redazione

Università Federico II già al lavoro per promuovere le bellezze del Parco del Partenio

“Il Parco del Partenio è uno scrigno di bellezza ma poco conosciuto in Campania: siamo pronti a promuoverlo”.

Docenti e studenti dell’Università Federico II di Napoli sono rimasti letteralmente entusiasti della loro prima visita e dei laboratori avviati presso il Parco del Partenio, a Summonte. Un gruppo di 20 discenti, provenienti dalle varie zone della regione, ha trascorso non soltanto una giornata di studio e di approfondimento, ma anche all’insegna della natura e della cultura.

L’ente presieduto da Francesco Iovino ha deciso di aprire le proprie porte ai giovani per promuovere il Parco al di fuori dei confini provinciali e regionali. Ma anche per attuare strategie di marketing innovative ed al passo con i tempi.

Iovino

Iovino

Afferma Iovino:

Il nostro territorio è ricco di bellezze naturali, storiche, artistiche e culturali. Ma anche di un tessuto produttivo in linea con il rispetto dell’ambiente. Dobbiamo far sì che questi tesori emergano e che siano più conosciuti. La conoscenza, secondo il nostro modo di vedere, non deve servire soltanto a promuovere il Parco, ma anche ad amarlo e rispettarlo. Ci sono posti incantevoli che vanno tutelati, conservati. Con la rete di competenze che abbiamo organizzato, vogliamo fare proprio questo.

La visita degli studenti della Federico II è nata grazie al lavoro messo su, nel corso di questi mesi, dal Comitato Tecnico Scientifico del Parco. Un lavoro certosino che sta dando ottimi risultati. L’importante sinergia con il corso di Comunicazione pubblica e istituzionale (Laurea Magistrale in Comunicazione Pubblica, sociale e politica-Dipartimento di Scienza sociali), guidato dalla professoressa Rosanna De Rosa, è coordinato dalla professoressa Anna Maria Zaccaria, componente del Cts del Parco, docente di Analisi del territorio e strumenti di governance partecipata e Analisi delle reti sociali presso il Dipartimento di Scienze sociali dell’Università di Napoli Federico II.

Nel corso del laboratorio che si è tenuto presso la sede dell’ente – cui hanno dato il loro importante contributo anche altri componenti del Cts, ovvero Sabatino Troisi, Ettore di Caterina, Ferdinando Zaccaria, Paolo Citarella, Luisa Bocciero, Luigi Iozzoli – gli studenti hanno cominciato ad acquisire elementi utili, ad esempio i punti di forza e di debolezza, per elaborare un piano di comunicazione e marketing che sia confacente alle esigenze del Parco. Seguiranno ovviamente altri incontri ed altre visite, anche in zone montuose del Partenio.

Afferma la professoressa De Rosa:

Gli studenti riescono a vedere le cose con uno sguardo diverso dal nostro. Devo dire la verità, sono davvero proiettati verso il futuro. Hanno dalla loro, ormai, delle tecniche talmente innovative che consentiranno al Parco di cambiare prospettiva e, perché no, di spiccare il volo, perché un territorio così bello e così ricco di storia, lo merita. Con questa esperienza, possiamo essere in grado di ampliare il raggio di notorietà del Parco del Partenio.

A gennaio 2022, anche gli studenti  del corso di Pianificazione Territoriale (Laurea Triennale in Ingegneria dell’Ambiente e del Territorio, Dipartimento  di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale), guidati dalla professoressa Rosa Anna La Rocca, partiranno con attività laboratoriali mirate alla conoscenza del territorio del parco regionale del Partenio, con riferimento particolare agli aspetti fisici ed amministrativi: sistema dell’accessibilità e delle attività; vincoli archeologici e  paesaggistici; piani provinciali e stato di avanzamento di  altri strumenti di pianificazione. Il risultato atteso è una prima mappatura degli “scenari” del territorio.

Antonio Prestieri si esibirà in un monologo dedicato a Gino Strada

Antonio Prestieri in arte Maldestro, uno degli artisti più apprezzati della scena cantautoriale italiana; torna al teatro e nello specifico sul palco del Piccolo Bellini di Napoli. Come autore, regista e attore si esibirà in un monologo dedicato a Gino Strada, il chirurgo che ha speso tutta la sua vita per salvare quella degli altri.

Io non sono pacifista” racconta la violenza della guerra. Il viaggio di un chirurgo che – dal Kurdistan al Ruanda, dall’Afghanistan alle zone più minate – ha speso tutta la sua vita per salvare quella degli altri. 
Un’analisi profonda e necessaria che spesso vede l’Occidente complice di questa follia contro l’umanità.

Puntualizza Maldestro:

Era un uomo straordinario, di cui sentiremo molto la mancanza. È per uomini come Gino Strada che dovremmo essere fieri di poterci chiamare esseri umani. Anche se il mio personaggio è nato a Napoli e considera le stelle di Procida agopunture che gli risolvono il dolore.

Dichiara Maldestro:

Spesso dimentichiamo che è solo un caso, soltanto un insensato caso essere nati dall’altra parte del mare, aver vissuto nella terra fertile, nel pensiero libero. Facciamo su e giù nelle più grandi metropoli, tra banche e grattacieli credendo di essere dalla parte giusta, nella società migliore. Siamo convinti di stare più avanti di chi ancora è dietro ai muli a trascinarsi la vita pezzetto pezzetto per non darla vinta alla barbarie. 

Continua Maldestro:

Il novanta percento delle vittime di guerra sono civili  Donne, uomini e bambini che del gioco del potere non ne sanno niente eppure continuano a saltare per aria grazie a strumenti di guerra fabbricati proprio nelle città dove noi crediamo di stare al sicuro, nel mondo civile, tra banche e grattacieli. Questo deve farci porre delle domande. Una su tutte: siamo i buoni o i cattivi?

Conclude Maldestro:

Sono passati sei anni dall’ultima volta che ho messo le mani su un copione. Troppi.  La musica mi ha fatto fare viaggi incredibili ma senza volerlo mi ha levato il tempo di vivere di teatro. Ho riflettuto in questi due anni strani, e di soste ai box, e ho capito che era arrivato il momento di ritornare a chiedere la mano del mio più grande amore.  Così ho scritto questo testo e ho dato vita a una nuova compagnia d’arte teatrale. Fluida. 

Si celebrano i 25 anni del museo etnografico di Aquilonia

Con il lancio di un nuovo sito web il MEdA – Museo Etnografico di Aquilonia (Av) celebra il proprio venticinquesimo compleanno. 
Il museo, fondato nel 1996 dal professor Beniamino Tartaglia (a cui è stato intitolato), è cresciuto sotto la guida dell’architetto Donato Tartaglia ed è diretto oggi dall’architetto Vincenzo Tenore. In questi anni non ha mai arrestato la propria attività ed è considerato una delle istituzioni museali più importanti dell’Irpinia, nonché uno dei musei etnografici più rilevanti a livello nazionale.

MEdA 

MEdA

Il nuovo sito è un punto di arrivo per il percorso di profonda innovazione che negli ultimi due anni ha riguardato il MEdA e l’Associazione che lo gestisce. Ed è anche, come sottolinea il direttore Tenore, «un nuovo strumento di cui il Museo si dota per connettersi con un pubblico sempre più ampio».

Conclude Tenore:

Celebriamo il nostro venticinquennale nell’epoca della pandemia – afferma il direttore – ed è doveroso farlo con un’iniziativa in linea con la tendenza dei musei contemporanei, rafforzata dall’emergenza in corso, a far crescere e arricchire lo spazio virtuale accanto a quello fisico: è necessario dialogare con la società in ogni modo possibile.

Oltre al rinnovo dell’apparato iconografico e agli aggiornamenti delle tradizionali sezioni informative, sono stati introdotti nel sito nuovi spazi e contenuti che alimentano l’interattività. In primo luogo il tour virtuale, che sarà arricchito nel corso del tempo ma che è già composto da 16 “scene” corrispondenti ad altrettanti ambienti reali del Museo: l’utente può osservarli via web muovendosi al loro interno a 360 gradi, e vi si può immergere se dispone di smartphone e di un visore VR (realtà virtuale); nelle diverse “scene” può inoltre accedere a informazioni aggiuntive – immagini, testi, registrazioni audio – ricavando complessivamente un’esperienza di grande impatto.

Come sottolinea il prof. Dario Ianneci, che ha realizzato questa sezione, «il tour virtuale ha una grande valenza comunicativa e non solo rappresenta un’anteprima della visita reale al MEdA, che ovviamente sarà molto più completa e ricca, ma serve anche per rivedere il Museo, tornando a scoprire dettagli di ciò che si è visto nella visita in presenza».

Tra le altre novità del sito, la pagina della biblioteca da cui è possibile richiedere le migliaia di testi catalogati, la prenotazione diretta delle visite e le news in continuo aggiornamento, che per la prima volta renderanno il sito un canale di comunicazione vivo sul quale rimanere sintonizzati per conoscere le numerose iniziative che il MEdA ha già in cantiere.

A ribadire l’importanza del nuovo sito è il presidente dell’Associazione che gestisce il Museo, Vito Coppola:

Beniamino Tartaglia e Donato Tartaglia ci hanno consegnato un patrimonio unico, insegnandoci però che questo patrimonio va curato e fatto crescere di continuo, senza mai adagiarsi in comode posizioni di rendita. Il cambiamento, la trasformazione, l’evoluzione – aggiunge il presidente dell’associazione – sono concetti che stanno profondamente a cuore all’esperienza del nostro Museo: per questo il nuovo sito ci lancia verso altri 25 anni di innovazioni nella preservazione della memoria. La memoria è la bussola che ci aiuta a non perderci, ma il cammino deve sempre portarci verso nuove mete, da individuare restando connessi con il pubblico e con la propria comunità, vicina e lontana.

MEdA

MEdA

Sotto la guida dei suoi direttori, il Museo è stato letteralmente costruito dall’intera comunità che ha donato oggetti, racconti, tempo, lavoro e risorse economiche nel corso di cinque lustri: la vicenda del MEdA è quindi un’eccellenza non solo per la qualità, completezza ed estensione del suo patrimonio, ma anche per il modo in cui esso è nato e cresciuto. Dal 2020 l’Associazione ha attivato la possibilità per chiunque di donare il proprio 5×1000 per aiutare il Museo a crescere.

Il nuovo sito web è stato progettato dal web designer David Ardito, professionista irpino con molti anni di esperienza nella comunicazione visuale. Per quanto riguarda i contenuti, è stato curato dall’Associazione per la gestione del MEdA, soprattutto grazie ai contributi di Valerio Coppola e Dario Ianneci. La nuova immagine coordinata del Museo è curata da Angelo Castucci, architetto irpino che opera a Milano e in altre città nella progettazione architettonica, nel graphic design e nell’arte pubblica. Le novità del sito web vengono presentate in video a partire dal 20 dicembre sulla pagina Facebook “Museo Etnografico di Aquilonia Beniamino Tartaglia – MEDA”.

Al Trianon Viviani, un originale “Natale in casa Cupiello”

Giovedì 23 dicembre, lo spettacolo per attore e pupazzi, fedele al testo di Eduardo, a novant’anni dal debutto, apre la programmazione delle festività.

Ad apertura della programmazione delle festività, giovedì 23 dicembre, alle 21, debutta al Trianon Viviani, un originale allestimento di Natale in casa Cupiello, la celebre commedia di Eduardo De Filippo, in occasione dei novant’anni dalla sua creazione, avvenuta il 25 dicembre 1931.

Natale in casa Cupiello

Natale in casa Cupiello

Prodotto da Teatri associati di Napoli/teatro Area Nord e Interno5, sostenuto dalla fondazione Eduardo De Filippo, questo «spettacolo per attore cum figuris», come recita il sottotitolo, ha una messinscena non convenzionale, che vede un unico attore interagire con sette pupazzi.

Ideato da Vincenzo Ambrosino e Luca Saccoia, che è anche il protagonista in scena, questo singolare allestimento è firmato da Tiziano Fario, per lo spazio scenico e l’ideazione delle maschere e dei pupazzi, e da Lello Serao, per la regia.

Fedele al testo di Eduardo, lo spettacolo evoca le vicende della famiglia Cupiello, aprendo uno squarcio dentro l’immaginario e la memoria di ogni spettatore. Un sogno che prende vita attraverso il teatro di figura nel quale l’attore Luca Saccoia s’immerge riemergendone come “Tommasino” che, dopo aver detto il fatidico «sì» a suo padre, rivive e fa rivivere quel Natale che ci accompagna da novant’anni.

Eccolo, allora, farsi interprete a suo modo di una tradizione, testimone di un rito e di una rievocazione di fatti e accadimenti familiari comici e tragici che hanno segnato la sua vita e quella di quanti alla rappresentazione prendono parte. Per farlo e rendere ripetibile il rito, si serve di pupazzi, di figure che si rianimano dentro i suoi sogni/incubi, che continuano a riaffacciarsi ogni anno come il presepe e i suoi pastori. Si lascia sorprendere ancora una volta dalle storie che questi raccontano, vi prende parte, fornisce le battute, riaccarezza il sogno di Luca Cupiello di smussare i conflitti attraverso il rituale del presepio.

Spiega il regista Serao:

Il presepio è l’orizzonte in cui si muove tutta l’opera, sia in senso reale che metaforico. È l’elemento necessario a Luca Cupiello per sperare in un’umanità rinnovata e senza conflitti, ma anche la rappresentazione della nascita e della morte. È il tempo del passaggio dal vecchio al nuovo, la miscela tra passato e presente, un’iconografia consolidata e, al tempo stesso, da destrutturare di continuo. Il presepio si rinnova ogni anno, è ciclico come le stagioni, può piacere o non piacere.

I pupazzi sono animati dai manovratori Salvatore Bertone, Paola Maria Cacace, Lorenzo Ferrara, Oussama Lardjani e Irene Vecchia. Questo gruppo è stato costituito ad hoc, attraverso un laboratorio di formazione, coordinato da Irene Vecchia, aperto ai giovani del territorio, svoltosi con il sostegno di Campania dei Festival nell’àmbito della rassegna Quartieri di Vita 2020.

All’allestimento hanno collaborato Luigi Biondi e Giuseppe Di Lorenzo, per il disegno luci, la costumista Federica del Gaudio, e Luca Toller, per le musiche originali. Con loro, Emanuele Sacchetti (assistente alla regia), Ivan Gordiano Borrelli (realizzazione delle scene), Mattia Santangelo (fonica), Paco Summonte (datore luci), Salvatore Fiore (progetto grafico), Francesco Mucci (documentazione video) e Hilenia De Falco (direttore di produzione).

Caffè Borbone lancia la capsula compostabile Don Carlo

La torrefazione napoletana Caffè Borbone lancia la capsula compostabile in biopolimero, realizzata attraverso processi biologici che conferiscono al prodotto finale un’elevata biodegradabilità. A caratterizzarla, anche un top in carta filtro, che consente un’estrazione naturale del caffè, garantendo un espresso “green”, a prova di bar.

Caffè Borbone lancia la capsula compostabile Don Carlo

Caffè Borbone lancia la capsula compostabile Don Carlo

Un prodotto innovativo, ma anche un grande gesto di responsabilità e di consapevolezza verso l’ambiente da parte dell’azienda partenopea che, inizialmente, riguarderà le capsule Don Carlo “Miscela Oro” e “Miscela Rossa” compatibili con macchine a marchio Lavazza A Modo Mio della linea professional in vendita nei negozi specializzati.

Le capsule potranno essere gettate direttamente nel contenitore dei rifiuti organici, senza nemmeno eliminare il caffè contenuto al loro interno, e ricavare un ottimo compost per fertilizzare terreni.

Questa ennesima novità si deve, soprattutto, al virtuoso reparto Ricerca&Sviluppo di Caffè Borbone, sempre più votato alla qualità e alla creazione di pack pratici e allo stesso tempo sostenibili, che possono fregiarsi, tra l’altro, del marchio FSC, relativo a una gestione forestale responsabile, che certifica il packaging esterno, mentre il CIC (Consorzio Italiano Compostatori) garantisce la compostabilità del contenitore.

Con l’impegno di un uso sempre più responsabile delle risorse, che include il riutilizzo delle materie prime, la capsula compostabile rappresenta la scelta giusta sotto vari punti di vista: sociale, economico ed ambientale. Un’evoluzione che, se osservata da tutti, potrebbe davvero fare la differenza.

Spiega Massimo Renda, fondatore nonché attuale Presidente esecutivo di Caffè Borbone:

La realizzazione della capsula compostabile è stata una sfida non facile. Lavoravamo da tempo a questo progetto, per proporre un prodotto capace di combinare qualità, rispetto dell’ambiente e valore sociale. Il caffè è un alimento difficile da conservare -continua- sensibile a molti fattori, come temperatura e umidità.  Come Caffè Borbone ci siamo orientati verso la compostabilità, la riciclabilità e tutto ciò che è virtuoso, valorizzando i profumi, gli aromi e sapori veri, che, alla fine, sono quelli determinanti per il successo dell’azienda e del prodotto.

Elezioni Provinciali: i dati definitivi

Sulla base del numero dei voti ponderati ottenuti, pari a 47.980, è stato eletto Presidente della Provincia, l’avvocato Rizieri Buonopane. Nella sala consiliare “Pietro Foglia” di Palazzo Caracciolo la cerimonia di proclamazione del Presidente.

Risultano eletti alla carica di consigliere provinciale:

  • per la lista “Irpinia Protagonista”, Francesco Mazzariello;
  • per la lista “Proposta Civica per l’Irpinia”, Fausto Picone, Domenico Biancardi, Franco Di Cecilia, Girolamo Giaquinto e Giuseppe (detto Pino) Graziano;
  • per la lista “Davvero Avellino”, Marino Sarno e Diego Guerriero;
  • per la lista “Partito Democratico”, Costantino Giordano, Luigi D’Angelis, Caterina Lengua e Laura Cervinaro.

Non ha ottenuto seggi la lista “Laboratorio Irpinia”.

 

Voti per l'elezione del Presidente della Provincia

Voti per l’elezione del Presidente della Provincia

Sulla base della graduatoria dei candidati alla carica di Presidente della Provincia, il Responsabile dell’Ufficio Elettorale accerta che il candidato Avv. Buonopane Rizieri ha riportato il maggior numero di voti ponderati.
Pertanto, il Responsabile dell’Ufficio Elettorale, il giorno 19 dicembre 2021, proclama eletto alla carica di Presidente della Provincia di Avellino l’Avv. Buonopane Rizieri.

Voti Consiglieri

Voti Consiglieri

Proclamazione dei candidati eletti alla carica di Consigliere Provinciale

In conformità ai risultati accertati, il Responsabile dell’Ufficio Elettorale, il giorno 19 dicembre 2021, considerando il numero dei seggi assegnati a ciascuna lista, nonché la graduatoria dei candidati alla carica di consigliere provinciale di ciascuna lista, proclama eletti consiglieri provinciali di Avellino:
– per la lista n. 1 avente il contrassegno IRPINIA PROTAGONISTA, alla quale spettano seggi n. 1 (uno), il sig.: Mazzariello Francesco;
– per la lista n. 2 avente il contrassegno LABORATORIO IRPINIA, alla quale spettano seggi n. 0 (zero);
– per la lista n. 3 avente il contrassegno PROPOSTA CIVICA PER L’IRPINIA, alla quale spettano seggi n. 5 (cinque), i sigg.ri: Picone Fausto, Biancardi Domenico, Di Cecilia Franco, Giaquinto Girolamo e Graziano Giuseppe (detto Pino);
– per la lista n. 4 avente il contrassegno DAVVERO AVELLINO, alla quale spetta n. 2 (due) seggio, i sigg.ri: Sarno Marino e Guerriero Diego;
– per la lista n. 5 avente il contrassegno PARTITO DEMOCRATICO, alla quale spettano seggi n. 4 (quattro), i sigg.ri: Giordano Costantino, D’Angelis Luigi, Lengua Caterina e Cervinaro Laura.

 

Secondo mini album acustico per la band Napoli Folk Blues

Napoli folk blues vol.2” è il secondo progetto discografico interamente unplugged dei due fondatori del gruppo TheRivatiPaolo Maccaro e Marco Cassese sono rispettivamente cantante e chitarrista della band funk blues partenopea.
Da sempre amanti delle sonorità folk per la prima volta pubblicano brani dal sound minimale, ma da un intenso pathos, utilizzando quasi esclusivamente la lingua napoletana e affrontando tematiche proprie del genere.
L’idea di base è stata la loro voglia di creare qualcosa di originale ma allo stesso tempo classico.

Gli EP “Napoli folk blues vol.1 & vol.2” verranno presentati dal vivo con un concerto esclusivo il
23 Dicembre 2021 
presso Lanificio25 di Napoli.
 ingresso in lista nominale 5€
Prenotazione tavolo con contributo artistico 3 addizionale sul conto
Napoli Folk Blues

Napoli Folk Blues

Dichiara il duo:

Con il Vol.2 chiudiamo il ciclo delle registrazioni fatte durante il lockdown, ma questa volta abbiamo voluto coinvolgere anche il resto dei TheRivati, inserendo contrabbasso, sassofono e percussioni in tracce diverse, e cercando di partire sempre dalla matrice folk blues ma cercando maggiormente la sperimentazione. 

Abitare i colori di Silvia Botti e Massimo Caiazzo

Abitare i colori (2021) è un libro scritto quattro mani da Silvia Botti e Massimo Caiazzo che cerca di spiegare l’immenso e affascinante mondo dei colori.

I colori ci affascinano tutti indistintamente perché sono misteriosi, l’etimologia si ricollega alla radice sanscrita kal da cui il sanscrito kalanka che significa macchia e kala che significa nero.

Il colore è meraviglia e trasformazione ma anche illusione perché dimostrarne l’esistenza scientificamente è impossibile.

La scrittrice

Silvia Botti durante la presentazione del libro Abitare i colori

Come ha affermato Silvia Botti, durante la presentazione del libro che si è tenuta nella suggestiva Cantina Ciani a Mirabella Eclano:

Entrare nel mondo dei colori è un mondo meraviglioso e che, in qualche modo, apre i propri orizzonti perché si entra in un magico, gigantesco e meraviglioso labirinto, che consente di percorrere strade infinite.

Il mondo del colore infatti è un tema affascinante, che coinvolge diversi settori del sapere. Per alcuni sembra poesia ed emozione e per altri è una straordinaria strategia della natura, legata anche alla sopravvivenza degli esseri umani.

Attraverso il colore, ad esempio, la natura trasmette o nasconde informazioni importanti: può esaltare e mettere in evidenza la bellezza  e la potenza di un fiore nella stagione dell’impollinazione o nascondere una preda da un cacciatore, offrendo la possibilità di mimetizzarsi.

Abitare i colori: il libro

Abitare i colori di Silvia Botti e Massimo Caiazzo

Per gli esseri umani non è diverso perché attraverso i colori veicoliamo molte informazioni che riceviamo dall’ambiente che ci circonda.

Dal colore di un alimento riusciamo a distinguerne il grado di maturazione attraverso la vista.

I colori sono un elemento imprescindibile anche per le nostre abitazioni e per ciascuna stanza in cui decidiamo di dedicare un preciso momento.

Durante il lockdown abbiamo compreso l’importanza degli spazi e di alcune stanze come quella da letto che, a volte, è stata utilizzata anche per lavorare e quindi le tinte neutre precedentemente scelte non andavano più bene.

Da questo periodo di chiusura si sono apprezzati maggiormente i colori e la loro fusione a discapito del monocromatico.

L'autore di Abitare i colori

Lo scrittore durante la presentazione del libro

Per Massimo Caiazzo il colore è:

Un elemento fondamentale che può migliorare nettamente la qualità della vita, sapendo utilizzare nel modo adeguato la vasta gamma di colori che abbiamo a disposizione.

Per dare importanza ad un ambiente basta saper armonizzare i colori e curare i dettagli.

Abitare i colori è un libro che cerca di approfondire questo argomento da diversi punti di vista e sfaccettature, senza mai perdere di vista la caratteristica principale: i colori per l’essere  umano e pochi altri esseri viventi non sono altro che un’illusione ottica.

L’antica favola di Colapesce in commedia musicale

Al Trianon Viviani, è di scena l’antica favola partenopea di Colapesce, riproposta in commedia musicale.

Sabato 18 (alle 20:30 e alle 22) e domenica 19 dicembre (alle 18 e alle 19:30), la Bazzarra presenta Colapesce, oltre la leggenda, commedia musicale di Angelo Ruta, con le musiche di Baraonna e la regia di Pietro Pignatelli.

È la storia antica di Nicola, o Cola, detto “Colapesce” per la sua grande abilità di muoversi nel mare. Una leggenda – di cui esistono varie versioni: la prima testimonianza risale al XII secolo – all’insegna dell’amore assoluto e sincero per il mare.

Spiega Pietro Pignatelli:

Qualcuno la chiama coincidenza, io lo chiamo destino : il teatro Trianon, in cui debutta ufficialmente lo spettacolo, ha un palco che si colloca sotto il livello del mare: in platea sono ancora presenti i resti della torre della Sirena, così battezzata per evocare il mito fondativo di Parthenope e del suo canto ammaliatore. Quale posto migliore per raccontare una storia che parla di mare?! “…dimora di tutto ciò che abbiamo perduto, di quello che non abbiamo avuto, dei desideri infranti, dei dolori, delle lacrime che abbiamo versato”.

La favola di Colapesce al Trianon Viviani

La favola di Colapesce al Trianon Vivian

Prosegue il regista, che interpreta anche il ruolo di ‘o Re:

Quando ero bambino mi raccontavano che il mondo è pieno di magia : e che solo un occhio attento e una mente aperta possono scoprirla. Mi raccontavano anche di antiche leggende popolari, alcune un po’ spaventose, e con la mia fantasia volavo alla ricerca di quei protagonisti buoni e cattivi che le popolavano. Li sfidavo a duello, ci danzavo goffamente, cantavo con loro canzonacce a squarciagola, li corteggiavo o li fuggivo disperatamente. Oggi di leggende non se ne raccontano più e io ne sento fortemente la mancanza. Hanno un grande valore umano e civile e rappresentano davvero momenti identitari di un popolo. È vero, sono storie surreali che vengono tramandate da una generazione all’altra, ma in ognuna di esse c’è sempre un pizzico di verità. Spesso una leggenda prende vita proprio nelle storie che le persone si raccontano a vicenda, o addirittura una persona può diventare leggenda. L’intento di questo spettacolo – e della sua messinscena – è quindi funzionale a questo mio desiderio: proporre uno di quei classici momenti in cui davanti a un fuoco o a una tavola imbandita, qualcuno a un certo punto si alza e racconta una leggenda. Il pubblico è come se si raccogliesse attorno al narratore, che presenta uno dopo l’altro i luoghi e i personaggi che popolano la leggenda, per ricreare quell’atmosfera d’intimità e magia d’un tempo: lo spazio scenico diventa così un luogo da condividere, attori e spettatori.

A latere della rappresentazione teatrale, la mostra dell’artista livornese Stefano Pilato, che realizzerà live in teatro un’opera, dedicata a Colapesce e al mare, utilizzando i rifiuti raccolti dall’associazione Plastic free sul litorale napoletano e puteolano alla vigilia delle rappresentazioni, preceduta dall’intervento introduttivo di Maurizio Montalto di MovimentoBlu, che sensibilizzerà il pubblico sul diritto all’accesso all’acqua, all’ambiente come beni comuni e diritti universali e inderogabili.

In locandina, Alessandro D’Auria, nei panni di Colapesce, Pietro Pignatelli è ‘o ReAngela De Matteo la Madre di ColaEnzo Attanasio il CantastorieDiletta Bone Acanfora PezzognaFrancesca Colapietro Ricciola e Amina Arena la Sirena.

La direzione musicale è di Bruno Troisi, i costumi e gli elementi scenici di Maria Grazia Nicotra. Collaboratrice ai costumi Rosa Perillo, sartoria Ctn75 di Vincenzo Canzanella, social media manager Annalisa Esposito.

Green e Pnrr, aperte le iscrizioni al 2° Master per esperti della tutela ambientale

Al via la seconda edizione del “Master in Management delle opere per la tutela ambientale e del verde” organizzato dall’Università degli studi di Perugia in collaborazione con Asso.Impre.Di.A. (Associazione Nazionale Imprese Difesa e Tutela Ambientale). Un master fortemente voluto da Maurizio Oliviero, Rettore dell’Ateneo umbro, e da Alberto Patruno, Segretario di Assoimpredia.

Il Master, della durata annuale, intende formare i futuri manager del green, in grado di gestire tutte le attività relative alla realizzazione e gestione delle opere di tutela ambientale e del verde pubblico e privato, in ambito urbano ed extra-urbano. L’attività didattica riserverà particolare attenzione alla normativa sull’Ambiente, sugli appalti pubblici, sui principi dell’organizzazione gestionale d’impresa, le tecniche di ingegneria naturalistica, di fitogeografia e geobotanica, la manutenzione delle specie ornamentali (dai tappeti erbosi alle alberate) e la progettazione degli spazi verdi.

Spiega Alberto Patruno:

Si tratta della seconda edizione del Master, dopo il successo della prima, che affronterà ancor di più le tematiche ambientali  anche e soprattutto in vista dei progetti che il nostro Paese sta mettendo in campo grazie agli investimenti previsti dal PNRR e dal Fondo complementare che sono pari a 222,1 miliardi di euro.

L’iniziativa gode del patrocinio morale del Ministero della Transizione ecologica, di ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), SNPA (Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente), AIDTPG (Associazione Italiana Direttori e Tecnici Pubblici Giardini), CONFINDUSTRIA CISAMBIENTE, ANVE (Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori) ed ELCA (European Landscape Contractors Association).

Termine di iscrizione è il 31 gennaio 2022.

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