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Umberto Rinaldi, direttore artistico di Corto e a Capo – Premio Mario Puzo, saluta la VII Edizione appena conclusa

Eravamo partiti dalla speranza che “Il domani migliore” potesse iniziare anche dalla luce di un proiettore e abbiamo ancora una volta avuto la conferma che il cinema in presenza è in grado di garantire condivisione, incontro ed emozione.

Umberto Rinaldi, direttore artistico di Corto e a Capo – Premio Mario Puzo, saluta la VII Edizione appena conclusa.

Dove il cinema non è di casa, in luoghi storici del festival come in sedi nuove e inesplorate, l’incontro con le persone ha consentito di approfondire le immagini, andando anche oltre lo schermo dall’apertura su Pasolini fino ai giovani registi campani, dagli autori internazionali agli aperitivi lettarari, fino a chiudere con le testimonianze importanti e profonde di una protagonista storica del cinema come Sandra Milo, premio alla carriera, e di un importante regista e sceneggiatore come Francesco Bruni, vincitore del premio Mario Puzo 2021. Due storie artistiche che diventano umane e che affrontano i grandi temi e i grandi ideali della vita stessa.

L’incanto della voce di Amanda Sandrelli mescolata alle note del fisarmonicista Carmine Ioanna e l’esibizione diretta e divertita di Michele Placido hanno dato sapore all’evento, con la ciliegina sulla torta rappresentata dai workshop di documentario partecipato e di studio del fotogramma realizzati. Fin da domani riaccenderemo la luce del nostro proiettore, sempre con lo scopo di illuminare le aree interne con nuove ed emozionanti immagini.

Corto e a Capo - Premio Mario Puzo

Corto e a Capo – Premio Mario Puzo

Si è svolta dal 18 al 25 agosto 2021 nelle provincie di Benevento e Avellino il Festival del Cinema delle Aree Interne facendo rete con l’obiettivo sempre marcato di rendere le periferie centrali grazie al cinema.

Il Premio Immaginale dedicato al sociale, il concorso che ogni anno raccoglie centinaia di opere che arrivano da tutto il mondo e divise in otto sezioni. 

Si parte con il Taurasi Film Fest

Al via la sesta edizione del “Taurasi Film Fest”, la prestigiosa kermesse cinematografica organizzata dall’Associazione culturale “Taurasium”, presieduta da Alberico Cardia.

Nel suggestivo scenario architettonico del chiostro di San Domenico, all’interno del Municipio, si svolgerà l’edizione 2021 del concorso di cortometraggi, documentari e videoclip, anche quest’anno provenienti da tutto il territorio nazionale.

Il festival cinematografico, che si avvale del patrocinio del Comune di Taurasi, guidato dal sindaco Antonio Tranfaglia, si svolgerà venerdì 27 e sabato 28 agosto, con inizio alle ore 20.00, nel pieno rispetto delle misure anti-covid previste per le manifestazioni pubbliche.

La serata del 27 sarà dedicata al ricordo del regista irpino Giambattista Assanti, prematuramente scomparso, e l’Associazione Taurasium ha voluto istituire un premio cinematografico che porta il suo nome, anche in considerazione delle origini taurasine della sua famiglia.

Il festival entrerà nel vivo il giorno 28 con la premiazione delle due categorie previste in concorso: il miglior cortometraggio si aggiudicherà l’ambita statuetta del “Taurasino d’Oro”, mentre il vincitore del “Taurasi Videoclip Contest” avrà come riconoscimento un’artistica targa. Saranno poi assegnati altri premi speciali, come quello alla migliore regia e alla migliore colonna sonora, il premio della critica e il trofeo “Amo Taurasi”.

Le produzioni in concorso saranno giudicate da una composita giuria formata da professionisti del settore e da illustri rappresentanti del mondo della cultura, della musica, dell’arte, del giornalismo e dello sport, tra i quali: Francesco Santosuosso, Marciano Santosuosso, Antonio Preziosi, Antonio Sarno, Davide Iannuzzo, Michele Melchionda, Claudia D’Ambrosio, Alessandro Palermo, Antonio Panzone, Vanna Morgante, Carlo Tuzio, Carmine Clericuzio.

In vacanza è tutto un altro film un grande evento en plein air

Dopo la positiva esperienza dello scorso anno, il MUN – Museo dell’Uomo e della Natura di Tortorella (Salerno), ripropone l’arena estiva all’aperto, incastonata ad hoc nel cuore del Cilento.

È qui, che dall’1 al 31 agosto, prenderà forma “In vacanza è tutto un altro film!”, rassegna ricca di titoli interessanti, che porta la firma dal critico cinematografico, autore e scrittore, Enzo Lavagnini. Il quale afferma:

Occhio al calendario e ai ritmi della vita, perché il “bello” più “bello” del cinema arriva giusto-giusto in vacanza. Il periodo adatto per sognare ad occhi ben sgranati! Meglio, se insieme ad altri. Ci sono cose, infatti, che vanno vissute decisamente “assieme”: in famiglia, con gli amici, con chi si ama. Un buon film è una di queste. Dunque, ora, lo “spettacolo degli spettacoli” attende solo noi. È questa la notizia!

Sì, è questa la notizia: un grande evento en plein air, entusiasmante come la location, luogo ideale, dove godersi gratuitamente bei film sotto le stelle col fresco della sera, ma sempre in sicurezza e nel rispetto delle norme anti Covid.

La manifestazione, che rientra nel cartellone de “Le Magiche Notti del Cilento”, giunto alla sua sesta edizione, offrirà il meglio della produzione cinematografica, con titoli campioni d’incasso, che hanno spopolato al box office negli ultimi due anni.

Le proiezioni in programma, con inizio all’imbrunire, a partire dalle 21, saranno tutte ad ingresso gratuito con obbligo di prenotazione.

Michele Citoni vince il primo premio Reelheart

Il primo premio nel concorso dei documentari brevi del ReelHeART International Film & Screenplay Festival è stato assegnato in Canada a un film italiano che racconta una storia tra l’Irpinia e gli Stati Uniti: “5×7 – il paese in una scatola”, del regista romano Michele Citoni.

Il premio è stato annunciato al termine della settimana di proiezioni in una cerimonia on line a cui ha partecipato il regista. Il festival, infatti, giunto alla 17ma edizione, si è tenuto sulla rete a causa delle restrizioni anti-Covid tuttora vigenti nello stato canadese dell’Ontario, la cui capitale Toronto è sede della manifestazione.

La proiezione di “5×7” ha rappresentato una prima assoluta canadese per il film che racconta il soggiorno del fotografo americano Frank Cancian a Lacedonia (Av) nel 1957, la genesi delle 1801 foto da lui realizzate nella piccola comunità rurale dove restò per sei mesi, il ritrovamento delle foto e il ritorno di Cancian, antropologo e professore universitario ormai in pensione, a Lacedonia sessant’anni dopo, dove h a donato le foto alla Pro Loco ed ha tagliato il nastro del MAVI-Museo Antropologico Visivo Irpino che oggi le espone.
Le 1801 foto in bianco e nero rappresentano uno straordinario ritratto etnografico di una comunità rurale del Sud realizzato per immagini, richiamando il noto lavoro svolto dall’artista americano Paul Strand insieme al cineasta Cesare Zavattini a Luzzara (Re) solo alcuni anni prima e pochissimi altri esempi analoghi.

Frank Cancian

Frank Cancian

Ha scritto Francesco Faeta:

Nessun antropologo che abbia studiato il Mezzogiorno d’Italia in quegli anni ci ha lasciato un più vivido e completo ritratto di comunità , uno dei massimi esperti di antropologia visuale, nel libro da lui curato Un paese del Mezzogiorno italiano. Lacedonia (1957) nelle fotografie di Frank Cancian (Postcart, 2020), volume pubblicato in doppia edizione italiana e inglese in occasione della omonima mostra in corso a Roma nella sede, scientificamente prestigiosa, del Museo delle Civiltà del Ministero della Cultura.

Il documentario di Michele Citoni ricostruisce un episodio ancora poco conosciuto ma di grande importanza nella storia dell’antropologia visuale e fa un ritratto caldo e affettuoso di un intellettuale di grande valore, purtroppo scomparso nel novembre scorso in California, e del suo rapporto con la comunità in cui si è immerso per studiarla; inoltre racconta come la memoria e le pratiche culturali possano contribuire a rafforzare l’identità di una piccola comunità, elemento centrale per la coesione di tutti i territori interni italiani e d’Europa in crisi di spopolamento e marginalizzazione economica.

Il film è stato prodotto e realizzato da Michele Citoni per il MAVI in coproduzione con la Proloco “Gino Chicone”, l’associazione LaPilart e il Comune di Lacedonia; è stato montato da Roberto Mencherini e si avvale delle musiche dei napoletani KuNa e del quartetto jazz del lacedoniese Pasquale Innarella. Prima del recentissimo riconoscimento canadese, “5×7” ha vinto numerosi premi in Italia, Stati Uniti e altri paesi.
Il ReelHeART International Film & Screenplay Festival è stato fondato a Toronto nel 2004 e da allora proietta le anteprime per il Canada di film, sceneggiature e progetti televisivi «dei migliori registi e sceneggiatori indipendenti emergenti e professionisti provenienti da tutto il mondo.

Il festival si definisce «fresco, indipendente, anti-nicchia» e ha scelto il seguente principio-guida: «tutte le culture sotto lo stesso tetto».

Una donna promettente di Emerald Fennell: un film sulla cultura dello stupro

Una donna promettente (202o) è il film d’esordio di Emerarld Fennell. Il lungometraggio ferma come un’istantanea senza filtro il nostro presente fatto di velocità dei rapporti interpersonali, di finti idealismi, che vengono disattesi nelle azioni quotidiane dalla maggior parte di noi.

La regista affronta il tema della cultura dello stupro da un punto di vista particolare e diverso dal solito. Non è un caso che abbia ricevuto 5 nomination agli Oscar e vinto il premio per la Miglior Sceneggiatura Originale.

Emerarld Fennell si serve degli stereotipi tipici del maschilismo e della cultura dello stupro per mostrare il potere strumentale, rappresentato dalla seduzione femminile ad esso connesso. Il messaggio è chiaro: non ci sono azioni individuali che implicano azioni altrui se non vi è consenso o scelta. Se una donna decide di uscire da sola, quest’azione e scelta non implica per forza che stia cercando una compagnia con cui potersi intrattenere.

Questo spunto di riflessione fa riferimento alle classiche paure che possono accompagnare una donna che di notte, ad esempio, decide di tornare sola a casa o semplicemente di fare una passeggiata nella speranza che non venga importunata. La pellicola mostra tutta la pochezza che contraddistingue la nostra società e lo fa in modo beffardo.

In breve, una donna promettente scardina gli stereotipi classici della cultura dello stupro, mostrando l’altra faccia della medaglia e sfruttando il paradosso e l’assurdo.

Una donna promettente: la recensione

Il film d’esordio di Emerald Fennel

Una donna promettente: trama

Cassie (Carey Mulligan) è una donna di trent’anni che lavora in un piccolo bar, da quando ha deciso di abbandonare gli studi di medicina.

Il fine settimana pratica un “hobby particolare”: si finge ubriaca, aspettando il bravo giovane che deciderà di soccorrerla per poi abusare di lei. Questa sua abitudine non lascia nulla al caso, abbigliamento compreso, che non è sempre succinto ma sempre curato e femminile. In questo modo la donna riesce a far leva su diverse tipologie di uomo, ciascuno imbrigliato nei suoi stereotipi personali.

In qualche modo, facendo ciò, è come se volesse dimostrare, soprattutto a lei, che ogni uomo ha questa intenzione a prescindere dalla diversità estetica che lo rappresenta. Probabilmente è così, ma, all’improvviso, qualcosa o qualcuno riesce a metterla in crisi, facendola tentennare e soprattutto mettendo in discussione ciò che per lei era scontato e certo.

Ciò che spinge questa sua pratica deriva da un trauma passato che Cassie non riesce a superare.

Una donna promettente: recensione

Un film che scardina molti stereotipi legati al mondo maschilista

Una donna promettente è un film d’impatto che lascia grande spazio a riflessioni su retaggi culturali che ci appartengono indistintamente, che non hanno differenza di genere e che per molti rappresentano una difficoltà nel poter vivere liberamente e normalmente.

Per scoprire il resto non vi resta che vedere il film, in proiezione nei cinema italiani dal 24 giugno.

Buona visione!

Madame Claude: il biopic sulla vita di Fernande Grudet

Madame Claud (2021) di Sylvie Verheyde è un biopic sulla vita di Fernande Grudet, maîtresse e agente CIA, che ha segnato gli anni ’70. La regista ci catapulta nel 1968 a Parigi, facendoci entrare, senza preamboli, nel regno e nella psiche di Madame Claude, che ha un esercito di 300 ragazze e che lavorano per lei in un giro accessibile solo ad uomini facoltosi.

In un attimo si accede in quel sottile mondo in cui legalità e illegalità diventano una sola cosa e tutto ciò che riguarda la società assume un aspetto diverso da quello che sembra tale. Lei è una donna senza scrupoli, dedita solo al suo lavoro e al denaro: ha deciso di non innamorarsi più e di non commettere più l’errore di lasciarsi trascinare da sentimenti che diventano difficili da gestire.

Madame Claude: la recensione

Un film di Sylvie Verheyde

Madame Claude: la trama

Sylvie Verheyde cerca di delineare nel miglior modo possibile l’immagine di Fernande Grudet, mostrando, seppur forzatamente, un tratto di donna femminista che però ha molti limiti nella credibilità riguardo questo aspetto.

Per essere femministe, ad esempio, non basta avere una “ditta” di sole donne se poi queste ultime le si contratta come pezzi di carne che possono essere macellati.

L’indipendenza sicuramente va di pari passo con l’autonomia ma non dimentichiamo che, il femminismo, è un ideale sociale e politico che ha come scopo la parità dei diritti di tutte le donne, non soltanto la propria.

Fernande Grudet potrebbe essere annoverata come una femminista individualista che significa soltanto egoista perché ciò che fa lo fa solo per i suoi fini, scopi e interessi.

Certamente non la si può considerare una Simone De Beauvoir.

Madame Claud si descrive con queste parole:

Ho capito molto presto che la maggior parte degli uomini ci tratta come delle puttane, ho deciso di essere la regina delle puttane. Alcuni dubitano perfino della mia esistenza, altri pensano che io sia un uomo.

Quando inizi a fare i soldi arrivano gli sciacalli, mi sono sentita in obbligo di lavorarmi i servizi segreti: dare per avere.

Il suo unico amore il denaro, ciò che le è mancato da piccola, vive nel lusso ed è abituata a richieste speciali dei suoi clienti che spesso lasciano le sue ragazze sfigurate o con lividi, per il semplice gusto di appagare le proprie perversioni sessuali. Per Fernande Grudet è tutto lecito, l’importante è che lascino insieme ai desideri appagati una borsa di banconote, il prezzo giusto da pagare per il martirio inflitto.

Madame Claude ha una figlia con cui ha un rapporto distaccato, che la donna cerca di colmare con il denaro e non facendole mancare nulla ma ciò che la ragazza chiede alla madre è diverso da tutto quello che Fernande Grudet le vuole dare e le offre.

Ad un certo punto alla donna inizia a sfuggire tutto di mano: i compromessi con i servizi segreti, il potere sul lavoro e la vita di sua figlia. Tutti, quasi contemporaneamente, le mostrano il conto da pagare e lei fa i conti con se stessa e con la sua solitudine.

Madame Claude: la recensione

Il biopic sulla vita di Fernande Grudet

Probabilmente anche la stabilità economica che aveva cercato e ottenuto si rivelerà effimera allo stesso modo di quegli stessi sentimenti da cui è fuggita per tutta una vita.

Per scoprire il resto non vi resta guardare il film, disponibile su Netflix.

Taurasi Film Fest: aperte le iscrizioni per la sesta edizione

Taurasi Film Fest apre ufficialmente le iscrizioni per la sesta edizione della rassegna cinematografica di cortometraggi organizzato dall’Associazione culturale Taurasium con il patrocinio dell’Amministrazione comunale. L’evento si svolgerà il prossimo agosto.

La kermesse artistica e culturale che si tiene in Irpinia è entrata nel circuito nazionale del settore, dato confermato dal successo riscosso nelle ultime edizioni, in cui hanno partecipato registi e autori professionisti provenienti da tutta Italia, e dall’attenzione riservata all’evento dalla stampa specializzata.

Taurasi Film Fest

Taurasi Film Fest

Alberico Cardia, presidente dell’associazione, afferma:

Taurasi Film Fest si prefigge di valorizzare Taurasi e l’Irpinia, di promuovere il rispetto, la conoscenza e l’amore attraverso lo strumento dell’immagine in movimento. Inoltre intende ricercare e stimolare la produzione di opere filmiche capaci di rappresentarne il luogo e interpretarne i molteplici aspetti: sociali, culturali, ecologici, naturalistici ed economici, ma anche storici, artistici ed estetici.

Cosa c’è da sapere

Il concorso è riservato ai cortometraggi della durata massima di 15 minuti, compresi titoli di coda.

La quota d’iscrizione di 5 euro è stata fissata simbolicamente. Il tema del cortometraggio è libero. Il vincitore verrà premiato con l’ambito Taurasino d’oro, sono previsti ulteriori riconoscimenti per le altre categorie artistiche: miglior regia, miglior colonna sonora e miglior attore.

Anche nell’edizione di quest’anno si svolgerà il concorso dedicato esclusivamente ai video musicali denominato “Videoclip Taurasi Contest 2021”.

Per partecipare al Taurasi Film Fest bisognerà iscriversi entro il 30 giugno 2021. Per informazioni relative al regolamento e possibile visitare il sito ufficiale o la pagina Facebook dell’associazione culturale Taurasium.

Maschile singolare di Matteo Pilati e Alessandro Guida

Maschile singolare (2021) è il primo film di Matteo Pilati e Alessandro Guida in cui i due registi decidono di raccontare i sentimenti e la crisi di coppia senza confini di genere. La qualità degna di nota di questo lungometraggio è quella di immergere lo spettatore all’interno di un mondo senza pregiudizi, aprendo le porte di una comunità omosessuale italiana che esiste e vive le relazioni allo stesso modo degli etero, come è giusto che sia.

Protagonisti della pellicola sono Antonio (Giancarlo Commare) sposato da 12 anni con Lorenzo (Carlo Calderone), il suo primo amore dai tempi del liceo. La storia tra i due sembra aver perso lo smalto di un tempo e quel sentimento che li lega da tutti questi anni.

Lorenzo decide di troncare la loro relazione e il matrimonio perché ha un’altra storia clandestina da tempo e, per lui, è palese che non ci sono più i presupposti per continuare una relazione basata solo sull’abitudine e l’infelicità.

Questa decisione per Antonio è difficile da accettare perché non avrebbe mai pensato di arrivare ad un punto di rottura con Lorenzo.

Maschile singolare di Matteo Pilati e Alessandro Guida

Maschile singolare di Matteo Pilati e Alessandro Guida

Antonio con molta fatica accetta questa decisione e lascia il loro appartamento, andando a vivere da un’altra parte, anche se in cuor suo spera che quella di Lorenzo non sia una scelta definitiva. I giorni passano e la situazione non accenna a cambiare. Lui sta male per la fine della sua storia d’amore e si sente smarrito e senza stimoli.

Il giovane si ritrova a fare i conti con la sua vita messa in standby da tempo, per il troppo amore che ha profuso a Lorenzo, dimenticando l’amore per se stesso.

Antonio inizia a pensare a se stesso, alle scelte fatte come quella di vivere in un città ch non gli ha mai offerto le opportunità lavorative da architetto. Pian piano la consapevolezza inizia a fare capolino dentro di sé e finalmente fa i conti con il suo problema: ha sempre cercato una stampella negli altri e mai in se stesso. La cosa più importante da fare è quella di iniziare ad amare se stesso.

Maschile singolare: recensione

Il primo film di Matteo Pilati e Alessandro Guida

La ripresa è difficile, Antonio, deve cercare un lavoro e allo stesso tempo crearsi nuovi spazi e del tempo da dedicare a se stesso, per comprendere realmente cosa vuole fare della sua vita a trent’anni suonati.

Denis (Eduardo Valdarnini), il suo coinquilino, gli apre una nuova visione del mondo, quella che non aveva mai vissuto. Il mondo che Antonio fino a quel momento non aveva vissuto è la sfera delle opportunità e della leggerezza.

Antonio inizia a fare l’apprendista da un amico del suo coinquilino e decide di coltivare questa passione, iscrivendosi ad un corso di pasticceria. Pian piano l’uomo inizia a vivere una vita più piena in cui è lui il suo centro.

Maschile singolare è un film che racconta l’omosessualità senza trascendere nello stereotipo dei luoghi comuni e nella banalità, la pellicola segue una linea del racconto fluida e senza preconcetti, sfatando anche alcuni miti come quello della promiscuità omosessuale che è simile a quella etero. Il lungometraggio conduce lo spettatore nel mondo reale dei sentimenti che non hanno distinzione di genere: amiamo e viviamo tutti nello stesso modo.

Zia Lidia Social Club dedica 3 appuntamenti ai cinema irpini

Zia Lidia Social Club dedica 3 appuntamenti dedicati ai cinema irpini.

Dopo la proiezione del miglior film straniero: another round, distribuito in Italia con il nome di Un altro giro di Thomas Vinterberg con Mad Mikkelsen, il secondo appuntamento è previsto per venerdì 5 giugno al Cinema Carmen di Mirabella Eclano la proiezione di Crudelia di Craig Gillespie.

Questo appuntamento rappresenta un’occasione per rendere omaggio al regista Gianbattista Assanti, scomparso recentemente.

Michela Mancusi: video

Presidente Zia Lidia Social Club

Gianbattista Assanti era una delle poche figure presenti sul territorio che amava il cinema da ambo i lati della telecamera e cercava di trasmettere e diffondere la cultura che ruota intorno a questo settore. Ciò che animava le sue scelte e la sua voglia di fare era il suo grande desiderio di diffondere sensibilità e aggregazione culturale.

Michela Mancusi, presidente dell’associazione, dichiara sul regista irpino:

Giambattista Assanti aveva la capacità di legare il mondo dei sogni e i chi lo anima. Aveva la capacità di legare il mondo dei sogni e di chi lo anima. Aveva l’abilità di fare del cinema una grande casa nelle cui stanze ognuno potesse stare perfettamente a suo agio, come sul suo set.

Qualche giorno fa lo Zia Lidia Social Club è stato nella sua casa madre, il Cinema Carmen di Mirabella, all’inaugurazione della riapertura della nuova stagione cinematografica e ci eravamo detti che vivere il cinema a casa Assanti è come fare esperienza di quello che vorremmo fosse il cinema ovunque. Ora che Giambattista non c’è più è come se svanisse la possibilità di “sognare in grande” per l’Irpinia e per il cinema stesso.

Nel giorno della sua scomparsa avremmo dovuto far visita al cinema Carmen con i ragazzi delle scuole medie. Forse un segno. Saranno i ragazzi a darci il coraggio di ripartire sulla scia luminosa lasciata da Giambattista Assanti.

Il terzo appuntamento, previsto domenica 6 giugno alle ore 19:30 al Multisala Cinema Partenio, con la proiezione del film La pallina sulla conca della regista irpina Francesca Iandiorio concluderà la tre giorni dedicata al cinema.

Alida Valli: oggi ricorrono i 100 anni dalla nascita

Alida Valli è stata un’attrice e modella italiana, oggi ricorrono i 100 anni dalla sua nascita. È stata una delle più grandi interpreti del cinema italiano e internazionale. Una donna dallo sguardo magnetico e profondo, divenne attrice simbolo del cinema italiano durante il periodo fascista nelle pellicole Ore 9 e Mille lire al mese.

Frequenta i corsi Centro sperimentale di cinematografia, esordendo sul grande schermo da giovanissima, interpretando ruoli da protagonista in film leggeri e spensierati che, all’epoca, ebbero molto successo tra il pubblico.

Tra le prime interpretazioni in personaggi drammatici  ricordiamo il ruolo di Luisa ne Il piccolo mondo antico di Mario Soldati, che le valse il premio  come miglior attrice italiana dell’anno. Nello stesso anno perse il fidanzato: Carlo Cugnasca.

Da questo periodo in poi Alida Valli dichiara l’intenzione di interpretare e cambiare prospettiva all’interno della sua carriera cinematografica.

Alida Valli

Alida Valli

Nel 1942 alcuni suoi film subirono la pressione della censura fascista. A differenza di molti suoi colleghi del tempo, Alida, rifiutò di trasferirsi negli studi cinematografici del fascismo salodiano, decidendo di restare a Roma.

In alcune occasioni lavorative non accettava le regole imposte dai produttori che volevano avere il completo controllo sugli attori. Questo implicò la rescissione del contratto e un’ingente penale da pagare.

La sua fama si consolida sotto la direzione di: Franco Brusati, Pier Paolo Pasolini e Gillo Pontecorvo.

Negli anni ’70 si distingue per la sua bravura e versatilità.

La ricordiamo, oltre che per la sua professionalità, per il suo essere una bellezza moderna, lontana dal divismo ha fatto ciò che era in suo potere per smitizzare l’immagine che si aveva di lei e la devozione del suo pubblico. Il suo intento era quello di trasmettere l’autenticità del suo lavoro e l’amore per il cinema attraverso i personaggi che interpretava. Non voleva essere mitizzata come donna e come attrice ma semplicemente apprezzata.

Ricordiamo Alida Valli come una donna ribelle, anticonformista, intelligente, schiva e indipendente.

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