Cultura

Il Salone Nautico Internazionale di Napoli dal 20 al 28 novembre

La BBC di Napoli diventa main sponsor dell Navigare, il Salone Nautico Internazionale di Napoli in programma al Circolo nautico Posillipo e al molo Luise dal 20 al 28 novembre 2021. Sono due le novità per la 34esima edizione dell’esposizione nautica con le prove delle imbarcazioni in mare: l’acquisizione della denominazione Internazionale e l’ampliamento della sede a Mergellina.

Gennaro Amato, presidente AFINA (Associazione Filiera Italiana della Nautica) che organizza il boat show, corona così un obiettivo inseguito da anni.

alone Nautico Internazionale di Napoli

alone Nautico Internazionale di Napoli

Queste sono le sue parole sull’evento:

Da quando sono stato eletto dai miei soci ho cercato di far evolvere il comparto anche in favore del mercato nazionale ed internazionale. avevamo preposto un salone sul lungomare partenopeo ma le Istituzioni di territorio bloccarono il progetto in favore di festival del food ignorando la ricchezza mare. Oggi, finalmente, possiamo avere un evento che Napoli, capitale del Mediterraneo, merita per impegno e valenza produttiva.

La notizia non giunge solo dagli uffici regionali e degli enti nazionali preposti, che hanno conferito la dizione di Internazionale al salone Navigare (unico a Napoli perché il Nauticsud non gode dello stesso riconoscimento) ma anche del supporto della BCC di Napoli che diventa main sponsor e promotore di azioni di sostegno per la nautica.

Due gli strumenti messi in campo dal presidente Amedeo Manzo, che ricopre anche il ruolo di presidente della Federazione Campana delle Banche di Credito Cooperativo. Per chi desidera comprare una barca è previsto un finanziamento chirografario fino a 50mila euro, per un periodo da 24 a 60 mesi, per l’acquisto di una imbarcazione.

mentre gli imprenditori del settore nautico, con un fondo sino a 10 milioni di euro, arriva il finanziamento, con tassi estremamente agevolati, è soggetto a valutazione dell’Istituto di Credito.

Sostiene Amedeo Manzo:

La Banca di Credito Cooperativo di Napoli, nel difficile 2020, ha iniziato un’azione di sostegno per le attività produttive. La nautica, anche per aver dimostrato nella nostra Regione di essere un settore in grande sviluppo con una percentuale di crescita produttiva del +8% rappresenta un comparto di valore sul quale poter puntare.

La nautica, per territorialità straordinaria marina della costa campana, ma anche per i porti e le numerose aree marine protette presenti, e per l’indotto importante che genera, è un volano di economia per l’intero territorio.

Ma non finisce qui, Amedeo Manzo, il presidente della BCC di Napoli nonché della Federazione campana delle Banche di Credito Cooperativo rilancia.

Nei prossimi anni saremo particolarmente vicini alla nostra comunità e al settore nautico che intende evolvere fuori dal territorio regionale le sue azioni di sviluppo. Per questo motivo mi adoperò personalmente al coinvolgimento di ulteriori Banche di credito Cooperativo per supportare l’iniziativa del salone nautico Internazionale di Bologna voluta dal presidente Gennaro Amato per promuovere la produzione nautica nostrana.

Oro Verde: il film di Cristina Gallego e Ciro Guerra

Oro verde (2018) è un film di Cristina Gallego e Ciro Guerra che mostra come un popolo può disgregarsi, se dimentica le proprie radici e i propri valori. Ci troviamo alla fine degli anni ’70, in Colombia, nella regione settentrionale vivono gli indiani Wayuu, che vivono di agricoltura e pastorizia.

Rapayet è un ragazzo ambizioso che riesce a sposare Zaida ma le sue velleità fuoriescono dagli usi e i costumi del suo villaggio. Il ragazzo, infatti, riesce a convincere i capoclan sulle sue doti imprenditoriali, avviando un commercio fiorente di marijuana verso gli Stati Uniti e alleandosi, per interesse, con una famiglia rivale.

La ricchezza proveniente dal narcotraffico, in poco tempo, modifica lo stile di vita della comunità a tal punto da arrivare ad uno scontro fratricida con gli alleati.

Oro Verde: recensione

Il film di Cristina Gallego e Ciro Guerra

Oro verde inizia mostrando la lentezza e la ciclicità temporale di un popolo che vive seguendo la natura e ciò che può offrirgli. Tutto in questo luogo è scandito da tradizioni e dalla cultura di un popolo semplice. L’andamento temporale cambia di velocità nel momento stesso in cui inizia il progresso economico dovuto al narcotraffico. Da qui il film diventa un gangster movie.

Cristina Gallego e Ciro Guerra mirano a dare valore all’aspetto antropologico di un popolo, alla sua memoria e alle sue tradizioni che non possono cedere il passo al business. Ciò che è in grado di dare valore alle persone sono i valori intrinseci di ognuno.

Oro verde mostra come tutto può cambiare da un momento all’altro quando il Dio denaro arriva a mettere lo zampino, facendo sgretolare anche le più forti credenze e radici di un popolo che basava tutto sulla semplicità.

Il lungometraggio si basa su vicende realmente accadute, le stesse, che hanno dato vita al narcotraffico colombiano. Giocare allo stesso gioco dei conquistatori diventa una condanna inesorabile perché non bisogna mai dimenticare ciò che siamo ma soprattutto da dove veniamo.

Non esiste colpa più grande che tradire la parola, quella del presente ma soprattutto quella del passato perché entrambe costituiscono la nostra memoria e il nostro futuro.

Nasce il cioccolatino all’olio Ravece

Dalla sperimentazione continua unita a quel pizzico di follia e passione nasce il cioccolatino all’olio Ravece, firmato il Mulino della Signora.

Una realizzazione made in Irpinia al 100% che fonde due eccellenze della gastronomia locale: quella dell’olio Ravece prodotta dall’azienda agricola di Sturno e il cioccolato finissimo del Galeone di Antonio Garofalo.

Cioccolatino all'olio Ravece

L’olio Ravece e il cioccolato si fondono dando vita ad un prodotto made in Irpinia

L’idea di unire l’olio Ravece insieme al cioccolato è un vecchio pallino di Gianfranco Testa, che spiega con queste parole la sua intuizione:

È una sperimentazione che viene da lontano, dagli anni in cui con il compianto Tommaso Vitale, che continua a ritenere uno dei massimi esperti e conoscitori del mondo dell’olio, si disquisiva, tra una conversazione e un assaggio, degli abbinamenti possibili: olio e mozzarella e, per estensione, olio e ricotta ma anche olio e panna cotta. Da una di queste conservazioni venne fuori il lampo: unire l’olio e il cioccolato al latte.

Partendo da questa intuizione per arrivare al prodotto finale ci è voluto tempo. L’accostamento si era rivelato sin dall’inizio straordinario. Bisognava, però, trovare il punto di equilibrio che esaltasse sapori e caratteristiche di ciascun ingrediente, senza che uno predominasse sull’altro.

Il cioccolatino all’olio di oliva extravergine Ravece, la cui ricetta è coperta dalla massima riservatezza, entrerà in produzione entro la fine dell’anno in diversi formati e composizioni.

La combinazione più suadente è quella con il cioccolato al latte, la cui dolcezza raggiunge un equilibrio sublime con le noti piccanti del Ravece che imprime il suo inconfondibile gusto nella memoria di chi lo assaggia.

Il Mulino della Signora Sturno

Il Mulino della Signora

La combinazione con il cioccolato fondente si è rivelato un perfetto accompagnamento per distillati di un certo pregio.

Il cioccolatino all’olio Ravece sarà, prima della sua commercializzazione, una chicca riservata alla prossima apertura per i clienti della luxury contry house Il Mulino della Signora.

Non ci resta che aspettare il momento per poterlo assaggiare!

Frida Kahlo: la mostra interattiva a Napoli

Arriva a Napoli la prima mostra interattiva su Frida Kahlo che punta tutto sulla magia e sull’incanto, attraverso le suggestioni della tecnologia interattiva 10D uniti ai dipinti animati. Il viaggio immersivo all’interno delle opere della nota artista e della sua vita travagliata.

Frida Kahlo è stata un’artista originale, iconica, ribelle e piena di stile. La mostra si terrà dall’11 settembre 2021 fino al 9 gennaio 202 nel monumentale Palazzo Fondi.

Caos Dentro è il nome della mostra. Lo spettatore seduto in poltrona avrà la sensazione di muoversi in prima persona come se fosse trasportato da una macchina del tempo a Città del Messico insieme a Frida Kahlo. In questo modo l’avventore potrà vedere e sentire ciò che lei ha visto e vissuto.

Le immagini in movimento rappresentano un’importante particolarità della mostra multisensoriale, che scandisce le diverse fasi della vita dell’artista. Ad arricchire la mostra non sono solo gli effetti speciali ma anche le indagini sul suo vorticoso mondo legato ad alcuni ambienti come Casa Azul, dove Frida visse.

Frida Kahlo: in mostra a Napoli

Arriva a Napoli la mostra interattiva su Frida Kahlo

Potranno essere ammirati numerosi tesori provenienti da collezioni pubbliche e private: l’opera originale di Frida Kahlo Piden aeroplanos y les dans de petate, lettere e pagine di diario, murales, francobolli e opere celebrative, video, abiti, accessori e gioielli tipici della cultura messicana, tanto amati dall’artista.

Centinaia di fotografie con cui il grande Leo Matiz immortalò la femminilità della sua giovane amica Frida. Altro elemento rilevante è caratterizzato dalle opere di Diego Rivera, amato e odiato sposo della pittrice.

Per la prima volta vengono rese pubbliche 6 litografie acquerellate, proprietà di un gallerista di Città del Messico.

La mostra è curata da Milagros Ancheita, Alejandra Matiz, Maria Rosso, Antonio Arévalo e realizzata con il  supporto del Consolato messicano, della Camera di Commercio italiana in Messico, della Fondazione Leo Matiz, del Banco del Messico, della Galleria messicana Oscar Roman, del Detroit Institute of Arts e del Museo Estudio Diego Rivera y Frida Kahlo.

La storia del Negroni e dell’Old Fashioned spiegata da Michelangelo Bruno

Dopo i cenni storici sul proibizionismo spiegati da Michelangelo Bruno, bartender del Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda, è arrivato il momento di addentrarci all’interno della miscelazione.

Dietro ogni cocktail che ordiniamo e beviamo si nasconde una storia che ha dato vita a quel determinato drink e soprattutto al suo nome.

Molte bevute, infatti, appartengono ad un determinato periodo storico e sono frutto di viaggi e di un’apertura mentale che unita alla passione ha dato vita a ciò che noi oggi ordiniamo al bancone per intrattenerci con piacere.

Oggi scopriamo come nascono il Negroni e l’Old Fashioned, due grandi classici della storia della miscelazione.

Castello D'Aquino caffè letterario Grottaminarda

Michelangelo Bruno ci racconta come sono nati Il Negroni e l’Old Fashioned

Il Negroni è un drink tutto italiano che da un anno ha compiuto 100 anni, portandoli benissimo.

Questo cocktail nasce nel caffè Casoni di Firenze e il nome viene dato in onore del Conte Camillo Negroni, che tornato da un viaggio a Londra, torna in Italia con una bottiglia di Gin.

Uno dei grandi drink più bevuti del tempo in Italia, soprattutto dal Conte, era l’Americano composto da: Vermut rosso di Torino, Bitter Campari, soda e garnish. Il Conte Negroni, un giorno, chiese al suo barman di fiducia di aggiungere un goccio di Gin al suo drink preferito.

Questa aggiunta rese ancora più beverino l’Americano che però non poteva essere chiamato con lo stesso nome, per via dell’ingrediente in più e per questa ragione nacque L’Americano alla maniera del Conte Negroni, per omaggiare il Conte Camillo.

Da questo esperimento il Negroni diventa un must della miscelazione negli ambienti fiorentini e poi si espande in tutta Italia e nel resto del mondo.

Questo drink ha una composizione che offre lo spunto per creare una miriade di Twist che possono variare, partendo da questa struttura.

Un altro grande classico della miscelazione è l’Old Fashioned, un drink molto amato dagli appassionati di whisky, nato a New York verso la fine dell’800, dunque nel periodo del proibizionismo. Il suo nome nasce per l’introduzione dello zucchero liquido.

Old Fashioned: cenni storici

Michelangelo Bruno mentre prepara il cocktail alla vecchia maniera fascinosa

Prima dell’avvento dello zucchero liquido l’Old Fashioned veniva realizzato con un procedimento manuale molto affascinante da osservare, durante la preparazione del cocktail. La zolletta di zucchero, infatti, viene posizionata sul bicchiere imbevuta di angostura e fatta sciogliere con un po’ di acqua insieme agli altri ingredienti che compongono il cocktail.

Con l’introduzione dello zucchero liquido questo passaggio non avviene più perché il cocktail viene shakerato. I bevitori che non amavano lo zucchero liquido e la preparazione rumorosa nello shaker chiedevano la preparazione alla vecchia maniera fascinosa (old fashion way) ed è per questo motivo che viene dato il nome Old Fashioned a questo drink.

Il mondo della miscelazione è pieno di aneddoti, storie e piccoli particolari che a molti sono sconosciuti. Per scoprire altre curiosità sul mondo della miscelazione non vi resta che tenervi aggiornati sulla nostra rubrica dedicata: Cocktail e Cultura al Castello D’Aquino caffè letterario!

Natobio: una piccola realtà imprenditoriale che guarda al futuro

Natobio, è un punto vendita che fisicamente si trova a Mirabella Eclano ma che, da oggi, è presente anche online e quindi può arrivare ovunque.

Questo è il nuovo modo di fare impresa che ci è stato trasferito da questo anno turbolento, in cui la pandemia ha costretto molti a chiudere i battenti e altri a cercare un modo alternativo per rimanere a galla.

Sì, perché a parte le imprese di grandi dimensioni, la piccola imprenditoria è a rischio, soprattutto per i possessori di Partita Iva.

Come ci spiega Loredana De Simone, una delle titolari di Natobio, questo anno trascorso è stato nefasto e quello in corso non sembra dare avvisaglie positive, per ciò che riguarda l’aspetto socio-economico del Paese che è lettralmente in ginocchio.

Una delle due titolari di Natobio

Loredana De Simone ci spiega il nuovo modo di fare impresa

Gli aiuti statati e regionali messi a disposizione sono stati esigui e non tempestivi e le imprese che erano a rischio prima della pandemia, non hanno ricevuto gli aiuti e il supporto idonei per resistere.

Come sempre all’imprenditore stesso viene dato l’onere di risollevarsi, pensando ad una nuova prospettiva: c’è chi si reinventa e chi sviluppa il cosiddetto pensiero laterale. Questo secondo caso è quello che riguarda Natobio, che ha deciso di guardare all’intera piazza del mercato: quella della vendita online.

Il punto vendita Natobio si ristruttura per il commercio online

Alcuni prodotti di cosmesi naturale in vendita online

La ristrutturazione del sito online Natobio è stata una conseguenza di questo anno nefasto perché come in molti sanno l’economia circolare esiste sia in negativo che in positivo. Dunque è consequenziale che se viene bloccato o intaccato un settore, all’interno della catena economica, anche gli altri ne risentono.

In un periodo come quello trascorso e come quello che stiamo vivendo, per molti, sembra difficile trovare una via d’uscita.

Noi, coscienti della situazione, vi proponiamo di reinventarvi e di non mollare il vostro sogno o la vostra attività, seguendo la tenacia di Loredana e Daniela De Simone che, nonostante tutto, resistono e guardano al futuro, cercando uno spiraglio positivo.

Natobio: un punto vendita dedicato interamente alla cosmesi naturale

Come sta cambiando il nuovo modo di fare impresa

Le imprenditrici irpine erano già consapevoli della vasta opportunità che c’è al di fuori del proprio territorio. Infatti già con l’apertura del punto vendita fisico avevano associato anche quello online.

Loredana e Daniela erano già coscienti di questa realtà:

Già dalla nostra apertura del negozio, io e mia sorella, eravamo consapevoli che non si potesse fare commercio come un tempo: aprendo bottega e basta, come lo si faceva prima.

Il luogo fisico e quello virtuale erano due mondi di Natobio che dovevano viaggiare parallelamente.

Il negozio online però non si alimenta da solo, ha bisogno di presenza costante, attenzione e aggiornamenti continui perché fuori dallo spazio fisico esiste un mondo economico improntato sulla vendita virtuale.

Per avere qualche informazione più dettagliata non vi resta che guardare il video in home!

Erasmus+: Ariano Irpino mette a disposizione 10 borse di mobilità

Il Comune di Ariano Irpino mette a disposizione per i giovani 10 borse di mobilità che permetteranno d’intraprendere un’esperienza lavorativa di 2 mesi a Malta, attraverso il progetto Erasmus+ . Gli ambiti lavorativi riguardano il settore turistico e culturale.

Viaggiare, soprattutto in questo periodo, rappresenta un’esperienza conoscitiva e di crescita che consente di ampliare le proprie capacità, il proprio bagaglio culturale e conoscitivo. Sono queste le motivazioni che hanno spinto  il Comune di Ariano Irpino a pubblicare il bando rivolto a tutti i ragazzi che hanno il desiderio di confrontarsi con un’esperienza lavorativa all’estero, all’interno di aziende appartenenti al proprio settore di formazione.

La destinazione è Malta, una perla del Mediterraneo ricca di storia e di cultura, che negli ultimi anni si è distinta per una fiorente attività imprenditoriale.

Il progetto è rivolto ai neo-diplomati degli Istituti Secondari Superiori dell’anno scolastico 2019/2020 che offre 10 borse di mobilità per un tirocinio formativo della durata di due mesi da trascorrere a Malta.

I giovani coinvolti avranno la possibilità di confrontarsi con una realtà internazionale, acquisire le competenze per la gestione del patrimonio artistico locale, la valorizzazione del territorio attraverso forme innovative per un’idea moderna di turismo culturale.

Attraverso la formazione dei propri giovani, i Comuni aderenti, possono generare un modello di cooperazione inerente l’ambito educativo, imprenditoriale, istituzionale e associativo.

erasmus+

erasmus+

Per candidarsi c’è tempo fino al 2 maggio 2021 entro le ore 14:00.

Le selezioni avverranno la settimana successiva alla scadenza del bando. Le graduatorie saranno rese pubbliche il 7 maggio 2021.

La partenza dei tirocinanti è prevista per il 1mo luglio, situazione epidemiologica permettendo.

Il tirocinio prevede un rimborso spese di euro 500 per ciascun tirocinante che servirà per sostenere le spese di viaggio e di permanenza.

Questo progetto è stato sempre sostenuto da Enrico Franza, Sindaco di Ariano Irpino, che ha intravisto possibilità di crescita professionale per i più giovani.

Erasmus+ infatti è promosso dal Comune di Ariano Irpino in partenariato con l’Istituto di Istruzione Superiore De Gruttola, Istituto Secondario Ruggero II, Istituto Professionale di Stato dei Servizi per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera Manlio Rossi, Comune di Greci, Coomune di Savignano Irpino, Comune di Montaguto, Comune di Zungoli, Comunità Montana dell’ufita, Associazione Ceramisti Arianesi, Associazione imprenditori Irpini, Musarte in Movimento, Associazione Red Sox, Associazione Pro Loco Nuovamente.

I requisiti per poter essere selezionati sono i seguenti:

  • Aver compiuto il 18esimo anno di età.
  • Essere in possesso della cittadinanza Europea.
  • Essere residente nella Regione Campania.
  • Godere dei diritti civili e politici.
  • Essere inoccupati o disoccupati.
  • Possedere una buona conoscenza della lingua del paese di destinazione.
  • Aver conseguito il diploma nell’anno scolastico 2019-2020 attinente a ciascuno dei seguenti settori: indirizzo Artistico, Turistico, Alberghiero-Accoglienza turistica, Amministrazione, Finanza e Marketing, Relazioni Internazionali per il Marketing, Grafica e Comunicazione.

I documenti da presentare per presentare la domanda di partecipazione sono i seguenti:

  • Modello di partecipazione.
  • Curriculum vitae da redigere utilizzando il format predisposto che è presente nella modulistica allegata al bando, insieme a foto del candidato, lettera motivazionale redatta sia in italiano che nella lingua del paese di destinazione.
  • Copia di eventuali certificazioni linguistiche o di altro ambito, in possesso del candidato.
  • Attestato Diploma
  • Copia di un documento di identità in corso di validità.

Per poter leggere in modo esaustivo il bando integrale e scaricare tutta la documentazione necessaria, basterà consultare l’albo pretorio del Comune di Ariano Irpino.

99 Posse, Caparezza, Motta e Vasco Brondi: 4 singoli che esplorano il passato

I 99 Posse, con il singolo “Comanda la Gang” portano tutti sull’Arca dell’Italia attuale, tra recovery, bonus e personaggi politici che si alternano senza offrire una reale prospettiva.

La canzone di protesta dei 99 Posse resta viva, e vegeta (le virgola non è casuale e il primo è un aggettivo, il secondo è un verbo). Viva perché la Posse resta l’unica in grado di dire qualcosa risultando credibile. Perché, a trent’anni esatti dalla fondazione della band, le lotte proletarie, le occupazioni, le diserzioni da palchi importanti quando su quegli stessi palchi c’erano gruppi o artisti lontani dal loro modo di intendere non solo la musica, ma i valori in generale, non sono fuffa, e per loro puntare l’indice non è un vezzo dettato dalla moda, ma una impellenza che non è sparita con il passare degli anni. Vegeta (la musica) perché purtroppo si porta addosso tutto il peso degli anni, e una certa mancanza di freschezza, che si era sentita, ad esempio, in occasione dell’uscita di “Tarantelle pe’ Campà”, esattamente dieci anni fa.

Un merito e non un difetto, perché la Posse non strizza l’occhio a nessuno e tira dritto per la sua strada. Il brano che preannuncia l’uscita del nuovo album dei 99 Posse sembra quindi orientato non a fare proselitismo, quanto piuttosto a gratificare i figli di quell’epoca in cui proliferavano le realtà dei centri sociali occupati ed autogestiti, e non ai figli dei figli, abituati agli ascolti suggeriti da Spotify e ad accodarsi al carrozzone delle radio (voto 7/10).

Caparezza: Exuvia

Queste ultime sembrano più propense a trasmettere il nuovo singolo di Caparezza, “Exuvia”, che ha il marchio di fabbrica del rapper pugliese, che ne ha ancora da dire ed insegnare. Un brano maturo, la ricerca del perdono e dell’assoluzione, della fuga adulta dalla realtà derivata da un passato che non si cambia ed un futuro incerto e a tratti inquietante, perché le radici non si dimenticano, ma spesso non servono a tenere ancorati alla realtà.

La nuova canzone di Caparezza funziona, ha un testo oscuro, come l’atmosfera generale, e che come al solito invita a nozze gli amanti dei giochi di parole e di chi con le parole ci sa giocare. A cominciare dalla scelta del titolo: l’exuvia è l’esoscheletro di alcuni insetti che abbandonano la corazza dopo la metamorfosi.

E Caparezza va fuori da sé, consapevole del suo cambiamento e deciso a portarlo a termine. In conclusione del brano un fruscio congeda dall’ascolto. Probabilmente una citazione autobiografica, all’acufene di cui Michele Salvemini soffre, un punto, una sottolineatura, uno status, una presa di coscienza.

Ma potrebbe anche non essere così (voto 7,5/10).

Motta: E poi finisco per amarti

Di fronte alla esplorazione del passato si pone anche Motta con “E poi finisco per amarti”, nella quale il passato è imprescindibile per tratteggiare un futuro nel quale il cantautore si vede in difficoltà per ridisegnare caratteri, modalità di amare e strategie esistenziali, che inevitabilmente portano al conflitto tra amore e odio, che equivalgono alla vittoria o alla sconfitta.

Dopo la fine dei vent’anni Motta è entrato ufficialmente nella fase della maturità, sottolineata anche da una modalità di cantare completamente differente rispetto al passato. Abbandonati i toni bassi e gravi, tutto il brano è interpretato su registri alti, che danno una sensazione di novità che lascia comunque inalterata la conoscibilità dello stile che lo ha portato meritatamente al successo.

Il testo è semplice e la storia raccontata ha il lieto fine che dà il titolo alla canzone, ma il percorso introspettivo che c’è dietro vale la pena di essere ascoltato e compreso (voto 8/10).

Vasco Brondi: Chitarra nera

E poi c’è Vasco Brondi, che lontano dalla centrale elettrica e dalle sue luci propone un singolo, “Chitarra nera”, quasi recitato, nel quale traspare la trasformazione: il barista che non serve più alcolici e non ne beve neanche più, ma che è l’unico rimasto a suonare, cinquantenni che hanno a che fare con ragazze che anelano la maternità (senza rendersi conto che hanno di fronte uomini inadeguati), la chitarra nera, simbolo, evidentemente, del tempo andato, venduta su ebay, uomini che scoprono passioni che non erano nelle loro corde, ma che si adeguano a ciò che è più opportuno e conforme alla loro età (dormire presto e presto svegliarsi), e che sono attratti dalle ventenni, anche questo un cliché nel quale non si sceglie di cadere, ma nel quale si resta intrappolati quasi inconsapevolmente.

La scelta tra lo stare in una casa circondariale o in una di reclusione, il che vuole dire cadere dalla padella alla brace.

L’interpretazione di Vasco Brondi è intensa, e chi ha voglia di dare ascolto alla sua presa di coscienza troverà anche le tracce di una metafora per rappresentare uno stato della musica e del mercato che la regola che chi ha più di quarant’anni fa fatica a comprendere a fondo (suoni e fai pubblicità, rimprovera).

Il presente è un posto apparentemente migliore, un paese che è diventato fascista, ma anche questa passerà, confida Brondi. Ma poi dà appuntamento ad una prossima vita, ricordando un amore trasbordante al punto da scoppiare. Ma poi c’è stato il botto. E Brondi ce lo fa sentire dritto nello stomaco (voto 9/10).

Enrico Riccio

Philip Roth: la biografia autorizzata che sta facendo discutere

La biografia di Philip Roth, edita da W.W. Norton,  è l’unica autorizzata dallo scrittore prima della morte con queste parole:

Non mi devi riabilitare. Rendimi interessante.

Il libro descrive i vizi e le virtù di uno degli scrittori più importanti e influenti del XX secolo. Questa biografia, da molti, è stata considerata scandalosa perché farebbe trapelare la misoginia dell’autore.

Philip Roth ha concentrato la sua letteratura rivolgendosi su dilemmi riguardo se stesso.

Ecco con quali parole ha descritto i suoi libri lo scrittore, durante delle interviste:

Se i miei libri sono così persuasivi da convincere questi lettori che io abbia fornito loro la vita allo stato puro, senza alcun cambiamento, così com’è vissuta, be’, non è la croce più pesante che uno scrittore abbia dovuto portare. Meglio che se non mi credessero affatto.

Se nel mio lavoro questi lettori non vedono altro che la mia biografia, ciò significa che sono sordi alla finzione, alla personificazione, al ventriloquio, all’ironia, sordi alle migliaia di osservazioni che costituiscono un libro, sordi a tutti gli espedienti di cui si servono i romanzieri per creare l’illusione di una realtà più reale della nostra stessa vita.

Ciò che meno apprezzava del suo lavoro di scrittore era l’inizio di un libro perché ciò che induce l’incipit di un romanzo è cercare una tematica che opponga resistenza, un problema.

Quando si trova il problema di cui parlare ma la scrittura diviene fluida quella non è la strada giusta per scrivere un libro di successo.

Philip Roth: la biografia

l’unica biografia autorizzata è stata pubblicata e già sta facendo discutere

Philip Roth: biografia

Philip Roth (1933-2018) è stato uno degli scrittori più conosciuti e premiati tra quelli della sua generazione.

Nato a Newark, nel New Jersey, era il secondo figlio di Bess e Herman Roth. Nel 1959 pubblica Goodbye, Columbus, una raccolta di racconti che gli è valsa il National Book Award.

Nel 1969 pubblica il Lamento di Portnoy che ha consolidato la sua reputazione di scrittore tra i critici e gli esperti del settore.

Durante la sua vita ha pubblicato 31 libri, compresi quelli del suo alter ego Nathan Zuckerman a cui ha affidato il compito di parlare l’esperienza ebraica americana nel XX e XXI secolo.

Per poter approfondire alcuni aspetti della vita del noto scrittore, non ci resta che attendere la pubblicazione del libro in Italia.

Cocktail e Cultura al Castello D’Aquino: 5 drink per 5 film internazionali

In collaborazione con il Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda, dopo 5 drink per 5 film italiani, abbiamo deciso di associare altrettanti drink a cinque film internazionali.

La scelta questa volta ci ha condotti verso trame di film che, in qualche modo, sono attinenti al periodo che stiamo trascorrendo: lontani dal nostro concetto di vita normale, libera e lontani dalla cultura condivisa.

I lungometraggi che abbiamo scelto, per gli amanti del cinema, rappresentano sicuramente dei classici che non possono non essere conosciuti perché mostrano diversi modi raccontare, di girare e diverse suggestioni in cui è possibile osservare e conoscere il mondo, anche quello surreale.

5 drink per cinque film internazionali

Che sapore avrebbe un film internazionale se fosse un drink?  

Ecco cosa abbiamo scelto insieme a Michelangelo Bruno, bartender del Castello D’Aquino.

Buona scoperta!

5 drink per 5 film internazionali

1. Per L’angelo sterminatore di Luis Buñuel un Daiquiri Heminghway

Un Daiquiri Heminghway per l'Angelo sterminatore di Buñuel

Cocktail e Cultura al Castello: cinque drink per cinque film internazionali

L’angelo sterminatore di Luis Buñuel (1962) è tratto da un soggetto teatrale di José Bergamin, intitolato Los naufragos. Il film scava nella psicologia umana, soprattutto in quella borghese. Il regista infatti attraverso questo lungometraggio vuole rendere non morale ciò che appare come morale.

Dopo una prima teatrale, una comitiva dell’alta borghesia viene invitata a casa di amici. All’improvviso tutti si accorgono che la servitù improvvisamente si è eclissata. Nessuno riesce ad uscire dall’abitazione, come se qualche forza oscura li stesse trattenendo tra quelle mura. Ciascuno dei presenti si ritrova a piangere sul proprio destino finché la situazione degenera in un sacrificio carnale.

Da un punto di vista psicologico L’angelo sterminatore mette a nudo la pochezza umana, esasperata dall’angoscia e dall’ansia di non poter e di non riuscire a fare ciò che si vuole.

Il film sotto questo aspetto rispecchia in pieno quello che stiamo vivendo, soprattutto dal punto di vista umano non legato al lavoro, a causa della pandemia.

Al film di Luis Buñuel abbiamo abbinato un Daiquiri Heminghway perché è una bevuta complessa che, in apparenza, sembra essere innocua e dai tratti organolettici caraibici ma in realtà è un drink strong non adatto a tutti.

Allo stesso modo L’angelo sterminatore sembra un film fruibile a tutti ma, in realtà, c’è bisogno di una determinata propensione e sensibilità, per poterne godere pienamente così come lo è il drink che abbiamo abbinato.

2. Per L’impero della mente di David Lynch un Canchanchara

Cinque drink per cinque film internazionali

Che drink sarebbe L’impero della mente se fosse un cocktail?

L’impero della mente (2006) di David Lynch è un film diverso da quelli cui siamo abituati normalmente perché non ha una trama lineare e comprensibile. Il lungometraggio non segue schemi perché il suo fine non è quello di comunicare o dire nulla ma solo trasmettere sensazioni.

Il film può essere visto come un viaggio intimo che si svolge in mondi paralleli, per chi li ha. Ne L’impero della mente realtà e finzione si mescolano e si fondono, divenendo un’unica cosa.

L’impero della mente, dopo la sua visione, lascia un senso di disorientamento e confusione, ciò che vuole David Lynch, perché ciò che si svolge sullo schermo della TV dei protagonisti diventa parte integrante della vita degli spettatori.

Abbiamo abbinato a questo film un Canchanchara perché è un drink che risale alla metà del ‘700 e rappresenta il primo punto di riferimento della categoria Sour.

Come L’impero della mente è un film che esprime al massimo la potenza onirica di questo genere, allo stesso modo questo drink rappresenta la pietra miliare, per quanto riguarda la storia della miscelazione.

Ciò che lega il film e il cocktail è l’essenzialità senza fronzoli anche se sono di difficile approccio entrambi: per il film c’è bisogno di una determinata predisposizione mentale mentre per il drink la difficoltà risiede nel gusto dell’Aguardiente, un distillato molto diverso dalla sua categoria di appartenenza.

3. Per Fahrenheit 451 di François Truffaut un Campari Shakerato

Cinque drink per cinque film internazionali

Un Campari Shakerato per il film di Truffaut

Fahrenheit 451 (1966) di François Truffaut è un film anticipatore dei nostri giorni. Ci ritroviamo in un mondo in cui leggere libri rappresenta un reato ma anche il solo fatto di leggere rappresenta un’azione vietata dallo Stato.

Le persone sono tutte ammaliate dalle immagini che non portano a nessun tipo di ragionamento ma al semplice subire, inglobando acriticamente ciò che viene mostrato. Lo scopo della demonizzazione dei libri è un chiaro tentativo dei poteri forti di indurre i cittadini a non pensare, a non sviluppare alcun pensiero critico, diventando delle amebe. Un po’ come quello che sta accadendo, da un paio di anni, con il mondo costruito dei social, in cui vengono mostrate immagini divertenti, per certi versi ironiche ma prive di morale o d’insegnamento.

L’editoria sta perdendo sempre più lettori perché sono in molti ad affidarsi alle immagini, preferendole, non contemplando più la lettura, grande nutrimento per la mente, considerata troppo impegnativa.

Abbiamo abbinato a Fahrenheit 451 un Campari Shakerato perché è annoverato tra i grandi classici della miscelazione: la bevuta amara per eccellenza.

L’amarezza del drink è intensa come la forza della trama del film. Come questo lungometraggio è importante per la filmografia internazionale, allo stesso modo risulta essere iconico questo cocktail, sottolineando l’importanza del Bitter Campari all’interno della storia della mixology.

4. Per Tempi moderni di Charlie Chaplin un Dirty Martini

Cinque drink per cinque film internali

Se il film di Charlie Chaplin fosse un drink sarebbe un Dirty Martini

Tempi moderni (1936) di Charlie Chaplin è il secondo lungometraggio del regista ma è il primo che affronta tematiche importanti ed esasperanti per l’epoca in cui è stato girato e per la nostra che stiamo vivendo.

Ciò su cui pone l’accento Charlie Chaplin sono i risvolti e le conseguenze della rivoluzione industriale scandita da ritmi sempre uguali, dal continuo produrre sempre lo stesso pezzo in modo automatico e senza avere il tempo necessario per riposare e distaccarsi dal lavoro.

Tempi moderni è la trasposizione cruda di ciò che stiamo vivendo: esseri umani che hanno diritti civili legati al lavoro ma che sono stati privati completamente della libertà sociale, privata e interpersonale. Le domande che potrebbero scaturire dopo la visione del film potrebbero essere svariate. una di queste potrebbe essere: “A cosa ci porta la globalizzazione? Che senso ha il solo diritto al lavoro se non possiamo essere altro se non la maschera sociale e lavorativa che stiamo indossando da più di un anno?

Abbiamo abbinato a Tempi moderni un Dirty Martini (Martini sporco) perché il classico Martini viene sporcato dalla salamoia delle olive. In questo modo si ottiene a livello organolettico un sapore sapido, salmastro ma molto gradevole. L’aggiunta della salamoia, per assurdo, rende la bevuta fruibile ad un maggior numero di persone, senza togliere la forza intrinseca del drink.

La scelta del Dirty Martino è stata fatta per evidenziare quanto Charlie Chaplin sia riuscito ad alleggerire una disastrosa condizione socio-politica, rendendola meno asfissiante con la sua comicità e la sua grande bravura interpretativa.

5. Per Il posto delle fragole di Ingmar Bergman un Last Word

Cinque drink per cinque film internazionali

Per Il posto delle fragole di Ingmar Bergman un Last Word

Il posto delle fragole (1957) di Ingmar Bergman è un road movie esistenziale in cui i sogni-incubi rappresentano una sorta di agnizione per ciò che il gap esistenziale del protagonista. Ciò che permea il film è il cambiamento dettato dalle stagioni della vita e quindi dallo scorrere del tempo che ci appartiene anche a livello biologico in cui un uomo riesce a intaccare la maschera della sua indifferenza poco prima di morire.

Il sogno premonitore dell’orologio fermo e della bara che esce dal carro funebre rappresentano due scene cult del film.

Il posto delle fragole riesce a descrivere il dramma dell’insofferenza emotiva di vivere, scontrandosi ad una certa età con ciò che siamo stati e con le scelte fatte, che non sono altro che una summa di ciò che, storto morto, abbiamo deciso di essere.

Abbiamo abbinato a questo film internazionale un Last Word perché d’impatto lascia senza parole per la sua struttura composta da: gin, Maraschino e Chartreuse verde e lime. È un Sour molto personale e particolare che è l’equivalente del modo di girare di Ingmar Bergman. Questo cocktail non si sceglie per tedio o indecisione così come non si decide con leggerezza di optare per la cinematografia del regista svedese.

Ecco la nostra scelta di 5 drink per cinque film internazionali.

Alla prossima!

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