Cultura

Il mondo finirà di notte di Umberto Sebastiano

Tutto ha inizio con una spilla da balia che s’impiglia in un bottone.

Lei, Kyara, ha sedici anni, capelli corti e ossigenati, occhi fissi sugli anfibi mentre va alla riunione clandestina del circolo femminista di poesia.

Alex cammina in direzione opposta, la chitarra al fianco e la camicia abbottonata fino al collo, perché vestirsi come un mod e suonare in un gruppo è tutto ciò che conta. Lei insegue la poesia, lui il sogno della musica. E così si incontrano. Anzi, si scontrano. Talmente forte che, nell’urto, la camicia di Alex si strappa.

È l’inizio di un grande amore e di un viaggio alla scoperta delle gioie del corpo e degli abissi dell’anima, di un sentimento che li unisce ma, proprio come una spilla da balia, unendoli, li lacera, perché questo grande desiderio che tutto consuma è anche uno strappo alle regole immutabili del branco e di una provincia sorda, maschilista e violenta.

l mondo finirà nel notte di Umberto Sebastiano

l mondo finirà nel notte di Umberto Sebastiano

Con una colonna sonora che dà ritmo ad amicizie e tradimenti, complotti e bassezze, genitori incapaci di capire e figli che scappano di casa, incursioni nelle parti più buie del giorno e più luminose della notte, la storia di Alex e Kyara disegna una parabola che, toccando il suo punto più alto, tocca anche quello più basso: il luogo dove l’amore e la morte si congiungono.

Se vi sembriamo strani, è perché sappiamo qualcosa che voi avete dimenticato.

L’esordio di Umberto Sebastiano è una canzone ruvida e lirica dedicata all’adolescenza di ogni tempo.

Una storia d’amore delicata e terribile. Un inno al desiderio quand’è giovane, quand’è speranza, fuga e indicibile colpa. Ambientato nella scena musicale del Great Complotto di Pordenone, una delle realtà più originali dell’underground italiano degli anni Ottanta, questo romanzo è una cavalcata a briglie sciolte nelle tenebre, con lambrette al posto di destrieri e chitarre elettriche impugnate come lance. Un invito a spingersi nel buio più profondo, perché solo avventurandosi nel deserto lasciato dal male, si può provare a immaginare un altro mondo dove sentirsi al sicuro.

Umberto Sebastiano

Umberto Sebastiano

Umberto Sebastiano: chi è?

Umberto Sebastiano si è occupato di cronaca culturale per L’Unità. Ha scritto per i periodici Virus, Duel e Nocturno. Ha collaborato con il settimanale L’Espresso e con la rivista Left. Come autore televisivo ha firmato programmi come Target (Canale 5), Tempi Moderni (Italia 1) e L’Eredità (Rai Uno). Ha scritto due libri per bambini: Tilda e la luna e Tilda e le parole magiche, illustrati da Valeria Petrone e inseriti nella collana editoriale Lilliput, vincitrice del Premio Andersen 2017.

Nel 2020 ha scritto e ha dato voce, insieme a Silvia Costa, al radiodramma Ecfrasi della finestra, con musiche originali di Claudio Rocchetti. Sempre nel 2020 ha iniziato a collaborare con l’artista Patrick Tuttofuoco in un dialogo sull’esperienza del tempo che ha portato alla realizzazione dell’audio piece Always and Forever (2021) e dell’NFT Forever (2022), un video 3D ispirato a una scena descritta nel romanzo Il mondo finirà di notte.

Nel 2021 ha scritto i testi della Femme Au Marteau, creazione teatrale di Silvia Costa in scena a Valence, Rennes, Parigi, Anversa e Strasburgo.

Dizionario del teatro di Patrice Pavis

Immaginato come indispensabile vocabolario della terminologia teatrale, il Dizionario del teatro di Patrice Pavis, arricchito nella presente edizione di numerosi nuovi lemmi e aggiornamenti, costituisce oramai un classico degli studi teatrali.

Accanto alle teorie e alle questioni strettamente legate alla drammaturgia, lo sguardo dell’autore sa estendersi anche alla semiologia, all’antropologia, all’estetica, all’ermeneutica, fino a toccare temi centrali della contemporaneità come il rapporto tra il teatro e i media e la tecnologia, assicurando al volume una forte connotazione interdisciplinare e interculturale, qualità propria di ogni opera che aspira a essere «enciclopedica».

Dizionario del teatro di Patrice Pavis

Dizionario del teatro di Patrice Pavis

Patrice Pavis: chi è?

È stato professore al Dipartimento degli Studi Teatrali dell’Università di Parigi VIII, oltre che docente presso la Scuola delle Arti dell’Università di Kent.

‎La cultura occidentale ha una lunga e irta storia di appropriazione culturale, una storia che ha una particolare risonanza all’interno della pratica della performance.

Patrice Pavis si chiede cosa c’è in gioco politicamente ed esteticamente quando le culture si incontrano al crocevia del teatro. ‎Vengono analizzate una serie di importanti produzioni recenti, tra cui Mahabharata di Peter Brook, Indiande di Cixous / Mnouchkine e Faust di Barba. Questi si concentrano su traduzioni, appropriazione, adattamento, incomprensione culturale ed esplorazione teatrale. Non perdendo mai di vista l’esperienza teatrale, Pavis affronta i problemi del colonialismo, dell’antropologia e dell’etnografia.

Questo segnala un movimento radicale lontano dal regista e dalla parola, verso il complesso rapporto tra performance, performer e spettatore. ‎
‎ Nonostante la problematica politica dello scambio culturale nel teatro, l’interculturalità non è un processo unilaterale. Usando la metafora della clessidra per discutere del trasferimento tra cultura di origine e cultura di destinazione, Pavis si chiede cosa succede quando la clessidra viene capovolta, quando la cultura “straniera” parla da sola.‎

Tra i più importanti studiosi contemporanei di teatro, tra le sue pubblicazioni si ricordano L’analyse des spectacles: théâtre, mime, danse, danse-théâtre, cinéma (1996), La mise en scène contemporaine: origines, tendances, perspectives (2007), Dictionnaire de la performance et du théâtre contemporain (2014), opere che hanno avuto numerose riedizioni aggiornate.

La scuola enologica “Francesco De Sanctis” di Avellino premiata al Vinitaly

La scuola enologica “Francesco De Sanctis” di Avellino premiata presso la sala congressi del Salone Internazionale del Vino e dei Distillati a Verona in occasione del “VI Concorso Enologico per Istituti Agrari d’Italia”.
Per la premiazione della gara rivolta agli istituti agrari italiani, produttori di vini di qualità, erano presenti Gian Marco Centinaio, sottosegretario all’Agricoltura e Stefano Vaccari, direttore generale del CREA, hanno consegnato con soddisfazione l’attestato di premio alla scuola enologica di Avellino.

Un momento importante e di condivisione che ha messo al centro del dibatto il valore etico degli alunni che, ad oggi, dimostrano essere consumatori responsabili, ben attenti al valore della sostenibilità. Una proiezione anche al mondo del lavoro grazie al contributo offerto dalle nuove generazioni di produttori per la crescita e lo sviluppo del settore vitivinicolo.

Il Sottosegretario Centinaio ha più volte sottolineato l’importanza della formazione che gioca un ruolo importante per la crescita del territorio in connessione all’agroalimentare. Il concorso sta riscuotendo da parte delle scuole un crescente interesse e maggiore attenzione all’aumento degli standard qualitativi del vino italiano.

La scuola enologica “Francesco De Sanctis” di Avellino premiata al Vinitaly

La scuola enologica “Francesco De Sanctis” di Avellino premiata al Vinitaly

Durante la cerimonia di premiazione del “VI Concorso Enologico per Istituti Agrari d’Italia”, organizzato dal MiPAAF/CREA, e in collaborazione con RENISA, hanno partecipato 27 scuole, provenienti da 15 diverse Regioni. In gara, sono stati presentati 64 vini in gara, valutati in base a 5 categorie (vini tranquilli DOC e DOCG, vini tranquilli IGT, vini spumanti DOC, vini spumanti VSQ (vini spumanti di qualità), vini passiti IGT).
La scuola enologica De Sanctis di Avellino è stata premiata con 5 qualità di vino e spumanti quali Fiano Docg, Greco di Tufo Doc, Aglianico Igt, Spumante rosé di aglianico, Passito di fiano.

Terræmotus Neapolitan Talent (Tnt) appuntamento al Trianon Viviani

La seconda serata della fase finale di Terræmotus Neapolitan Talent (Tnt), il contest del teatro della Canzone napoletana, alla ricerca delle nuove voci “esplosive” è prevista il 13 aprile alle ore 21:00 al Trianon Viviani.

Parteciperanno Anna Maria BozzaCrizia ColonnaFrancesca Curti GiardinaEnzo EspositoPaola FalangaFrancesca Fiore e Federica Raimo.

Ospite della serata Salvatore Meola, tra i protagonisti del musical Adagio napoletano, accompagnato dagli storici posteggiatori di Novecento napoletano Antonio Gagliotti e Antonello Guetta.

Terræmotus Neapolitan Talent

Terræmotus Neapolitan Talent

Ideato dal direttore artistico Marisa Laurito e presentato da Gennaro Monti con Tiziana De Giacomo, la fase eliminatoria ha selezionato quattordici concorrenti che si sono esibiti sul palco del teatro, per il pubblico presente in sala e per i navigatori collegati in diretta streaming sulla pagina Facebook del Trianon Viviani.

A giudicarli la giuria tecnica, presieduta dal regista Bruno Garofalo, che ha anche tenuto conto del consenso espresso dal pubblico in sala e dai likes registrati sui social.

La prima serata della fase finale ha decretato vincitrici (in ordine di graduatoria stabilita dalla giuria tecnica): Marianita Carfora, Anna Rita Di Pace e Chiara Campitelli.

I due migliori talenti esplosivi che si aggiudicheranno la finale del 27 aprile potranno essere inseriti nella compagnia Stabile della Canzone napoletana.

Tutte le serate di Tnt sono a ingresso gratuito, fino a esaurimento dei posti disponibili.

È possibile rivedere le tappe precedenti sulla webtv del sito istituzionale e sul canale youtube del teatro.

Mia diletta di Marieke Lucas Rijneveld

Mia diletta di Marieke Lucas Rijneveld ha vinto De Boon 2022, il prestigioso premio letterario dei paesi fiamminghi.

Kurt, veterinario quasi cinquantenne, confessa la sua illecita passione per una ragazzina di quattordici anni, in un lungo e incalzante monologo rivolto alla sua “diletta” e ai giudici che lo hanno condannato.

In una calda estate nella campagna olandese, i due danno vita a una passione ossessiva e morbosa, mentre esplorano la loro identità e sessualità.

Il romanzo scuote nella sua intensità e rende la lettura profondamente scomoda, ma anche lirica e commovente.

Nel racconto si sovrappongono due adolescenze: quella della ragazza, oppressa dall’asfissiante e bigotta vita nella fattoria e quella che è stata negata a Kurt dagli abusi fisici e psicologici inflittigli dalla madre.

E anche se conoscevo a memoria il tuo numero di telefono lo scrivevo lo stesso per sicurezza sotto le righe del contatore, e quell’estate sarei passato più spesso a controllare le giovenche, per poi godermi la birra locale che alla fine della giornata tuo padre mi versava quando la nebbia si posava sui campi come schiuma e io sorridevo educatamente alle sue battute e alle sue sparate, ai suoi aneddoti sul tempo, e lui pensava che gradissi la sua compagnia, ma era solo a causa tua, mia diletta, bevevo e lentamente assorbivo la tua piccola, angosciante e oscura vita, alla fine della sera depositavo le bottiglie di birra vuote nella rimessa accanto al cavastivali, e dopo innumerevoli bottiglie sentivo la birra schiumare e vorticarmi follemente dentro, ma in quel momento e in quel luogo ne ero già certo: ti amavo.

Mia diletta di Marieke Lucas Rijneveld

Mia diletta di Marieke Lucas Rijneveld

Il romanzo è un flusso inarrestabile di parole, oscuro e turbolento, con capitoli senza interruzioni e frasi tortuose; Rijneveld si muove con sapienza tra registri diversi, la storia è ricca di riferimenti agli scrittori olandesi come Gerard Reve e Jan Wolkers, ai testi di Kurt Cobain e Kate Bush, alla Lolita di Nabokov fino alla Rowling: un’opera che lo conferma uno scrittore straordinariamente dotato e che ha ottenuto il plauso della critica e importanti riconoscimenti.

La grande forza di Mia diletta è la prospettiva narrativa.

Il veterinario e la sua diletta si incontrano perché vogliono sfuggire al vuoto della vita rurale e a ciò che è stato seminato in loro, sviluppando un’ossessione reciproca.

Spesso mi veniva in mente un passaggio da La nausea di Sartre: “Sono io, io che mi traggo dal niente al quale aspiro: l’odio, il disgusto di esistere sono altrettanti modi di farmi esistere; di affondarmi nell’esistenza.”

E lì sul bordo della fossa sono rabbrividito e non potevo smettere di pensare alla mia esistenza, alla mia mortalità, avevo appena raggiunto l’età biblica di sette volte sette e sapevo che la cifra di quarantanove simboleggiava la perfezione, la liberazione…

Una storia straziante e allo stesso tempo terrificante di perdita, amore proibito, solitudine e identità.

Marieke Lucas Rijneveld

Marieke Lucas Rijneveld

Marieke Lucas Rijneveld: biografia

Marieke Lucas Rijneveld (1991) è considerato uno dei maggiori nuovi talenti della letteratura olandese. È cresciuto in una famiglia protestante, in una fattoria dei Paesi Bassi.

Il suo romanzo d’esordio, Il disagio della sera, è ispirato in parte alla morte di suo fratello quando aveva tre anni. Ha sviluppato un interesse per la scrittura fin dalla scuola elementare, quando trascrisse l’intero titolo Harry Potter e la pietra filosofale, dopo averlo preso in prestito dalla biblioteca per poterlo rileggere, poiché nella sua comunità i riferimenti alla magia erano considerati tabù.

Rijneveld non identificandosi con il genere binario ha adottato il secondo nome Lucas all’età di diciannove anni. Dopo aver usato il pronome “loro” per lungo tempo, ha annunciato di voler utilizzare il pronome “lui”.

Si è interessato molto presto anche alla poesia, pubblicando poi 2 raccolte per le quali ha ottenuto importanti riconoscimenti.

Nel 2021, Rijneveld è stato selezionato per tradurre in olandese il lavoro della poetessa americana Amanda Gorman. Inizialmente accettò l’incarico, ma dopo le polemiche nate circa l’opportunità di tradurre una scrittrice afroamericana per mano di un autore bianco, Rijneveld decise pubblicamente di rinunciare all’incarico.

Mia diletta sarà presto disponibile nelle librerie a maggio!

Lamborghini. Una storia senza limiti di velocità di Matteo Serra

Raccontare la storia di Ferruccio Lamborghini, di come sia partito da una delle tante famiglie contadine dell’Italia dei primi decenni del ‘900 per arrivare a creare uno dei brand automobilistici più prestigiosi nel mondo, vuol dire raccontare la storia del nostro Paese: le macerie del secondo dopoguerra, il boom degli anni Sessanta, l’arrivo della modernità con le sue dinamiche aziendali nuove, la paura degli anni di piombo e l’edonismo degli anni Ottanta.

Dalla vita di Ferruccio fino alla gestione attuale, passando per i modelli che hanno reso quella che inizialmente era solo una fantastica passione per i motori uno status symbol del lusso globale, parlare della Lamborghini permette di ricordarci chi siamo stati come italiani e, forse, capire chi potremo essere.

Lamborghini. Una storia senza limiti di velocità di Matteo Serra

Lamborghini. Una storia senza limiti di velocità di Matteo Serra

Ferruccio Lamborghini: chi è?

Nato a Renazzo nel 1916, studiando a Bologna scopre la passione per i motori e durante la Seconda Guerra Mondiale lavora a Rodi come tecnico riparatore di veicoli militari. La sua passione lo condurrà a diventare un noto imprenditore italiano nonché fondatore della casa automobilistica Lamborghini.

Nel 1972, decide di vendere le quote della Lamborghini e di ritirarsi in provincia di Perugia, nella sua tenuta di campagna, per rientrare in contatto con la terra e le sue origini. Qui continua a lavorare come agricoltore dedicandosi alle sue vigne. La sua dedizione al lavoro e le doti innate manageriali lo conducono a creare un’azienda agrituristica e un vino: il Sangue di Miura, come la razza di tori di un suo allevatore.

Durante la sua scalata al successo come imprenditore automobilistico si scontra con un competitor: Enzo Ferrari che, durante uno scontro afferma:

Lei probabilmente saprà guidare molto bene i trattori ma non saprà mai guidare una Ferrari.

Questa frase gli fu detta quando Ferruccio Lamborghini andò a reclamare per l’ennesima rottura della frizione. Da questa frase Ferruccio inizia a costruirsi da solo auto sportive all’avanguardia.

La sua storia imprenditoriale però non è stata tutta rose e fiori. Nel 1963 al Salone dell’Automobile di Torino il suo prototipo rimase invenduto.

Pr conoscere altri dettagli della vita privata e professionale di Ferruccio, non vi resta che acquistare il libro di Matteo Serra disponibile da oggi nelle librerie e negli store online.

Matteo Serra: biografia

Matteo Serra, classe 1994, milanese di nascita, formazione e visione, cresciuto all’ombra di San Siro. Giornalista professionista e speaker radiofonico, ha lavorato a Radio Popolare e ha scritto di sport per «Il Foglio» e «Il Fatto Quotidiano». Ha pubblicato Storia dei Vigili del Fuoco (Diarkos 2021)

Al Trianon Viviani, il mondo femminile infinito con “Donne ∞ Voce ‘e femmene”

Donne ∞ Voce ‘e femmene, spettacolo musicale di Maurizio Palumbo in prima assoluta, con Maria BocciaFrancesca Curti GiardinaRaffaella De SimoneMargherita MarinelliMaviTeresa RoccoSara Russo e Daniela Sponzilli e con Giusy Soviero – giovedì 14 e venerdì 15 aprile, ore 21:00 al Trianon Viviani.

L’infinito mondo femminile è al centro di Donne ∞ Voce ‘e femmene, lo spettacolo musicale che vede la partecipazione di otto artiste: Maria BocciaFrancesca Curti GiardinaRaffaella De SimoneMaviMargherita MarinelliTeresa RoccoSara Russo e Daniela Sponzilli.

Ogni interprete eseguirà un paio di canzoni napoletane, scelte nel repertorio tradizionale e contemporaneo, come L’urdema tarantella di Libero Bovio ed Ernesto Tagliaferri o Vasame di Enzo Gragnaniello.

Donne ∞ Voce ‘e femmene

Donne ∞ Voce ‘e femmene

Spiega l’autore e regista Maurizio Palumbo:

Lo spettacolo è un viaggio pensato e scritto per e sulla donna , in un contrappunto tra canzoni e momenti di riflessione, per ricordare, come affermava Shakespeare, tutte le violenze consumate sulla sua figura, tutte le umiliazioni che ha subìto, o ancora lo sfruttamento del suo corpo e la sua intelligenza calpestata nei secoli.

Nel finale, tutte le cantanti, con Giusy Soviero, interpreteranno Io non ci sto, una vera e propria denuncia e ribellione alla violenza sulle donne, una canzone inedita con testo di Maurizio Palumbo e musica dello stesso Palumbo con Aniello Misto e Gennaro Franco, che hanno anche curato gli arrangiamenti e la direzione musicale.

Prodotto da Sud Promotion, con le coreografie di Ettore Squillace, in Donne ∞ Voce ‘e femmene suonano Antonio Mambelli (batteria), Aniello Misto (basso e contrabbasso), Gennaro Franco (pianoforte e tastiere). Sasà Dell’Aversano (chitarre), Anna Rita Di Pace (violino) e Marco Misto (percussioni). I coristi sono Daniele Di RosaDenise CoralloClaudia Mosca e Chiara Quartuccio.

Direttore della fotografia e luci Gianluca Sacco, ingegnere del suono e fonico Daniele Chessa, direttore di produzione Costantino Petrone, fonico di palco Stefano Cammarota. Service audio e luci Emmedue.

Il MEC-Mercatino Enogastronomico a Certosa sulla Strada delle Abbazie

Pasqua golosa, sapori genuini in scena: il MEC- Mercatino Enogastronomico della Certosa on the road per questa Pasqua 2022, in casa e in trasferta.

Nei giorni di Pasqua e Pasquetta, 17 e 18 Aprile, decine di produttori ed espositori animeranno  l’area verde su cui si affaccia la Certosa (via del Monumento, Certosa di Pavia) offrendo a golosi e turisti una carrellata di prodotti – tutti a filiera corta – come riso del Pavese, salame di Varzi, formaggi e salumi dell’Oltrepò e dolci come le offelle di Parona, praline e pasticceria secca, grappe e birra artigianale. Ed ancora miele, vini,  salumi di suino e d’oca, pasta fresca, confetture, distillati, olio. Gli organizzatori hanno previsto una ulteriore data domenica 25 Aprile: stesso format ed eccellenze a prova di goloso per foodies ed enoturisti.

Il MEC-Mercatino Enogastronomico della Certosa, non tutti lo sanno ma in certe occasioni si trasforma e si caratterizza per la sua ubiquità: infatti, il lunedì di Pasquetta le sue eccellenze wine & food saranno presenti anche a Morimondo, alle porte di Milano, destinazione Corte dei Cistercensi.

A chi fosse alla ricerca di un’idea su come trascorrere Pasqua e  Lunedì dell’Angelo, il MEC dà quindi la possibilità di una gita golosa a Certosa di Pavia ed in quel di Morimondo. Due località che si caratterizzano per bellezza e storia: il MEC offre, infatti, l’occasione per coniugare gusto e cultura con una gita fuori porta: enogastronauti e turisti a breve raggio potranno scoprire realtà dove arte e cultura si fondono e dove lasciarsi andare alla meraviglia di trovarsi in luoghi bellissimi, carichi di storia e spiritualità.

L’Abbazia di Morimondo è visitabile dalle 15 alle 18.  Per la Certosa di Pavia gli orari di visita sono dalle 9.00 alle 11.30 e dalle 14.30 alle 17.30 (ingresso gratuito, info allo 0382 925613). Meteo permettendo, entrambe le location sono facilmente raggiungibili anche in bicicletta, oltre che in auto e con il treno.

Morimondo

Morimondo

Morimondo: la storia

La storia di Morimondo ruota intorno alla vicende della sua abbazia e dei monaci dell’ordine dei Cistercensi che la fondarono: giunti nel 1134, dodici monaci del monastero di Morimond in Borgogna diedero inizio alla costruzione del monastero, concluso solo nel 1297.

La basilica, sorta in periodo successivo alla costruzione del monastero (dal 1182), è oggi il monumento di maggior importanza di Morimondo. Rispecchia il disegno delle chiese cistercensi voluto da S. Bernardo: grandiose e solenni in contrasto con l’austerità e la povertà della vita dei monaci, cui è attribuito il merito di aver intrapreso l’opera di bonifica e valorizzazione agricola del territorio.

L’esterno in mattoni è in stile gotico francese con elementi romanico-lombardi; la facciata presenta un taglio a capanna, il portale è preceduto da un pronao (porticato posto davanti alla chiesa) aggiunto nel 1736. Un rosone centrale, bifore, aperture cieche e altre a cielo aperto definiscono la parte superiore, coronata da una fila di archetti che continuano sui fianchi. L’interno di forma basilicale, a 3 navate su pilastri con volte a crociera, con transetto e abside rettangolare. Opere: entrando a destra si nota una magnifica acquasantiera trecentesca con rosoni e teste fantastiche. Degno di nota il coro, commissionato dai monaci di Settimo Fiorentino, stabilitisi a Morimondo nel 1490, all’intagliatore abbiatense Francesco Giramo, che lo concluse nel 1522.

Certosa di Pavia

Certosa di Pavia

Certosa di Pavia: la storia

La Certosa di Pavia è stata dichiarata monumento nazionale italiano nel 1866 diventando così proprietà del Regno d’Italia. Eretta a partire dal 1396 per volere di Gian Galeazzo Visconti come sacello funebre della famiglia, il monastero fu ultimato nel 1452 e la chiesa nel 1473. La facciata venne realizzata successivamente dai fratelli Mantegazza e da Giovanni Antonio Amadeo (la parte inferiore) e da Lombardo nel XVI secolo (la parte superiore).

La facciata, marmorea, è stata disegnata tassello dopo tassello da scultori e architetti, con angeli, monarchi e statue di santi. Un autentico tripudio di affreschi, ori, lapislazzuli e lacche e un’arte unica: bassorilievi e dipinti famosi come il “Padre eterno benedicente” del Perugino si vanno a sommare alle figure dipinte dagli antichi Certosini, che si affacciano dall’alto da finestre trompe l’oeil.

Gli étoiles Vittorio Galloro e Arianne Lafita Gonzalvez al Premio Internazionale della Danza “Carlo Gesualdo”

Compagni sul palcoscenico, compagni nella vita. Una carriera parallela che li ha portati, come coppia da sogno, sui più importanti palcoscenici del mondo.

Vittorio Galloro e Arianne Lafita Gonzalvez saranno tra gli ospiti più attesi del Premio Internazionale della Danza “Carlo Gesualdo”, imponente progetto artistico fortemente voluto dalla direttrice della scuola di danza “Esmeralda” di Avellino, Guendalina Manzi, con la direzione artistica del maestro Fabrizio Esposito.

La loro presenza è attesa per la serata di Gala del Premio Internazionale della Danza “Carlo Gesualdo”che si terrà domenica 24 aprile, quando potremo vederli esibirsi in tutto lo splendore che le loro performance esprimono.

Ci spiega l’étoile napoletano Vittorio Galloro:

Non vedo l’ora di tornare ad Avellino. Ho un bellissimo ricordo del Teatro “Carlo Gesualdo”, una vera e propria perla per il potenziale che ha e per perfezione della sua struttura tecnica. Ringrazio di cuore l’organizzazione e Fabrizio Esposito per averci coinvolti in questo importante progetto.

Vittorio Galloro e Arianne Lafita Gonzalvez

Vittorio Galloro e Arianne Lafita Gonzalvez

 Vittorio Galloro e Arianne Lafita Gonzalvez: intervista

Una carriera eccezionale la sua, una vita dedicata alla danza che l’ha reso uno dei nomi italiani più apprezzati di questa arte nel mondo. 

Ho iniziato a danzare che ero solo un bambino, seguendo le orme di mia sorella maggiore. Poi ho fatto un’audizione al San Carlo di Napoli, sono stato preso e ci sono rimasto per sei anni. Io stesso a un certo punto ho deciso di lasciare perché il mio desiderio era quello di studiare danza a Cuba, in ho sempre amato tanto l’approccio maschile alla danza del ballerino cubano. Ho frequentato una scuola prestigiosa che mi ha formato molto e sono divenuto poi gradualmente un ballerino che ha girato i più prestigiosi palcoscenici del mondo.

Quali differenze ha riscontrato nell’approccio alla danza tra l’Italia e i Paesi esteri?

Porto Napoli sempre nel mio cuore, anche se ora sono di sede in Emilia-Romagna e per lavoro viaggio tantissimo. In Italia ho trovato da ragazzino poche porte aperte, e solo quando ho consolidato una carriera internazionale non ho più avuto problemi. Devo ammettere che all’estero le possibilità che può avere un ballerino sono diverse, e decisamente maggiori, per una propensione alle arti più diffusa e incentivata.

Vittorio Galloro e Arianne Lafita Gonzalvez: un binomio di magia sul palcoscenico iniziato 11 anni fa. Come si trova una danzatrice cubana in Italia? 

Mi sono sempre trovata bene in Italia, confessa l’étoile Arianne Lafita Gonzalvez, in particolare Napoli è molto simile a Cuba come cultura e ogni volta che mi ci reco mi trovo come a casa. In linea generale, però, c’è sempre in me il pensiero che si possa fare di più per la danza, perché il potenziale è molto alto e molti talenti sono destinati ad andare fuori.

Dopo la necessaria pausa legata all’emergenza sanitaria del Covid, sono tornati ormai a pieno regime gli eventi in presenza. È stato sicuramente difficile per voi del balletto stare fermi. E quali emozioni prova ora? 

L’invito da parte del maestro Esposito mi ha fatto un immenso piacere e mi ha regalato tanta gioia. È un evento importante e far parte di questo progetto per me è un onore. Quello della pandemia ha rappresentato un periodo molto particolare per il mondo intero, e anche per noi ballerini è stata dura dover continuare ad allenarci senza poter fare nulla di più. Stando praticamente fermi. Ora c’è una voglia straripante di emozionarci e di emozionare.

Cos’è per lei la danza? 

Per me la danza è il mio tutto. Sembra una frase banale, ma non potrei definire altrimenti quella che per me non è solo una passione, non è solo un lavoro, ma l’essenza stessa della mia vita. Ho iniziato da piccolina, ma già ero consapevole che quello sarebbe stato il mio destino.

I ballerini Vittorio Galloro e Arianne Lafita Gonzalvez parteciperanno alla serata di Gala del Premio Internazionale della Danza “Carlo Gesualdo” esibendosi in due passi a due: “Satanella” e un tango su musiche di Piazzola. Protagonisti di un evento pieno di bellezza, di arte, di incanto.

Concerto di Pasqua 2022 al Tempietto di Roma

L’Associazione Il Tempietto presenta il Concerto di Pasqua 2022, unione tra arte e musica classica per un’esperienza unica nel cuore di Roma antica.

Nella suggestiva Sala Baldini, ex Sagrestia della Chiesa di Campitelli del XVII-XVIII secolo, situata adiacente all’omonima Chiesa e al Teatro di Marcello, arte e musica si fondono regalando allo spettatore un’esperienza memorabile.

Verranno eseguite musiche di Beethoven e Brahms da uno dei migliori interpreti proveniente dalla Polonia, Jakub Dera, vincitore di diversi premi internazionali e chiamato a Roma per numerosi eventi organizzati dall’associazione culturale Il Tempietto, negli anni che vanno dal 2016 fino al 2020, anno in cui ha tenuto un recital pianistico durante il Festival Internazionale di Musica nello storico Teatro Marcello di Roma.

Concerto di Pasqua 2022 al Tempietto di Roma

Concerto di Pasqua 2022 al Tempietto di Roma

Concerto di Pasqua 2022: programma

Il concerto si apre con due sonate di Beethoven, la Sonata G-Major op. 79 del 1809, che acquisì la denominazione di “Sonata facile” o “Sonatina” dallo stesso Beethoven, e la Sonata A-flat Major op.110, del 1822, che fu la penultima dell’intero ciclo di Sonate per pianoforte scritto da Beethoven nel corso della sua vita. Due opere profondamente toccanti.

La op.79 si suppone sia stata dedicata alla donna amata dal musicista in quel periodo; la seconda sonata, per l’intenso carattere “personale”, si pensa che l’autore l’abbia implicitamente dedicata a sé stesso.

La seconda parte del Concerto è dedicata alle Ballate op. 10 di Johannes Brahms. Esse sono quattro opere per pianoforte, composte nel 1854 e pubblicate nel 1856, comunemente considerate fra le sue migliori composizioni pianistiche giovanili.
Queste pagine di musica rispecchiano l’animo vibrante e sensibile degli autori, in cui l’uomo trova immediatamente riflesse le proprie passioni più irruenti e i sentimenti più intimi.
L’evento, che si svolge in un’atmosfera evocativa, in cui l’ambientazione raffinata e il carattere narrativo e poetico delle composizioni consentono di realizzare un’esperienza fiabesca, è rivolto ad appassionati e neofiti, e vuole rendere la musica classica fruibile a tutti.
Verrà offerta inoltre la visita guidata nell’Area Storica del Teatro di Marcello ai possessori del biglietto del concerto, che permetterà al visitatore di entrare nell’atmosfera storica artistica del luogo, passeggiando tra le vestigia dell’antica Roma.

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