Cultura

Jon Hopkins annuncia Polarity, a Edimburgo e Londra i biglietti sono già sold out!

Dopo Singularity, il quinto album in studio composto in circa 18 mesi e pubblicato nel 2018 dalla Domino Records, Jon Hopkins annuncia Polarity il nuovo live tour, che si terrà 4 marzo  fino al 4 aprile 2020 nei teatri più prestigiosi d’Europa.

L’artista attualmente è ancora impegnato con Singularity live tour, che lo terrà impegnato fino al 5 gennaio 2020, ultima data che si terrà a Otago in Nuova Zelanda.

Dal 4 marzo 2020 inizierà ad esibirsi con il suo novo progetto, partendo dall’incantevole teatro Usher Hall di Edimburgo dove i biglietti sono già sold out insieme alla data del 18 marzo 2020 che si terrà al Royal Albert Hall di Londra.

Rispetto ai live tour a cui ci ha abituati il musicista e compositore britannico, quello del prossimo anno sarà completamente differente come sound. Jon Hopkins, infatti, si esibirà sul palco con un pianoforte a coda accompagnato dalla chitarra di Leo Abrahams, dal violino di Emma Smith e dal violoncello di Laura Moody.

Ecco un assaggio del Polarity tour trailer per farvi avere un’idea.

 

Riportando le parole di Jon Hopkins su Polarity, rilasciate in alcune interviste:

Queste nuove esibizioni uniscono due elementi diversi della mia musica: c’è una parte aspra e un’altra fragile. Fondendo questi due elementi e addentrandomi in essi speriamo di creare profondi momenti di quiete. Per me Polarity è una nuova sfida perché in questo momento ho un set su misura adatto per i festival e per un pubblico che mi ascolta in piedi ed è fantastico ma, direi che la mia natura più profonda risiede nella quiete, nel lato più meditativo della mia musica.

Polarity di Jon Hopkins: il video

Il nuovo live tour di Jon Hopkins

Polarity tour: le date

Edimburgo: 4 marzo Usher Hall

Gateshead: 5 marzo Sage Gateshead

Dublino: 6 marzo Bord Gáis Energy

Manchester: 13 marzo Bridgewater Hall

Bath: 14 marzo The Forum

Bringhton: 15 marzo The Dome

Londra: 18 marzo Royal Albert Hall

Parigi: 20 marzo Salle Pleyel

Copenhagen: 25 marzo Dr Koncerthuset – Koncertsalen

Stoccolma: 26 marzo Gota Lejon

Oslo: 27 marzo Sentrum Scene

Helsinki: 29 marzo Helsinki Music Centre

Amburgo: 31 marzo Laeiszhalle

Bruxelles: 1 aprile Cirque Royal

Berlino: 2 aprile Philharmonie

Aia: 4 aprile Rewire

Purtroppo non sono previste date in Italia.

Intervista a Lello Pisacreta

Quando nel lontano 2003 incontro per la prima volta Raffaello “Lello” Pisacreta è in occasione del music contest avellinese Restate Rock.

Lello Pisacreta: intervista

Lello Pisacreta con la sua band

Lello Pisacreta si esibisce con la sua band ed è quasi al centro del palco, probabilmente non per sua scelta, considerando la timidezza che trasmette. Non guarda mai il pubblico, è concentrato sulla chitarra che porta decisamente troppo in alto, fin sullo stomaco, ma è preciso e sorride, soprattutto, ma resta immobile sulla sua mattonella. La sua serenità però trasmette tutta la passione che conserva dentro.

Lo rivedo di nuovo circa due anni dopo, mentre partecipa a un festival, sempre in veste di chitarrista, e la scena che mi si presenta è totalmente diversa da quella che ricordo: il suo strumento ora è posizionato molto più giù, come Keith Richards insegna, quasi sul femore, e il suono che produce è qualcosa di molto più vissuto, sofferto quasi. Il sorriso è sostituito da uno sguardo assorto, mentre gli occhi sono quasi sempre chiusi, la bocca semiaperta e le dita che si muovono da sole sulla tastiera. Spesso si sbatte a destra e a manca come un cavallo imbizzarrito; alla fine dello show, mentre gli altri componenti della band si preparano a lasciare il palco, lui si cala sulla pedaliera dinanzi a sé e maneggia i potenziometri degli effetti mentre la chitarra guaisce i feedback che vengono modificati dalle sue modulazioni effettuate all’istante: ne esce fuori qualcosa di spaziale e psichedelico. I tecnici del palco non gli vietano la bizzarra esecuzione: quello è il suo spettacolo, s’intende, ed ha qualcosa di davvero stupendo.

Cosa era successo a Lello Pisacreta nel giro di pochi anni e, soprattutto, perché il suo sorriso era stato sostituito da uno sguardo trasognato? Tranquilli:è una delle persone più lucide d’Europa.

Lello Pisacreta aveva inglobato tutto dentro, e quel mondo che era imprigionato nella sua testa veniva fuori durante le esecuzioni, ed era talmente potente che esplodeva con tutta la sua forza emotiva e fisica, anche. Come recita quel brano dei Queen interpretato dal batterista Roger Taylor:

Combatti dall’interno, ma quando attacchi, fallo per davvero!

Eppure Lello Pisacreta sta inseguendo in parallelo anche quella passione che gli ha trasmesso il padre e sta studiando architettura; i risultati sono sempre eccellenti, eppure nel corso degli anni e della maturità egli si accorge che quel qualcosa di mostruoso che resta imprigionato dentro chiede di uscire e trovare un luogo, un rifugio in cui affilare gli artigli. Così si trasferisce a Roma e studia come ingegnere del suono, mentre nel frattempo mette in pratica le lezioni lavorando nei locali capitolini e suonando di continuo con le sue band. Da allora in poi curerà la produzioni di tutti i suoi album, e appena pronto ritorna nella sua città d’origine, in Irpinia, ad Atripalda per la precisione, per servire le svariate band che circolano e curarne i suoni e i dischi. Quest’anno il suo sogno più bello prende forma quando apre i battenti il rifugio della sua creatura che da sempre chiede di esporsi: Mood Records.

Mood Records è una piacevole struttura creata appositamente per vivere, creare, incidere e respirare musica. Offre un’ampia sala prove, una d’incisione e addirittura per rilassarsi durante le pause; offre oltretutto lezioni per aspiranti producer che si accingono a questo delicato mestiere, ed in Irpinia questa è la novità più originale ed entusiasmante, una ricchezza per questo territorio impoverito dalle poche attenzioni degli enti.

C’incontriamo di notte, io e Lello Pisacreta , sull’uscio dell’antro della sua creatura mezzo addormentata, ma che ancora lavora, e mentre di là in sala prove c’è una band che va decisamente per le lunghe, parliamo un pò di sé, del suo sorriso che è ricomparso e che trasmette la gioia della ricompensa, e soprattutto dei suoi progetti e di come si è realizzato il tutto davvero nel migliore dei modi.

Hai iniziato il tuo percorso formativo pensando a tutt ‘altro tipo di carriera. Quando hai deciso di ritornare sui  tuoi passi, occupandoti di musica, e soprattutto in prima persona?

Il mio percorso formativo è stato, in effetti, abbastanza poco canonico. Alla fine del liceo ero molto affascinato da tutt’altro settore, quello dell’architettura, ma sin da adolescente ho sempre coltivato la passione per la musica. Ho conseguito, non senza sforzo soprattutto nella fase finale, una laurea in Ingegneria Civile, ma mi sono reso conto nel corso degli anni universitari di dedicare molto più tempo a soddisfare la mia curiosità musicale piuttosto che quella architettonica e così, in maniera molto naturale, dopo la laurea ho deciso di investire il mio tempo esclusivamente in quel settore, quindi ho deciso di frequentare dei corsi di formazione che potessero soddisfare la mia sete di conoscenza nel settore dell’ingegneria del suono.

Come nasce Mood Records?

Il settore dell’audio professionale racchiude numerose figure lavorative che possono essere categorizzate in maniera globale in coloro che lavorano principalmente per eventi dal vivo e coloro che scelgono di lavorare nella dimensione dello studio (anche se, ad onor del vero, una grandissima percentuale, compreso me, si interfaccia costantemente con entrambe le realtà). Personalmente ho sempre trovato più affascinante la seconda realtà e tutti i miei sforzi, anche economici, sono stati sempre indirizzati a poter un giorno realizzare una struttura in grado di poter offrire servizi professionali a chiunque voglia realizzare un prodotto musicale. Da questa idea nasce Mood Records, e direi, nel mio piccolo, di esserci riuscito.

Mood Records

Mood Records

Quanto è stato importante e duro allo stesso tempo, per te, restare nella propria terra d’origine ad esaudire il tuo sogno?

Nei periodi in cui sono stato lontano da Avellino per formarmi in questo settore mi sono confrontato con numerose realtà altamente professionali del campo e ho realizzato che forse tutte le potenzialità della scena musicale irpina non erano valorizzate e supportate nella maniera opportuna per mancanza di strutture in grado di poter offrire uno standard qualitativo adeguato.

Credo che, se si ha la possibilità ed il coraggio di prendersi qualche rischio, sia importante investire nel proprio territorio per poter offrire dei servizi che inevitabilmente verrebbero ricercati altrove o peggio neanche ricercati rischiando di stroncare sul nascere realtà musicali decisamente valide.

Attualmente hanno inizio i corsi per poter diventare producer a tutti gli effetti.  Quanto è importante per te la produzione di musica propria a casa propria? Non credi che possa questo minimizzare il lavoro di uno studio discografico serio come il tuo?

Nel corso degli ultimi 20 anni abbiamo assistito ad una rivoluzione tecnologica davvero imponente. Oggi chiunque con un computer, un sequencer ed un paio di cuffie ha a disposizione possibilità creative quasi sconfinate, ma con una scarsissima cognizione di quello che si sta realmente facendo ed usando. Il risultato è un evidente abbassamento della qualità del prodotto ed un appiattimento della forma espressiva. Avere un’esperienza solida in questo campo richiede molti anni di studio e di lavoro sul campo ed è questo sicuramente il gap che gli studi professionali riescono a colmare, oltre ad avere accesso a dispositivi e tecnologie molto costose che garantiscono alti livelli di qualità.

Inoltre credo che così come per un “tecnico” sia importante avere delle solide basi di teoria musicale, di armonia, ecc. per poter interfacciarsi in maniera adeguata con i musicisti, allo stesso tempo è altrettanto importante che un musicista conosca gli aspetti tecnici della produzione musicale per poter aver un maggior controllo sulle diverse fasi che inevitabilmente lo coinvolgono sia nel lavoro in studio che dal vivo.

Alcuni corsi della nostra struttura, in particolare quello di Home Recording e Music Producer & Live Performer sono indirizzati proprio a fornire una solida preparazione in campo audio per affrontare in maniera professionale anche produzioni realizzate in ambiente home.

Esistono ancora possibilità di poter vivere di musica, secondo te?

Per chi come me ha deciso di dedicarsi maggiormente all’attività in studio è sicuramente un po’ più complicato ottenere il giusto ritorno economico a tanti anni di esperienza, formazione e sacrifici.. Prima dello sviluppo tecnologico di cui ti ho parlato poco fa, andare in studio era l’unico modo per poter realizzare un album e lì si operavano anche le fasi di pre-produzione ed arrangiamento dei brani, fasi che anche grandi artisti oramai riescono a gestire tranquillamente nel proprio home studio.

Ma, come dicevo in precedenza, la necessità di affidarsi a professionisti nasce nella fasi successive, che hanno bisogno di essere effettuate in strutture adeguate che mettano a disposizione ambienti ed attrezzature altrimenti difficilmente accessibili.

Come in qualsiasi settore professionale, il successo, anche in termini economici, risiede sempre nella qualità dei servizi che offri e nel saperti rapportare in maniera adeguata ai tuoi clienti cercando sempre di soddisfare a pieno le loro esigenze; con caparbietà, studio costante ed esperienza si può riuscire a vivere di sola musica.

Credi che la musica possa essere un progetto valido per la salvaguardia di alcuni valori? Considerate le tue preferenze di stampo rock, quanto questo riferimento di benessere può coesistere con le dubbie capacità di ascolto e produzione della mediocre musica home made di oggi?

La musica rappresenta un linguaggio universale nel vero senso della parola perché riesce a trasmettere indistintamente delle emozioni anche senza che ne sia compreso a pieno il messaggio. E’ dunque uno strumento potentissimo di comunicazione che può e deve veicolare anche importanti valori sociali, cosa che peraltro ha sempre fatto e sempre in maniera molto efficace, penso ad eventi storici come Woodstock o il Live Aid.

Ho citato non a caso due eventi strettamente connessi alla cultura rock, genere come dicevi a cui sono molto legato e che ha influenzato parecchio il mio modo di vedere e di stare al mondo, ritornando appunto al discorso dei valori sociali che è in grado di veicolare la musica; facendo il mio lavoro comunque ascolto e mi trovo a lavorare con brani di ogni genere musicale e in tutti, anche quelli più orientati ad ottiche squisitamente commerciali, trovo elementi interessanti che stimolano la mia curiosità e mi conducono ad altri ascolti ed altri ancora. Ecco, la curiosità, credo sia questo l’elemento principale che scarseggia nella società moderna. Avere tutto a portata di mano o meglio di click ci ha reso meno curiosi, meno interessati a soffermarci sulle cose che vediamo, che ascoltiamo.. sono talmente tutte così immediatamente accessibili che le diamo per scontato e questa superficialità di approccio comporta un evidente vuoto di cultura.

Intanto la band continua a suonare in sala prove e io e Lello decidiamo di allontanarci per un drink.

Carmine Maffei

Tolidà,
il romanzo di Enza Graziano

Dov’era la felicità? Esisteva?

Qualcuno avrebbe mai ascoltato quel

tormento che si portava dietro da anni, ormai?

Qualcuno sarebbe mai stato in grado

di aiutarlo a essere felice?

L’estate incalza su Roma mentre Vittoria prende un treno che la riporterà a casa, nel Sud Italia. Proprio in quel viaggio incrocia un uomo, Adriano. Il loro è un incontro fatto soltanto di sguardi, ma è evidente l’attrazione reciproca. Nella fretta di abbandonare la carrozza del treno, Vittoria dimentica il suo cellulare, che viene recuperato da un altro uomo, Alessandro. È questa la coincidenza che innesca l’anello di congiunzione tra i vari personaggi.

Nel romanzo di Enza Graziano, edito da bookabook, le esistenze di Alessandro, Vittoria, Adriano e Arianna si intrecciano a partire da un incontro nel bar Tolidà.

I protagonisti sono personaggi che l’autrice-psicologa si porta dentro, che fanno parte del suo mondo interiore. La vita, imprevedibile, li pone di fronte a situazioni che minacciano gli equilibri esistenti e si incastrano come tessere di un puzzle, in un viaggio alla ricerca della felicità.

Vittoria guardò la copertina del disco

abbandonandosi alle note

che si susseguivano con maestria.

Erano note isolate e desolate.

Anche lei si sentiva una nota:

immaginò di fluttuare nell’aria,

propagandosi in cerchi concentrici.

Il racconto avanza attraverso numerosi flashback, anche se le vicende ruotano tutte intorno a un unico personaggio: Vittoria, una donna che attraverso l’incontro con un uomo sposato cambia, cresce dal punto di vista emotivo. L’incontro con quest’uomo non ha nulla di lineare, non è un incontro entro i canoni e scatena una serie di altre vicende che poi si dispiegano all’interno del romanzo.

Il Sud negli occhi di Frank Cancian in mostra al Museo delle Civiltà di Roma

Il Sud negli occhi: sguardi critici sulle immagini di Frank Cancian verrà esposta al Museo delle Civiltà di Roma. Le fotografie, 1801 scatti d’epoca realizzati nel 1957, dal fotografo statunitense che viene ricordato anche per la ricerca antropologica rappresentano un patrimonio etnografico sulle comunità del Sud.

Il prossimo 20 settembre nella Sala Blu dell’ex Carcere Borbonico verrà presentato il progetto in anteprima insieme agli enti promotori. Durante la presentazione sarà proiettato il docufilm, 5×7 – il paese in una scatola di Michele Citoni, che sarà presente in sala.

Frank Cancian: video

il fotografo statunitense

Frank Cancian: chi è?

Frank Cancian è un antropologo statunitense con la passione per la fotografia, nata alla fine degli anni ’40. Dopo aver vinto una borsa di studio come studente di antropologia, giunge a Lacedonia nel 1957 e durante 7 mesi immortala gli usi e i costumi della società di quel tempo.

La particolarità dei suoi scatti risiede appunto nel cercare il diverso in situazioni normali. Per usare le sue stesse parole:

Mi piace scattare foto dove le persone svolgono le loro normali attività: a casa, a lavoro o in luoghi di culto. Cerco spesso l’esotico in situazioni ordinarie e l’ordinario in ciò che molte persone vedono come esotico.

Variazione Madre di Federico Preziosi. Una lettera scarlatta sul petto dell’isberiana Nora, l’esclusa.

Rinnovare l’incontro con il poeta irpino Federico Preziosi mi dona sempre l’opportunità di crescere e in spirito e nella voglia di immergermi nell’ennesimo libro. I suoi suggerimenti sono sempre valevoli; la sua voglia di esprimersi è sempre chiara, seppur da essa possa trasparire un senso d’inquietudine magari ben celato, tuttavia l’impronta decisa di chi sente suo il progetto di poter diffondere un messaggio importante. Non è da meno questa volta, soprattutto, perché tra le mai stringe il suo nuovo lavoro, Variazione Madre (Lepisma Floema –Edizioni di Poesia-), una silloge che di nuovo non ha solo l’edizione, ma tutto un concetto molto delicato.

Passiamo molto tempo insieme quella mattina caldissima d’agosto io e Federico Preziosi nella sua città natìa, Atripalda. Il poeta, che attualmente insegna Italiano in Ungheria, sembra felice d’invitarmi a prendere un caffè e la chiacchierata si fa così lunga ed interessante che, infine, siamo pronti anche ad iniziare un aperitivo.

Non prima però d’interrompere bruscamente il nostro scambio di battute per aiutare un automobilista con l’auto in panne: ci adoperiamo nel soccorso stradale, insieme spingiamo l’auto con lo sfortunato signore a bordo che ingrana la marcia ma nulla, la strada non è in discesa e il mezzo non parte. Pazienza. Io e Federico Preziosi, un po’ sudaticci, un po’ più sorridenti di prima, ritorniamo alla postazione e la nostra conversazione riparte.

Mi spiega:

La cosa più interessante che può fare la poesia è cercare parole nuove, linguaggi nuovi, significati nuovi, e secondo me una buona poesia è il contrario di ciò che accade oggi nel mondo, dove molte persone hanno bisogno di sicurezze, di messaggi preconfezionati. In me invece accade il contrario, dato che non cerco sicurezza ma incertezza, e sempre.

Federico Preziosi, che in passato si è dedicato alla musica e allo studio del basso, si laurea in musicologia per intensificare al meglio le sue ricerche ma il caso della vita lo ha voluto insegnante d’Italiano, e tale disciplina lo ha aiutato ad avvicinarsi di più ai libri e alla poesia in particolare, esperienza a cui si dedica grazie alla conoscenza del poeta Armando Saveriano. Nel 2017 la sua prima raccolta di poesie, Il Beat sull’Inchiostro, inaugura il suo esordio come un autore di poetry slam, dove traspare il suo amore per la musica e dove un linguaggio forte e diretto si recita al ritmo del rap.

Passano due anni e il poeta irpino è pronto a fiondarsi in nuovi interessanti progetti e in raccolte insieme ad altri autori, che lo vedono nelle pubblicazioni in cartaceo, e on line, e dove il suo continuo confronto con l’universo di poeti lo forma nella convenzione che diventa sua: il 2019 vede l’uscita della sua nuova silloge, Variazione Madre, questa volta un lavoro originalissimo. Continua Federico Preziosi:

La caratteristica che ha questa silloge è l’immedesimazione nella donna, quindi la ricerca di parole e situazione che possano rappresentare l’universo femminile, ma non in maniera moralistica. Rappresentativa, più che altro.

Lo scopo di questo lavoro è quanto un uomo possa interagire con l’universo femminile, solo che stavolta è l’uomo che pensa, scrive e soffre già nel corpo di una donna, e l’originalità in cui ci rende partecipi noi lettori è la capacità d’immedesimarsi nella donna da parte di un uomo; la facoltà dell’uomo che potrà capire meglio le priorità di pensiero di una donna sia in momenti dolci che vendicativi, sia nella goduria del sesso che nel dolore del parto e nella responsabilità di essere madre. E la parola “madre”, appunto è forse il sostantivo chiave di tutto il libro, in quanto essere donna significa oltretutto essere ciò da cui prende forma la creazione.

Quando la luce mi scaldò i seni

Furono d’attese voragini. Non pensavo

Poter essere madre…Rifugiavo la vita

Su nel solaio, così come

Toccavo con mano le forme.

Quando Giuseppe Cerbino, nella bella prefazione al libro, parla di Flaubert che sosteneva egli stesso di essere Madame Bovary, ci inoltra nel migliore dei modi nella filosofia del linguaggio del nuovo libro di Federico Preziosi, che nella fattispecie non appare anzitutto come un invito semplice ad una lettura semplice, ma un difficile spintone nel difficile modo di riuscire a comprendere le priorità di un intelletto femminile nella molteplici forme di esistenza, intesa come nelle numerose possibilità di quanto e come possa essere spesa la vita.

Ho pensato molto a questo evento, ancor prima di scrivere il mio pensiero e ciò che state leggendo.

La soluzione alla comprensione che ho cercato non è avvenuta tanto nella poesia, che come Federico Preziosi sostiene, è sortita dal suo amore per i versi di Amelia Rosselli, a cui io aggiungerei per similitudine e per sensi di disagio anche i versi di Antonia Pozzi e Nedda Falzogher, forse un pò più dimenticate ma profondissime, delicate e sofferte.

Ho scavato nelle conoscenze e vi ho trovato similitudini nell’esordio al romanzo di Pirandello, L’Esclusa. Tale romanzo, oltre ad inaugurare un filone del grande autore siciliano che adotterà soprattutto nelle future novelle più che nei romanzi, indirizza il lettore nella complicata sequenza delle scene descritte nel libro che vengono analizzate con l’occhio neutrale del genio che le sta scrivendo. Marta Ajala, accusata ingiustamente d’adulterio, non è solo la vittima di questa storia, è la protagonista / antagonista di un qualcosa che vuole far trasparire la giustizia, che spesso non proviene né dai sistemi legislativi (dell’epoca s’intende), né nel giudizio del popolo, ambedue inquisitori spregiudicati di un essere incriminato che ha la sfortuna di essere donna allo stesso tempo.

Marta Ajala: ritratto

L’esclusa pirandelliana

Marta Ajala fuggirà ma non vivrà nell’ombra della vergogna: la sua vendetta sarà la riuscita nella carriera d’insegnante, mentre il benessere della sua famiglia va in rovina dopo che il padre impazzisce all’idea della figlia adultera e abbandona la sua azienda. E neanche come Madame Bovary che termina col suicidio, piuttosto come l’Esther de La Lettera Scarlatta, o Nora de La Casa di Bambola, o Connie de L’Amante di Lady Chatterley, la donna di Federico Preziosi è un essere sì sofferente ma fortissimo, a tal punto da vincere le paure, le noie, le violenze con la cura delle parole, col pensiero che è più forte di un gesto estremo. Questa sorta di femminismo interpretato da un uomo è quanto più interessante vi possa essere affinché l’immedesimazione possa intendersi.

In sostanza non si vive d’aria

racconti in un prologo contorto.

Insicurezze fanno di prigioni

Trapunte a cui affidare

Futuri più o meno rosei, futuri

Più che altro impantanati

Che non abbiano fragori regolari.

Nora, il personaggio ibseniano de La casa di bambola, è oltremodo come Marta Ajala di Pirandello e come le molteplici donne di Federico Preziosi: un esempio di distacco dall’universo patriarcale. In sostanza è l’abbattimento (forse soltanto morale?) dei pregiudizi che ancora oggi incolpano la donna, che la riducono all’inutilità e alla vergogna; che la colpevolizzano se a seguito di una maternità possa correre il rischio di perdere il lavoro; che possano ovattare la sua intelligenza incatenata tra quattro mura con le mansioni da svolgere, i figli da crescere e i pasti da cucinare.

Ne L’Esclusa scrive Luigi Pirandello:

Non si sentiva forse ciascuno guizzar dentro, spesso, pensieri strani, quasi lampi di follia, pensieri inconseguenti, inconfessabili, come sorti da un’anima diversa da quella che normalmente ci riconosciamo? Poi quei guizzi si spengono, e ritorna l’ombra uggiosa o la calma luce consueta.

Carmine Maffei

Alessandro Cardinale e Cristina Gori in mostra all’AXRT di Avellino

ADD&SUBTRACT – istantaneo dualismo è il nome della bipersonale di Cristina Gori e Alessandro Cardinale, che verrà esposta all’AXRT Contemporary Art di Avellino dal 26 settembre al 26 ottobre.

ADD&SUBTRACT: video

Cristina Gori e Alessandro Cardinale in mostra ad Avellino

Cristina Gori è una fotografa e performer, nei suoi lavori prevale l’elemento della natura come fosse una ricerca continua verso questo elemento che rapisce e avvolge ma che allo stesso modo respinge.

Alessandro Cardinale incide su superfici di plexiglass trasparenti, ricreando immagini simili a diapositive. L’uso di questo materiale permette di creare luci ed ombre che, a differenza dell’epoca digitale in cui viviamo, ricreano visivamente una lentezza a cui non siamo più abituati.

Mezzopalco: intervista

Chi sono i Mezzopalco? Come nasce il loro modo di fare poesia? Qual è il fine dell’uso della contaminazione all’interno dell’oralità e della parola in versi?

Mezzopalco: intervista

La poesia performativa dei Mezzopalco

Abbiamo posto queste ed altre domande, nel video troverete tutte le risposte!

Storie di donne a teatro: da Eleonora Duse a Elvira Notari

Siamo giunti alla seconda puntata di un caffè a teatro con Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli della Compagnia Teatrale La Fermata!

L’argomento che abbiamo deciso di trattare con i due attori riguarda le donne e il teatro, abbiamo fatto un breve exursus, partendo dal teatro greco per arrivare all’800.

Analizzare il ruolo della donna ci ha permesso di comprendere l’evoluzione del teatro, i periodi storici che hanno rappresentato una svolta all’interno di questa antica forma d’intrattenimento e le donne che hanno contribuito ad una maggiore libertà sulla scena.

Oltre a nomi noti come quello dell’imperatrice bizantina Teodora, moglie di Giustiniano, siamo arrivati a parlare di Eleonora Duse, simbolo del teatro moderno, per arrivare a parlare di Elvira Notari, la prima regista donna che è nata a Salerno.

donne e teatro: video

La prima regista donna

Elvira Notari: curiosità

Elvira Notari nasce a Salerno nel 1875 ed è stata una delle prime donne della storia mondiale del cinema oltre ad essere stata la prima donna regista. Ha prodotto oltre 60 lungometraggi ed è considerata una precorritrice del Neorealismo. Dopo l’incontro con il fotografo Nicola Notari, che diventa suo marito, i due fondano Film Dora, una casa di produzione cinematografica.

Elvira Notari predilige Napoli come set per girare i suoi lavori  così come i temi trattati, spesso, ispirati a canzoni napoletane o a fatti tragici realmente accaduti. Nonostante la bravura della regista e il grande successo riscontrato, a causa delle ambientazioni popolari e del suo modo di rappresentare la realtà, non viene valutata positivamente dal nascente regime fascista che cerca di limitare la diffusione dei suoi lavori.

I personaggi femminili descritti da Elvira Notari sono folli, insofferenti alle regole sociali dell’epoca e, dunque, si scontrano con il ruolo della donna di quei tempi, incentrata sul sessismo, sulla sottomissione culturale e sociale. Molti suoi lungometraggi, infatti, sono stati sottoposti a censura e tacciati di anti-nazionalismo.

Teatro 99 Posti: inaugurazione della stagione teatrale

Dopo tre anni di assenza dovuti all’indisponibilità della struttura, il Teatro 99 Posti ritorna con l’inaugurazione della nuova stagione teatrale.

Sabato, 14 settembre, dalle ore 18:00 il teatro aprirà le sue porte, per brindare al suo ritorno nella piccola sala di Mercogliano e per presentare la nuova stagione teatrale.

Teatro 99 Posti: video

Il teatro inaugura la nuova stagione teatrale

All’evento verranno presentati dettagliatamente i laboratori, le rassegne teatrali, i corsi di danza contemporanea e le altre attività didattiche e d’intrattenimento che si svolgeranno durante l’anno.

CAI Avellino celebra 25 anni di cammino

Dalla fondazione del CAI Avellino sono trascorsi 25 anni di cammino e per celebrare gli anni trascorsi vi saranno due giorni di eventi per ricordare le varie tappe percorse fino ad oggi.

CAI Avellino: video

Percorso CAI sul Laceno

CAI Avellino celebra 25 anni: appuntamenti

Venerdì 13 settembre, presso la sede CAI di Cesinali (AV) collocata nella Piazzetta San Nicola, alle ore 18:30 verrà dedicata una serata per raccontare i 25 anni trascorsi attraverso una mostra fotografica e le storie dei soci che hanno partecipato alle varie iniziative di trekking. Dopo questo momento rievocativo ci saranno altri eventi per intrattenere gli ospiti.

Domenica 15 settembre verrà rievocata la prima escursione che partì da S. Angelo a Scala all’Incoronata sul sentiero CAI n. 206 con l’inaugurazione della targa del sentiero dedicato a Giancarlo Nebbia, primo Presidente della Fondazione.

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