Cultura

Nasce il liquore di San Gennaro firmato Alma De Lux

Un liquore ideato e creato da Alma De Lux per ricordare San Gennaro, un’icona e un eroe che protegge Napoli e i napoletani.

Liquore dedicato a San Gennaro

Liquore dedicato a San Gennaro

Luisa Matarese, cuore pulsante di Alma De Lux, un laboratorio artigianale che produce liquori con un mix unico composto da passione, stile, sapori e ricercatezza.

La bottiglia del liquore di San Gennaro è composto dal busto e dal copricapo del santo, lo stesso busto, che nel 1631 fermò miracolosamente la lava che stava per distruggere la città. Il tappo simboleggia l’ampolla che contiene il sangue del patrono di Napoli, uno scrigno che viene osservato da tutti i fedeli al Duomo di Napoli, ogni 19 settembre, in attesa che il sangue si sciolga.

Il liquore dedicato al santo si divide in tre diversi aromi e prodotti differenti, ciascuno composto da spezie che sono pregne di simbologia.

Il liquore nero è composto da liquirizia purissima che rappresenta la lava.

San Gennaro: il liquore di Alma De Lux

Liquore dedicato a San Gennaro

Il liquore rosso rappresenta il sangue ed è composto da un concentrato di cannella.

Liquore dedicato a San Gennaro

Liquore dedicato a San Gennaro

Il liquore giallo è un mix di camomilla e lime, omaggio al celebre pseudonimo del santo chiamato anche Faccia Gialla che richiama il colore bronzeo del volto della statua portata in processione.

I liquori di Alma De Lux nascono dalla voglia di creare un prodotto che sia in grado di conciliare l’autenticità dei sapori di una terra incontaminata racchiusi all’interno di bottiglie originali.

I liquori prodotti da questo brand partenopeo, dietro cui vi è l’estro e la passione di Luisa Matarese, sono quaranta. Ciascun prodotto viene realizzato con materie prime di qualità.

Zia Lidia Social Club vi aspetta con la proiezione di Padrenostro

Zia Social Club, dopo il secondo appuntamento con Miss Marx, vi aspetta con il terzo incontro al Cinema Carmen di Mirabella Eclano previsto per mercoledì 30 settembre alle ore 22:00 con la proiezione di Padrenostro di Claudio Noce.

Per spiegare l’esigenza che ha spinto il regista a girare questo film, Claudio Noce, usa queste parole in un’intervista rilasciata a Cineuropa:

I miei viaggi artistici iniziano sempre dentro di me ma, finora, mi sono occupato di storie che mi interessavano, come i diversi aspetti dell’immigrazione ma senza un’esperienza personale.

Poi sono arrivato al punto in cui ho sentito che se volevo andare avanti come artista, avrei dovuto trovare il coraggio di attraversare un ponte verso una storia in cui fossi in prima persona il fulcro.

Non per ragioni cinematografiche, intendiamoci, ma per sviluppo personale.

Da molti anni volevo raccontare questa storia ma non riuscivo a trovare il taglio giusto: i miei tentativi sembravano sempre troppo privati.

Ho quindi iniziato a spostare la prospettiva su qualcosa di più universale, pur mantenendo l’essenza personale. Il bambino, Valerio, vive la stessa mia infanzia e anche quella di mio fratello.

Padrenostro di Claudio Noce è un film tratto da una storia vera, quella di Claudio Noce, vissuta negli anni di piombo, periodo che si colloca tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 in cui si verificarono diversi atti di violenza nelle piazze in Italia.

Alfonso Noce, padre del regista, era un vicequestore che il 14 dicembre del 1976 subisce un attentato da parte dei Nuclei Armati Proletari. Si intuisce facilmente che vi è un forte elemento soggettivo che permea tutto il film.

Padrenostro: il trailer

Zia Lidia Social Club vi aspetta con la proiezione di Padrenostro al Cinema Carmen

Padrenostro: la trama

Siamo a Roma ed è il 1976, Valerio Le Rose è un bambino e figlio di Alfonso, un noto magistrato, che ha subìto un attacco terroristico sotto casa.

Alfonso è un uomo silenzioso, severo e abituato, forse da un’educazione rigida, a tenere per sé le proprie fragilità e debolezze.

Quando accade questo Valerio è sveglio e vive la sua infanzia in uno stato di allerta continuo e nella paura che, da un momento all’altro, possa accadere qualcosa di terribile.

Il sentimento che domina e scandisce tutta la trama di Padrenostro è la paura vista attraverso gli occhi di Valerio dai dieci anni in poi e che in qualche modo, crescendo, non gli dà mai pace, facendolo sentire sempre incompleto e con domande in sospeso nei confronti della sua famiglia e del mondo in cui vive.

Da piccolo, Valerio, vorrebbe chiedere ai propri genitori cosa è accaduto quella notte ma non può per la sua età. Una volta cresciuto non riesce a fare a meno di sentire tutto il peso di una stagione violenta che lui ha vissuto dal vivo e da cui non è riuscito più a liberarsi in modo lucido.

Claudio Noce non realizza un film autobiografico perché lascia nello spettatore numerose domande a cui, volutamente, decide di non dare risposte. Il regista elimina l’elemento realistico, prediligendo una fotografia che offre un mondo onirico e rarefatto perché lo sguardo è quello confuso di Valerio e non di un terzo personaggio che guarda oggettivamente ciò che accade fuori.

Padrenostro è come se fosse la resa dei conti che ha deciso di fare Claudio Noce con se stesso attraverso la realizzazione di un film catartico in cui parlando delle sue paure passate e presenti volesse in qualche modo esorcizzarle e renderle meno intense.

 

Lacci di Daniele Luchetti a breve nelle sale italiane: il trailer con un piccolo spoiler di Michela Mancusi

Lacci, il romanzo di Domenico Starnone diventa un film diretto da Daniele Luchetti. Il lungometraggio uscirà nelle sale italiane il prossimo 30 settembre.

Lacci è stato presentato alla 77esima Mostra del Cinema di Venezia, cui era presente anche Michela Mancusi, presidente di Zia Lidia Social Club, che ci ha svelato che il film ha diviso nettamente la critica e gli addetti al settore presenti alla manifestazione.

Ad alcuni non ha convinto la sceneggiatura mentre ad altri l’interpretazione dei personaggi e la scelta inverosimile di Vanda che da giovane viene interpretata da Alba Rohrwacher mentre da anziana da Laura Morante che di simile hanno ben poco esteticamente.

Per l’interpretazione di Aldo da giovane il ruolo è stato affidato a Luigi Lo Cascio mentre a Silvio Orlando è stata affidata la parte più adulta dell’uomo.

A prescindere dalle critiche Michela Mancusi, che ha letto anche il libro di Domenico Starnone, ha trovato il lavoro di Daniele Luchetti credibile e ben fatto.

Lacci di Daniele Luchetti: il trailer

Lacci di Domenico Starnone diventa un film

Lacci: la trama del film

Lacci parla della storia di Aldo e Vanda che dopo molti anni di vita coniugali crollano. A far scatenare tutto è Aldo che ha tradito Vanda, abbandonando i suoi figli a Napoli  e trasferendosi a Roma con la nuova compagna.

Daniele Luchetti mostra quarant’anni di vita trascorsi dai protagonisti, cogliendo i momenti che hanno segnato non solo i due protagonisti principali ma anche l’iter e la crescita dei figli, vissuti a pane e rancore nei confronti del padre.

Lacci non è un film leggero e non dà spazio alla felicità, il filo conduttore è una vita disillusa fatta di cambiamenti, di noia, di stanchezza sentimentale e di fragilità.

Vanda cerca in qualche modo di tenere in piedi la sua famiglia ma, negli anni successivi, si rende conto che ciò che voleva non era Aldo ma semplicemente il voler avere la possibilità di andare lei via, scegliendo il suo futuro invece di subire pateticamente le scelte del marito.

I figli intanto hanno visto i genitori distruggersi a vicenda e solo crescendo potranno riscattarsi sentimentalmente da un’eredità emotiva difficile da gestire e che comunque in qualche modo li ha segnati.

Lacci: il trailer

L’attrice interpreta Vanda da giovane in Lacci

Lacci è un film che parla di una coppia e probabilmente di una generazione che non si è mai affrancata dal passato e dai sensi di colpa.

Un Botticelli molto raro all’asta stimato 80 milioni di dollari

Un Botticelli molto raro sarà offerto all’asta il prossimo 21 gennaio. Il dipinto ritrae un giovane uomo con in mano il tondo di un santino. Il quadro è in ottimo stato di conservazione ed è un originale di Sandro Botticelli del XIV secolo.

Il prezzo di partenza si aggira intorno agli 80 milioni di dollari. L’identità del soggetto è sconosciuta ma secondo alcuni potrebbe essere Giovanni di Pierfrancesco de’ Medici.

Un dipinto di Botticelli all'asta

Un dipinto di Botticelli all’asta

Di Sandro Botticelli sono sopravvissuti al passare del tempo solo una decina di ritratti che sono quasi tutti custoditi nei musei.Undici dipinti dell’artista hanno superato il milione di dollari a un’asta e tre di questi sono stati attribuiti alla sua scuola  o a suoi seguaci.

Il ritratto del giovane negli anni ’30 apparteneva alla collezione di Lord Newborough. Un suo antenato, Sir Thomas Wynn lo aveva acquistato tre secoli prima durante un soggiorno in Toscana. Successivamente il dipinto a metà degli anni ’30 è stato venduto dal Lord ad un collezionista privato e i suoi eredi lo hanno messo successivamente all’asta nel 1982.

Diversi pareri degli studiosi sul dipinto di Botticelli

Nel 1987 quando il quadro messo all’asta è stato oggetto di studio da parte di Richard Stapleford che dopo un restauro lo attribuì a Botticelli. Per Roberto Longhi e Federico Zeri sono più favorevoli ad attribuire l’opera a Francesco Botticini perché il dipinto è molto simile ad un’altra opera del pittore, custodita nel Palazzo Reale di Stoccolma.

Per Ronald Lightbown lo attribuisce alla scuola di Botticelli.

Il ritratto del giovane uomo sarà messo all’asta come opera di Sandro Botticelli. Il dipinto è raro e particolare soprattutto per il medaglione che ha tra le mani, il cui significato è ancora sconosciuto.

Prima di questo quadro di Botticelli il record per la sua opera è stata quella della Madonna col Bambino e San Giovanni da Christie’s che è stata battuta all’asta per 10, 4 milioni di dollari.

La prima donna il biopic di Tony Saccucci sulla vita di Emma Carelli

La prima donna è il biopic di Tony Saccucci sulla vita di Emma Carelli, soprano di fama internazionale e impresaria che diventò la prima direttrice donna artistica del teatro Costanzi, divenuto successivamente Teatro dell’Opera di Roma.

Il film è composto da materiali d’archivio, brani di cinema muto e una voce fuori campo, quella di Tommaso Ragno, che legge stralci di giornali dell’epoca con annesse critiche sulla protagonista.

Questo modo sui generis di raccontare la vita di un personaggio storico, utilizzando un mix di tecniche cinematografiche ad alcuni esperti del settore non è piaciuto perché considerato un modo poco realistico di raccontare una biografia.

Da una prima visione del trailer invece la tecnica utilizzata dal regista è un modo non solo originale per tracciare e delineare i momenti più rilevanti di un personaggio ma rende più veloce, avvincente e meno statico l’andamento del film.

La prima donna è un film che oltre a far ricordare Emma Carelli ci mostra la storia di coraggio di una donna che è riuscita a conquistare un posto autorevole all’interno di una società patriarcale in cui ruoli direzionali di qualsiasi natura non erano destinati alle donne.

Tony Saccuccy descrive così Emma Carelli:

Il dramma di Emma è la storia delle donne. E oggi il tema della parità di genere è la questione politica per eccellenza, tornata di prepotenza alla ribalta.

Perché c’è un procedere della storia che appiana tutte le ingiustizie. È l’astuzia della Ragione, la forza del DEstino. Dio è maschio, e femmina.

La prima donna: il trailer

Il biopic sulla vita di Emma Carelli

Emma Carelli: biografia

Emma Carelli nasce a Napoli nel 1877 e muore a causa di un incidente di auto a Montefiascone nel 1928. Diventa un un soprano, specializzato nel repertorio verista, e pratica la sua professione per venti anni prima di gestire il Teatro Costanzi per altri 15 anni.

Nel 1898 sposa Walter Mocchi, politico socialista che diventerà suo agente.

Durante il periodo di gestione del teatro Costanzi  la sua unica performance come cantante fu come protagonista della Iris di Mascagni.

La prima donna sarà proiettata nelle sale cinematografiche italiane solo per tre giorni: il 5,6 e 7 ottobre.

La Napoli di mio padre di Alessia Bottone

La Napoli di mio padre è un docufilm di Alessia Bottone, attualmente in tour per rassegne e festival. L’idea del film nasce da due esigenze: quella di raccontare il rapporto tra padre e figlia e l’altra a quella di parlare dell’esigenza della fuga dalle proprie radici ma anche come mezzo di sopravvivenza per i migranti e per i richiedenti asilo.

Il lavoro cinematografico ha dei tratti autobiografici perché la regista è veronese ma il papà, Giuseppe Bottone, è di Napoli. Alessia Bottone,da piccola si è ritrovata molto spesso ad accompagnare il padre durante i viaggi che lo riportavano nella sua terra di origine ma lei, che di città ne aveva un’altra, non capiva dove e perché stesse andando in un altro luogo che per lei non rappresentava casa, non rappresentava nulla.

Mi sono sempre sentita parte di un Sud che ho conosciuto solo grazie agli aneddoti di mio padre e di un Nord dove sono nata e cresciuta e mi sono chiesta se questa sensazione fosse condivisa anche dai figli dei nuovi migranti.

Vivere in un contesto in cui convivono più culture è indubbiamente arricchente, ma trovare una propria identità all’interno di questa ricchezza non è sempre facile. Ho quindi raccolto i ricordi di mio padre per poi tornare nella sua città e mi sono ritrovata davanti ad uno specchio, sorprendendomi di riuscire a vedere un’altra parte di me stessa.

La Napoli di mio padre: video

Il docufilm di Alessia Bottone

La Napoli di mio padre vuole aprire un focus sul tema della migrazione che porta con sé la voglia di fuggire da un luogo in cui non si sta bene per diverse ragioni e che spinge molti al fuggire, per trovare un posto nel mondo che faccia per loro.

Che cosa accomuna gli emigranti italiani  del secolo scorso che partivano con la valigia di cartone con i migranti di oggi che richiedono asilo, sfidando il mare su barconi?

Ciò che li accomuna è il loro misterioso passato che ciascuno custodisce gelosamente che però ha qualcosa di turbolento e disperato perché fuggire non significa semplicemente cambiare posto nel mondo ma integrarsi in una nuova terra, accettandola e facendosi accettare.

La Napoli di mio padre: video

Locandina del docufilm di Alessia Bottone

Alessia Bottone: biografia

Alessia Bottone è una sceneggiatrice e giornalista laureata in Istituzioni e Politiche per i Diritti Umani e la Pace.

Nel 2017 consegue il Master in Sceneggiatura Carlo Mazzacurati dell’Università degli Studi di Padova. Ha curato la regia e la sceneggiatura del cortometraggio Violenza invisibile, dedicato alla violenza psicologica sulle donne e di due documentari: Ritratti in controluce e di Ieri come oggi.

Nel 2013 pubblica Amore ai tempi dello stage, Galassia Arte 2013 e nel 2015 Papà mi presti i soldi che devo lavorare?.

Nel 2017 le sono stati riconosciuti alcuni premi per le sue inchieste: Il Premio Giornalistico Claudia Basso con l’inchiesta Pfas, il Premio Alessandra Bisceglia per la comunicazione sociale e infine il Premio Massimiliano Goattin per la realizzazione di una video inchiesta sulle barriere architettoniche.

Nel 2018 rientra tra i finalisti del Premio Cesare Zavattini per la realizzazione di progetti di riuso creativo del cinema d’archivio e del Premio Luzzati per cortometraggi.

La Napoli di mio padre è il suo primo cortometraggio a base di archivio.

Franco Toro: l’uomo più bello del mondo è il nuovo romanzo di Dario Neron

Dario Neron, dopo Doctor Reset (2017) pubblicato da Il Camaleonte edizioni, pubblica Franco Toro: l’uomo più bello del mondo (2020) edito da Castelvecchi editori e già presente nelle librerie da luglio.

Il protagonista del romanzo, come possiamo già dal titolo è Franco Toro, un ragazzo che di professione è un callboy, un accompagnatore e intrattenitore maschile. Lui è un ragazzo di ventotto anni che si è ritrovato a svolgere questo lavoro quasi per caso.

Il mio nome è Franco Toro, ho ventotto anni e sono una puttana.

Ora, qui, adesso. O meglio: un puttano. Si potrebbe usare un termine socialmente più accettabile, ma meno descrittivo, come escort, accompagnatore, intrattenitore oppure prostituta. Indipendentemente dal termine, rimane il fatto che vendo il mio corpo: a volte tutto quanto, a volte solo una parte.

Non sono stato trattato male dai miei genitori, preti e maestri non hanno abusato di me, di amici ne avevo né tanti né pochi. Non sono stato preso in giro in cortile, non ero più sfigato di qualunque altro mio coetaneo.

Dario Neron: libro

Dario Neron

Franco Toro: chi è il protagonista del libro di Dario Neron

Ecco come ci viene presentato il protagonista da Dario Neron:

Certo, questo non era quanto avevo immaginato per la mia vita ideale. Mi trovavo, con i miei ventotto anni, in quella fase della vita dove si crede di aver capito tutto ed ero dunque sempre triste per la convinzione  di non avere più nulla da scoprire.

Allo stesso tempo, mi rendevo conto di non capire un cazzo e dunque mi intristivo del fatto che poco prima ero arrivato a sentirmi speciale. Insomma, sapevo di viaggiare contromano, ma non avevo l’interesse, l’ambizione, forse nemmeno la voglia di cambiare corsia.

Aspettavo una parete di cemento, un cinque assi, qualcosa di grosso. E quando l’avrei visto, avrei accelerato.

In passato avevo avuto degli obiettivi ben diversi, come ad esempio quello di diventare un astronauta, un poliziotto o un grande della pallacanestro. Costruire una casa. E invece, per forza maggiore, per noia o per avere una sensazione di indipendenza, forse anche per essere stato un panchinaro ai tempi, mi ero messo a darlo via per soldi.

Franco Toro: l’uomo più bello del mondo non è un romanzo che vuole raccontare la storia erotica o le gesta sessuali del protagonista. L’aspetto su cui si sofferma Dario Neron è un altro: quello sociale basato sul narcisismo, sulla presenza eccessiva sui social e sull’egocentrismo di una gioventù che vive nell’incertezza di un futuro che è più cupo che mai.

Il protagonista del romanzo non vive con leggerezza il proprio lavoro ma con un velo di rassegnazione e il suo egocentrismo, alimentato a dismisura anche dal suo lavoro, non è nient’altro che uno scudo che il ragazzo indossa per poter far fronte alle pretese di una società tritacarne, in cui l’individuo non ha più un peso o un valore se non quello del mercato.

Escort maschili e femminili: le aspettative dei clienti spiegate nel romanzo

Dario Neron si sofferma sulle differenze di genere e le aspettative da parte dei clienti: la società e i fruitori di questi servizi hanno aspettative diverse a seconda del proprio genere. Da una escort, ad esempio, ci si aspetta partecipazione verbale durante cene o eventi pubblici mentre nel caso di Franco Toro, e quindi dagli escort, ci si aspetta semplicemente il massimo della cura e della prestanza fisica accompagnati da un profondo silenzio perché il loro pensiero o la loro parola non rientra nel gioco dell’accompagnatore.

Attraverso alcuni spunti di riflessione, come quello che vi riportiamo, possiamo capire che per molti aspetti le donne emancipate possono essere più discriminanti degli uomini maschilisti.

Accompagnare impresarie, artiste o alte dirigenti a pranzi di gala o lavoro era tra i primi impieghi della giornata e raramente durava più di alcune ore, concludendosi solitamente con una stretta di mano, più che con una spruzzata. Al contrario delle mie colleghe appartenenti al gentil sesso, le quali dovevano impegnarsi per partecipare  alle discussioni, io venivo pagato per stare zitto e fare una figura di gradevole aspetto.

Da un uomo che investe molto tempo nella cura del proprio corpo, non ci si aspettano grandi cose e quindi ero, per così dire, diventato vittima del mio aspetto.

Franco Toro: l’uomo più bello del mondo oltre a dare uno spaccato sulla pochezza sociale dei nostri giorni ci porta a riflettere sul mondo maschile e femminile, visto con cinico disincanto dal protagonista del romanzo, che classifica sia le donne che gli uomini in particolari e precise categorie.

Dario Neron

Dario Neron

Dario Neron: biografia

Dario Neron nasce a Locarno nel 1987, figlio dei postumi della catastrofe di Chernobyl. Dal 2016 inizia a scrivere e a vincere diversi premi letterari:

  •  Nel 2016  Premio Inedito vince il primo posto nella sezione narrativa.
  • Nel 2017  pubblica il suo primo romanzo Doctor reset.
  • Nel 2018 arriva a terzo posto per il Premio nazionale di poesia e narrativa Alda Merini.
  • Nel 2018 vince il primo posto nella sezione narrativa Contropremio Carver.

Zia Lidia Social Club: secondo appuntamento con Miss Marx

Zia Lidia Social Club, dopo la proiezione Rosa Pietra Stella di Marcello Sannino, vi aspetta con il secondo appuntamento che si terrà il 22 settembre presso il Cinema Carmen di Mirabella Eclano alle ore 21:00 con la proiezione del film Miss Marx.

Miss Marx: trailer

Miss Marx di Susanna Nicchiarelli

Miss Marx: la trama

Miss Marx è un biopic che racconta la vita di Eleanor Marx (Romola Garai), terzogenita di Karl Marx, una donna colta e impegnata che è stata una delle prime donne ad avvicinare i temi del femminismo con il socialismo.

Il codice narrativo utilizzato da Susanna Nicchiarelli è duplice: il primo ci mostra Eleanor Marx in pubblico e riguarda la sua attività intellettuale fatta di ideali e di pensieri saldi,. che la fanno apparire una donna sicura di sé e forte. La seconda ci mostra la vita privata di una donna che con difficoltà, nonostante la forza e i suoi ideali sociali e femministi, non riesce a mettere uno stop definitivo alla sua vita coniugale che non l’ha mai resa felice.

Edward Aveling (Patrick Kennedy) è un uomo che non ha nulla in comune con Eleanor Marx perché è un fedifrago e uno spendaccione. Come mai una donna che ha avuto la fortuna di essere cresciuta ed educata da un pensatore del calibro di Karl Marx si è trovata a fare la scelta più ovvia e infelice che ci si aspetta da una donna di quel tempo ma non da una donna pensante come lei?

Miss Marx di Susanna Nicchiarelli

Miss Marx di Susanna Nicchiarelli

Miss Marx: la duplice chiave di lettura della pellicola

La chiave di lettura di Miss Marx è duplice e realistica perché mette in luce le fragilità di ciascun essere umano che, nonostante i propri ideali e principi, quando si trova nella situazione di dover prendere decisioni che non mettono in discussione solo l’intelletto e la logica ma l’aspetto irrazionale e dei sentimenti, tutta  l’inflessibilità logica cede davanti l’indecisione di tutto ciò che riguarda la metafisica dei sentimenti e dei rapporti umani.

Questo atteggiamento come sottolinea Susanna Nicchiarelli rappresenta semplicemente la condizione dell’essere umano: un mix non rigoroso di tutto ciò che è, che vive e che sente. Questo non significa essere infedeli ai propri ideali o il voler mentire a se stessi e agli altri, dando un’immagine non vera ma significa semplicemente vivere con tutte le contraddizioni che siamo e che non sempre riusciamo a gestire secondo la sola ragione.

Miss Marx: trailer

Romola Garai e Patrick Kennedy durante una scena di Miss Marx

Miss Marx, oltre a regalarci la storia di una donna che è rimasta alla storia non solo per essere la figlia del noto filosofo, è una rappresentazione realistica dell’essere umano a 360 gradi.

Nico Desideri: concerto al Gold Hotel di Marcianise

Nico Desideri il 18 settembre, domani, si esibirà live presso il Gold Hotel di Marcianise in occasione della chiusura della campagna elettorale per le prossime Regionali in Campania in cui Luigi Pergamo, candidato con PRI Lega per l’Italia per le circoscrizioni di Caserta e Provincia – Napoli e Provincia insieme agli rappresentanti della lista terranno l’ultimo dibattito con i loro sostenitori.

L’entrata è gratuita ma l’accesso sarà consentito nel rispetto delle norme di contenimento previste e in vigore.

Il concerto di Nico Desideri inizierà alle 21:00.

Nico Desideri: biografia

Nicola Iadicco, in arte Nico Desideri, nasce a Marcianise nel 1970. All’età di sei anni inizia a cantare per gioco, partecipando a diversi concorsi canori. Ben presto il canto iniziato per gioco diventa un lavoro.

Nel 1992 incide il suo primo album Amore…cocco… cola e melodia.

Nel 2000 con l’incisione di Non cambierò la sua popolarità arriva all’apice, facendolo diventare un’artista conosciuto in tutta Italia.

Rieccomi è il nome del suo ultimo lavoro discografico.

Arriva il primo incontro di Zia Lidia Social Club con la proiezione di Rosa Pietra Stella di Marcello Sannino

Zia Lidia Social Club riparte con i suoi incontri dedicati al cinema. Il primo appuntamento si terrà a Mirabella Eclano presso il Cinema Carmen dove verrà proiettato alle 21:00 il film Rosa Pietra Stella di Marcello Sannino.

Presente alla proiezione ci sarà il regista che incontrerà il pubblico e spiegherà aspetti inediti del lungometraggio.

Michela Mancusi: intervista

Il Presidente di Zia Lidia Social Club di Avellino

Michela Mancusi, presidente di Zia Lidia Social Club, ci svela nel video in home qualche anticipazione senza spoiler sull’ultimo lavoro di Marcello Sannino. Durante l’intervista è palese l’entusiasmo nelle sue parole per poter riprendere, dopo tanto tempo, gli appuntamenti in sala di Zia Lidia, attesi da molti.

Finalmente ritorniamo in sala e questo evento segna la ripresa degli incontri di Zia Lidia Social Club, dopo una lunga attesa che ci ha visti costretti alle nostre visioni virtuali.

Torniamo in sala con Marcello Sannino, noto documentarista, che già è stato ospite dello Zia Lidia Social Club con docufilm. Con questo lavoro esordisce con la finzione che indaga l’universo tutto al femminile con due attrici intense e interessanti tra cui Ludovica Nasti, che ricordiamo nel film L’amica Geniale, dove interpreta Lila da bambina e Ivana Lotito, volto noto di Gomorra.

Rosa Pietra Stella di Marcello Sannino è un film che mostra il rapporto di riconciliazione tra una madre e una figlia. Una caratteristica del lungometraggio riguarda la sua ambientazione perché pur essendo ambientato a Portici, la città non ha alcuna relazione diretta con il contesto urbano.

Rosa Pietra Stella: il trailer

Rosa Pietra Stella racconta la storia di Carmela (Ivana Lotito) e di sua figlia Maria (Ludovica Nasti). Lei è una donna esasperata perché non ha un lavoro e si ritrova ad essere sfrattata da casa.

Pur di procurarsi un lavoro Carmela decide di trafficare con e per gli immigrati, procurando permessi di soggiorno. Lo sguardo sociale di Marcello Sannino sui nostri giorni è aspro e non cede mai il posto al sentimentalismo.

Michela Mancusi riassume con queste parole Rosa Pietra Stella:

Questo film mostra l’incontro con tra personaggi che sono ciascuno in cerca del proprio sé all’interno di un mondo e di una esistenza precaria. Marcello Sannino, con il suo sguardo poetico, riesce aportare sul grande schermo il dramma di un’esistenza invisibile, restituendo ai protagonisti la propria dignità personale e umana e senza cedere al pietismo.

La pellicola è un crescendo di empatia.

Michela Mancusi: video

Scena tratta dall’ultimo film di Marcello Sannino

Zia Lidia Social Club: prossimi incontri

Dopo la proiezione di Rosa Pietra Stella sono previsti altri due appuntamenti nel mese di settembre.

Il 22 settembre verrà proiettato Miss Marx di Susanna Nicchiarelli, il film è stato presentato in concorso alla 77esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica a Venezia.

Il 30 settembre è prevista la visione di Padrenostro di Claudio Noce che ha come protagonista Pierfrancesco Favino che ha vinto con questo film, alla Biennale Cinema 2020 di Venezia, la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile.

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