Cultura

Una casa editrice italo-tedesca pubblica un romanzo femminista in francese e in italiano

Fondata nel 2006 dalla scrittrice napoletana Lodovica San Guedoro e dallo scrittore tedesco Johann Lerchenwald,  la casa ha recentemente integrato Carlo Maria Steiner, autore mitteleuropeo nato e cresciuto in Italia.

Un melting-pot che sfocia in pubblicazioni in italiano e tedesco, per una struttura con sede a Monaco di Baviera. Inoltre questa casa editrice, mutuando il suo nome dall’ultimo romanzo, incompiuto, di Thomas Mann, si chiama  Felix Krull Editore. La sua ultima pubblicazione è particolarmente rappresentativa del suo programma letterario: S’io fossi foco, di Lodovica San Guedoro, un romanzo allegorico che denuncia gli stereotipi femminili con sagacia e severa ironia, rompendo un po’ di più i confini europei. L’opera, definita complessa dalla stampa italiana, non è certo un testo classico.

Lodovica San Guedoro, S'io fossi foco 

Lodovica San Guedoro, S’io fossi foco

Lodovica San Guedoro: biografia

Lodovica San Guedoro è nata a Napoli da genitori siciliani. Il padre, vissuto da ragazzo a Parigi,  era docente di Lingua e Letteratura francese, la madre, di Siracusa, insegnante di Lettere. Numerose le sue permanenze a Parigi, a partire da quando il padre faceva ricerche alla Bibliotèque Nationale. A Napoli Lodovica ha frequentato le elementari e le medie, a Roma il liceo e l’università, partecipando ai moti studenteschi come simpatizzante dell’estrema sinistra. Successivamente è stata nel collettivo femminista ultra di via  Pompeo Magno.

In questo libro, recita l’abstract,  l’autrice scatena senza pietà le fiamme della sua collera sul mondo in rovina: un mondo sempre più folle e colpevole, sempre più turpe e indegno! Ma, con una originale inversione, toglie il primato della colpevolezza agli uomini per darlo alle donne, a quelle donne che, invece di aspirare a liberarsi e con sé stesse a liberare l’umanità, oscenamente si compiacciono di perpetuare e portare all’esasperazione le caratteristiche e i comportamenti che un tempo furono loro imposti dalla perversione maschile.  S’io fossi foco, spiega la San Guedoro, è un combattimento con la morale del Tempo, un attacco frontale e radicale alla pornografia, alla mercificazione del corpo femminile in tutte le sue gradazioni e manifestazioni, come pure alla dilagante manipolazione dei cervelli  femminili (e maschili),  viste come chiave di volta di tutta l’immoralità, la falsità, la tristezza e l’oppressione che caratterizzano la nostra epoca.

Una particolarità di rilievo: il testo italiano è intervallato da molteplici episodi epistolari… in francese.

Corrispondenza tra Francia e Germania

La sostanziosa  parte francese, costituita dallo scambio epistolare tra l’io narrante e un suo cugino parigino, è una seconda melodia contrapposta e talvolta intrecciantesi con la prima, che ha la funzione di un cambiamento di paese, di tempo e di atmosfera e dà ossigeno anche al lettore. L’opera infatti è stata scritta per lo più  durante il duro tempo della pandemia e i due cugini rischierebbero di soffocare, lui in Francia e lei in Germania, dove vive, se non si sfogassero e consolassero a vicenda.

Afferma Lodovica San Guedoro:

Le lettere hanno dunque il valore di una testimonianza sincera di quello che si poteva sentire, pensare e soffrire in privato ai tempi del Corona. Poiché le lettere scritte da mio cugino sono espressione dello spirito, dell’acutezza e dell’intelligenza francesi, ho  deciso di non tradurre il carteggio in italiano. Va ricordato che una volta il francese era la lingua universale dell’Europa colta.

E così in S’io fossi foco  ritroviamo Picasso che voleva fare il ritratto a un bambino e il bambino che rifiuta,  o il Lapin Agile, il celebre cabaret di Montmartre dove s’incontravano Max Jacob, Picasso e Blaise Cendrars ed è sfilata tutta la bohème artistica del primo Novecento.

Cilento Music Festival a Capaccio-Paestum con i concerti di Peppe Servillo & Solis String Quartet

Piazza Tempone a Capaccio diventa il palcoscenico naturale di un doppio appuntamento musicale da non perdere, in una location con un panorama mozzafiato. 

Il 16 settembre esclusivo concerto con Peppe Servillo & Solis String Quartet. Il concerto è uno straordinario percorso musicale che omaggia la  canzone napoletana classica ma che si concentra soprattutto sui brani celeberrimi di un grande autore: Renato Carosone. L’omaggio, che si avvale della maestria di una voce particolare e inimitabile come quella di Servillo, cantante e autore raffinato, e del quartetto di archi dei Solist String; rende questo evento unico a sud della provincia di Salerno.

A distanza di cinque anni dall’uscita di “Presentimento” album con il quale, insieme al precedente “Spassiunatamente”, hanno affrontato con dovuto rispetto capolavori della canzone classica napoletana, ecco che Peppe Servillo & Solis String Quartet hanno pubblicato un nuovo album, questa volta dedicato ad un solo autore: Renato Carosone, dal titolo “Caro Carosone!”.

Afferma Peppe Servillo:

Si può prendere a prestito l’aria lieve e scanzonata di un autore profondo e romantico come Renato Carosone? È utile forse e necessario ora più che mai, non per incoscienza ma per amore di quella vita colorata, ironica, spassiunata che nel dopoguerra lui seppe cantare ed interpretare. Oltre i titoli famosi proporremo brani meno noti che ci raccontano un Carosone “altro “ sempre vitale anche nella narrazione d’amore. Come al solito nella versione sobria ed elegante dei Solis speriamo di far apprezzare in controluce la voce di un singolare autore italiano. 

Peppe Servillo & Solis String Quartet

Peppe Servillo & Solis String Quartet

 

Il secondo appuntamento previsto nel Comune di Capaccio è il 17 settembre e saranno Kameliya Naydenova Angelo Loia i protagonisti di uno concerto nella suggestiva Piazza Tampone. 
Kameliya Naydenova, docente di violino al conservatorio di Potenza con numerose esperienze internazionali, dalla Bulgaria all’Inghilterra; e Angelo Loia apprezzato concertista diplomato al conservatorio “Verdi” di Milano; eseguono composizioni celebri e meno note. “Da Vivaldi al tango” è l’unione di due talenti che fanno del virtuosismo e della precisione esecutiva le basi per un concerto che dal barocco arriva all’America Latina sposando generi e stili in maniera attenta e anche divertente.


La kermesse del Cilento Music Festival rientra tra i progetti co-finanziati dal Ministero della Cultura per la valorizzazione dei beni culturali e dei borghi rurali del Cilento costituito da un cartellone di eventi “diffusi” su ben 13 comuni (Agropoli, Capaccio Paestum, Cicerale, Laureana, Laurino, Lustra, Ogliastro, Prignano, Perdifumo, Perito, Rutino, Stio, Torchiara) distribuiti in buona parte del territorio del parco. Con i patrocini del Parco Nazionale del Cilento, del Gal Regeneratio, dell’ Unione Dei Comuni Alto Cilento Paestum, del club dell’Unesco di Elea e dai comuni sopra menzionati.

Franco Alfieri, presidente dell’ Unione Dei Comuni Alto Cilento Paestum e sindaco di Capaccio Paestum  ha sposato fin da subito il progetto del Cilento Music Festival – ideato e diretto da Lillo De Marco –  per dare ossigeno e uno slancio concreto a tanti artisti, locali e nazionali, e al settore dello spettacolo messo in ginocchio dalla pandemia. Vivere l’arte, che è poi la bellezza della vita, e farlo in una location d’eccezione: il Cilento” per un progetto culturale volto alla valorizzazione del territorio dei bellissimi borghi rurali e marinari attraverso interventi spettacolari rispettosi dei luoghi dove gli eventi si svolgono.

Tra i principali obiettivi del Cilento Music Festival 2021 c’è il rilancio del settore artistico territoriale finalizzato ad assicurare la tutela dell’occupazione e la riprogrammazione degli spettacoli garantendo il sostegno ai progetti e alle produzioni artistiche inserite nel F.U.S (Fondo Unico per lo Spettacolo).

Il festival coinvolge ben 13 Comuni del Cilento, un comprensorio territoriale di eccezionale valenza costituito da un “Paesaggio Culturale e Ambientale” afferente al Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni; riserva di Biosfera MAB-Unesco e patria della Dieta Mediterranea. Un territorio a destinazione turistica con grandi potenzialità che attira ogni anno un numero sempre crescente di visitatori che vengono accolto nel rispetto dell’eco-sostenibilità. 

L’arteria di collegamento che collega quasi tutti i comuni inseriti nell’ambizioso progetto di “festival diffuso” è la “Strada statale 18”, da cui il nome dell’Associazione organizzatrice e promotrice dell’evento diffuso la quale ha lavorato per un’ estesa partnership tra i comuni con l’obiettivo di ridare maggiore consapevolezza al territorio del Cilento interno che affronta – specie in inverno – l’atavico isolamento di un territorio ricco di archeologia e filosofia, storia, bellezze architettoniche, percorsi culturali, enogastronomici e di salvaguardia delle identità locali, biodiversità.

Frida Kahlo – Il caos dentro omaggia una delle figure femminili più amate al mondo

Aperta al pubblico a Palazzo Fondi a Napoli (via Medina 24) la mostra dedicata alla pittrice messicana Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón dal titolo: “Frida Kahlo – Il caos dentro”. L’esposizione, realizzata dalla società Navigare e patrocinata dal Comune di Napoli, accoglierà i visitatori tutti i giorni dalle 9.30 alle 20.00 al costo di 12 euro, mentre nei weekend l’orario sarà prolungato alle ore 21 ed il biglietto costerà 2 euro in più (14).

Ha dichiarato l’organizzatore e promoter della mostra, Salvatore Lacagnina:

Questa mostra, che ha già avuto luogo a Roma e Milano con un successo di partecipazioni intende omaggiare la figura storica dell’artista messicana icona nel mondo, ma far sì che l’esempio di Frida Kahlo parli a tutti. In questo caotico momento storico, ma ancor più alle donne impegnate nella lotta quotidiana per la propria salute e sopravvivenza per l’indipendenza, con particolare attenzione alla loro condizione in Afghanistan, vuole sostenere la loro determinazione.

L’esposizione, in programma sino al 9 gennaio 2022, prende vita negli oltre 700 metri quadri del monumentale Palazzo Fondi, progetto di rigenerazione urbana temporanea sviluppato e realizzato nel 2018 da Urban Value srl insieme a Demanio e Comune di Napoli, premiato nel 2021 tra le migliori location d’Italia e luogo contemporaneo di produzione culturale.

La struttura, esempio virtuoso di collaborazione tra settore pubblico, privato, aziende, associazioni senza scopo di lucro e operatori culturali, ospita riproduzioni in dimensioni reali degli ambienti quotidiani di Casa Azul, dove Frida visse sino alla morte.

Camera da letto di Frida Kahlo

Camera da letto di Frida Kahlo

Abiti, accessori e oggetti amati e usati da Frida introdurranno il pubblico al clima culturale, politico, e familiare del Messico in cui Frida si formò. L’espressione di quel mondo interiorizzato e mescolato alla sensibilità ferita ma appassionata di Frida troverà, poi, rappresentazione nei dipinti esposti: l’originale Piden aeroplanos y les dan alas de petate, un olio su cartone del 1938 proveniente da una collezione privata di Madrid, e 15 celebri autoritratti riprodotti in formato digitale con tecnica modlight e animati.

Frida Kahlo: mostra interattiva

Frida Kahlo in mostra a Napoli

 La mostra, inaugurata con il vernissage al quale hanno partecipato per il Comune di Napoli gli assessori Annamaria Palmieri (Cultura ed Istruzione) e Donatella Chiodo (Welfare, digitalizzazione, politiche giovanili e sport) e Hector Alcantra, addetto culturale dell’Ambasciata del Messico in Italia, si conclude con la proiezione del film di animazione tridimensionale Frida Kahlo – Il Viaggio, realizzato in esclusiva per la mostra e proiettato in una speciale sala cinema 10D, con effetti speciali multisensoriali.

Apparat continua il suo tour in Europa

Apparat è musicista e produttore tedesco, noto alla scena elettronica e a quella cinematografica. Ha iniziato il suo tour 2021 proprio partendo dall’Italia con cinque date: Porto Recanati, Caserta, Firenze, Genova e Cella Monte. Il musicista è sicuramente molto legato alla nostra nazione perché gli ha sempre mostrato grande ammirazione per il suo talento e per la sua creatività.

Mario Martone, ad esempio, lo ha scelto in più di un’occasione come autore delle colonne sonore dei suoi film. In Capri Revolution, oltre ad aver curato e prodotto le musiche, ha partecipato al lungometraggio con una breve interpretazione nel film.

Il compositore berlinese avvisava così il suo ritorno live:

Sono molto emozionato e anche un po’ stressato per il fatto che a breve tornerò in tour dopo tanto tempo. Da quasi due anni non mi esibisco dal vivo ed è la prima volta, in venti anni, che mi fermo per così tanto tempo.

Lo stop forzato dovuto alla pandemia, non ha fermato la sua creatività perché durante il lockdown l’artista ha creato molta musica, annunciando che un nuovo album sarà pronto per il prossimo anno dall’uscita di LP5, un album di remix, con cui ha concluso il tour poco prima che scoppiasse la pandemia. Il compositore, per aumentare la curiosità, ha precisato che il suo prossimo album sarà composto di soli inediti, rispetto al precedente lavoro e non è detto che che sarà un album di Apparat. Probabilmente una nuova collaborazione con i Modeselektor? Non lo ha svelato, dobbiamo solo attendere l’uscita del disco.

La ripresa con la band, formazione identica a quella dello scorso tour, ha incantato tutti i suoi i suoi fan. Per l’occasione infatti sono stati composti brani che potessero essere suonati live da tutta la formazione, cosa non semplice per il catalogo di brani dell’artista e per la complessità e varietà di cui si compongono tutti i suoi i brani.

Le date italiane del tour hanno riscosso molto entusiasmo tra i seguaci dell’artista che, nonostante le restrizioni dovute al distanziamento, hanno partecipato numerosi perché ciò che è mancato agli appassionati di musica è stata soprattutto la privazione del poter godere della musica dal vivo e delle emozioni conseguenti ad un live.

La tappa in Campania si è tenuta in una location suggestiva: al Belvedere di San Leucio a Caserta che ha colpito positivamente anche Apparat. Oltre alla bellezza del luogo, vedere un muro di persone davanti a lui che erano lì per ascoltare dal vivo la sua musica è stato emozionante. Possiamo dire che l’emozione è stata reciproca.

Apparat insieme alla band

Apparat insieme alla band

Apparat: le prossime date del tour

Intanto continua il tour con la sua band in giro per l’Europa che si concluderà il 25 settembre.

  • 10 settembre Zurigo
  • 11 settembre Losanna
  • 12 settembre Parigi
  • 13 settembre Francoforte
  • 14 settembre Lipsia
  • 21 settembre Lille
  • 22 settembre Grenoble
  • 23 settembre Brest
  • 24 settembre Barcellona
  • 25 settembre Madrid

Dio odia le donne di Giuliana Sgrena: lo sguardo di una donna atea

Dio odia le donne (2016) di Giuliana Sgrena, edito da Il Saggiatore, è un libro che analizza, da un punto di vista ateo, il rapporto tra religione e mondo femminile.

La scrittrice si sofferma particolarmente sulle religioni monoteiste, l’intenzione dell’autrice non ha la pretesa di esaurire un argomento così vasto ma desidera sollevare un dibattito, soprattutto in un momento particolare come il nostro, in cui la crisi dei valori conduce ad un bisogno esasperante di spiritualismo e che, molto spesso, sfocia nei fondamentalismi a scapito di spiritualità più moderate.

Se pensiamo al concetto della spiritualità e lo incanaliamo all’interno delle religioni, ragionando criticamente e oggettivamente, ci si rende conto che le religioni di moderato nelle loro ideologie hanno ben poco.

Giuliana Sgrena si sofferma nell’osservare come la sudditanza e l’espiazione appartengano prevalentemente alle donne, basti pensare ad Eva.

Perché sono solo le donne a dover espiare? Perché i credenti – in base alla Bibbia – ritengono che il male sia una conseguenza del peccato originale. Ed essendo stata Eva a cadere in tentazione e a mangiare il frutto proibito offerto poi a Adamo, è la causa di tutti i mali.

Il libro mostra come le donne vengono oppresse dall’integralismo dei tre monoteismi, che seppur diversi in molte pratiche e credenze, tendono a limitare e cancellare i loro diritti.

In Dio odia le donne più volte viene menzionato, ad esempio, l’emancipazione dal velo che costituisce un elemento sociale per poter cercare un lavoro e quindi di una vita indipendente dignitosa e non subalterna.

Non bisogna guardare molto lontano o ad altre religioni, basti pensare allo svuotamento progressivo della legge 194 sull’interruzione di gravidanza, agli anatemi sull’aborto e alla sempre eterna condanna verso ogni forma contraccettiva.

Dio odia le donne di Giuliana Sgrena

Copertina del libro di Giuliana Sgrena

Dio odia le donne: trama

Dio odia le donne pone l’accento sull’importanza e la stretta connessione vigente tra società e religione e già dall’inizio del libro, infatti, si parte con un paradosso.

Siamo nel 1954, a parlare è una bambina, Giuliana Sgrena da piccola, che frequenta le elementari in una scuola pubblica. Il padre era stato partigiano, all’epoca non era una cosa apprezzata.

Suor Natalina, sua maestra, non condivide l’orientamento politico del padre o ciò che avesse fatto, per lei è semplicemente comunista. Questa sua disapprovazione si manifesta attraverso azioni collettive attuate in classe dalla maestra quindi sulla bambina che osserva con queste parole ciò che quotidianamente le accade:

A me piaceva andare a scuola e studiare, ero anche la prima della classe, ma ogni volta che entravo in aula mi sentivo male: la suora faceva sempre recitare una preghiera prima dell’inizio delle lezioni (mattino e pomeriggio) e chiedeva a tutti i bambini di pregare per me.

Per me che, secondo la maestra, vivevo in un inferno, che avevo per padre il diavolo in persona. Era un incubo per una bambina di sei anni. Io stavo bene con la mia famiglia, avevo un buon rapporto con mia madre – probabilmente solo una vittima secondo la maestra, che infatti non infieriva mai contro di lei – e anche con mio padre; come poteva essere un demone? L’essere comunista non gli aveva mai impedito di mandarmi a scuola dalle suore e nemmeno di battezzarmi, anche perché senza battesimo sarei stata discriminata.

Dio odia le donne si snoda come una sorta di “romanzo enciclopedico” in cui vengono unite esperienze personali a citazioni e dettami religiosi. Questo tipo di lavoro fatto dalla scrittrice serve appunto per indurre ad un ragionamento critico. Il suo vuole essere un invito a soffermarsi non solo sui paradossi religiosi ma sull’influenza che questi hanno nella società tutti indipendentemente che si abbia o meno un orientamento religioso e non lo si abbia affatto.

Il Museo della lettera d’Amore sbarca a Venezia

Nei giorni della Biennale a Venezia nasce il ‘Premio Different’: promosso dai Papaboys che viene assegnato a coloro che ogni giorno, con il lavoro e con il cuore, fanno davvero la differenza.

L’ambito riconoscimento andrà a Massimo Pamio, direttore artistico del Museo della Lettera d’Amore di Torrevecchia Teatina, per aver promosso una serie di iniziative nel segno dell’amore, culminate con l’adozione, da parte del Sindaco dott. Francesco Seccia e della Giunta Comunale di Torrevecchia Teatina, di una delibera mediante cui la cittadina è stata denominata “paese della lettera d’amore”.

Il museo, unico al mondo, il 9 settembre sarà alla Mostra del Cinema di Venezia grazie ai Papaboys, che oltre al Premio Different, promuovono una celebrazione Eucaristica dedicata a tutti gli artisti e addetti del cinema presso la chiesa di San Francesco alla Vigna a cui parteciperanno anche i rappresentanti del Museo abruzzese. Inoltre, una frase di Papa Francesco, in contemporanea, sarà consegnata da 50 giovani a tutti gli operatori del cinema ed alle istituzioni presenti al Lido; parole che il Pontefice ha rivolto come incoraggiamento proprio al mondo del cinema:

Sia un luogo di comunione, creatività, visione e scuola di umanesimo.

Il giorno successivo, 10 settembre alle ore 21, nella cornice storica del Chiostro dell’Istituto di Studi Ecumenici “S. Bernardino” (Calle S. Francesco, 2786) la cerimonia di consegna dei ‘PREMI DIFFERENT’ a prestigiose personalità della cultura e del mondo sociale, ideata dalla produzione cinematografica indipendente 3B Film. Durante la serata, coordinata dalla regista Maria Berardi, presentata dall’attore Pietro Romano e dalla modella Elisa Pepe Sciarria, sarà proiettato in anteprima un ‘reel’ del film ‘Oltre l’infinito.

Nuovi Orizzonti’, un viaggio medioevale nell’eterna lotta tra il bene ed il male, girato durante l’estate tra Massa Marittima, Follonica e Roma.

Trianon Viviani La “Disarmante speranza” della piccola Amal da piazza Calenda

Mercoledì 8 settembre prossimo, alle 18, partirà dal teatro Trianon Viviani, in piazza Vincenzo Calenda, la tappa partenopea del tour italiano della piccola Amal, la bambina-marionetta siriana di nove anni, senza madre e in fuga dalla guerra.
Amal, che significa “speranza” in arabo, è una marionetta alta tre metri e mezzo, che sta girando l’Europa con il progetto the Walk, “il Cammino”, un festival internazionale itinerante di arte e speranza a sostegno dei rifugiati.

Il teatro Trianon Viviani accoglie Amal con la performance Disarmante speranza, ideata e diretta dal premio Ubu Davide Iodice, con il prologo originale scritto da Valeria Parrella, realizzata nell’àmbito del Teatro delle Persone, il progetto speciale di arte e inclusione sociale curato dallo stesso regista.
Collaborano alla realizzazione Accademia delle Belle arti di Napoli, l’Altra Napoli, Amici di Carlo Fulvio Velardi, Cornelia, associazione Annalisa Durante,
Film commission Regione Campania, Puteca Celidonia e la ScalzaBanda.

Spiega Davide Iodice:

Il teatro Trianon Viviani  accoglie la piccola, grande Amal, nel suo cammino, stringendo con il progetto the Walk, un patto di resistenza poetica a difesa del diritto alla felicità e al futuro di tutte le bambine e di tutti i bambini.
Forcella è un quartiere complesso, dove bene e male stanno, come i rami della “Y” del suo stemma murario, in un rapporto di contiguità in cui scegliere è cosa complessa e la colpa un concetto astratto.

Qui si può morire poco più che bambini come Annalisa, giovanissimi come Maikol, proprio davanti al nostro teatro; qui si può cadere come vittime innocenti o spezzarsi la vita troppo presto come Emanuele e tanti altri, per la svolta sbagliata a quella forcella, a quel bivio dell’esistenza.

Interpretando Amal come un innesco magico per una ritualità sociale dei territori, con il contributo gioioso di diverse realtà artistiche e l’energia della ScalzaBanda e di una vitalissima “armata” di bambini e ragazzi, lanceremo insieme ad Amal una dichiarazione di guerra a tutte le guerre: tutti insieme, con un gesto liberatorio, distruggeremo, risignificandola, una grande scultura raffigurante un’arma, creata dai giovani talenti dell’Accademia di Belle arti. La scultura rimarrà come opera permanente nella piazza antistante il teatro, perché non sia equivocabile la posizione che la società civile deve assumere, per garantire a Napoli, come nel mondo, un futuro pieno di vita e non di morte alle giovani generazioni. Noi questo futuro lo promettiamo, con la forza infantile di una disarmante speranza.

The Walk Amal

The Walk Amal

La marionetta è realizzata in canna modellata e fibra di carbonio ed è manovrata da quattro persone (una per ciascun braccio, una terza per sostenere la schiena e una quarta all’interno, sui trampoli, che controlla anche l’arpa, il complesso di corde che anima il viso, la testa e gli occhi).
In questo viaggio simbolico in fuga dalla guerra, Amal si è messa alla ricerca della mamma il 27 luglio scorso da Gaziantep, al confine turco-siriano. Nel suo cammino, che si concluderà a Manchester, in Inghilterra, percorrerà oltre 8.000 km toccando 65 città.

The Walk Amal

The Walk Amal

Amal è stata creata dalla Handspring puppet company, la compagnia sudafricana di teatro di figura che partecipò a War horse, il film di Steven Spielberg. Nella squadra che anima Amal ci sono anche persone che hanno un passato da rifugiati.
In Italia il festival è itinerante tra dodici città ed è prodotto da Roberto Roberto e Ludovica Tinghi.

The Walk è prodotto da Stephen Daldry, regista del film Billy Elliot, la produttrice cinematografica Tracey Seaward, il regista teatrale David Lan e dal Good chance theatre, con la direzione artistica di Amir Nizar Zuabi.

Zerocalcare disegna l’ultimo video de Gli Ultimi, storica street punk band

È intitolato “Favole” il secondo singolo estratto dall’imminente nuovo album della street punk band romana Gli Ultimi. Il brano è supportato dal videoclip a firma Zerocalcare.

Uscirà il 9 ottobre per Time To Kill records / Hellnation records Sine Metu” il nuovo atteso album della storica street punk band Gli Ultimi. Dopo la preview di giugno con il brano “Tutto Sbagliato”, la band capitolina pubblica un secondo singolo dal titolo “Favole” e il brano gode del videoclip scritto, disegnato e diretto da Zerocalcare.

Per il fumettista romano è il secondo videoclip musicale della carriera e viene pubblicato in anticipo rispetto alla prossima uscita della serie Tv che ha realizzato per Netflix.

Con “Favole” Zerocalcare racconta, come in una disillusa favola moderna, di un qualsiasi ragazzino disadattato di periferia, il quale, incontrando per caso spiriti affini, si appassiona alla cultura punk ritrovandosi così a crescere in una comunità che contribuisce alla sua formazione e alla sua identità.

Gli Ultimi band

Gli Ultimi band

Racconta la band:

“Favole” è un pezzo cruciale per noi perché la sua scrittura ha sancito la fine di quella lunga pausa che ci eravamo presi prima di riprendere a suonare. Cattura quel preciso momento in cui eravamo sospesi tra la voglia di arrenderci e quella di andare avanti; tra disillusione e il desiderio di riscatto. Per fortuna il secondo stato d’animo ha preso il sopravvento ed è nato “Sine Metu.

La collaborazione con Michele “Zerocalcare” ci riempie d’orgoglio; con lui c’è un rapporto di stima e amicizia da molti anni e, tra i vari provini che gli avevamo mandato, ha scelto “Favole” per realizzare il video, tenendo fede a una vecchia promessa che ci eravamo fatti qualche anno fa.

Sine Metu verrà presentato dal vivo in due occasioni: un listening party che annunceremo nelle prossime settimane e un live showcase in un club di Roma proprio il 9 ottobre.

Il teatro di burattini di Adriano Ferraiolo e figli torna ad Avellino

Si accendono di nuovo i motori della compagnia Adriano Ferraiolo e Figli, dopo tanti mesi di stop forzato dovuti al Covid. S ritorna finalmente ad assaporare la gioia di tornare tra la gente, rispettando le normative vigenti e i distanziamenti.

Adriano Ferraiolo con il suo teatro di burattini, dopo un anno, ritorna ad Avellino dove dal 6 al 15 settembre tutti i giorni dalle ore 17:30 si esibirà con i suoi spettacoli a Piazza Agnes. Per completare la magia dell’arte e della cultura di Adriano Ferraiolo e Figli ci saranno i colori delle antiche caramelle veneziane insieme al profumo vanigliato dei favolosi croccanti, arachidi, mandorle e nocciole giffonesi.

La compagnia vi aspetta per sorridere con la commedia dell’arte e una giusta dose di vaccino culturale che immunizza dalla tristezza e dalla solitudine per concludere una splendida estate 2021.

Adriano Ferraiolo:intervista

Il maestro e burattinaio di Salerno

I burattini di Adriano Ferraiolo e figli

Pulcinella

Maschera del teatro popolare napoletano, una delle principali maschere regionali italiane. È gobbo e ha naso adunco. Possiede in larga misura difetti e vizi che la tradizione attribuisce ai contadini; ma ha una sua filosofia e, come tutti i napoletani, canta. Prima di assumere le caratteristiche con cui è giunto a noi, il costume ha subito molte trasformazioni nel tempo: oggi è tutto bianco (camiciotto con collaretto stretto in vita, larghi calzoni, cappello a pan di zucchero), con l’eccezione della mascherina nera. I suoi secoli d’oro sono stati il XVII e il XVIII; suo principale palcoscenico, dalla seconda metà  del Settecento, il S. Carlino di Napoli. Pulcinella famosi, tra i molti: S. Fiorillo – forse il creatore del tipo – nel Cinquecento, A. Calcese e M. Fracanzano nel Seicento e A. Petito nell’Ottocento; ai tempi nostri gli ha dato vita anche Eduardo De Filippo. È stato ‘esportato’ con successo in Francia (Polichinelle), Germania (Polizenelle), Inghilterra (Punch), Spagna (Pulchinelo) ed è divenuto personaggio prediletto dei piccoli appassionati del teatro dei burattini.

Felice Sciosciammocca

Personaggio creato da Antonio Petito, Sciosciammocca che in napoletano significa l’allocco, è un personaggio nato ingenuo. Con Eduardo Scarpetta questo personaggio di allocco, di ingenuo si evolve e diventa invece un personaggio che fa parte della borghesia napoletana: Borghesia napoletana che nel 1850-60 cominciava a prendere piede dopo che Napoli non era più capitale di un regno. Eduardo Scarpetta ha avuto il merito di elaborare, di ingrandire, di ingigantire questi aspetti del personaggio, Felice Sciosciammocca, riuscendo ad introdurlo in un certo tipo di società  e facendolo diventare un personaggio a se stante. Questo personaggio ha influenzato moltissimo la fine dell’ottocento teatrale napoletano tanto da interessare Eduardo De Filippo, Peppino De Filippo, Raffaele Viviani: è diventato un personaggio a tutto tondo e sono tantissime le commedie attraverso le quali è possibile seguire l’evoluzione del personaggio di Felice Sciosciammocca. Nelle nostre rappresentazioni il Felice è spalla e compagno d’avventure di Pulcinella e impersona il carattere del Napoletano ben istruito e con una cadenza dialettale tipica e caratteristica delle persone appartenenti ad una classe borghese o nobile.

Le Donne

Solitamente le commedie da noi presentate , come quelle teatrali Napoletane alle quali spesso facciamo riferimento, terminano con Matrimoni e il più delle volte è lo stesso Pulcinella a prendere moglie. Sebbene non vi sia un personaggio femminile ben delineato e con un nome molto ricorrente , nelle nostre commedie le donne che al termine della rappresentazione si sposano con Pulcinella appartengono quasi sempre ai ceti più bassi dello scenario Napoletano di fine ottocento e possono variare dalla cameriera di casa fino ad un’emblematica e significativa proprietaria di un piccolo bar o trattoria. Ben diversa è la condizione delle altre donne presenti nelle commedie che molto spesso appartengono a classi più agiate, alla borghesia o nobiltà, ricoprendo quel ruolo, attorno al quale si genera la commedia, di donna promessa in sposa a qualche nobile per necessità  o per sete di ricchezze. Nel finale le commedie vedono il prevalere dell’amore sui soldi o i titoli nobiliari e in gran parte grazie all’aiuto di Pulcinella queste donne finiscono per sposare il giovane amato e non il nobile vecchio e antipatico voluto dai genitori.

I personaggi fantastici

Sebbene quasi tutte le commedie da noi presentate sono vere e proprie commedie Teatrali riprese da grandi autori del teatro classico Napoletano e opportunamente modificate e snellite per permettere una rappresentazione più semplice e accessibile, la nostra arte di burattinai deriva da un genere ben diverso da quello da noi rappresentato. Difatti la tradizione più classica dell’arte dei burattinai vede rappresentazioni romanzesche o fiabesche con personaggi affascinanti e spesso magici che catturano l’attenzione dei più piccoli o di coloro che nell’osservare tale arte covano il profondo desiderio di sentirsi ancora tali. Non possono dunque mancare nei nostri scenari i personaggi “Magici”, “Fiabeschi” o più semplicemente “Fantastici” come “il mago Solombrone”, “la strega”, “l’orco”, “i folletti” fino poi a giungere a diavoli e teschi che quasi sempre hanno la peggio rappresentando questi il “male” e Pulcinella il “bene”.

I Carabinieri o Gendarmi

Presenti in molte delle nostre rappresentazioni i Carabinieri, Militari o altri personaggi tutori della legge, si inseriscono come personaggi secondari che vanno spesso a rafforzare la morale della commedia che nella maggior parte dei casi nasce dai binomi “bene e male” e “amore e odio”.

Le attrezzature

Le attrezzature utilizzate nelle nostre rappresentazioni sono il più verosimili possibile, nella loro realizzazione abbiamo cercato di portarli in scala considerando le dimensioni dei burattini e la messa in scena. Naturalmente la scala non è precisissima in quanto bisognava tener presente della grandezza del boccascena e la distanza della platea. Le attrezzature inoltre che prima curavamo e realizzavamo noi da una decina d’anni le cura uno scultore e amico di Campobasso Gianni Quarto che da appassionato dei burattini realizza nuove e sempre più perfette e lavorate attrezzature sollevandoci da un compito che ci occupava molto tempo.

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