Cultura

Milk and honey di Rupi Kaur,
il libro che tutte le donne dovrebbero leggere

Rupi Kaur è una poetessa, illustratrice e artista canadese di origini indiane. Milk and honey (2014) è il suo primo libro di poesie che, diventato un caso letterario, ha venduto oltre 2,5 milioni di copie in tutto il mondo. Il suo modo di comunicare è figlio del nostro tempo: semplice, snello, veloce, diretto e allo stesso tempo toccante.

La poetessa racconta il mondo femminile interiore di ogni donna e lo fa con spirito critico, sensibilità e delicatezza. Milk and honey si divide in quattro sezioni di poesie: il ferire, l’amare, lo spezzare e il guarire. Tutte queste sezioni hanno un unico denominatore: la donna. Rupi Kaur, non a caso, rappresenta una delle figure femminili di spicco del nostro tempo.

Il mondo femminile è intriso di sentimenti, lacrime e amori sbagliati ma anche di violenze domestiche, emarginazione e continua lotta per la propria affermazione sociale e sessuale.

L’autrice descrive l’importanza, fasulla, perfetta e commerciale del corpo della donna moderna, la difficoltà d’integrazione delle minoranze etniche (Rupi Kaur ha varcato i confini canadesi da immigrata) fino ad arrivare alla violenza sulle donne, tematica molto delicata e attuale.

Primo piano della poetessa

Rupi Kaur

Che cosa rappresenta per la scrittrice Milk and honey? Rupi Kaur cosa vuole mostrarci? Per rispondere a queste domande riportiamo la poesia introduttiva al libro:

questo è il viaggio della

sopravvivenza tramite la poesia

questo è il sangue sudore lacrime

di ventun anni

questo è il mio cuore

nelle tue mani

questo è

il ferire

l’amare

lo spezzare

il guarire

 

Milk and honey: perchè tutti dovrebbero leggerlo

Milk and honey è uno scorcio reale del periodo storico e culturale che stiamo vivendo, rappresenta un modo alternativo di fermare in versi tutto ciò che ci passa davanti e su cui, alle volte, non ci soffermiamo abbastanza. Il lettore più attento, alla fine del libro, non potrà altro che porsi delle domande, con rammarico.

Oggi viviamo in un mondo che è moderno sotto molti aspetti ma resta, suo malgrado retrogrado, su molti altri: la condizione femminile di oggi ne rappresenta il triste emblema.

I retaggi culturali in cui siamo ingabbiati continuano ad imperare silenziosamente e, permeando il nostro vivere quotidiano, sembrano difficili da combattere. La poesia di Rupi Kaur non è una semplice denuncia, come un elenco della spesa: i suoi brevi componimenti mostrano i meccanismi distorti che ci conducono a questa immobilità di pensiero.

Le donne, spesso inconsapevolmente, sono le prime a perpetrare i meccanismi della società maschilista e poco propensa all’uguaglianza tra i sessi. La spasmodica ricerca nell’apparire perfette, seguendo i canoni estetici dettati dal mercato e fondati sulla paura d’invecchiare, ne rappresenta un esempio. Può la donna, oggi, autoriconoscersi esclusivamente in un mondo prettamente estetico?

Rupi Kaur risponde così in una poesia:

Voglio scusarmi con tutte le donne

che ho definito belle

prima di definirle intelligenti o coraggiose

scusate se ho fatto figurare

le vostre semplicissime qualità innate

come le prime di cui andar fiere quando il vostro

spirito ha sbriciolato montagne

d’ora in poi dirò cose come

siete resilienti o siete straordinarie

non perché non vi ritenga belle

ma perché siete ben più di questo.

La scrittrice scuote gli animi in modo delicato e semplice, evitando metafore o figure retoriche che possono allontanare il lettore dal messaggio principale. La mancanza di solidarietà femminile è un altro tema presente nelle sue poesie: le donne sono le prime a non essere solidali l’una con l’altra e, secondo Rupi Kaur, ciò contribuisce alla rottura degli schemi maschilisti odierni.

La scrittrice esorta le donne a difendersi da quegli uomini che non fanno altro che denigrare le loro pari perché questo stesso modo di fare spavaldo e poco sensibile, al momento giusto, verrà riservato anche a loro.

La prima racolta di poesie di Rupi Kaur

Copertina di Milk and Honey

Rupi Kaur e il femminismo moderno

Le poesie di Rupi Kaur svelano il cambiamento del femminismo oggi. Dimentichiamo le rivolte in strada, le proteste e l’aggressività (spesso sinonimo di debolezza). Il riscatto femminile, oggi, parte da una riflessione interiore che si concretizza nella consapevolezza quotidiana.

Ogni donna dovrebbe vivere con più cognizione la propria condizione, prenderne atto e rivendicarla con i piccoli gesti della quotidianità. La presa di coscienza del proprio valore interiore, che ciascuna donna possiede in quanto essere umano, è il primo passo verso un cambiamento radicale.

Le donne devono essere le prime ad allontanarsi dagli stereotipi sociali in cui sono state inglobate. Il senso di colpa all’interno della donna è quasi come se fosse un elemento che le appartiene per natura, in realtà le è stato cucito addosso per renderla più plasmabile e mansueta.

Nelle donne, spesso, s’innesca il pensiero subdolo per cui sia lei stessa il problema della fine di un amore. La società ha inculcato nelle donne la malsana credenza che si debba essere necessariamente accompagnate ad uomo, per potersi sentire complete e soddisfatte.

La realtà, fortunatamente, è un’altra e preferiamo dirvela con le parole di Rupi Kaur:

Hai l’abitudine

di codipendere

da altri per

sopperire a ciò

che credi ti manchi

chi ti ha indotta

a credere che un’altra persona

ti servisse da completamento

quando al massimo poteva farti da complemento.

 

Per approfondire il resto vi consigliamo di leggere Milk and honey e The sun and her flowers (2017), l’ultima raccolta di poesie della scrittrice.

Buona lettura!

L’Italia che non c’è più

Maurizio Picariello effettua la propria riflessione sui problemi del Paese.

Le «focare» di Quindici e Montoro

Conto alla rovescia per gli eventi che si terranno nel Mandamento e nella Valle Irno Solofrana.

Nusco, sale l’attesa per la Notte dei Falò

Presentata la rassegna che si terrà dal 18 al 20 gennaio nel suggestivo borgo altirpino.

Io sono Mia è il biopic su Mia Martini di Riccardo Donna

Riccardo Donna porta sul grande schermo  Mia Martini – Io sono Mia, il biopic su una delle voci più espressive del panorama musicale femminile italiano. Mimì ha una voce graffiante ma non aggressiva che lascia intravedere un animo cupo, sofferente e inquieto.

Mia Martini, sin da piccola, è affascinata e rapita dallo scenario musicale italiano. Cantare diventa la sua grande passione ma rappresenta, soprattutto, un mezzo per poter comunicare in modo più semplice i suoi turbamenti interiori.

Il lungometraggio di Riccardo Donna esula dal classico biopic, ciò si evince già da una prima visione del trailer.

Il regista gioca con i flashback, per poter mostrare allo spettatore non solo la Mia Martini cantante ma anche la Mimì (nome con cui veniva chiamata in famiglia) bambina e donna che ha generato il personaggio pubblico, che la maggior parte di noi conosce.

Mia Martini – Io sono Mia racchiude, in 130 minuti di girato, circa vent’anni di vita della cantante, cercando di attraversare e mostrare gli episodi più significativi della sua intera vita.

Foto storica della cantante italiana

Primo piano di Mia Martini

Chi è Mia Martini?

Mia Martini pseudomino di Domenica Rita Adriana Bertè, nasce a Bagnara Calabria il 20 settembra del 1947, è la secondogenita di quattro figlie: Leda, Domenica e Loredana Bertè, nota cantautrice italiana.

Il padre, Giuseppe Radames Berté, un insegnante di latino e greco, per motivi di lavoro, si trasferisce insieme alla famiglia nelle Marche. Mia Martini e Loredana Bertè hanno un rapporto conflittuale con la figura di quest’uomo che, ben presto, le porta a cercare la strada della libertà lontano da un nucleo familiare troppo rigido per le loro anime assetate di vita e di libertà.

Mimì canta di questo rapporto complicato in Padre Davvero, brano racchiuso nel suo primo disco: Oltre La Collina (1971). Per poter comprendere meglio l’animo e il modo di vedere questo rapporto padre/figlia, riportiamo alcuni spezzoni del testo di Padre Davvero.

Mi avevi dato per cominciare

tanti consigli per il mio bene;

quella è la porta, è ora di andare

con la tua santa benedizione.

Padre, davvero sarebbe bello

vedere il tuo pianto di coccodrillo!

Poi sono venuta e non mi volevi

ero una bocca in più da sfamare;

non  sono cresciuta come speravi

e come avevo il dovere di fare!

Padre, davvero che cosa mi hai dato?

Ma continuare è fiato sprecato

che sono tua figlia, lo sanno tutti

domani i giornali con la mia foto

ti prenderanno in giro da matti

Padre Davvero è un testo pregno dell’esperienza privata di Mimì, le parole non sono feroci ma laceranti e taglienti, proprio come lo è la sua voce. Da questo rapporto conflittuale e mai risolto, scaturisce una visione dell’uomo e del rapporto amoroso, che esula dai cliché del tempo in cui vive. Protagonisti delle sue canzoni ci sono uomini, storie d’amore e una vita interiore fatta di disillusioni continue e amare.

Nel 1982 Enzo Tortora, noto presentatore di fine anni ’50, intervista Mia Martini, chiedendole del ruolo che hanno le donne di Bagnara Calabria. La risposta della cantante al giornalista è ironica e sovversiva:

Le donne lavorano moltissimo, portano delle cose in testa. Una volta ho visto addirittura delle donne portare sulla testa dei binari di treno. I mariti invece bevono, stanno al bar e chiacchierano.

Il conduttore incalza, chiedendole di parlare della donna all’interno delle sue canzoni: la figura femminile nei testi della cantante non appare come sospirosa o vinta da ciò che le gira intorno. Il gentil sesso, anzi, appare come colei che gioca una partita a carte con l’uomo ad armi pari.

A questa domanda Mimì risponde così:

Non sempre è importante essere vincitrici. In amore è bello vincere, è bello perdere ed è importante sentirsi alla pari.

Questi che abbiamo descritto e citato sono alcuni dei molteplici elementi che caratterizzano la personalità fragile e complessa di Mia Martini.

Locandina del biopic

Mia Martini – Io sono Mia: trama

Il biopic di Riccardo Donna si apre con l’ingresso di Mia Martini (Serena Rossi) che ritorna, a calcare il palcoscenico di Sanremo nel 1989 con il brano Almeno tu nell’universo.

La cantante si lascia intervistare da Sandra (Lucia Mascino), una giornalista che in realtà vorrebbe incontrare Ray Charles. Da qui lo spettatore inizia a ripercorrere tutto il vissuto della cantautrice attraverso i suoi stessi occhi. La cantante racconterà del rapporto con il padre, della vita bohémienne vissuta in giro per il mondo fino ad arrivare ad una storia d’amore che la segnerà nel profondo. Per scoprire altri dettagli, non vi resta che guardare il film.

Il lungometraggio verrà proiettato nelle sale cinematografiche dal 14 al 16 gennaio.

Buona visione!

 

«Il viaggio di un poeta» di Maurizio Picariello

L’arte del poliedrico poeta-itinerante di Avellino.

Avellino riscopre Sergio Leone

Fino al 6 gennaio il Circolo della Stampa di Avellino ospiterà la mostra dedicata al regista Sergio Leone.

Arsenico,
lo spettacolo di Teselli

Si alza il sipario sull’evento della compagnia teatrale “La Fermata”.

La scommessa del Plurale

L’interesse dei provinciali per la cronaca locale

La cronaca locale è al centro del nostro obiettivo perché la provincia e i piccoli paesi che la popolano sono un serbatoio inesauribile di storie. Di quali notizie si compone il Plurale? Il taglio giornalistico che diamo al contenitore è tracciato dal suo campo d’indagine. A noi interessa approfondire le notizie squisitamente locali.

Tipo a Camposanpietro, un paese in provincia di Padova, c’era un gallo che cantava troppo presto. I vicini del proprietario del gallo si erano rivolti agli amministratori per trovare una soluzione. Si sa come funzionano le cose nei comuni: è tutto un inciucio e alla fine la soluzione si trova.

Gli amministratori di Camposampietro, investiti dalle proteste dei cittadini a cui il gallo toglieva il sonno, non erano riusciti a trovare nel regolamento comunale una norma che contemplasse il caso e avevano provato a mediare tra le parti, immaginando anche di dare al gallo una nuova collocazione.

Dopo altri lunghi e farraginosi studi e mediazioni, si era giunti finalmente alla conclusione che la strada dello spostamento del gallo risultava impraticabile per l’indisponibilità del proprietario a cedere l’animale. Visto che lo studio degli amministratori non produceva risultati, i cittadini che protestavano si erano rivolti agli avvocati ed era partita la denuncia.

Una norma che contemplava il caso era stata trovata nel Regolamento di Polizia Urbana del Comune di Camposanpietro che sancisce «il divieto di detenere animali che disturbino la pubblica o privata quiete». Ecco allora che il proprietario del gallo si era visto recapitare a casa una multa da 52 euro. Per non pagarla aveva presentato ricorso non prima, però, di essersi materialmente sbarazzato della materia del contendere, tirando il collo al gallo.

Ecco la magia dello show business e la scommessa del Plurale.

Un caso destinato a occupare al massimo un trafiletto nel piede delle pagine interne di un quotidiano locale, portata su un media audiovisivo e approfondita dovrebbe riuscire a suscitare l’interesse del pubblico.

Se il progetto dovesse sfondare, anche la rassegna stampa provinciale dovrebbe risentirne. L’ampio spazio dato agli speciali e servizi legati alle grandi infrastrutture e alle occasioni di crescita e sviluppo economico delle zone interne, dovrebbe lasciare il posto a gustosi aneddoti sulla vita di villaggi sospesi in un tempo indistinto.

Erminio Merola

Come nasce il Plurale

Il video di presentazione dell’iniziativa editoriale ilplurale.it

Scroll to top