redazione

I fratelli De Filippo di Sergio Rubini: la recensione

I fratelli De Filippo di Sergio Rubini rappresenta una sorta di sequel di Qui rido io di Martone con le dovute differenze, rappresentate dalla modalità soggettiva dei due registi di guardare i personaggi all’interno delle rispettive pellicole, unito al differente tempo che ciascun di loro ha deciso di trattare.

Il lungometraggio di Sergio Rubini si sofferma sulla storia prevalentemente artistica dei fratelli De Filippo che però resta e resterà sempre ancorata alla vita intima e familiare dei tre, che vivono una sorta di senso di riscatto derivante dalla mancanza di un’identità familiare, che gli è stata consegnata in modo equivoco.

Tutti e tre i fratelli sanno che Eduardo Scarpetta è il loro padre naturale ma tutti e tre sanno che per loro ufficialmente, moralmente e artisticamente è il loro zio.

Il film mostra le difficoltà che i tre hanno dovuto affrontare nel loro iter artistico, prima di potersi affermare e restare ai posteri per come li conosciamo oggi. Sergio Rubini ci mostra tre anime e caratteri differenti che, nonostante le loro diversità, si amano in quanto famiglia, tendendo all’unione familiare e artistica nonostante tutto.

Affermarsi nel mondo del teatro, per loro, non è solo un atto dovuto nei confronti dell’amore per l’arte che, nonostante tutto, gli ha trasmesso Eduardo ma è, soprattutto, un modo, forse l’unico che hanno, per potersi riscattare e conquistare quella dignità che, dalla nascita, gli è sempre stata negata.

Il lungometraggio segue la narrazione del biopic classico, in cui le vicissitudini artistiche e personali di Eduardo, Peppino e Titina s’incrociano e si fondono tra vita privata e teatrale, per poter dare allo spettatore una conoscenza globale e intima dei tre protagonisti.

Peppino, Eduardo e Titina nel film di Sergio Rubini

Domenico Pinelli, Mario Autore e Anna Ferraioli Ravel nel film di Sergio Rubini

I fratelli De Filippo: i personaggi

Titina (Anna Ferraioli Ravel) è una donna forte, che ama il teatro, è risoluta ed è fiera perché nonostante sappia di non rientrare nei canoni estetici del tempo persevera per trovare un posto nel mondo del teatro e ci riesce prima nella compagnia di Totò e poi con i fratelli.

Eduardo (Mario Autore) è ambizioso, consapevole delle proprie capacità artistiche e spregiudicato nel volersi affermare a tutti i costi e in qualsiasi modo. La sua mente è brillante e veloce che insieme all’orgoglio e all’impulsività, a volte, lo conducono lontano dal riuscire a raggiungere il suo sogno, facendogli compiere scelte azzardate. Lui, in fondo, sa che insieme ai fratelli potrà avverare il suo sogno e quando la vita e gli eventi gli mettono i bastoni tra le ruote è capace di fare un passo indietro pur  di riuscire a raggiungere il suo obiettivo, che poi conquisterà.

I fratelli De Filippo: la recensione

L’ultimo film di Sergio Rubini

Peppino ( Domenico Pinelli) ama il teatro ma quella parte spensierata e comica, meno impegnativa e malinconica che, invece, tanto piace ad Eduardo. Tra i tre fratelli, lui, è quello meno ambizioso perché da piccolo, crescendo in campagna apprezza le cose semplici e i legami indissolubili. Il suo scopo è quello di lavorare facendo ciò che gli piace, senza porsi troppe domande perché quando è tempo di essere incudine non ha problemi ad incassare.

I fratelli De Filippo hanno grandi capacità anche nei loro percorsi artistici individuali ma insieme rappresentano una forza straordinaria che concentra: bravura, sensibilità differenti, ironia e creatività.

Sergio Rubini con il suo lungometraggio rende omaggio non solo ad Eduardo ma anche a Peppino e Titina che sono stati ugualmente grandi artisti.

Lo spettatore viene affascinato, ammaliato e incuriosito dalle personalità differenti dei tre fratelli De Filippo perché il regista riesce a dare a ciascuno quella dimensione umana, che li rende prima esseri umani e successivamente grandi artisti.

Lo Cunto de li Cunti è risultato il migliore progetto del POC

La Regione Campania ha approvata la graduatoria di merito delle proposte progettuali ammissibili del POC 2021-2022: Programma Unitario di Percorsi Turistici di tipo culturale, naturalistico ed enogastronomico di portata nazionale ed internazionale.

Quello proposto da Montoro, Comune capofila, e dalle amministrazioni di Solofra, Contrada, Bracigliano e Calvanico è risultato il n.1 tra gli 88 progetti ammessi a finanziamento.

Il progetto “Lo Cunto de li Cunti, viaggio nel mondo fiabesco di Giambattista Basile-Itinerari da fiaba” ha ottenuto il punteggio più alto ( 84,00) dalla Commissione di valutazione.

Il progetto può definirsi un viaggio che investe il gusto, i sapori ed i saperi, il genius loci, la musica ed il patrimonio naturale ed agricolo locale che, ruotando intorno alle fiabe narrate da Giambattista Basile, vuole valorizzare e promuovere i nostri territori. Saranno previsti diversi eventi che avranno luogo in location strategiche, suggestive, ma soprattutto sicure, nel pieno rispetto delle normative anticovid. Spettacoli rievocativi, degustazioni, percorsi artistico – culturali promuoveranno l’immagine della nostra regione a livello nazionale ed internazionale.

Verranno strutturati itinerari turistici e visite guidate per le scuole, per cittadini e turisti interessati, oltre che workshop e convegni per sensibilizzare anche la comunità locale sull’importanza di custodire la nostra storia ed identità così ben descritta nelle pagine di Basile, che prenderanno vita nel racconto orale durante le letture animate e saranno rappresentate in fumetti e web series grazie alla partecipazione di associazioni ed istituti scolastici  specializzate in movie education per i più giovani.

Gli eventi avranno l’obiettivo di valorizzare il rapporto tra la storia de “Il Cunto de li Cunti”, i prodotti enogastronomici locali ed il turismo in una chiave che veda l’attrattività turistica focalizzarsi sull’esperienza dei luoghi, dei valori e del patrimonio culturale.

L’idea progettuale mira a rafforzare la conoscenza della Campania nel suo complesso sul mercato turistico italiano ed estero, attraverso la valorizzazione degli elementi attrattivi e peculiari presenti nei comuni partner del progetto, anche nell’ottica del programma “Procida Capitale della Cultura 2022”. A questo proposito si intende realizzare una piattaforma web, collegata al progetto, in modalità open data in grado di dialogare con il portale della Regione Campania dedicato alla cultura ed al turismo.

Comune di Montoro

Comune di Montoro

La valorizzazione delle tradizioni e dei luoghi evocati ne “Il Cunto de li Cunti” mira a permettere di superare la dimensione meramente locale nell’attrazione dei flussi turistici, puntando a modernizzare l’offerta del territorio, migliorandone al tempo stesso la qualità e di conseguenza l’appetibilità anche per i turisti esteri attratti dal potere narrativo delle fiabe di Basile.

Ed è così che le favole raccontate da Walt Disney potranno recuperare le loro radici grazie agli eventi previsti dal progetto: saranno messe in scena “Cenerentola” tratta da “La gatta Cenerentola” di Basile; ”Rapunzel” da “Petrosinella” di Basile; ”Il Gatto con gli stivali” da “Gagliuso” di Basile; “La bella addormentata nel bosco” originariamente “Sole,luna e talia” di Basile.

Drammaturgia, musiche, costumi e messa in scena, tutti originali, caratterizzeranno ognuno dei paesi in cui saranno ospitati gli eventi. I personaggi protagonisti delle favole, in sagome a colori “parlanti” (con tecnologia qr code), resteranno simbolicamente nei luoghi della rappresentazione per costituire pezzi degli “itinerari da fiaba” alla cui partecipazione e realizzazione contribuiranno le associazioni del territorio e le comunità locali.

Saranno inoltre coinvolte le strutture ricettive e ristorative che in occasione degli eventi proporranno menù a base di prodotti tipici del territorio. I “menù da fiaba” proposti saranno promossi sulle principali pagine enogastronomiche di quotidiani nazionali. Un viaggio da non perdere.

America Latina è il nuovo film dei fratelli D’Innocenzo: il trailer

Damiano e Fabio D’Innocenzo tornano, dopo Favolacce, sul grande schermo con America Latina e, in un certo qual modo, proseguono con il loro sguardo sulla società in modo caravaggesco.

Ritroviamo anche in questo film come protagonista Elio Germano, che interpreta Massimo Sisti, un dentista affermato, tranquillo, rispettoso della propria famiglia e dei propri pazienti, che non ha più nulla da chiedere o da pretendere dalla vita.

Lui ha tutto ciò che un uomo potrebbe desiderare, grazie al proprio senso di rispetto e serietà della vita e di tutto ciò che lo circonda.

America Latina: il trailer

Elio Germano è il protagonista di America Latina

Un giorno però, all’improvviso, Massimo decide di scendere nella sua cantina dove scopre o riscopre l’assurdo e c’è qualcosa che sconvolgerà la sua tranquillità.

La cantina, generalmente nel mondo cinematografico, rappresenta i film horror per antonomasia ma i fratelli D’Innocenzo in America Latina danno, a questo perimetro abitativo, la dimensione umana e reale che nella vita non è amplificata del grande schermo.

Questo luogo infatti rappresenta per tutti: un ampio cassetto dei ricordi, del passato e dell’interiorità. Un posto dove vengono confinati oggetti che non ci appartengono più, cose che ci ricordano qualcosa che non vorremo più ricordare. Sono oggetti che hanno segnato una fase di vita e di percorso, in cui si fatica a riconoscere perché si è andati avanti, segnando una tappa biologica e di esperienze diversa da ciò che è stato un tempo.

America Latina, come si evince anche dal trailer, segue quello stesso ritmo lento e reale della vita di tutti i giorni. Un tempo scandito da piccoli gesti che rappresentano la vita di ognuno: sono i ritmi del nostro quotidiano e della nostra esistenza. Quel susseguirsi monotono delle azioni  che turbano lo spettatore perché portano il carico della pesantezza della quotidianità, della noia e dei problemi con cui ogni giorno bisogna fare i conti.

America Latina: il film

Elio Germano interpreta il protagonista del film

La fotografia è intimista e senza eccessi di luce perché non c’è niente da sublimare ma da osservare nella sua semplicità senza fronzoli, quasi a voler lasciare indifferenti.

America Latina non vuole fare domande e non ha la pretesa di dare risposte, vuole lasciarsi osservare e innescare una decodificazione soggettiva in ciascuno.

Il lungometraggio uscirà nelle sale cinematografiche italiane il prossimo 13 gennaio.

Un esoterico amore alla Camera dei Deputati

Giovedì 13 gennaio 2022, ore 11:00, a Roma, presso la Sala Conferenze della Camera dei Deputati, Saverio Ferrara, autore del libro Un esoterico amore, edito da Graus Edizioni, si confronterà sul delicato tema del celibato, filo conduttore del suo romanzo. Apre i lavori l’On. Michela Rostan.

Intervengono:
Mons. Coviello, Rocco Romeo, prof. e giornalista, la prof.ssa Cristina Grillo, docente di Filosofia, Roberta Beolchi, Presidente dell’Associazione Edela.

Modera la giornalista Eleonora De Nardis.

Il dibattito della sessualità nel clero è aperto da secoli ed è tornato di grande interesse. A tal proposito, Papa Francesco ha dichiarato: “Il celibato non è un dogma di fede, ma una regola di vita”.

Nel Vangelo di Matteo (cap.8, vv.14,15) si dice che a Cafarnao entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera; ciò significa che Pietro avesse una moglie. Il compito di “pascere le pecore” della chiesa nascente fu affidato da Gesù non al discepolo vergine Giovanni, bensì a quello sposato Pietro che è stato il primo Pontefice.

Solo all’inizio del secondo millennio, dalla riforma di Gregorio VII al pontificato di Innocenzo III, si sviluppa una progressiva affermazione dell’obbligo del celibato per il clero, che vede la sua radicalizzazione con il Concilio di Trento.

Oggi il tema del celibato è argomento estremamente dibattuto, dalla crisi delle vocazioni al fenomeno della pedofilia; il Cardinale Ruini ha rivolto a Papa Francesco la supplica di non accogliere la forte istanza avanzata nel Sinodo sull’Amazzoni.

Un esoterico amore di Saverio Ferrara

Un esoterico amore di Saverio Ferrara

Un esoterico amore: trama

Massimo, un giovane prete provinciale, fin da bambino mostra un profilo emotivo di spiccata sensibilità alla trascendenza, aperto alla dimensione mistica della vita. Nei momenti di dubbi e incertezze, l’uomo si rivolge ai suoi Maestri, entità metafisiche che lo aiutano a rivisitare la sua idea di Chiesa, lontana da ogni forma di ipocrisia. Per questo, l’uomo si ritrova ad essere inquisito da una commissione di Cardinali che lo accusa di aver peccato, ma lui si difende di fronte alle idee tribali che la Chiesa afferma. Tra tutte, una figura in particolare si rivelerà singolare e determinante per il dispiegarsi degli eventi: l’Esorcista, il Cardinale Gabriele, che, proprio come il protagonista, possiede facoltà empatiche e sensoriali sovrasviluppate.

Uomo ammaliante, poeta, pittore, musicista, praticante di arti marziali, Massimo è una calamita per molti, e un maliardo per le donne, stregate di fronte alla sua sconfinata conoscenza e all’energia che sprigiona. Alcune donne, in particolare, fungeranno da specchio delle fragilità umane di Massimo: Mary, una conoscenza di vecchia data, Simona, la ragazza del terzo occhio, e la sua musa ispiratrice, colei per cui avrebbe sfidato chiunque, la Beatrice dantesca, che porta il nome di Sofia.

Attraverso la storia del protagonista – tra un sogno dantesco e un dissidio interiore alla Petrarca – Saverio Ferrara racconta la sua idea di Amore, stigmatizzando le dinamiche di una società spesso ossequiosa dell’apparenza e della forma.

Saverio Ferrara: biografia

Saverio Ferrara, imprenditore di professione, ma sognatore nell’anima. Quella stessa anima che lo ha portato da sempre a disegnare, scrivere e a dar vita finalmente al suo primo libro, dopo aver scritto, ma mai pubblicato, poesie e manoscritti di vario genere. Uomo mistico, cultore della psicologia e delle leggi universali.

4 metà: il film che confuta l’esistenza dell’anima gemella

Da sempre ci si chiede se esiste davvero l’anima gemella. C’è chi è fermamente convinto che nel mondo esiste la metà della mela perfettamente aderente ad un’altra, chi ci spera e chi cinicamente sorride all’idea di questa ipotesi azzardata e romantica. A prescindere dal filone in cui si crede, sono in molti, se non tutti, ad essere attanagliati dall’idea e dalla paura di scegliere o innamorarsi di qualcuno che poi si rivelerà sbagliato.

4 metà (2022) di Alessio Maria Federici è un film che ci mostra proprio questo, confutando l’idea e l’esistenza dell’anima gemella.

Il lungometraggio entra nelle dinamiche sentimentali e veloci del nostro tempo che, spesso, non lasciano lo spazio per la riflessione, a causa di eventi che possono capovolgere completamente la nostra percezione dell’altro o per altre motivazioni dettate dalla casualità, che si mescola all’imprevedibilità degli eventi.

4 metà: il trailer

Il film di Alessio Maria Federici

Il film mostra quante porte scorrevoli possono esistere in una combinazione composta da 4 persone (due donne e due uomini) e, a prescindere dalla scelta che ciascun protagonista effettuerà, non necessariamente si nasconde una delusione o una relazione fallimentare.

In 4 metà fa capolino il concetto di amore e le varie sfaccettature che ha: esiste quello che nasce dalla diversità che arricchisce, quello che affascina persone simili, quello che viene alimentato dalla sfida e quello che si costruisce sulla fiducia e sul bene che, col tempo, diventa affezione.

Se da sempre ci si interroga sull’anima gemella e sull’amore significa che una sola risposta assoluta non esiste: nel mondo esistono diverse combinazioni ma nessuna è sbagliata o è migliore di altre.

Il film di Alessio Maria Federici

Una commedia romantica dai tratti contemporanei

4 metà: la trama

Siamo a Roma, una coppia appena sposata decide di fare un esperimento, facendo incontrare quattro amici (due donne e due uomini) single. I prescelti sono molto diversi tra loro ma i novelli sposi nutrono la curiosità e la speranza che possano nascere delle nuove coppie.

Chiara (Ilaria Pastorelli) è un medico che ha una visione dell’amore romantica e non più mordi e fuggi. Dopo varie esperienze collezionate nella vita, cerca un uomo che sia capace di dare amore, vicinanza e calore umano. In breve, cerca la storia della vita perché sente che la sua non è completamente piena, le manca l’amore e una famiglia.

Giulia (Matilde Gioli) lavora in ambito finanziario, è una donna ambiziosa e proiettata sul suo lavoro e sulla sua carriera. Non è in cerca dell’amore, non è una sua priorità. Le sue storie sono brevi e senza preamboli inutili perché non ha voglia o la pazienza di essere corteggiata quando la sua finalità è la stessa dell’uomo di turno.

Matteo (Matteo Martani) lavora in una casa editrice, è un uomo ironico, colto, di sani principi e sempre con la battuta pronta. Non colleziona donne infatti ha difficoltà nell’approccio più semplice e in alcune situazioni si sente impacciato. Non sembra cercare l’amore o l’anima gemella ma non sembra neanche dispiacergli l’idea contraria.

Dario (Giuseppe Maggio) è un avvocato concentrato sui propri affari e su stesso. Le donne sono un passatempo, che durano il tempo della conquista. Non cerca l’amore, non gli interessa o semplicemente non ha ancora trovato la persona giusta.

I quattro single si incontrano e iniziano a conoscersi. Da qui Alessio Maria Federici inizia a creare le diverse coppie che possono formarsi: Chiara con Matteo, Giulia con Dario, Chiara con Dario e Giulia con Matteo.

Le prime due coppie (Chiara e Matteo, Giulia e Dario) rappresentano l’incontro che segue il filone dell’attrazione per somiglianza, rappresentato con i suoi pro e i suoi contro. Chiara e Matteo sono simili nel modo di vedere la vita, creano subito una sintonia ma alcune situazioni capovolgeranno l’equilibrio e la strada sentimentale.

Per Giulia e Dario il percorso non è poi tanto diverso perché il regista sembra voler sottolineare che, a prescindere dalle affinità intellettive e da ciò che si ritiene giusto per se stessi, quando ci si relaziona con un’altra entità basta poco per confondere le carte in tavola e seguire una strada diversa da quella si pensava essere la migliore.

Le altre due combinazioni (Giulia e Matteo, Chiara e Dario) sembrano quelle più improbabili, se si pensa alla teoria della metà della mela ma, tutto sommato sono ugualmente credibili, sembrano essere complete allo stesso modo della prima combinazione delle coppie.

4 metà in questo modo riesce a confutare l’esistenza dell’anima gemella e, in alcune situazioni, a smascherare quel romanticismo che appartiene all’amore perché amare, in fondo, significa fidarsi, scegliendo di intraprendere un percorso con qualcuno.

La vita spesso ci pone davanti a degli imprevisti, creando nuove situazioni perché nulla si può prevedere quando si vive e tutto può accadere. Non esiste l’amore perfetto, la coppia perfetta o l’anima gemella perché è tutto mutevole e in continuo movimento.

Ci si può innamorare all’istante, per sfida, per maturità, per responsabilità ma ciascun sentire non è meno nobile di un altro.

Per scoprire meglio il senso di queste parole non vi resta che guardare 4 metà, in programmazione su Netflix.

PNRR: grave errore a scapito del Sud nella distribuzione delle risorse

Afferma Gerardo Santoli presidente di Confimprenditori e membro dell’Osservatorio Nazionale PNRR:

Un grave errore matematico, diciamo così, è stato commesso dal Ministero dell’Istruzione nella distribuzione regionale delle risorse per gli interventi di edilizia scolastica previsti dai bandi PNRR del dicembre scorso. In particolare nel bando asili nido, nonostante l’esistenza di un livello essenziale delle prestazioni inserito in legge di bilancio 2022, l’assegnazione è stata basata sulla proiezione ISTAT di abitanti per regione nell’anno 2035.

 Questa proiezione Istat è basata anche sulla migrazione interna da sud a nord, senza tener conto di alcun intervento correttivo, connaturato proprio al PNRR.

Gerardo Santoli

Gerardo Santoli

Scompaiono dunque 50mila bambini meridionali che ricompaiono magicamente a nord tra Lombardia e Veneto, dove cioè tante famiglie meridionali sono già predestinate ad emigrare e dove troveranno, già pronto per i propri figli, un bell’asilo nido ad attenderli costruito però con i soldi per realizzarlo a Sud.

La previsione di popolazione dell’Istat, che prefigura un futuro per il Sud simile a quello del decennio passato -e cioè di spopolamento- poteva essere utilizzata come un punto fermo di una quanto mai agognata inversione di tendenza.

 Portare cioè lo sviluppo dove manca, favorire le nascite, l’occupazione femminile e il benessere delle famiglie. Niente da fare, invece. Per il governo il Sud sembra proprio essere senza speranza. O forse sarebbe meglio dire che si fa di tutto per negargliela costruendo gli asili nido necessari non in base alla situazione attuale (450mila bambini meridionali su 1.271.000) bensì a quella futura (399mila su 1.261.000).

Il Presidente Buonopane: “Opportunità da sfruttare. Pronti a supportare le amministrazioni”

Sono stati pubblicati i decreti del Ministero della Transizione Ecologica relativi ai criteri di selezione dei progetti concernenti la raccolta differenziata, impianti di riciclo e altre iniziative legate al recupero di determinati materiali, come da “Missione 2, Componente 1” del PNRR. Pubblicati anche gli avvisi per le candidature dei progetti.

Tra gli enti individuati dal Ministero per la partecipazione agli avvisi specifici, figurano anche trenta Comuni irpini: Avellino, Altavilla Irpina, Ariano Irpino, Calitri, Cesinali, Chiusano di San Domenico, Flumeri, Frigento, Lacedonia, Lapio, Lioni, Mirabella Eclano, Montecalvo Irpino, Monteforte Irpino, Montefredane, Montella, Ospedaletto d’Alpinolo, Pago del Vallo di Lauro, Petruro Irpino, San Mango sul Calore, San Martino Valle Caudina, Sant’Angelo dei Lombardi, Santo Stefano del Sole, Solofra, Sperone, Summonte, Teora, Torre Le Nocelle, Vallesaccarda e Villanova del Battista.

Sottolinea il presidente della Provincia, Rizieri Buonopane:

Si tratta di una delle tante opportunità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza I provvedimenti del Ministero della Transizione Ecologica consentono di creare quel sistema di economia circolare che punta alla riduzione dei rifiuti, al riciclo e alla tutela dell’ambiente. Un’occasione, dunque, che non va sprecata. I tempi sono stretti e le difficoltà non mancano. Come ho già avuto modo di evidenziare, la Provincia garantisce il massimo supporto alle amministrazioni del territorio, svolgendo il proprio ruolo di coordinamento e di assistenza ai Comuni.                            

Terræmotus Neapolitan Talent, contest alla ricerca delle nuove voci

Mercoledì 12 gennaio, alle 21:00, parte “Terræmotus Neapolitan Talent” (Tnt), il contest alla ricerca delle nuove voci napoletane.

Nell’idearlo, il direttore artistico Marisa Laurito ha preso spunto nel titolo dal grande movimento artistico-culturale promosso da Lucio Amelio.

Con la regia di Bruno Garofalo e la conduzione di Gennaro Monti, ogni mercoledì sera, fino alla fine di aprile, giovani artisti si alterneranno sul palco del Trianon Viviani giudicati da una giuria qualificata, che, nella valutazione, considererà anche il consenso o il dissenso del pubblico presente.

Terræmotus Neapolitan Talent

Terræmotus Neapolitan Talent

I due talenti più esplosivi – come l’acronimo “Tnt” suggerisce, lo stesso che indica il tritolo – saranno inseriti nella compagnia Stabile della Canzone napoletana del Trianon Viviani.

Per le prime serate il teatro ha già effettuato un provino selettivo, ma lascia aperta la possibilità di presentare candidature entro il 25 gennaio prossimo.

Per partecipare occorre inviare, all’indirizzo casting@teatrotrianon.org, una traccia audio in formato mp3 e/o un paio di links di una performance canora, due foto a colori, di cui una a figura intera, e il curriculum vitæ aggiornato.

Nell’email il candidato deve anche specificare se si presenterà con una base su chiavetta usb o accompagnato da uno o, al più, due strumenti, nonché il titolo o i titoli dei brani che si intendono interpretare. Di questi ne verrà individuato uno dalla Direzione.

Tutte le serate di Tnt sono a ingresso gratuito, fino a esaurimento dei posti disponibili.

Dieta dissociata: cosa c’è da sapere

Sono in molti a pensare che la dieta dissociata faccia dimagrire perché separa i carboidrati dalle proteine. Questa è una convinzione priva di senso perché questo regime alimentare facilita la perdita di peso, aiutando a mangiare meno senza dover far calcoli complicati di calorie.

In breve, abolendo  una delle due portate principali previste porta alla riduzione dell’ammontare calorico del pasto.

Questa tipologia di regime alimentare, spesso, viene adottato nelle diete fai da te che non è il peggiore ma neanche il migliore. Sicuramente è più semplice e pratico, concedersi una sola portata di dimensioni normali piuttosto che un primo e un secondo dimezzati, per poi invertire le scelte nel pasto serale.

Il problema della dieta dissociata è quello che, alla lunga, riduce eccessivamente le quantità complessive di consumo sia dei prodotti amidacei che di quelli proteici, che a lungo termine può provocare delle carenze di quei nutrienti che sono essenziali per il nostro fabbisogno.

Dieta dissociata

Cosa non si sa di questo regime alimentare

Ad esempio 100 grammi di pasta contiene 11 grammi di proteine uniti a 70 grammi di carboidrati. Paradossalmente  questo alimento tanto amato contiene al suo interno quella commistione che determinate teorie impongono di evitare come la peste.

Definire il pane o la pasta come carboidrati è riduttivo perché fa passare l’idea che questi alimenti portanti possono offrire solo amido e zucchero.

Allo stesso modo è sbagliato riferirsi alla carne, al pesce o alle uova con il termine di proteine perché non è esclusivamente l’apporto proteico l’unico pregio nutritivo di questi alimenti, vi è la presenza di ferro, iodio, selenio, acidi grassi etc.

Questa precisione terminologica è necessaria perché determinati alimenti diventano facoltativi e non più fondamentali e questo concetto è sbagliato. Risulta erroneo considerare un semplice integratore come sostituto di un alimento.

La dieta dissociata non è l’ideale come regime alimentare da seguire perché può provocare a lungo termine carenze nutritive che potrebbero portare ad un aumento dell’anemia dovuta alla carenza di ferro, ad esempio.

Seguire una dieta dissociata per lungo tempo senza essere seguiti da un medico e senza provvedere alle giuste integrazioni è sconsigliabile soprattutto in età giovani e in situazioni fisiologiche delicate e vulnerabili.

Samuel Beckett Quaderni di regia e testi riveduti Aspettando Godot

Cue Press pubblica Aspettando Godot, il primo volume dei Quaderni di regia e testi riveduti di Samuel Beckett!
Questi testi sono una vera e propria miniera di annotazioni e appunti preparatori delle produzioni dei suoi spettacoli: costituiscono uno strumento eccezionale per indagare le scelte registiche ed entrare nella mente dell’autore.
Un’immensa mole di materiali inediti e immagini anastatiche, trascritti e tradotti fedelmente, affiancati dalle edizioni critiche di James Knowlson e Stanley Gontarski, massimi esperti mondiali dell’opera di Beckett.
Samuel Beckett Quaderni

Samuel Beckett Quaderni

Quaderni vivono in un dialogo costante con i copioni dello spettacolo: i testi delle maggiori opere di Beckett rivisti dall’autore stesso (Testi riveduti), raccolti insieme in rispettivi volumi, pubblicati e tradotti per la prima volta in Italia.
All’interno, riportato in immagini anastatiche, il «quaderno rosso» completo su cui Beckett ha preparato la regia di Warten auf Godot allo Schiller Theater di Berlino nel marzo del 1975, con le annotazioni di suo pugno fedelmente riprodotte in facsimile e tradotte.
Samuel Beckett Quaderni di regia e testi riveduti Aspettando Godot

Samuel Beckett
Quaderni di regia e testi riveduti Aspettando Godot

Nel 1975, a ventidue anni dalla prima assoluta parigina di En attendant Godot, Samuel Beckett ritorna sul testo che lo ha reso famoso, per realizzare una sua regia in lingua tedesca, allo Schiller Theater di Berlino. Con oltre un ventennio di esperienza alle spalle, Beckett decide di «dare forma alla confusione» del testo originale. Inizia una profonda revisione drammaturgica e un percorso registico, minuziosamente documentati nel testo riveduto e nel quaderno di regia, qui tradotti e pubblicati per la prima volta in Italia.
Ne emerge il quadro di un processo creativo intensissimo, in cui il sapere e l’istinto di teatrante puro di Beckett producono, da una parte, una drammaturgia visiva potente e coerente e, dall’altra, una versione di Aspettando Godot qualitativamente diversa dall’originale francese.
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