Cultura

Un divano a Tunisi di Manele Labidi Labbé è una commedia sulle barriere culturali

Un divano a Tunisi (2020) è una commedia della regista Manele Labidi Labbé che ha lo scopo di mostrare le barriere culturali, da un punto di vista comico.
Protagonista della pellicola è Selma Derwich (Golshifteh Farahani), una donna di 35 anni, che decide di lasciare Parigi e trasferirsi nella periferia di Tunisi. Ciò che spinge la donna a fare questa scelta drastica è una missione non proprio semplice: cercare di cambiare i suoi connazionali, per svegliarli e metterli in sesto in vista di una rivoluzione e di una nuova consapevolezza collettiva.

Selma Derwich è una psicanalista che, attraverso il suo lavoro, crede di avere gli strumenti utili per poter dare nuova consapevolezza e identità proprio in quei luoghi in cui l’apertura mentale, le novità e la flessibilità mentale non sono contemplati.

Un divano a Tunisi

Un divano a Tunisi

Un divano a Tunisi: trama

A Tunisi le persone sono abituate a parlare e a sfogarsi dei loro problemi nelle vasche dell’hammam o dal parrucchiere, riusciranno mai queste persone a riuscire a sdraiarsi su un lettino per parlare delle loro angosce e dei loro turbamenti?

Un divano a Tunisi, già dal trailer, ci regala immagini comiche che mostrano le situazioni assurde, in cui si ritroverà la protagonista del film. Le persone del posto non riescono a collocare la professione della donna e a capire perché dovrebbero rivolgersi a lei: c’è chi la prende per un medico del lavoro, chi crede che si occupi di curare persone pazze, accezione intesa nel senso più popolare del termine.

Un divano a Tunisi: la locandina

Un divano a Tunisi: la locandina

Oltre ai tratti comici, nel film, emergono momenti malinconici che fanno capire il bivio esistenziale, in cui si trovano molti dei suoi pazienti: la paura di tradire le tradizioni religiose e il bisogno di comunicare per ricostruire la propria identità, partendo da un nuovo concetto di interpretare e decodificare il mondo.

Manele Labidi Labbé con Un divano a Tunisi, oltre ad esordire nel mondo della regia, traspone parte di ciò che è lei: donna nata a Parigi ma di orgini franco-tunisine.

Il film arriverà nelle sale cinematografiche il prossimo settembre.

E finsero felici e contenti. Dizionario delle nostre ipocrisie: la recensione

E finsero felici e contenti. Dizionario delle nostre ipocrisie (2020) è un libro di Giuseppe Culicchia, edito da Feltrinelli Editore, che descrive la società di oggi, basata su fake news, storytelling, ovvietà di un pensiero semplicistico, che mette da parte la costruzione di un pensiero complesso.

Il libro, come si evince anche dal nome, è una sorta di dizionario che analizza alcune parole usate e abusate in tutti i contesti cui fa comodo.

Con ironia lo scrittore descrive il mondo attraverso definizioni che, oltre a dare un significato ad una parola, vengono inglobate automaticamente in un pensiero politico, solo per il semplice fatto di star utilizzando quella parola e non un’altra. In breve, oggi, utilizziamo e ci nascondiamo dietro termini politicamente corretti ma, in fondo, non siamo altro che finti integralisti e ipocriti decodificatori di una realtà, che ci viene comunicata attraverso una strumentalizzazione distorta del linguaggio.

Ad esempio, utilizziamo la parola riforma per definire le misure che, nel corso degli ultimi dieci anni, hanno limitato e abolito i diritti dei lavoratori. Come si può far passare con il termine riforma l’introduzione del precariato?

Per rendervi più il concetto riporto alcuni termini presenti all’interno di E finsero felici e contenti. Dizionario delle nostre ipocrisie.

E finsero tutti felici e contenti. Dizionario delle nostre ipocrisie: recensione

E finsero tutti felici e contenti: dizionario delle nostre ipocrisie di Giuseppe Culicchia

E finsero felici e contenti. Dizionario delle nostre ipocrisie: citazioni

CICCIA: Ironizzare per anni su quella di Giuliano Ferrara e di Mario Adinolfi, definendoli ciccioni. Stigmatizzare però gli odiatori del web che fanno lo stesso con Michela Murgia. I chili di troppo sono un altro degli spunti preferiti dagli odiatori dei social, che non perdono occasione per attaccare modelle e attrici e cantanti se per caso hanno messo su qualche etto dall’ultima sfilata o passerella o esibizione canora: sempre servendosi dei nick, ci mancherebbe.

Mina risolse la questione sparendo ben prima dell’avvento dei troll digitali.

Ma per tornare al principio dei due pesi e delle due misure, si staglia su tutti l’esempio impareggiabile del famoso tweet di Asia Argento, che incrociando Giorgia Meloni al ristorante la fotografò e scrisse:

“La schiena lardosa della ricca e svergognata -Make Italy great again – #fascista ritratta al pascolo.”

Vale forse la pena di ricordare che la Meloni era diventata madre da pochi mesi, ma al di là di questo sorprende che la futura (in quel momento storico) paladina del #metoo e del neofemminismo attaccasse una donna proprio a partire dal suo aspetto fisico.

Resta indimenticabile il Bianciardi che, ribellandosi al Miracolo italiano, scriveva ne La vita agra: “Scomparse le diete dimagranti e i pregiudizi estetici, le donne saranno finalmente grasse”.

Oltre a termini  e singole parole, nel libro, ci sono slang, slogan e nomi di aziende che rappresentano un determinato mondo ideologico e che, se pronunciate o scritte, rappresentano inevitabilmente ed erroneamente l’identificazione del nostro interlocutore.

AIUTIAMOLI A CASA LORO: Anni fa era uno slogan della destra. Chiunque lo pronunciasse veniva subito etichettato come fascista. Poi le cose sono cambiate: a un certo punto lo ha affermato anche Matteo Renzi. quindi forse per alcuni resta uno slogan della destra. Se lo fanno concretamente i volontari delle ONG recandosi in Africa, tutto bene. Se lo propongono da destra, si tratta invece di razzismo bello e buono. Anzi: brutto e cattivo.

E ancora:

AMAZON: Sfrutta i dipendenti che devono rispettare tempistiche e turni controllati da appositi braccialetti elettronici degni del Frande Fratello, per tacere delle tempistiche cui sono soggetti i correri, e con la sua politica dei prezzi e degli sconti danneggia editori e librai indipendenti.

In veste di scrittori, dire in pubblico che i libri si comprano nelle librerie indipendenti. In privato, ma solo se costretti, ammettere: “Beh, sì, sai, anch’io a volte…”. Della multinazionale e delle sue politiche inerenti al mondo del lavvoro e ai diritti (?) dei lavoratori si è occupata di recente la Cgil del nuovo segretario Landini, ma non il Pd, che in teoria sarebbe l’erede di un partito fondato da un certo Antonio Gramsci ma ha bel altro a cui pensare.

A Torino, significativamente, l’edificio dove viveva e lavorava Gramsci è stato riattato e trasformato in un hotel di superlusso.Il libro di Giuseppe Culicchia

Qualche buon motivo per leggere il libro di Giuseppe Culicchia

Se si volesse riassumerlo brevemente, definirei l’opera di Giuseppe Culicchia come un libro dissacrante sulla società contemporanea. Lo scrittore ha trovato il modo di rendere leggero, nella lettura, un libro pesante dal punto di vista contenutistico perché scrivendo e sviluppando l’opera letteraria come fosse un dizionario, riesce a parlare in modo breve, semplice e conciso di problematiche e argomenti non proprio di facile esplicazione e poco strutturati.

Il tono di Giuseppe Culicchia è ironico, dissacrante e così banalmente vero che, un pò, si resta mortificati nel leggere la nostra inconsistenza ideologica che si traspone nel liguaggio.

Ogni parola che utilizziamo trasuda ipocrisia e, a mio avviso, questa falsità nell’antica Grecia e in filosofia la si chiamava dialettica, grande capacità oratoria. Quest’arte, nel caso dovesse essere ancora presente ma dubito, oggi,  viene strumentalizzata non per ricercare la verità, come un tempo. Oggi la dialettica è uno strumento atto alla ricerca della ragione, sempre la propria e mai quella altrui.

Il punto dello scrittore non è soltanto quello di sottolineare che si può dire di tutto il suo contrario ma è la finalità e l’ipocrisia sociale e politica con cui si strumentalizza la parola. A prescindere dal fatto che la comunicazione, in fin dei conti, non è altro che uno strumento di cui ci avvaliamo per far comprendere un concetto, un intento, un desiderio o un’idea.

Le parole, come diceva Nanni Moretti in Palombella Rossa, sono importanti e possono essere pesanti come pietre.

La violenza delle parole risiede nell’ipocrisia come i termini politicamente corretti, che utilizziamo, rappresentano l’apologia della falsità dialettica. Ogni parola presente nel nostro vocabolario ha una propria etimologia che dovrebbe aiutarci a comprendere il vero significato, che ha dato origine a quel termine. Probabilmente questa materia che dovremmo approfondire o studiare nelle scuole, a prescindere, se si scelga di fare il Liceo Classico o quello Scientifico (perché ci si imbatte nello studio etimologico dei termini, studiando le lingue morte: il greco e il latino).

Conoscere il vero significato delle parole aiuta ad essere più consapevoli dell’uso dei termini che utilizziamo e ci aiuta a comprendere l’importanza del linguaggio e il rispetto che dobbiamo a questo strumento di comunicazione potente che abbiamo a nostra disposizione.

Un paese italiano 2020: partono le iscrizioni per partecipare al concorso!

Parte la quarta edizione di 1801 passaggi, concorso e mostra di fotografia documentaria, un’iniziativa legata al fondo fotografico di Frank Cancian. Il tema di quest’anno è Un paese italiano 2020. Al termine del concorso, verranno scelte 20 fotografie che saranno esposte al Mavi di Lacedonia.

Il filo conduttore che lega gli scatti del fotografo Frank Cancian e il concorso è quello di presentare uno scatto che rappresenti l’Italia, in qualsiasi suo aspetto, come fece il fotografo statunitense nel 1957 quando giunse a Lacedonia e immortalò gesti quotidiani che rappresentavano una comunità e la ciclicità di un tempo fatto di piccoli gesti che ne disegnavano usi, costumi e tradizioni.

Quest’anno c’è un ulteriore elemento da tener presente è quello di considerare l’emergenza in corso che ha cambiato le nostre abitudini quotidiane e di interazione con i luoghi.

copertina Concorso 2020

copertina concorso 2020

Un paese italiano 2020: come partecipare al concorso

I potenziali partecipanti possono inviare gli scatti realizzati fino al 31 ottobre 2020 entro le ore 23:59. La proclamazione dei vincitori con lettura delle motivazioni della giuria avverranno con una cerimonia ufficiale in diretta web il 5 dicembre 2020, vista l’esigenza sanitaria.

Il concorso è aperto a tutti coloro che abbiano compiuto 18 anni e possono partecipare addetti al settore ma anche gli appassionati della fotografia. Non possono partecipare gli associati a LaPilart e i membri del CdA del Mavi e la giuria presente nella corrente edizione.

La partecipazione al concorso è gratuita. Ciascun partecipante potrà inviare fino a un massimo di tre foto, riferite a determinati scatti di Frank Cancian tra le 20 indicate e presenti all’interno del bando del concorso.

L’invio delle fotografia dovrà avvenire esclusivamente attraverso il trasferimento gratuito di dati wetranfer.com e i partecipanti riceveranno, successivamente all’invio, una conferma dell’avvenuta ricezione.

Le fotografie devono essere state scattate dal 10 marzo 2020 (data di inizio del lockdown) fino alla data di scadenza del bando. Le foto realizzate prima del periodo indicato saranno scartate.

Il materiale dovrà essere inviato al seguente indirizzo: concorso@museomavi.it e dovrà contenere tre immagini in formato JPG e una scheda descrittiva, in formato testo, da compilare per ciascuno scatto.

Sono ammesse fotografie in bianco e nero o a colori, in formato JPG, rapporto 2:3 con il lato più lungo non inferiore a 3000 pixel. Non è consentito aggiungere cornici e descrizioni sulle immagini. Non sono ammesse foto composte, ad esempio in HDR o particolari elaborazioni in postproduzione, eccezione fatta per lievi correzioni di colori, contrasto o esposizione.

Frank Cancian: foto

Foto d’epoca del fotografo statunitense Frank Cancian

Giuria

La giuria che valuterà le fotografie inviate per Un paese italiano 2020 sono:

  • Simona Guerra: esperta in ordinamento e valorizzazione di archivi fotografici, autrice di fotografie e saggi di fotografia.
  • Lello Mazzacane: antropologo, professore ordinario dell’Università di Napoli Federico II.
  • Angelo Turetta: fotografo impegnato su temi sociali e di attualità nazionale ed internazionale.
  • Simone Terzi: resposabile coordinamento attività della Fondazione Un paese, ente istituito dal comune di Luzzara, per la tutela e valorizzazione del patrimonio culturale del territorio.

Non vi resta altro da fare che leggere attentamente il bando per poter partecipare al concorso sul sito ufficiale del Mavi, consultando la sezione Progetto 1801.

L’Hotel degli amori smarriti: un film sulle occasioni perse

L’Hotel degli amori smarriti è l’ultimo film di Christophe Honoré, uscito nelle sale cinematografiche italiane nel 2020. Il lungometraggio è una commedia che rispecchia la classica tipologia del genere francese: si sorride sulla pochezza umana che trascende, spesso, nel ridicolo.

Protagonista del film è una coppia: Maria (Chiara Mastroianni, in nomination ai Cesar 2020 per la categoria Miglior Attrice) e Richard (Benjamin Biolay) sposata da vent’anni. La loro vita coniugale sembra basarsi su un rispetto reciproco e su un affetto consolidato da anni di convivenza finché, una sera, Richard scopre che sua moglie lo tradisce.

Una scoperta che lascia, in un primo momento, sgomento e incredulo l’uomo da ciò che non sospettava minimamente da parte di Maria. Dopo aver metabolizzato il tradimento, Richard chiede delle spiegazioni alla moglie che, con molta naturalezza, gli lascia intendere che le sue scappatelle non sono altro che un modo per tenere vivo il loro rapporto ventennale.

Maria è convinta che, a sua volta, il marito abbia avuto dei rapporti extraconiugali ma scopre che non è così: Richard le è sempre stato fedele.

Maria e Irène Haffner

Chiara Mastroianni e Camille Cottin

L’Hotel degli amori smarriti: la trama

Tra Maria e Richard nasce un’accesa discussione che porta la donna a dormire fuori casa, nell’hotel di fronte casa sua. In questo modo può avere una visuale del suo matrimonio e di suo marito, per poter riflettere meglio sul loro rapporto e sulla sua vita coniugale.

Maria si ritrova nella sua stanza d’albergo una presenza del tutto inaspettata. Nella sua stanza, la 212, lei non è da sola: il suo Richard, quello giovane, di cui si è innamorata venti anni prima è proprio lì davanti a lei.

Cosa le sta succendendo? Ha delle allucinazioni? No, quello nella sua stanza è proprio Richard in carne ed ossa ed è lì per ricordarle ciò che era e ciò che è diventata. Intanto il Richard di oggi è sofferente e insonne nella loro abitazione.

La donna, un tempo, era molto diversa da oggi: solare, innamorata del suo Richard e oggi, invece, ha sostituito i suoi sentimenti con comportamenti egoisti e privi di valore.

Maria, oggi, insegna all’università e, non accettando il passare del tempo, si diletta con alcuni dei suoi studenti, per avere l’illusione di ciò che era un tempo e per respirare quel profumo di giovinezza che sente la sta abbandonando del tutto. Oggi è una donna cinica, fredda che guarda il mondo con amaro disincanto.

Intanto iniziano ad apparire, materializzandosi, amori passati e amanti collezionati in una vita ma non solo di Maria. Da questo passato riemerge Irène Haffner (Camille Cottin), l’insegnante di pianoforte nonché  primo amore di Richard.

La storia tra i due finisce quando nella vita del giovane entra Maria. Iréne, in quel momento, comprende che è arrivato il momento di chiudere la relazione impossibile con il suo giovane allievo.

Iréne ricompare per cercare di riprendersi il suo amore di una vita, andando a citofonare a casa del Richard di oggi.

Come sarebbe andata la loro vita se l’uomo non avesse scelto Maria? Per scoprirlo non vi resta che guardare L’Hotel degli amori smarriti.

L'Hotel degli amori smarriti: trailer

Il film con Chiara Mastroianni

Qual è il senso del film di Christophe Honoré?

Christophe Honoré si diverte a giocare sui i pensieri che attagliano molte persone che, spesso insoddisfatte della propria vita attuale, ripensano al passato, alle occasioni sprecate, credendo di aver fatto scelte sbagliate.

Il senso del film è introspettivo: è un viaggio nei sentimenti e nelle emozioni in cui ogni cosa è possibile e in cui le aspettative sono avvolte da una speranza alimentata tra ciò che è e ciò che si sperava di avere.

Il fascino dei ricordi, ci porta in un mondo altro, composto di aspettative, in potenza, migliori di quelle che abbiamo oggi ma ciò che anima questo flusso di pensieri non è altro che l’insoddisfazione di cui, probabilmente, la prima causa è riconducibile a noi stessi.

Itaca deserta ruggine di Francesco Randazzo rivisita in chiave moderna il mito di Odisseo

Itaca deserta ruggine (2020) di Francesco Randazzo è un poemetto drammatico che rielabora il mito di Odisseo, rendendolo più contemporaneo.

Odisseo è un uomo dei nostri tempi, senza meta e senza punti di riferimento che approda ad Itaca, una piattaforma petrolifera abbandonata. In questo posto da solo, l’uomo, si ritrova a fare i conti con se stesso, con il suo passato e la memoria che vacilla.

Itaca deserta ruggine si divide in tre parti: Itaca deserta ruggine che ci presenta e descrive Odisseo e le peripezie che lo hanno condotto sino a Itaca, la seconda parte Nell’Ade liquido e la terza e ultima parte Ἀρέθουσα che è un frammento dialogico del mito di Aretusa.

Piove ad Itaca, dal mio arrivo. Le onde dabbasso

si frangono in spruzzi, dall’alto si schiantano

gocce

rabbiosamente tristi, risuonano sul metallo e

sembra

che la rugine si sciolga in sangue velenoso.

corrosivo.

Tutto è rimpianto, eppure niente mi sembra mio

quanto

questo simulacro di casa, questa tomba di famiglia.

Da qui trivellavo le profondità marine, io furbo,

imprenditore, manager intraprendente: petrolio o

gas

-dicevo- Superata l’acqua c’è il fondo, e sotto la

ricchezza,

da qui estrarrò potenza, energia e denaro! Questo

è il mio Regno.

 

Quanta solitudine, nel potere e nel denaro, mi

aggiravo rabbioso.

Perché nulla poteva bastarmi, nulla aveva senso e

la vita soltanto

accumulo ottuso. Guardavo il mare con lo

sconcerto e il panico

che avrebbe potuto spazzarmi via in un momento,

e di me niente

sarebbe rimasto, se non la menzogna di un’esistenza

vana.

Itaca deserta ruggine di Francesco Randazzo

Itaca deserta ruggine di Francesco Randazzo

L’Odisseo di Francesco Randazzo

Odisseo è un imprenditore che per troppa bramosìa di denaro ha perso tutto e la sua Itaca, che un tempo era rigogliosa di risorse petrolifere, ora non è altro che il ricordo sbiadito tra resti di ciò che prima risplendeva: ora è solo polvere e bulloni sparsi e arrugginiti dal tempo e dall’incuria.

Per l’imprenditore non restano solo che ricordi di un tempo che non è più, di viaggi in città dove ha trovato una seconda casa ma che ora gli hanno chiuso le porte. La memoria degli amori passati e di tutte le promesse tradite fatte alle amanti, oggi, gli lasciano solo l’amaro in bocca.

Penelope ha un ruolo diverso non è la donna mansueta, innamorata, a prescindere da tutto del suo Odisseo, è una donna che ha goduto della ricchezza di un tempo e che, ora caduta in miseria, si piange addosso per aver scelto l’uomo sbagliato.

Odisseo ricorda così la sua Penelope:

Sento, nel ferro che vibra, la voce arrochita di

mia moglie,

nel rollio dei pilastri, mi appare il suo passo

ondeggiante,

troppi mojito, troppi shot, Penelope aveva sempre

in mano

un bicchiere, camminava dritta ma ondulava

sinuosa,

sensuale panterona ubriaca, la guardavo come si

guarda

un film con Rita Hayworth, con la nostalgia

eterna del sesso.

Le toglievo i vestiti, ma lei rimaneva col bicchiere

in mano,

e con la bocca beveva da me, beveva cocktail,

beveva tutto.

E ridevamo di tutto, io e Penelope, sorditi e

felici, immemori,

sbronzi, danzatori ignudi, strappandoci fino alla

pelle il piacere.

Ma eri davvero tu, Penelope? Ero davvero io,

Odisseo? Noi, noi?

Non ha importanza, era vero tutto ciò che

credevamo d’essere.

Itaca deserta di Francesco Randazzo

Itaca deserta di Francesco Randazzo

Perché leggere Itaca deserta ruggine?

Itaca deserta ruggine di Francesco Randazzo è un’opera che non solo rivisita in chiave moderna il mito di Odisseo con coraggio ma riesce a farlo con la giusta ironia non dissacrante ma ha il solo compito di ripetere un viaggio con personaggi, che hanno lo stesso nome ma caratteristiche diverse che, in qualche modo, ci rispecchiano e in cui ci possiamo rivedere.

Il tema del viaggio nel passato di ciascuno ha sempre qualche traccia di rimpianto e di rimorso, dettato dal senno del poi e che, probabilmente, si scontra con il presente, generando una malinconia che potrebbe essere costruttiva solo nel momento in cui ci si rende conto delle proprie falle e, in qualche modo, si decide di porre rimedio nel presente.

La strada di quel viaggio che non abbiamo scelto, a vantaggio di un’altra, ci avrebbe potuti condurre ugualmente al rimpianto e alla malinconia fine a se stessa.

Itaca deserta ruggine edito da Fara Editore ha vinto il premio letterario Narrapoetando e ve ne consigliamo vivamente la lettura per sorridere amaramente sul mondo di oggi e sulla nostra società contemporanea.

Se siete amanti del mondo greco e delle rivisitazioni in chiave moderna vi consigliamo le poesie di Sinan Gudžević, il poeta che ironizza osservando il mondo in distici elegiaci.

Incontro online per parlare della comunità LGBTQ

L’associazione avellinese Apple Pie ha organizzato un incontro online, per parlare e fare il punto sulla comunità LGBTQ.

I temi trattati spazieranno dalle difficoltà alle negazioni dei diritti civili e sociali fino a parlare delle conquiste avute negli ultimi anni.

Oggi, ad esempio, in alcuni ambienti lavorativi come quelli militari, spesso, si ha timore nel dichiarare il proprio orientamento sessuale perché, purtroppo, in molti casi questi sono ambienti chiusi e ancorati ad una visione della società machista.

C’è all’interno di questi luoghi chi si batte con orgoglio e chi soffoca la propria libertà sessuale per paura e non vivendo la propria vita per come vorrebbe.

La comunità LGBTQ ha iniziato a rivendicare i propri diritti nel 1969 a New York e, fortunatamente, da allora le cose stanno cambiando.

Oggi c’è sempre un numero maggiore di forze armate e corpi di polizia che si schierano e proteggono la comunità.

Apple Pie Organizza un incontro online

Apple Pie Organizza un incontro online

Incontro online sulla comunità LGBTQ: dettagli

Martedì 14 luglio alle ore 20:30 sulla piattaforma Google meet, in collaborazione con Brothers&Sisters, si approfondiranno gli argomenti sopra elencati.

Al dibattito parteciperanno: Antonio Sapienza, Lorella Cipro, Rosa Maria Mogavero e Raffaele Brusca.

L’incontro oltre ad informare ha come finalità quello di sensibilizzare tutti verso queste tematiche perché attraverso la comunicazione si possono superare i limiti e le chiusure culturali che portano alla discriminazione.

Quindi non mancate!

Senza è l’ultimo romanzo di Massimo Cracco

Senza (2020) è il titolo dell’ultimo romanzo di Massimo Cracco, pubblicato da Autori Riuniti.

Il protagonista del romanzo è Paolo, un ragazzino, che non comprende ancora pienamente tutte le dinamiche del mondo. Lui vuole carpire e conoscere solo quella parte positiva della vita e invece un giorno resta sconvolto da quanto possa essere violento quel mondo in cui vive.

Paolo resta colpito da una storia di cronaca: Chloe Jennings, una donna americana, è affetta da B.I.I.D. (Body Integrity Indentity Disorder) ed è sempre più insofferente di sentire le sue gambe tanto che ha deciso di farsi recidere il midollo spinale per non sentirle più.

Dopo questa drastica scelta la donna è felice di continuare a vivere la sua vita.

In breve se il raziocinio non trova logiche di adattamento allora è il corpo che trova una risposta autonoma.

Paolo inizia a pensare, dal caso Chloe Jennings che anche lui, rinunciando alle sue di gambe, eviterebbe il contagio con questo mondo così aberrante e di cui ha paura.

Negli anni cresce molesta in lui questo desiderio di farsi amputare le gambe. Per scoprire cosa farà Paolo non vi resta leggere il romanzo!

Senza Massimo Cracco

Senza Massimo Cracco

Senza: curiosità sul romanzo

Senza è diviso in quattro parti e ciascuna si apre con un aforisma di Emil Cioran, noto filosofo cinico che ha parlato e vissuto la vita con distacco e senza moti d’animo.

Senza spiegato con questa premessa sembra un horror o una storia fine a se stessa ma non è così.

Massimo Cracco attraverso questa trama parla di rifiuto rivendicato dal corpo.

Paolo è un perdente e sa di esserlo così rinuncia di competere, rigettando l’inferno della competizione, della sopravvivenza, dell’accettazione del pensiero collettivo e delle regole tramandate dalla società attraverso la mutilazione del suo corpo.

Senza è candidato al Premio Comisso, Premio città di Como, Premio Carver e Premio Cultura.

Massimo Cracco: biografia

Massimo Cracco è nato a Verona nel 1965. Dopo aver conseguito la maturità classica si laurea in matematica e in Ingegneria.

Nel 2015 pubblica Restare senza un lavoro non è per sempre, il suo primo romanzo breve per Scripta.

Nel 2017 pubblica Mimma, il suo secondo romanzo, edito da Perrone Editore.

Gusto Italia in tour: la prima tappa è a Minori

Gusto Italia è un tour gastronomico itinerante che si compone di quattro tappe campane. Delle quattro una, la prima, sarà la splendida Minori che ospiterà questo viaggio gastronomico dal 16 al 19 luglio.

L’evento nasce dall’idea di Giuseppe Lupo con l’intento di valorizzare ciò che c’è di bello e di buono in Campania.

L’imprenditore e organizzatore eventi spiega così il suo progetto:

Il progetto nasce dalla voglia di realizzare un vero e proprio villaggio del gusto, per celebrare il Made in Italy tra food e artigianato. Se c’è una cosa che ci ha ricordato il difficile periodo di lockdown è che dobbiamo sostenere la nostra economia e le nostre eccellenze, dando precedenza al gusto italiano in tutte le sue sfaccettature.

Gusto Italia in tour nasce proprio per dare spazio alle nostre migliori produzioni, mettendole a disposizione dei consumatori più attenti e desiderosi di conoscere direttamente chi le produce.

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Gusto Italia in tour: tappe

Il viaggio gastronomico itinerante parte da Minori, in Costa d’Amalfi dal 16 al 19 luglio e prosegue a Marina di Camerota dal 23 al 26 luglio.

La terza tappa del viaggio gastronomico è a Sapri dal 30 luglio al 2 agosto.

La quarta ed ultima tappa è al Porto di Acciaroli dal 27 al 30 agosto.

Il tour si svolgerà nel pieno rispetto delle norme anti-Covid-19 attraverso percorsi per vivere il villaggio e poter passeggiare accanto al mercatino di eccellenze. Eventuali show cooking e attività extra sono attualmente al vaglio dell’organizzazione e dei comuni ospitanti.

Trame: il video ufficiale degli E.Versi, la band irpina che fonde jazz ed elettronica

Trame è il nuovo video degli E.Versi, uscito da poche settimane sul canale YouTube.

Gli E.Versi sono una band irpina composta da: Domenico Cipriano (poeta), Carmine Cataldo (trombettista) e Fabio Lauria (tastierista). Il loro è un progetto che fonde il sound minimale dell’elettronica al suono graffiante e senza tempo del jazz insieme alle parole in versi. Non è il classico poetry slam ma lo si può definire jazz-poetry.

Trame è il nuovo video ufficiale della band composto di poesia con testi di contenuto, di qualità e di attualità dal sound attuale, ricercato e contemporaneo che fonde il jazz con l’elettronica.

Il risultato del progetto è sofisticato e curato e, soprattutto, dai testi si intravede non solo amore per la musica ma un costruttivo attacamento alla comunicazione dato dall’utilizzo ponderato e sapiente di poche parole, che hanno il potere di catalizzare l’attenzione dell’ascoltatore.

Trame è stato interpretato in forma visiva dalla performer Lisa Scarabello, che dà movimento alle parole di Domenico Cipriano con la sinuosità dei movimenti, reinterpretando e accompagnando le sonorità del brano.

Trame E.Versi: il video

La band irpina

Trame: testo

Cresce dentro

questo senso di colpa

per ogni evento della storia

per ogni violenza degli uomini o della natura

 

Dovrei non vivere le piccole gioie quotidiane

perché le vedo sottratte agli altri

ai colpiti di ogni evento

ogni giorno

sotto la polvere di cemento

sotto il disfacimento della grazia

 

E un brivido mi percorre

una formica fuori stagione

che si muove lungo il corpo

partendo dalla mente

simulando

un’onda dalla ferocia disarmante

 

Ora che tutto è il calmo ma

il mondo è più vicino negli schermi

ci riconosciamo

in ogni trama

 

anche quando non conviene

Isole sospese: il video

Isole sospese è il primo video degli E.Versi uscito nei giorni in cui si era appena scatenata la pandemia.

5×7 – il paese in una scatola: il corto sul patrimonio del MAVI

5×7 – il paese in una scatola (2018) è il cortometraggio di Michele Citoni che ha come protagonista il MAVI di Lacedonia e il suo patrimonio etnografico. Il corto è composto dalle fotografie scattate da Frank Cancian nell’Alta Irpinia durante gli anni ’50.

Il cortometraggio racconta la storia del Sud interno ed ha l’intento di valorizzare non solo il repertorio etnografico presente nella struttura museale di Lacedonia. Un altro scopo, più intimo se vogliamo, è quello di sensibilizzare le piccole e grandi imprese a prendersi cura di un territorio affetto dallo spopolamento, immaginando di creare un futuro attraverso la cultura.

La questione dello spopolamento è un tema che negli ultimi anni è diventato, fortunatamente, un tema caro a molti irpini che rappresentano il territorio. C’è chi ne parla perché mosso da un profondo amore e attaccamento al territorio e chi invece ne estrapola un’immagine cinica e decostruttiva perché, si sa, far sorridere porta sicuramente più popolarità rispetto a chi vuol far riflettere.

Evitando polemiche sterili, il cortometraggio del regista romano è un modo per riscoprire le nostre radici, la nostra ricchezza, la nostra memoria e semmai trovare uno sprone, che non sia quello enogastromico, nel farci restare in Irpinia.

Anna e Frank

Anna e Frank

5×7 – il paese in una scatola: premi

5×7 – il paese in una scatola ha ottenuto il premio Best Artist Film del Procida International Film Festival ed è stato selezionato in diversi concorsi negli USA e in Brasile per l’estate 2020.

Il cortometraggio di Michele Citoni ha vinto nella categoria Miglior Documentario del Vittoria Peace Film Festival ed è stato vincitore di Intima Lente/Intimate Lens Festival of Visual Ethnography.

Il corto inoltre è stato premiato come Best Artist Film del Procida International Film Festival, attualmente è in concorso in un’altra manifestazione internazionale di cinema etnografico: la 17esima edizione dell’Ethno Film Festival The Heart of Slavonia, manifestazione che si svolgerà il 29 ed il 30 giugno nella città di Djakovo.

Il 30 giugno alle ore 21 il cortometraggio di Michele Citoni aprirà le proiezioni finali del festival di Djakovo in diretta web.

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