Cultura

“Ciao” è il singolo d’esordio di Alba, una giovane cantautrice italiana

Il magnetismo vocale dell’attrice e cantautrice campana Alba, affascina e seduce in Ciao, il suo singolo d’esordio.

Alcuni brani sono un viaggio, o per meglio dire, una guida, un faro, capace di indicarci la strada da seguire nel percorso a tappe della nostra vita.

Uno di questi, è senza dubbio “Ciao” (Delma Jag Records/IGrooveMusic), il singolo d’esordio dell’intensissima cantautrice e attrice partenopea d’adozione romana Alba, che, attraverso la sua vocalità magnetica e incisiva, conduce l’ascoltatore in un universo parallelo, in grado di evidenziare prima, per dissipare poi, le ombre che ottenebrano la vera natura, l’essenza reale, di ciascuno di noi.

Scritto dalla penna iconografica della stessa artista e prodotto dal tocco accorto ed elegante di Samuel Aureliano Trotta, “Ciao” è una lettera a cuore aperto a se stessi, un tappeto di anima e note su cui si stagliano quei frammenti interiori indeboliti dalla tossicità di relazioni distopiche e deleterie, intrattenute e consumate nel tempo.

Rapporti d’amore, d’amicizia, ma anche – e soprattutto -, l’indissolubile legame con l’unica persona dalla quale non potremmo mai separarci né fuggire, noi stessi, che, se alimentati dalla fiamma dell’assoggettamento e dell’autodistruzione, gravano sul sottile equilibrio, sul filo invisibile ma al tempo stesso solido ed imprescindibile, della reciprocità, dell’equità, portando il concetto d’insieme alla disgregazione e, la parte più debole, sensibile e insicura, a sgretolarsi sotto la morsa dell’asservimento.

Smarrimento, desolazione e caos interiore sono l’amaro cocktail emotivo con cui si nutrono le ferite dello spirito di chi non fa altro che «rimandare per paura di fallire», con quella pseudo coscienza, resa distorta da un’immagine di sé falsata e indebolita da etichette e pregiudizi, di chi decide di annegare la cognizione di sé e della propria condizione, a favore di una gabbia mascherata da dimora, di quell’ennesimo e sofferto colpo travestito da carezza – «consapevole di poter capire rompo lo specchio, giro ad occhi chiusi» -.

«Ripenso a quel silenzio, è un rumore assordante»; «Quella voce che ti tira ancora indietro, odiala, poi respira guarda in alto e parla al cielo»; «Svuoto la mente da memorie nude, copro il rumore dei tuoi passi con parole confuse»; passaggi di un testo che si identificano in snodi e svolte di vita, un nero su bianco minuziosamente curato che diventa simbolo della stessa attenzione con cui si curano le crepe, le lacerazioni e le discromie di chi trova il coraggio di ridisegnare se stesso «sopra un muro di lacrime scomposte», analizzando avvenimenti e situazioni – «leggo tra le righe di ogni tua mancata scusa» -, per mettere il punto decisivo ad un capitolo che non va depennato dalla storia della nostra vita, ma riletto con un nuovo sguardo, capace di segnare l’epilogo a dubbi, incertezze e negative vibes; quel “Ciao” che non suona come un “addio”, ma rappresenta una rinascitadal mondo e da se stessi.

La release è accompagnata dal videoclip ufficiale, diretto da Andriy Yudka e girato a Napoli, in cui Alba ripercorre le tappe raccontate nel testo tra flashback, ricordi in fotogrammi ed una ritrovata e rinnovata consapevolezza di sé.

Dotata di una grazia vocale di raro riscontro, di una timbrica delicata ma potente al contempo e di un’abilità autorale in grado di trasfigurare esperienze personali in narrazioni universali, Alba è una delle proposte più interessanti del nuovo cantautorato femminile italiano.

Alba: biografia

Alba, al secolo Alba Giaquinto, è una cantautrice e attrice napoletana d’adozione romana. Si appassiona alla musica sin da bambina, suonando la batteria e, all’età di 13 anni, dà il via al suo percorso formativo in ambito vocale, studiando canto.

Quattro anni più in là, scrive i suoi primi testi inediti, in inglese e in italiano, e, poco dopo, inizia a recitare, mettendo in luce la poliedricità della sua Arte che le consente di fondere cinema, teatro, serie TV, composizione e interpretazione.

Ad inizio 2022, entra nelle case degli italiani partecipando alla celebre e fortunatissima produzione Rai “Il Paradiso delle Signore” e, nel Maggio dello stesso anno, pubblica il suo primo singolo ufficiale, “Ciao”, una lettera a cuore aperto a se stessi che conduce l’ascoltatore ad una nuova consapevolezza di sé; un viaggio tra le tappe dell’assoggettamento e dell’autodistruzione per liberarsi dalla tossicità dei rapporti e rinascere, dalle proprie ceneri e dal mondo.

Magnetica, dotata di una grazia vocale di raro riscontro, di una timbrica delicata ma potente al contempo e di un’abilità autorale in grado di trasfigurare esperienze personali in narrazioni universali, Alba è una delle proposte più interessanti del nuovo cantautorato femminile italiano.

Al Trianon Viviani, l’ironia e lo splendore della Canzone napoletana

Due gli appuntamenti della settimana al Trianon Viviani.

Giovedì 26 maggio, alle 21, settima e ultima conferenza cantata del ciclo “Le mille e una Napoli” di Francesca Colapietro e Mariano Bellopede: tema della serata l’ironia nella canzone napoletana. Tra gli ospiti Gino Curcione e Francesco Viglietti.

Nel week end, l’ultima ripresa della stagione di “Adagio Napoletano. Cantata d’ammore”, il musical scritto e diretto da Bruno Garofalo, che ripropone lo splendore del patrimonio della melodia partenopea: repliche venerdì 27 e sabato 28, alle 21 e domenica 29 maggio, alle 18.

Il mese di maggio della programmazione del Trianon Viviani si concluderà con due appuntamenti speciali, entrambi martedì 31 prossimo.

Trianon Viviani

Trianon Viviani

Alle 18:00 un omaggio a Vittorio Viviani, figlio del grande commediografo stabiese e autore del romanzo Il posto di guardia, recentemente pubblicato da Neri Pozza. Il libro sarà presentato da Titti MarroneGiuseppe Russo e Paolo Viviani, con le letture di Toni Servillo. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti.

Alle 21:00, all’esterno del teatro, piazza Vincenzo Calenda ospiterà una serata di Tony Esposito con il suo brass quintet per il quartiere Forcella e per la città: con un programma di brani di musica classica rivisitati e reinventati all’insegna del ritmo, il concerto, intitolato Tribal classic, sarà a ingresso gratuito, fino a esaurimento dei posti, con prenotazione obbligatoria al botteghino (massimo due biglietti a persona).

Infine, per questo mese di maggio, si segnala la nuova programmazione degli orarî di apertura della Stanza delle Meraviglie, lo spazio immersivo dedicato alla canzone napoletana: visite gratuite effettuabili tutti i giorni, dal lunedì al sabato, di mattina dalle 10:30, 11:30 e 12:30, e nel pomeriggio dalle 16:00, 17:00 e 18:00; la domenica e i festivi solo negli orarî mattutini.

Disegnata dal regista Bruno Garofalo da un’idea di Marisa Laurito, la Stanza è stata realizzata nell’àmbito dell’Ecosistema digitale Cultura Campania, Progetto ArCCa, Architettura della Conoscenza Campana – Contesto Musica (Por Campania Fesr 2014-2020 – assi 1 e 2), il progetto di digitalizzazione del patrimonio culturale campano, materiale e immateriale, promosso dalla Regione Campania e attuato da Scabec, la società in house della Regione per i beni culturali.

Lilith & Abrham è il romanzo d’esordio di Drusilla Gucci

Lilith & Abrham, romanzo d’esordio della modella e influencer Drusilla Gucci, con prefazione del giornalista Alessandro Cecchi Paone, apre a un genere inedito che mischia gli elementi del fantasy, del thriller e della psicoanalisi in una trama sviluppata a più voci e su più generazioni.

Lilith & Abraham di Drusilla Gucci

Lilith & Abraham di Drusilla Gucci

Lilith & Abrham: trama

In una Romania di fine Ottocento si intrecciano i destini di due giovani: Niloufar, bellissima donna per
metà turca e additata dal villaggio come una strega, e Mihai, giovane e ingenuo rampollo, scappato dalla
noia protettiva del suo castello per diventare uomo a Bucaresti.

Il viaggio di Mihai si interrompe non appena posa gli occhi su Niloufar, che lo incanta e lo conduce nella sua capanna dove vive assieme a Venera, un’anziana sapiente che l’ha accolta quand’era ancora in fasce e con la quale condivide un legame speciale, tanto che la chiama bunica, nonna. Mihai, rapito dalla bellezza seducente di Niloufar, deciderà di rimanere con le due donne, finendo per innamorarsi completamente della giovane.

Ma Niloufar non è una donna qualsiasi: è una strega, o forse questo è ciò che a lei piace pensare. La sua mente, infatti, si lascia trascinare negli oscuri racconti folkloristici della tradizione romena, credendo totalmente a tutto ciò che li riguarda. Ed ecco che alla sua finestra arrivano caprimulgi a portare aria di sventura, intente a compiere qualche rito pagano e demoni dalle più svariate fattezze che la seducono e la terrorizzano al tempo stesso.
Tra questi, impera la misteriosa foresta di Hoia Baciu, un mondo oscuro dove si dice trovino casa le
creature del Piccolo Popolo e gli spietati Verdi, mostri implacabili assetati di sangue. Così Mihai,
preoccupato per la salute mentale di Niloufar e spinto dal senso di responsabilità in seguito alla scoperta
della sua gravidanza, decide di riportarla al suo maniero, dove li aspettano la madre e Vasilica, la vecchia governante che l’ha cresciuto.

Darvulia, vedova dal cuore arido, non vede di buon occhio la relazione del figlio, anzi: detesta la povera donna e farà di tutto per renderle la vita un inferno. Inevitabilmente, la salute di Niloufar si incrinerà ancora di più, finendo per trascinare nella sua paranoia anche il marito, condannando i figli, Lilith & Abrham, al suo stesso, folle, destino.

Il romanzo analizza nel profondo, con una spietata veridicità, tutti gli aspetti più angoscianti che ruotano
attorno al concetto del “doppio”: due sono i gemelli, due i genitori, due le madri, due le possibilità
d’interpretazione e due i destini che, sebbene si incrocino più volte, sembrano portare sempre alla stessa
voragine. Eppure, se da una parte il lettore si ritrova a dover fare i conti con la possibile fondatezza delle
parole di Niloufar, dall’altra è trascinato in un mondo fantastico di tutto punto, dove la meraviglia degli
esseri che lo popolano arricchisce la narrazione con dettagli curati.

A ogni angosciante rivelazione della donna, Drusilla Gucci antepone una profonda descrizione della tradizione romena, dei suoi miti e delle sue creature, riportando gli elementi del fantasy nella realtà, nuda e cruda, nella quale i personaggi si ritrovano a dover combattere contro tensioni e traumi, desideri mai realizzati e amori disturbati da un destino che sembra non fare sconti a nessuno. In un parallelismo generazionale sorprendentemente reale, compaiono elementi della simbologia cristiana e di quella pagana, legati da un filo rosso psicologico che scava nelle profondità dell’animo umano.

Lilith e Abrham diventano così il risultato di una serie di scelte compiute dai propri genitori in nome della salvezza ma, esattamente come nella vita vera, non è dato sapere se esse porteranno realmente alla
redenzione auspicata o se saranno invece l’origine di una serie di conseguenze da cui nessuno riuscirà a
scappare.
In questo senso, il castello labirintico di Mihai diventa cuore metaforico del dispiegarsi di incubi e passioni umane, dove ogni singolo personaggio dovrà fare i conti con la propria psiche, ora buona, ora vile, ora tormentata dal desiderio di conoscenza.

Un vero e proprio ibrido non solo per la sua genesi, ma anche nell’essenza: raccogliendo i generi più sorprendenti e sconvolgenti della narrazione dark, tra le sue righe, Lilith & Abrham nasconde degli interrogativi morali: esiste la giustizia? Come si può riconoscere la verità dalla finzione? Su quali presupposti è possibile giudicare moralmente corretta oppure, al contrario, totalmente immorale un’azione?
Tutto questo, il lettore, dovrà scoprirlo leggendo accuratamente le menti di Lilith, Abrham, Mihai,
Niloufar e perfino di Vasilica. Ma non è detto che, una volta finito, ci sia ad aspettarlo la risposta che
si immaginava di trovare…

Lilith & Abrham di Drusilla Gucci

Drusilla Gucci: biografia

Nasce a Firenze nel 1994. Laureata in lingue e letterature a Firenze, consegue poi un diploma in Garden design alla National Design Academy con sede a Nottingham. Appassionata della natura e della cultura umanistica in generale, fin da bambina viaggia in molti continenti, fra cui Thailandia, Sri Lanka e Africa del Nord. Vive dal 2016 al 2017 a Los Angeles.

Per venti anni pratica equitazione a livello agonistico. La sua più grande passione è scrivere: inizia letteralmente appena impara a farlo, riempiendo quaderni di storie. A seguito della partecipazione all’Isola dei Famosi nel 2021, diventa influencer, nonostante sia una persona introversa e rifugga i riflettori. Fra le altre passioni che la animano, compare quella per l’arte macabra: è affascinata dalla vulture culture e possiede una piccola collezione di teschi in via di ampliamento.
Il marchio Risfoglia nasce dalla volontà dell’Armando Curcio Editore di dare ampio spazio al catalogo
per bambini e ragazzi. I primi titoli vedono la luce nel gennaio 2019 e da subito intercettano l’interesse dei lettori.

Il catalogo – dove già compaiono firme di spessore qualitativo, nomi noti dell’editoria o del
giornalismo – è animato da titoli legati ai grandi classici della letteratura per ragazzi, rivisti con una veste grafica moderna, e da libri originali e inediti dove grande attenzione viene posta, oltre che nello stile illustrativo e grafico, soprattutto nella scelta delle tematiche, sempre legate a spunti di riflessione che riconducono ad ambiti culturali, sociali, morali, educativi e didattici. Non letture “usa e getta”, dunque, bensì storie da leggere e da “risfogliare”.

Aminea Winery, trekking tra i vigneti e chic nic in terrazza

Cantine Aperte da Aminea Winery con trekking tra i vigneti autoctoni irpini, degustazioni, pietanze tipiche abbinate ai vini di produzione aziendale, serviti in terrazza al riverbero di una vista mozzafiato.

Questo è il programma che prenderà forma a il 28 e 29 maggio a Castelvetere sul Calore, uno dei borghi più belli dell’Irpinia, rinomato soprattutto per l’ottimo Taurasi Docg.

L’evento è patrocinato dal Movimento Turismo del Vino, un’associazione che accoglie le cantine più prestigiose d’Italia e promuove l’enoturismo in tutte le sue forme.

“Cantine Aperte” è l’appuntamento più importante e più amato dai winelover.

Aminea Winery

Aminea Winery

Cantine Aperte da Aminea Winery: il programma

L’avventura inizia alle ore 11.00 con l’arrivo in cantina per poi dare il via al trekking immersi nel verde dei vigneti irpini che producono le uve tanto apprezzate dagli amanti del vino. Alle 12,00 i visitatori entreranno nella cantina per degustare il Fiano 2020, estratto direttamente dalla barrique, sprigionando quindi tutto il suo profumo.

Alle 12.30 il momento più atteso: lo “Chic Nic in terrazza”, un elegante pic nic dove si potranno degustare i vini abbinati ai migliori piatti tipici del territorio, tutto questo con vista sui vigneti e circondati dalla natura.

Cantine Aperte da Aminea Winery

Cantine Aperte da Aminea Winery

Cantine Aperte da Aminea Winery: menù

Il menù è composto da salumi e formaggi per antipasto, che saranno seguiti da fagioli quarantini, un prodotto tipico che nasce solo in Irpinia e che si fregia del presidio Slow Food, un’associazione che tutela e valorizza le piccole eccellenze gastronomiche. Dalla tradizione antica dei fornai irpini arriva l’ucciolo una focaccia che accompagna le verdure di stagione.

Tra le bontà da gustare: i pomodori secchi e le melanzane, per poi concludere con dessert.  In degustazione lo spumante “Donna Laura” un vivace rosé e il vino di punta di Aminea Winery, il “Monsignore”, aglianico strutturato scelto per esaltare al meglio le pietanze dello “Chic Nic”.

Fast di R3TO è il singolo dedicato al brivido dei motori

Dopo il successo di ”F1RST“, brano dedicato all’universo della Formula 1 (diventato poi colonna sonora ufficiale del MonzaGP2021 per Sky e Tv8), R3TO ritorna con un nuovo progetto musicale realizzato sulla brillante ed originale produzione di Heysimo, dal titolo “Fast”.

Fast” sono i brividi e le emozioni legate al mondo delle corse e a quello dei motori. Nei primi minuti del brano possiamo sentire i suoni tipici dei circuiti a cui si unisce la ritmica incalzante dell‘hip-hop, il tutto intervallato da due ritornelli estremamente pop/rock.

R3TO

R3TO

Fast è l’inno alla libertà e al piacere di vivere al massimo le proprie passioni.

R3TO descrive così il suo singolo:

Fast rappresenta per me un punto di svolta, un passaggio da digitale a reale, dove i suoni del mondo delle corse si uniscono con le emozioni della musica. Un Outro così impattante e diverso è stata una mia scelta, me ne assumo responsabilità e rischi, ma non potevo ignorare o nascondere il dolore e i sacrifici che questo sport richiede ai piloti e alle loro famiglie; sono molto contento di averlo inserito e di avergli dato il giusto peso.

L’immaginario del nuovo progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione ufficiale di due realtà molto importanti dell’universo Lamborghini:

Imperiale Racing: Team Storico di Lamborghini specializzato nelle corse GT, che ha messo a disposizione dell’artista e del suo staff sia il team che l’auto da corsa ufficiale, per tutta le giornate di riprese e shooting fotografici.

Lamborghini Genève: Importante dealer autorizzato con sede a Ginevra, che ha ospitato tutta la troupè nel circuito di Cremona.

Fast è il nuovo singolo di R3TO

Una nota particolare va ad Alberto Di Folco, pilota ufficiale di Imperiale Racing, che per primo ha avvicinato l’artista R3TO, mostrando l’interesse che queste realtà racing hanno nei confronti dell’immaginario musicale e visivo che R3TO e il suo gruppo di lavoro stanno portando avanti.

La scelta artistica di R3TO è quella di far emergere la frenesia ma anche la gioia amara legata al mondo del MotorSport.

È la notte un raduno d’ombre appunti su Falcone al Teatro Mercadante

In occasione del 30° anniversario della strage di Capaci: 23 maggio 1992 il Teatro di Napoli-Teatro Nazionale martedì 24 maggio alle ore 21.00 al Teatro Mercadante presenta: È la notte un raduno d’ombre, Appunti su Falcone e altri testi di Franco Scaldati, un progetto di Franco Maresco e Claudia Uzzo.

Nel 30° anniversario della strage di Capaci (Palermo) del 23 maggio del 1992, il Teatro Nazionale di Napoli, martedì 24 maggio alle ore 21.00 al Teatro Mercadante, presenta E’ la notte un raduno d’ombre. Appunti su Falcone e altri testi di Franco Scaldati.

Una performance tra immagini, testi e memorie, su progetto di Franco Maresco e Claudia Uzzo, a partire dal testo del drammaturgo, attore e regista Franco Scaldati, scomparso nel 2013 autore di testi come Il pozzo dei pazzi, Totò e Vicè, considerato tra i maggiori esponenti della drammaturgia italiana contemporanea dalla seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso.

Un evento artistico e allo stesso tempo civile, attraverso la poesia e le parole di Franco Scaldati e le immagini del regista Franco Maresco, per ricordare e raccontare l’atmosfera degli anni dell’operato del Magistrato Giovanni Falcone, assassinato da Cosa nostra insieme alla moglie Francesca Morvilo e ai tre uomini della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.

È la notte un raduno d'ombre appunti su Falcone

È la notte un raduno d’ombre di Franco Scaldati

Ricorda Franco Maresco:

Gli “Appunti per Falcone” furono ritrovati tra le carte del drammaturgo Franco Scaldati nel 2018. Dell’esistenza di questi brevi testi poetici mi aveva parlato più volte Melino Imparato dopo la morte di Scaldati . Si sapeva che c’erano, o c’erano stati veramente, ma nessuno li aveva trovati fino a quell’anno.

In “Appunti per Falcone” non c’è nessun riferimento ai fatti reali, alle cronache di quella strage del ’92, meno che mai a trattative tra Stato e mafia o ai mille ” teoremi ” di cui si parla o delira da trent’anni. C’è invece la poesia e la lingua irripetibili di Franco Scaldati, la sua visionarietà, la sua profondissima riflessione sul mistero dell’esistenza umana, su quella che lui chiamava la “perversione del destino“.

Solo gli “esperti ” di vecchie cose palermitane riconosceranno in alcuni splendidi monologhi il riferimento biografico a Falcone: quello del boss della Kalsa, Tommaso Spadaro, che da bambino giocava a pallone con il futuro giudice (e suo “nemico”). Il resto è puro Scaldati, visione di ” abissi e catastrofi “, da cui però, forse, può rinascere ancora la vita.

La performance anticipa il progetto di produzione che il Teatro di Napoli avvierà intorno alla drammaturgia di Franco Scaldati, con il regista, a partire dalla prossima stagione.

Ingresso libero su prenotazione, fino a esaurimento posti disponibili.

20 lezioni su Giorgio Strehler di Alberto Bentoglio

Venti lezioni per conoscere Giorgio Strehler (1921-97), attraverso un percorso cronologico che prenda in considerazione tutti gli spettacoli (teatrali e musicali) che il regista ha allestito nel corso della sua carriera.

Padre fondatore del teatro di regia in Italia, Strehler dal 1947, con la nascita del Piccolo Teatro di Milano, ha saputo tracciare nuove strade, all’insegna dell’attualità culturale, dell’apertura nei confronti delle drammaturgie straniere, ma, soprattutto, della costante evoluzione di una personale poetica.

Ha dedicato la sua esistenza alla creazione e diffusione globale del ‘teatro d’arte’, quale espressione di un impegno artistico di alto profilo morale e civile, un teatro ‘necessario’ destinato a svolgere un’importante funzione di coscienza politica, sociale e culturale.

A chi gli chiedeva le ragioni del suo fare teatro, Strehler amava rispondere:

Il teatro per me è questo: uomini che si mettono insieme per salvarsi l’uno con l’altro.

20 lezioni su Giorgio Strehler di Alberto Bentoglio

20 lezioni su Giorgio Strehler di Alberto Bentoglio

Alberto Bentoglio: biografia

Insegna Storia del Teatro all’Università Statale di Milano dove, dal 2017, dirige il Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali.

Prendendo le mosse dagli ultimi decenni del Settecento, Bentoglio ha approfondito la ricerca sul panorama teatrale italiano fino all’Unità d’Italia.

Ha inoltre studiato l’organizzazione dello spettacolo dal vivo, in particolare della realtà milanese, con riferimento al magistero di Grassi e Strehler.

Fra le sue pubblicazioni, ricordiamo: L’arte del capocomico: biografia critica di Salvatore Fabbrichesi (Roma, Bulzoni, 1994); Antonio Colomberti, Memorie di un artista drammatico (Roma, Bulzoni, 2004); Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello per Giorgio De Lullo (Pisa, ETS, 2007); L’attività teatrale e musicale in Italia (Roma, Carocci, 2007); Antonio Colomberti, Dizionario biografico degli attori italiani (Roma, Bulzoni, 2009); Il Teatro dell’Elfo (1973-2013) (Milano, Mimesis, 2013); Milano, città dello spettacolo (Milano, Unicopli, 2014).

La ballata del letto vuoto di William Wall

La ballata del letto vuoto di William Wall è il nuovo romanzo di un grande narratore irlandese. Lo scrittore definisce con queste parole il suo libro:

Questo è un libro sull’amicizia, sull’amore, sul debito, sulla Resistenza, sulla traduzione e sul comunismo, temi che da anni non smettono di affascinarmi. Un libro che si può leggere come una favola e, forse, come una canzone d’amore – amore per Camogli, per la Liguria, per l’Italia.

La ballata del letto vuoto: trama

Un giorno una donna bussa alla porta di Kathleen Holohan in Irlanda, le consegna un mazzo di chiavi e se ne va senza spiegazioni.
Kate, professoressa universitaria ed esperta di Joyce, è vedova da poco e ha appena scoperto che il marito, operatore finanziario, l’ha lasciata sommersa in un mare di debiti.
Non ha mai visto quelle chiavi prima, ma cercando tra le carte del marito, scopre dei documenti relativi a un appartamento a Camogli.
Kete vola in Italia, spinta anche dall’urgenza di scappare dai debiti e scopre il ‘nido d’amore’ segreto del marito e la sua amante, e lì si stabilisce.
In un vortice di emozioni contrastanti, Kate inizia a trovare conforto nella vita di questa piccola comunità di mare e nell’amicizia di Anna, un’anziana e straordinaria signora sua vicina di casa, che la prende sotto la sua ala protettrice.
Giornalista e scrittrice, ex staffetta della resistenza ed ex esponente di primo piano nei partiti della sinistra italiana, Anna insegna a Kate l’italiano e le offre l’opportunità di farsi una nuova vita. Nel mezzo di questa incredibile amicizia, Anna riceve una notizia devastante: una cara amica che non sente da trent’anni sta morendo nella sua casa di Cluny.

Le due donne, a bordo del vecchissimo Maggiolino giallo di Anna, partono alla volta della Francia in un viaggio dal finale inaspettato.
La ballata del letto vuoto, titolo che rimanda al celebre blues di Bessie Smith, è un romanzo forte e intenso, ricco di immagini indimenticabili, un racconto di grande valore ideale e di irresistibile forza narrativa.
La ballata del letto vuoto sarà pubblicato a giugno in anteprima in Italia con la traduzione di Stefano Tettamanti.

La ballata del letto vuoto di William Wall

La ballata del letto vuoto di William Wall

William Wall: biografia

William Wall è nato a Cork nel 1955 ed è autore di sei romanzi, tre raccolte di racconti e quattro volumi di poesia. Il suo romanzo This is the Country del 2005 è stato selezionato per il Man Booker Prize.

Nel 2017, con la raccolta The Islands, è stato il primo autore europeo ad aggiudicarsi il Drue Heinz Literature Prize, prestigioso premio americano per racconti in lingua inglese. Vive tra l’Irlanda e la Liguria, a Camogli, e traduce dall’italiano. Un’antologia delle sue poesie è stata pubblicata nel 2012 con il titolo Le notizie sono, a cura di Adele D’Arcangelo. Con Nutrimenti, nel 2021, ha pubblicato Il turno di Grace.

Braille è il nuovo singolo di Trunchell, Etc.

Raccontare il mondo al prossimo, mediante le proprie opere, attraverso ciò che non è percepibile a prima vista è, da sempre, una delle principali missioni di un artista, una vocazione a cui l’intenso e stimato cantautore materano Trunchell, Etc., ha sempre risposto, immortalando con l’obiettivo della coscienza e dell’esperienza personale gli scenari meno tangibili e perspicui dell’universo interiore dell’essere umano.

Ed è da questa inclinazione, da questo desiderio di puntare i riflettori sulle zone d’ombra che avvolgono la natura spirituale di ogni individuo terreno, che dopo aver affascinato e stupito pubblico e critica con l’abilità della sua penna in “Emily Norton” e “Truman Show”, il rapper lucano torna con “Braille” (Red Owl Records/Visory Records/Believe Digital), il suo nuovo singolo.

Nella società dell’apparire, sempre più concentrata su ciò che un occhio viziato rileva ma non si occupa di indagare ed osservare, “Braille” è una condanna, una deplorazione in musica ai pregiudizi e all’incapacità, acquisita nel corso dell’evoluzione civile e sociale, di prestare attenzione e cura ai margini della messa a fuoco, rimanendo costantemente in superficie, vagliando e sentenziando la sola facciata, senza la volontà di oltrepassarla per conoscerne la struttura su cui si articola, lo stesso scheletro che veste e, spesso, incatena.

Grazie alla cruda e franca finezza della sua scrittura, Trunchell, Etc. porta l’ascoltatore a scavare dentro di sé, dirigendo il focus sulle sofferenze impercettibili allo sguardo, quelle ferite scrutabili solo con il tocco della connessione e dell’empatia – «leggimi i tagli come col braille» -, in una meravigliosa analogia con il sistema comunicativo, di lettura e scrittura tattile, utilizzato dai non vedenti.

Annebbiati dalla frenesia di un’epoca in cui fermarsi a riflettere, conoscere ed analizzare, equivale sempre più a frenare la propria scalata verso un successo che spesso rappresenta soltanto una mera gratificazione estemporanea – «gli occhi che alla luce mi si abbinano col quarzo» -, “Braille” evidenzia il disagio del malessere interiore, di tutti coloro che convivono con cicatrici non avvertibili alla vista e tentano di adeguarsi, adattandosi a contesti e situazioni spiacevoli – «colmavo la mia ansia con frasi di circostanza» -, tacendo le loro fragilità per compiacere chi non sa, o per meglio dire non vuole, andare oltre la parvenza, oltre ciò che è istantaneamente visibile, o come tale, per evitare il giudizio, si vuol presentare – «sparavo al plenilunio per illudere e deludere» -.

Trunchell, Etc.

Trunchell, Etc.

Dichiara l’artista:

Braille racconta del dolore non percepibile a prima vista, quello che necessita di un altro dei cinque sensi, il tatto, per essere riconosciuto. Non a caso, la metafora che ho utilizzato nel titolo, si riferisce al mezzo di espressione utilizzato dalle persone non vedenti, che riescono a leggere, toccando. Con questo pezzo, invito coloro che ritengono di saper cogliere lo stato d’animo di qualcun altro esclusivamente dall’esterno, ad approfondire, a non limitarsi alla superficie. A volte per mancanza di tempo, altre per paura di trovare dei punti in comune con le nostre di sofferenze, evitiamo di conoscere più a fondo gli altri.

Questo brano è una condanna ai pregiudizi, alle etichette che spesso attribuiamo a chi ci circonda ma anche a noi stessi, presumendo di conoscere e conoscerci fino in fondo. Inoltre, alludo anche alla tendenza a sminuire e minimizzare un dolore che non è immediatamente riscontrabile, come quello psichico.

Mi batterò sempre, nel mio piccolo, per sensibilizzare più persone possibili nei confronti di questa tematica che sento molto vicina, avendo io stesso passato periodi bui a causa di ansie e paranoie ed essendo stato capito poco per quel mio stato d’animo. La presenza di questa momentanea cecità a favore del tatto, del tocco dell’anima e del cuore, potrebbe aiutarci nel sentire davvero gli altri e il mondo. L’utilizzo della vista ci facilita molto, ma è anche una scusa per non andare oltre, per non considerare altre strade. A volte, il buio può aiutare a vedere meglio la luce.

Prodotto dall’universo creativo e dall’abilità nel convertire emozioni in suoni di Gaedi e curato dalla direzione artistica di Bruno “Willy Rock” Bogliolo, “Braille” è accompagnato dall’emblematico videoclip ufficiale, diretto da Alessandro Turi.

Istantanee cupe, scatti sfocati e polaroid in cui il soggetto si identifica con lo stesso spettatore sono i tratti distintivi di Trunchell, Etc. e di un cantautorato capace di fondersi al conscious rap per dar vita a brani privi di classificazioni di genere e categorizzazioni; release intrise di poesia, riferimenti e traslati in grado di giungere all’ascoltatore con l’ardore e la veemenza della musica nata per risvegliare l’essenzialità, la potenza di quella condivisione assopita dall’esclusivismo.

Trunchell, Etc.

Trunchell, Etc.: biografia

Trunchell, Etc., pseudonimo di Francesco Truncellito, è un cantautore italiano nato a Matera il 06 Gennaio 2000. Dopo una gavetta da musicista in diverse formazioni punk e alternative rock, nel 2017 inizia a dedicarsi alla scrittura, realizzando i primi testi e dando vita ad un particolare sottogenere del rap, l’“horrorcore”.

La sua evoluzione musicale lo porta a sperimentare più dimensioni sonore ed autorali, sempre connesse all’introspezione ed al linguaggio schietto e diretto tipici del rap. Le sue release, avvolte da sonorità creepy e malinconiche, sono un tuffo in un universo complesso, a volte quasi distorto, raccontato tramite testi saturi di citazioni storiche, bibliche ed esoteriche.

Trunchell, Etc. è un artista fuori dagli schemi, che disegna scenari intensi e convulsi attraverso il tratto di una penna sagace e pungente che affonda cliché e moralismi per portare a galla disagi, debolezze e tematiche scomode, con la consapevolezza che ciò che disturba smuove e la speranza di una presa di coscienza collettiva che possa trasformarsi in un futuro più attento e costruttivo.

La donna è mobile di Vincenzo Scarpetta al Trianon

Portata in scena per la prima volta nel 1918, La donna è mobile è una commedia-parodia musicale in quattro atti.
L’azione è sorretta e arricchita da monologhi, duetti e terzetti musicati e cantati, presentati come parodie di famose arie di opera lirica.

Il panorama musicale dell’Ottocento romantico viene ampiamente rivisitato grazie alla riscrittura comico-grottesca e alla rielaborazione dei testi. Si tratta di un’originale e particolare tessitura musical-drammaturgica che, pur partendo dai canoni del tradizionale stile scarpettiano, si distingue per l’impianto fortemente corale.
Qui la commedia dialettale incontra la parodia dell’opera lirica, grazie alla capacità dell’autore di attraversare diversi registri e canoni essenziali della tradizione teatrale napoletana del tempo.

Si va da Rigoletto e La Traviata di Verdi a Cavalleria rusticana di Mascagni, da Guglielmo Tell di Rossini a La Bohème di Puccini. Non mancano deliziose citazioni dell’operetta e rielaborazioni parodiche di grandi successi di inizio Novecento per finire con marce e balletti composti dallo stesso Vincenzo Scarpetta.

La donna è mobile di Vincenzo Scarpetta

La Donna immobile – ph©Pino Miraglia

La donna è mobile: la trama

Nella Napoli degli anni Venti la vecchia nobiltà vive il suo crepuscolo e l’alta borghesia è in piena crisi economica dopo l’euforia borsistica d’inizio Novecento. La nobile Giulietta, rampolla di casa Sazio, aspira a un matrimonio con un uomo ricco e d’alto lignaggio. Don Ignazio, suo padre, cerca di accontentarla nei suoi capricci e la lascia giocare con i sentimenti dello squattrinato Eugenio Fiorillo, un trovatello beneficato dal Barone Don Ambrogio, e del ricco ma per nulla avvenente Baroncino Turzi.
Giulietta, preda del suo arrivismo, cede alle lusinghe del Turzi e si prepara ad accasarsi come baronessa. Grazie ad alcune lettere ritrovate in una vecchia poltrona, Eugenio scopre di essere figlio legittimo ed erede universale di Don Ambrogio. Per vendicarsi si finge il ricchissimo principe indiano Kitikuti facendo intendere alla compiaciuta Giulietta che vuole sposarla.

Con l’aiuto di Ferdinando il dottore, Luisella la fruttivendola, Pascale il pescivendolo e i tre servitori Felice, Vincenzo e Salvatore, organizza una festa-beffa ai danni di Giulietta e di tutti i suoi sodali.
V’ ‘a dongo comme sta ma vi dichiaro, per evitarvi grattacapi e impicci, dovrete secondare i suoi capricci, ne avit’ ‘a fa’ passa’! M’ha fatto tribula’ na vita intera, pe’ contentarla, pe’ nun ‘a senti’.

Francesco Saponaro spiega così lo spettacolo:

La donna è mobile ci ha permesso di giocare con molti codici e stili grazie ad affioramenti espressivi che aprono a diversi generi oltre quello germinativo della commedia-parodia in musica da cui siamo partiti.
Destreggiandosi in un nugolo di personaggi che ricalcano gli echi della più nota drammaturgia scarpettiana, Vincenzo Scarpetta ci offre una raffinata e umoristica critica della società del suo tempo che in realtà non è affatto lontana dalla nostra. Giocando con equivoci e malintesi, travestimenti e lotte di classe, inseguendo l’amore e il danaro, è il riscatto sociale pacifico e scaltro – tutto arte della scena e teatro – ad avere la meglio. Gli ultimi gabbano i prepotenti che perdono le loro infauste e stolide imprese. Almeno a teatro è così.
Si intravedono ne La donna è mobile echi di Petito e Marulli, il lirismo vibrante di Viviani e qualche sfumata complessità dai risvolti pirandelliani. Più a fuoco, naturalmente, le linee moderne della comicità di Titina, Peppino ed Eduardo. In musica il gioco è pirotecnico.

Grazie al sodalizio con gli artisti coinvolti e con il maestro Mariano Bellopede la musica guida il tessuto emotivo della messa in scena e libera suggestioni che viaggiano ben oltre il confine partenopeo.

La donna è mobile di Vincenzo Scarpetta

La donna è mobile di Vincenzo Scarpetta

Vincenzo Scarpetta era un artista raffinato e, seguendolo, abbiamo scoperto che la partitura può essere contaminata dal guizzo nomade del napoletano curioso; dagli States al Sud America, dal Mediterraneo all’Estremo Oriente.
Il copione de La donna è mobile è una brillante promessa di teatro. Ce lo restituisce il lavoro fondamentale di Maria Beatrice Cozzi Scarpetta, custode del suo archivio e curatrice dei testi e dei materiali che oggi possiamo leggere ed apprezzare.
Abbiamo lavorato nel rispetto del testo senza dimenticare di interrogarci sul presente, su come alcune linee melodiche, sfumature linguistiche, azioni, segni distintivi o oggetti possano anche subire un cortocircuito con i modelli del teatro contemporaneo.
Questa interpunzione o contrappunto, di relazione fertile con la memoria, produce il seme di un nuovo inizio.

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