Cultura

Il Cervello,
il nuovo singolo è “Il tuo posto nel mondo”

Da qualche giorno è visibile su YouTube Il tuo posto nel mondo, secondo videoclip de Il Cervello estratto dall’album d’esordio Spirale.

Antonio Preziosi in arte Il Cervello, classe 1991, è un rapper, screamer e compositore cresciuto ad Avellino ma residente a Roma da più di una decade. Nel suo album d’esordio, Spirale, l’artista ha affrontato i propri demoni interiori, i mostri con cui ha lottato per una vita e grazie ai quali ha avuto modo di rinascere. Tematiche quali la solitudine, la paura del futuro, la linea sottile tra la vita e la morte sono parte integrante del processo creativo che lo ha portato a questo nuovo percorso artistico. 

Il tuo posto nel mondo è il ritorno dell’artista con un alter-ego nuovo ed inaspettato che si distacca dallo scheletro del primo videoclip di Io sono fatto di cera, pubblicato a gennaio 2019 per sperimentare un nuovo universo narrativo.

«Il videoclip di Io sono fatto di cera- racconta Antonio Preziosi – ha segnato l’inizio di qualcosa di molto importante, di un cambiamento  non solo nella fase di scrittura delle nuove canzoni ma anche sotto il punto di vista estetico. Nel precedente video, grazie all’escamotage del sogno lucido, sono entrato all’interno di un otherworld, un mondo parallelo, in questo caso una città fantasma, dove ho avuto modo d’incontrare e affrontare i mostri della mia psiche e uscirne vincente sì, ma cambiato. A fine video mi risveglio da questo inferno interiore ma l’interpretazione è molto sottile: E se non mi fossi svegliato? Se fossi all’interno di un altro strato del sogno? O se fossi uscito dal sogno e tornato diverso?
Ed è così che nasce Daimon, il mio alter-ego: “Non sarà il demone a scegliere voi, ma sceglierete voi il vostro demone”, diceva Platone».

Nella tradizione greca, il daimon rappresenta l’indole dell’uomo, una sorta di modello da seguire per poter realizzare la propria crescita personale, la Grande Opera e per trovare realmente sé stessi. Il video racconta in uno stile tra cinema horror, fantasy e fumetto il secondo strato del Sogno partito da Io sono fatto di cera, quello più profondo, dove l’artista riemerge dalle profondità del suo essere sottoforma di demone androgino rappresentante la volontà.

Nel primo video il protagonista era uno scheletro uguale a tanti altri che lo perseguitavano, atto a simboleggiare che prima di trasformarsi e prendere coscienza di ciò che poteva diventare, era ancora a metà tra l’essere come loro e differente da loro (la spirale sulla fronte de Il Cervello rappresenta il risveglio di coscienza). Loro, The Others, sono tutte quelle persone che avrebbero voluto vederlo affondare.
Nella vita di tutti i giorni, nella nostra società, ciò che manca più di qualsiasi altra cosa è la volontà. Spesso accade che le persone, specialmente dopo molte delusioni, si lascino andare anziché combattere e plasmare il mondo secondo le proprie idee. La macchina da scrivere nel video è proprio quel portale che permette al protagonista di plasmare la propria realtà scrivendo una nuova storia della sua vita da portare nella quotidianità, una volta sveglio, ma non prima di aver fatto i conti con le creature di questo nuovo otherworld.

Un altro portale verso l’autorealizzazione è la creatura femminile presente in quell’universo. I due personaggi sembrano già conoscersi, è la donna che ama anche nella realtà, che lo aiuta ad uscire da quel mondo. La chiave, insieme alla volontà, è l’amore.

«Adoro – aggiunge Il Cervello- l’idea di poter interpretare un altro personaggio sul palco, non per forza Antonio, mi sento molto meglio nei panni di un altro individuo, libero, come nel caso di questo demone androgino. Sul palco mi piace suonare truccato e creare un teatro, in cui io e la band creiamo qualcosa di unico e differente. Non è detto che Daimon sarà per sempre il mio unico alter-ego, arriverà qualcos’altro di nuovo, ci metto la mano sul fuoco».

Per la regia del video, Il Cervello ha voluto al suo fianco il team di lavoro che ha creato nel precedente video e riconsolida la collaborazione con il regista di Io sono fatto di cera, Michael
Giannantiempo. Nel video vediamo l’artista cantare con degli occhi a bottone, omaggio al film Coraline tratto dal romanzo di Neil Gaiman. Gli occhi in questo caso sono il simbolo della possibilità di vedere il mondo con nuovi occhi, quelli interiori.

Mezzopalco: poesia e contaminazione tra le arti per riscoprire l’oralità classica greca

Mezzopalco sono un trio composto dalle voci narranti di Riccardo Iachini e Toi Giordani e dal beatboxer Johnny Dima. Il loro è un viaggio innovativo, lo potremmo definire una sorta di spettacolo-concerto, in cui a suon di drum and bass, techno, jungle ad hip-hop si fa poesia, riscoprendo un tempo che non c’è più ma a cui dobbiamo tanto.

I temi affrontati dai poeti bolognesi non sono circoscritti solo all’età classica ma danno rilievo a personaggi che sono stati significativi all’interno di movimenti culturali vicini all’oralità, all’uso della parola e al linguaggio come forma d’espressione più ampia rispetto al solo uso verbale.

Il loro modo di fare poesia rappresenta un’innovazione, rispetto anche ai più attuali instapoets cui siamo abituati, perché i testi sono ricchi di contenuti e non sono monotemaci.

Mezzopalco: video

Poeti bolognesi

Impre è il nome dello spettacolo che i Mezzopalco stanno portando in giro per l’Italia e il video che vi abbiamo mostrato è un estratto della performance che si è svolta al Castello D’Aquino di Grottaminarda.

Antonio D’Alessio: il sogno kafkiano dell’Holden irpino

È possibile che in età adolescenziale potremmo iniziare ad accusare molta più coerenza, molta più personalità.

La fase delicatissima che chiude l’infanzia fa risuonare in noi volontà che spesso superano le capacità; oltretutto ciò che incredibilmente salta fuori dal nostro rimuginare è un pensiero che si discosta, innanzitutto dalla culla familiare, proprio lì dove avevamo le nostre certezze racchiuse dalle coerenze domestiche; successivamente anche dalla bolgia che incontriamo proprio oltre quell’uscio che credevamo ci appartenesse. Acquistiamo capacità di pensiero che ci allontana dai familismi, dalla globalizzazione standardizzata che caratterizza gli adulti, quegli esseri che ci circondano a capo chino, pensierosi e concentrati nelle mansioni che svolgono per inerzia, per sopravvivenza.

Succede, inoltre, che ragazzi particolarmente dotati riescano a descrivere bene quel senso di disagio che li opprime; che riescano a scrivere le condizioni che li interessano o che non li interessano affatto: in poesie,in canzoni, in frasi e in diari.

Così fu il caso di Antonio D’Alessio, poeta e musicista irpino scomparso il 9 settembre 2008 all’età di trentadue anni, undici anni fa.

Antonio D'Alessio: approfondimento

Il poeta irpino

La raccolta di poesie La Sede dell’Estro, Edizioni G.C.F.Guarini, fu pubblicata nel 2009 e al decimo anno di età conserva sempre il fascino immortale delle parole che caratterizzarono questo ragazzo dalla fortissima indole artistica, dalla coerenza e dalla forte personalità che risaltavano nelle sue movenze, nel porsi al prossimo e ai bisognosi, che acquistavano saggezza nel momento in cui ponevano basi nell’interesse dell’ambiente e nella conservazione e nella divulgazione delle tradizioni delle proprie origini. Figlio del poeta solofrano Vincenzo D’Alessio, Antonio era cresciuto con la passione incontrollata per tutto ciò che riguarda un pensiero filosofico; aveva sviluppato già in tenera età la voglia di esprimersi con la musica, trasmessa dal padre, riuscivano a sbalordire le sue capacità nell’esprimere concetti delicati e spesso controversi, sempre con un sorriso amorevole potenziato dalla luce dei suoi occhi chiari.

La Sede dell’Estro è una silloge che fu ritrovata e pubblicata in seguito alla scomparsa causata da un male incurabile. Un’antologia di pensiero che interessa, soprattutto, la sua fase adolescenziale, scritta quindi molto tempo prima che diventasse adulto, ma che si caratterizza nella sonante capacità di espressioni che racchiudono un’adultità che nel senso comune del termine interessa davvero poco gli individui che la stanno vivendo a pieno.

Antonio D’Alessio lo si vedeva in giro per la città con i jeans stretti e strappati ancor prima che questa discutibile moda divagasse tra coloro che non lo interessavano affatto; le sue magliette volutamente stinte e i suoi scarponi vissuti, il viso contratto e lo sguardo basso, la chitarra o il basso sempre a tracolla gli donavano un’aura da romantico ottenebrato che si addiceva davvero poco a ciò che lo circondava, che sovente lo additavano come un diverso, anziché un diversivo.

Da piccolo cercavo calore;

oggi ho capito che il fuoco

è dentro di me.

Non si tradisce Antonio D’Alessio mentre scrive, non si espelle però nemmeno dalla società, come erroneamente qualcuno potrebbe pensare. Lui della società si definiva un curatore: i suoi versi avrebbero potuto ribaltare le sensazioni astratte e distratte che impregnavano le menti altrui.

Come si diceva all’inizio, l’adolescenza può donare facoltà di pensiero che non avrebbero nulla a che fare con gli anni che saranno travolti dalle mansioni primarie (necessarie?), plastiche che oscurano anfratti molto più interessanti, dai cui pertugi fuoriuscirebbero condizioni di vita migliori.

Mi ritrovo da solo nei  miei

stretti pantaloni

cercando un

mondo di gente,

diversa

(da quella che…).

La conferma che questo ragazzo stesse cercando non la solitudine, ma il conforto di chi lo avrebbe compreso, è chiara;  la saggezza che si enuncia ha la capacità poetica di sensibilizzare chi, forse, potrebbe davvero soffermarsi, chiudere l’uscio dietro di sé e sostare a pensare limpide gioie nascoste dal brillante disagio. Freud sosteneva che l’incomprensione maggiore di sé stessi avviene nel momento in cui raggiungiamo livelli che poi saranno riconosciuti e premiati. Sarebbe stato possibile che Antonio D’Alessio, se avesse avuto più sostegno dai lettori, avrebbe potuto alimentare la sua misura di gelo tra sé e il resto del mondo che non gli apparteneva?

Raggiungeremo

l’universo stellato

questa sera

tramite quel letto

color denaro,

e incideremo

il nome dell’uomo

sulle terre conquistate

da noi viaggiatori.

Il senso di libertà che si potrebbe enunciare dal trotterellare svelto di un piccolo randagio, trarrebbe in inganno, perché un animaletto solo e sporco che attraversa una strada solcata dalle suole traslucide indifferenti, in realtà, emarginato dal branco per il suo essere, viaggia nella pazzia che lo rende sempre più fragile, farebbe immaginare quel romanzo di Bulgakov intriso di incoerenza umana e coerenza animale, istintiva.

Il sogno kafkiano che caratterizza Antonio D’Alessio lo smuove dalla sua sensazione adolescenziale di sentirsi come Gregor Samsa, un mostro che non si smuove dalla sua stanza ( la sua indole) per la paura del confronto, per non essere ammazzato. O, al contrario, come quando nel racconto Di Notte, lo stesso autore praghese è circondato da persone dormienti, ma lui resta vigile e attento alle conseguenze del placido sonno che interessa gli altri.

Difatti:

Chi vuol raggiungere

quella porta laggiù, con me

raggiunga me in un altro pianeta,

lo raggiungerà

tramite

l’esercito della confusione

raggiungeremo quella porta

e l’apriremo con la mente

che porterà nell’Infinito

Sapere.

Musicista nella band progressive Notturno Concertante, Antonio D’Alessio sul basso esprimeva bravura, studio e libertà di espressione allo stesso tempo; era uno di quegli artisti che non fanno pesare il ruolo che sarebbero riusciti a raggiungere se avessero avuto più convinzione e orgoglio.

La cura per la precisione stilistica, in combutta con la distratta cura del suo vestiario, proveniva dal background domestico; l’ascolto del magnifico prog italiano anni Settanta, l’amore per Le Orme.

Infatti c’è quella canzone della band di Tagliapietra, Amico di ieri, che sembra abbia gettato le basi per l’ascolto che Antonio poneva verso il vento, fenomeno non solo naturale, ma unione continuativa tra glorie del passato, presente e incertezza del futuro, così come similmente Da Vinci sosteneva col flusso dell’acqua nel letto di un fiume. Dal vento non ci si ripara, esso è un amico e un conoscente che trasporta i pensieri e li offre lungo la strada, e occorre comprendere la sua rabbia:

Quando è incazzato fa rumore e disastri

ma sa essere dolce e calmo

il vento

soffre e gioisce con l’uomo

e le sue situazioni

il vento è vivo

vive anche lui le sue situazioni disastrate ma…

s’incazza.

(…)

perché i suoi problemi  sono

i problemi dell’uomo.

Un Giovane Holden irpino, Antonio D’Alessio in questa raccolta di poesie.

Come il protagonista del romanzo più importante di Salinger, egli si aggrappa alla speranza adolescenziale, ancora quasi infantile, di poter salvaguardare il pensiero coerente ma delicato racchiuso in una corazza che lo tenga protetto dai colpi inferti dalla società classista, dove l’individualismo prende piede, e dove la coesione di pensiero si fa viva soltanto lì dove sono gli interessi. Antonio dà senso al suo disagio e alla sua rabbia e ne fa tesoro ragionato da inoltrare probabilmente solo a se stesso, senza pretese, ma con la potenzialità d’espressione da lasciare viva ai posteri la sua memoria.

Antonio D'Alessio: ritratto

Antonio D’Alessio ritratto da Fabio Mingarelli

Per volere del padre Vincenzo, della madre Annamaria e dei fratelli Nicolino e Peppe, i proventi della vendita de La Sede dell’Estro furono devoluti per la ricerca al Centro Ricerca Tumori di Avellino, e la volontà di Antonio, attraverso i suoi cari e anche in sua assenza, divenne ancora una volta espressione di solidarietà e vicinanza nei confronti dei bisognosi.

Ancora una volta la parola vinse.

Carmine Maffei

Volturara Irpina celebra l’eccellenza del fagiolo Quarantino

Dal 6 fino all’8 settembre Volturara Irpina apre le porte per la nona edizione della Festa del Fagiolo Quarantino della Valle del Dragone, un evento volto alla valorizzazione dei prodotti gastronomici d’eccellenza del territorio.

All’interno di questo evento ci sarà l’inaugurazione della Strada Ferrata e delle Vie di Arrampicata, un’area dedicata alle attività alpinistiche, realizzate dal gruppo Campania Mountains Guides e finanziato dall’Amministrazione Comunale di Volturara Irpina.

La zona è composta da vie ferrate e itinerari di arrampicata aperti a tutti, bambini e adulti, perché è suddiviso in diversi gradi di difficoltà: ben 8 percorsi monotiro per i bambini e per gli esordienti e due percorsi multipich per chi già è esperto di arrampicata alpinistica.

Fagiolo Quarantino: video

Festa del Fagiolo Quarantino

Festa del Fagiolo Quarantino della Valle del Dragone

Venerdì 6

Dalle ore 18:00 si inizia con giochi per i bambini.

Alle ore 20:00 è prevista l’apertura degli stand gastronomici.

Alle ore 21:00 appuntamento  con Mix Harmony e Beta Folk 2.0.

Fagiolo Quarantino: video

Festa del Fagiolo Quarantino

Sabato 7

Ore 09:30 inaugurazione della Strada Ferrata e delle Vie di Arrampicata.

Ore 11:00 i8ncontro e discussione su Irpinia, prodotti di eccellenza e ambiente.

Ore 13:00 pranzo in piazza.

18:40 degustazioni del Fagiolo Quarantino a cura di Slow Food.

Ore 20:00 apertura ufficiale della festa con il taglio del nastro a cura dell’Amministrazione Comunale.

Ore 21:00 live con Rock e i suoi fratelli, Pratola Folk e le Ninfe della Tammorra.

Fagiolo Quarantino: video

Fagiolo Quarantino presidio slow food

Domenica 8

Ore 09:00 escursione in montagna a cura del CAI di Avellino.

Ore 10:00 Maratona della Valle del Dragone.

Ore 13:00 pranzo in piazza.

Ore 16:30 live Aria Nova.

Ore 20:00 consegna della Cittadinanza Onoraria al giornalista RAI Rino Genovese.

Ore 21:00 live Banana Split, Popolo Vascio e Mulieres Garganiche.

 

Metalli Pesanti di Vittorio Zollo

Metalli Pesanti è uno spettacolo di Vittorio Zollo incentrato sulla poesia performativa che unisce spoken word, improvvisazione e, a volte, anche qualche licenza poetica dialettale e qualche imprecazione popolare.

Qualcuno dentro me, usando le parole di Vittorio Zollo,  ha sintetizzato il tutto con queste parole:

Lo spettacolo cerca una relazione tra il processo di decadimento radioattivo e il processo di degradazione delle zone rurali post caduta del muro di Berlino.

Nello spettacolo convivono il culto mariano delle sette sorelle campane e la legge di conservazione dell’energia, il crollo del muro di Berlino e le radiazioni ionizzanti, il metadone e i betabloccanti, la vita di paese e la globalizzazione, il suicidio della poesia nella parola, il cancro e l’amore.

Per farvi comprendere meglio di cosa stiamo parlando, ecco alcuni estratti dello spettacolo Metalli Pesanti.

Metalli Pesanti: Alive in Amarcord

Metalli Pesanti: Il ne peut pas échapper à la machine

Grottaminarda: manca poco per l’appuntamento con il laboratorio artistico di Zigarte
ispirato alla pop art di Andy Warhol

Marianna Calabrese e Giuseppe Borrelli vi aspettano venerdì 6 settembre al Castello D’Aquino di Grottaminarda, per intrattenere i più piccoli con il laboratorio artistico ispirato ad Andy Warhol.

Andy Superstar a Grottaminarda: locandina

laboratorio artistico di Zigarte

La partecipazione al laboratorio è gratuita!

Compagnia teatrale La Fermata: sono aperte le iscrizioni per il corso di recitazione

Sono ufficialmente aperte le iscrizioni al corso di recitazione di primo, secondo e di terzo livello della Compagnia Teatrale La Fermata di Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli.

Le discipline d’insegnamento sono incentrate su: improvvisazione, dizione ed ortoepia, movimento scenico, training fisico, team building, armonizzazione vocale, storia del teatro, incontri di poesia, yoga della risata e gioco-recitazione.

Compagnia teatrale La Fermata: video

Francesco Teselli

Alla fine di ciascun corso è previsto un saggio finale con rilascio attestato. Le iscrizioni, a ciascun corso di recitazione, sono gratuite fino al 15 settembre.

Per maggiori informazioni contattare i seguenti numeri:

366 5221209

349 0702670

 

Sponz Fest Sottaterra: fine o rinascita?

Si è concluso anche quest’anno lo Sponz Fest di Vinicio Capossela ma, in questa edizione, abbiamo respirato un’aria diversa dalle precedenti, soprattutto, per alcuni input palesati dal cantautore calitrano in diverse occasioni.

Riportando alcune parole di Vinicio Capossela:

Le tre colline di Calitri sono la mia terra promessa. Non so se ci sarà un domani, ma è stata la cosa più bella che abbiamo fatto.

Le edizioni dello Sponz Fest, con questa appena conclusasi, sono arrivate al settimo anno: sarà la fine del sodalizio o la rinascita?

Tutto sembra presagire l’epilogo dello Sponz Fest: dallo sparire della festa all’interno del paese, dalle polemiche di Vinicio nei confronti dei calitrani, che sono stati poco partecipativi e poco collaborativi.

Sembra essere arrivata la crisi del settimo anno, che ha portato incomprensioni ma che ha anche lasciato emozioni disparate.

Sponz Fest Sottaterra: video

Pest Sponz

Questa edizione ha voluto scavare nelle radici della terra e del suo sottosuolo, dando molteplici significati e significanti e lasciando interpretare a ciascun partecipante ciò che gli era più congeniale in quel tempo oscillante tra onirico e reale, in cui si sono svolti i vari incontri dello Sponz Fest.

Antropocene: il docufilm sulla trasformazione del pianeta causata dall’uomo

Il termine Antropocene è stato diffuso negli anni ’80 dal biologo Eugene F. Stoermer e riportato in auge da Paul Crutzen, Nobel per la chimica, nel 2000. Antropocene indica l’era geologica successiva all’Olocene, in cui l’uomo è diventato la principale causa di trasformazione e corruzione delle condizioni ambientali terrestri. La maggiore diffusione di questo termine si è avuta in ambito filosofico perché tra i geologi questa nozione non è stata ancora validata perché mancante di analisi globali e metodologie specifiche tali per poterne appurare la veridicità.

Il termine Antropocene deriva dal greco “anthropos”( uomo) e “kainos”(nuovo) quindi già l’etimo ci suggerisce l’ingresso di una nuova era caratterizzata dalla centralità dell’operare umano a discapito dell’ambiente circostante, quello della natura.

Lo sfruttamento ambientale perpetrato da anni dall’essere umano nei confronti della natura tutta, ha generato un cambiamento terrestre e climatico.

Il documentario Antropocene diretto da Jennifer Baichwal, Edward Burtynsky e Nicholas de Pencier, in uscita nelle sale italiane il prossimo 19 settembre, mostra visivamente tutto lo scempio di cui abbiamo accennato.

Il documentario chiude la trilogia composta da Manufactured Landscapes (2006) e Watermark (2013) lungometraggi che rientrano nello stesso mood di Antropocene.

Antropocene: il trailer

Il documentario sull’impatto umano ai danni del pianeta

Ciò che muove i registi del docufilm è la voglia di mostrare senza poesia cosa realmente stiamo facendo al nostro pianeta, lo spettatore verrà condotto in ben 43 luoghi appartenenti a 20 Paesi.

In Kenya, ad esempio, si accatastano, come se fossero foglie secche, zanne di elefanti sequestrate a bracconieri per poi essere bruciate.

Intanto ad Hong Kong si continua a lavorare l’avorio, che proviene dalla Siberia e dai ghiacci e dal permafrost che si sciolgono e permettono di ritrovare resti di antichi mammuth. per ottenere oggetti di vatrio tipo e che possono richiedere anche anni di lavorazione.

Ad Atamacama, nel deserto cileno, vi sono immense vasche gialle o azzurre in cui viene trattato il litio, indispensabile per le batterie dei nostri smartphone o per le auto elettriche.

Il viaggio prosegue tra foreste canadesi fino a giungere a Shangai e in altri luoghi sparsi nel mondo e tutto ciò per denunciare un fenomeno di cui siamo a conoscenza ma, come molti altri argomenti, valutiamo con molta superficialità.

Messia: il rapper freestyle che improvvisa a suon di beatbox

Alberto Pizzi, in arte Messia, già dall’età di 16 anni si avvicina al mondo dell’hiphop. Riesce a distinguersi nella scena locale bolognese e nei principali contest di freestyle nazionali. Durante gli anni dell’università incontra l’associazione poetica Zoopalco che lo avvicina alle sonorità elettroniche, mescolando metriche rap e poetry slam.

A marzo 2019 pubblica il singolo Matondo.

 

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