Cultura

Tenk iù Globalizescion è un docufilm di Michele Vietri: il trailer

Tenk iù Globalizescion è un docufilm di Michele Vietri che ci mostra come la globalizzazione stia distruggendo i tratti distintivi di un luogo, facendone scomparire tradizioni e dunque identità culturali.

Il documentario nella sua semplicità fotografica porta lo spettatore a porsi numerose domande come: Con quali occhi osserviamo nuovi posti?, Come si vive turisticamente un luogo?, Che significato, oggi, diamo al viaggiare?

La risposta è unica: siamo il sottoprodotto della globalizzazione e della società social che ci vuole osservatori attenti e perfetti nella risoluzione dell’immagine da postare ma con memoria (emozionale) a breve termine.

S’inizia un viaggio o una qualsiasi attività fuori porta con la pubblicazione di un selfie turistico e si termina con il conteggio dei like ottenuti.

Fine del viaggio.

Tenk iù Globalizescion: il trailer

Tenk iù Globalizescion

Tenk iù Globalizescion non è una pellicola che guarda con romanticismo ai tempi in cui per fotografare c’era bisogno del rullino e dei tempi d’attesa necessari per vedere la fotografia, infierendo sulla modernità digitale che avanza e ci rende automi consapevoli.

Il documentario punta sul fatto che il nostro modo di approcciarci a ciò che ci circonda muta inevitabilmente anche l’importanza dell’ oggetto di nostro interesse.

Un esempio sono i merletti di Burano. Quest’antica lavorazione ha dato lustro e identità turistica ad un piccolo borgo, che è riuscito a vivere di luce non riflessa nei confronti di Venezia, grazie alla sua caratteristica lavorazione dei merletti e lo stesso lo si può dire anche di Murano per quanto riguarda la lavorazione del vetro.

Merletto antico di Burano

Merletti di Burano

Il merletto di Burano nasce all’interno delle case, in cui le mogli dei pescatori per dare una mano economica realizzavano questi lavori per venderli e arrotondare il salario. Non è un caso che molte lavorazioni di Burano si rifanno alla stessa trama delle reti usate per pescare.

Pian piano queste lavorazioni sono giunte in Europa e le merlettaie di Burano hanno iniziato ad avere una propria identità lavorativa e culturale.

Tenk iù Globalizescion: il trailer

Tenk iù Globalizescion di Michele Vietri

Oggi però le cose stanno cambiando a causa della globalizzazione: i turisti hanno il desiderio di portare a casa propria un souvenir in ricordo della tappa visitata. Molti visitatori, nella maggior parte dei casi, acquistano merletti dozzinali o creati in serie e spacciati per originali.

Ciò, purtroppo, è un fattore che dipende dalla globalizzazione che non tutela chi ancora lavora con gli strumenti di un tempo badando all’unicità e alla qualità di un prodotto, a discapito della quantità produttiva seriale che di tradizione racchiude ben poco.

Questo modus pensandi si estende ovunque c’è qualcosa di culturale da preservare. Se pensiamo alla nostra Irpinia, ad esempio la lavorazione del Tombolo di Santa Paolina che sta scomparendo, è un parallelismo simile dovuto a diversi effetti socio-culturali che però hanno come collante l’idea attuale di modernità e di progresso.

Tombolo di Santa Paolina: non lasciamo morire le tradizioni

Il Tombolo è un antico mestiere diffuso a Santa Paolina nel XIV secolo, quest’arte del ricamo veniva praticata e insegnata nei monasteri dove le educande imparavano e contemporaneamente preparavano il proprio corredo.

Oggi, purtroppo, questa lavorazione rischia di scomparire perché come accade anche per altri antichi mestieri, non c’è nessuno o quasi che vuole impararli.

Rita Santangelo è una giovane ragazza di Santa Paolina che invece ha deciso di non far finire nel dimenticatoio la lavorazione del Tombolo, che le è stata tramandata in famiglia, decidendo di coinvolgere altri giovani come lei per imparare quest’arte.

Tombolo: antichi mestieri d'Irpinia

Tombolo di Santa Paolina

Il Tombolo è un merletto che si esegue avvalendosi di fuselli o tommarielli e con l’aiuto di spilli si segue un disegno fissato su un cuscino di paglia. Il filo viene avvolto intorno ai fuselli e s’inizia la lavorazione!

Esistono vari tipi di ricami con il Tombolo: si parte dalla Trina che è quello base e si arriva alle lavorazioni più complesse come la Spina di pesce o la Foglia d’uva per cui occorre munirsi di ben 238 fuselli!

La foglia d’uva non rappresenta altro che le tradizioni irpine e di Santa Paolina, zona vitivinicola, molto nota per la produzione del Greco di Tufo e dell’Aglianico.

Il Tombolo irpino

Il merletto di Santa Paolina

Santa Paolina è un piccolo comune irpino dove il Tombolo viene eseguito da mani abili, quelle sopravvissute. Un tempo questa tradizione veniva tramandata da madre in figlia, dal 1989 la Pro Loco di Santa Paolina provvede ad organizzare, nel periodo estivo, delle giornate dedicate per l’apprendimento della lavorazione del Tombolo.

I luoghi dove ancora sopravvive questo tipo di lavorazione in Campania sono pochi: oltre  Santa Paolina ricordiamo anche Tufo, Battipaglia, Positano e Montefusco.

Le tradizioni e i mestieri antichi raccontano una parte del nostro territorio perché racchiudono piccoli pezzi di passato e di ciò che siamo stati, lasciarli morire equivale a far morire un pezzo di noi.

Fortunatamente Rita Santangelo non è l’unica che cerca di ridare dignità alle proprie radici, facendo rivivere ciò che sta scomparendo, sono molti i giovani irpini che stanno riscattando se stessi ed il proprio territorio.

Se resto è perché: il documentario su chi ha scelto l’Irpinia, ad esempio, ne è una dimostrazione tangibile!

In Irpinia prima dell’Unità di Edmondo Pugliese: l’intervista

In Irpinia prima dell’Unità (2019) è l’ultimo libro scritto da Edmondo Pugliese pubblicato da Delta 3. L’opera raccoglie una serie di documentazioni che rendono più chiara la situazione in Irpinia pre Unità nazionale e post.

Edmondo Pugliese evidenzia come i Borboni si siano affidati alle conoscenze tecniche, economiche e culturali del ceto intellettuale irpino come Giovanni Gussone e Pionate, per citare qualche esempio. Il contributo di questi intellettuali ha creato una cultura del territorio, che molti di noi ignorano, legata al settore agricolo e agroalimentare. Purtroppo tutto ciò si è dissolto, andando nel dimenticatoio, con l’Unità quando il governo dei Piemontesi ha distrutto l’industrializzazione del Sud e il declino dell’agricoltura.

Edmondo Pugliese: intervista

In Irpinia prima dell’Unità di Edmondo Pugliese

C’è stato un tempo (quello prima dell’Unità) in cui l’Irpinia aveva una ricca economia agricola-forestale composta dalla coltivazione dei cerali, della vite, dell’olivo e dall’allevamento degli animali senza dimenticare le rigogliose fioriture di piante officinali usate per uso terapeutico.

Il nostro suolo ove Cerere, e Pamona fanno sfoggio maestoso de’ loro doni, ed ove l’ebrezza di Bacco fa obliare le sventure della vita, a mali fisici che aggravano l’umana specie e come nella variante virtù delle sue encomiate acque offre ristoro e baluardo! Soprattutto il suolo beato che circonda l’incantevole soggiorno delle sirene, dove estinti vulcani scuoprono la tremenda forza della natura, ove lo sguardo dello spettatore si confonde tra tanti oggetti di sorpresa, di terrore e di meraviglia. I prodotti di Villamaina sono buoni cereali, ottimi formaggi, se però si fanno in febbraio e marzo; né gli olii vi sono dispregevoli, ed i vini ancora. Vi allignano molte piante officinali, talune tintorie e le varie crociere con le tigliose.

da L’Elogio  Istorico dell’Arciprete Costanzo Macchia

In Irpinia prima dell’Unità, a prescindere dal pensiero che ciascuno può avere intorno a questo periodo storico, è un modo per conoscere nel dettaglio il nostro territorio e iniziare a guardarlo con altri occhi. Il lettore scopre nomi di intellettuali dell’epoca che sono stati apprezzati per il loro intelletto oltre i confini della propria terra. Un esempio è Giovanni Gussone.

Giovanni Gussone: il botanico irpino

Giovanni Gussone

Chi è Giovanni Gussone?

Giovanni Gussone è nato a Villamaina nel 1787, ha studiato medicina a Napoli e si laurea nel 1811. Già da studente mostra uno spiccato interesse per la Botanica che iniziò ad approfondire dopo gli studi anzichè dedicarsi alla professione di medico.

Trascorse la maggior parte della sua vita tra Napoli e in giro per l’Europa alla ricerca di nuove piante e nuove erbe da descrivere e catalogare.

Divenne assistente di Michele Tenore, direttore dell’Orto Botanico di Napoli, diventando una figura indispensabile nell’organizzazione della struttura. Grazie a Giovanni Gussone l’Irpinia ha raggiunto elevati standard culturali per quanto riguarda la botanica applicata al settore agrario.

Il botanico irpino, divenuto un affermato botanico, nel 1817 viene chiamato dal duca di Calabria, che gli affida l’incarico di costituire un Orto botanico a Boccadifalco. Tutta la sua attività scientica è racchiusa in numerose opere, scritte da lui. L’opera più importante di Giovanni Gussone è la Synopsis dove sono descritte tutte le sue esperienze dei viaggi condotti in giro per l’Europa.

Altro scritto rilevante è il Cenno sul coltivamento del riso secco cinese.

Dopo il 1861 il botanico irpino ebbe contatti con personalità rilevanti del nuovo Regno d’Italia e fu nominato da Vittorio Emanuele II professore emerito dell’Università di Napoli.

Giovanni Gussone deluso dagli ultimi accadimenti storici decise di non tornare più in Irpinia, morendo a Napoli nel 1866.

In Irpinia prima dell'Unità di Edmondo Pugliese

Edmondo Pugliese

Edmondo Pugliese attraverso In Irpinia prima dell’Unità rende meno occulto un pezzo di storia che la maggior parte di noi non conosce e ignora.

Usando le parole del professore Pugliese:

Una sorta di ansia claustrofobica rende schizofrenico il pensatore del nostro tempo, che si pone alla disperata ricerca di possibili evasioni.

 

Ma cosa ci dice il cervello è la commedia sociale firmata Riccardo Milani

Ma cosa ci dice il cervello è una commedia di Riccardo Milani, che mostra la situazione attuale dell’italiano medio che ormai si è adagiato a sopportare tutto, facendosi andare bene qualsiasi cosa.

Oggi siamo così abituati nel leggere notizie in cui si vedono professori costretti a subire le angherie di alunni e genitori o sentire di pazienti che reagiscono fisicamente nei confronti di medici, che non ci straniscono più oltre il dovuto.

Abbiamo dimenticato il vero significato delle parole rispetto dei ruoli e delle competenze di qualcuno e ciò, probabilmente, scaturisce dalla presunzione per cui ci sentiamo indistintamente tuttologi e onniscienti.

Ma cosa ci dice il cervello vuole mostrare proprio questo lato superficiale che, negli ultimi tempi, appartiene un pò a tutti noi.

Ma cosa ci dice il cervello: il trailer

Ma cosa ci dice il cervello di Riccardo Milani

Protagonista del film è Giovanna (Paola Cortellesi), una donna noiosa che passeggia senza notare minimamente cosa le succede intorno. La sua vita si divide tra gli impegni scolastici di sua figlia e il suo lavoro al Ministero. Questo è ciò lei vuole far credere alle persone che le ruotano intorno perché in realtà Giovanna è un agente segreto impegnato in missioni molto pericolose.

Un giorno la donna, in occasione di una rimpatriata con alcuni suoi vecchi compagni di classe, si rende conto che la sua vita è molto simile a quella degli altri: anche i suoi amici sono costretti a subire ingiustizie immotivate da chiunque.

Giovanna decide di ribaltare la situazione, attraverso dei travestimenti ed altre idee bizzarre, per portare un pò di pace nella vita delle persone che le sono care e anche nella sua.

Ci riuscirà?

Ma cosa ci dice il cervello: la locandina

Il poster di Ma cosa ci dice il cervello

Per scoprire il resto bisognerà aspettare il 18 aprile, data prevista per l’uscita del film nelle sale.

Avellino: la Pop Art di Andy Warhol in mostra fino al 6 maggio

Dopo 38 anni trascorsi dalla realizzazione dell’opera Fate Presto di Andy Warhol, realizzata dopo il terremoto dell’80 in Irpinia, ad Avellino arriva una mostra dedicata all’artista statunitense. L’esposizione è stata organizzata da Stefano Forgione con la collaborazione della galleria milanese Deodato Arte, da cui provengono le opere.

Il visitatore della mostra potrà osservare le note stampe di Marilyn Monroe e di altri personaggi famosi, Flowers e le Campbell’s Soup, stampe firmate e pezzi unici.

Andy Warhol: la mostra ad Avellino

l’artista statunitense

Cosa rende speciale l’arte di Andy Warhol?

Annoverato tra i padri fondatori della Pop Art, la sua idea di arte è stata rivoluzionaria ed innovativa. Per l’artista i prodotti di massa e di largo consumo, infatti, rappresentano uno spaccato sociale del tempo e una sorta di democrazia sociale che mortifica ed annulla l’uomo a livello emozionale.

Per usare le sue stesse parole:

Credo che negli anni Sessanta la gente abbia dimenticato cosa dovessero essere le emozioni. E da allora non se lo è più ricordato.

La Pop Art ha una chiave di lettura cinica, nonostante la vivacità cromatica, perché nasce nel periodo in cui s’impone il consumismo di massa, ciò viene interpretato da Andy Warhol e da Claes Oldenburg e dagli altri rappresentanti del movimento attraverso forme d’arte seriali e, se vogliamo, anche anonime perché la massa non ha volto e dunque e solo così può essere fruibile a tutti.

Andy Warhol in mostra ad Avellino

La Pop Art di Andy Warhol

Le tecniche utilizzate dagli artisti di questo movimento artistico sono molteplici: si passa dai collage, ai video, alla fotografia, al cinema e alla serigrafia infatti non vengono impiegati i classi strumenti della pittura tradizionale. Non a caso le opere si rifanno alle immagini della comunicazione di massa come quelle delle pubblicità, per intenderci.

Andy Warhol scardina il concetto di arte per pochi, trasformandolo in un prodotto commerciale come qualsiasi altro.

La mostra è stata organizzata all’AXRT Contemporary Gallery di Avellino e sarà presente fino al 6 maggio.

Avellino: Marilena Ruta incanta il Cimarosa

Marilena Ruta, soprano, oggi era presente al 167esimo anniversario della Polizia di Stato, una manifestazione nata per ricordare l’impegno che quotidianamente le donne e gli uomini della Polizia si assumono nei confronti della comunità.

Marilena Ruta: la cantante lirica

Marilena Ruta

La giovane, durante l’esibizione, ha incantato tutti i presenti, donando un momento intenso grazie alla sua professionalità e bravura.

 

La passione di Cristo di Rivottoli di Serino
giunge alla sua 13esima edizione

La Passione di Cristo organizzata dalla Parrocchia S.Antonio di Padova di Rivottoli di Serino giunge alla sua 13esima edizione. La manifestazione si svolgerà domenica 14 aprile dalle ore 17:30.

La Passione di Cristo di Rivottoli di Serino: il programma

Via Crucis di Rivottoli di Serino

La manifestazione si dividerà in due fasi: la prima dove vi sarà una sfilata dei partecipanti che partirà da Via Fontanelle e terminerà a Piazza Fontanelle e la seconda dove inizierà la Via Crucis che inizia dall’ultima cena di Cristo.

La passione di Cristo di Rivottoli di Serino

La passione di Cristo

La seconda tappa de La passione di Cristo mostra quando Gesù viene condotto da Erode: ecco le parole del Vangelo riportate dal discepolo Luca:

Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato.

La terza tappa de La passione di Cristo è quella di Gesù che viene portato al cospetto di Pilato che chiede alla folla cosa avesse quest’uomo per essere crocifisso e, senza voler approndire le ragioni, decide di flagellare Cristo e mandarlo sulla croce, rilasciando Barabba.

Gesù viene condannato

Ponzio Pilato condanna Gesù alla crocifissione

La quarta tappa della Via Crucis ripercorre il momento in cui Gesù viene caricato sulla croce, dopo essere stato deriso dalla folla e spogliato della porpora.

La quinta tappa ripropone la prima caduta di Gesù per il peso estremo della croce da portare, metafora dei peccati dell’umanità che ha deciso di caricare sulle spalle.

La sesta tappa de La Passione di Cristo rappresenta l’incontro tra Gesù e la madre.

La settima tappa ripercorre il momento in cui Simone di Cirene viene costretto a portare la croce, aiutando Gesù nel tragitto.

Rivottoli di Serino: via Crucis

La passione di Cristo di Rivottoli di Serino

L’ottava tappa ripercorre il momento in cui Gesù incontra le pie donne che si battevano il petto per lui.

La nona tappa rappresenta l’incontro tra Cristo e Veronica, una donna che esce dalla folla per asciugargli il volto madido di sudore.

La decima ed ultima tappa rappresenta la crocifissione di Cristo che mostra la divisione tra la folla dei vestiti di Gesù fino alla sua morte.

Extases: le installazioni di Ernest Pignon in mostra a Napoli

Extases è il nome della mostra di Ernest Pignon che sarà presente nella Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco di Napoli (detta in gergo partenopeo Chiesa de’ ‘e cape ‘morte) fino al 28 aprile. La location aderisce perfettamente al messaggio e alle installazioni gotiche dell’artista.

All’esterno della Chiesa del ‘600 a dare il benvenuto ai visitatori c’è il teschio alato di Dionisio Lazzari. Varcata la soglia e la navata principale, si scende nell’ipogeo dove sono conservati resti umani anonimi, chiamati anche anime pezzentelle, adottati anticamente dai fedeli perché considerati degli intermediari per ottenere intercessioni, invocazioni e preghiere di vario genere. Questo luogo è molto suggestivo ed inquietante per certi aspetti perché fa parte di un’area cimiteriale composta i lati da due cappelle che, un tempo, fungevano da raccoglitori per i loculi.

Teschio alato di Dionisio Lazzari

Appena si giunge in questo luogo, scendendo delle scale, l’aria e la luce cambiano: il visitatore s’immerge tra le opere di Ernest Pignon che vengono colpite da una luce intrisa di misticismo atavico. Le installazioni si riflettono su uno specchio d’acqua artificiale ed è come se rivelasse la doppia vita delle opere che oscillano tra materia e spiritualità.

Lo scopo di Extases è proprio quello di indagare il rapporto tra esteriorità ed interiorità, tra ciò che guardiamo e ciò che sentiamo internamente.

Extases: la mostra dell'artista francese a Napoli

Extases Ernest Pignon

Protagoniste della mostra sono le donne raffigurate nel pieno della loro estasi: hanno bocche socchiuse, occhi spalancati ed esterrefatti e smorfie di spasmi;, vengono ritratte nel momento preciso in cui terreno e ultraterreno s’incontrano nel delirio.

Alle volte l’impeto è così forte da non poter proprio far nulla, neppure invocare aiuto da Dio. Il corpo rimane come morto: non si può muovere né mani, né piedi. Se sta in piedi, si accascia su se stesso, senza neppure la forza di respirare. Si lascia fuggire qualche gemito debole di voce perché  non ne può più, ma molto infuocato per sentimento.

Abbiamo riportato le parole di Teresa d’Avila per poter far comprendere meglio il significato di estasi per Ernest Pignon perché spesso l’amore verso Dio può anche lacerare l’anima, disturbandola.

Il dolore trascendentale è una ferita perché chi ama spiritualmente muore sempre un po’.

Maria Maddalena di Ernest Pignon

Ernest Pignon Extases

Le protagoniste di Extases

Le donne sono le protagoniste di Extases, ciascuna rappresentata con il proprio tormento, la propria storia e la propria estasi.

Maria dell’Incarnazione (1599-1639) a 19 anni sposa un uomo che muore qualche mese più tardi. Dopo poco tempo la donna  ha una visione di Cristo che la invita ad entrare nelle Orsoline di Tours. Nel 1639 diventa missionaria in Canada e in Québec fonda il primo monastero delle Orsoline.

Caterina da Siena (1347-1380) all’età di 6 anni le appare Cristo e decide di essergli devota. Decide di non sposarsi, diventando penitente e flagellante. Vive in estasi continue e va di città in città per richiamare i potenti al loro dovere. Sfinita per i digiuni muore a 33 anni.

Maria Maddalena è una nota cortigiana pentita che diventa discepola di Gesù, lo accompagna fino ai piedi della croce, assistendo alla deposizione nel sepolcro prima di diventare la prima testimone della Resurrezione. Si ritira in una grotta dove prega e medita fino agli ultimi anni della sua vita.

Angela da Foligno (1248-1309) ha una vita dissoluta e mette al mondo numerosi figli che all’improvviso muoiono quasi tutti in seguito alla morte del marito. La donna dopo questi tristi accadimenti decide di spogliarsi di tutti i suoi averi, infliggendosi mortificazioni terribili, vive reclusa dedita alla preghiera e alla meditazione fino alla sua morte.

installazione di Ernest Pignon

Madame Guyon (1648-1717) scopre grazie all’aiuto di un francescano la strada oratoria che conduce al misticismo. Dopo la morte del marito rinuncia alla tutela dei suoi figli e decide di dedicarsi alla predicazione e all’amore verso Dio. Viene internata per 5 anni alla Bastiglia e i suoi libri vengono banditi.

Louise du Néant (1639-1694) a 36 anni viene colpita dal sermone di un predicatore che le provoca una crisi interiore così forte che inizia ad avere dei segni di demenza. Abbandona la sua famiglia, entra in noviziato e viene successivamente internata alla Salpêtrièré di Parigi.

Teresa d’Avila (1515-1582) a 20 anni entra nel monastero delle carmelitane dell’Incarnazione d’Avila, è soggetta a continue estasi che si accompagnano a fenomeni di stigmatizzazione e levitazione. La sua missione è quella di testimoniare le sue esperienze attraverso la scrittura, fonda il suo primo monastero ad Avila e ne erigerà altri 17.

Le martiri di Ernest Pignon

Extases è una mostra emblematica dove ogni singola linea e particolare riescono ad esprimere il proprio senso solo percependolo nell’insieme, partecipazione dello spettatore compresa.

Presentazione dell’antologia La rocca dei poeti con omaggio a Stefano Cucchi

Oggi presso il Circolo della Stampa di Avellino è stata presentata l’antologia La rocca dei poeti, nel libro sono presenti tre poesie per ciascun poeta che ha partecipato alla IV edizione del Festival Nazionale di poesia.

Durante l’evento Michele Gentile, ideatore e organizzatore della Rocca dei poeti, ha spiegato l’importanza della poesia, su come può nascere l’ispirazione di un testo in versi e sul timore che si può provare nello scrivere in questo stile.

L’incontro di oggi ha rappresentato un momento di condivisione tra poeti in essere e poeti in divenire, una sorta di ponte tra chi ha abbracciato la poesia come forma di espressione e chi cerca di avvicinarsi ad essa per hobby.

Gli alunni dell’Amatucci e del Solimena erano presenti all’evento e alcuni di loro hanno letto delle loro poesie.

Rocca dei poeti

Rocca dei poeti

Tra i componimenti presenti ne La rocca dei poeti oggi è stata letta una poesia dedicata a Stefano Cucchi ed è stato un modo per poter far comprendere che la poesia può e parla di attualità perché non vi sono argomenti che possono essere più o meno adatti quando si decide di scrivere in versi.

Prosegue “L’arte e la Musica”,
il tour di Ivan Romano

Ecco le immagini di Mondo Teatro, il secondo brano realizzato dall’artista durante il suo ultimo concerto. La canzone esorta a non smettere mai di sognare e ad avere sempre una forte autostima. Non si deve perdere mai il piacere di sentirsi liberi di scegliere ciò che si vuole senza pregiudizi, liberi di volare in alto come gli uccelli. Bisogna dare valore alle piccole cose e godersi ogni attimo della propria vita.

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