Cultura

Nasce A tutto volume: il contest radiofonico/letterario firmato Graus Edizioni

Dal 15 febbraio è nato A tutto volume, prima edizione del contest radiofonico/letterario ideati da Graus Edizioni in collaborazione con Radio Punto Nuovo.

Il progetto è dedicato agli scrittori esordienti e prevede come primo premio la pubblicazione di un libro.

A tutto volume nasce con la voglia di stimolare il pensiero e la lettura sul territorio italiano e campano e fornisce l’opportunità agli autori che non sono ancora riusciti a pubblicare ma che hanno contenuti e punti di vista significativi e interessanti.

L’obiettivo è quello di ampliare l’abituale target di riferimento delle librerie fisiche e digitali, invitando alla lettura una audience più grande.

L’autore può presentare qualsiasi tipo di testo: saggio, romanzo, raccolta di racconti o di poesie, novella fantasy. Insomma, qualsiasi genere e forma letteraria, l’importante è che il testo abbia qualcosa da dire e che soprattutto lo dica in modo originale.

A tutto volume: il contest lettario

Graus Edizione lancia un contest letterario

A tutto volume: come si partecipa

Per partecipare al contest A tutto volume bisogna:

  • Essere autore certificato di un testo originale mai pubblicato
  • Fornire un’autodichiarazione nella quale l’autore dichiara di essere in possesso esclusivo dei diritti sul testo presentato.

La partecipazione dell’autore al contest implica la completa accettazione delle seguenti condizioni:

  • Il carattere inedito dell’opera e la titolarità esclusiva dei diritti di sfruttamento.
  • Che il testo non sia una copia, totale o parziale, di altra opera propria o altrui.
  • L’autore solleva la casa editrice Graus Edizioni e Radio Punto Nuovo da qualsiasi responsabilità.
  • Autorizza la casa editrice all’eventuale pubblicazione del testo e alla eventuale diffusione di estratti di esso su qualunque media e supporto cartaceo e telematico.
  • La partecipazione al contest implica che l’autore dell’opera vincitrice si impegni a partecipare, a titolo gratuito, ad almeno 3 attività promozionali di presentazione del libro sul territorio italiano nei 12 mesi successivi alla data di pubblicazione del libro, oltre ad altre eventuali attività promozionali che Graus Edizioni e/o Radio Punto Nuovo dovessero ritenere opportune come: interviste, ospitate, collegamenti telefonici etc.
  • Il testo deve essere sintetizzato in 300 battute, insieme ad una propria immagine e ad una foto che dovrebbe essere la futura copertina con o senza copyright.

Per presentare il testo c’è tempo fino al 31 maggio.

Casa è dove fa male di Massimo Cuomo: la recensione

Casa è dove fa male è un romanzo di Massimo Cuomo edito da e/o Edizioni. Lo scrittore affronta e descrive in modo lucido gli abitanti di un palazzo composto da sette piani nella periferia di Mestre.

Il libro ci rende spettatori delle paure, fissazioni e abitudini di coloro che vivono all’interno. Casa è dove fa male è un libro che, in qualche modo, riassume anche l’anno appena trascorso in cui siamo stati obbligati a vivere nel nostro perimetro e a sfruttare le zone comune che, forse, in circostanze di normalità non avremo mai apprezzato.

Casa è dove fa male: trama

Entrando in ogni singolo appartamento si riesce a conoscere tutto degli abitanti: ossessioni, amori, difetti, frustrazioni e la noia che accompagna la maggior parte del quotidiano. A volte non ci accorgiamo che, a prescindere da noi e dai nostri comportamenti, la nostra abitazione, la disposizione dei mobili, i libri che abbiamo in bella vista negli scaffali di casa, gingilli che scegliamo per rendere un’abitazione più confortevole riescono a raccontare di noi più di ogni altra cosa.

L’abitazione del dottor Sbrogio è come una scatola di cartone riempita di emozioni consumate, consumabili, stipata di promesse fatte, mantenute, lasciate sospese. Un contenitore in cui si ripara dallo squallore della vita, dall’imbarazzo indefinibile, dall’imbarazzo indefinibile di un’esistenza vissuta senza lei, disgiunto dalla bellezza.

Casa è dove fa male è un affresco intimo dell’umanità e dei suoi peccati capitali poiché lo scrittore ci consente di varcare la soglia di ciascun appartamento e di trarre giudizi sulla natura imperfetta altrui.

Casa è dove fa male: la recensione

Un romanzo che palesa la nostra natura imperfetta

Le nostre abitazioni hanno diversi ruoli e funzioni: ci proteggono, ci osservano, ci rispecchiano e a volte sono la causa del nostro malessere. Ciascuna casa rappresenta il nostro micromondo, quello di cui abbiamo bisogno per trovare conforto, un luogo in cui in qualche si abbassano le nostre difese perché possiamo essere ciò che siamo e ciò che vogliamo.

Casa è dove fa male è un libro che dovremmo leggere tutti per comprendere i diversi aspetti imperfetti che ci definiscono e ci danno la nostra identità.

Buona lettura!

Belle di faccia: un romanzo che spiega come ribellarsi a un mondo grassofobico

Belle di faccia è un libro scritto a 4 mani da Chiara Meloni e Mara Mibelli, edito da Mondadori, che spiega alcune tecniche per ribellarsi a un mondo grassofobico.

Da tempo immemore ormai viviamo con target di bellezza più simili ad un mondo immaginario rispetto a quello reale.

Siamo bombardati costantemente da immagini di corpi rifatti, modellati e modificati dai mille trucchi e filtri che permettono di dare un’immagine altra o fasulla. Il corpo perfetto non esiste, il canone estetico perfetto non esiste e non potrebbe esistere perché siamo esseri umani e ciò che ci contraddistingue da sempre è la mutevolezza e l’imperfezione.

Irene Facheris nella sua prefazione al libro scrive presenta le due autrici così:

Chiara Meloni e Mara Mibelli sono passate dall’essere due donne con un corpo costantemente giudicato, che si deridevano da sole pur di evitare le prese in giro altrui e rischiare di stare ancora peggio, al diventare due attiviste con una voce, aprire un’associazione che si occupasse esattamente di questo problema e usare Instagram come piattaforma per fare divulgazione sull’argomento e creare uno spazio che prima non c’era.

Belle di faccia: il libro

Un romanzo che spiega come ribellarsi a un mondo grassofobico

Belle di faccia: la recensione

Il libro non è altro che un prolungamento dell’attivismo delle due scrittrici che hanno deciso di non essere accomodanti ma ringhiare tutto ciò che non è accettabile sulla grassofobia.

Ecco come si presentano Chiara Meloni e Mara Mibelli:

Siamo sincere, questo libro e il nostro attivismo non esisterebbero senza una sonora incazzatura che, a un certo punto, è diventata troppo grande e strutturata per rimanere confinata nelle nostre conversazioni telefoniche e nelle nostre app di messaggistica istantanea. Di solito non siamo presuntuose, ma entrambe siamo giunte alla conclusione che questo Frankenstein che avevamo generato con la potenza delle nostre imprecazioni non potesse rimanere confinato tra noi, che bisognasse parlarne con tutte.

Siamo due donne cresciute negli anni Novanta e chi ha vissuto quel periodo può capirci: non era un bel momento per essere grasse. Erano gli anni delle super top model, dell’heroin chic, di Kate Moss, e riguardando oggi le nostre foto, non solo perché ora siamo più indulgenti verso noi stesse, non abbiamo potuto fare a meno di notare che non eravamo neanche grasse come ci vedevamo.

Bella di faccia è il primo testo in italiano che ha deciso di occuparsi di grassofobia, fat acceptance e di body positivity. Il libro analizza molti termini e comportamenti che vengono utilizzati per sottolineare come un corpo non sia bello nel complesso.

Belle di faccia: il libro contro la grassofobia

Come ribellarsi ad un mondo mendace

Quando si specifica che solo il viso è bello, ad esempio, stiamo sottolineando che apprezziamo solo quel particolare estetico di quella persona. Non ci sarebbe nulla di male se normalmente ci esprimessimo con con complimenti del tipo: hai un malleolo bellissimo! o Che splendide nocche hai!

Belle di faccia ci porta a pensare non solo ai classici stereotipi sociali ma anche al marketing inverso perché oggi esistono brand che sponsorizzano le over size o curvy e che incentrano campagne pubblicitarie rivolte a determinati target.

Il libro scardina diversi stereotipi e modalità di pensiero poco sincere e trasparenti. Vi consigliamo di leggerlo per avere maggiore consapevolezza dei meccanismi sbagliati che ci risucchiano quotidianamente.

Se siete interessati a letture che vanno a demolire il linguaggio e le crepe della società in cui viviamo vi consigliamo la lettura di E finsero felici e contenti. Dizionario delle nostre ipocrisie.

Buona lettura!

Elbrus: il romanzo di Giuseppe Di Clemente e Marco Capocasa

Elbrus è un romanzo ambientale scritto a quattro mani da Giuseppe Di Clemente e Marco Capocasa edito da Armando Curcio Editore. Il libro ci mette di fronte ad un problema che da tempo affligge il nostro pianeta: il riscaldamento globale che sta producendo effetti devastanti.

I cambiamenti climatici prodotti dal riscaldamento globale hanno determinato nuovi equilibri geopolitici.

All’interno del romanzo ci troviamo nel 2113, gli abitanti soffrono il sovrappopolamento e le migrazioni di massa verso i paesi non più freddi sono parte di un problema più esteso. C’è scarsità di risorse che non consentono il sostentamento del genere umano. Intanto l’esplorazione spaziale ha fallito nel suo obiettivo perché non ci sono colonie autosufficienti in cui è possibile far emancipare l’essere umano.

Elbrus: recensione

Il riscaldamento globale dove ci porterà?

Elbrus: trama

Il tema del riscaldamento globale fa da sfondo al romanzo perché la sua trama è legata a doppio filo ai progressi della genetica e della geonomica umana. Il libro infatti guarda allo sviluppo delle biotecnologie e dei più moderni metodi di manipolazione genetica.

Nel costruire lo scenario apocalittico del romanzo gli autori si sono basati sui risultati dei più recenti studi di climatologia, in particolare sul lavoro di Patricia Nayna Schwerdle et al., Human mobility and health in a warming world, pubblicato nel gennaio 2019 sul Journal of Reavel Medicine.

L’ostacolo non dipende dalle tecnologie disponibili ma alla natura stesse della specie umana.

Il riscaldamento globale era stato largamente sottovalutato dai governi e dalla stessa opinione pubblica e aveva iniziato a compromettere seriamente la sopravvivenza dell’uomo e delle altre specie viventi.

La temperatura media del pianeta era aumentata di sei gradi Celsius negli ultimi centocinquanta anni a causa delle emissioni selvagge di gas serra, della deforestazione e delle pratiche di allevamento intensivo. Quest’incremento termico aveva provocato un significativo innalzamento del livello dei mari e lo scioglimento di gran parte delle calotte polari. Così, in un’infinità di luoghi in tutto il mondo, era stato necessario costruire monumentali infrastrutture per preservare lunghi tratti di costa dall’avanzamento dei mari.

Elbrus è un romanzo che porta a riflettere su tematiche fondamentali, catapultandoci in uno scenario che non è detto non possa verificarsi realmente.

Se il mondo dei romanzi ambientali vi affascina vi consigliamo la lettura di Terra di nessuno di Alberto Di Buono.

Arazzo familiare di Anna Cantagallo: la recensione

Arazzo familiare (2021) è un romanzo di Anna Cantagallo pubblicato da Castelvecchi Editore. Il libro ha come scopo quello di mettere in luce, attraverso storie di donne comuni che si imbattono in eventi eccezionali. Vivere nelle due guerre mondiali, ad esempio, rappresenta un evento fuori dalla norma.

Come afferma la scrittrice:

Ogni conquista personale e sociale ha la sua genealogia.

La premessa di Arazzo familiare ci offre una comprensione molto profonda del romanzo. Dalle prime pagine infatti leggiamo:

Sono al telaio. Tesso storie di donne per dar loro la voce, dopo che mi fu tolta la mia. Un vile, per non essere smascherato, mi tagliò la lingua. Da allora compongo arazzi, passando la spola sull’ordito del tempo. Ora voglio farne uno intrecciando fili d’oro, d’argento e di bisso. Sono fili preziosi: sono le vite di una madre, di una figlia e di una nonna. Costruisco gradualmente il disegno dell’arazzo familiare, lavorando anche dal retro. Inizia una narrazione che parte da lontano. Interseco i fili preziosi con quelli di altre vite, di tante vite, perché il disegno sia completo. Supero le dimensioni del tempo. Le mie mani volano sul telaio. Ritmicamente il pettine compatta la trama. Nulla è ancora visibile. Argutamente ho lasciato un sottile filo sospeso. Lo riprenderò alla fine e tutto sarà svelato.

“Filomela” mi chiama Procne, mia sorella. La ignoro. Sono catturata dalla tessitura. Sarà un lavoro lungo, difficile. Sarà bellissimo.

Arazzo familiare: il romanzo

Il romanzo della scrittrice che parla di donne e della loro consapevolezza

Arazzo familiare: la trama

Il romanzo di Anna Cantagallo racconta le vite di Maricò, Marilì e Marigiò (nonna, madre e figlia). Ciascuna si confronta, a suo modo, con la storia del ‘900 che è stata segnata dalle due guerre mondiali e dai moti del ’68. Gli eventi storici segnano la propria crescita personale, fortificandole verso un destino di amori e tradimenti che sembra ripetersi.

Per difendermi dalla malinconia della solitudine, mi ero immersa in un mondo fantastico, favorita dai racconti di mio padre che recitava a memoria alcuni brani di letteratura classica o stralci dei romanzi più importanti, condividendo con i personaggi sia i dolori che i desideri.

Mentre ero occupata a sfaccendare parlavo con loro. Oh, ero bravissima a interpretare più parti di quelle meravigliose storie. La mia memoria le aveva incamerate con facilità: ricordavo sia le parole che l’intonazione che mio padre usava per declamare.

Mi immedesimavo nei vari personaggi, sia maschili che femminili, in quelli che, di volta in volta, sento più vicini al mio animo. Nelle scene sentimentali, che raramente mio padre mi raccontava, mi baciavo il braccio, per ravvivare il ricordo di sentirmi amata. il mio braccio destro era il tesoro degli abbracci delle mie sorelle o addirittura dei baci di mia madre.

Le tre storie presenti all’interno di Arazzo familiare procedono autonomamente in un sapiente gioco di piani temporali, fino a fondersi nella lettura di un quaderno segreto lasciato dalla madre tra le ricette di cucina. Le vite delle tre donne protagoniste del libro raccontano gli albori dell’emancipazione femminile che rappresentano un lascito per le donne di oggi.

Se vi piacciono i romanzi che cavalcano il passato e la contemporaneità non potete non leggere Il palazzo delle donne di Laetitia Colombani.

Campania stories continua a promuovere il vino campano

Campania stories annuncia la prossima edizione dell’evento volta a promuovere il vino campano sul territorio nazionale e internazionale. L’evento di settore è dedicato alla stampa specializzata che viene riunita per la presentazione delle nuove annate.

Il protrarsi dell’emergenza Covid-19 sposta anche per quest’anno l’obiettivo sulla scoperta dei territori, attraverso visite e iniziative speciali, programmando la nuova edizione anche per il 2021 nel mese di settembre.

La data in cui si svolgerà l’evento è previsto dal 30 agosto al 2 settembre, le location saranno 2: la Costa d’Amalfi e la Terra degli Dei.

Mai come quest’anno Campania stories farà la forza. Campania stories è un evento promosso da Miriade & Partners, l’evento celebra la sinergia tra tutte le componenti del mondo del vino. In primis le aziende partecipanti insieme all’indispensabile collaborazione con AIS Campania e la Regione Campania che, anche quest’anno ha inserito la rassegna nell’elenco delle manifestazioni fieristiche e degli eventi di promozione a cui partecipa in via ufficiale. L’evento avrà anche la Media Partnership di Luciano Pignataro Wine Blog insieme alla collaborazione del Consorzio Vita Salernum Vites.

Campania stories 2021

Campania stories 2021

Campania stories: le affermazioni di Nicoletta Gargiulo presidente AIS Campania

Nicoletta Gargiulo, presidente AIS Campania afferma:

Il mondo del vino campano ha bisogno, in questo momento delicato e complicato, di ritrovarsi e vivere momenti di condivisione e collaborazione. È necessario uno slancio che consenta al comparto di ripartire, ritrovare entusiasmo e competitività. Il mondo intorno a noi è cambiato e non possiamo non farci trovare pronti. La nuova edizione di Campania stories, evento al quale come AIS Campania collaboriamo attivamente come partner ormai da anni, rappresenta l’occasione per dare concretezza a questa esigenza di collaborazione e di coesione. Solo uniti si vince, solo insieme potremo superare questa prova così difficile all’emergenza sanitaria ancora in corso.

L’evento darà voce in maniera forte e autorevole alle esigenze del comparto in termini di valorizzazione e di promozione, attraverso la presenza di autorevoli firme della stampa di settore e i groupage per la stampa oltreoceano, dando modo alle più importanti testate nazionali e internazionale di degustare le nuove annate delle principali denominazioni regionali e, allo stesso tempo, di scoprire i territori in maniera unica, attraverso le visite in cantina.

Luciano Pignataro commenta la prossima edizione dell’evento

Luciano Pignataro afferma:

Il settore vitivinicolo campano ha bisogno di ritrovarsi e di mettere da parte gli individualismi per giocare come una squadra che, in maniera coesa, sa di dover affrontare una delle gare più complicate, quella con i mercati e con la competitività. L’emergenza Covid-19 ha cambiato le regole del gioco, ha spazzato via gli stili di vita e convinzioni. Ora è tempo di ricostruire e di ricostruirsi. Ecco perché Campania stories può rappresentare, anche quest’anno, un momento fondamentale per un settore che vuole ritrovarsi e rinnovarsi, nonché definire in maniera corale strategie e proposte da mettere in campo, puntando sempre sulla qualità di ciò che si produce. Si tratta di un’occasione che non va sprecata.

È il momento questo di riunirci tutti e fare rete.

Perché dovremmo (tutti) ringraziare Chick Corea

Armando Anthony Corea è morto alla soglia degli ottant’anni. Li avrebbe compiuti il prossimo 12 giugno. A Chick Corea dovremmo tutti un sentito enorme grazie. Perché, diciamocela tutta, se in molte case è entrato il jazz è stato grazie a lui. E se in molte altre case è entrata la contaminazione musicale, l’elettronica, è sempre grazie a lui. Non è un ossimoro, questo. Ma un percorso a sensi inversi che chiunque ha potuto compiere grazie al virtuoso pianista e tastierista statunitense.

Personalmente scoprii Corea quando ero un fresco ginnasiale di quattordici anni. Nel negozio di dischi che frequentavamo suonava una roba che non avevamo mai sentito prima. Nel senso che era qualcosa che scuoteva, pulita ma potente, vibrante piena di virtuosismi ma anche di emozioni. Avrei scoperto solo dopo, quando decisi di acquistare il disco che quel brano era “Got a match?”, uno dei più incredibili esempi di tecnica e contaminazione di jazz ed elettronica.

Chick Corea: Got a match?

Got a match? di Chick Corea faceva parte del primo album realizzato con Elektric Band, con John Patitucci al basso, Dave Weckl alla batteria, Carlos Rios e Scott Henderson alle chitarre. Una band eccezionale, che faceva esplodere funamboliche progressioni all’unisono, lasciando spazio a parti di più ampio respiro e mettendo di volta in volta in primo piano la bravura dei singoli.

All’epoca ascoltavo esclusivamente rock. Erano gli anni in cui in cui stavo capendo quale fosse la musica che mi piaceva davvero. Erano gli anni della scoperta dei classici, dei Led Zeppelin, dei Jetro Tull, dei Kim Crimson. Il resto, con la spocchia tipica dell’adolescenza, era roba da buttare. Per quell’album di Chick Corea fu diverso. Perché era sì jazz, ma anche un pò a modo suo rock, e perché rievocava atmosfere che potevano accostarsi a certo prog-rock che mi era familiare. L’ascolto di quell’album, che era stato pubblicato un paio di anni prima, mi spinse a scoprire “Light Years” e “Eye of the beholder”, che nel frattempo già spopolavano tra gli appassionati.

Solo più tardi scoprii che quel musicista che suonava la tastiera a tracolla, come un rockettaro, era un prodigioso pianista jazz, che aveva nel suo curriculum collaborazioni strepitose, su tutte quella con Miles Davis.

Che piaccia o no, io Miles Davis non lo avevo mai ascoltato. E grazie a Chick Corea lo scoprii, con la conseguenza che il jazz entrò nella mia collezione di dischi, con l’ascolto a cascata dei primi classici, Coltrane su tutti, poi dei contemporanei, tra i quali mi innamorai di Michel Petrucciani. Inevitabile, poi, l’esplorazione della fusion, che mi condusse alla folgorazione per Pat Metheny, che poi significò addentrarmi in un mondo nuovo, parallelo rispetto a tutto ciò su cui avevo fondato i miei ascolti fino ad allora.

Chick Corea

Chick Corea

Questa prospettiva personale mi fa pensare, senza dubitarne minimamente, che molti abbiano fatto il percorso inverso, e che, partendo dalla conoscenza del jazz e del pianista Chick Corea, abbiano grazie a lui esplorato territori sconosciuti e forse ritenuti sacrileghi. I puristi del virtuosismo jazz sono stati costretti a prendersi sportellate dell’Elektric Band e a non arricciare più il naso di fronte a qualcosa di completamente differente rispetto agli standard imposti dal purismo. Ed una volta scoperto quel mondo, scommetto che nessuno abbia fatto marcia indietro, ma che ognuno abbia invece esplorato, ascoltato, si sia mosso con passi più sicuri verso mondi musicali diversi e che solo apparentemente potevano sembrare distanti anni luce da quelli conosciuti e praticati come intoccabili capisaldi.

Chick Corea era un pianista jazz. Chick Corea era un tastierista. I due elementi compongono la fusion che ha contribuito in modo prepotente a creare. Esattamente come un altro grande tastierista e pianista, Lyle Mays, definito “il lato oscuro di Pat Metheny”, che come in uno scherzo del destino era morto un anno e un giorno prima di Chick Corea, il 10 febbraio 2020. Ecco perché non possiamo non ringraziare Armando Anthony Corea. La sua musica è stata un viaggio vero attraverso i pianeti della diversità. E ci ha fatto scoprire tutti più democratici negli ascolti, più malleabili nei gusti e soprattutto ha fatto comprendere che, spesso, chi vuole ingabbiare la musica in contenitori a comparti stagni probabilmente (e semplicemente) la musica non la ama davvero.

Enrico Riccio

San Valentino 2021: Cantina Aminea dedica una scatola personalizzata

Per San Valentino 2021 l’azienda Cantina Aminea dedica Valentine Wine Box, un’idea semplice ma efficace composta da una scatola di legno dove è possibile far incidere all’esterno e far serigrafare sui calici in vetro i nomi della coppia.

Cantina Aminea: i vini

La Cantina Aminea gestita dalle sorelle Tortora che si trova nel cuore pulsante dell’Irpinia enologica: a Montemarano.

L’aziende produce diverse tipologie di vini che si adattano a tutti i palati.

Per chi ama i vini strutturati l’azienda produce il Monsignore Irpinia Aglianico DOC. Un vino strutturato, corposo e persistente con tannini ben presenti.

Sarracino Fiano di Avellino DOCG è un vino raffinato ed elegante, dotato di una acidità equilibrata e un interessante finale fruttato.

Calore Greco di Tufo DOCG è un vino bianco strutturato con un’ottima acidità, grande struttura e una mineralità spiccata.

Tre Rupi Irpinia Falanghina DOC è un vino facile da abbinare, fresco e con un piacevole retrogusto fruttato.

Ogni giorno è quello giusto per dedicare un piccolo pensiero a chi si vuol bene.

Cantina Aminea: idee per San Valentino 2021

Un pensiero speciale per festeggiare una giornata particolare

Cantina Aminea: informazioni

Cantina Aminea è stata fondata nel 1890.

Oggi è un’azienda con una gestione tutta al femminile che è dedita all’attività della viticoltura secondo regole e metodi tramandati da quattro generazioni. I vini dell’azienda possiedono nei propri nomi la vocazione del luogo: Sarracino, Calore, Tre Rupi e Monsignore corrispondono agli elementi territoriali che influenzano la qualità delle uve e grazie ai quali il vino prende vita.

Bere un bicchiere di Vino Aminea significa assaporare un pò dell’Irpinia.

Valentine Wine box è un modo per presentare e far conoscere agli appassionati del vino una chicca dell’Irpinia, cogliendo l’occasione per dedicare un pensiero speciale a qualcuno e per brindare nonostante tutto.

Quest’anno infatti i festeggiamenti saranno più sobri e intimi e senza avere la possibilità di uscire fuori per festeggiare.

Tappa finale delle celebrazioni del quarantennale del terremoto

La tappa finale delle celebrazioni per il quarantennale del terremoto  si svolgerà presso il Carcere-Borbonico di Avellino l’11 febbraio alle ore 10:30 presso la sala blu.

Durante l’incontro e lo svolgimento dell’evento saranno consegnate le opere realizzate da 6 artisti locali ai diciotto sindaci dei Comuni del Cratere insieme ai riconoscimenti indirizzati agli istituti scolastici che hanno aderito all’iniziativa.

All’evento parteciperà Domenico Biancardi, presidente della Provincia, i consiglieri provinciali: Rosanna Repole e Franco Di Cecilia, gli artisti che hanno aderito al progetto e Franco Arminio.

Durante l’evento verrà presentato il catalogo della Rassegna d’Arte dedicata all’iniziativa dal titolo Fuori celebrazione, dentro al cratere, curato dall’Amministrazione Provinciale.

Attraverso le immagini viene messa in luce una narrazione autentica. La celebrazione è un modo per ricordare il vissuto di uomini, donne e bambini che hanno subìto gli effetti di un cataclisma naturale che è stato devastante.

Il sisma infatti ha rimodellato le dinamiche sociali e relazionali degli abitanti, il loro rapporto con gli spazi urbani e con la loro quotidianità. Un modo questo per non dimenticare per chi lo ha vissuto e per trasmettere a chi non c’era un momento umano e sociale che ha lasciato segni ancora oggi.

Un messaggio che potrebbe essere un invito a non abbattersi anche in questo particolare momento che stiamo vivendo.

Ciò che stiamo affrontando, infatti, pur non essendo un cataclisma naturale è qualcosa, la pandemia, che ci è arrivata addosso senza preavviso, arrestando di colpo le nostre vite in un modo in cui non eravamo abituati al pari di un terremoto ma più silenzioso e devastante a lungo termine.

Come siamo riusciti a rialzarci dopo il terremoto possiamo farlo anche oggi e forse meglio di ieri se impariamo dagli sbagli fatti nel passato.

I Testimoni di Geova. Saggio critico sulla Watch Tower di Ileana Mortari

I Testimoni di Geova. Saggio critico sulla Watch Tower di Ileana Mortari è un libro in cui si affrontano questioni relative alla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova. La disamina si avvale di studi recenti in sociologia religiosa, psicologia, movimenti religiosi alternativi e di molte testimonianze ed esperienze di chi ha abbracciato questa religione.

La scrittrice spiega con queste parole l’esigenza da cui nasce il suo saggio:

Ho incontrato abissi di sofferenze e soprusi subiti da bambini, anziani, adolescenti, adulti, uomini e donne. Dopo un incontro che non ritengo casuale, e che mi ha suscitato molti interrogativi, ho deciso di realizzare il tempo del pensionamento per studiare e informarmi presso esperti circa la vera realtà che sta dietro la facciata della CCRG. Ho purtroppo constatato uno sgretolamento inimmaginabile della dignità umana di bambini e adulti. Ho indagato per capirne le cause.

La mia coscienza e l’amore per il prossimo mi hanno spinta a far conoscere con determinazione i risultati delle mie ricerche al più vasto pubblico possibile perché ci sia un’informazione corretta, così che si possa anche prevenire il ripetersi di tali e tante tragedie.

I Testimoni di Geova. Saggio critico sulla Watch Tower di Ileana Mortari

I Testimoni di Geova. Saggio critico sulla Watch Tower di Ileana Mortari

Watch Tower: in cosa consiste

I Testimoni di Geova. Saggio critico sulla Watch Tower inizia presentando i personaggi più noti di questa congregazione, arrivando ai giorni nostri. Ileana Mortari prosegue spiegando bene alcuni fondamenti della Watch Tower. L’impianto dottrinale della congregazione è basato sulla Bibbia, attraverso una critica testuale.

I Testimoni di Geova pongono una differenza sostanziale e netta tra il letteralismo e il fondamentalismo biblico. L’uso della Bibbia per la Congregazione di Geova viene piegata a supporto dei presupposti dottrinali, usando ed estrapolando frasi staccate dal contesto in cui vengono proferite. In questo modo il senso della frase viene alterato e piegato alla tesi che si vuole avallare in quel momento.

Il Corpo Direttivo della Warchtower Bible and Tract Society è il Comitato dell’Associazione che pretende di avere, e lui solo, l’autorità di interpretare la scrittura. Il pensiero indipendente viene fortemente scoraggiato.

L’ideologia geovista è legata ad una visione precristiana del rapporto con Dio. Il messaggio spirituale di libertà proposto da Cristo non viene accolto infatti essi sono molto legati alla legge di Mosè: un mondo legalistico e non spirituale di rapportarsi con Dio.

I Testimoni di Geova hanno esattamente, come gli antichi farisei, questo rapporto di estremo formalismo verso Dio; il quale non è per loro il Padre amorevole che ci ha insegnato a conoscere Gesù, tanto è vero che viene data molta importanza all’uso del Nome di Dio, ma è una divinità che si offende e può distruggere una persona, anche solo per aver fatto un brindisi o usato confetti nei matrimoni, o perché ha osato festeggiare l’anniversario della nascita di suo figlio o gli ha permesso di vestirsi da indiano o da principessa in occasione del Carnevale.

I Testimoni di Geova. Saggio critico sulla Watch Tower: la sintesi del credo

I Testimoni di Geova negano la Trinità, Cristo non è Dio, non esistono sacramenti e non esiste messa. È proibito festeggiare il Natale, Pasqua, compleanni, feste comandate perché per loro sono di origine pagana. L’anima è mortale, non esiste l’Inferno e il Purgatorio. Non bisogna venerare la Madonna e i Santi. Non bisogna possedere immagini sacre perché è idolatria. Cristo non ha fondato la Chiesa. È proibito mangiare sangue e accettare una una trasfusione anche nei casi di estrema necessità.

I Testimoni di Geova. Saggio critico sulla Watch Tower è un libro che ci fa comprendere attraverso la storia, i documenti e le testimonianze di chi ha abbracciato questo credo l’aspetto reale di questa congregazione che alla fine dei conti non è una religione.

Il libro è disponibile negli store digitali o previa prenotazione nelle librerie la Feltrinelli.

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