Cultura

Franco Arminio tra territorio, canti e poesia di ciò che resta coglie l’essenziale

Franco Arminio, poeta e paesologo irpino, ha dalla sua il potere della parola persuasiva: i suoi componimenti sono scritti in modo semplice, gli argomenti trattati sono diversi ma in tutti traspare un velo di malinconia. L’associazione Per Aenigmata ha organizzato un incontro ad Avellino in cui il poeta ha letto alcuni dei suoi versi in prosa e raccontato l’importanza della poesia e della parola, sia essa ufficiale o dialettale.

Franco Arminio

Franco Arminio

Franco Arminio è riuscito a trasformare un reading in un recital partecipato: l’atmosfera è cambiata d’incanto, diventando un incontro familiare e intimo.  Il canto, per il poeta, è un potente riattivatore della comunità perché è in grado di rompere le barriere della distanza e allo stesso tempo è portatore di letizia.

Resteranno i canti (2018) è la sua recente raccolta di poesie, che racchiude immagini in versi della natura, di paesi dimenticati, di amore e di dolore.

Il dolore che ti arriva

guardalo, lavalo,

tienilo con te.

Il dolore che tieni

non vola via alla cieca,

ti fa compagnia.

Il dolore serve contro la ruggine, contro le muffe

delle abitudini.

Ecco, ora tu e il dolore siete contenti di stare assieme:

azzurro è il cielo,

un signore ti ha detto

buongiorno.

Cinema Partenio: boom di presenze per la proiezione de L’amore molesto

L’amore molesto (1995) in versione restaurata e proiettato il 24 marzo, contrariamente alle aspettative, ha registrato un boom di presenze al Cinema Partenio, tanto che c’è stata la necessità, last second, di allestire una sala più grande per poter contenere tutti gli spettatori giunti per la proiezione del lungometraggio.

Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante, che ha anche collaborato alla sceneggiatura della pellicola, ed ha come protagoniste Delia (Anna Bonaiuto), una disegnatrice di fumetti che vive a Bologna e Amalia, donna enigmatica nonché madre di Delia.

L'amore molesto: trailer

Anna Bonaiuto interpreta Delia ne L’amore molesto

L’amore molesto ritrae storie femminili molto diverse tra loro.

Amalia muore in circostanze anomale e indossa solo un reggiseno molto particolare rispetto a quelli che utilizzava. Delia ritorna a Napoli, la sua città natale, per capire cosa sia successo alla madre e si ritrova a ripercorrere il suo passato, i legami familiari interrotti e i ricordi turbolenti, con cui non ha voluto mai fare i conti, lasciando tutto in una sorta di obnubilamento mentale.

Tra le protagoniste femminili c’è anche Napoli, una città caotica, fatta di contraddizioni, di schiamazzi e di un modus vivendi particolare, che riesce a comprendere fino in fondo solo chi ha vissuto nelle sue viscere popolari.

La fotografia del film possiede una fisicità che riesce a comunicare anche senza la necessità di appoggiarsi alla comunicazione verbale.

Oggi con la proiezione de L’Odore del sangue di Mario Martone e la presentazione del libro Cinque Racconti del Sud di Camillo Marino, si conclude la rassegna degli eventi culturali organizzati in occasione del Premio Camillo Marino 2019.

Avellino: il regista Mario Martone riceve il Premio Camillo Marino 2019

Ieri al Cinema Partenio il regista Mario Martone ha ricevuto Il Premio Camillo Marino 2019, un riconoscimento cinematografico alla carriera che viene assegnato ad autori internazionali.

Camillo Marino, critico cinematografico, sceneggiatore e giornalista italiano, è stato il fondatore della rivista Cinemasud che nel 1959 ha dato vita al Festival del Cinema Neorealista insieme a Pier Paolo Pasolini e Giacomo D’Onofrio e del Laceno d’Oro.

Pensieri Periferici Festival del pensiero itinerante, a vent’anni esatti dalla scomparsa di Camillo Marino, ha organizzato una serie d’incontri che permetteranno di conoscere sia il critico cinematografico che Mario Martone.

Il 22 marzo l’incontro del regista con il pubblico e la stampa, la consegna del premio e la proiezione di Capri Revolution (2018), al Cinema Partenio, hanno dato il via agli appuntamenti che proseguiranno fino al 25 marzo.

Mario Martone ha presentato e spiegato i punti chiave di Capri Revolution, il suo modo di fare cinema e alcuni aneddoti sulle riprese del film che è stato girato tra Capri e il Cilento.

Capri Revolution: la locandina

Capri Revolution di Mario Martone

Capri Revolution: la trama

Capri Revolution è un lungometraggio che oscilla tra lo storico e il moderno per trama, scenografia e colonna sonora. Lo spettatore viene catapultato in un altro periodo storico che è scandito dalla musica elettronica di Apparat (Sascha Ring), che compare in alcune scene del film.

Siamo a Capri ed è il 1914. L’isola si divide tra gli abitanti del luogo e una comunità di giovani europei, che vivono all’insegna della spiritualità, del contatto con la natura, della libertà sessuale e dell’espressione artistica in ogni sua singola forma e manifestazione.

Lucia (Marianna Fontana), è una capraia dallo spirito libero e mal sopporta le imposizioni culturali del luogo e della sua famiglia. L’incontro con i ragazzi della comune le apre un mondo diverso, fatto di non costrizioni e, soprattutto, di libertà infatti la giovane donna non impiega molto tempo nel decidere di abbandonare la sua vita, unendosi a loro.

Questa scelta di vita rappresenta per Lucia la possibilità di poter vivere liberamente e senza imposizioni, scoprendo un’indipendenza diversa e più consapevole.  In medio stat virtus e come ogni estremismo, sia esso conservatore o avanguardista, ci sono sempre degli elementi che non possono mai aderire completamente a tutti gli esseri umani nello stesso modo e quindi questa prerogativa condurrà la capraia verso altri luoghi. Per scoprire quali non vi resterà che guardare il film.

Capri Revolution di Mario Martone

Mario Martone

Premio Camillo Marino 2019: prossimi appuntamenti

Sabato 23 marzo

Rasoi (1991) ore 17:00

Noi credevamo (2010) ore 21:00, introdurrà la proiezione Renato Carpentieri.

Domenica 24 marzo

Teatro di guerra (1998) 4 ore 18:00

L’amore molesto (1995) ore 20:30

Lunedì 25 marzo

Il giovane favoloso (2014) ore 15:30

La salita (1997), episodio de I Vesuviani ore 19:45

L’odore del sangue (2004) ore 20:30

Tutte le proiezioni si svolgeranno al Cinema Partenio sala 4 e sono tutte ad ingresso libero.

Concertone del 1 maggio,
in corsa gli irpini Zerella

La band avellinese è stata selezionata per le fasi finali di 1M Next, il contest dell’evento trasmesso su Rai 3. Gli artisti, tifosi del lupo, annunciano che in caso di partecipazione all’evento porteranno sul palco la maglia biancoverde. Ecco il loro appello al voto…

«Nun me scuccià»,
la libera interpretazione di Picariello

Maurizio Picariello, noto artista del capoluogo, presenta una versione tutta sua della canzone del grande Pino Daniele.

Sinan Gudžević: il poeta che ironizza osservando il mondo in distici elegiaci

Sinan Gudžević è un poeta serbo che compone e racconta del suo mondo e dei suoi ricordi in distici elegiaci. La maggior parte dei componimenti racchiudono un’ironia sottile come l’epigramma de Il matematico Bo, presente nel video di apertura.

Il poeta afferma che i suoi componimenti nascono come un passatempo e non sono portatori di verità perché quest’ultima appartiene ai filosofi.

Usando le parole di Sinan Gudžević:

I miei epigrammi non portano e non offrono nulla di nuovo. Tutto quello che c’è in essi, c’è da sempre negli epigrammi: qualche iscrizione tombale, qualche componimento scoptico, qualche distico arguto e malinconico, autoironico o pungente. Per me scrivere versi è un’attività strettamente intima, più perditempo che cercaverità, poetare un pensiero all’espressione.

La particolarità degli epigrammi di Sinan Gudžević, oltre allo stile, è rappresentata dai contenuti che sono delle istantanee di questo tempo, mostrando alcuni aspetti della nostra società fatta di paure, di paranoie e, talvolta, di malinconie. Sono le impressioni che abbiamo su ciò che osserviamo a caratterizzarci come essere senzienti e pensanti.

La scelta stilistica dell’epigramma, da un certo punto di vista, rappresenta una forma di coraggio perché la poesia è un genere letterario che non si è mai diffuso con grande facilità tra i lettori ed è sempre stato di nicchia o considerato tale.

pigrammi romani di Sinan Gudžević

Il poeta serbo

I poeti di oggi scelgono di arrivare ai lettori in modo più diretto, pensiamo a Milk and honey Rupi Kaur. La poetessa come Sinan Gudžević opta per la scelta di componimenti brevi ma che non seguono una metrica o uno stile già esistente, sono versi liberi.

La forza del poeta serbo è contenuta nei testi, che sono di facile approccio e fruibili anche per quel pubblico che, leggendo epigrammi, potrebbe mostrare disappunto.

Per rendere l’idea dei componimenti di Sinan Gudžević e farvi comprendere meglio ciò che è stato detto, vi riportiamo l’epigramma 24:

Roma è rovine e cimiteri, e i romani son gente allegra.

Vivendo al cimitero dolor diventa riso prima o poi.

L’orso ‘nnammurato di Sollo & Gnut è un libro disco di poesie e d’amore in napoletano

L’orso ‘nnammurato è un libro disco di Sollo e Gnut composto da 66 poesie e 14 sono diventate canzoni. Il progetto tra i due artisti nasce per caso: Sollo pubblica sui social L’orso ‘nnamurat, una sua poesia, e Gnut decide di musicarla, trasformandola in Amore ‘o vero, un brano musicale.

Sollo e Gnut provengono da background musicali diversi: il primo dal punk e il secondo dal folk. L’orso ‘nnammurato è il risultato di questa fusione, ben riuscita, che esula dal solito cantautorato e trasmette emozioni non confinate in uno spazio e tempo definiti. Il leitmotiv centrale del loro lavoro è l’amore che viene accompagnato da una chitarra acustica e dal napoletano.

Il libro disco ha come finalità principale l’emozione, per entrambi non è importante la funzionalità commerciale di un testo o di una canzone ma l’impatto emotivo.

Scrivere poesie e cantare d’amore per Sollo e Gnut è un modo per distoglierci da un mondo che sembra orientato principalmente all’odio e alla superficialità in tutte le sue manifestazioni.

L’orso ‘nnammurato è stato pubblicato il 25 gennaio dalla casa editrice Ad Est dell’Equatore.

Gli artisti nei prossimi mesi saranno impegnati nel tour che li condurrà in varie date italiane, ieri si sono esibiti al Godot di Avellino dove hanno incantato, rapito e fatto sorridere il pubblico .

L'orso 'nnammurato di Sollo & Gnut

il cantautore napoletano

L’orso ‘nnammurato: prossime date

Nuova Ferramenta Arci, Lecce: 21 marzo

Zero81, Napoli: 30 marzo

Off, Bologna: 5 aprile

Centro Culturale Vignola 18, Bolzano: 6 aprile

Ohibò, Milano: 17 aprile

Angelo Mai, Roma: 19 aprile

Germi, Milano: 18 aprile

Matuta, Santa Maria Capua Vetere: 31 aprile

Avellino: Davide Morganti incontra
il pubblico al Partenio

Caina (2016) è un film di Stefano Amatucci tratto dall’omonimo romanzo di Davide Morganti.

Per il ciclo La voce dell’autore, promosso dallo Zia Lidia Social Club, lo scrittore ed il regista hanno incontrato il pubblico al cinema Partenio, dopo la proiezione del film.

Caina è un film che affronta la tematica dell’immigrazione da un punto di vista diverso e in cui non c’è spazio per la pietà o per la compassione. I protagonisti non crescono umanamente, restando fedeli a loro stessi dall’inizio alla fine perché non ci sono vinti e vincitori. La fotografia è cupa ed essenziale, aderisce perfettamente nel dare quella chiave di lettura lontana dalla catarsi e vicina al distacco emotivo.

La trama di Caina nasce dalla fusione de Il trovacadaveri (2010), un monologo di Davide Morganti e del romanzo sopracitato. L’intento con cui prende vita il lungometraggio non è quello di affrontare il tema dell’immigrazione ma è quello di mostrare lo scontro razziale, evitando il classico cliché narrativo con persecutori e vittime.

Altro tema presente in Caina e molto caro a Davide Morganti è quello religioso: la fede spesso viene vista e percepita come un elemento che supporta il dolore. Nel film, invece, la diversità di orientamento religioso associata all’ignoranza e alla povertà d’animo porta alla diffidenza e alla xenofobia.

Caina: il film

Caina la locandina

Protagonista del film è Caina (Luisa Amatucci), una trovacadaveri, che incarna alla perfezione tutti i luoghi comuni beceri, esistenti nella società di oggi. È una donna che crede di essere sempre nel giusto, non mette mai in discussione il proprio pensiero, restando chiusa nel suo microcosmo fatto di supposizioni infondate e profonda non conoscenza di ciò di cui sta parlando.

Caina rispecchia l’essere umano medio, convinto di sapere e conoscere tutto senza studiare o senza approfondire argomenti di cui intende parlare o per cui intende battersi.

Il film, sotto alcuni aspetti, è disturbante perché scuote senza lasciar spazio alle domande, mostra senza voler essere sovrainterpretato ma semplicemente desidera essere osservato per ciò che è e che sta mostrando in tutta la sua datità.

Avellino: intervista a Domenica Lomazzo, Consigliera di Parità della Regione Campania

Domenica Lomazzo, Consigliera di Parità della Regione Campania, ci spiega le difficoltà riguardo le pari opportunità femminili che, pur esistendo nelle normative, vengono disattese nella realtà sociale e lavorativa.

La legge italiana garantisce uguaglianza tra i generi ma la realtà è ben diversa.

Esiste ancora una disuglianza salariale tra uomo e donna, non c’è ancora spazio sufficiente per la donna a livello lavorativo, soprattutto in Campania, dove la statistica delle donne occupate è ancora molto bassa, stiamo parlando del 30%. Questo dimostra che, nonostante affermiamo di essere una società libera dai pregiudizi, la realtà in cui ci troviamo è piena di limiti e di ostacoli per una libertà lavorativa, sociale ed economica che sia paritaria per tutti.

Quante donne sono costrette a lasciare il proprio lavoro perché non ci sono strutture in grado di poterle supportare durante questo periodo delicato? Quante donne non vengono assunte perché potrebbero decidere di diventare madri?

Per poter cercare di risolvere questo tipo di problematiche c’è bisogno di promuovere la cultura paritaria ed inclusiva.

Domenica Lomazzo: intervista

Consigliera di Parità Regione Campania

La violenza sulle donne, ad esempio, è un’altra dimostrazione della mancanza di parità nel potere tra uomo e donna. Per poter cambiare questa situazione c’è bisogno d’inserire le donne nel mondo del lavoro in modo più massiccio rispetto alla situazione attuale.

Cosa sancisce l’articolo 37 della Costituzione?

La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambbino una speciale adeguata protezione.

Bisogna liberarsi di tutti quegli stereotipi che vincolano la crescita sociale e lavorativa della donna. C’è bisogno di abbracciare un modello di cultura globale. L’incontro tenutosi ad Avellino: Giù il velo dei pregiudizi, a cui ha partecipato anche Domenica Lomazzo, è un ottimo esempio di cambiamento culturale che può avvenire all’interno delle istituzioni scolastiche.

Avellino: Giù il velo dei pregiudizi

Giù il velo dei pregiudizi è il nome del seminario che si è tenuto all’ex Carcere Borbonico di Avellino. Il tema affrontato è quello della donna islamica, della sua femminilità e del suo reale rapporto all’interno della propria comunità.

Siamo sicuri di conoscere realmente ciò che riguarda la cultura islamica, la religione e il ruolo della donna? La maggior parte di noi ha conoscenze basate su falsi stereotipi e molto spesso si pensa alla cultura islamica senza contestualizzare i luoghi geografici in cui essa esiste. Scopo dell’incontro di oggi è quello di porre attenzione sulla conoscenza e l’approccio verso la diversità attraverso un pensiero laterale, un occhio umano e soprattutto che conosce bene queste tematiche, molto spesso abusate dai media e non approfondite nel modo adeguato.

Giù il velo dei pregiudizi nasce da un’idea nata a scuola dalla professoressa Lucia Savelli che, dopo aver assegnato la lettura di un libro di Malala Yousafzai, ha chiesto ai suoi alunni di scriverle una lettera.

Tra i diversi elaborati la docente ne ha scelta una, quella di Martina Pergola. La lettera è stata tradotta e spedita a Malala Yousafzai, scrittrice, giovane attivista pakistana e la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la pace.

Giù il velo dei pregiudizi

Giù il velo dei pregiudizi

Giù il velo dei pregiudizi ha coinvolto gli studenti di terza della Scuola Secondaria di I grado Francesco Solimena, l’incontro ha dato degli spunti di riflessione per i ragazzi, aiutandoli a comprendere che la curiosità e l’apertura mentale possono farci apprendere le sfumature del mondo. I confini geografici servono per orientarci praticamente e non per limitarci umanamente e mentalmente.

La discussione, per essere meglio compresa, si è svolta attraverso un parallelismo tra la donna occidentale e quella islamica. La maggior parte delle donne occidentali, ad esempio, rincorre l’ideale estetico di perfezione, non rendendosi conto che questo è un retaggio della società maschilista che ancora ci portiamo dietro. Per molte donne islamiche è fondamentale ottenere il diritto allo studio e questo non significa che loro non curino il loro aspetto fisico o la propria femminilità, semplicemente lo fanno in modo diverso.

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