come si può insegnare l’arte, la follia?

Perché non servono le parole, perché la pittura stessa parla. È testimonianza. Il visionario Mangone prima si è iscritto all’Accademia di Belle Arti di Napoli, poi a quella di Catanzaro e successivamente a quella di Firenze, dove ha terminato gli studi con il massimo dei voti. Già da questo suo oscillare continuo, da questi improvvisi e imprevedibili cambiamenti di rotta inizia ad emergere il carattere di Mangone, sempre più insoddisfatto del presente, tutto teso verso altri mondi e altri traguardi. Già da queste premesse inizia a rivelarsi il suo spirito nomade e ribelle, viaggiatore e “attraversatore” di paesi e città, per respirare aria nuova e pulita, diversa, fatta soprattutto di emozione e libertà. Così, già da studente, inizia un’intensa attività espositiva che si sviluppa prevalentemente tra Firenze e Roma. Prendono vita, in questa fase, i rapporti di collaborazione con importanti personaggi della cultura internazionale e tra questi quello con il poeta e scrittore piacentino Aldo Braibanti che in seguito, insieme a Barbara Tosi, diventerà curatore di sue svariate mostre presso l’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam.

L’Italia però gli va stretta e così Fernando Mangone decide di partire per cercare altri luoghi, altre mete, altri approdi.

Nel corso di questo suo lungo peregrinare in giro per l’Europa lo troviamo a Parigi, Londra, Berlino e poi in altre città europee: appassionato di musica, segue con sommo interesse i grandi maestri del Rock e del Punk: i Rolling Stones, Genesis, Qeen, Pink Floyd ecc. immortalandoli in giganteschi cartelloni che, per lungo tempo, fanno da sfondo a paesaggi e scorci di famose metropoli.

Fernando Mangone

Fernando Mangone

Poi arriva il periodo olandese, pieno di lavoro e ricco di soddisfazioni.

Dipinge ad Amsterdam, L’Aia e Groningen dove tiene ampi e comodi ateliers. A L’Aia il suo studio si trova all’interno di un vecchio Ministero della Difesa, di fronte all’Ambasciata Italiana e da qui parte e si sviluppa tutta la sua attività artistica: qui esegue la sue straordinarie vedute urbane e poi via, per le strade della città ad eseguire grandi e immensi murales che, ancora oggi, documentano la sua permanenza in terra d’Olanda e il suo interessante percorso.

Fernando Mangone, dunque, come Basquiat, Haring, Hirst e Bansksyribelle e rivoluzionario che, rifuggendo musei, gallerie ed eventi commerciali, inizia a dipingere sui muri delle stazioni metropolitane, nei parchi e sui palazzi degradati portando l’arte nelle strade e in mezzo alla gente per raccontare la vita ed essere, fino in fondo, fedele testimone del suo tempo e dei suoi giorni.

Tra cielo e terra, viaggio nella storia e nella bellezza” è il titolo della prossima mostra personale di Fernando Mangone alla Galleria d’Arte di Armando Lanza a Pietrasanta. Sabato, 30 aprile, alle ore 16,30, l’inaugurazione della rassegna che viene proprio a cadere in concomitanza con un’altra grande manifestazione di rilievo mondiale, la 59a edizione della “Biennale Internazionale d’Arte di Venezia” dove, anche qui, Fernando Mangone è tra i protagonisti.

Fernando Mangone

Fernando Mangone

Una sua importante opera, “Masque”, infatti, a partire dal 23 aprile sarà esposta nel Padiglione “Grenada” all’interno del Collettivo “Identity Collective”, un gruppo di artisti costituitosi per l’occasione. Come poteva allora Fernando Mangone, grande “attraversatore” di città e Paesi e “street-artist” di fama internazionale a non sentire il richiamo della terra toscana?

Fondamentale l’incontro con Armando Lanza, colto e illuminato gallerista di questa città che, affascinato dalla forte espressione dell’artista campano, ha deciso di chiamarlo a far parte dei suoi ambiziosi e importanti progetti.

E così, dopo questa importante mostra personale, dove Mangone presenterà un’esauriente panoramica della sua produzione e delle sue tematiche (mitologia, storia, ritrattistica e visioni contemporanee con una particolare attenzione per Pietrasanta, Firenze, Pisa, Siena, Arezzo, Livorno ecc.) eccolo pronto ad inaugurare anche il nuovo spazio a lui riservato.

Su una superficie di oltre trentamila metri quadrati, polo fieristico dedicato all’arte contemporanea, ideato e voluto da Armando Lanza, l’artista di Altavilla allestirà ben cinque Padiglioni, suddivisi per tematiche, della sua vasta e complessa produzione: straordinaria occasione per entrare nel magico mondo di questo vulcanico artista, nelle sue forme e nei suoi colori, per farci avvolgere dalle sue luci, dalle sue trame e dai suoi percorsi.

Con la presenza di Fernando Mangone, Pietrasanta si arricchisce così di un nuovo, grande personaggio, di un nuovo, grande artista: in attesa e in preparazione dei prossimi importanti eventi.

Contro l’interpretazione di Susan Sontag

Contro l’interpretazione di Susan Sontag è un libro raccoglie scritti dedicati al teatro, al cinema, alla letteratura, tra cui il famosissimo Notes on Camp.

Un limpido talento critico, una capacità fuori dal comune di orientarsi nell’universo contemporaneo di segni e linguaggi plurali: con sguardo allenato da continue combinazioni tra passioni profonde e interessi eclettici, Susan Sontag traccia un’originalissima, radicale rotta attraverso la teoria, la letteratura, il cinema, il teatro e le arti degli anni sessanta del ’900.

Prima dell’“età del nichilismo”, Sontag scrive gli articoli riuniti nel 1966 in Contro l’interpretazione, il suo libro d’esordio come saggista: “un atto di liberazione intellettuale” che la fa in breve diventare una figura di riferimento dello scenario contemporaneo, delle sue rivelazioni, trasgressioni, sperimentazioni, illusioni, della sua opposizione alle gerarchie (alto/basso) e alle polarità (forma/contenuto, intelletto/sentimento).

Oggi dissento da alcune delle cose che ho scritto, ma non si  tratta di un tipo di ripensamenti che renda possibili cambiamenti parziali o revisioni. Anche se credo di aver sopravvalutato o sottovalutato i meriti di alcune delle opere che ho discusso, il mio attuale dissenso ha poco a che fare con singoli mutamenti di giudizio.

In ogni caso, l’eventuale valore di questi saggi, e la misura in cui sono qualcosa di più di una semplice illustrazione dell’evoluzione della mia sensibilità, non dipendono dalle specifiche valutazioni formulate, bensì dall’interesse dei problemi che sollevano.

Che scriva dello “stile” come centro di gravità dell’espressione artistica o disegni una mappa dettagliata e ormai classica delle forme della sensibilità “Camp”, che parli degli happening in cui l’azione evade dai teatri o si sposti dal diario di Pavese ai Taccuini di Camus, dalla libertà di Genet alla coscienza disgustata di Sartre, il filo delle parole di Susan Sontag non perde il suo obiettivo: evitare che il vaso di Pandora dell’interpretazione-superfetazione si rovesci sull’esperienza dell’opera d’arte, deformandola e saturandola di “significati” a proprio uso e consumo.

Ho l’impressione non tanto di aver risolto un certo numero di problemi che mi inquietavano e mi affascinavano, quanto di averli prosciugati. Ma la mia è senza dubbio un’illusione. I problemi restano, e ad altre persone curiose e riflessive resterà molto da dire sul loro conto, e forse questa raccolta di recenti considerazioni sull’arte potrà essere utile in tal senso.

Contro l'interpretazione di Susan Sontag

Contro l’interpretazione di Susan Sontag

Susan Sontag: chi è?

Susan Sontag (1933-2004), tra gli intellettuali statunitensi più influenti della seconda metà del ’900, nottetempo ha pubblicato i primi due volumi dei diari finora inediti in Italia, Rinata (2018) e La coscienza imbrigliata al corpo (2019), cui sono seguiti il romanzo L’amante del vulcano (2020) e i saggi Malattia come metafora e L’Aids e le sue metafore (2020), Davanti al dolore degli altri (2021) e Contro l’interpretazione e altri saggi (2022), tutti tradotti da Paolo Dilonardo.

I vincitori della quinta edizione del concorso 1801 Passaggi

Tre premi della giuria e il Premio speciale “Frank Cancian” assegnati al termine della V edizione del concorso di fotografia documentaria “1801 passaggi” ispirato agli scatti realizzati nel 1957 dal fotografo e antropologo statunitense Frank Cancian a Lacedonia (Av). Da un vero e proprio “studio di comunità” con le fotografie, realizzato nel Sud rurale dei tardi anni 50, parte ogni anno un viaggio fotografico e documentaristico in tutta Italia.

Ha vinto il primo premio del concorso annuale di fotografia documentaria “1801 passaggi” il trentenne fotoreporter di Cava de’ Tirreni Gabriele Durante, con una foto scattata nella festa della Madonna delle Grazie di Raito a Vietri du Mare (Sa).

Secondo premio al fotografo jesino Pietro Picchietti, con un’immagine di festa realizzata a Cupramontana (An), seguito al terzo posto dalla giovane artista parmense Alma Beccarelli, che ha scattato sulla spiaggia del faro di Bibione (Ve).

Premio speciale “Frank Cancian” il riccionese Andrea Pecci

Premio speciale “Frank Cancian” Andrea Pecci

Ad aggiudicarsi il Premio speciale “Frank Cancian” il riccionese Andrea Pecci, con una foto scattata in Sicilia.
Tutte le fotografie selezionate e le motivazioni dei premi assegnati sono visibili permanentemente sul sito web del MAVI-Museo Antropologico Visivo Irpino.
20, come ogni anno, sono le foto selezionate come finaliste dalla giuria, che in questa tornata era
composta dalla coordinatrice Simona Guerra (esperta in ordinamento di archivi fotografici e saggista),
da Massimo Cutrupi (fotografo dell’ICPI-Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale del Ministero
della Cultura e docente) e da Francesco Marano (antropologo e artista, professore associato
dell’Università della Basilicata, direttore della rivista peer reviewed “Visual Ethnography”).

Il figlio di Frank Cancian, Steve Cancian (californiano, architetto paesaggista e fotografo) ha rappresentato la famiglia dell’autore statunitense – scomparso nel novembre 2020 – per l’assegnazione del premio a lui intitolato.

vincitori 1801 Passaggi

vincitore 1801 Passaggi primo premio Gabriele Durante

I premi sono stati proclamati e “consegnati” in una cerimonia tenuta in videoconferenza, la cui
registrazione resta visibile sulla pagina Facebook del MAVI e di LaPilart.
Il concorso è ispirato agli scatti realizzati nel 1957 a Lacedonia dallo statunitense Frank Cancian, allora
fotografo e futuro antropologo, che realizzò un vero e proprio “studio di comunità” con le fotografie: un
patrimonio custodito ed esposto nel MAVI-Museo Antropologico Visivo Irpino dal 2017, dopo la
donazione da parte di Cancian alla Pro Loco “Gino Chicone” dei 1801 negativi, dei relativi provini a
contatto, delle note di campo redatte da Cancian nel sei mesi di permanenza in Italia e di altri materiali
dell’epoca.
Il concorso “1801 Passaggi”, dedicato in questa quinta edizione al tema “Un paese italiano, 2021”, è
organizzato dalla Pro Loco “Gino Chicone” di Lacedonia e dall’associazione LaPilart nell’ambito delle
attività del MAVI, con il sostegno del Comune di Lacedonia e in partnership con il Museo delle Civiltà
(Roma, Ministero della Cultura) e la Fondazione Un Paese (Luzzara).

Il progetto produce ogni anno un viaggio fotografico e documentaristico in tutta Italia. Esso consiste nella selezione, mediante le scelte operate da una giuria di alto livello culturale e tecnico, di un gruppo di 20 opere fotografiche realizzate oggi nel territorio italiano sulla base degli spunti di ispirazione forniti da un gruppo di 20 foto tra quelle scattate da Cancian a Lacedonia nel 1957. Le 20 nuove opere selezionate entrano ogni anno nell’archivio MAVI e saranno anche stampate ed esposte nel museo lacedoniese, la cui riapertura è imminente dopo importanti lavori di ristrutturazione.

Manca poco per il Gala Internazionale Gesualdo danza

Cresce l’attesa per un evento dal grande valore culturale che vedrà riuniti ad Avellino i più prestigiosi nomi del panorama della danza internazionale.

Domenica 24 aprile con inizio alle ore 20.30, nell’ambito del primo Concorso Gesualdo Danza, il palcoscenico del Teatro “Carlo Gesualdo” di Avellino diventerà un luogo magico e straripante di bellezza grazie alla presenza di 11 étoile internazionali che si esibiranno per dar vita ad una serata di gala che emozionerà sicuramente i presenti.

Nel corso dello spettacolo si alterneranno l’étoile Giuseppe Picone, uno dei più grandi ballerini di danza classica al mondo, e le altre stelle della danza internazionale quali Iana Salenko e Dinu Tamazlacaru, Luisa Ieluzzi e Stanislao Capissi, Arianne Lafita e Vittorio Galloro, Lucia Lacarra e Matthew Golding, Giuliana Mele e Mario Laterza (Spellbound).

Il progetto, ideato e fortemente voluto da Guendalina Manzi, direttrice della scuola tersicorea “Esmeralda” di Avellino, vede il maestro Fabrizio Esposito nelle vesti di direttore artistico.

Durante l’evento saranno attribuiti i seguenti riconoscimenti: Premio Carla Fracci, Premio al talento, Premio Produzione, Premio Formazione, Premio Carriera.

Presenterà la serata Luisa Mariani di Piuenne TV.

Gala Internazionale Gesualdo danza

Gala Internazionale Gesualdo danza

La serata di gala sarà preceduta, sabato 23, dai concorsi nazionali ed internazionali che vedranno la partecipazione di numerose scuole di danza italiane che si disputeranno numerosi premi e borse di studio alla presenza di giudici di altissimo prestigio quali: Giuseppe Picone (etoille internazionale – Presidente Giuria Internazionale), Franco Miseria (coreografo TV – Presidente di Giuria Nazionale), Alen Bottaini (direttore Bavaria ballett academy di Monaco di Baviera), Alessandro Rende (direttore Europa in danza e Italian dance award), Alin Gheorghiu (consigliere onorifico balletto dell’Opera Nazionale di Bucarest), Azzurra di Meco (giornalista e coordinatrice danza cantiere internazionale d’arte di Montepulciano), Emanuele Battista (coreografo internazionale), Fabio Gison (Solista e coreografo teatro San Carlo), François Petit (Assistente direttore Ballett Schule Theater Basel), Irma Cardano (Coreografa internazionale), Manuela Barbato (Art journalist and dance curator Teatro Bellini di Napoli), Mario Nocera (Responsabile area Urban), Massimiliano Craus (Critico di danza e giornalista), Peter Valentin (coreografo internazionale), Roberto D’urso (Responsabile modern/jazz), Stefano Angelini (Solista teatro San Carlo), Valentina Marini (presidente A.I.D.A.P. – direttore Spellbound Contemporary Ballet Roma).

Il concorso sarà per i giovani allievi un’occasione di crescita professionale unita alla possibilità di guadagnare esperienze formative di prestigio.

Il Teatro Gesualdo, durante l’evento, ospiterà la mostra fotografica “AQVA” di Luigi Bilancio e la presentazione del volume “Giselle e il teatro musicale” di Maria Venuso, Docente di Storia della danza presso l’Istituto Suor Orsola Benincasa di Napoli.

Gli Amori di Suzanna Andler di Benoit Jacquot: il trailer

Gli Amori di Suzanna Andler è un film di Benoit Jacquot, tratto dall’omonima pièce teatrale di Marguerite Duras.

Protagonista è Suzanne (Charlotte Gainsbourg), una donna malinconica che si trova a fare un bilancio della sua esistenza: deve scegliere se vuole continuare ad essere la moglie e madre di un borghese ricco e infedele o scegliere una vita più libera con il suo giovane e squattrinato amante.

Da una parte c’è la vita confortante di cui si conosce tutto, soprattutto quello che non va, dall’altra c’è un percorso nuovo completamente da scoprire, che potrebbe essere allettante ma sconosciuto.

Questo dilemma si consuma tra le pareti di una grande villa abbandonata, che accompagna l’immagine decadente e della stasi emotiva della protagonista, che inciampa tra i suoi pensieri divergenti attraverso monologhi non coerenti perché è lei stessa la prima a non dirsi completamente la verità.

Gli Amori di Suzanna Andler:il trailer

L’ultimo film di Benoit Jacquot

Il regista ci conduce nel mondo introspettivo del sé, in cui i grandi problemi del cuore e della vita diventano insormontabili, per la paura e l’incapacità di parlare a se stessi senza remore e con sincerità. Spesso ci si illude di essere in un determinato modo ma quando arriva il momento di doverlo dimostrare a se stessi, in quel preciso istante, si scopre di essere qualcuno di diverso da ciò che si pensava.

Questo è ciò che accade a Suzanna, che vede per la prima volta un nuovo mondo fatto di paure e di incertezze ed è proprio da qui che inizia il suo calvario intimo perché se da una parte non si riconosce più ed ha paura, la donna, cerca comunque di trovare un senso al suo smarrimento attraverso le giustificazioni di gesti e azioni passate.

Suzanne cerca di dare una spiegazione alle sue scelte, quasi come fosse stata costretta a tradire e a trovarsi nella situazione in cui si trova ora, incarnando pienamente tutti i temi che contraddistinguono il teatro della Duras: la fine dell’amore, il desiderio, la morte, il non evento e la circolarità del piacere umano.

Un film tratto dall'omonima pièce teatrale di Marguerite Duras con una straordinaria Charlotte Gainsbourg

La locandina del film di Benoit Jacquot

Benoit Jacquot riesce a mostrare il tumulto interiore dell’essere umano con la stessa intensità lacerante di cui è capace solo una rappresentazione teatrale.

Gli Amori di Suzanna Andler punta molto sul tempo sospeso e sugli attori che trasmettono una malinconia onirica e intima come quella del palco teatrale.

Il lungometraggio, distribuito da Wanted, uscirà nelle sale italiane il 21 aprile.

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