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Arriva il primo incontro di Zia Lidia Social Club con la proiezione di Rosa Pietra Stella di Marcello Sannino

Zia Lidia Social Club riparte con i suoi incontri dedicati al cinema. Il primo appuntamento si terrà a Mirabella Eclano presso il Cinema Carmen dove verrà proiettato alle 21:00 il film Rosa Pietra Stella di Marcello Sannino.

Presente alla proiezione ci sarà il regista che incontrerà il pubblico e spiegherà aspetti inediti del lungometraggio.

Michela Mancusi: intervista

Il Presidente di Zia Lidia Social Club di Avellino

Michela Mancusi, presidente di Zia Lidia Social Club, ci svela nel video in home qualche anticipazione senza spoiler sull’ultimo lavoro di Marcello Sannino. Durante l’intervista è palese l’entusiasmo nelle sue parole per poter riprendere, dopo tanto tempo, gli appuntamenti in sala di Zia Lidia, attesi da molti.

Finalmente ritorniamo in sala e questo evento segna la ripresa degli incontri di Zia Lidia Social Club, dopo una lunga attesa che ci ha visti costretti alle nostre visioni virtuali.

Torniamo in sala con Marcello Sannino, noto documentarista, che già è stato ospite dello Zia Lidia Social Club con docufilm. Con questo lavoro esordisce con la finzione che indaga l’universo tutto al femminile con due attrici intense e interessanti tra cui Ludovica Nasti, che ricordiamo nel film L’amica Geniale, dove interpreta Lila da bambina e Ivana Lotito, volto noto di Gomorra.

Rosa Pietra Stella di Marcello Sannino è un film che mostra il rapporto di riconciliazione tra una madre e una figlia. Una caratteristica del lungometraggio riguarda la sua ambientazione perché pur essendo ambientato a Portici, la città non ha alcuna relazione diretta con il contesto urbano.

Rosa Pietra Stella: il trailer

Rosa Pietra Stella racconta la storia di Carmela (Ivana Lotito) e di sua figlia Maria (Ludovica Nasti). Lei è una donna esasperata perché non ha un lavoro e si ritrova ad essere sfrattata da casa.

Pur di procurarsi un lavoro Carmela decide di trafficare con e per gli immigrati, procurando permessi di soggiorno. Lo sguardo sociale di Marcello Sannino sui nostri giorni è aspro e non cede mai il posto al sentimentalismo.

Michela Mancusi riassume con queste parole Rosa Pietra Stella:

Questo film mostra l’incontro con tra personaggi che sono ciascuno in cerca del proprio sé all’interno di un mondo e di una esistenza precaria. Marcello Sannino, con il suo sguardo poetico, riesce aportare sul grande schermo il dramma di un’esistenza invisibile, restituendo ai protagonisti la propria dignità personale e umana e senza cedere al pietismo.

La pellicola è un crescendo di empatia.

Michela Mancusi: video

Scena tratta dall’ultimo film di Marcello Sannino

Zia Lidia Social Club: prossimi incontri

Dopo la proiezione di Rosa Pietra Stella sono previsti altri due appuntamenti nel mese di settembre.

Il 22 settembre verrà proiettato Miss Marx di Susanna Nicchiarelli, il film è stato presentato in concorso alla 77esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica a Venezia.

Il 30 settembre è prevista la visione di Padrenostro di Claudio Noce che ha come protagonista Pierfrancesco Favino che ha vinto con questo film, alla Biennale Cinema 2020 di Venezia, la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile.

La candidata ideale di Haifaa Al Mansour: una storia di emancipazione femminile

La candidata ideale è un film di Haifaa Al Mansour, prima regista donna dell’Arabia Saudita.

Dopo La bicicletta verde (2012) la regista ritorna dietro la macchina da presa per mostrarci la storia di  Maryam (Mila Al Zahrani), dottoressa che lavora in un piccolo ospedale in Arabia Saudita e che, quasi ogni giorno, si scontra con le problematiche culturali da cui nascono i pregiudizi e la difficoltà di accettare che una donna possa essere anche medico.

La candidata ideale

La candidata ideale

La candidata ideale: trama

Maryam è appoggiata da suo padre, un musicista di ampie vedute, l’uomo non si contrappone alle scelte della figlia nonostante lo scherno che l’uomo ha subìto, a suo tempo, a causa della moglie ormai defunta. La madre di Maryam era una cantante che nonostante la sua passione e voglia di emergere è stata bloccata da tutta quella serie di retaggi culturali che oggi la giovane dottoressa ha deciso di affrontare a sue spese.

Per potersi far valere a livello legale Maryam si ritrova per caso a candidarsi per il Consiglio Comunale e questa scelta non fa altro che complicare la sua situazione. La candidata infatti si ritrova ad essere derisa, a non essere ascoltata e a rispondere a domande che in sé già contengono il seme della discriminazione di genere.

La candidata ideale ci mostra che la strada che le donne devono percorrere in Arabia Saudita, e non solo, è ancora lunga. Il lungometraggio nonostante l’incalzare leggero e ironico non è altro che una denuncia sulla condizione femminile.

Le provocazioni all’interno del film sono velate, basti pensare alla scena presente anche nel trailer, che ci mostra Maryam con il niqab alla guida di una macchina mentre parla al cellulare. Un’immagine che parla da sola in quanto ci mostra due aspetti della modernità dove vediamo una donna sola alla guida, diritto conquistato da pochi anni.

La candidata ideale film

La candidata ideale film

Haifaa Al Mansour denuncia le barriere culturali

La candidata ideale rappresenta i limiti culturali con cui quotidianamente ogni donna, anche quella occidentale, si scontra negli ambienti lavorativi e politici. Se pensiamo alle quote rosa, ad esempio, nonostante lo si voglia vedere come un segno di emancipazione culturale nei confronti delle donne non è altro che un obbligo con cui ci si ritrova a fare i conti perché in caso contrario la presenza femminile in politica sarebbe sicuramente minorerispetto a quella attuale.

Haifaa Al Mansour oltre a mostrare il suo mondo ancora intriso di grettezza culturale ci offre il modo per riflettere anche sulla condizione femminile in quei luoghi considerati più aperti dell’Arabia Saudita.

Questo film insieme a Un divano a Tunisi rappresentano una visione diversa e il desiderio di voler superare le barriere culturali che ormai da troppo tempo ingabbiano le donne.

Il lungometraggio di Haifaa Al Mandsour è uscito nelle sale cinematografiche italiane il 3 settembre.

Corto e a capo 2020: ritorna la rassegna cinematografica irpina

Corto e a capo ritorna anche quest’anno con una rassegna cinematografica che ha come protagonisti la terra e la vita. Siamo alla VI Edizione dell’iniziativa culturale che da anni ha come scopo quello di diffondere una conoscenza cinematografica del e sul territorio nostrano.

Corto e a Capo 2020 inizierà il 18 agosto e terminerà il 23 agosto, spostandosi tra Montemiletto, Trevico e Venticano.

Umberto Rinaldi: intervista

Direttore artistico Corto e a capo

Umberto Rinaldi, direttore artistico, della manifestazione su questa edizione racconta:

Il nostro obiettivo è quello di portare il cinema nelle periferie, nelle aree interne e in quelle zone dove spesso è difficile vedere immagini in movimento oltre gli schermi dei propri telefonini o dei propri televisori.

Inseguiamo il paradosso di rendere il cinema centrale grazie all’attenzione delle zone decentrate e di rendere la periferia centrale grazie alla forza delle immagini e del racconto cinematografico.

Dalle aie alle piazze, dalle cantine alle terrazze, dai vecchi casali alle arene all’aperto, ogni luogo per noi diventa un posto buono per ospitare cinema, per raccontare storie, per mostrare volti luoghi e realtà diverse da quelle che vediamo noremalmente sugli schermi.

Il tema e nome dell’edizione 2020 è Terra Mia! Creazione, conservazione e vita perché la terrà racchiude in sé diversi significati: morte, rinascita, nutrimento e pericolo.

Corto e a capo 2020

Corto e a capo 2020

Corto e a capo 2020: calendario

Martedì 18 agosto dalle 21:00 si terrà a Montemiletto la proiezione del primo blocco di cortometraggi che saranno votati dalla giuria popolare. Durante la stessa serata ci sarà la proiezione fuori concorso di Poi si vede di Domenico Pizzulo.

Mercoledì 19 agosto alle 21:50 Corto e a capo si sposterà a Trevico, paese natale di Ettora Scola, dove ci sarà la seconda proiezione dei corti in gara. Ad aprire la serata ci sarà la premiazione de Il principe delle pezze di Alessandro Di Ronza. A seguire la proiezione del cortometraggio fuori concorso in omaggio a Ettore Scola per celebrare e commemorare la grandezza del suo cinema.

Giovedì 20 agosto a Venticano ci sarà il concerto di Nicola Piovani che suonerà alle 21:00 con Marina Cesari al sax e Marco Loddo al contrabasso. Dopo l’esibizione di Leçon-concert: La musica è pericolosa si proseguirà con la proiezione e votazione e ci sarà la personale di Luigi Fuschetto e la mostra fotografica Retra-Terra in movimento che proseguirà fino alle 22:00.

Venerdì 21 agosto all’Arena del Multisala Gaveli di Benevento ci sarà la proiezione die Il Delitto Mattarella, il nuovo film di Aurelio Grimaldi, che sarà presente per un incontro con il pubblico insieme ad Alfio D’Agata, direttore della fotografia.

La seconda parte della serata del 21 agosto continuerà a Venticano con la proiezione dei corti in gara e la consegna del Premio Mario Puzo che verrà consegnato ad Aurelio Grimaldi. Durante la serata verrà esposta la personale di La terra è donna di Dina Pascucci. Per i più piccoli  ci sarà un angolo dedicato a proiezioni di animazione.

Sabato 22 agosto a Venticano e domenica 23 agosto a Montemiletto ci saranno le proiezioni fuori concorso in Irpinia Carpet e le premiazioni con i voti della giuria popolare e tecnica. Sabato verrà proiettato il documentario partecipato Il Covid, il letargo e la rinascita, realizzato come ogni anno nel workshop del festival.

Domenica invece l’appuntamento finale terminerà con la presentazione del libro Da domani mi alzo tardi di Anna Pavignano, sceneggiatreice storica dei film di Massimo Troisi. La serata si concluderà con il Drive in in Piazza Mercato con la proiezione dei corti vincitori e a seguire ci sarà una notte dedicata ai corti horror e fantasy.

Fellini degli spiriti: il documentario di Selma Dell’Olio

Fellini degli spiriti è un documentario di Selma Dell’Olio che cerca di indagare il mondo non visto di Federico Fellini, avvalendosi delle testimonianze di chi lo ha conosciuto privatamente e lavorativamente.

Nel documentario troviamo le testimonianze di: Terry Gilliam, Giditta Mascioscia, Damien Chazelle, William Friedkin, Gigi Proietti e molti altri. L’intento di Selma Dell’Olio è quello di mostrare un ritratto più intimo e spirituale di un regista che ha fatto la storia del cinema italiano e internazionale.

Fellini degli spiriti verrà presentato in anteprima internazionale durante la XXXIV edizione del Festival il Cinema ritrovato a Bologna, che si svolgerà dal 25 al 31 agosto.

Fellini diegli spiriti di Selma Dell'Olio

Scena tratta dal documentario

Fellini degli spiriti: il rapporto del regista con l’esoterismo

Federico Fellini era un uomo così innamorato della che in tutta la sua vita, lavorativa e non, ha sempre cercato di comprenderne il senso. Da sempre è stato affascinato dai segreti che riguardavano l’inconscio.

Quando il regista aveva del tempo libero si recava dal sensitivo Gustavo Rol, per farsi consigliare sulle sceneggiature.

Filippo Ascione racconta su Federico Fellini:

Mi diceva sempre che il cinema lo aveva risucchiato ma lui voleva fare il mago.

I film erano le sue magie. Quando giravamo, alle otto del mattino ci trovavamo in piazza del Popolo per andare a Cinecittà e non esisteva nulla: i copioni nascevano in quella mezz’ora d’auto, spesso ispirati ai suoi sogni della notte.

Fellini degli spiriti

Fellini degli spiriti

Federico Fellini, stando alle parole di Filippo Ascione, non era interessato al cinema in sè infatti possedeva un numero spropositato di libri esoterici e di psicologia, oltre ai saggi di Rudolf Steiner. Per Federico Fellini realizzare un film era l’equivalente di fare una magia.

Ad esempio nel film La voce della luna (1990) c’è una scena, quella in cui gli oggetti sul pianoforte ballano, che si ispira ad una teoria del musicista Nino Rota, che affermava che la sequenza di determinate note musicali sono in grado di modificare la materia.

Il regista voleva conoscere una nota sensitiva russa che viveva isolata al servizio del Kgb. Quando nel 1987 vinse un premio a Mosca, Federico Fellini, mise come condizione che lo portassero da questa sensitiva che, si diceva, avesse resuscitato Breznev. Le trattative per raggiungere questo compromesso durarono molto perché, ai tempi, c’era la Guerra Fredda.

Le sue opere cinematografiche sono tutte caratterizzate dallo stile onirico e visionario, tipico di chi è affascinato da ciò che sfugge allo sguardo.

Fellini degli spiriti: trailer

Fellini degli spiriti di selma Dell’Olio

Fellini degli spiriti è un modo per approfondire questo lato nascosto, a molti, del regista e per celebrare il centenario della sua nascita. Il documentario uscirà nelle sale italiane il prossimo 31 agosto.

Un divano a Tunisi di Manele Labidi Labbé è una commedia sulle barriere culturali

Un divano a Tunisi (2020) è una commedia della regista Manele Labidi Labbé che ha lo scopo di mostrare le barriere culturali, da un punto di vista comico.
Protagonista della pellicola è Selma Derwich (Golshifteh Farahani), una donna di 35 anni, che decide di lasciare Parigi e trasferirsi nella periferia di Tunisi. Ciò che spinge la donna a fare questa scelta drastica è una missione non proprio semplice: cercare di cambiare i suoi connazionali, per svegliarli e metterli in sesto in vista di una rivoluzione e di una nuova consapevolezza collettiva.

Selma Derwich è una psicanalista che, attraverso il suo lavoro, crede di avere gli strumenti utili per poter dare nuova consapevolezza e identità proprio in quei luoghi in cui l’apertura mentale, le novità e la flessibilità mentale non sono contemplati.

Un divano a Tunisi

Un divano a Tunisi

Un divano a Tunisi: trama

A Tunisi le persone sono abituate a parlare e a sfogarsi dei loro problemi nelle vasche dell’hammam o dal parrucchiere, riusciranno mai queste persone a riuscire a sdraiarsi su un lettino per parlare delle loro angosce e dei loro turbamenti?

Un divano a Tunisi, già dal trailer, ci regala immagini comiche che mostrano le situazioni assurde, in cui si ritroverà la protagonista del film. Le persone del posto non riescono a collocare la professione della donna e a capire perché dovrebbero rivolgersi a lei: c’è chi la prende per un medico del lavoro, chi crede che si occupi di curare persone pazze, accezione intesa nel senso più popolare del termine.

Un divano a Tunisi: la locandina

Un divano a Tunisi: la locandina

Oltre ai tratti comici, nel film, emergono momenti malinconici che fanno capire il bivio esistenziale, in cui si trovano molti dei suoi pazienti: la paura di tradire le tradizioni religiose e il bisogno di comunicare per ricostruire la propria identità, partendo da un nuovo concetto di interpretare e decodificare il mondo.

Manele Labidi Labbé con Un divano a Tunisi, oltre ad esordire nel mondo della regia, traspone parte di ciò che è lei: donna nata a Parigi ma di orgini franco-tunisine.

Il film arriverà nelle sale cinematografiche il prossimo settembre.

L’Hotel degli amori smarriti: un film sulle occasioni perse

L’Hotel degli amori smarriti è l’ultimo film di Christophe Honoré, uscito nelle sale cinematografiche italiane nel 2020. Il lungometraggio è una commedia che rispecchia la classica tipologia del genere francese: si sorride sulla pochezza umana che trascende, spesso, nel ridicolo.

Protagonista del film è una coppia: Maria (Chiara Mastroianni, in nomination ai Cesar 2020 per la categoria Miglior Attrice) e Richard (Benjamin Biolay) sposata da vent’anni. La loro vita coniugale sembra basarsi su un rispetto reciproco e su un affetto consolidato da anni di convivenza finché, una sera, Richard scopre che sua moglie lo tradisce.

Una scoperta che lascia, in un primo momento, sgomento e incredulo l’uomo da ciò che non sospettava minimamente da parte di Maria. Dopo aver metabolizzato il tradimento, Richard chiede delle spiegazioni alla moglie che, con molta naturalezza, gli lascia intendere che le sue scappatelle non sono altro che un modo per tenere vivo il loro rapporto ventennale.

Maria è convinta che, a sua volta, il marito abbia avuto dei rapporti extraconiugali ma scopre che non è così: Richard le è sempre stato fedele.

Maria e Irène Haffner

Chiara Mastroianni e Camille Cottin

L’Hotel degli amori smarriti: la trama

Tra Maria e Richard nasce un’accesa discussione che porta la donna a dormire fuori casa, nell’hotel di fronte casa sua. In questo modo può avere una visuale del suo matrimonio e di suo marito, per poter riflettere meglio sul loro rapporto e sulla sua vita coniugale.

Maria si ritrova nella sua stanza d’albergo una presenza del tutto inaspettata. Nella sua stanza, la 212, lei non è da sola: il suo Richard, quello giovane, di cui si è innamorata venti anni prima è proprio lì davanti a lei.

Cosa le sta succendendo? Ha delle allucinazioni? No, quello nella sua stanza è proprio Richard in carne ed ossa ed è lì per ricordarle ciò che era e ciò che è diventata. Intanto il Richard di oggi è sofferente e insonne nella loro abitazione.

La donna, un tempo, era molto diversa da oggi: solare, innamorata del suo Richard e oggi, invece, ha sostituito i suoi sentimenti con comportamenti egoisti e privi di valore.

Maria, oggi, insegna all’università e, non accettando il passare del tempo, si diletta con alcuni dei suoi studenti, per avere l’illusione di ciò che era un tempo e per respirare quel profumo di giovinezza che sente la sta abbandonando del tutto. Oggi è una donna cinica, fredda che guarda il mondo con amaro disincanto.

Intanto iniziano ad apparire, materializzandosi, amori passati e amanti collezionati in una vita ma non solo di Maria. Da questo passato riemerge Irène Haffner (Camille Cottin), l’insegnante di pianoforte nonché  primo amore di Richard.

La storia tra i due finisce quando nella vita del giovane entra Maria. Iréne, in quel momento, comprende che è arrivato il momento di chiudere la relazione impossibile con il suo giovane allievo.

Iréne ricompare per cercare di riprendersi il suo amore di una vita, andando a citofonare a casa del Richard di oggi.

Come sarebbe andata la loro vita se l’uomo non avesse scelto Maria? Per scoprirlo non vi resta che guardare L’Hotel degli amori smarriti.

L'Hotel degli amori smarriti: trailer

Il film con Chiara Mastroianni

Qual è il senso del film di Christophe Honoré?

Christophe Honoré si diverte a giocare sui i pensieri che attagliano molte persone che, spesso insoddisfatte della propria vita attuale, ripensano al passato, alle occasioni sprecate, credendo di aver fatto scelte sbagliate.

Il senso del film è introspettivo: è un viaggio nei sentimenti e nelle emozioni in cui ogni cosa è possibile e in cui le aspettative sono avvolte da una speranza alimentata tra ciò che è e ciò che si sperava di avere.

Il fascino dei ricordi, ci porta in un mondo altro, composto di aspettative, in potenza, migliori di quelle che abbiamo oggi ma ciò che anima questo flusso di pensieri non è altro che l’insoddisfazione di cui, probabilmente, la prima causa è riconducibile a noi stessi.

5×7 – il paese in una scatola: il corto sul patrimonio del MAVI

5×7 – il paese in una scatola (2018) è il cortometraggio di Michele Citoni che ha come protagonista il MAVI di Lacedonia e il suo patrimonio etnografico. Il corto è composto dalle fotografie scattate da Frank Cancian nell’Alta Irpinia durante gli anni ’50.

Il cortometraggio racconta la storia del Sud interno ed ha l’intento di valorizzare non solo il repertorio etnografico presente nella struttura museale di Lacedonia. Un altro scopo, più intimo se vogliamo, è quello di sensibilizzare le piccole e grandi imprese a prendersi cura di un territorio affetto dallo spopolamento, immaginando di creare un futuro attraverso la cultura.

La questione dello spopolamento è un tema che negli ultimi anni è diventato, fortunatamente, un tema caro a molti irpini che rappresentano il territorio. C’è chi ne parla perché mosso da un profondo amore e attaccamento al territorio e chi invece ne estrapola un’immagine cinica e decostruttiva perché, si sa, far sorridere porta sicuramente più popolarità rispetto a chi vuol far riflettere.

Evitando polemiche sterili, il cortometraggio del regista romano è un modo per riscoprire le nostre radici, la nostra ricchezza, la nostra memoria e semmai trovare uno sprone, che non sia quello enogastromico, nel farci restare in Irpinia.

Anna e Frank

Anna e Frank

5×7 – il paese in una scatola: premi

5×7 – il paese in una scatola ha ottenuto il premio Best Artist Film del Procida International Film Festival ed è stato selezionato in diversi concorsi negli USA e in Brasile per l’estate 2020.

Il cortometraggio di Michele Citoni ha vinto nella categoria Miglior Documentario del Vittoria Peace Film Festival ed è stato vincitore di Intima Lente/Intimate Lens Festival of Visual Ethnography.

Il corto inoltre è stato premiato come Best Artist Film del Procida International Film Festival, attualmente è in concorso in un’altra manifestazione internazionale di cinema etnografico: la 17esima edizione dell’Ethno Film Festival The Heart of Slavonia, manifestazione che si svolgerà il 29 ed il 30 giugno nella città di Djakovo.

Il 30 giugno alle ore 21 il cortometraggio di Michele Citoni aprirà le proiezioni finali del festival di Djakovo in diretta web.

Vulnerabili di Gilles Bourdos: un racconto disilluso sull’inquietudine umana

Vulnerabili (Espèces menacées) è una pellicola del regista Gilles Bourdos, che uscirà nelle sale cinematografiche italiane il prossimo 9 luglio.

Protagonisti del film sono le miserie e le fragilità umane che si intrecciano in tre storie, l’una diversa dall’altra ma tutte cariche di tratti cupi e violenti.

Il film di Gilles Bourdos

L’ultimo film del regista francese

Il regista ci mostra tre storie diverse: due riguardano i rapporti genitori e figli e un’altra i rapporti sentimentali malsani.

Vulnerabili si apre con una festa di nozze sui generis e non convenzionale, tra due giovani. Bastano poche battute tra i neo sposi per capire le insicurezze sentimentali di lui nei confronti della sua metà che, ben presto, vivrà l’incubo della violenza domestica.

La seconda storia riguarda quella di un giovane insicuro, intimidito dalla vita e dai diversi incidenti subiti nella vita, tra cui l’esaurimento nervoso della madre.
L’ultima storia è quella di un uomo allontanato dalle donne della sua vita, che scopre di avere una figlia incinta del suo professore universitario.

In qualche modo, per circostanze perimetrali, queste tre storie si intrecciano: alcuni dei protagonisti instaurano una sorta di rapporto, cercando di supportarsi per come si può quando dentro si ha l’inferno.

Le miserie umane hanno mille sfaccettature e Gilles Bourdos riesce trasmetterle tutte e con estrema intensità. La fotografia cupa e veloce rende l’idea soffocante dello stato d’animo dei protagonisti di Vulnerabili.

Vulnerabili: trailer

Scena tratta dall’ultimo film del regista francese

Vulnerabili: la trama

L’inquietudine, l’insoddisfazione e lo smarrimento sono il fulcro di tutte e tre le storie che sono agli antipodi, per quanto riguarda le problematiche di ciscuna.

Vulnerabili mette in luce la complessità dei legami, dei rapporti umani e della spasmodica ricerca e ambizione di voler vivere una vita formale e normale che, in fondo, non esiste in nessuna relazione e in nessun vincolo che comprende il sé e l’altro o gli altri.

Il regista francese conduce lo spettatore all’interno di un mondo che oscilla tra ragione e follia, riesce a farci percerpire l’angoscia, il senso di smarrimento e la solutidune di ciascuno dei protagonisti del film.

Vulnerabili è uno scorcio intimo e senza metafore sulla fragilità e sull’inquietudine umana.

Francesco Musto vince il premio Sorriso di Rai Cinema Channel

Francesco Musto è un attore avellinese e sceneggiatore, sin da piccolo si avvicina al mondo del cinema e della recitazione, nonostante sia affetto da una rara distrofia muscolare.

Essere diversi è il suo cortometraggio d’esordio che lo ha portato a vincere il prestigioso premio Sorriso di Rai Cinema Channel, selezionato dal Festival Tulipani di Seta Nera. Il suo corto sarà presente per un anno suòlla piattaforma di streaming Rai Play.

Francesco Musto

Francesco Musto

Essere diversi affronta la tematica del bullismo e racconta di diversità, di sensibilità e sofferenza ma lo fa senza pietismo.

Ne consigliamo vivamente la visione.

In un futuro aprile: il docufilm sugli anni giovanili di Pasolini

Sono terminate le riprese di In un futuro aprile, nuovo docufilm su Pier Paolo Pasolini diretto da Francesco Costabile e Federico Savonitto, che verrà presentato in anteprima italiana al Biografilm Festival 2020 di Bologna che si svolgerà dal 5 al 15 giugno.

Il docufilm è ambientato negli anni ’40 ed è girato a Casarsa e nei luoghi del Friuli in cui Pier Paolo Pasolini viene travolto dal fascino del paesaggio e del mondo contadino friulano, intriso di tradizioni.

La voce narrante all’interno di In un futuro aprile è quella di Nico Naldini, poeta, scrittore e cugino di Pier Paolo Pasolini.

Gli anni giovanili sono formativi per il regista perché lo avvicinano alle prime avventure amorose con alcuni giovani del posto e inizia ad avvicinarsi al Partito Comunista.

Nel 1955 Pier Paolo Pasolini scrive la poesia Quadri friulani che, in qualche modo, accenna il periodo su cui si sono soffermati i registi di In un futuro aprile.

Vi riportiamo uno stralcio della poesia per anticiparvi i luoghi, l’ambientazione e il sentire del regista durante questi anni.

In un futuro aprile: trailer

Il docufilm sugli anni giovanili di Pier Paolo Pasolini

Quadri friulani di Pier Paolo Pasolini

Senza cappotto, nell’aria di gelsomino

mi perdo nella passeggiata serale,

respirando – avido e prostrato, fino

 

a non esistere, a essere febbre nell’aria

la pioggia che germoglia e il sereno

che incombe arido su asfalti, fanali,

cantieri, mandrie di grattacieli, piene

di sterri e di fabbriche, incrostati

di buoio e di miseria…

 

Sordido fango indurito, pesto, e rasento

tuguri recenti e decrepiti, ai limiti

di calde aree erbose… Spesso l’esperienza

 

espande intorno più allegria, più vita,

che l’innocenza: ma questo muto vento risale dalla regione aprica

dell’inncenza… L’odore precoce e stento

di primavera che spande, scioglie

ogni difesa nel cuore che ho redento

 

con la sola chiarezza: antiche voglie,

smanie, sperdute tenerezze, riconosco

in questo smosso mondo di foglie.

 

Le foglie dei sambuchi, che sulle rogge

sbucano dai caldi e tondi rami,

tra le reti sanguigne, tra le logge

 

giallognole e ranciate dei friulani

venchi, allineati in spoglie prospettive

contro gli spogli crinali montani,

 

o in dolci curve lungo le festive

chine delle prodaie… Le foglie

dei ragnati pioppi senza un brivido

 

ammassati in silenziose folle

in fondo ai deserti campi di medica;

le foglie degli umili alni, lungo le zolle

 

spente dove le ardenti pianticine lievita

il frumento con tremolii già lieti;

le foglie della dolcetta che copre tiepida

 

l’argine sugli arazzi d’oro dei vigneti.

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