Cultura

Luigi Grossi e Mimma Sardella presentano il catalogo Davanti al colore

Il pittore Luigi Grossi insieme alla critica d’arte Mimma Sardella presentano Davanti al colore, un catologo contenente le opere dell’artista. La pittura di Luigi Grossi soffre le angosce del mondo che l’artista, attraverso le sue opere, cerca di superare e smascherare.

Davanti al colore è una raccolta che contiene tutte le opere di Luigi Grossi e citando le sue stesse parole:

Non c’è alcun intento celebrativo, sia chiaro. Voglio solo raccontare come un ragazzo vissuto in strada, con poca scuola, mille mestieri e infiniti rischi, abbia scoperto il mondo dell’arte. E qui, cominciando dalla confidenza con la scopa, la pulizia dei vetri, le piccole incombenze quotidiane, è rimasto via via attratto da una realtà agli antipodi di ogni precedente esperienza…

Luigi Grossi: video

Davanti al colore Luigi Grossi

Il filosofo Aldo Masullo della sua pittura dice:

Luigi Grossi dipinge i colori del nulla. A prima vista, ciò sorprende, appare assurdo, come se qualcuno parlasse di un cerchio quadrato. Si possono mai dipingere i colori del nulla? A volte Grossi ti stupisce con virtuosismi eleganti: gli effetti, per esempio, di vertiginose verticalità ottenuti con orizzontali chiarori. La molteplicità dei colori è la luce, come la varietà delle note è la musica.

Luigi Grossi: quadro

Davanti al colore di Luigi Grossi

Luigi Grossi: biografia

Luigi Grossi nasce a Napoli nel 1949 e la sua propensione per la pittura nasce come un bisogno interiore che ha bisogno di concretizzarsi. La sua formazione è legata ad artisti noti del panorama napoletano come: Vincenzo Montefusco, Brancaccio e Raffaele Lippi.

Luigi Grossi è stato gallerista dal 1980 fino al 2000, oggi è direttore artistico della Galleria d’arte Studio49VideoArte dove ha un laboratorio di restauro e pittura.

La paura del copione: due scuole di pensiero a confronto

Eccoci con la prima puntata di un caffè a teatro con Gilda Ciccarelli e Francesco Teselli della compagnia teatrale La Fermata. L’argomento trattato oggi riguarda la paura del copione, secondo due scuole di pensiero diverse: quella del Living Theatre e quella del metodo Meisner. L’argomento principale su cui intendono soffermarsi i due attori sono le emozioni che ci accompagnano sempre sia nella sfera privata che in quella lavorativa.

Da un certo punto di vista, quello teatrale, possiamo dire che gli attori o aspiranti tali si trovano quotidianamente ad affrontare e a dover familiarizzare con le emozioni. Un attore deve ricorrere alla propria esperienza emotiva per connotare umanamente un determinato personaggio, deve animarlo del proprio bagaglio esperenziale e allo stesso modo deve trasmettere quelle stesse emozioni agli spettatori. E già detta così non è proprio semplice.

Gilda Ciccarelli e Francesco Teselli ci spiegano come gestire le emozioni secondo diverse metodologie e non è detto che queste due modalità, per quanto opposte tra loro, non possano fondersi.

È possibile gestire le emozioni? Sì! Quali sono le modalità e le scuole di cui hanno parlato i due attori? Ecco qualche accenno per potere comprendere meglio il tutto.

Un caffè a teatro: video

Francesco Teselli

Il metodo Meisner

Il metodo Meisner prende in prestito il cognome del suo ideatore: Sanford Meisner (1905-1997), noto attore statunitense. L’attore ha elaborato un metodo che ha come scopo quello di perfezionare la performance di un attore che, nella maggior parte dei casi, può essere ostacolata da due elementi: il non ascolto o l’essere troppo concentrati su se stessi.

Sanford Meisner ha gettato le basi, ideando delle tecniche di esercitazione, che offrono gli strumenti per ascoltare realmentee porre l’attenzione all’esterno. Perché per l’attore statunitense un attore che non è capace di ascoltare non sarà mai ingrado di recitare in modo adeguato, talento e virtù a parte.

Ogni volta che ci interfacciamo con qualcuno, le emozioni compaiono spontaneamente. Dunque per l’attore statunitense è importante esercitarsi e improvvisare fino alla messa in opera di una rappresentazione.

Per usare le sue stesse parole:

La base del mio approccio consiste nel voler ricongiungere l’attore ai suoi impulsi emotivi e guidarlo a una recitazione fermamente radicata nell’istinto. Tutto si basa sul fatto che quando un attore è bravo quello che fa scaturisce dal cuore: non c’è nulla di mentale.

Foto vintage di attori mentre si esercitano con il metodo Meisner

Living Theatre

Living Theatre è una compania teatrale d’impronta sperimentale, fondata a New York nel 1947. L’intento della compagnia è quello di scardinare i canoni del teatro classico, dunque il rapporto tra attore e spettatore.

La compagnia teatrale non vuole rappresentare la vita e le sue vicissitudini senza finzioni ma vuole viverla realmente, per poter trasmettere con immediatezza. Per poter fare ciò prendono spunto dal pensiero di Antonin Artaud, drammaturgo e attore francese, che si ispira al teatro balinese e che scrisse due manifesti sul Teatro della Crudeltà. Per crudeltà l’attore intende la pura catarsi e per poter fare ciò è necessario ricorrere a tutti quegli stimoli ricettivi d’impatto immediato capaci di turbare l’animo dello spettatore, provocandogli una sensazione intima di disagio.

Aurore è la mostra di Felice Bossone in esposizione all’ex Carcere Borbonico

Felice Bossone è un pittore che costruisce immagini attraverso il suo pennello, ponendo l’attenzione su tematiche a lui care come: la sessualità ed il piacere della donna, gli esclusi e i diversi. In alcuni suoi dipinti grande importanza viene posta sul ciclo vitale, che il pittore vede come un’opportunità in cui ci vengono donati pochi attimi di felicità ma che dobbiamo imparare a riconoscere, godendone.

Felice Bossone: mostra

Felice Bossone

Felice Bossone: biografia

Felice Bossone nasce a Pago del Vallo di Lauro (Av), il 28 novembre del 1955. Ha frequentato l’istituto d’Arte di Napoli con i maestri Verdecchia, Toma, Meo, Pacilli e, successivamente, l’Accademia delle Belle Arti sotto la guida di Armando De Stefano.

Oggi è direttore della scuola civica di pittura di Cologno Monzese (MI). Nel 1984 ha ottenuto un grande successo in diverse città italiane con una mosstra dedicata a Eduardo De Filippo.

Nel 1986 ha vinto il Premio di Pittura a Cologno Monzese.

Nel 1987 ha tenuto una mostra personale a Villa Casati.

Nel 1988 ha esposto le sue opere a New York, all’Expo Arte di Bari, gli viene conferito il Dom de Milan, vince il primo premio alla Rassegna Il Giardino di Flora a Villa Litta.

Nel 1992 espone al Wentworth Gallery a Miami Florida, all’Expo – Arte di Bologna, a Romarte, all’Expo – Arte di Padova a all’Art – Gallery di Gela.

Felice Bossone: mostra ad Avellino

Mostra di Felice Bossono all’ex Cartcere Borbonico di Avellino

Felice Bossone ha esposto le sue opere, continuando tutt’oggi, nelle principali città d’arte italiane ed estere, riscuotendo grande successo.

La mostra Aurore è in esposizione fino al 14 luglio presso l’ex Carcere Borbonico di Avellino.

Grottaminarda,
Paolo Grasso presenta il suo Poemificio

Paolo Grasso apre le porte della poesia agli spazi urbani e i suoi versi si intrecciano con l’Io dei passanti. In collaborazione col bar Piazza Grande, il poeta ufitano ha presentato a Grottaminarda il suo Poemificio.

Il Poemificio vuole essere un presidio di versi custom, uno spillatore di poesia fresca ed istantanea come ama definirlo l’ideatore. Un esperimento di socialità poetica riuscito che ha incuriosito e coinvolto tutti i presenti che sono stati omaggiati con versi composti al momento con la Olivetti vintage del ’69.

I cinquant’anni del bar Settebello di Napoli con la mostra della pittrice Nadia Basso

E’ sempre lo stesso rito che si ripete. Ogni volta che torno a Napoli, da turista, è come se all’inizio vivessi in una bolla di sapone, e mi anniento nel caos cittadino a cui non sono per niente abituato. Tuttavia, tale barriera viene via appena il traffico si fa meno intenso e salgo per Calata Trinità Maggiore giungendo nella stupenda Piazza del Gesù Nuovo; mi assicuro che la libreria Dante e Descartes sia ancora lì, poi mi reco nell’illustre chiesa di fronte e mi siedo, in preghiera.

Di solito la mia tappa successiva è via San Sebastiano, la strada degli strumenti musicali e dei liutai, quelli che restano e resistono, ma questa volta mi sono fermato proprio all’angolo, tra questa stradina e via Benedetto Croce, per una cedrata ghiacciata al Bar Settebello.

settebello con mostra a Napoli

bar con mostra a Napoli

Il Bar Settebello

Ho letto tanto, nell’ultimo anno, di questo luogo piacevole ed originale, ed ho colto l’occasione per entrarvi e respirare quella particolare atmosfera da circolo bohémien, con i tavolini da tipica terrasse francese, piccoli e tondi. Seduti ad essi un’atipica concezione di genere umano, persone tranquille, di qualsiasi età, che parlano di arte, discutono di politica in maniera neanche tanto accesa; c’è chi si tiene per mano e si guarda vicendevolmente in silenzio, chi resta da solo ed osserva la strada piena di turisti, testimoni di un tempo che lì resta sempre all’apparenza immutato ma porta tuttavia piccoli ma catastrofici cambi di stile; c’è chi si siede al pianoforte addossato alla parete e suona una composizione classica; chi addirittura organizza veri e propri concerti, numerosi musicisti che si susseguono e alimentano d’intensità armoniosa un sito accogliente, un buen retiro a pochi centimetri dalla bolgia di corpi che quasi si sfiorano, indifferenti l’uno all’altro.

Di qua una sensazione di essere a casa, di là il ritorno alle faccende, agli stralci di vita.

Pino De Stasio è alla cassa: non mi sorprendo di trovarlo lì, perché sapevo, sentivo che sarebbe successo presto, quindi sorseggio la bevanda fredda servita dal gentilissimo Ciro e con una scaltrezza che non mi appartiene corro a stringergli la mano. Lui si mostra felice del gesto, ci presentiamo, intanto qualcuno corre a fargli gli auguri, e al mio sguardo interrogativo mi spiega che proprio quel giorno il Bar Settebello compie cinquant’anni.

Probabilmente, se non certamente, l’unica realtà commerciale esistente da mezzo secolo lì nei dintorni, a pochi passi dal campanile di Santa Chiara, e mi accorgo che senza volerlo mi sono calato in un’invidiabile storia fatta di un susseguirsi di passioni, di un compendio di stimoli esposti, di un’esposizione di un pensiero di sinistra non sempre maggiormente combattivo e basta, ma ragionato, teorizzato, francamente esposto non solo nei gesti, nelle dottrine, nel rispetto delle scelte sessuali altrui, nella conservazione dei beni culturali, il tutto come in un’ambientazione da film di Ettore Scola.

Qui vi passò Pasolini, con un seguito di attori, mentre girava la novella Elisabetta da Messina, compresa nel suo Decameron; Pino era un bambino, e all’epoca c’era suo padre ad occuparsi del bar. E così, mentre finivo di bere quel toccasana che mi fa dimenticare la calura esterna, mi è saltata in mente una curiosa casualità. Mentre il 5 luglio del 1969 a Londra, in Hyde Park, i Rolling Stones tenevano il primo concerto senza Brian Jones, il loro fondatore, morto in circostanze misteriose appena due giorni prima e sostituito già da un pezzo da Mick Taylor, a Napoli, nel cuore del centro storico, in via Benedetto Croce, il signor Antonio De Stasio inaugurava il suo Bar Settebello, un luogo che probabilmente neanche lui sapeva sarebbe diventato di culto, proprio come gli Stones.

A Pino spiego la mia idea di scrivere un articolo in occasione del mezzo secolo di vita, e gli chiedo notizie dettagliate, ma lui con un sorriso taglia corto:

scrivi ciò che ti racconta il tuo cuore.

A pochi passi da noi due c’è una mostra temporanea di quadri, di ritratti per l’esattezza.

Sono di un’ammirevole bellezza, di un’esplosione di chiaroscuri colorati, e lì dove c’è luce o ombra c’è l’intensità di uno sguardo, di una vita che vi corre attraverso, del carattere che vi è esposto nel suo mutismo, nella fissità dell’immagine che sembra tuttavia parlarci, interrogarci.

Nadia Basso: mostra

Dipinto di Nadia Basso

Le Icone di Napoli, la mostra dei ritratti di Nadia Basso

“La pittrice è Nadia Basso” chiarisce Pino, poi mi passa degli inviti, mi suggerisce di scriverle.

Ammiro le opere che sono esposte, che abbracciano il pianoforte al di sotto, al centro; in tutto sette, in acrilico su tela 50 x 70 e vi sono ritrattii l’attrice Puella Maggio, il musicista James Senese, l’attrice Sofia Loren, il maestro Roberto De Simone, autore dell’opera lirica La Gatta Cenerentola, Titina De Filippo, Peppino De Filippo, e Totò.

La mostra s’intitola Le Icone di Napoli; a telefono la pittrice è molto contenta del mio interessamento, pur non conoscendomi, mi parla di sé, della sua avventura nel mondo dell’arte, dell’idea della mostra al Bar Settebello. E’stata fortemente voluta anche da Pino De Stasio, oltre che dai coniugi Pasquale Ferrara e Maria Giovanna Visconti, i quali, avendone apprezzato il talento nella precedente mostra interamente dedicata a Totò, in occasione del Maggio dei Monumenti del 2017, a cinquant’anni dalla sua scomparsa, hanno iniziato a seguirla nelle tappe successive, come la mostra a Palazzo Venezia, sempre dedicata al Principe del Sorriso, accolta con successo dai media e dalle recensioni; una sua opera da street art la si può ammirare al Vico Buongiorno, sempre a Napoli; ha lavorato a ritratti storici e di particolare importanza come, ad esempio, quando ha trattato in una sua esposizione il tema della legalità con i ritratti di Salvo D’Acquisto e Giancarlo Siani; oltretutto lavora in veste di scenografa nel campo del teatro e del cinema; ha insegnato Arte e Immagine in varie scuole del capoluogo.

L’idea dei volti noti della Napoli degli artisti, Le icone di Napoli, sarà in continua evoluzione, mi spiega, e comprenderà, nel giro di sei mesi per volta, un cambio dei sette ritratti esposti precedentemente,  per dare valore a chi si merita un posto di riguardo nella mostra, quindi chi giungerà al Settebello, fino al prossimo anno, potrà ammirare ancora questa sorta di esposizione a lungo termine, in tutto il suo splendore, e in un’atmosfera senza pari.

Nadia Basso mi dice con una certa emozione e con un trasporto davvero notevoli:

La mia passione per il ritratto nasce da sempre. Ho sempre amato i volti, immortalandoli nei ritratti, soprattutto quando hanno qualche particolare caratteristica, come nel caso degli attori, che hanno questa espressione sulla quale c’è sempre da indagare, la maschera e il volto umano, tutto insieme.

Vedi Napoli e poi…

Prima di lasciare la Città del Sole passo sempre a Portalba, tra i libri nuovi e vecchi, poi faccio una lunga passeggiata fino a Piazza dei Martiri, per una bevanda al Gran Caffè La Caffettiera e una sosta alla Feltrinelli, per rifiondarmi tra i libri, quelli però delle ultime uscite, e da lì porto a casa qualche disco, che ascolterò in auto mentre correrò a lavoro nella settimana successiva.

Questa volta però, come per evocare un ricordo, sono ritornato in Piazza del Gesù Nuovo, e tra la folla ho riconosciuto Pino De Stasio, indossava occhiali da sole ed era uscito per una breve commissione.

E’sembrato felice di rivedermi. Non ho esitato a dirgli un sincerissimo “grazie”.

E grazie a te, Napoli.

Carmine Maffei

Irpinia Mood e il cachet di Morgan: l’epilogo

Irpinia Mood si è conclusa ed è giunta l’ora di fare il punto sull’edizione appena trascorsa e anche per definire alcune situazioni economiche che hanno destato scalpore, polemiche di Morgan comprese. Il cantante aveva rifiutato il compenso, ritenendolo inadeguato al suo profilo artistico e decidendo, quindi, di evolverlo ad associazioni che si occupano delle persone senza fissa dimora.

Irpinia Mood 2019: conferenza stampa finale

Alessandro Graziano e Rosa Iandiorio

Come si è risolta la questione tra gli organizzatori di Irpinia Mood e l’artista? Morgan avrà incassato il compenso? Nel video le risposte!

Oltre lo sguardo: la mostra di Eliana Petrizzi e Franco Sortini

Oltre lo sguardo – La geografia del pensiero è una mostra che vede coinvolti due artisti: la pittrice Eliana Petrizzi e il fotografo Franco Sortini. Il filo conduttore di queste due mostre è la simmetria degli edifici se pensiamo agli scatti di Franco Sortini e della natura per quanto riguarda i dipinti di Eliana Petrizzi.

Ciascun artista traspone i propri paesaggi mentali, attraverso luoghi e immagini che ricordano un tempo e uno spazio ben definito, che possono appartenere a tutti.

Eliana Petrizzi: dipinto

Oltre lo sguardo Eliana Petrizzi

Ciò che colpisce nei dipinti di Eliana Petrizzi  è il colore che rivela lo stato d’animo di ciascun dipinto. Ciò che si percepisce nei suoi quadri è una sorta di quiete, il mondo che rappresenta si muove su pause e su un procedere lento che rasserena ma non del tutto perché potrebbe esplodere all’improvviso.

Dunque sembra una calma apparente come quella che traspare nel dipinto in foto.

Franco Sortini: mostra

Foto di Franco Sortini

Gli scatti di Franco Sortini non mostrano mai l’essere umano: i soggetti privilegiati sono gli edifici e la natura rappresentata nella sua maestosa semplicità. La chiave di lettura, nelle foto dell’artista, è rappresentata dalla luce che attraverso le ombre svela le vie di fuga.

Oltre lo sguardo è una mostra che racconta il mondo attraverso le linee geometriche presenti in uno spazio naturale, come quello di un paesaggio in lontananza, o attraverso linee artificiali come quelle rappresentate da un edificio. Entrambi questi modi di osservare, in fin dei conti, non fanno altro che parlare dell’essere umano e della sua interiorità complessa e, spesso, in bilico.

La mostra è esposta all’ex Carcere Borbonico fino al 31 agosto.

Apre al pubblico il Museo del Carcere Borbonico

Il Museo Irpino situato all’interno del Carcere Borbonico apre le porte al pubblico dopo la fase di restyling. Oggi l’inaugurazione delle nuove sale espositive alla presenza del presidente della Provincia, Domenico Biancardi, e dei delegati alla cultura, Rosanna Repole e Franco Di Cecilia.

All’interno del museo si conservano collezioni, raccolte, donazioni,  ritrovamenti archeologici e tradizioni iconografiche e antropologiche a cui si affiancano percorsi interattivi, una mediateca e una fonoteca.

Morgan spiega al pubblico di Avellino il perché della sua polemica social contro Irpinia Mood: il video

Il live di Morgan avrebbe dovuto concludere la serata di Irpinia Mood in modo piacevole, come ci si aspetta da un momento aggregativo musicale, ma le cose sono andate diversamente, almeno nella prima parte.

Arrivata quasi l’ora dell’esibizione di Morgan, sulla sua pagina ufficiale di Facebook, l’artista scrive:

Morgan: post polemico

Marco Castoldi polemizza sull’organizzazione del suo live ad Avellino

Dopo questo post dell’artista, da parte soprattutto degli avellinesi e di chi era andato ad ascoltarlo, si sono scatenate le risposte più disparate e prevalentemente non a favore della polemica fatta. Morgan, salito sul palco, ci ha tenuto a precisare le sue ragioni, sottolineando il periodo negativo che sta attraversando ed ha poi, finalmente, iniziato il suo live.

Morgan: video

Marco Castoldi

Morgan e le polemiche sollevate: le nostre considerazioni

Ha avuto realmente senso sollevare questa polemica, avallando alcune motivazioni paradossali? Secondo noi no e vi spieghiamo su cosa non siamo d’accordo (le nostre motivazioni non scaturiscono dall’orgoglio irpino ma da un discorso più ampio e più umano, se vogliamo).

Per quanto riguarda la scenografia offensiva ovvero quella di suonare lungo Corso Vittorio Emanuele (che comunque è la strada principale della città e dove, soprattutto, si svolgeva Irpinia Mood, un festival di street food) poteva essere ritenuta offensiva nei suoi confronti qualora gli organizzatori l’avessero cambiata last second e senza preavviso. Probabilmente Morgan ha pensato che Irpinia Mood fosse una rassegna di musica classica con location teatrale o forse i suoi collaboratori non gli hanno spiegato bene in cosa consistesse l’evento.

Altro particolare irrilevante: la location di un’esibizione ha sicuramente la sua valenza ma la bravura di un artista consiste nella capacità di emozionare attraverso ciò che fa, cosa che comunque gli è riuscita egregiamente anche ieri sera.

Per quanto riguarda il compenso ricordiamo che, un artista prima di chiudere o stabilire una data valuta la remunerazione e decide se sia consona o meno alle sue aspettative, può essere accettato o rifiutato. Se il compenso non era di suo gradimento già nei mesi precedenti all’esibizione (perché queste “trattative” vengono affrontate dagli organizzatori e dall’artista o da chi se ne occupa per lui con largo anticipo, rispetto alla data di esibizione) perché ha accettato di esibirsi ugualmente quando poteva risparmiarsi lo sdegno?

Se con i 5mila euro di cachet, come ha affermato lui stesso, gli bastano a stento per pagare le spese di viaggio (un insulto a quelle persone che vivono con molto meno e a cui, probabilmente, ha deciso di donare il compenso) perché sobbarcarsi un viaggio così lontano e costoso in queste lande sperdute?

Sicuramente Morgan non sta attraversando un periodo felice e, per quello che può servire gli siamo vicini, ma utilizzare come capro espiatorio un evento conviviale, come lo è Irpinia Mood, per sfogarsi su problemi di altra origine e natura, noi lo troviamo un modo un pò banale, per cercare di trovare un senso ai propri problemi personali.

Forse, mai come in questo caso, sarebbe opportuno applicare alla vita i puntini di sospensione.

Caccia all’arte a all’amore solidale: un’iniziativa per i bambini affetti da patologie ad alta complessità assistenziale

Atelier d’arte contemporanea Andy Superstar, un progetto artistico e culturale ispirato alle opere di Andy Wharol cui hanno partecipato circa 150 bambini presso l’AXRT Contemporary Gallery di Avellino, ha deciso di creare una proposta culturale capace di generare valore positivo, aiutando i bambini affetti da gravi patologie.

In che modo? Attraverso una caccia all’arte e all’amore solidale all’interno dell’ex Carcere Borbonico di Avellino. L’appuntamento è fissato per il 30 giugno dalle ore 18 fino alle 20:30.

Il traguardo finale, ovvero il ricavato della caccia al tesoro, verrà destinato alla Comunità socio sanitaria per bambini e neonati in stato di adozione o affido affetti da patologie ad alta complessità assistenziale, denominata La casa di Matteo a Napoli.

Avellino: caccia al tesoro solidale

Evento solidale al carcere borbonico

Caccia all’arte e all’amore solidale: in cosa consiste?

Caccia all’arte e all’amore solidale è una sorta di caccia al tesoro ma la tradizionale mappa con relative tappe verrà sostituita con una lista da seguire. La caccia all’arte si terrà nel Cortile interno e nello spazio della Tholos, allestita come un mini supermercato.

La lista per trovare l’arte e l’amore solidale prevede:

  • raggruppamento dei partecipanti accompagnati da uno o più adulti, verranno formati gruppi di 10 bambini divisi in due fasce d’età: dai 4 ai 6 anni e dai 6 ai 10 anni.
  • presentazione dei disegni oggetto della Caccia all’arte e all’Amore solidale: grazie ad un dispositivo tecnologico i bambini potranno individuare il riconoscimento e l’auto-attribuzione dell’opera d’arte da ricercare.
  • Inizio della caccia all’arte in cui ciascun gruppo inizierà il percorso indicato dalla lista/mappa per raggiungere il supermercato dell’arte.

L’evento è aperto a tutti i bambini di età compresa dai 4 ai 10 anni. AXRT Contemporary Gallery. L’evento nasce da un’idea della dott.ssa Marianna Calabrese che ne ha curato la realizzazione insieme all’ di Avellino con l’aiuto della Conad Superstore di Avellino.

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